Sisma Molise 2002 : Il progetto “scuola sicura” : dall’indagine di vulnerabilità sismica alle esecuzione degli interventi M.Dolce1, A.Masi2, C.Moroni2, A.Martinelli3, A.Mannela3, L.Milano3, A. Lemme4, C.Miozzi4 1 Dipartimento della Protezione Civile – Ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico e attività ed opere postemergenza, Via Vitorchiano, 4 - 00189 Roma, Italy 2 – DiSGG, Università degli Studi della Basilicata, Potenza, Italy 3 ITC - CNR, Istituto per le Tecnologie della Costruzione, P.le Collemaggio, 1 - 67100 L’Aquila, Italy 4 Regione Molise - Struttura del Commissario delegato per la Ricostruzione Post-Sisma 2002, Viale Elena,1 - 86100 Campobasso, Italy Keywords: damage, seismic vulnerability ABSTRACT: A seguito del terremoto che ha colpito il Molise nel 2002 la Regione ha avviato una campagna di indagini per la verifica delle condizioni di sicurezza sismico-statica degli edifici pubblici, con priorità per quelli scolastici, ai sensi della legge regionale n. 38/2002. L’intervento, nel marzo 2003, della OPCM 3274 è stata l’occasione che ha indotto la Regione Molise a coordinare ed indirizzare il lavoro di verifica avviato con apposite “Linee guida per la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici”. L’obiettivo fissato per le indagini ha riguardato il controllo delle condizioni statiche e conservative degli edifici e la determinazione della vulnerabilità sismica degli stessi. Con tale finalità è stato stabilito lo svolgimento di una serie di attività, tra cui la ricerca dei documenti progettuali esecutivi e di collaudo e l’esecuzione di rilievi e prove per poter definire le caratteristiche della struttura e delle parti non strutturali che forniscono un contributo alla resistenza sismica. Nel presente lavoro è sintetizzata l’attività svolta e gli aspetti più significativi dell’intera esperienza di indagine, vengono presentati alcuni risultati parziali relativi alle scuole indagate per l’intera regione e i criteri assunti per la formazione di graduatorie di intervento e la determinazione dei relativi costi. Viene infine illustrata l’applicazione delle linee guida ad un edificio scolastico in muratura ubicato nel Comune di Morrone del Sannio (CB), danneggiato dal sisma del 2002, per il quale è stata scelta la soluzione della demolizione e della ricostruzione adottando una struttura in cemento armato su isolatori sismici. 1 INTRODUZIONE Il tragico crollo dell’edificio scolastico di San Giuliano di Puglia causato dal sisma che ha colpito il Molise nell’ottobre del 2002, con le sue drammatiche conseguenze a fronte di una evidente inadeguatezza della classificazione sismica vigente, ha suscitato una profonda attenzione per il problema della capacità di tutela della pubblica incolumità delle strutture scolastiche rispetto all’effettiva pericolosità sismica del territorio. La brusca presa di coscienza ha indotto le autorità amministrative regionali ad assumere una iniziativa volta a conseguire una conoscenza adeguata della situazione complessiva delle condizioni di vulnerabilità e rischio sismico di tutto il patrimonio edilizio scolastico presente sul territorio, con l’intento di programmare una incisiva e razionale attività di prevenzione. A tal fine la Regione, con L.R. n. 38/2002, ha quindi finanziato i comuni per l’affidamento di incarichi professionali di verifica del livello di sicurezza delle scuole, attraverso l’espletamento di indagini ed analisi dirette sui fabbricati. L’iniziativa ha rappresentato probabilmente una delle prime significative esperienze nel suo genere a livello nazionale, finalizzate alla prevenzione sismica. Al suo avvio essa ha dovuto affrontare non pochi problemi che la novità ha posto rispetto all’organizzazione e alla pratica ingegneristica, quest’ultima generalmente non sostenuta da una consolidata esperienza nello specifico settore. L’emanazione, nel marzo 2003, della OPCM 3274 con la nuova normativa sismica è stata l’occasione che ha tempestivamente favorito un appropriato intervento della Regione volto a coordinare ed indirizzare il lavoro di verifica avviato, dando mandato all’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del CNR dell’Aquila di predisporre apposite “Linee guida per la valutazione della vulnerabilità degli edifici scolastici” [Rif.]. I criteri, le metodologie e gli strumenti adottati nelle linee guida, formulati con l’intento di orientare e armonizzare l’attività di indagine e controllo già intrapresa secondo un quadro di riferimento unitario, nel seguito sinteticamente richiamati, hanno consentito che le valutazioni fossero il più possibile omogenee e funzionali alle finalità conoscitive prefissate. Le indagini sono state programmate con l’obiettivo fondamentale del controllo delle condizioni statiche e conservative degli edifici e soprattutto della determinazione della vulnerabilità sismica degli stessi, intesa come determinazione dell’intensità del terremoto che può verosimilmente produrre il collasso (danneggiamento molto grave o crollo) della struttura. Con tale finalità le linee guida hanno stabilito lo svolgimento di una serie di attività: la raccolta dei dati amministrativi, tecnici e geologici degli edifici scolastici e la predisposizione di una relazione descrittiva, l’esecuzione di saggi e prove sperimentali distruttive e non sulle strutture e sui terreni di fondazione, la valutazione della vulnerabilità sismica, per la quale sono stati messi a disposizione modelli semplificati di calcolo per muratura e c.a., ed infine la redazione di una sorta di carta di identità delle condizioni sismico-statiche della costruzione con l’indicazione di massima degli eventuali interventi. Naturalmente l’impostazione generale e le indicazioni specifiche per le attività di indagine finalizzate alla conoscenza fanno esplicito riferimento alle disposizioni della normativa sismica allegata alla OPCM 3274. In base alle indicazioni delle linee guida le attività previste dal monitoraggio sono state articolate secondo le seguenti fasi principali: - Fase 1: raccolta dei dati amministrativi, tecnici e geologici e predisposizione di una relazione descrittiva di sintesi; - Fase 2: esecuzione di rilievi, prove ed indagini strutturali, geotecniche e geologiche ritenute necessarie; - Fase 3: valutazione della vulnerabilità e del rischio sismico delle strutture, secondo il modello regionale; - Fase 4: formazione di graduatorie di rischio sismico ed economico. 