Esistono disuguaglianze nei contesti tecnologici sanitari tra le regioni italiane? La situazione del Mezzogiorno. Vincenzo Carrieri, Università della Calabria ABSTRACT Sebbene non sia ancora chiaro il verso della relazione tra reddito e salute, è evidente il fatto che svantaggiate condizioni socio-economiche siano accompagnate da peggiori esiti di salute. Ciò sembra valere anche per l’Italia. Le difficoltà d’accesso ai servizi sanitari potrebbero rappresentarne una causa. Questo lavoro prova a misurare le disuguaglianze nelle dotazioni tecnologiche sanitarie tra le regioni italiane come primo passo verso la valutazione della relazione tra dotazioni tecnologiche e risultati di salute. L’analisi dei dati mostra come il mezzogiorno presenti carenze soprattutto nelle aree delle apparecchiature per diagnostica e prevenzione oltre che nei tavoli operatori. Queste sottodotazioni palesano una difficoltà per le strutture del mezzogiorno nel far fronte alla domanda sanitaria dei propri cittadini. Pertanto, la mobilità dei pazienti meridionali verso il nord, potrebbe dipendere non solo dalla maggiore qualità- reale o percepita- delle strutture settentrionali. INTRODUZIONE Negli ultimi decenni si è assistito ad un notevole miglioramento delle condizioni di salute della popolazione mondiale. Ciò è stato possibile, essenzialmente grazie alle modificazioni positive delle condizioni di vita ed ai progressivi miglioramenti dei sistemi sanitari (Deaton 2003). Ad un quadro di generale miglioramento si è però accompagnata una forte disuguaglianza nelle condizioni di salute sia tra Paesi, che all’interno fra i vari gruppi sociali. Molte di queste differenze nelle condizioni di salute sono riconducibili a differenti condizioni socio-economiche; sebbene, infatti, sembra spesso non semplice individuare il verso della relazione tra reddito e salute (Deaton 2006) resta comunque evidente il fatto che disuguaglianze di reddito e svantaggiate condizioni sociali siano accompagnate a peggiori condizioni di salute (Preston 1975). Anche in Italia, dove la presenza del servizio sanitario Nazionale garantisce universalità nella copertura sanitaria, le differenze di salute tra le varie regioni restano molto forti. Una probabile determinante delle diverse condizioni di salute è stata individuata nella prevalenza in alcune regioni di un maggior numero di persone povere, poco istruite e prive di reti sociali o familiari di sostegno, ovvero ad un effetto composizionale. Tuttavia, è stato verificato come nel mezzogiorno gli effetti negativi dello svantaggio socio-economico siano più marcati che altrove (Marinacci et al. 2004). Ciò, rivela implicitamente l’esistenza di diversi contesti sanitari tra le regioni italiane, che indipendentemente dalle condizioni socio-economiche individuali contribuisce a spiegare il gradiente nord-sud. Una sicura componente del contesto sanitario è costituita dai costi d’accesso alla sanità. Questo tema è stato già trattato in letteratura, sebbene in un quadro di riferimento diverso da quello italiano. A livello teorico Hjortsberg (2003), per esempio, sviluppando il framework teorico di Grossman (1972), individua nella distanza dai centri sanitari, nel reddito, nella ricchezza e nella gravità della malattia, ma anche nella adeguatezza dei presidi sanitari (disponibilità di medicine, ecc) le principali determinanti che possano influire sui costi d’accesso e quindi sulla decisione di domandare o meno prestazioni sanitarie. Accanto a queste variabili, potrebbe avere un peso anche la diversa dotazione tecnologica sanitaria tra le diverse regioni, che -nelle regioni più dotate - ridurrebbe i costi d’accesso alla sanità assicurando una pronta soddisfazione dei bisogni sanitari; mentre nelle regioni sottodotate innalzarebbe i costi d’accesso per i cittadini costretti a sopportare costi di mobilità verso i centri più dotati o costi monetari derivanti dal ricorso al settore privato non accreditato. Il presente lavoro tenterà di misurare le disuaglianze tra i contesti tecnologici sanitari tra le regioni italiane e specificatamente tra l’area del Mezzogiorno e