Ruolo della Posidonia e dei residui spiaggiati nell

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LIFE09 ENV/IT/000061
Posidonia Residues Integrated Management for Eco-sustainability
Bari, 31 Gennaio 2010 – Aula Magna Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Bari
Ruolo della Posidonia e
dei residui spiaggiati
nell'ecosistema costiero
Dr. Nicola Ungaro*
*ARPA Puglia, Direzione Scientifica – Corso Trieste 17, 70126 Bari
Ruolo della Posidonia e dei residui spiaggiati nell'ecosistema costiero
Le biomasse vegetali che si rinvengono sui
litorali derivano generalmente dal trasporto
passivo delle onde (prevalentemente) o delle
correnti marine, quasi sempre a seguito di
eventi metereologici di una certa entità
(mareggiate).
Tali biomasse possono essere sia un prodotto
diretto degli ecosistemi marini (come le
macroalghe o le fanerogame marine)
ARPA Puglia, Dr. Nicola Ungaro
o consistono in residui
di vegetali terrestri
(arbusti,
tronchi
o
rami di alberi, ecc.)
Ruolo della Posidonia e dei residui spiaggiati nell'ecosistema costiero
In
particolare,
gli
erbari
di
fanerogame marine rappresentano
una delle “fonti” più importanti di
materiale vegetale spiaggiato.
Tali vegetali marini sono piante a
tutti gli effetti, in particolare
Angiosperme
Monocotiledoni,
e
quindi sono strutturalmente formate
da radici, fusto e foglie; tuttavia
queste piante vivono solo se
sommerse,
poiché
prive
di
Le fanerogame sono quasi
qualunque
sistema
atto
ad
tutte fotofile, e colonizzano
accumulare o prevenire la perdita
prevalentemente
il
piano
dell’acqua stessa (come invece fanno
infralitorale.
le specie vegetali terrestri).
In acque particolarmente trasparenti possono colonizzare fondali sino
a 50 metri di profondità, ed in generale sin dove l’intensità luminosa
sia almeno pari al 10–20 % della luce incidente superficiale. Oltre alla
trasparenza delle acque, altri fattori influenzano la presenza di
fanerogame, e tra questi la salinità, la temperatura, il contenuto di
sostanza organica nei sedimenti, la granulometria dei sedimenti.
ARPA Puglia, Dr. Nicola Ungaro
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Le specie di fanerogame del Mediterraneo
Nel Mediterraneo, sono presenti diverse specie di fanerogame:
Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa, Zostera marina,
Nanozostera noltii , Halophila stipulacea.
Naturalmente ognuna delle specie è contraddistinta da caratteri
morfologici propri, oltre che da un habitat preferenziale.
Posidonia oceanica
Posidonia oceanica è la più diffusa e studiata, ed anche la più
facile da riconoscere nel Mediterraneo.
Caratteri distintivi sono, tra gli altri, il caratteristico rizoma con
scaglie (resti di foglie morte) e le foglie molto lunghe, sino a 100
cm (larghe circa 1 cm). Forma intricate ed estese praterie più o
meno diffuse lungo i litorali delle acque italiane.
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Posidonia oceanica
La specie è tipica delle aree temperate-mediterranee, dove
colonizza differenti substrati, da quelli sabbiosi (a
prevalente frazione granulometrica media e grossolana) ad
alcune facies rocciose sino ad un limite di profondità che
per il Mediterraneo è stimabile a – 45 m.
Su questi substrati la pianta attecchisce purché
sia disponibile una sufficiente quantità di
sostanza organica.
L'accrescimento dei rizomi avviene sia in
senso orizzontale (plagiotropo) che verticale
(ortotropo); tale modalità porta alla
formazione di una struttura chiamata matte
costituita da un intreccio di rizomi e radici
tra i quali resta intrappolato il sedimento.
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Posidonia oceanica
Oltre alla disponibilità nel sedimento di sostanza organica, P.
oceanica è abbastanza esigente in termini di illuminazione e
trasparenza delle acque (preferisce acque limpide), di temperatura
delle acque (valori compresi tra 10 °C e 28 °C, optimum tra 17 °C e
20 °C), di salinità (la specie è tipicamente marina e mal sopporta
salinità inferiori a 30 PSU).
Proprio in relazione alle particolari esigenze ecologiche, le piante di
Posidonia sono sensibili ad un aumento della sedimentazione di
materiali solidi; qualsiasi processo di intorbidamento delle acque
viene ritenuto limitante allo sviluppo ottimale della specie.