2 ACQUISIZIONE DI ADEGUATI LIVELLI DI COSNOSCENZA DEGLI EDIFICI SCOLASTICI Per conseguire l’obiettivo della valutazione della vulnerabilità sono state previste una serie di attività, tra cui la ricerca dei documenti progettuali, di collaudo e l’esecuzione di rilievi e prove, per poter definire le caratteristiche della struttura e delle parti non strutturali che possono fornire un contributo significativo alla resistenza sismica. Per la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici analizzati è stata utilizzata una metodologia che prevede l’impiego di modello meccanico semplificato sviluppato dal DiSGG dell’Università degli Studi della Basilicata [Rif. Dolce], e un modello che fa uso degli indicatori di vulnerabilità della scheda GNDT di secondo livello [AA.VV., 2000]. Il modello meccanico adottato, stante la limitata disponibilità economica, è semplificato, ma permette una valutazione adeguata agli scopi richiesti della resistenza sismica al collasso. Nella definizione delle resistenze dei materiali non si adotta alcun coefficiente di sicurezza riduttivo ed si assumono direttamente valori medi o nominali o ancora desunti dalla letteratura, anziché valori caratteristici. Inoltre, nel caso delle strutture in c.a., si mettono in conto, direttamente o indirettamente, anche i possibili contributi positivi che gli elementi non strutturali possono offrire. La resistenza sismica ottenuta con tale metodologia risulta generalmente più alta di quella determinabile applicando le norme tecniche vigenti per le costruzioni in zona sismica inoltre, ai fini di una valutazione complessiva della vulnerabilità, sono stati indagati alcuni aspetti, non considerati nel modello di calcolo semplificato, ma in grado di influenzare il comportamento sismico del singolo edificio quali la qualità strutturale globale, l’adeguatezza del modello di calcolo, la qualità delle informazioni e assunzioni fatte e la vulnerabilità delle parti non strutturali. L’indagine è completata con la redazione scheda di I e II livello GNDT al fine di consentire un confronto con rilevazioni precedenti. Le attività previste hanno per oggetto i plessi scolastici, che possono essere costituiti da singoli edifici o da complessi d’edifici. Nella fase 1 è prevista: la raccolta dei dati amministrativi, tecnici e geologici relativi all’edificio e la stesura di una relazione con riferimento all’epoca della realizzazione dei singoli interventi costruttivi succedutisi nel tempo e alla disciplina vigente all’epoca della realizzazione. La fase 2 prevede la pianificazione e l’esecuzione di una campagna d’indagini, comprendente anche saggi sugli elementi strutturali. La fase 3 prevede la redazione di un fascicolo che rappresenta una “carta d’identità del fabbricato” contenente le seguenti informazioni:rilevo fotografico dell’edificio, storia tecnico-amministrativa dell’edificio, copia del progetto, dati progettuali di sintesi, caratteristiche dei materiali, valutazione statica per carichi verticali, identificazione del comportamento dinamico dell’edificio e valutazione della vulnerabilità. 2.1 Effettuazione di rilievi, prove ed indagini strutturali, geologiche e geotecniche Le prove sono finalizzate a definire le caratteristiche di rigidezza e resistenza dei materiali delle parti resistenti. Nel definire numero e tipo di saggi si è fatto riferimento alle norme sismiche di cui all’Ordinanza del PCM 3274/03, cercando di conseguire il livello di conoscenza LC2 nel caso di reperibilità del progetto, o LC1 in assenza della documentazione progettuale e costruttiva. Sono previste, inoltre, misurazioni delle vibrazioni dell’edificio ai fini dell’identificazione del suo comportamento dinamico. Le misure possono eseguirsi utilizzando un numero adeguato di sensori disposti orizzontalmente, secondo due direzioni ortogonali definite in relazione alle caratteristiche dimensionali e strutturali dell’edificio stesso. In alternativa è possibile utilizzare una vibrodina o altro eccitatore in grado di esplicare un’azione di tipo armonico a frequenza variabile. 2.1.1 Valutazione degli effetti d’amplificazione locale Per la valutazione degli effetti d’amplificazione locale ci si basa su eventuali studi disponibili, misure geofisiche appropriate, mappe geologiche, sondaggi effettuati nel passato o da effettuarsi ex-novo. Gli studi di microzonazione avviati dalla Regione dopo il sisma del 2002 hanno portato a definire, per i centri urbani della provincia di Campobasso, entità e caratteristiche degli effetti d’amplificazione locale. Una volta definito il profilo di riferimento del suolo, le norme stesse permettono di assegnare un preciso coefficiente d’amplificazione S ed il corrispondente spettro di risposta elastico. Tabella 1: Valori dei parametri nelle espressioni (3.2) dello spettro di risposta elastico delle componenti orizzontali Categoria suolo A B, C, E D 3 S 1,0 1,25 1,35 TB 0,15 0,15 0,20 TC 0,40 0,50 0,80 TD 2,0 2,0 2,0 VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA DEGLI EDIFICI SCOLASTICI La metodologia di elaborazione per la stima della vulnerabilità sismica dell’edificio si compone dei seguenti passi: 1)analisi dei possibili meccanismi di collasso e individuazione del o dei meccanismi di collasso più probabili, 2) analisi delle strutture con un modello semplificato in grado di quantificare la resistenza sismica dell’opera, 3)esecuzione dei calcoli per la determinazione della resistenza (vulnerabilità) sismica del modello adottato, 4) sintesi dei risultati ottenuti e valutazione del rischio e 5)analisi d’ulteriori fattori che possono influenzare la vulnerabilità della singola costruzione, non considerati nel modello semplificato. La procedura integrata permette di giungere ad una valutazione numerica quantitativa della vulnerabilità e del rischio, riferita al collasso della struttura che, pur con i limiti detti, permette di raffrontare in maniera diretta le condizioni dei diversi edifici scolastici. 