quelle del Centro e del Nord. Ciò rappresenta idealmente un primo passo verso la valutazione della relazione tra dotazioni tecnologiche sanitarie e risultati di salute. Il lavoro si compone di due parti. La I sezione che segue, presenta l’analisi dei dati sulle dotazioni tecnologiche effettuata tramite confronti tra le dotazioni ospedaliere ed extra-ospedaliere pubbliche e private accreditate del Mezzogiorno, rispetto alla media nazionale ed alle regioni che registrano migliori esiti di salute; come misura dell’adeguatezza sono state confrontate le dotazioni in relazione alla platea dei potenziali fruitori, ovvero la popolazione residente. La II sezione presenta una discussione sui dati osservati e prova a delineare delle indicazioni di policy. SEZIONE I In questa sezione, proveremo a confrontare i dati del Mezzogiorno rispetto alle altre regioni per ogni tipologia d’apparecchiatura medica e diagnostica, raggruppati in 3 comparti di apparecchiature elettro-medicali: 1. Apparecchi per medicina generale 2. Apparecchi di diagnostica 3. Apparecchiature per Chirurgia e sala operatoria . Ovviamente, i tre comparti non rappresentano tutte le dotazioni presenti nei centri sanitari ma possono costituire, a nostro avviso, il set di dotazioni per cui le valutazioni sull’adeguatezza possono essere ragionevoli anche in assenza di un analisi epidemiologica. Il primo comparto, infatti, contempla apparecchiature utilizzate per esigenze di pronto soccorso e medicina generale molto spesso caratterizzate da alta imprevedibilità. I comparti della diagnostica e della chirurgia, invece contemplano apparecchiature utilizzate a soddisfare bisogni sanitari di prevenzione o di ricorso ad operazioni chirurgiche che non dovrebbero divergere di molto tra le diverse regioni. I dati utilizzati sono contenuti nella banca dati Health For All per l’Italia fornita dalla World Health Organization aggiornati all’anno 2003. I dati disponibili sono stati rielaborati, attraverso la costruzione di un indicatore che aggrega per ogni apparecchiatura le dotazioni degli ospedali pubblici e privati accreditati, sia per le strutture ospedaliere, che per quelle non di ricovero. Nel nostro caso, i dati per le strutture non di ricovero si riferiscono essenzialmente alle Aziende sanitarie Locali. Come misura dell’adeguatezza delle dotazioni, si è costruito un indicatore che restituisce le dotazioni ponderate rispetto alla numerosità della popolazione residente sul territorio; poi si è provveduto ad un analisi della dispersione rispetto alla media nazionale. La popolosità può essere a nostro avviso un benchmark per verificare l’adeguatezza delle dotazioni, anche perché - come vedremo- i dati totali sono spesso proporzionali alla popolosità di ogni regione; diventa ,quindi, importante valutare se è solo la differenza di popolosità che determina le differenze di dotazioni ,o se invece vi sono elementi di iniquità nei contesti tecnologici tra le macro aree (Nord, Centro e Mezzogiorno) e tra le regioni. 1. Apparecchi per Medicina generale Abbiamo raggruppato in questo comparto le apparecchiature che non vengono utilizzate per la diagnosi o la cura di particolari patologie, ma che sono di largo utilizzo per la medicina generale ed il pronto soccorso. Analizzeremo i dati relativi alle dotazioni di camere iperbariche e dei ventilatori polmonari. 1.1. CAMERE IPERBARICHE L’ossigeno terapia è molto utilizzata nella pratica medica, vista la notevole diversità di patologie curabili con essa come raccomandato da diversi Comitati Scientifici Internazionali. Le indicazioni per l’utilizzo sono numerose: gangrena gassosa, intossicazione da ossido di carbonio e da fumo, avvelenamento da cianuro ed idrogeno solforato, alcune ustioni, infezioni necrotizzanti dei tessuti molli, ferite complicate, lesioni da schiacciamento, innesti cutanei a rischio, certe lesioni del midollo spinale, certe amputazioni, osteomieliti, vari tipi di radionecrosi ed altre indicazioni minori. Ciò che ci attendiamo è quindi una larga diffusione di camere iperbariche nei centri sanitari. I dati della tabella1 (APP) mostrano, però, differenze