44 U O M O M O O U U O O M “Rosmini era felice” Ho sentito la Messa del Rosmini per la festa del Corpus Domini. La è lunga: ma a me piace così... ____ Quest’oggi è la processione del Corpus Domini: qui stanno tutti affaccendati a metter su archi, tende e tappeti. Che festa! Che importanza! Quando si torna dalle città grandi, niente di più incomprensibile delle preoccupazioni degli uomini dei borghi e dei villaggi. Il Rosmini era felice del dover tenere il cero e seguire il Sacramento... Or, noi critici, scettici e sbeffatori, non sapremo trovar mai una gioia comune a un uomo grande e a uno piccolo, a un potente e a un plebeo, a una mente alta e a una pusilla. Ruggero Bonghi esule napoletano “indevotissima persona”, come egli stesso si definisce, che non ascoltava la Messa “se non quasi obbligato”. Ospitato a Stresa da Rosmini, viene conquistato dalla sua convinta umanità religiosa. 45 46 E D -IL’Epoca della Verità Il pensiero moderno vede un ripiegamento dell’uomo su se stesso. La questione fondamentale diventa raggiungere alcune conoscenze certe sulle quali costruire una visione del mondo, dell’uomo e della società. “La filosofia diventa una scienza del puro pensiero” (Giovanni Paolo II, Memoria e identità). L’uomo non si cimenta più con l’Assoluto, preferisce una conoscenza limitata, ma controllabile: la Certezza prende il posto della Verità. La realtà è ridotta ad un’ipotesi (razionalismo di Cartesio), oppure al puro dato della sensazione (empirismo di Locke e Hume), ma comunque inevitabilmente sfugge all’umana conoscenza, sempre più concentrata nel trovare una certezza dentro di sé (criticismo kantiano) “Io sono una cosa che pensa, cioè che dubita, che afferma, che nega, che intende poche cose e che molte ne ignora, che vuole, che non vuole, che immagina anche e che sente; come infatti ho prima rilevato, sebbene le cose che sento e immagino fuori di me forse non siano nulla, tuttavia quei modi di pensare che chiamo sensazioni e immaginazioni, per il solo fatto che sono dei modi di pensare, sono certo che siano in me” (Cartesio, Meditazioni metafisiche III) -IIL’Epoca della Certezza (Aristotele, Metafisica, A1, 993b7 segg.) C S La storia della filosofia, e con essa dell’intera cultura occidentale, si caratterizza come ricerca di una risposta a quelle E L domande di significato che animano il cuore dell’uomo: Chi sono?, Perché esisto? Perché esiste l’essere anziché il nulla? Che senso ha la vita? Perché la morte?... La prima grande stagione del pensiero, che inizia con la filosofia greca e arriva fino al periodo medioevale, è caratterizzata dalla consapevolezza dell’esistenza di una realtà che esiste prima e indipendentemente dall’uomo, che va ricercata, accolta, compresa…La possibilità dell’errore non diventa mai obiezione alla Verità, ma segno della difficoltà del cammino… “…la causa della difficoltà non sta nelle cose, ma in noi. Infatti, come gli occhi delle nottole si comportano nei confronti della luce del giorno, così anche l’intelligenza che è nella nostra anima si comporta nei confronti delle cose che, per natura loro, sono le più evidenti di tutte”. H E Il Grande Grido Rosmini profeta della ragione “Non è la verità frutto dell’umana intelligenza, ma l’umana intelligenza frutto della Verità. Con l’atto del capire l’uomo non dà, ma riceve. Egli è interamente passivo rispetto alla verità” (Antonio Rosmini, Unità dell’Educazione) all’Università di Ratisbona, 12 Settembre 2006) La filosofia di Antonio Rosmini costituisce la possibilità per un ritorno all’essere, per rifondare un pensiero in grado di affermare e comprendere la Realtà. Solo così l’uomo contemporaneo può ricercare il senso di sé, del mondo e della propria civiltà. “Dove c’è Dio, là c’è futuro” ha ricordato Benedetto XVI (Mariazell il 9 settembre 2007), ma per arrivare a Dio è necessaria tutta la potenza della ragione “Non agire secondo ragione, non agire secondo il logos, è contrario alla natura di Dio” (Benedetto XVI, Discorso -IVIl Ritorno all’Essere Ma l’uomo che nega la realtà o la riduce ad un prodotto della propria mente (idealismo hegeliano), non può che arrivare a negare il senso del proprio essere uomo, il valore della dignità della persona…. Si parte dalla negazione del reale, per arrivare alla morte di Dio e poi alla morte dell’uomo stesso. E’ l’epoca delle grandi ideologie che hanno devastato il mondo del XX secolo e stanno devastando quello del XXI…“Dov’è andato Dio? Ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi ed io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l’intero orizzonte? Come mai facemmo a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?...Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte?...Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini?” (F. Nietzsche, La Gaia Scienza, 125) -IIIL’Epoca del Nulla Chi siete voi? Io sono un Uomo ra g io ni ul tim e Il Grande Grido UO MO ve rs o le Uno dei compiti che Antonio Rosmini si assume è quello di contribuire a ridare alla filosofia lo slancio per arrivare a conoscere la realtà. La grande tradizione cristiana, dalla Patristica alla Scolastica, ha sempre difeso con vigore il ruolo della ragione, strumento importantissimo dato all’uomo per arrivare alla Verità e dunque alla conoscenza di sé stesso, del mondo e di Dio, origine e fondamento della realtà stessa. Rosmini è consapevole però che la cultura cattolica non sta più rispondendo alla sfida dei tempi. uomo Di fronte agli attacchi dell’illuminismo, del sensismo e del nascente idealismo la Chiesa “gioca in difesa”, proponendo splendide figure di santi uomo della carità (don Bosco, il beato Cottolengo, il Cafasso…) ma rinuncianu o m o do ad interloquire con la cultura. In questa strenua e vibrante difesa della ragione, a cui viene u o m o esortato già nel 1829 da Papa Pio VIII, durante un viaggio a Roma, si colloca la specificità della missione di Antonio Rosmini e la sua straoru o m o dinaria modernità, che non riguarda soltanto il contenuto del suo pensiero, questa radicale e necessaria riscoperta della capacità della rau o m o gione di conoscere la realtà, ma investe tutto il suo metodo filosofico. Punto di partenza è infatti l’umiltà intellettuale che lo porta ad osservare e prendere estremamente sul serio la propria esperienza di uomo. rtire, è la u o u o u o u o u o u o U O U O U U O O m o da cui pa ndare. m o L’essere uominiinègeilrep,uènto mistero da so il att risorsa a cui m o Emblematico in questo senso l’interrogativo con cui inizia il suo disposto secondo l’ordine delle idee: “Chi siete m o Catechismo voi? Io sono un Uomo. Che cos’è l’Uomo?”. m o “La scuola teologica partì dalla meditazione di Dio: io partii dalla meditazione dell’uomo, e mi trovai non m o semplicemente di meno pervenuto alle conclusioni medesime” M O (A. Rosmini, Il Rinnovamento della filosofia in Italia) già nella grande tradizione filosofica che ha due M O Come campioni in Socrate e S. Agostino, Rosmini parte dal- M M O O la presa di coscienza, tenera e appassionata, di quello che l’uomo è, della tensione ultima che ci porta verso un “oltre”, del grido, sotteso ad ogni circostanza, che è sempre domanda, esigenza di compimento, così come ci descrivono questi versi di Clemente Rebora... U O M O UOMOUOMO UOMO UOMO UOMO UOMO Giacomo Balla, Velocità astratta più rumore 1913-14 U O M O 47 ...Qualunque cosa tu dica o faccia C’è un grido dentro: Non è per questo, non è per questo! E così tutto rimanda A una segreta domanda: L’atto è un pretesto (C. Rebora, Sacchi a terra per gli occhi) Partire dall’Osservazione ra g io ni ul tim e Il Grande Grido UO MO ve rs o le Rosmini, dunque, prende molto sul serio la propria esperienza di uomo. Come vedremo più avanti nel momento in cui per la prima volta ha intuito l’Idea dell’essere, cuore e cardine della sua concezione filosofica, è proprio partendo dall’osservazione del modo con cui l’uomo conosce, che il nostro autore arriva alla constatazione di un fatto fondamentale “l’uomo pensa l’essere in modo universale” (A. Rosmini, Nuovo Saggio sull’origine delle idee, II, n. 399) Non a caso, circa un secolo dopo, Alexis Carrel, grande medico e fisiologo francese, fissava, in poche memorabili righe, il primato dell’esperienza come uomo fondamento del conoscere: “Osservare è meno facile che ragionare. E’ risaputo che scarse osservazioni e molti ragionamenti sono uomo causa di errore. Molta osservazione e poco ragionamento conu o m o ducono alla verità”. u o m o u o m o u o u o u o u o u o u o u o U O U O U U O O m o Rosmini parte dall’analisi della conoscenza, perché questo era il problema centrale della filosofia moderna, preoccupata di garantire all’uomo una certezza indubitabile, ma soprattutto perché ogni uomo, ogni bambino, ha come esperienza prima, più semplice e fondamentale, quella di conoscere, di aprire gli occhi sulla realtà che lo circonda. Il pensiero moderno, dal razionalismo all’empirismo, ha proprio “dimenticato” di partire seriamente dall’esperienza; solo così ha potuto ridurre l’uomo ad un Cogito (Cartesio), arrivando addirittura a mettere in dubbio la realtà, o ad una Tabula rasa (Locke), riducendo la conoscenza umana al dato immediato (Hume). m o m o m o L’osservazione libera da preconcetti conduce, invece, Rosmini ad m o accorgersi che la conoscenza umana è data dalla sintesi di due elementi: un elemento che ci deriva dalla sensazione m o (secondo la terminologia rosminiana modificazione del sentimento fondamentale corporeo) e un elemento m o che consente all’uomo di trasformare il dato della sensazione nella dimensione ideale del pensiero: M O l’Idea dell’essere, forma a-priori della conoscenza umana. M O M M O O Non più quindi un contenuto innato (razionalismo), ma neanche un appiattimento della conoscenza ai dati immediati