Dichiarazione di voto finale AC 348: Disposizioni in materia di biodiversità agraria e alimentare Onorevoli Colleghi, prima di entrare nel merito del provvedimento desidero fare delle considerazioni di carattere generale Ciò che misura la ricchezza del nostro pianeta è il gran numero di specie presenti nell’ecosistema, ma occorre fare attenzione: si stima che ogni volta che una pianta si estingue, da 10 a 30 altre specie in media crollano con lei, come un castello di carte e la velocità del processo di estinzione delle specie è aumentata in maniera esponenziale proprio in questi anni. Secondo le stime della più grande ricerca fatta finora sui dati riguardanti il cambiamento climatico, la diminuzione di biodiversità in corso può portare all’estinzione di una specie vivente su 10 entro la fine di questo secolo. Non si tratta solo della estinzione di specie selvatiche, ma anche di quelle specie e varietà vegetali e di razze animali che, fin dalla nascita dell’agricoltura (10.000 anni fa), sono state oggetto di un continuo e lento processo di domesticazione e selezione, in modo da poter essere coltivate o allevate per fini alimentari. La Fao stima che, a oggi, il 75% delle varietà delle colture agrarie siano andate perdute e che i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendano da appena 12 specie vegetali e cinque animali. Solo nell’ultimo secolo abbiamo assistito alla estinzione di un numero elevato di varietà di frutta e verdure e tale perdita ha avuto dirette conseguenze sull’alimentazione, basti pensare che su circa 30.000 specie commestibili presenti in natura, le colture alimentari che, da sole, soddisfano il 95% del fabbisogno energetico mondiale sono appena 30 e tra queste, frumento, riso e mais forniscono più del 60% delle calorie che consumiamo. La perdita di biodiversità avrà un notevole impatto sia sui sistemi agricoli locali che sull’approvvigionamento di cibo in tutto il pianeta con maggiori ricadute negative sui paesi più poveri. La questione è attenzionata dalle massime istituzioni internazionali, ricordo che il 3 maggio scorso anche la Commissione europea ha presentato una comunicazione, per porre fine, entro il 2020, alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici. In particolare viene segnalata la necessità, entro il 2020, di estendere al massimo le superficie agricole coltivate a prati, seminativi e colture permanenti al fine di garantire la conservazione della biodiversità e di apportare, da un lato, un miglioramento della conservazione della specie e degli habitat che dipendono dall'agricoltura e ne subiscono gli effetti, dall'altro, l'erogazione di servizi ecosistemici contribuendo, in tal modo, a promuovere una gestione sostenibile. Con questo provvedimento si intende procedere all’istituzione di un sistema italiano di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, in linea con Convenzioni e i Trattati siglati dal nostro Paese in materia. Ed è importante che questa difesa e valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare venga realizzata attraverso la tutela del territorio rurale al fine di prevenirne lo spopolamento. Quest’opera va perseguita attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e non, nella realizzazione sia di una Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare in cui verranno indicate tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica a rischio di estinzione o di erosione genetica, in gran parte già individuate dai repertori o registri vegetali delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano o dai libri genealogici e i registri anagrafici, che della Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare che svolgerà ogni attività diretta a preservare le risorse genetiche locali dal rischio di estinzione o di erosione genetica, attraverso la conservazione in situ, on farm ed ex situ, e a incentivarne la reintroduzione in coltivazione o altre forme di valorizzazione. Attraverso il Portale nazionale della biodiversità agraria e alimentare sarà infine costituito un sistema di banche dati interconnesse delle risorse genetiche locali individuate, caratterizzate e presenti sul territorio nazionale. Il coordinamento tra i diversi livelli di governo verrà garantito da un Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare che individuerà gli obiettivi e i risultati delle singole azioni contenute nel Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo, oltre a favorire lo scambio di informazioni, raccogliere e armonizzare le proposte di intervento e definire un sistema comune di individuazione, di caratterizzazione e di valutazione delle risorse genetiche locali. Tutto questo potrebbe essere solo un ottimo piano se non fosse corredato da misure tese a promuovere le attività degli agricoltori, a sviluppare sistemi sementieri, al recupero delle risorse genetiche vegetali locali e allo svolgimento di attività di prevenzione e di gestione del territorio necessarie al raggiungimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità agraria e alimentare. Il provvedimento fornisce dunque un quadro completo delle definizioni relative al materiale genetico di origine vegetale, animale e microbico, avente un valore effettivo o potenziale per l'alimentazione e l'agricoltura presente sul territorio, integrate da definizioni come le specie, razze, varietà, cultivar, popolazioni, ecotipi e cloni originari del territorio regionale, oppure di origine esterna, purché introdotte da almeno 50 anni in esso ed integrate tradizionalmente nella sua agricoltura e nel suo allevamento. E’ chiaro che la conservazione delle varietà locali non è realizzabile, se non nel bioterritorio, con le tecniche agronomiche dettate dalla tradizione rurale locale, in un rapporto strettissimo e di dipendenza reciproca, tra chi effettua la conservazione "ex situ" e chi effettua la conservazione "in situ" attraverso coloro che vengono definiti «agricoltori e allevatori custodi». Intervenendo sul Codice della proprietà industriale, il testo chiarisce che non sono oggetto di brevetto le varietà vegetali iscritte all'Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare nonché le varietà dalle quali discendono produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionali garantite e da cui discendono i prodotti agroalimentari tradizionali. E sempre in tema di commercializzazione si prevede che solo i i produttori agricoli residenti nei luoghi dove le ‘varietà da conservazione' iscritte nel relativo Registro Nazionale o hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche o che provvedono al loro recupero e mantenimento, hanno diritto alla vendita diretta in ambito locale di modiche quantità di sementi o materiali da propagazione relativi a tali varietà, se prodotti nella azienda da essi condotta. Infine credo sia stato opportuno prevedere l'Istituzione della giornata della biodiversità agraria e alimentare nel giorno 22 maggio di ogni anno per diffondere e promuovere l’importanza dei valori universali della biodiversità agricola e sulle modalità di tutela e conservazione del patrimonio esistente. Onorevoli colleghi per le ragioni suesposte, dichiaro il voto favorevole del gruppo “Per l’Italia – Centro Democratico”.