tra le dotazioni. Il campo di variazione non è molto ampio, dallo 0 di sei regioni al massimo di 14 della Campania e Sicilia, ma sono vistose le differenze tra le macroaree, tuttavia non a svantaggio del mezzogiorno. Infatti, su un totale di 78 camere Iperbariche, circa il 53% si trova al Sud, rispetto al 32% del Nord e il 16% del Centro. Focalizzando l’attenzione sulle differenze interregionali, la figura 1 mostra quanto sia disomogenea la distribuzione delle camere iperbariche sul territorio. Solo 9 regioni, infatti, presentano dotazioni di camere iperbariche superiori a due e di queste regioni, ben 5 si trovano al sud contro 3 del nord. La maggior dotazione del mezzogiorno si osserva anche nei valori massimi. Le due regioni più dotate sono infatti la Campania e la Sicilia e nel Mezzogiorno, ad eccezione della Basilicata, tutte le altre regioni hanno almeno una camera iperbarica, rientrando nei primi 3 scaglioni. Al nord, invece, eccezion fatta per Lombardia,Veneto e Toscana, tutte le altre regioni appartengono all’ ultimo scaglione. Figura 1 Camere Iperbariche totali ITALIA 78 2003 <= 14 <= 12 <= 8 <= 4 <= 2 No dati Min = 0 Per valutare l’adeguatezza compariamo i dati regionali rispetto alla media nazionale di camere iperbariche per 1mln di abitanti (figura 2): la base di 1 milione di abitanti è utilizzata per un miglior confronto. Figura 2 Scarti dalla media nazionale di camere iperbariche per 1mln di abitanti(M+F) 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 1 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria E. Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Sull’asse delle ascisse è presente la media nazionale (circa 1.34 camere iperbariche per 1 milione di abitanti). Le barre dell’istogramma rappresentano gli scarti dalla media. Media condizionata da outliers con valore 0 che tuttavia non impediscono di verificare la performance relativa di ogni regione. I dati ponderati rispetto alla popolazione residente confermano le indicazioni che scaturivano dai dati grezzi. Tutte le regioni del settentrione, infatti, tranne Veneto e Lombardia, presentano valori inferiori alla media nazionale, mentre tutte quelle del mezzogiorno, ad eccezione della Basilicata e della Puglia, presentano valori superiori e di molto rispetto alla media. La sovradotazione del sud rispetto al nord potrebbe essere spiegata da una maggiore richiesta di trattamenti per problemi di decompressione in genere associati ai soggetti che praticano attività subacquea, ovviamente più presenti al Sud vista la presenza del mare. Al centro la sottodotazione potrebbe essere non problematica, in quanto potrebbe derivare dall’applicazione di una sorta di principio di sussidiarietà. E’ molto verosimile, che i cittadini delle regioni del centro, piccole e poco popolose, possano rivolgersi nei centri limitrofi più dotati, che suppliscano, di fatto, all’assenza dell’apparecchiatura, prestando i servizi ai cittadini delle regioni non dotate di tale strumento. Discorso opposto potrebbe valere ad esempio per le Isole, Sicilia e Sardegna, che invece presentano la necessità di dotarsi adeguatamente, come testimoniano i dati. 1.3 VENTILATORI POLMONARI Il ventilatore polmonare è un apparecchiatura che viene utilizzata per ventilare artificialmente i polmoni, nel caso in cui il paziente non sia in grado di svolgere l’attività respiratoria in maniera autonoma. La ventilazione polmonare è destinata, sia ad esigenze di pronto soccorso, che di rianimazione in genere; vista quindi l’imprescindibiltà dell’apparecchiatura, anche in questo caso a livello intuitivo non dovrebbero presentarsi ampi divari tra le varie strutture sanitarie. Tuttavia la tabella 2 (APP) e la figura 3 mostrano forti differenze tra le regioni; il campo di variazione è molto elevato: da un minimo di 29 per la Valle D’Aosta al massimo di 2155 per la Lombardia. A livello di macro-aree il centro ed il mezzogiorno appaiono in ritardo rispetto al Nord.. Su un totale di 13752 ventilatori polmonari, infatti, il Nord dispone del 55% contro il 25% del Sud ed il 20% del Centro. Figura 3 VENTILATORI POLMONARI TOTALI