dell’esperienza (empirismo); nella conoscenza umana c’è di più. E’ dunque riflettendo su di essa che Rosmini scopre nell’uomo qualcosa di irruducibile, che lo spalanca all’infinito. U O M O U O M O “(l’intelletto umano) intuisce l’essere ideale determinazioni, e non ha altre deterUOMO UOMO senza minazioni fuorchè quella del proprio sentifondamentale corporeo(...). Questa UOMO UOMO mento concezione iniziale dell’essere e prima performa la base dell’intelligenza e UOMO UOMO cezione della specie umana” Pier Luigi de’Lutti, Verde oltre mare 2004 (A. Rosmini, Antropologia in servizio della scienza morale) 48 L’uomo e il desiderio di felicità ana. smini o r a c nza ti o-poli na, se c a i d m i r u e giu per atura lazion ella n ande r u d c g e e e n p r s o o r vazi della n am l’osse uore olo u l s c a l i o d d il via omo imen E’ l’u , espr rende a p r u e s n i cen essio ndo, tipo d La rifl n u profo c l l uomo a a d e n r o, fi opera l’uom a s o . c à t i Che ella la ver anità? tivo d u m t i u t ’ s l l e la i, il co ura d uomo ri. E’ osmin e la nat R d i è a s l e m a u ltri d , affer Ma q ’uomo i gli a t dine t u u t t ? i i t to all a r d a a e r uomo e e u d t t i b n s de a fo onna o di la ver ideri erio c s d o i t e s n e d a l d t E’ i ella e per ndo, uomo rale d cerca anità t n m a e u v c sua a. tema ate uomo ll’anim riport o, il che l’ t e o n d à n t a i t o n r t c e feli u o m o palpi cui va co, p na a ologi primo a l i m n a e i d d eu fin rosm e. blema olitica o p r p e u o m o ciplin s l i a d c i E’ i e d l i giur ale, e del ione radic cifich e a p z s n rifless i e d stion u o m o tura a ten e que la na l o, è l e m d e tutte l r e part o sup tica isogn nziale , Poli i e b n s l i s i e m s ore è . Ro è un’ st’am le” (A te, ed a r t r a o p “Que una d imm mma ole e v e n è inso o ragi omo omo nell’u dell’u è e h la te, c ) trova avver Prima o , i m u l o u : e di che l’ finito grand n i ù elicità i f p i d d e che è luto iderio omo, asso Il des u ’ e l l n e d el Be on è alla solo n ma n a t s sione o n p e s t i r ia ale come propr tesa lazion n e i r , o l l à nto a live felicit Dio. nche erime f a di i a r d e n n a m i m tata i i espr licità La do e valu che s r , e ella fe s e s d n e o e i e c z i h e perf le, è la rad può c socia , non oiché e o l p a e i o l c u e so divid ividua e ind dell’in n a o l i l s e a qu dimen rata nside nella o , c a e n r o uma esse uman n può e o t n n . e o a r t unic ticam peral auten ssa. zione e e n f r fi e il na ste : o La p s a r s e s p e se st della cipio fine a n i r p , e Dio riman A nessuno pertanto dovrà essere negato il diritto UO MO l’a rt e d el la g iu st iz ia Il Grande Grido u o u o u o u o u o u o U O U O U O U O U O U O O MO m o m o m o m o m o m o M O M O M O M O M O M O UOM UO U Paul Cézanne, Il Ragazzo con il panciotto rosso, 1888-90 49 di soddisfare il proprio desiderio connaturato di felicità. Il legislatore non potrà avere l’illusoria presunzione di preconfezionare altre risposte a questo desiderio di religiosità, pena l‘annullamento dell’uomo stesso. 50 A E D S E S LL E ’ R E ID E “Quando mi ascoltava” Quando avvenne che lo conobbi di persona, fu tanta l’affabilità, la semplicità, l’umiltà, la cortesia con cui mi accolse, ascoltò le mie domande, le mie difficoltà, persino le mie opposizioni, e ragionò con me per introdurmi negli arcani della sua sapienza, che vidi in lui non più l’uomo, ma il Santo provvidenziale… Questa mia idea, che egli fosse ispirato, in comunicazione privilegiata con Dio, un santo per eccellenza, mi venne confermata e ingrandita dallo studio delle sue opere: perché mentre egli vi compendia la sapienza di tutti i secoli e vi trasfonde un amore predominante per la gloria della Chiesa di Cristo, spinge la meditazione filosofica e teologica a tanta altezza e sublimità, che mi palesa non un uomo terreno ma celeste. don Giuseppe Pederzolli religioso rosminiano 51 L’Idea dell’Essere “Quand’io studiavo filosofia a Rovereto, andavo un giorno tutto solo e raccolto nei miei pensieri per la Terra (una via della città), speculando su tutto quello che mi veniva in mente; fermavo la mia attenzione or su l’uno, or su l’altro degli oggetti del mio pensiero; e subitamente vedevo, che ciascuno di essi era tutt’altro che semplice, ma sì mi appariva come un gruppo di molti oggetti. Guardando però meglio vedevo, che questi, anzi che molti oggetti, si avrebbero dovuti dire molte determinazioni di un oggetto più universale, e meno determinato, quale maggior contenente di quelli. Rinnovando su questo la medesima analisi, che fatto avevo sugli antecedenti, mi accorgevo, che anch’esso era nella medesima condizione, e che, svestendolo per astrazione di quelle determinazioni meno definite che gli restavano ancora, mi si presentava di nuovo oggetto ancor più universale e meno determinato di quello. Dico nuovo al mio