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SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Loredana Sciolla
Cp 1 LA
NASCITA DEL CONCETTO SCIENTIFICO DI CULTURA
La nozione di cultura appartiene alla storia occidentale. Di origine latina, proviene dal verbo colere
“coltivare”, riferito al lavoro della terra. L’utilizzo di tale termine è stato, poi, esteso a quei comportamenti
che imponevano una “cura verso gli dei”: così il termine “culto”.
Il concetto moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze ritenute
fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il termine cultura nella
lingua italiana denota due significati, due concezioni principali sostanzialmente diverse:

C. UMANISTICA – CLASSICA → presenta la cultura come formazione individuale, cioè
attività che consente di “coltivare” l’animo umano. Secondo tale concezione, quindi, la cultura
consiste nel processo di sviluppo e mobilitazione delle facoltà umane, facilitato dall’assimilazione
del lavoro di autori e artisti importanti e legato al carattere di progresso dell’età moderna.

C. ANTROPOLOGICA – MODERNA → presenta la cultura come il variegato insieme dei
costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle
diverse popolazioni o società del mondo. Quindi nel suo significato etnologico, la cultura è
“quell’insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il
costume ed ogni altra competenza e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della
società”, come sostiene l’antropologo inglese Edward Tylor (Cultura primitiva, 1871). La cultura,
dunque, concerne sia l’individuo sia la collettività di cui egli fa parte. In questo senso il concetto è
ovviamente declinabile al plurale, presupponendo l’esistenza di diverse culture, e tipicamente viene
supposta l’esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico o raggruppamento sociale significativo, e
l’appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa all’identità culturale.
Nella società moderna pur essendovi differenze culturali, su base etnica e linguistica, si lavora per
favorire l’integrazione culturale .
Il concetto scientifico di cultura nasce a cavallo tra ‘800 e ‘900 quando le diverse scienze sociali
guardano con occhi nuovi l’uomo e la società, uno sguardo incentrato a descrivere com’è la realtà, piuttosto
che definire come dovrebbe essere.
IN ANTROPOLOGIA:
la cultura in senso antropologico consiste in:
o Ciò che si pensa → sistemi di norme e credenze (religione, morale, ecc.), elaborati in modo più o
meno formalizzati
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o Ciò che si fa → costumi e abitudini acquisite da esseri umani per il semplice fatto di vivere in
determinate comunità, comprese quindi le azioni quotidiane (cucina, abbigliamento, ecc.)
o Materiali che si producono → artefatti delle attività umane, dalle opere d’arte agli oggetti di uso
quotidiano e tutto ciò che fa riferimento alla cultura materiale, al sapere necessario per vivere.
Le caratteristiche che definiscono la cultura nella concezione descrittiva dell’antropologia sono
principalmente 3:
a. La cultura è appresa e non riducibile alla dimensione biologica dell’uomo.
b. La cultura rappresenta la totalità dell’ambiente sociale e fisico che è opera dell’uomo
c. La cultura è condivisa all’interno di un gruppo o di una società. Essa è distribuita in maniera
omogenea all’interno di tali gruppi o società.
Perché un azione possa essere definita “culturale” occorre che sia condivisa da un gruppo. Ciò però non
significa che un fenomeno “culturale” debba essere obbligatoriamente condiviso dalla totalità della
popolazione: è necessario lasciare spazio alla normale variabilità individuale.
IN SOCIOLOGIA:
influenzata dagli studi dell’antropologia culturale, la sociologia si dedica con particolare attenzione allo
studio della cultura. Occupandosi l’antropologia dello studio delle popolazioni primitive e la sociologia
dello studio della società moderna, si sono ottenuti due tipi di rapporti tra le due discipline:

La ricerca empirica antropologica presenta analogie con la società considerata in “scala
ridotta” → Sociologia AMERICANA

La sociologia elabora la teoria in base alla quale sistematizzare i dati antropologici →
Sociologia FRANCESE

Mentre la sociologia TEDESCA mantiene le distanze dall’antropologia.
SOCIOLOGIA AMERICANA:
SCUOLA di CHICAGO →gli autori legati a questa scuola sono interessati alla vita culturale nelle
città americane e studiano nuovi processi di integrazione, di comunicazione e mobilità sociale delle
realtà urbane.