ITALIA 13752 2003 <= 2155 <= 1730 <= 1304 <= 879 <= 454 No dati Min = 29 Le regioni del Nord occupano, generalmente, i primi tre scaglioni nella distribuzione di apparecchiature sul territorio. In questo caso, tuttavia, tranne poche eccezioni, le regioni del Nord rientrano addirittura nei primi due scaglioni. Il dato è ancora più forte, se verifichiamo come le regioni del centro o del Sud siano tutte negli ultimi 3 intervalli. L’analisi sui dati in relazione alla platea dei potenziali fruitori mostra ancora di più come le differenze siano corpose (figura 4). Figura 4 Scarti dalla media nazionale di ventilatori polmonari per 10000 abitanti(M+F) 6 5 4 3 2 1 0 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna La figura è stata costruita ponendo la media nazionale di ventilatori polmonari sull’asse delle ascisse (2.39). Come si nota nella parte sinistra della figura tranne Piemonte e Liguria, tutte le regioni del Nord appaiono di molto sovradotate rispetto alla media nazionale; man mano che ci si sposta verso destra ed idealmente ci si muove verso Sud lungo la penisola , si osserva come le dotazioni si stabilizzino intorno alla media nelle regioni del Centro, e scendano di molto sotto la media per l’intero mezzogiorno. Quello che di più merita l’attenzione è, a nostro avviso, la sottodotazione dell’intera area mezzogiorno. All’interno delle aree, infatti, permane molta omogeneità tra le regioni; tutte quelle del Nord appaiono sovradotate, tutte quelle del Centro dotate in media, tutte quelle del Sud sottodotate. All’interno del Mezzogiorno la situazione peggiore è della Calabria, le cui dotazioni appaiono le più distanti dalla media nazionale. La caratteristica di bassa prevedibilità delle patologie curate con la ventilazione polmonare lascia intuire che le differenze osservate non possano essere dettate da diverse condizioni epidemiologiche e che quindi le dotazioni possano essere inadeguate nel mezzogiorno. 2. Apparecchiature per diagnostica In questo comparto, rientrano tutti i tipi d’apparecchiature utilizzate per vari tipi di esami diagnostici, con differenti tecniche: raggi X, onde magnetiche, etc. Questa area sarà importante nell’individuare il contesto tecnologico presente nelle diverse strutture sanitarie con riferimento alla diagnostica , prevenzione e monitoraggio delle condizioni di salute. 2.1 ECOTOMOGRAFI Gli ecotomografi sono uno strumento di fondamentale importanza per la diagnosi e la caratterizzazione di una buona parte della patologia nodulare mammaria. Inoltre l'ecotomografia consente di guidare, con grande precisione, anche le procedure interventistiche. La tabella 3 (APP), riguardo ai valori assoluti, mostra una sotto-dotazione del mezzogiorno rispetto al Nord-Italia. Su un totale di 11330 ecotomografi presenti sul territorio nazionale ben il 48% è presente al nord contro il 21% del centro ed il 31% del mezzogiorno. La figura 5 consente di cogliere graficamente queste differenze. Figura 5 Ecotomografi Totali ITALIA 11330 2003 <= 2098 <= 1500 <= 900 <= 600 <= 400 No dati Min = 31 Come si evince dalla figura, le regioni del centro-nord sembrano essere strutturalmente più dotate di quest’apparecchiatura; nel sud, ad eccezione della Campania, tutte le altre regioni non superano la soglia di 900 ecotomografi; nel centro nord, invece oltre al valore massimo della Lombardia, ben 3 regioni toccano quota 1500 e le altre rientrano comunque nello scaglione dei 900; unica eccezione sono le regioni piccole e poco popolose che sembrano essere tutte accomunate, al centro-nord così come al sud, da una bassa dotazione. Il quadro si delinea, ed in peggio se si fa il confronto con la platea dei fruitori, per valutare l’adeguatezza delle dotazioni. In questo caso la platea dei potenziali fruitori ,vista la specificità dell’apparecchiatura, è rappresentata dalla popolazione femminile presente sul territorio. Figura 6 Scarti dalla media nazionale di ecotomografi per 1000 abitanti(F) 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna La figura 6 costruita settando la media nazionale sull’asse delle ascisse(0.37) delinea un quadro