nuove frontiere in protesi mobile totale - Nobil

Il caso
Protocollo V.L.C.
Revolution:
nuove frontiere in
protesi mobile totale
Massimiliano Petrullo
Titolare di laboratorio a Salerno
ll presente articolo descrive le
fasi di lavoro relative ad un protocollo per
la realizzazione di protesi mobili totali
(P.M.T.) individuali, realizzate con una
nuova tipologia di resine uretaniche fotopolimerizzanti (V.L.C.). Il protocollo è parte integrante di una sistematica (V.L.C.
SYSTEM THREE) che ha come obiettivo la
sostituzione del metil-metacrilato
(PMMA) da tutte le procedure di laboratorio per la realizzazione di protesi rimovibile, fissa e ortodontica. Questo protocollo riconosciuto dal Board di ricerca
Dentsply. Le procedure per la realizzazione di protesi dentarie sono condizionate
dalle caratteristiche dei materiali che si
utilizzano, tra quelli ancora oggi più impiegati ci sono sicuramente le resine dentali. Le più diffuse in questo campo sono
quelle a base PMMA che come è noto
presentano una serie di problematiche
nelle lavorazioni sia per gli operatori che
per i pazienti a causa della loro scarsa
biocompatibilità. Storicamente ci sono
stati molti tentativi di sostituire le resine
a base di PMMA, ma sempre con scarsi risultati. Oggi, grazie ad un lavoro di ricerca realizzato negli anni nel nostro laboratorio e attraverso un’ampia casistica e
dati sperimentali, riteniamo di poter af-
Fig. 1: I modelli
primari sono
ottenuti da
impronte rilevate
dal clinico in alginato utilizzando
porta impronte standard.
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fermare che la tecnologia da noi utilizzata
e proposta in questo lavoro consente di
sostituire per molte lavorazioni le resine
in PMMA. Il laboratorio può quindi entrare in una “nuova era” per quanto riguarda la produzione di dispositivi protesici.
Quanto vi presentiamo è un protocollo
per la realizzazione di una protesi mobile
totale individuale realizzata con una tecnica assolutamente innovativa che permette di avere risultati nettamente superiori alle tecniche tradizionali, questo grazie alle proprietà delle resine V.L.C. impiegate utilizzando l’innovativo sistema
Eclipse della Dentsply.
Fig. 2: Il modello
viene sviluppato in
gesso e preparato
secondo il protocollo
operativo depositato
presso il nostro
laboratorio. I modelli vengono preparati per
accogliere il materiale utilizzato per la
realizzazione del porta impronte individuale.
Il caso
Fig. 3: I porta impronte individuali vengono realizzati
utilizzando il materiale Custom-Tray della Dentsply che
viene steso direttamente sul modello e modellato nella
forma definitiva. La fotopolimerizzazione avviene
utilizzando un apposito apparecchio riducendo in
maniera significativa i tempi di lavorazione (come in tutte
le successive fasi di lavoro relative alla polimerizzazione
dei vari materiali utilizzati).
Fig. 4: Dopo la fotopolimerizzazione vengono rifiniti e
levigati accuratamente. I porta impronte sono
predisposti per la rilevazione delle impronte secondarie
con una tecnica che prevede l’utilizzo di materiali
siliconici, a questo scopo dovranno risultare sottoestesi
di circa due millimetri per consentire all’odontoiatra di
effettuare il bordaggio funzionale.
Fig. 5: Il clinico esegue il
bordaggio per rilevare con
estrema precisione i giunti
periferici.
Fig. 6: Le mucose rilevate con
materiale da impronta.
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Il caso
Fig. 7: Prima di realizzare i modelli
secondari, le impronte sono boxate con
delle cere specifiche per riprodurre
fedelmente rilievi e dettagli delle impronte
stesse che saranno quelli delle future
protesi definitive.
Fig. 8: I modelli secondari sono utilizzati per la
costruzione delle placche base che rivestono un
ruolo fondamentale per la corretta esecuzione delle
successive fasi di lavoro.
Fig. 9: Le placche sono realizzate con una tecnica innovativa e di
facile esecuzione che consente di raggiungere un’ottima
precisione. Il Transheet Dentsply, il materiale utilizzato per la
realizzazione delle basi, viene steso direttamente sul modello; i
sottosquadri vengono compensati con della resina morbida. La
trasparenza della resina utilizzata facilita, inoltre, il
posizionamento dei denti artificiali in funzione, delle creste.
Fig. 10-11: Si posizionano sulle placche
in resina i valli in cera. Non utilizziamo
quelli preformati ma preferiamo
realizzarli su misura.
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Il caso
Fig. 12-13: Il clinico determina i rapporti
intermascellari effettuando tutte le
registrazioni necessarie. Attraverso le
prove fonetiche vengono personalizzati i
valli in cera.