Si ricollegano:
o THOMAS → la ricerca “Il contadino polacco in Europa e in America” è una ricerca sulle
mutazioni culturali e sull’integrazione degli emigranti, il riferimento è legato al reperimento di
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materiale documentale di varia natura in cui prevalgono gli studi di comunità e di osservazione
partecipante, tipica della Scuola di Chicago. Egli utilizza in particolare materiale autobiografico:
circa 800 lettere di immigrati polacchi in America, lettere che rappresentano 50 gruppi familiari,
inoltre utilizza documenti reperiti e acquistati in Polonia dagli archivi di un giornale polacco, da cui
ha tratto notizie sulle comunità, movimenti e associazione di polacchi; utilizza ancora una
autobiografia scritta, su commissione, da un giovane polacco che racconta sia l’esperienza americana
che quella polacca precedente alla sua emigrazione in America. Questo tipo di ricerca, la prima del
suo tipo, sembra la più adatta a tratteggiare una realtà culturale in mutazione, analizzata e
studiata da un punto di vista soggettivo che punta sulla scelta della visione dei singoli individui e
sulla loro personale produzione di informazioni, ricomposte dall’autore e dai suoi collaboratori in un
quadro analitico e interpretativo quanto più possibile unitario che fa riferimento alla relazione fra
processi sociali e azioni dei gruppi sociali nello studio dei cambiamenti socio-culturali, all’ idea di
“definizione di situazione” intesa come ciò che determina la realtà in base all’esperienze,
accettazione, dominio, sicurezza che caratterizzano l’adattamento a nuovi processi sociali.
In quest’opera Thomas delinea la teoria dell’ “Uomo Marginale”, in seguito perfezionata da Park.
L’uomo marginale è colui che sperimenta un’incongruenza tra il sistema sociale della comunità
da cui proviene e quello della società di arrivo, vivendola come una duplice perdita: di status,
ossia di riconoscimento del suo gruppo, e di senso proprio del sé, ossia di riconoscimento del
suo ruolo all’interno del gruppo. Egli è una sorta di ibrido inserito in una rete culturale di
relazioni, spesso contraddittorie, a cavallo di due mondi, di due società.
o LYND → nella ricerca intitolata “Middletown” i coniugi Lynd scelsero la cittadina di Muncie per
definire la città e società tipo della provincia americana. La loro analisi prevede uno studio più che
approfondito e minuzioso di ogni aspetto della vita in quella cittadina, la particolarità della loro
ricerca sta nel fatto che gli stessi coniugi e il loro collaboratori si trasferirono lì per 2 anni 1924-25,
attuando, tramite un’osservazione partecipante, un approccio di contatto diretto e fisico con le
persone e il contesto, intervistando sia la classe operaia che la classe imprenditoriale, reperendo
informazioni da ogni individuo, famiglia, associazione, istituzione circa le loro relazioni. Nell’ottica
dei Lynd lo studio di una cittadina media sarebbe stato rappresentativo della cultura della
provincia dell’intera nazione, in quanto l’obiettivo era appunto provare l’unità della cultura
americana nella sua globalità.
o PARK → nella ricerca intitolata “The City” Park ha voluto mettere in evidenza i diversi
“stati d’animo” vissuti da una città, ovvero le tradizioni, i costumi, gli stili di vita, le pratiche
sociali. Park punta l’attenzione sul “vicinato” inteso come la “più piccola unità locale” che
rientra nell’organizzazione sociale e politica della città, con la sua relativa intimità e stabilità.
L’interesse è rivolto alla differenziazione culturale dei sobborghi, dei ghetti di immigrati, mostrando
una realtà in cui si presenta una “città entro la città”, con proprie regole e stili di vita culturali e
sociali, anticipando di circa vent’anni il concetto di “subcultura”. Con l’avvento del telefono e della
radio, alle relazioni primarie face to fece subentrano relazioni secondarie, che non necessitano la
compresenza fisica delle persone, le distanze si accorciano e le forme di controllo sociale si
modificano, l’opinione pubblica, frutto di stampa e pubblicità, modifica la circolazione ed i contenuti
dell’informazione, che va ben oltre le “chiacchiere di paese” che penetrano l’intimità delle persone.
Park, quindi, con questa sua ricerca identifica i tratti salienti della complessità culturale con la
moltiplicazione di stimoli che bombardano gli individui producendo una forte individualizzazione.