sicuramente poco incoraggiante per il Mezzogiorno; osservando il grafico, si nota come partendo da sinistra tutte le regioni del Nord e del Centro, tranne Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna hanno valori superiori alla media, mentre tutte quelle del Sud ,tranne la Campania, presentano valori molto inferiori alla media. Per dare un idea di quanto grandi siano le differenze, le dotazioni per abitante della Val D’Aosta, la regione più dotata in base alla nostra analisi, sono quasi doppie rispetto a quelle della regione meno dotata, la Calabria. L’inadeguatezza di questa apparecchiatura nel mezzogiorno è particolarmente significativa, in quanto numerosi studi mostrano come il Sud presenta ritardi circa il tasso di prevenzione e screening dei tumori femminili (ad esempio Mancini, Segnan, Ronco 2002). Al dato della bassa propensione individuale alla prevenzione ed allo screening della popolazione residente nel mezzogiorno, mediamente meno istruita e meno abbiente, potrebbe dunque accompagnarsi anche una scarsa dotazione di apparecchiature che ostacolerebbe l’accesso ai servizi di prevenzione, come dimostrano fra l’altro le lunghe liste d’attesa delle strutture meridionali Il peso specifico di quest’inadeguatezza è molto alto anche nella valutazione del contesto tecnologico sanitario del mezzogiorno, in quanto la prevenzione è unanimemente riconosciuta OECD(2004) come uno degli aspetti più pregnanti della qualità tecnica dei servizi sanitari, oltre che cruciale nel migliorare gli esiti di salute. 2.2. T.A.C. La tomografia Assiale computerizzata è un importante strumento di neurologia clinica che consente di visualizzare con buona risoluzione le strutture nervose del cranio e della colonna vertebrale. È indicata, soprattutto, nelle situazioni di emergenza, quali traumi cranici, diagnosi di emorragie o diagnosi nei casi di coma per causa sconosciuta. La tabella 4 (APP) da contezza del numero di TAC disaggregate per regione. I valori presentano un largo campo di variazione; da un minimo di 2 per la Valle d’Aosta al massimo di 226 per la Lombardia. Facendo un analisi disaggregata per macro-area, il Centro esprime una sottodotazione (20% del Totale) rispetto al Nord (40.5%) ed al Mezzogiorno (39.5%). La figura 7 che rappresenta la distribuzione di Tac nel territorio testimonia il ritardo del Centro rispetto a questa dotazione; tutte le regioni del centro ad eccezione del Lazio presentano un numero di Tac che idealmente rientrano nello scaglione più basso (<= 47 TAC). La figura, tuttavia, da contezza del fatto che le regioni rientranti nello scaglione più basso siano quelle più piccole e meno popolose, ma in tutte le aree della penisola. Figura 7 T.A.C. Totali ITALIA 1422 2003 <= 226 <= 181 <= 136 <= 92 <= 47 No dati Min = 2 In merito al Sud non si registrano particolari dati di ritardo, ad eccezione della Sardegna che è l’unica regione con un elevata estensione territoriale a rientrare nello scaglione più basso di dotazioni. Le altre regioni del Sud sono tutte in linea con quelle del nord, con la Campania che appare come quella più dotata. Anche la Calabria, in base ai dati assoluti, non sembra destare elementi di arretratezza. La distribuzione sul territorio rispetto ai dati grezzi, a differenza di quello che si è detto circa gli ecotomografi non presenta, pertanto, elementi di iniquità orizzontale territoriale, ma piuttosto differenze dettate dalla diversa estensione e popolosità delle regioni, a qualunque latitudine. La figura 8 che segue, mostra gli scarti dalla media nazionale (24.44) delle dotazioni di Tac per un milione di abitanti . Figura 8 Scarti dalla media nazionale di TAC per un milione di abitanti(M+F) 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna La valutazione sull’adeguatezza in base alla popolazione residente conferma quasi in toto le considerazioni fatte sui dati assoluti; alcune regioni, tuttavia, come il Molise cha apparivano poco dotate, in realtà sembrano essere sovradotate se rapportate alla platea degli utenti; regioni come la Lombardia, invece,dotate del maggior numero di Tac a livello nazionale sembrano essere appena in linea con la media. In generale, però, la distribuzione sul territorio non sembra essere penalizzante per il mezzogiorno e neanche iniqua tra le macro-aree; sembrano esistere soltanto piccole differenze tra le regioni. 