intuito, perché sotto quel nuovo aspetto io non lo avevo ancora riflesso, ma non nuovo in se stesso, perché desso era il contenente, non soltanto di quell’oggetto sul quale facevo la detta operazione, ma anche degli altri, sui quali l’avevo fatta precedentemente. Continuando di questo passo, qualunque fosse il punto di partenza, io mi trovavo sempre giunto all’universalissimo oggetto dell’Essere ideale, svestito di ogni qualunque determinazione, sicchè da lui non mi era più possibile astrar nulla senza annullare il pensiero, e lui vedevo come contenente massimo di tutti gli oggetti già prima contemplati…” Francesco Paoli, Della vita di Antonio Rosmini Serbati, I, Torino 1880 52 e La scoperta dell’Idea dell’essere ra g io ni ul tim Il Grande Grido ve rs o le Nella “Vita di Antonio Rosmini” scritta da uno dei suoi primi confratelli, Francesco Paoli, è riportata la memoria in cui un Rosmini giovanissimo intuisce per la prima volta che, sottesa ad ogni atto del pensiero, ad ogni idea, c’è l’intuizione immediata e originaria dell’essere: spogliando ogni nostra idea di tutte le sue caratteristiche particolari (dall’idea di quel larice che c’è in giardino, all’idea di larice in generale, all’idea di albero….) non si arriva al nulla, ma a quella che Rosmini chiama Idea dell’essere. “Prendiamo ad esempio l’idea della pietra, dell’albero, dell’animale e dell’uomo. Che cosa mi fa conoscere l’idea della pietra? Un essere, ma non qualunque essere, bensì quello che ha le determinazioni della pietra… Che cosa mi fa conoscere l’idea di uomo? Sempre un essere, ma coi caratteri e con le determinazioni che sono propri dell’uomo. Dunque l’essere si trova in tutte le idee, e ogni determinazione non è altro che la stessa idea dell’essere vestita e limitata da certe determinazioni. Tutte le idee, adunque, hanno un fondo uguale, hanno un elemento comune, che è l’essere ideale o possibile” ES SE RE Lucio Fonta na, C onc etto S pazia le: att ese, 1 965 96 R se ,1 tte le :a ia S S E az Sp to ce t on ,C na nt a Fo o ci Lu I D E A E ID E RE RE IDE ES DEL A EL ID ID A SE L’ L’ E R E D A ESS A D A D ELL’ E DE ER EL E ES LL’ E ’ES LL’E SE ES IDE S S SE A ER SE RE D E ID ID ELL E 2 La conoscenza umana è resa possibile dalle idee (idea di uomo, di albero, di animale…) idee che hanno in sé alcune caratteristiche che eccedono l’esperienza sensibile. Prendiamone in considerazione due fondamentali: l’universalità e la necessità. L’idea di albero che mi sono formato osservando un albero concreto si riferisce però a tutti gli alberi, dunque è universale, e permane nel mio intelletto anche se l’albero che ho osservato cessa di esistere, dunque è necessaria; questa constatazione di un fatto richiede solo il coraggio di cedere all’evidenza. Le caratteristiche delle idee: oggettività, possibilità (o idealità), semplicità, unità, universalità e necessità, immutabilità ed eternità, indeterminatezza, non possono certo derivare dalla percezione degli esseri materiali che ne sono di per sé privi, devono venire, allora, da un’altra presenza che l’uomo trova nel suo intelletto, che riceve con la propria natura. Questa presenza, semplicissima e fondamentale, è ciò che Rosmini chiama Idea dell’essere. E (A. Rosmini, Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema) La scoperta dell’Idea dell’essere, primo e f o n d a m e n t a l e contenuto dell’intelletto, diventa la chiave di volta su cui Rosmini recupera la grandezza e la dignità dell’uomo come essere aperto all’Infinito, in un’epoca determinata da un pensiero che, nel tentativo di porre l’uomo come ultimo giudice della realtà, lo riduce a frammento inconsapevole in balia dello stato. 53 e Una finestra verso l’ifinito ra g io ni ul tim Il Grande Grido ve rs o le L’Idea dell’essere ha un’importanza fondamentale non solo per quanto riguarda il problema della conoscenza, ma per l’intera concezione dell’uomo e dunque per tutti gli ambiti del sapere: “…così la ricerca astratta dell’origine delle idee diventa grave e importante pei destini dell’uomo”. (A. Rosmini, Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del suo proprio sistema) . Riconoscere l’idea dell’essere, infatti, significa ammettere che essa non può venire dall’esperienza sensibile e dunque interrogarsi sulla sua origine, sulla natura dell’anima umana che è in grado di riceverla e contenerla, sul metodo e la portata della conoscenza umana, sulla capacità dell’uomo di conoscere e fare il bene… L’Idea dell’Essere risulta allora, veramente la chiave di volta di una filosofia in grado di condurre gli uomini alla conoscenza e all’amore del Vero, “dalla ragione alla religione”, per usare la famosa espressione di Pio VIII… “L’idea dell’essere è come una finestra spalancata sull’infinito, e fa conoscere all’uomo ciò che non può dargli: il sentirsi povero dell’Assoluto è possibile all’uomo grazie a ciò che lo fa immensamente ricco, facendogli conoscere l’esistenza di una Verità, di un Bene, di un Gaudio che trascendono infinitamente i limiti del creato” (G. Taverna Patron, Antropologia e religione in Rosmini) Vassil j Kand insky, Divers i cerc h i, 19 26 E R E Se è vero, dunque, che l’uomo riconosce nel suo intelletto la presenza dell’idea dell’essere, richiamo dell’Essere Assoluto, è anche vero che l’Idea dell’essere rivela solo in modo parziale ciò di cui è segno (nel linguaggio rosminiano l’idea dell’essere è appunto essere ideale, non reale; riverbero, non realtà sostanziale). La presenza dell’Idea dell’essere diventa allora rivelatrice proprio di ciò che manca, un “già e non ancora”, una nostalgia dell’infinito saldamente ancorata alla concezione di uomo, essere dotato di una ragione che lo spalanca al mistero dell’Essere. L’esperienza della mancanza che diviene attesa ferisce l’uomo nel più intimo del suo cuore, così come splendidamente espresso dalla poesia di Rebora “Dall’immagine tesa” ascoltata all’inizio del nostro percorso espositivo. S D E L L ’ E ID DE EA ID E R E E S L ID E ID A D SE L’ ES EA EA EL RE L DE SER DEL DE ’ES LL’ E ’ES LL’E SE ES IDE S S SE A ER SE RE D E ID ID ELL E S I D E A E S S E R E 54 La luce che illumina ogni uomo a rr en d er si a D io Il Grande Grido Perché, pensando alla persona, pensiamo a qualcosa di tanto grande e assoluto che nient’altro le può essere superiore? Perché la persona è sempre fine e non può mai essere ridotta a strumento? Da dove viene alla persona tanta dignità per essere il fulcro di ogni azione sociale e politica? L’altissima dignità della persona umana sta nel fatto che essa possiede qualcosa del Verbo divino. L’essere universale che è presente alla sua mente e illumina la sua ragione, è chiaramente una scintilla del fuoco divino, come un raggio è solare anche se non è il sole. “Le verità soprannaturali suppongono e si richiamano alle verità naturali… L’uomo non potrebbe essere atto a percepire le cose misteriose della divinità se non fosse ragionevole, ossia se non avesse in sé l’essere ideale, mezzo di ogni cognizione e percezione intellettiva” (Antonio Rosmini, Antropologia soprannaturale) Quest’idea dell’essere, per la sua universalità, ha un’estensione infinita, e rende l’uomo che la possiede di capacità infinita. L’idea dell’essere, “partecipazione del lume divino”, pone nell’uomo, consapevole o no, nella pienezza delle sue facoltà o no, una appartenenza non a se stesso o ad altri uomini, ma all’Infinito, a Dio e a Lui lo destina. ze Vé di S zi a ba S D E L L ’ E ID E RE RE IDE ES DEL A EL ID ID A SE L’ L’ E R E D A ESS A D A D ELL’ E DE ER EL E ES LL’ E ’ES LL’E SE ES IDE S S SE A ER SE RE D E ID ID ELL E Ab I D E A E la y, B or g R og n a E Questo raggio divino dà valore alla coscienza umana e alla libertà, conferisce diritti e doveri a tutti e ciascuno, stabilisce l’orizzonte di conoscenza, di incontro e di dialogo con ogni individuo, fonda l’esigenza religiosa di ogni uomo, è la base su cui è possibile inserire il soprannaturale come partecipazione alla vita di Grazia nella comunione reale con la divinità. E S S E R E 55 56 CO N OSC N OSC ERE O E SC RE ER E ON CO RI C RI RI “Per lui ogni parola è una fede” Il vissuto rosminiano è quello di un uomo che dava alle sue esperienze il massimo di significato... Le parole che egli usa: giustizia, individuo, libertà e simili, sono prese nel più alto potenziale di vita, e per lui ognuna di quelle parole è una fede... Ora queste parole le pronunciamo anche noi, ma nel modo più esangue, più languido, nel loro minimo significato di vita, quasi pure parole, perché necessariamente le riduciamo alla nostra irrisoria statura e superficiale esperienza. La legge che riconosce l’essere è veramente il criterio profondo dell’esperienza rosminiana, non solo della vita morale, ma della speculazione, perché la speculazione è per Rosmini parte essenziale della vita morale e ha gli stessi e forse più rigorosi doveri di questa. Giuseppe Capograssi nel 1955 nominato dal Capo dello Stato giudice della Corte Costituzionale 57 Dal conoscere al riconoscere ra g io ni ul tim e Il Grande Grido ve rs o le La conoscenza umana, e dunque la stessa esperienza dell’uomo, l’uomo stesso, è sintesi tra finito e infinito. Il “finito” è dato dal contenuto della sensazione, che Rosmini chiama modificazione del sentimento fondamentale corporeo, attribuendo così grandissimo valore alla corporeità e superando definitivamente i limiti del razionalismo, mentre l’“infinito” è dato all’uomo proprio dalla sua capacità di ricevere l’Idea dell’essere, superando quindi i limiti imposti dall’empirismo e dal criticismo kantiano. L’Idea dell’essere risulta dunque come l’unica forma apriori necessaria, che Rosmini chiama anche Lume della ragione, Unica forma della ragione, Lume d’evidenza… Non è la “Ragione” criterio di verità (come volevano gli illuministi), ma