Pneumoencefalo: un pericolo in agguato
M. Marmo; R.M. Di Minno; R. Caruso; G. Agosta; R. Spatola; R.Villani e C. Di
Iorio
A.O.R.N. A. CARDARELLI – NAPOLI
DIPARTIMENTO DI ANESTESIA E RIANIMAZIONE
U.O.S.C. di ANESTESIA, T.I.P.O. ed O.T.I.
Direttore: Prof. Carlo Di Iorio
LINEA DI ATTIVITA’ IN OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA
Dirigente Resp.: Dott. Mariano Marmo
I dati di epidemiologia nazionali riportano che in Italia, 6 abitanti su 1000
subiscono annualmente un trauma cranico e di questi il 40% sono causati da
incidenti stradali. La traumatologia cranica è massimamente legata a tali
incidenti con circa 7500 morti l’anno e con 250.000 politraumi. Seguono gli
infortuni sul lavoro e le attività sportive. Se l’energia cinetica dell’impatto del
cranio contro un ostacolo o un oggetto in movimento, supera quella che da
luogo a semplici contusioni ai tegumenti ed alle parti molli del cranio, si
determinano la frattura delle ossa craniche. Queste ultime possono avere un
carattere “lineare” lungo i pilastri meno resistenti della scatola cranica, oppure
con avvallamento di vario grado di intensità lacerando la membrana meningea
e
penetrando
nel
parenchima
cerebrale.
Nei casi di frattura che interessano la base del cranio nella sua porzione
anteriore e frontale, in zona etmoidale, si possono verificare condizioni in cui la
dura o l’aracnoide nella sede aderente all’osso, si laceri.
In questi casi con i soli atti respiratori può penetrare aria all’interno della
scatola cranica che, per un meccanismo “a valvola” del foglietto durale, viene
imprigionata aumentando continuamente il suo volume e causando una
compressione cerebrale. Contrariamente al pneumoencefalo frontale, in quello
temporale ed occipitale, l’aria penetra esclusivamente in seguito ad un trauma
dell’osso occipitale. La sintomatologia è molto subdola, potendosi manifestare
precocemente oppure dopo ore o giorni con cefalea intensa. Sono i sintomi
tardivi che indirizzano verso una corretta diagnosi. Oltre alla rinoliquorrea ed
alla cefalea (nel caso di pneumoencefalo frontale) vi è un corteo
sintomatologico “aspecifico” rappresentato da irritabilità, astenia, disturbi della
personalità,afasia e psicosi.
Il pneumoencefalo può essere conseguenza anche di postumi da interventi
neurochirurgici ed otorinolaringoiatrici. Segnalati da numerosi autori, negli
ultimi anni, casi di pneumoencefalo frontali causati dall’uso di cocaina. Nei
subacquei il pneumoencefalo è possibile a seguito di due meccanismi: una
rapida ed incontrollata risalita che provoca una iper-pressurizzazione dei seni
paranasali con conseguente rottura della dura madre e penetrazione di aria
nello spazio sub-aracnoideo fronto-parietale, oppure, la rottura dell’osso
mastoide.
La radiografia diretta del cranio può riscontrare aria intracranica libera sino a 2
cc. come aree di radio-trasparenza a livello delle cisterne basali, del solco
cerebrale, dei ventricoli laterali o della ghiandola pituitaria. La TC cranica
risulta essere più indicata con la capacità di rivelare anche 0,5 cc di aria libera
intracranica e di monitorare nel tempo il riassorbimento di aria libera.
Poiché le fratture basilari possono essere misconosciute sia nella radiografia
diretta del cranio e talvolta alla T.C., l’ attenta osservazione del paziente con
la rilevazione di alcuni segni clinici possono essere utili per la diagnosi. Questi
comprendono l’emotimpano, “l’occhio del procione” (ematoma sotto orbitale),
il segno di Battle (ecchimosi retroauricolare), l’epistassi e la rinorrea con la
positività della ricerca della β2-transferrina nelle secrezioni nasali.
Il pneumoencefalo è causato, come si è visto, dalla discontinuità della normale
anatomia dello splancno e/o neurocranio con penetrazione di aria in condizioni
normobariche. È facile comprendere la estrema pericolosità del passaggio di
aria attraverso le strutture scheletriche lesionate, durante un trattamento a
pressioni superiori come si verifica in campo iperbarico. È quindi importante
ribadire che nel caso si preveda il trattamento in camera iperbarica di pazienti
politraumatizzati o di subacquei con grave sintomatologia baro-traumatica
risulta di grande importanza l’attenta valutazione degli esami di imaging e di
quelli clinici.
Voci Bibliografiche
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