2.3. Tomografi a risonanza magnetica La Risonanza Magnetica é una moderna tecnica diagnostica che fornisce immagini dettagliate del corpo umano. La RM rappresenta la più moderna metodica di diagnostica per immagini oggi disponibile e pertanto essa viene utilizzata in rapporto a numerose e diverse esigenze cliniche. Ciò ci induce a pensare che nei centri sanitari Italiani vi sia una distribuzione piuttosto uniforme. La tabella 5 (APP), che evidenzia le dotazioni di tomografi a risonanza magnetica disaggregati per regione, tuttavia, non sembra confermare questa intuizione. Come si osserva dai dati, le differenze tra le macroaree sono ingenti. Riguardo a questa apparecchiatura il nord presenta dotazioni quasi doppie (49% del totale), rispetto al centro (24%) ed al sud (27%). A livello interregionale (figura 9), è importante osservare come tutte le regioni del sud e del centro rientrino (tranne il Lazio) negli ideali ultimi 2 scaglioni, mentre quasi tutte le regioni del nord si trovano nei primi tre posti. Dunque, escludendo le regioni piccole e poco popolose dal confronto, le differenze tra Nord e Sud si fanno molto marcate, in special modo per Calabria e Sardegna. Ovviamente, va tenuto conto della diversa estensione territoriale e popolosità tra le regioni che afferiscono alle diverse macro-aree, come sarà evidente dall’analisi sull’adeguatezza, ma dall’osservazione dei dati assoluti il ritardo per il mezzogiorno appare notevole. Figura 9 tomografi a risonanaza magnetica totali ITALIA 683 2003 <= 125 <= 100 <= 76 <= 51 <= 27 No dati Min = 2 Il confronto in relazione alla popolosità si rende necessario per valutare l’adeguatezza ancor di più se si tiene conto dell’alto utilizzo che generalmente si fa dei tomografi a risonanza magnetica. La figura 10 che esprime la distanza dalla media nazionale di tomografi a RM per un milione di abitanti, conferma come l’intuizione sulla bassa dotazione per il mezzogiorno fosse azzeccata. Partendo da sinistra osserviamo, che -sebbene all’interno delle macro-aree sono presenti situazioni anche molto diverse tra le regioni- in generale, il centro ed il nord presentano una media dell’area molto vicina a quella nazionale, mentre il mezzogiorno esprime in toto sottodotazione con la sola Sardegna che si attesta sopra i valori medi. In sostanza per il Sud non sembra valere neanche quel principio di “sussidiarietà” che invece in molti casi contraddistingue le regioni del Centro e del Nord. L’osservazione dei dati sulle RM ci dice, infatti, che si palesano elementi di arretratezza per tutta l’area, precludendo di fatto la possibilità di mobilità interregionale nei centri limitrofi.; ad esempio mentre potrebbe essere plausibile che un cittadino dell’Umbria, leggermente sottodotata ,utilizzi le strutture delle regioni del Lazio o delle Marche che appaiono ben dotate, lo stesso non può dirsi per un cittadino della Basilicata, della Campania, o della Sicilia, in quanto il contesto per il mezzogiorno è contraddistinto quasi interamente da sottodotazione. La mobilità che si richiede ad un cittadino del Sud sembra cioè essere molto più ingente e costosa. Figura 10 S carti dalla media nazionale di RM per 1 milione di abitanti 35 30 25 20 15 10 5 0 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abbruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 3. Apparecchi per chirurgia e sala operatoria In questo comparto analizzeremo solo i dati dei tavoli operatori. Abbiamo ritenuto, di trascurare l’analisi dei dati di altre apparecchiature utilizzate in chirurgia (lampade scialitiche, apparecchiature per anestesia, ecc) vista la forte complementarietà che esiste tra queste dotazioni ed il numero dei tavoli operatori. L’aggregazione dei dati tra gli istituti extraospedalieri e quelli non di ricovero, in questo caso, si dimostra non particolarmente necessaria , visto che l’attività operatoria