Cymodocea nodosa
Cymodocea nodosa è la seconda specie per diffusione in
Mediterraneo dopo P. oceanica. Si differenzia da Posidonia per le
foglie meno lunghe e più strette (5 mm). Colonizza fondali sabbiofangosi tra la superficie ed i -15/20 m di profondità; preferisce le
acque calme ed è certamente più tollerante di P. oceanica rispetto
ad alcuni parametri quali la salinità e la temperatura delle acque. C.
nodosa può colonizzare le zone di regressione delle praterie a P.
oceanica o le matte morte.
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Nanozostera noltii
Un tempo diffusa in tutto il Mediterraneo, predilige substrati a
granulometria fine e ove sono in atto processi riduttivi, in zone
salmastre o di fronte alle foci dei fiumi. Le foglie sono simili a C.
nodosa, ma senza margine seghettato.
Zostera marina
Preferisce luoghi ove vi siano apporti di acque dolci, ed ha
comunque una distribuzione abbastanza limitata rispetto alle specie
precedenti. Risulta specie caratteristica di acque basse in ambienti
lagunari, dove la salinità è inferiore a quella marina.
Halophila stipulacea
Una specie lessepsiana, comune nel mar Rosso e insediata lungo le
coste Mediterranee sin dal secolo scorso nella parte est del bacino, e
sin dalla seconda metà degli anni '80 dello scorso secolo nella parte
ovest del Mediterraneo. Presente lungo le coste calabresi e siciliane.
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Il ruolo delle fanerogame da “vive”…………..
Le fanerogame marine hanno la caratteristica di formare erbari e
praterie che possono estendersi per diversi kmq sottoforma di
tappeti distribuiti in maniera più o meno omogenea, e con densità
variabile delle piante.
In Mediterraneo la specie che forma le più ampie e diffuse praterie è
P. oceanica; anche gli erbari di Cymodocea nodosa rappresentano
degli habitat interessanti dal punto di vista ambientale, anche se di
gran lunga meno importanti di quelli formati dalle piante di
Posidonia.
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Il ruolo delle fanerogame da “vive”…………..
Tali praterie, almeno nel caso di P. oceanica, si stima producano una
quantità di sostanza organica che può arrivare a 16 g/mq/giorno;
questi valori fanno si che le praterie siano considerate siti ad alta
concentrazione di biomassa ed ecosistemi ad alta produttività, i più
produttivi del Mediterraneo.
La prateria svolge un ruolo importante anche nell'ossigenazione
delle acque. Infatti è stato stimato che un metro quadrato di
prateria possa produrre sino a 14 litri di ossigeno al giorno.
La prateria è inoltre una fonte di cibo, diretta ed indiretta, per
numerosi organismi nonché punto di partenza di una complessa rete
trofica.
La prateria rappresenta una zona di rifugio e luogo di riproduzione
(una vera e propria nursery) per numerose specie di notevole
importanza economica come pesci, cefalopodi e crostacei.
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Le praterie di fanerogame, ed in particolare P. oceanica,
hanno un ruolo fondamentale anche nella stabilizzazione
dei fondali marini e nei processi antierosivi.
L’accrescimento dei rizomi permette la formazione delle
mattes, le tipiche strutture a terrazzo costituite come detto
dall’intreccio di rizomi e radici tra i quali resta intrappolato
il sedimento. Tali strutture possono raggiungere i 6 metri di
altezza.
La formazione delle mattes dipende in massima parte dai
ritmi di sedimentazione; un'alta velocità di sedimentazione
può portare ad un eccessivo insabbiamento dei rizomi e
quindi
al
loro
soffocamento;
al
contrario,
una
sedimentazione troppo lenta può portare allo scalzamento
dei rizomi ed alla regressione della prateria.
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Il ruolo delle fanerogame da “vive”…………..
La matte ha un ritmo di crescita molto lento: il suo
accrescimento è stato stimato in circa 1 m al secolo.
Gli stessi rizomi si decompongono molto lentamente, e possono
rimanere all'interno della matte anche per millenni.
Inoltre le foglie della pianta di Posidonia rappresentano un
potente sistema frenante per le onde e le correnti; infatti si
stima siano capaci di dissipare il 60-70% dell'energia delle
correnti e il 30-40% di quella delle onde.
Lo smorzamento idrodinamico determina una riduzione del
trasporto dei sedimenti nella zona litorale, costituendo un
fattore di protezione contro l'erosione a livello locale.
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Il ruolo delle fanerogame da “morte”…………..