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o MEAD → sviluppa la teoria della “Socialità della mente e dell’identità”, secondo cui la
comunicazione umana è il principale aspetto simbolico. Egli parla di INTERAZIONISMO
SIMBOLICO, secondo cui la realtà sociale è esito dell’interpretazione e attribuzione di senso
dei simboli (segni) creati a partire dalle relazioni stesse fra gli individui. Cioè sostiene la
necessità di inserire l’interpretazione e il comportamento degli individui all’interno della realtà
sociale alla quale appartiene, in quanto è dall’interazione con gli altri membri che nascono i
significati attribuiti alla società/ad essa. Ritornando alla sua teoria della mente egli considera che
l’interazione con l’altro produce comunicazione, scambio di pensieri e significati, che continuano ad
aleggiare nella propria mente producendo nuovi pensieri, quindi avviene una comunicazione anche
dentro sé stessi, una comunicazione rivolta al proprio mondo interno, oltre che al mondo esterno. Il
che si produce all’interno della menteè dunque un esperienza sociale che nasce dall’incontro con gli
altri, l’interazione è strumento attraverso il quale la realtà acquista significato.
SOCIOLOGIA FRANCESE:
la Francia è uno dei paesi che cha segnato la storia dell’antropologia e della sociologia. La scuola francese
utilizza i dati etnografici della ricerca antropologica per formulare una teoria sociologica generale
delle rappresentazioni collettive e del simbolismo sociale. La caratteristica principale della metodologia di
questa scuola è di considerare l’intera gamma dei fatti da studiare con l’ausilio del metodo dell’osservazione
empirica, al fine di garantire scientificità ad ogni fase dello studio e alle teorizzazioni derivanti.
Si ricollega:
o DURKHEIM → ritiene che per diventare scientifica la sociologia deve studiare i “fatti sociali”,
ovvero quegli aspetti della vita quotidiana e sociale che influenzano le azioni degli individui
proprio con gli stessi metodi con cui si studiano i fenomeni scientifici. Per D. la società è da
intendere come un’entità sui generis, ossia un sistema avente una vita propria, indipendentemente
dall’apporto delle singole coscienze. La società dettando le sue regole dall’alto, attraverso un
processo coercitivo e costante, costringe i suoi membri a conformarsi a tali regole. La società, quindi,
non va considerata come la semplice risultante delle singole coscienze, poiché le trascende
rappresentando una sintesi della loro fusione. Compresa l’idea di aggregato sociale, egli tenta di
definire il tipo di solidarietà, ossia il grado di coesione esistente presso i gruppi umani,
rintracciandone due tipi: solidarietà meccanica, derivante dall’indifferenziazione tra gli
individui, tipica delle società primitive; ed una solidarietà organica, in cui ogni singolo membro
assolve ad una particolare funzione, tipica delle società complesse in cui vige una marcata
divisione delle attività lavorative. Quale sia la sua origine, ogni società è caratterizzata
dall’esistenza di una coscienza collettiva, ossia quell’insieme di credenze, norme e sentimenti
comuni alla media dei membri che la costituiscono. La coscienza collettiva, in seguito definita
“rappresentazioni collettive”, è ciò che determina la condotta dell’individuo in società, che
ispira i suoi comportamenti, in modo che ogni azione, conforme allo statuto di una società,
possa generare consenso sociale. Da ciò si può concludere che l’individuo è una prodotto della
società, e non viceversa, perché questa è irriducibile dalla somma dei singoli, e mantiene una vita
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propria. Ogni azione che si compie in società è, dunque, frutto di una coscienza che ci è
superiore, e dalla quale dipendiamo. Quindi D. ponendosi il problema del perché mantenga un
livello minimo di coesione, ritiene che ogni società si stabilisce e permane solo se si costituisce
come comunità simbolica; dove la cultura e le norme condivise sono considerate come vere e
proprie istituzioni sociali che costituiscono il cemento della società, consentendo la
comunicazione tra i suoi membri e mutando con il cambiamento sociale.
SOCIOLOGIA TEDESCA:
uno sviluppo importante per la definizione della nuova scienza si è avuto in Germania, dove la sociologia è
stata riconosciuta come disciplina accademica agli inizi del Novecento. Invece di emulare le scienze naturali
(come in Francia e in Inghilterra), la sociologia tedesca ha elaborato un nuovo metodo d’indagine. Oltre a
spiegare i fenomeni dall’esterno, i sociologi tedeschi si imposero di comprenderli dall’interno,
intuendo che la comprensione dell’azione sociale è imprescindibile dalla considerazione del soggetto
che la compie e che ogni fatto sociale è un fatto a sé, dal quale non si ricavano regole generali. La
sociologia tedesca, quindi, utilizza il metodo idiografico orientato a descrivere i fenomeni della vita storica e
sociale così come si presentano nella loro individualità.