è molto ridimensionata negli istituti non di ricovero; tuttavia, visto che è il confronto tra regioni ed aree che ci interessa e non il dato assoluto delle dotazioni, possiamo continuare a ragionare sullo stesso indicatore. La tabella 6 (APP) presenta il numero di tavoli operatori disaggregati per regione Anche in questo caso i dati evidenziano un grande campo di variazione, passando dal minimo di 14 della Valle d’Aosta al massimo di 1377 della Lombardia. Il sud nel suo complesso appare svantaggiato sui dati assoluti. Su un totale di 8679 tavoli operatori in Italia, ben il 50% è al Nord, mentre appena il 30% si trova al Sud. A livello interregionale le differenze sono anche molto corpose, ma lo sono anche tra regioni appartenenti alla stessa macro-area; ad esempio al Sud, si trovano regioni come la Sardegna con circa 200 tavoli operatori, ma anche regioni come la Sicilia con 761 tavoli operatori; dato questo ultimo superiore ad esempio a quello del Piemonte. Graficamente le differenze sono illustrate nella figura 11. Figura 11 Tavoli operatori totali ITALIA 8679 2003 <= 1377 <= 1104 <= 832 <= 559 <= 287 No dati Min = 14 Come si osserva dalla figura, le regioni del nord, eccezion fatta per quelle più piccole, rientrano tutte nei primi tre scaglioni, mentre quelle del Sud si trovano solo negli ultimi 2 dell’ideale distribuzione di tavoli operatori nel territorio. Nel sud, a confermare la disomogeneità all’interno della macro aree il ritardo sembra caratterizzare in special modo alcune regioni, quali Calabria, Basilicata e Sardegna. Ma mentre per la Basilicata, potrebbero valere le stesse considerazioni di piccola dimensione che accomunano anche alcune regioni del centro e del nord, per Calabria e Sardegna sembrano emergere situazioni di sottodotazione; specie in quest’ultima la distanza dalla penisola e quindi la necessità maggiore di copertura nelle dotazioni non dovrebbe a livello intuitivo relegarla agli ultimi posti nelle dotazioni. La verifica dell’adeguatezza rispetto alla popolazione residente diviene ancora più pregnante in questo caso, vista l’imprescindibilità dell’apparecchiatura per l’attività operatoria ospedaliera. La figura 12 è stata costruita settando la media nazionale sull’asse delle ascisse (150,66). Come si evince nella parte destra della figura, il ritardo per tutta l’area del mezzogiorno appare sistematico e pesante nelle proporzioni. Tranne la Sicilia, con valori esattamente in linea con la media, tutte le altre regioni del Sud appaiono sottodotate. Tutte le regioni del Centro e del Nord, tranne pochissime eccezioni, presentano valori anche di molto superiori alla media nazionale. L’analisi di questa dotazione appare, sotto molti profili, cruciale nel valutare l’eventuale presenza di barriere all’accesso alle strutture sanitarie del mezzogiorno. Le sottodotazioni di tavoli operatori evidenziano difficoltà per le regioni del mezzogiorno nel far fronte ai bisogni sanitari della popolazione residente riguardo a tutte le tipologie di interventi chirurgici. D’altro canto, i dati sulla mobilità interregionale per gli interventi chirurgici, nota peculiare della sanità Italiana, mostrano un imponente “flusso migratorio” a senso unico, dal Sud verso il Nord. Ciò, certamente fornisce indicazioni importanti circa le difficoltà di accedere alle prestazioni sanitarie per i cittadini del mezzogiorno.; le cause di questa mobilità ingente, però, potrebbero risiedere, oltre che in una maggiore qualità reale o percepita delle strutture sanitarie centro- settentrionali, anche da un inadeguatezza nella quantità di apparecchiature da utilizzare per gli interventi chirurgici. Figura 12 Scarti dalla media nazionale di Tavoli Operatori per 1 mln di abitanti(M+F) 250 200 150 100 50 0 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna CONCLUSIONI E IMPLICAZIONI DI POLICY Nella I parte del lavoro, abbiamo confrontato i dati per ogni apparecchiatura medica e diagnostica suddivisi in 3 comparti. Nel comparto della medicina generale e pronto soccorso è emersa una situazione poco chiara sull’adeguatezza. Sovra dotazione per le Camere