Durante l’autunno le fanerogame (soprattutto P. oceanica) perdono le
foglie più vecchie, che le mareggiate vanno ad accumulare lungo le
coste sottoforma di cuscini che possono raggiungere anche spessori
notevoli. Tali accumuli di residui, definiti
banquettes (termine
francese traducibile con “banchina“), possono raggiungere notevoli
spessori (sino a circa due metri), e si distribuiscono generalmente tra
l’interfaccia acqua-spiaggia ed i primi metri di spiaggia emersa.
Gli accumuli possono comunque
distribuirsi su vaste aree litorali,
nell’ordine
delle
diverse
centinaia di metri, e sino a più di
15 m all’interno.
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Da “morte” le fanerogame possono essere di aspetto totalmente
diverso, in base allo stato di degradazione delle biomasse presenti,
ma in generale la presenza di Posidonia oceanica può essere
accertata sia per la lunghezza e larghezza delle foglie (se
distinguibili) sia dai rizomi fibrosi e a scaglie.
La
specie
può
essere
anche
confermata
dalla
presenza
di
egagropili (o posidonia balls in lingua
anglosassone), piccoli agglomerati
sferici, ovali e a volte irregolari, di
colore marrone formati dai residui
fibrosi di Posidonia e intrecciati
dall’azione delle onde e del vento sulla
spiaggia.
Sono
resistentissimi
e
possono rimanere invariati per anni.
Le banquettes di P. oceanica sono solitamente le più imponenti, ma
anche Cymodocea nodosa può dare luogo a fenomeni importanti.
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Cymodocea nodosa spiaggiata è comunque riconoscibile per le foglie
(se presenti) alquanto più strette rispetto a P. oceanica (al massimo
5 mm) e per i rizomi sottili, di colore rosa-arancio e senza scaglie.
Zostera marina e Nanozostera noltii hanno foglie di larghezza simile
a quelle di C. nodosa, ma senza margine seghettato, ed inoltre la
colorazione del rizoma tende al bianco-brunastro.
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I resti di Posidonia (o di altre fanerogame) una volta spiaggiati sulla
battigia costituiscono un prodotto naturale che non ha ancora
completato il suo ciclo biologico; infatti tali biomasse, dopo essere
state frammentate dai processi fisici e dagli organismi detritivori,
vengono rimineralizzate dai batteri e rappresentano una importante
fonte di carbonio e di nutrienti.
La stessa matrice vegetale è infatti utilissima per mantenere
l’equilibrio energetico (il bilancio della sostanza organica) nell’ambito
degli ecosistemi marino-costieri; si stima che le biomasse spiaggiate
possano contenere importanti quantità di carbonio organico (in
media 4 kg per 10 kg di peso secco).
I residui spiaggiati di fanerogame
possono
inoltre
avere
una
funzione molto importante per la
vegetazione
pioniera
delle
spiagge e di quella delle dune,
favorendo la formazione e la
stabilizzazione delle stesse.
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Ma il ruolo probabilmente più importante delle banquettes di
Posidonia, ed in generale di tutte le fanerogame spiaggiate, è
quello svolto nel mantenimento e consolidamento degli arenili
sabbiosi, come ormai dimostrato da svariate esperienze di studio
e ricerca, limitando i processi erosivi soprattutto nei mesi
invernali in cui sono più frequenti le mareggiate.
Si stima che la banquette di Posidonia possa trattenere una
percentuale di sabbia che può arrivare al 40% circa in volume
ed al 60% circa in peso, in pratica 1 mc di banquette può
essere in grado di trattenere circa 40 kg di sedimento sciolto.
Dunque le fanerogame sono utili sia da vive che da morte!!!
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Non a caso sia da vive che da spiaggiate le fanerogame sono
sottoposte a particolari regimi di tutela……….
Fanerogame vive:
P. oceanica e Zostera marina sono incluse nell’annesso I (specie
rigorosamente protette) della Convenzione di Berna;
P. oceanica, Zostera marina e Nanozostera noltii sono incluse
nell’annesso II (specie minacciate) della Convenzione di Barcellona e
nella Direttiva “Habitat” della Comunità Europea (tipo di habitat
naturale di interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di aree speciali di conservazione”);
Cymodocea nodosa è sottoposta ad un parziale regime di tutela,
essendo anche questa pianta inclusa nei documenti
Convenzione di Berna, ratificata dallo Stato Italiano nel 1982.
della
Fanerogame spiaggiate:
Habitat marino-costieri considerati elementi “meritevoli di
salvaguardia” dal protocollo SPAMI della Convenzione di Barcellona
(sulle Aree Specialmente Protette e la Biodiversità).
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La gestione degli spiaggiamenti…………..
Una volta stabilita l’origine delle biomasse vegetali, le specie, e
l’estensione della zona interessata, ci si può esprimere sull’eventuale
gestione della problematica.
Bisogna
rimarcare
che
l’argomento
relativo alla gestione delle biomasse
vegetali
spiaggiate
è
attualmente
dibattuto
in
ambiti
nazionali
ed
internazionali; in un passato molto recente
le
biomasse
spiaggiate
venivano
considerate solo allo stregua di rifiuti,
assimilate
ai
rifiuti
urbani
e
conseguentemente smaltite in discarica.
Negli ultimi tempi si è rivalutato il ruolo di tali biomasse
nell’equilibrio dinamico delle spiagge sabbiose, in quanto come già
riportato da varie ricerche è stato dimostrato l’effetto anti-erosione
di tali depositi vegetali.
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Allo stesso tempo, è stato dimostrato come la movimentazione
meccanica dei residui di fanerogame dalle spiagge, se condotta
senza opportuni accorgimenti (tra cui l’asportazione
preliminare dei materiali di origine antropica e la setacciatura),
può provocare una consistente asportazione netta di sabbia
dalle spiagge, che spesso contribuisce ad accelerare e ad
amplificare i fenomeni erosivi.
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Anche sulla base di queste
risultanze,
il
Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, con una sua
specifica
circolare
del
2006,
suggeriva una gestione sostenibile
di
tali
biomasse
vegetali,
proponendo diversi scenari, tra cui
il mantenimento in loco, lo
spostamento in aree attigue (ad
esempio, il piede dell’eventuale
duna retrostante) e in ultima ratio
il conferimento in discarica.
Inoltre, con la pubblicazione del Decreto Ministeriale n.
217/2009 è stato reso possibile anche il riutilizzo delle
biomasse vegetali spiaggiate in qualità di ammendanti per i
compost.
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Ciò considerato, attualmente si potrebbero ipotizzare e
proporre i seguenti scenari, ordinati secondo un gradiente di
perturbazione rispetto allo status quo ambientale e quindi di
impatto.
A) – Lasciare in situ le
biomasse, consentendo al
trasporto
litorale
ed
al
naturale
processo
di
degradazione la risoluzione
del problema, tenendo conto
anche
dell’effetto
di
mantenimento dell’equilibrio
energetico (bilancio della
sostanza
organica)
nell’ambito
dell’ecosistema
marino-costiero;
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B) – Spostare le biomasse verso la
parte interna della spiaggia (ove
possibile) o al piede delle dune
eventualmente
presenti,
o
in
alternativa spandere i residui sulla
maggiore
superficie
possibile,
eventualmente ricoprendo con uno
strato di sabbia. Con questa ultima
opzione la matrice di residui vegetali
provvederà ad integrarsi con la
spiaggia consentendo la sua ulteriore
stabilizzazione, favorendo i processi
anti-erosione, ed in particolari casi
stabilizzando anche le dune;
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C) - Conferire le biomasse ad impianti
e/o ditte produttrici di fertilizzanti,
previa la raccolta preliminare dei
materiali di origine antropica e la
setacciatura, per evitare alla spiaggia
sabbiosa l’asportazione di ingenti
quantità di sedimento;
D) – Conferimento in discarica, previa la raccolta
preliminare dei materiali di origine antropica e la
setacciatura,
per
evitare
alla
spiaggia
sabbiosa
l’asportazione di ingenti quantità di sedimento.
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Gli scenari appena descritti, che hanno anche un impatto sui costi
di gestione (lasciare le biomasse in situ è ovviamente meno
costoso che conferirle in discarica), devono comunque integrarsi
con una valutazione a più largo respiro che tenga anche conto di
alcuni aspetti legati alla destinazione d’uso della zona litorale
interessata dal fenomeno (balneazione, aree portuali e/o
confinate, ecc.).
I taluni casi (vedi ad esempio lo
scenario “A”) è inoltre importante
curare
l’aspetto
della
comunicazione al pubblico, che
deve essere informato circa il ruolo
delle fanerogame spiaggiate nel
mantenimento degli ecosistemi
costieri.
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Alcuni documenti utili per la gestione delle problematica……….
Il Manuale ISPRA:
Formazione e gestione
delle
banquettes
di
Posidonia oceanica sugli
arenili
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Alcuni documenti utili per la gestione delle problematica……….
Il Testo di Comune di Mola di Bari
- Levante Editori (Bari):
Il
caso
dei
residui
spiaggiati di Posidonia
oceanica: da rifiuto a
risorsa
ARPA Puglia, Dr. Nicola Ungaro
GRAZIE
DELL’ATTENZIONE!
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