Si ricollegano:
o DILTHEY → ritiene che le scienze dello spirito (cioè le scienze dell’uomo, della società e della
storia) costituiscono un gruppo distinto dalle scienze della natura. La realtà che è fatta oggetto
d’indagine dalle prime non è esterna all’uomo, a differenza della realtà studiata dalle scienze
naturali, ma costituisce un dominio di cui l’uomo è parte integrante e in cui è coinvolta la
stessa posizione dello studioso. Inoltre mentre i dati che sono alla base delle scienze naturali
provengono dall’esperienza esterna, i dati su cui invece si fondano le scienze dello spirito derivano,
in larga parte, dall’esperienza interna degli uomini, essendo costituiti dai loro processi e dai loro
vissuti psichici. Dilthey opera una distinzione tra metodo delle scienze naturali, che consiste nella
“spiegazione”, e il procedimento tipico delle scienze dello spirito, che consiste nel
“comprendere”, cioè nella comprensione dall’interno delle esperienze vissute degli altri uomini
e delle loro espressioni culturali. Da questo punto di vista, Dilthey ha contribuito a rinnovare
l’ermeneutica, intesa da lui come disciplina specificamente rivolta al problema della comprensione e
della interpretazione delle manifestazioni di vita umane. Inoltre, egli avanza la tesi della radicale
storicità del mondo umano, per cui la stessa filosofia non può raggiungere un punto di vista sovra
storico, ma deve coniugarsi con la matura coscienza storica dell’uomo odierno.
o WEBER M. → ritiene che la sociologia deve trarre dal materiale storico-empirico delle
generalizzazioni limitate nello spazio e nel tempo, che servono a loro volta ad orientare il
lavoro storico e la ricerca empirica, in un’interazione continua. Le spiegazioni casuali che
vengono così elaborate hanno dignità scientifica, ma non possono che essere parziali e
provvisorie, perché devono rispettare la storicità della società umana. In tal modo egli riconduce
l’oggetto della sociologia all’analisi delle intenzioni soggettive sottese alle differenti modalità di
azione di ciascun individuo o gruppo sociale. Su tali basi, afferma che le modalità dell’agire
razionale possono orientarsi sia rispetto ai valori (economici, culturali, etici) soggettivamente
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coltivati, sia rispetto allo scopo perseguito da ciascun attore, indipendentemente dai mezzi
disponibili. Inoltre, egli è convinto di due cose: del carattere del tutto peculiare del mondo moderno,
e del ruolo predominante del capitalismo nella sua creazione. Oltre al tema dell’origine del
capitalismo Weber è più interessato al ruolo delle idee nella storia, più precisamente la dipendenza
della coscienza dell’uomo da ciò che egli chiama la sottostruttura economica della vita sociale, cioè
l’idea che le forme del pensiero, del diritto, della morale siano il prodotto delle condizioni
economiche della società. La società, infine, vive un rapporto di reciproco condizionamento con la
cultura.
o SIMMEL → ritiene che la sociologia studi le forme dell’interazione più di quanto queste incidano
veramente; egli ritiene che cultura e società siano distinte (e non coincidenti come per gli
antropologi); in pratica i sociologi non possono spiegare il perché di un’azione, perché l’azione
è legata alla spontaneità individuale, ma possono analizzare le forme che l’azione può
assumere. Egli analizza gli effetti sociali della modernizzazione e nella sua opera troviamo
riferimento ai temi fondamentali: dimensione, divisione del lavoro, denaro-razionalità. Studia il
passaggio dal piccolo al grande gruppo, in cui l’individuo diventa sempre più solo, analizzando
gruppi di elementi. Per quanto riguarda la divisione del lavoro ritiene che essa porti alla
frammentazione della vita sociale. Mentre il denaro è la fonte, l’espressione della razionalità e
dell’intellettualismo metropolitano, ed è qualcosa di assolutamente impersonale, è un livellatore,
riduce qualsiasi valore qualitativo ad una base quantitativa.
o WEBER A. → parla di SOCIOLOGIA della CULTURA, quale sociologia della conoscenza.
Ritiene che ci sia distinzione fra mondo della cultura (sfera emozionale, classica, ecc.) e mondo delle
scienze (sfera tecnico-scientifica). In quest’ottica, i prodotti della cultura non sono classificabili e
ordinabili mentre le elaborazioni scientifiche sono ordinabili. I processi culturali sono frutto di
forze psico-culturali che seguono uno sviluppo discontinuo e imprevedibile. Pertanto Weber è
consapevole che l’uomo non è una tabula rasa ma è plasmato dalla cultura del mondo in cui
vive. