EDITORIALE Editoriale755 Ilario Bertoletti MAZZOLARI, IL TOTALITARISMO E L’ANTIFASCISMO RELIGIOSO Il rapporto tra Chiesa e totalitarismi del Novecento – bolscevismo, fascismo, nazionalsocialismo – resta uno dei nodi più controversi della storiografia. Da un lato, c’è chi vede nella condanna netta del solo bolscevismo uno degli esempi del compromesso che vide le Chiese cristiane affiancare i totalitarismi di destra, proprio come argine contro l’ateismo materialista. Dall’altro, vi sono studiosi che interpretano gli atti delle gerarchie ecclesiastiche – eccetto quelle apertamente schierate con Hitler, tipo i “Cristiani tedeschi”, fautori di un Cristo ariano – come un prudente attraversamento delle temperie tra le due guerre mondiali per salvaguardare la funzione e l’autonomia della Chiesa nella storia. Un’opposizione storiografica – come hanno mostrato Daniele Menozzi e Renato Moro nel volume Cattolicesimo e totalitarismo1 – sempre più inadeguata a render conto degli eventi alla luce delle nuove fonti disponibili. Una nuova interpretazione è offerta dal saggio di Emilio Gentile, Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi 2. Gentile – allievo di Renzo De Felice e tra i maggiori studiosi del fascismo3, nonché autore di studi ormai classici sulle religioni politiche4 – ricostruisce il modo in cui alcuni intellettuali cristiani, nonostante le ambiguità e le oscillazioni delle Chiese di fronte all’avanzare di fascismo e nazismo, seppero fin dai primi anni ’20 individuare la natura anticristiana delle nuove ideologie. Per l’esperimento bolscevico l’autore riporta le diagnosi di Fritz Gerlich, Georges Goyau e Nicolaj Berdjaev, che ne avevano individuato la natura di «religione secolare di salvezza», inveratasi in una totalitaria «pedagogia del male». In Germania – come ricostruito pionieristicamente da Mario Bendiscioli in Germania religiosa del Terzo Reich5 – 1 D. Menozzi - R. Moro (eds.), Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali, Morcelliana, Brescia 2004. 2 Feltrinelli, Milano 2010. 3 Basti qui il rimando alla sintesi dei suoi studi, Il fascismo in tre capitoli, Laterza, Roma-Bari 2006. 4 Le religioni della politica, Laterza, Roma-Bari 2001; La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore, Laterza, Roma-Bari 2006. 5 Morcelliana, Brescia 1937. Humanitas 67(5-6/2012) 755-756 02corr_H12,5-6_Edit_IB.indd 755 18/01/13 09:00 756Editoriale l’ascesa al potere di Hitler portò a una scissione nelle Chiese protestanti e allo schierarsi contro il nuovo regime di pochi religiosi, tra i quali Dietrich Bonhoeffer, e vide la Chiesa cattolica oscillare tra il rispetto del concordato sottoscritto e la critica della natura neopagana del nazismo. In Italia Gentile mostra, ad esempio, come Luigi Sturzo, Francesco Luigi Ferrari e Iginio Giordani individuarono con lucidità e lungimiranza la natura totalitaria e quindi anticristiana del fascismo. Ma a emergere dalle pagine del libro è l’originalità della figura di don Primo Mazzolari e del suo antifascismo religioso. Il “povero prete di campagna” – come Mazzolari amava definirsi – dalla fine della prima guerra mondiale aveva elaborato una riflessione autocritica sulla funzione della Chiesa nel mondo moderno che gli permise di affermare fin da subito l’alterità tra fascismo e cristianesimo. Proprio perché fondato sul martirio di Cristo in croce, il cristianesimo non poteva accettare il fascismo come dottrina politica. La Chiesa, anche contro i suoi stessi interessi mondani, per il sacerdote di Bozzolo, doveva – ed è quanto lui stesso fece, nonostante le minacce fisiche negli anni della dittatura – farsi baluardo della libertà religiosa e quindi delle libertà civili. Un modello di Chiesa che, pur nelle differenti sensibilità culturali, era proprio anche di un altro maestro dell’antifascismo religioso, Giulio Bevilacqua6. A quando una storia teologica dell’antifascismo religioso, ricca di spunti sulla natura e il destino della Chiesa nel mondo contemporaneo?7 Una critica del totalitarismo nata dal chiasmo tra primato della coscienza e demistificazione della sacralizzazione della politica. Ove l’uso dei theologumena (ad esempio, la figura dell’Anticristo), lungi dal ricadere in una teologizzazione della politica, è stato condizione di una disincantata considerazione proprio per le conseguenze, intrise di inusitata violenza, di una sua assolutizzazione. Una storia dell’antifascismo religioso che è una pagina ancora da ricostruire della teologia politica novecentesca. 6 Si vedano i riferimenti alle analisi che Bevilacqua fa delle religioni politiche in E. Gentile, Le religioni della politica, cit., pp. 105, 159, 230, 234; cfr. F. De Giorgi, La figura e l’opera di Padre Giulio Bevilacqua, in AA.VV., Giulio Bevilacqua a quarant’anni dalla morte (1965-2005), Morcelliana, Brescia 2006. 7 Spunti categoriali sul significato filosofico-teologico dell’antifascismo religioso si possono trovare nel saggio di Alberto Caracciolo, Teresio Olivelli, La Scuola, Brescia 1947-1975, in particolare nella Prefazione (o post-scriptum) alla seconda edizione, pp. 5-17. Cfr. G. Moretto, Filosofia e martirio. Alberto Caracciolo e Teresio Olivelli, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2004. 02corr_H12,5-6_Edit_IB.indd 756 18/01/13 09:00