Fig. 14: Il posizionamento dei modelli in
articolatore semiregolabile avviene in due
tempi: prima montando il superiore mediante la
registrazione eseguita con l’ arco facciale e …
Fig. 15: … successivamente l’inferiore attraverso le
placche occlusali che contengono tutte le
informazioni necessarie per un posizionamento
individuale dei denti.
Fig. 16: Si montano ora i frontali. I denti artificiali (per questo
caso vengono utilizzati i Genios della ditta Dentsply) sono
selezionati sulla base di misurazioni eseguite sul volto del
paziente con una apposita maschera facciale della Trubyte. I
denti anteriori impiegati, presentano un elevato valore estetico
grazie ad una valida tessitura superficiale, stratificazione e
naturale morfologia. Il posizionamento dei denti avviene
secondo il piano occlusale individuale (POI) iniziando con quelli
anteriori superiori attenendosi rigorosamente ai riferimenti
presenti sui valli occlusali registrati dal clinico. Successivamente
sono posizionati gli inferiori tenendo conto dei rapporti scheletrici che esistono tra le arcate e le indicazioni fornite
dalle prove fonetiche preliminari registrate con i valli occlusali.
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Il caso
Fig. 17-18: Con l’ obiettivo di acquisire maggiori informazioni sul caso trattato e nell’ eventualità di facilitare
delle modifiche alle registrazioni precedenti, si realizzano nel rispetto del piano occlusale individuale due
valli occlusali nei settori latero-posteriori inferiori, il montaggio dei denti posteriori superiori e delle evidenti
linee di riferimento per controllare meglio la dimensione verticale d’occlusione (DVO).
Fig. 19: Dopo le prove in studio da parte del clinico, prove
estetiche, fonetiche ed il controllo della DVO si completa
il posizionamento dei denti tenendo in considerazione le
indicazioni ricevute dalla prova preliminare e principi
funzionali.
Fig. 20: Durante la prova definitiva il clinico verifica
complessivamente tutti gli aspetti estetici e funzionali delle
future protesi controllando quello che sarà il risultato finale.
Fig. 21-22: Notare come i denti
posteriori utilizzati hanno una
morfologia occlusale tale da
consentirne un facile utilizzo,
anche grazie ad un’ agevole
identificazione delle chiavi
occlusali.
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Il caso
Fig. 23: Ricevuto l’ok dal clinico si procede alla finalizzazione dei dispositivi
protesici. Vi illustreremo le fasi dettagliate di polimerizzazione del solo corpo
protesico superiore, partendo dalla fase della protesi inferiore già
precedentemente polimerizzata con la stessa tecnica. Preferiamo eseguire la
finitura delle protesi in due tempi per avere un maggiore controllo e possibilità
di intervento durante la fase di polimerizzazione. La prima fase prevede la
memorizzazione della posizione iniziale dell’asta dell’articolatore, con rialzo
successivo della stessa fino al punto di stop. Nel caso si utilizzi un articolatore
senza questa caratteristica è necessario rialzarla di circa un centimetro
bloccando l’asta in questa posizione.
Fig. 24: Si esegue ora una mascherina in silicone che
inglobi le due protesi avendo cura di far toccare
l'asta dell’articolatore sul piattello.
Fig. 25: Eseguita la mascherina, i denti sono
rimossi, perfettamente puliti eliminando la cera. Sui
talloni dei denti vengono realizzate delle ritenzioni
meccaniche.
Fig. 26: Si applica ora il
Contour, il particolare
materiale per basi
protesiche della sistematica
Eclipse.
Fig. 27: Sul modello master, opportunamente isolato, viene adattato il
materiale Base-Plate - simile al precedente ma con una consistenza
diversa, che formerà la base definitiva della protesi.
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Il caso
Fig. 28: Ora, mettendo un foglio di polietilene per evitare che i due
materiali vengano a contatto e si uniscano, chiudiamo l’articolatore. In
questo passaggio si deve avere cura di controllare che l’asta sia a
contatto con il piattello prima della polimerizzazione definitiva. Si
verifica che la base protesica non precontatti con i denti montati.
Possiamo ora fotopolimerizzare la placca, che sarà la base protesica
definitiva della protesi, nel forno Eclipse per 10 minuti.
Fig. 29 L'unità fotopolimerizzante del sistema Eclipse.
Fig. 30: Completata la fotopolimerizzazione, la base è riportata in
articolatore per verificare l’adattamento e che non ci siano interferenze
con i denti controllando la corretta posizione dell’ asta dell’articolatore
sul piattello.
Fig . 31: Effettuate tutte le verifiche si applica sulla base la
resina di fissaggio e cominciando la modellazione con la resina
Contour utilizzando scaldacera e spatola elettrica in particolare
dove vi è corrispondenza con le superfici dei denti.
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Il caso
Fig. 32-33: A questo punto riporteremo il
modello in articolatore. Utilizzando la
mascherina avvicineremo i denti alla
base riscaldando leggermente con un
phon specifico il materiale
precedentemente utilizzato per fissare i
denti e quello posizionato sulla placca.
Ammorbiditi i materiali chiudiamo l‘articolatore fino a far giungere a contatto l’asta sul piattello. Ora, tenendo
l’articolatore chiuso, si fissano i denti alla placca utilizzando la spatola elettrica per colare il materiale Contour come se
fosse una normale cera.
Fig. 34-35: A solidificazione avvenuta
si rimuove la mascherina
dall’articolatore e si riposiziona
l’asta nella posizione iniziale per controllare che tutto sia preciso come quando le
protesi erano in cera. E’ possibile, se necessario, intervenire facilmente per apportare
piccole correzioni poiché il materiale è ancora in uno stadio plasmabile.
Fig. 36-37-38: Fissati i denti sulla base, si esegue una dettagliata modellazione degli scudi protesici con
lo stesso materiale utilizzato nella fase precedente. Terminata la modellazione, la protesi è inserita,
prima in un apposito forno per condizionare i due materiali e poi nell'unità fotopolimerizzante Eclipse
per 10 minuti per ultimare la fotopolimerizzazione.
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Il caso
Fig. 39-40-41: Terminato il ciclo di fotopolimerizzazione, le protesi vengono riportate in
articolatore per una verifica dell’occlusione. Queste resine sono estremamente precise e stabili,
quindi nella fase della verifica dell’occlusione il molaggio selettivo è pressoché inesistente.
Fig. 42-43: Eseguiti i controlli
occlusali si sfilano le protesi dai
modelli master e si procede alla
rifinitura utilizzando la tecnica
usuale. Operazione estremamente
agevolata dal fatto che gli spessori
sono stati calibrati durante la fasi di modellazione; inoltre non utilizzando materiali da stampo durante la
polimerizzazione, come per esempio il gesso, i dettagli della modellazione sono nitidi e “puliti”.
Fig44: Protesi finite
ultimate.
Fig. 45: Protesi finite in situ.
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Il caso
Fig. 46:
Visione laterale con
vecchie protesi.
Fig. 47: Visione laterale
con nuove protesi.
Fig. 48: Paziente
con le vecchie
protesi.
Fig. 49: paziente con
le nuove protesi.
Vantaggi
I vantaggi dell’impiego delle resine V.L.C.
sono legati alle loro caratteristiche operative generali e chimico-fisiche, che risultano
essere decisamente migliori rispetto al
PMMA (Dati forniti dal produttore). Il protocollo in oggetto evidenzia queste caratteristiche che si possono sintetizzare nei loro
tratti più salienti evidenziando i seguenti
punti :
1) i tempi di lavorazione si riducono a fronte di una notevole precisione e controllo
di tutte le fasi di lavoro evitando, ad
esempio, molaggi dei denti post polimerizzazione ;
2) i tempi di trasformazione sono gestibili e
vissuti senza apprensione;
3) dal punto di vista ergonomico, è una sistematica vantaggiosa poiché la trasformazione è diretta e non richiede utilizzo
di gessi o muffole;
4) l‘utilizzo del materiale è ottimale poiché
non vi è nessuno scarto;
5) sui dispositivi realizzati si può facilmente
intervenire con dei riadeguamenti sia in
fase di lavorazione che nel tempo;
6) l’utilizzo del V.L.C. ci salvaguarda da serie malattie professionali legate all'impiego del PMMA, in particolare quello del
tipo auto-polimerizzante, di cui noi stessi
siamo stati vittime. Inoltre in merito alle
considerazioni fatte, un gruppo di lavoro
costituito da laboratori che seguono
complessivamente le metodologie della
sistematica sono concordi nel confermare quanto da noi espresso, anche in merito alla ripetibilità e facilità d’esecuzione
di questo protocollo e più in generale di
tutte le procedure del V.L.C. SYSTEM
THREE.
Conclusioni
Il lavoro presentato è frutto di anni di lavoro ed esperienze di collaborazione con diverse competenze: clinica, tecnica, processi
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produttivi, attività industriale, senza le quali non sarebbe stata possibile la sua realizzazione. Valutando quindi i diversi aspetti
che riguardano la produzione dei laboratori
odontotecnici si può affermare che la tecnologia utilizzata associata ai protocolli del
suddetto sistema, rappresenta ormai una
realtà consolidata e si propone come elemento risolutore delle problematiche legate all’utilizzo del PMMA, con grandi vantaggi per laboratori odontotecnici, studi odontoiatrici e pazienti.
Ringraziamenti
Si ringrazia il laboratorio Dental Team per
la collaborazione tecnica, il professore Luigi
Guida per le indicazioni cliniche, il dottore
Daniele Cuomo per la consulenza relativa ai
processi produttivi ed ai controlli di qualità
e l’International Sales and Marketing della
Dentsply Andrea Gasparini per le
informazioni scientifiche e merceologiche
sui materiali utilizzati.
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