Iperbariche, pesante sottodotazione per i ventilatori polmonari. Nel comparto delle apparecchiature per diagnostica emerge il quadro più critico per il mezzogiorno. Tre dati su quattro mostrano un forte e sistematico ritardo per tutte le regioni dell'area. Solo il dato delle TAC è di leggera sottodotazione ma con ampie differenze tra le regioni del Sud. Nel comparto delle apparecchiature per chirurgia e sala operatoria si evidenzia una notevole differenza tra i dati del Mezzogiorno e quelli del Centro-Nord. Alla luce di ciò, come valutare il contesto tecnologico sanitario del Mezzogiorno? Innanzitutto, occorre una analisi guidata dalla prudenza. Nel corso del lavoro più volte si sono espressi i limiti di un analisi dei dati svincolata da un analisi epidemiologica. Ciò che però rimane ineludibile è la sistematica sottodotazione delle regioni del mezzogiorno; meno pressante per le apparecchiature di base utilizzate per medicina generale e pronto soccorso, ma molto ingente nell’area della diagnostica e della prevenzione, così come in quella della chirurgia. L’aver constatato un contesto tecnologico di sottodotazione per il mezzogiorno non vuole individuare in esso l’unica causa dei peggiori esiti di salute dei cittadini meridionali. Il lavoro, però, vuole evidenziare come l’accesso alle prestazioni sanitarie per i cittadini del Sud sia più difficile che altrove, vista l’inadeguatezza delle dotazioni tecnologiche di cui le strutture meridionali dispongono. L’alta mobilità per motivi sanitari, potrebbe quindi dipendere non solo da una maggiore qualità reale o percepita dai cittadini meridionali per le strutture sanitarie del centro-nord, ma anche dall’impossibilità per le strutture del sud di far fronte all’intera domanda di sanità dei suoi cittadini. Il lavoro non aveva l’intenzione di fornire indicazioni specifiche di policy; tuttavia, i dati sulle dotazioni di risorse, nell’esprimere carenze sanitarie nel mezzogiorno, alle quali sono accompagnati anche esiti di salute peggiori, dimostrano come l’attenzione debba essere focalizzata sugli interventi sanitari , più che su quelli extra-sanitari. Inoltre, vista la possibilità di individuare per ogni dotazioni le carenze a livello regionale, sarebbe più opportuno favorire interventi volti a ridurre le disuguaglianze territoriali, anziché mirati specificatamente al mezzogiorno; ovviamente, però, il mezzogiorno potrebbe beneficiarne in misura più consistente, avendo un maggior numero di regioni che esprimono sottodotazione. Per finire, come ulteriore approfondimento di ricerca, sarebbe interessante verificare se le disuguaglianze di dotazioni tra le aree siano dovute a sottoinvestimenti nel mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese, o se la disuguaglianza è da ricercare in una cattiva gestione organizzativa a livello regionale. Nel primo caso si tratterebbe di un problema di equità, nel secondo di efficienza nella spesa. APPENDICE Tabella 1: Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Camere Iperbariche 2003 1 0 13 1 7 0 1 2 4 0 0 8 0 1 14 5 0 3 14 4 78 Tabella 2 Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Ventilatori Polmonari 2003 859 29 2155 489 1606 375 297 1793 999 196 331 1233 181 70 864 739 108 256 879 293 13752 Tabella 3 Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Ecotomografi 2003 818 31 2098 207 905 217 254 921 874 202 339 1001 183 79 979 631 74 349 838 330 11330 Tabella 4 Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA TAC 2003 109 2 226 13 87 24 32 82 80 19 27 163 29 13 192 81 13 57 136 37 1422 Tabella 5 Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Tomografi a Risonanza Magnetica 2003 63 4 125 11 65 12 18 36 38 8 23 93 15 6 54 37 2 12 38 23 683 Tabella 6 Aree Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Tavoli Operatori 2003 576 14 1377 175 922 237 248 819 609 157 218 782 168 56 649 421 75 224 761 191 8679 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Costa, Spadea, Cardano (2004) (a cura di) “Disuguaglianze di salute in Italia”. Epidemiologia e prevenzione.28(3) Supplemento. 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