3.1 Individuazione dei meccanismi di collasso possibili Le strutture intelaiate in c.a., in caso di sismi violenti, sono caratterizzate da un comportamento caratterizzato da deformazioni in campo anelastico concentrate alle estremità dei pilastri e delle travi, in zone dette cerniere plastiche, con un coinvolgimento eventuale del nodo, in relazione ai quantitativi d’armature longitudinali degli elementi strutturali che convergono nel nodo stesso. La presenza di notevoli percentuali di armatura longitudinale e la contemporanea eventuale scarsità di armatura trasversale (staffe) può determinare la prevalenza di una rottura fragile a taglio prima o insieme alla plasticizzazione duttile a flessione. I meccanismi di rottura più favorevoli sono quelli in cui sono evitate rotture fragili dei nodi e degli elementi strutturali per taglio e che coinvolgono il maggior numero possibile di cerniere plastiche, dunque meccanismi determinati dalla plasticizzazione delle travi a tutti i piani e dei pilastri al solo piano terra (travi deboli – colonne forti). La realizzazione di un tale meccanismo richiede, però, un’accurata progettazione che fa ricorso al principio di gerarchia delle resistenze, o “Capacity Design” [EC8]. E’ quindi più probabile che, in un edificio esistente, si realizzi un meccanismo di collasso di piano, ossia un meccanismo che coinvolge prevalentemente i pilastri di un piano, salvo sporadiche plasticizzazioni in alcune travi e in qualche pilastro degli altri piani, provocando la formazione di cerniere plastiche alle loro estremità (travi forti – colonne deboli). Il meccanismo di collasso al quale si è fatto riferimento nella messa a punto del modello semplificato è caratterizzato dalla formazione di cerniere plastiche ad almeno un’estremità di tutti i pilastri dei singoli piani. Nel modello si tiene conto anche del contributo offerto alla resistenza sismica delle tamponature. Gli edifici in muratura, invece, sono sollecitati da azioni sismiche caratterizzate da comportamenti molto diversi, dipendenti, principalmente, dalle caratteristiche dei collegamenti esistenti tra le pareti ortogonali e tra le pareti portanti e le strutture orizzontali. Fondamentalmente, si possono individuare due categorie di meccanismi di collasso; i meccanismi di primo modo, caratterizzati da rotture e ribaltamenti per azioni fuori del piano, e quelli di secondo modo caratterizzati da rotture, principalmente a taglio, per azioni nel piano della parete. I primi sono generalmente i più pericolosi e si possono manifestare anche per basse intensità sismiche, quando i collegamenti sono inadeguati e/o quando i solai sono eccessivamente deformabili nel proprio piano. Negli edifici scolastici, in generale e particolarmente in quelli in esame, tali condizioni raramente sussistono. Essi sono più spesso caratterizzati da buoni ammorsamenti tra pareti ortogonali, da buoni collegamenti tra pareti e solaio, realizzati attraverso cordoli in c.a., nonché da solai adeguatamente rigidi. Pertanto, al fine di determinare la vulnerabilità sismica degli edifici sono stati presi in esame i meccanismi di collasso per azioni nel piano. Nel caso non siano soddisfatte le condizioni assunte occorrerà effettuare un calcolo specifico per l’edificio. Per l’individuazione dei probabili meccanismi di collasso sono anche d'ausilio i dati tipologico-costruttivi ed i parametri di vulnerabilità che sono contenuti nella scheda GNDT (i parametri del II livello 1, 5 e 9, in primo luogo; il parametro 2 relativo alla qualità della muratura e i parametri 6,7,8 riguardanti le caratteristiche di regolarità). stenza dei pilastri, perciò il taglio resistente totale risulta pari a: 3.2 Modello semplificato: Edifici in c.a. In cui β può essere assunto pari a 0.8. Quando le tamponature sono avere ampie finestrature a nastro ed i tramezzi sono costituiti da murature di forati in foglio, il loro contributo alla resistenza al sisma non è messo in conto direttamente, ma attraverso un generico incremento dello smorzamento, per la dissipazione d’energia che il loro danneggiamento in ogni modo comporta, e la corrispondente riduzione dell’ordinata spettrale. La stessa valutazione è effettuata, a scopo di confronto, anche per gli edifici nei quali è calcolato e portato in conto il contributo diretto delle murature non strutturali. In quest’ultimo caso il maggiore tra i valori ottenuti nelle due ipotesi sarà assunto come resistenza sismica del piano in esame. Il modello deve essere in grado di mettere in conto correttamente la plasticizzazione dei pilastri e di determinare il taglio complessivo da loro portato conseguente a tale plasticizzazione. Si definisce con myi il momento resistente del pilastro i-esimo, ottenuto attraverso le usuali procedure di valutazione del dominio di resistenza di un pilastro soggetto a sollecitazione composta di presso-flessione, assumendo per il calcestruzzo la resistenza cilindrica ultima derivata dalle indagini svolte. Definita con hj l’altezza interpiano e con αi⋅hj (αi⋅≥ 0.5) la quota in cui si localizza il punto di flesso della deformata del pilastro, il taglio resistente complessivo Vtot valutato alla base dei pilastri del piano in esame j-esimo sarà pari, per ciascuna delle due direzioni ortogonali considerate, a: m yi Vtot pil j = ∑ i αi ⋅ hj Una particolare considerazione richiedono i pilastri “corti”, legati alla presenza di travi scala o di finestrature a nastro con tamponatura robusta. La riduzione di hj determina un’incremento del taglio sul pilastro, che potrebbe portare alla rottura dell’elemento secondo modalità fragili. Per αi si possono assumere, al piano terra, i valori di 0,55 e 0.8, rispettivamente nella direzione in cui è presente o assente una trave emergente, e ai piani superiori il valore 0.5 in entrambe le direzioni. In caso di configurazioni particolari, sarà necessario adottare un valore specifico , derivato da considerazioni sulla geometria della struttura e sul grado di vincolo degli elementi strutturali.Il contributo delle murature non strutturali è messo in conto solo nei casi in cui esse sono inserite nella maglia strutturale, hanno spessore effettivo maggiore di 10 cm e non hanno aperture. Indicando con vi il taglio resistente dell’elemento murario i-esimo, nella direzione in esame, il taglio resistente complessivo delle murature non strutturali al piano j-esimo vale: Vtot mur j = ∑ vi i La resistenza complessiva, che tiene conto contemporaneamente del contributo resistente dei pilastri e delle murature non strutturali, è pari alla combinazione dei due contributi. Data la scarsa duttilità delle murature, che per prime raggiungerebbero la condizione di collasso, la somma rappresenterebbe un limite superiore della effettiva resistenza della struttura. Pertanto, al contributo delle murature non strutturali si sommerà un valore ridotto della resi- Vtot = MAX (Vtot mur j + β ⋅ Vtot pil j , Vtot pil j ) 3.3 Modello semplificato: Edifici in muratura In base al meccanismo di collasso definito per gli edifici in muratura, il modello deve essere in grado di mettere in conto correttamente le modalità di plasticizzazione e rottura per taglio e/o flessione dei maschi murari sollecitati nel proprio piano e di determinare il taglio complessivo portato dalla struttura. La resistenza è valutata con la relazione formulata da Turnsek-Cacovic H i = Ai ⋅τ k ,i ⋅ 1 + σ 0,i 1.5 ⋅τ k ,i In cui Hi è la resistenza a taglio del maschio murario i-esimo, σ0i è la tensione di compressione agente sullo stesso maschio murario, τki è la sua resistenza a taglio unitaria, funzione della tipologia e qualità della muratura. Questa formula, esprime bene la resistenza di un maschio murario quando la rottura avviene per taglio, mentre ne fornisce una sovrastima quando il maschio murario è snello e soggetto ad una tensione di compressione bassa, a causa del sopraggiungere della crisi per flessione. Per tener conto di quest’eventualità, si può applicare un fattore riduttivo della resistenza specifica tangenziale (τk), funzione della snellezza e della tensione di compressione media, oppure escludere dal conteggio il contributo dei maschi murari con rapporto di snellezza superiore a 3. La valutazione della resistenza complessiva dell’edificio richiede la determinazione delle aree di muratura resistente nelle due direzioni, escludendo le aperture di porte e finestre, valutando per ciascun allineamento la snellezza media e la tensione media di compressione, così da determinare il fattore riduttivo da applicare alla resistenza unitaria a taglio. La resistenza complessiva in ciascuna dire- zione è ottenuta moltiplicando l’area di muratura per la resistenza unitaria a taglio corretta. Sieberg, attraverso una legge di trasformazione, quale ad esempio quella sotto riportata 3.4 Vulnerabilità sismica IMCS = 1/0.179*LOG10[(PGA/g)⋅(981/4.864)] Per valutare la vulnerabilità in termini di accelerazione, occorre ancora determinare il taglio prodotto ai vari piani da un dato valore di accelerazione spettrale e confrontarlo con le resistenze di piano. A tale scopo si utilizza il metodo dell’analisi statica equivalente, che definisce i coefficienti di piano da applicare alle accelerazioni, in relazione ad una prefissata forma semplificata (lineare) del primo modo di vibrare della struttura. Definiti i coefficienti di piano e fissato un valore unitario dell’accelerazione spettrale, è immediato ottenere i tagli ai vari piani e confrontarli con i valori resistenti ottenuti ai piani corrispondenti. I diversi rapporti così ottenuti permettono di individuare il piano più debole e di definire la resistenza dell’edificio in termini d’accelerazione spettrale. L’ultimo passaggio da compiere per arrivare a definire l’intensità del sisma cui la struttura può resistere senza collassare consiste nel tradurre il valore spettrale dell’accelerazione al valore dell’accelerazione massima del terreno (PGA), parametro che definisce l’intensità del terremoto. Tenendo conto che il valore dell’accelerazione spettrale calcolato è un valore di tipo statico lineare, la relazione che lega Sa e PGA è la seguente: Sa = PGA * αPM * αAD * αDS * (1/αDUT) dove: αPM è il coefficiente di partecipazione modale (può essere assunto pari a 0.8 per gli edifici con più di tre piani, e a 0.9 per gli edifici di due piani, 1 per gli edifici ad un solo piano); αAD è l’amplificazione spettrale che, per le frequenze tipiche degli edifici in esame, è dell’ordine di 2.5; αDS è il coefficiente che tiene conto delle capacità dissipative dell’edificio. Per gli edifici in c.a. esso è posto pari a 1 oppure a 0.8, rispettivamente nel caso in cui il contributo degli elementi non strutturali è considerato o meno per il calcolo della resistenza della struttura; Per gli edifici in muratura esso è sempre posto pari a 1.0. αDUT è il cosiddetto fattore di struttura (2 in via prudenziale per gli edifici in c.a e 1,5 per gli edifici in muratura). 3.5 Rischio di collasso Una volta valutata la vulnerabilità reale della struttura, ottenuta selezionando il valore più basso nelle due direzioni orizzontali principali e ai diversi piani, espressa in termini di accelerazione massima a terra del terremoto che produce il collasso, tale accelerazione può essere espressa anche in termini di intensità della scala macrosismica Mercalli-Cancani- Con PGA espresso in cm/s2. tab. 1: Corrispondenza approssimativa tra PGA e intensità macrosismica MCS secondo Margottini et al [Riferimento]. PGA [g] 0.05 0.07 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30 0.40 0.50 IMCS V-VI VI VII VIII IX IX-X X X-XI XI La stessa accelerazione a terra consente di definire il rischio di collasso, espresso attraverso il periodo di ritorno del terremoto corrispondente all’accelerazione di picco trovata, nel sito. In relazione all’assegnazione del profilo di terreno ottenuto attraverso le indagini di microzonazione o attraverso le indagini svolte, è stato definito il coefficiente S. L’accelerazione al suolo di collasso, dovrà essere scalata con tale coefficiente, per arrivare a definire l’accelerazione di picco su roccia. In sintesi, nota l’accelerazione di picco corrispondente al collasso, PGA, si determinerà l’accelerazione massima su roccia corrispondente ag = PGA/S Da cui, con riferimento ai valori riportati in allegato 1, si ottiene il periodo di ritorno: T = K e[α ln(ag)] In cui: α e K sono due coefficienti i cui valori sono forniti per due ipotesi della curva di attenuazione, T è il periodo di ritorno cercato e ag è l’accelerazione massima al suolo. 3.6 Altri elementi di giudizio della vulnerabilità e del rischio I risultati scaturiti dalle analisi quantitative svolte nel paragrafo precedente vanno riferiti al contesto generale dell’intera indagine ed ai relativi limiti. È opportuno precisare, inoltre, che il modello matematico adottato tiene conto anche d’eventuali effetti torsionali, conseguenti ad una sfavorevole distribuzione in pianta degli elementi resistenti, attraverso due coefficienti che, sulla base di un giudizio esperto, valutano la regolarità geometrica e la rigidezza del fabbricato e possono assumere valori compresi tra 0.9 e 1. Il modello determina quindi una valutazione della vulnerabilità al collasso strutturale d’insieme, ma tiene conto della vulnerabilità delle parti non strutturali. In particolare non è stimato il pericolo di crollo d’elementi di tamponatura e tramezzatura, nonché d’eventuali appendici a mensola, spesso caratterizzate da fragilità e bassa resistenza. A completamento delle valutazioni precedenti si è ritenuto necessario effettuare un’analisi qualitativa di alcuni aspetti che possono incidere sia sulla valutazione numerica della vulnerabilità d’insieme, sia sulla vulnerabilità delle parti non strutturali. Tali aspetti sono riconducibili ai 4 gruppi di seguito illustrati. (1) fattori che influiscono sulla qualità strutturale : Comprendono caratteristiche che possono influenzare negativamente il comportamento della costruzione, come l’età, lo stato di degrado, il danno preesistente, la destinazione d’uso originaria diversa, la tensione nei pilastri al piano terra e al piano critico (σvert,max > 0.3 fc, σvert,med > 0.15 fc) [solo c.a.], i giunti strutturali inadeguati, l’evidenza di cedimenti fondali, i solai di caratteristiche non adeguate alla luce e all’utilizzo e/o con evidenti inflessioni o lesioni, la muratura di scarsa qualità. (2) fattori che influiscono sull’adeguatezza del modello di calcolo: Possono influire sull’adeguatezza del modello di calcolo le caratteristiche morfologiche, come ad esempio le irregolarità di forma in pianta, le irregolarità di rigidezza e/o resistenza in pianta, le irregolarità di forma in elevazione, le irregolarità di rigidezza e/o resistenza in elevazione, le tamponature con finestrature a nastro o tali da determinare “pilastri corti” [solo c.a.], la disposizione irregolare delle aperture e la presenza di piccole aperture e nicchie nelle strutture murarie[solo murature], la presenza di spinte statiche (tetti, volte, archi, terreno, ecc.), la presenza di pareti intersecate da pareti trasversali ad interasse elevato (>7m) [solo muratura], l’elevata snellezza dell’edificio e l’elevata snellezza delle strutture verticali. In parte tali fattori sono già considerati dal modello semplificato per situazioni poco accentuate. (3) qualità delle informazioni e assunzioni fatte: Comprende indicazioni sul grado di conoscenza acquisito attraverso i sopralluoghi, saggi e la documentazione disponibile. (4) vulnerabilità delle parti non strutturali : Comprende informazioni sulle caratteristiche delle parti non strutturali maggiormente soggette a danni, anche per terremoti di bassa intensità e a cadute pericolose di elementi pesanti, come ad esempio: interpiano superiore ai 3.5 m senza cordoli rompitratta intermedi o altri provvedimenti atti a ridurre il rischio di ribaltamento delle tamponature e dei tramezzi, tamponature totalmente fuori dalla maglia strutturale, tamponature a cassetta con un paramento fuori dalla maglia strutturale, tamponature su struttura a sbalzo o di bow-window, tramezzature a foglio su altezze superiori a 3.00 m, rivestimenti pesanti in cattivo stato di manutenzione, controsoffittature pesanti, camini in muratura, cornicioni in muratura, balconi o pensiline di grandi luci, altri elementi funzionanti a mensola. 3.7 Definizione della tipologia di intervento Sulla base dei risultati delle indagini e delle valutazioni effettuate vengono individuate le principali carenze strutturali dell’edificio, ed è possibile fornire indicazioni sulla tipologia di intervento che, per le strutture a telaio in calcestruzzo armato, prevedono: riduzione delle irregolarità mediante realizzazione di giunti o collegamenti tra corpi separati, interventi d’ampliamento dei giunti, rafforzamento diffuso di pilastri e nodi mediante incamiciatura, cerchiatura, placcaggio, inserimento di nuovi elementi strutturali (ad es. pareti) capaci di assorbire gran parte delle forze sismiche, inserimento di controventi di acciaio tradizionali, dissipativi e/o rientranti e isolamento sismico mediante sottofondazione, immediatamente sopra le fondazioni o ad un piano intermedio. Per le strutture in muratura gli interventi possibili sono: riduzione delle irregolarità mediante la previsione di giunti o collegamenti tra corpi separati, interventi d’ampliamento dei giunti, miglioramento dei collegamenti tra strutture verticali e tra queste e gli orizzontamenti, collegamenti di piano, rafforzamento delle strutture murarie, inserimento di nuovi elementi strutturali (ad es. pareti) capaci di assorbire parte delle forze sismiche o contenimento delle spinte sulle strutture verticali o eliminazione delle strutture spingenti, in particolare quelle di copertura. 4 RISULTATI In seguito agli studi di vulnerabilità effettuati sugli edifici scolastici è stato approntato un database per la raccolta dei dati prodotti. Ad oggi nel database sono contenuti i dati relativi a circa 250 edifici (186 relativi alla Provincia di Campobasso e 64 a quella di Isernia). Una prima analisi degli aspetti più significativi riguardanti la caratterizzazione del campione di edifici, con riferimento ai principali aspetti di carattere strutturale e di vulnerabilità è illustrata in (AA.VV., 2007). Nel seguito sono riportati alcuni dati caratterizzanti il campione, al fine di illustrarne le principali caratteristiche. La metà degli edifici sono scuole materne o elementari aventi una popolazione scolastica piuttosto bassa: oltre il 50% delle scuole hanno meno di 50 alunni. Tale dato è dovuto principalmente all’ubicazione della maggior parte degli edifici in comuni scarsamente popolati. Palestra 9% Mista 8% Altro 2% Materna 21% Superiore 18% Media 13% Elementare 29% Figura 1: Distribuzione degli edifici per grado d’istruzione Figura 5: Distribuzioni delle categorie di terreno secondo la classificazione dell’O.P.C.M. n.3274-03. 100 80 80 N° Edifici 60 % Cumul. 40 30 20 7 5 3 100-150 150-200 200-250 3 20% 1 20% 10 7 5 250-300 350-400 0 0-50 50-100 >400 Figura 2: Distribuzione del numero di alunni per edificio. La maggior parte degli edifici hanno struttura a telaio in calcestruzzo armato e sono state costruite principalmente dal dopoguerra agli anni ‘80: il 20% circa risalgono ad epoche antecedenti il secondo conflitto mondiale. 100 79 80 N° Edifici 60 % Cumul. 40 26 21 20 5 9 0 6 2 0 A1 A2 B C D E F G 2 60% Figura 6: Distribuzioni delle zone sismiche per numero d’edifici scolastici Le valutazioni semplificate di vulnerabilità hanno consentito di determinare per ciascun edificio il valore di stima dell’accelerazione di picco su roccia che ne provoca il collasso. Nel grafico di figura 7 sono indicate le distribuzioni statistiche dei valori della PGA massima sopportabile da ciascun edificio al collasso. Risulta quindi evidente che sul campione fino a questo momento analizzato il 40% circa degli edifici scolastici ha una PGA di collasso minore di 0.15g. Figura 3: Tipologie costruttive più ricorrenti: A1-Muratura in elementi naturali irregolari, A2 - Muratura in elementi naturali regolari, B – Muratura in elementi artificiali, C – Muratura in elementi misti, D – Calcestruzzo armato, E – Acciaio, F – Mista, G – Prefabbricata. Figura 7: Distribuzioni delle accelerazioni massime su roccia per numero d’edifici scolastici Figura 4: Distribuzione delle epoche di costruzione Dagli studi geologici si rileva che la quasi totalità dei terreni sono di tipo “B” (ai sensi della classificazione data dall’O.P.C.M. n.3274-03). Il risultato è in buon accordo con gli studi di microzonazione in corso nella provincia di Campobasso che si è avviato contestualmente alla ricostruzione post-sisma. C 25% D 3% A 7% B 65% Figura 8: Distribuzioni dei rapporti di rischio PGAc/PGAr L’analisi di maggior rilievo nello studio di vulnerabilità fin ora svolto è senza dubbio la valutazione del rischio sismico che mette in relazione la capacità del fabbricato oggetto di studio in relazione alla domanda di prestazione richiesta dalla normativa: l’accelerazione massima è quella indicata dalla O.P.C.M. n.3519/2006. Nella valutazione del rischio R l’azione sismica di riferimento è stata valutata tenendo in conto del coefficiente di importanza. R= PGAc γ ⋅ PGAr 1) Dove PGAc è l’accelerazione di picco su roccia di collasso e PGAr è l’accelerazione di picco su roccia di riferimento (O.P.C.M. n.3519-06); γ è il coefficiente di importanza che vale 1.2 per gli edifici scolastici. Dalla figura 9 è evidente che le distribuzioni dei valori delle PGA di collasso in relazione alle tipologie costruttive sono molto simili tra loro. Poco significativo è il caso d’edifici di acciaio considerata l’esigua popolazione del campione disponibile. Figura 9: Distribuzioni delle accelerazioni massime su roccia in relazione alla tipologia costruttiva Dal confronto tra le PGA di collasso delle strutture e quelle di riferimento emerge che circa il 50% degli edifici non si trova in condizioni di sicurezza nei riguardi dell’azione sismica attesa, essendo il rapporto tra la PGA calcolata e quella di riferimento minore di 1. Si trovano in condizioni migliori gli edifici situati in zona 3, in quanto oltre l’80% di essi ha una PGA di collasso pari almeno all’80% di quella richiesta dalla normativa vigente. Figura 10: Distribuzioni delle accelerazioni massime su roccia in relazione alla zona sismica 5 CRITERI ADOTTATI NELLA SCELTA DELLE PRIORITÀ DI INTERVENTO I criteri previsti sono di due tipi: uno basato sulla valutazione di rischio sismico che consente di ordinare in una scala di priorità gli edifici e che discende dalle valutazioni di vulnerabilità (accelerazioni di collasso) rapportate alla pericolosità sismica dei siti (accelerazioni massime attese così come ufficialmente stabilite dalla Regione) e un altro che, a valle del precedente, è finalizzato alla valutazione dell’economicità del possibile intervento, attraverso un confronto tra 1) l’eventuale costo stimato dal tecnico a seguito dell’indagine (costo di progetto), 2) un costo che è stato stimato in conformità a valutazioni medie parametriche, tenendo conto delle condizioni di vulnerabilità e di stato di conservazione (costo stimato) 3) ed un costo di raffronto che è calcolato come costo di una nuova struttura in grado di soddisfare le esigenze funzionali della popolazione scolastica interessata. (costo di raffronto). Quest’ultimo deriva del fatto che è discriminante la considerazione dell’adeguatezza della costruzione in esame alle effettive esigenze funzionali che deve rispondere al numero di utenti attuale, o ragionevolmente prefigurabile in vista di prevedibili variazioni, e agli standard fissati dalle specifiche normative del settore. A questo proposito si è considerato anche un indice derivante dalla stima della superficie virtuale costruita, e quella calcolata nel rispetto di detti standard in base al numero di alunni, numero di sezioni e alle altre esigenze funzionali correlate (spazi comuni, uffici, palestra, laboratori etc.). 5.1 Priorità di intervento e livello di adeguamento alla normativa La graduatoria di priorità degli interventi non può che discendere dalla valutazione delle condizioni di rischio degli edifici con riferimento a quelle adottate nella vigente normativa antisismica. A tal fine si può definire un livello di adeguamento dell’edificio determinato dal rapporto tra la vulnerabilità dell’edificio e la pericolosità sismica del sito. La vulnerabilità sismica è espressa in termini d’accelerazione di collasso della struttura al suolo rigido, determinata dalle indagini sugli edifici e dalle elaborazioni dei dati esistenti; la pericolosità è data dal valore della Pga di riferimento stabilita dalla Regione per ogni comune. In questo modo gli edifici sono classificati nella graduatoria in classi di rischio definite in relazione al seguente indice di adeguamento alla normativa: R = RPGAc/PGAr * γ γ (coefficiente importanza) = 1,2 per gli edifici scolastici. Per ognuno degli estremi delle classi definite per l’indice d’adeguamento si è valutato il periodo temporale nel quale si ha la probabilità di superamento del 10% della PGA di collasso dell’edificio e che può essere considerata come una stima probabilistica del tempo d’utilizzazione: periodo di tempo di riferimento per l’Amministrazione per adottare i provvedimenti necessari alla messa in sicurezza. In base al livello d’adeguamento e al tempo di utilizzazione sono individuate sei classi di rischio. Per gli edifici delle prime tre classi (A,B,C) sono previsti interventi per la riduzione del rischio sismico. tabella 2: livello di vulnerabilità – adeguamento e tempo di utilizzazione Classe rischio A B C D E F Livello di adeguamento (PGA edificio / PGA sito) < 0.25 Tra 0.25 e 0.35 Tra 0.35 e 0.45 Tra 0.45 e 0.55 Tra 0.55 e 0.65 Maggiore di 0.65 Tempo di utilizzazione (anni) < 1 anno tra 1±0.5 e 2.5±1 tra 2.5±1 e 5±1.5 tra 5±1.5 e 9±2.2 tra 9±2.2 e 15±2.5 > 15 anni 5.2 Criterio economico Per la valutazione del costo di intervento ed anche della convenienza economica è necessario considerare: - il costo stimato d’intervento che è valutato in base alle dimensioni reali dell’edificio, tenendo conto dello stato di conservazione e dell’eventuale livello di danneggiamento oltre che dalla vulnerabilità dell’edificio; - il costo di raffronto stimato in relazione alla superficie necessaria per lo svolgimento delle attività scolastiche determinata in funzione del numero degli alunni e delle sezioni presenti nella scuola secondo i parametri del Ministero dell’Istruzione. In entrambi i casi hanno incidenza fattori quali la pericolosità sismica del sito di ubicazione (zona sismica e amplificazioni locali) e l’eventuale utilizzo di tecniche innovative (isolamento sismico). Nella valutazione è quindi necessario tener in conto la superficie reale dell’edificio corrisponde a quella rilevata dal tecnico, che in molti casi può risultare quella strettamente necessaria per lo svolgimento dell’attività scolastica. Con tali dati è possibile calcolare l’indice di superficie (Ic = superficie reale / superficie virtuale ) che consente di stabilire se l’immobile, che ospita la scuola, è adeguato alla normativa in termini di superficie.Viene quindi determinata la superficie virtuale, valutata in base al numero di alunni e sezioni presenti nella scuola e il costo di raffronto ne deriva come prodotto di detta superficie per un costo medio di riferimento per nuove strutture di tipo scolastico. 5.2.1 Costo d’intervento In generale il costo d’adeguamento sismico di un edificio esistente può essere stimato tenendo conto dello stato di conservazione e del livello di vulnerabilità del corpo di fabbrica e della sua tipologia d’uso. Nel caso degli edifici scolastici per fare la valutazione si può tenere conto dello stato di conservazione degli edifici (buono, discreto, scadente, pessimo) che corrisponde al livello di danneggiamento dopo un evento sismico con opportuni correttivi del- le classi vulnerabilità corrispondenti al livello d’adeguamento dell’edificio scolastico. Ai fini del costo di intervento le 6 classi di vulnerabilità sono raggruppate in tre gruppi (A-B, C-D, E-F). Il costo limite di intervento è eterminato basandosi su analisi di costo effettuate su edifici campione di diversa dimensione e destinazione scolastica utilizzando i prezzi ricavati dal prezziario della Regione Molise aggiornato al 2005. Al costo d’adeguamento sismico, stimato in 950 euro/mq vanno aggiunti: gli oneri previsti dalla normativa per le opere pubbliche (Iva, spese tecniche…), per l’eventuale demolizione dell’edificio esistente (nel caso nuova realizzazione), per eventuali interventi speciali di fondazione, per eventuali sistemazioni esterne e opere di urbanizzazione e per eventuali dispositivi di isolamento sismico. tabella 3: costi – stato conservazione/vulnerabilità Buono (D0) Vul/stato conservazione Muratura – E-F Muratura -C-D Muratura -A-B Cemento armato – E;F Cemento armato – C,D Cemento armato – A,B 6 Euro/mq 500/600 600/700 700/800 300/400 500/600 700/800 Discreto (D1 – D2) Euro/mq 600/700 700/800 800/900 400/500 500/600 700/800 Scadente (D3-D4) Euro/mq 700/800 800/900 900 500/600 500/600 800/900 Pessimo (D5) Euro/mq 950 950 950 950 950 950 PROGETTO SCUOLA-SICURA :IL PERCORSO DALL’EMERGENZA ALLA RICOSTRUZIONE ATTUAZIONE Nel 2002 dopo l’emanazione della L.R. 38 sono stati finanziati i primi interventi di monitoraggio in tutti i comuni della regione Molise con fondi del bilancio regionale. La maggior parte delle Amministrazioni comunali e le Province della Regione Molise hanno provveduto al monitoraggio con propri tecnici. La documentazione tecnica è pubblicata sul sito della Regione Molise (www.regione.molise.it/sis - vulnerabilità edifici scolastici). A partire dal 2003 sono stati finanziati numerosi interventi di miglioramento sismico controllato per la messa in sicurezza degli edifici scolastici (70.000 e 140.000 euro), è stato stimato il costo di riparazione del danno degli edifici scolastici sulla base dei Progetti Preliminari Semplificati redatti dai tecnici incaricati dai comuni, è stata effettuata, all’interno dello studio della vulnerabilità, la valutazione dei costi di nuova costruzione per tutti gli edifici scolastici della regione Molise e sono stati finanziati i primi interventi per la costruzione di nuovi edifici, alcuni dei quali su isolatori sismici, con i costi determinati in base al modello regionale. Sulla base dei dati delle indagini sono state elaborate graduatorie di rischio per gli edifici scolastici della provincia di Campobasso, colpita dal sisma del 2002, ed anche per quelli della provincia di Isernia. Nel 2005 sono state pubblicate dal Presidente della Regione Molise, Commissario Delegato per le attività post-sisma, le direttive per la redazione dei progetti esecutivi di ricostruzione e adeguamento sismico degli edifici scolastici della provincia di Campobasso colpita dal sisma del 2002. La programmazione regionale, per quanto riguarda il finanziamento degli interventi di adeguamento sismico degli edifici scolastici ha preso atto dei risultati dello studio di vulnerabilità ed ha finanziato gli interventi sulla base di tali risultati. Attualmente la regione Molise dispone di un monitoraggio aggiornato delle condizioni di rischio degli edifici scolastici regionali che viene aggiornato man mano che le amministrazioni provvedono a consegnare i risultati delle indagini eseguite con i fondi della LR 38/2002. Il database è aggiornato anche sulla base degli interventi di miglioramento sismico controllato ed adeguamento eseguiti ed è integrato con i dati del data base del Ministero dell’Istruzione. Attualmente sono stati eseguiti e finanziati interventi di adeguamento sismico in tutti gli edifici ad elevato rischio sismico (classe A;B e C). Complessivamente sono stati finanziati circa 100 milioni di euro a valere sia sui fondi della ricostruzione post-sisma, in provincia di Campobasso, sia fondi regionali per l’intera regione interessando circa il 50% degli edifici scolastici regionali di tutti i livelli d’istruzione. 7 menti non ammorsati tra di loro con i solai di piano e la copertura in laterocemento con armature in ferro liscio e calcestruzzo di qualità scadente. Figura 11: Planimetria con l’indicazione dell’identificativo del setto murario. Di seguito si illustra l’utilizzo della procedura di calcolo proposta per la valutazione della vulnerabilità sviluppata in ambiente Excel. Per l’immissione dei dati è necessario il rilievo dell’edificio con la individuazione del maschi murari e la tessitura degli orizzontamenti. Nella sezione 1 vengono inseriti i dati generali di piano; nella sezione 2 sono immessi i dati geometrici e meccanici delle pareti costituite sia da maschi sia da bucature. ESEMPIO DI VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA’ DI UN EDIFICIO IN MURATURA Per l’applicazione della metodologia, a titolo esemplificativo, è stato scelto un edificio scolastico in muratura ubicato nel comune di Morrone del Sannio (CB) destinato a scuola materna ed elementare, che è stato gravemente danneggiato dal sisma del 2002. Morrone del Sannio è uno dei due comuni della zona epicentrale che prima del terremoto del 2002 erano classificati nella seconda categoria sismica e che attualmente, in base alla nuova classificazione, ricade nella zona 2. La scelta è ricaduta su questo edificio perché dopo la valutazione della vulnerabilità, ai sensi della L.R.38/2002, e la stima dei costi di intervento è stato ritenuto conveniente procedere alla demolizione degli edifici esistenti e alla ricostruzione di un nuovo complesso scolastico composto da due strutture in cemento armato, la palestra e l’edificio scolastico, di cui quest’ultimo realizzato su isolatori sismici. Nel complesso scolastico sono ospitati gli alunni delle scuole materna ed elementare di Morrone del Sannio e Ripabottoni che prima occupavano due edifici, entrambi gravemente danneggiati e ubicati nella stessa area a poca distanza l’uno dall’altro. L’esempio si riferisce all’edificio che occupava la scuola elementare realizzato negli anni 60. La struttura, distribuita su due livelli, era in muratura composta da blocchi di pietra sbozzata a due para- Figura 12: Maschera di inserimento dei dati generali di piano. L’ultima sezione d’input fornisce il riepilogo delle elaborazione relative ad ogni parete nelle due direzioni principali (X e Y). Figura 13: Stralcio della tabella riassuntiva i dati calcolati per ogni setto, in direzione X e Y. Nella sezione 4 è calcolata la somma dei contributi d’ogni singola parete ad ogni livello nelle due direzioni. Quindi viene determinata la forza sismica di piano in linea a quanto previsto dall’analisi statica della OPCM 3274/2003. smico è stato esaminato anche il criterio economico e dal confronto tra il costo di adeguamento dei due edifici e la costruzione di una nuova costruzione, tenuto conto del numero degli alunni, è risultato più conveniente costruire un edificio nuovo adeguato alle norme vigenti. 8 Figura 14: Tabella riepilogativa delle azioni sismiche di piano La vulnerabilità è il valore di accelerazione di picco al suolo più basso fra quelli calcolati ai vari livelli per le direzioni principali. Figura 15: Tabella di sintesi per il calcolo della pga riferita al suolo su cui poggia il fabbricato. DEMOLIZIONE DI UN EDIFICIO ESISTENTE IN MURATURA E RICOSTRZIONE DI UNA STRUTTURA IN CEMENTO ARMATO SU ISOLATORI SISMICI Il nuovo complesso scolastico è composto da due corpi di fabbrica: l’edificio scolastico, isolato alla base, e la palestra. L’edificio principale si sviluppa su due piani per una superficie lorda di circa 750 m2, ha la struttura portante a telaio in cemento armato sorretta da 39 pilastri. La fondazione è costituita da un reticolo di travi su pali sulle quali sono stati applicati i dispositivi di isolamento; il sistema di isolamento è stato previsto con un sistema combinato di n. 33 isolatori elastomerici cilindrici e da n.6 dispositivi a slitta in acciaio. La rigidezza complessiva del sistema di isolamento è di 27000 kN/m per una massa di 2800 ton. Il periodo fondamentale della struttura è pari a circa 2 sec con uno spostamento massimo stimato pari a circa 20 cm nelle due direzioni principali del sisma di progetto. Nella sezione 8, riducendo opportunamente il valore della PGA per tenere in conto dell’effetto di amplificazione stratigrafica locale, si è valutata l’accelerazione su bedrock. In base alle caratteristiche del sito, è stato stimato il periodo di ritorno del sisma . Figura 17: Viste del nuovo realizzato Figura 16: Calcolo dell’accelerazione d’ancoraggio dello spettro che porta la struttura al collasso. Identico procedimento è stato utilizzato per la valutazione della PGA allo stato limite di danno. Nel caso in esame si è ottenuta una Pga al collasso di 0,83g; dal rapporto tra questa a la Pga di sito, pari a 0,21ag/g, (DCD n.35/2005), opportunamente corretta dal coefficiente e di importanza, pari a 1,2, si è ottenuto un livello di adeguamento dell’edificio del 32% che ha posto l’edificio tra quelli ad elevata vulnerabilità (classe B). Oltre al criterio del rischio si- Figura 18: Isolatori elastomerici montati alla base della scuola nel comune di Morrone del Sannio (CB). Figura 19: Lo spettro A è quello utilizzato per la valutazione dell’effetto del sisma sulla struttura isolata alla base, lo spettro B si riferisce ad un edificio analogo progettato in classe di duttilità bassa. La Figura 19 mostra due spettri a confronto; lo spettro A è stato utilizzato per il progetto dell’edificio isolato, che in corrispondenza del periodo fondamentale della struttura (2s circa) valuta l’accelerazione spettrale in 0.94 m/s2, mentre lo spettro B, che assume il valore di 1.12 m/s2, è quello utilizzato nell’ipotesi di struttura non isolata, progettata in bassa duttilità con un coefficiente di struttura pari a 4.1. Nel caso in esame si è ottenuto che le sollecitazioni di progetto corrispondono a circa il 56% di quelle che si sarebbero potute ottenere per la stessa struttura in assenza degli isolatori sismici, nonostante la presenza di soli due piani. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 2000. Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Dipartimento della Protezione Civile – GNDT, Roma. AA. VV., 2007. Vulnerabilità sismica delle scuole del Molise. 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