il “Lume della Ragione”. La ragione, infatti, suprema facoltà dell’uomo, per conoscere l’essere ha bisogno di ricevere un lume, di accogliere qualcosa di più grande di sé e, come tale, oggettivo, che le consenta di essere se stessa, di essere cioè capacità di desiderare, E ricercare e comprendere, seppur in modo imperfetto, la Verità. La soluzione R E del grande enigma del pensiero moderno, cioè della ricerca di una C conoscenza certa e indubitabile è ancora una volta, per Antonio S O Rosmini, la constatazione di un fatto: conosciamo solo ciò N di cui abbiamo già traccia dentro di noi, in fondo O solo ciò di cui e per cui siamo fatti, dobbiamo solo C cedere a questa evidenza, con grande umiltà… RI “Urge la scelta tremenda dire di sì, dire no A qualcosa che so” (C. Rebora, Frammento: Clemente non fare così) S C E (A. Rosmini, Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del suo proprio sistema) IC O N O SC R CO N O Antonio Rosmini si ritrova, così, nella grande tradizione che fu già di S. Agostino e, prima di lui di Socrate e Platone. L’uomo trova in sé la strada (Idea dell’essere) che gli consente di conoscere la realtà che lo circonda e che lo spalanca all’Infinito. RI R E “...e quell’unica idea primitiva non potendo di conseguenza essere il prodotto di queste operazioni, di cui è la condizione indispensabile, conviene che sia data all’uomo dalla natura; di modo che l’uomo sappia che cosa è l’essere, senza che abbia bisogno d’impararlo, imparando tutte le altre cose coll’aiuto di questa primitiva cognizione” Afro ER Basa E 58 ldella , Il gia rdino della spera nza, 1958 La giustizia all’origine del Diritto l’a rt e d el la g iu st iz ia Il Grande Grido “…il diritto è un’entità ideale e morale, quanto il dovere e noi ne dobbiamo trovare la sorgente colà appunto, dove abbiamo trovata quella del dovere. Dove è la sorgente del dovere? Dove l’abbiamo noi rinvenuta? - Ivi, dove si trova la volontà e la legge”. (A. Rosmini, Filosofia del diritto) Rosmini, in modo quasi paradossale, definisce il diritto a partire dal dovere e ritrova l’origine di entrambi nella volontà e nella legge. Ma quale significato assume il termine volontà? E quello di legge? Nell’uomo, oltre al “lume della ragione”, che gli consente di riconoscere la verità, vi è la volontà che gli permette di affermarlo praticamente, e, riconoscendo la verità ad esso connaturata, lo E afferma adempiendo così al proprio dovere. E’ l’oggetto pertanto che si impone all’uomo e che determina la legge morale, cioè il dovere, oggetto della ER scienza morale. Dalla volontà che riconosce le cose per quello che SC sono, deriva il piacere identificato da Rosmini come l’oggetto della O N scienza eudemologica. Questo piacere, quando è protetto dalla O legge morale – dettata dalla natura dell’oggetto – costituisce C I il diritto. R Il riconoscimento instilla nell’uomo un’intima gioia poiché, afferma Rosmini, “l’anima intellettiva”, non turbata dall’amarezza di volere il contrario di ciò che riconosce come doveroso, si apre alla bellezza da cui scaturisce la vera felicità. Ed ga “…..il dovere viene imposto dall’oggetto, mentre il diritto scaturisce, quanto alla sua materia, dal soggetto…così il dovere ha un’esistenza indipendente dal diritto ” rD eg as ,B al le rin a co n ta m bu re llo ,1 88 (A. Rosmini, Filosofia del diritto) 2 Da ciò deriva, quindi, che il diritto non è nient’altro che la libertà di agire, ma tutelata dal dovere, entro il dovere. Quando la libertà acquista la definizione di morale e quindi di diritto? Quando agisce dentro la legge, nel rispetto della legge posta dall’oggetto. Se l’atto, prodotto della libertà, viola la legge morale “è torto, non può essere diritto”. Non ogni pretesa può acquisire la dignità di diritto. “Un mero capriccio non può mai esser l’oggetto di alcun diritto”. (A. Rosmini, Filosofia del diritto) “Per perfezionarsi nel suo ordine specifico la persona deve compiere il bene ed evitare il male, vegliare alla trasmissione e conservazione della vita, affinare e sviluppare le ricchezze del mondo sensibile, coltivare la vita sociale, cercare il vero, praticare il bene, contemplare la bellezza” (Giovanni Paolo II, Veritatis splendor) RI CO N RI O CO N SC CO O ER 59 RI E SC ER N E O Il Grande Grido d er si a D io Lasciarsi muovere da Dio a rr en Qualunque sia lo sviluppo della ragione umana e il progresso della scienza accumulata nei secoli, dobbiamo riconoscere che essa non potrà mai possedere l’infinito disegno dell’universo e delle leggi che lo governano. L’uomo scopre e riconosce ciò che già esiste ciò che infinitamente lo precede. E mentre ogni scoperta sembra svelargli parte del mistero, in realtà essa allarga ed estende ancor di più l’orizzonte. Se questo avviene per la conoscenza delle realtà finite, a maggior ragione va riconosciuto per quanto riguarda la ricerca di Dio e della sua volontà. Gesù Cristo, infatti, non si è limitato a scegliere la ragione umana come regola e criterio delle proprie azioni, ma ha sempre ricercato la Volontà del Padre: “Io son disceso dal cielo per fare non la mia, ma la volontà di chi mi ha inviato (Gv 6,38). Ecco la regola di ogni gesto di Cristo, e perciò la norma di condotta di ogni suo discepolo”. E R E (A. Rosmini, Dottrina della Carità) CO N O SC R RI bb R ER E 60 az ia di Vé IC ze la y, B or go O gn a N O S C E R E C IC O (A. Rosmini, Dottrina della Carità) A S “Dunque l’uomo sia contento di lasciarsi muovere e maneggiare dalla mano di Dio stesso, e si glori di questo. Solo così egli farà molto a vantaggio dei suoi fratelli. Deve stare con gli orecchi tesi per udire il cenno del suo padrone quando egli glielo darà. A questo cenno obbedirà, sia esso un comando o sia una richiesta di fratelli bisognosi, o una sollecitazione di altre circostanze esteriori preordinate da Dio. Diversamente, ingerendosi di testa propria e per umano sentimento in faccende e opere che gli sembrano di carità, ma che forse non lo sono, o non lo sono per lui, invece di far del bene ai fratelli, farà del male anche a se stesso… e proprio predicando agli altri farà peccato” O O C RI Questo è anche ciò che suggerisce al nostro cuore la fede nella Provvidenza del Padre celeste. Davanti a lui i nostri capelli sono contati, niente è dimenticato; non cade a terra un passero senza disegno divino. SC N N O Gesù, con la parabola del buon Samaritano e con il proprio esempio, insegna che il prossimo non va cercato intenzionalmente, ma “riconosciuto” sulla via. E R E O E R S R S O N A N A A N O S R E P P P E Se non ritornerete come bambini… ...Una volta passando verso l’ospedale, udì un bambino piangere; sofferma il passo, ascolta, e s’accorge che doveva essere solo il bambino; ritorna in traccia della porta per entrare in casa di Petrojacum, e là vi trova la culla, dove ebbe la pazienza di fermarsi molto tempo a ninnare, fino al ritorno della madre dalla campagna. … bello era il vederlo tutto cura per quietare quel bambolo ninnando la culla e, non bastando, guardava attorno su quei muri affumicati. Veduta la tazza appesa sopra la secchia, prese dell’acqua e, col dito intinto, lasciava cadere di quando in quando una gocciola d’acqua sulla lingua del bambino. suor Petronilla Tadini suora della Provvidenza 61 e ul tim Rapporto con l’infinito le ra g io ni Il Grande Grido ve rs o Il percorso fin qui compiuto risulta essere il fondamento stesso della dignità della persona, definita come “un individuo sostanziale intelligente, in quanto contiene un principio attivo, supremo e incomunicabile” (A. Rosmini, Antropologia, n.832). L’uomo viene allora svelato come un rapporto diretto ed esclusivo con l’Infinito, con Dio; la sua dignità è tale che deve sempre essere considerato fine dell’ azione, mai mezzo, strumento, cosa…:”...niuno ha il diritto di comandare a quello che sta ai comandi dell’infinito”. (A. Rosmini, Filosofia del diritto) Rosmini amava sottolineare come l’uomo vada sempre trattato “cum magna reverentia”, proprio per questa sua radicale capacità di contemplare la Verità. Ma se l’uomo è fatto per la conoscenza della Verità, allora il suo cuore tende all’Essere, cioè al Bene Assoluto (è ordinato verso l’affermazione dell’Essere) e la sua felicità consiste nella “capacità di godere” dell’Essere Assoluto. “La perfezione dell’anima umana consiste nella piena vista della verità, nel pieno esercizio della virtù e nel pieno conseguimento della felicità, triplice fine, triplice destinazione, in cui si trova tuttavia una perfetta unità poiché non ci può essere uno solo di questi tre elementi in modo completo senza che ci siano gli altri” (A. Rosmini, Sistema Filosofico, n. 150) Risentiamo questa straordinaria affermazione con le parole di uno dei più amati e incisivi sacerdoti del nostro tempo: “Fattore fondamentale dello sguardo di Gesù Cristo è l’esistenza nell’uomo di una realtà superiore a qualsiasi realtà soggetta al tempo e allo spazio. Tutto il mondo non vale la più piccola persona umana; questa non ha nulla di paragonabile a sé nell’universo, dal primo istante della sua concezione fino all’ultimo passo della sua decrepita vecchiaia. Ogni uomo possiede un principio originale e irriducibile, fondamento di diritti inalienabili, sorgente di valori” (L. Giussani, All’origine della pretesa cristiana ) pia op ac ll, L a ag Pau tain S ra sop 8 96 l, 1 62 Ch PERsonA rc PERsonA Ma ?A ita ?”, v la ata er d neo p on ssere mpora o a n e e e ci ont nnun ntale o s per c d a on on oet me o, “L’A il m , se n del p voro fonda metod a e l tto ita ola o va sso son he e la v o pa o cap aspe ra su per pria c “A val lendid el su d un e e re: la pro ente a m e che sto sp del n uce i, co ll’ess on la ienam a c d e u e n p o su i d a qu l Cl intr Rosm Idea zione enta della i u c ’ v l i e l a Pa ria” nio pre a e rel non d nergia lazion o a t PERsonA M An sem ent re; n l’e a re che nduce zialm ’Esse e, co d un eve. PERsonA r a l c rico stan con i ap lontà utto ri s o PERsonA è s ine, e non ua vo cui t s g s a i r d a a l i o tess PERsonA del olu s se rtà e on C c e lib rosa PERsonA o am La persona diritto sussistente persona persona persona l’a rt e d el la g iu st iz ia Il Grande Grido “La persona è il diritto umano sussistente”: quindi l’essenza del diritto” (A.Rosmini, Filosofia del diritto) Questa è l’affermazione più solenne ed incisiva della filosofia del diritto non solo di matrice rosminiana. Se l’essenza di una cosa è anche principio e fonte di tutte le altre del medesimo ambito, e quindi se la persona dell’uomo è l’essenza del diritto, nulla che appartenga al diritto potrà esistere se non nella persona stessa. Cosa giustifica tale considerazione? Rosmini afferma che la persona possiede “il principio attivo supremo”. L’origine del principio attivo supremo è Dio stesso. Pertanto la norma con cui l’uomo può esprimere se stesso e la propria dignità è data da chi è infinitamente perfetto. A nulla e a nessuno l’uomo dovrà sottostare, nemmeno paradossalmente a se stesso, se non al principio supremo: nessuno potrà comandare chi deve obbedienza solo all’Infinito. “Il legame con l’ente supremo eleva la persona perché questa alla luce della sua intelligenza scopre di essere soggetto necessario e che può essere veramente tutto se stesso solo se vive in intima unione con l‘ente nel quale e per il quale può permanere” (Enrico Verondini – Il concetto di persona, di volontà di libertà in A. Rosmini negli atti del Convegno -Il pensiero di A. Rosmini e il Risorgimento-) E’ nel Cristianesimo che Rosmini riconosce non solo l’origine della dignità umana e della libertà ma anche dell’uguaglianza, poiché tutti gli uomini sono chiamati, in ragione della loro stessa umanità, al bene assoluto. persona -92 91 18 63 no PERSonA ag Il b tt, PERSonA ssa Ca PERSonA ry Ma ro ed i lo à t e i c lla so torità fine de uti da un’au l i e r e ess nosci one ad quanto rico s r e p vole autore a Sono le n esistono in esterna. d e o r e no iù sev onte diritti isce il p omo di fr u t i t s o c tato u llo S azione enza dell’ e m d r e f f a a n tistic Questa alla premi ssolu ica. a o a s ocrat m e richiam ue prete d i l trice nq e di ma o t qualu e t i h r i c an di d Stato della PERSonA lo , tutela tiva t e a p i s t n o a e pr PERSonA - strum rità - sono d uesta E in q ionalismo o t u à a lt ’ i ll v i e uz PERSonA lle c nti d costit confro ato de lt i u e s n i r a logico person PERSonA arsi il r ne. e d i s cristia con La nuova creatura a rr en d er si a D io Il Grande Grido nel battesimo, senza che l’uomo ne abbia alcun diritto o merito, Dio si mostra all’anima dell’uomo, la quale, così, ha la possibilità di percepire Dio. Questa comunicazione può avvenire perché l’uomo per natura è capax Dei grazie all’idea dell’essere. nel battezzato non è l’uomo naturale che opera il bene, ma è Cristo stesso, anche se tale bene è operato nel cristiano e col cristiano, vale a dire con la volontaria adesione del battezzato. Dopo Cristo, la salvezza e perfezione dell’anima si è trasformata in possibilità concreta: Dio ci ha dato nel Figlio suo la via che riporta a lui, la luce che tiene illuminato il sentiero, le forze necessarie a percorrerlo. Di fronte a questa generosa iniziativa di Dio, che ha reso ripercorribile l’ascesa dell’unione con lui, è quasi impossibile rimanere indifferenti. L’anelito fondamentale verso la santità, che realizza la vocazione globale dell’esistenza umana, è proprio di ogni uomo, perché a tutti è stato detto: “Siate perfetti come il Padre vostro celeste è perfetto”. É insipiente chi al dono della salvezza preferisce qualunque altro bene terreno. avere a cuore il grande affare dell’anima, investendo per esso tutte le energie possibili, diventa un segno certo di maturità per ogni uomo. persona persona a gn 64 rgo persona o ,B lay persona ze persona Vé persona di persona zia ba ab persona persona persona persona persona Con l’irruzione della Grazia, nascono nell’uomo un intelletto, una volontà e una persona nuovi, che trasformano il precedente uomo naturale in un uomo nuovo, per una vita nuova: quella soprannaturale. R IT A’ A ’ IT A IT ’ V E E R E R V V “Con un solo suo sguardo e una sola parola” Il nostro venerabile Padre cercava in ogni sua azione, parola e sguardo di fare del bene alle anime dei suoi prossimi; e in questo giunse a tal punto, che con un solo suo sguardo e una sola parola faceva preda di anime, perché non si poteva resistere né alla santità che trapelava dal suo portamento, né all’efficacia delle sue parole. E io stessa venni ad essere una di queste prede felici. suor Felice Stedile da quando aveva 13 anni veniva diretta spiritualmente da Rosmini e da lui fu accolta tra le Suore della Provvidenza 65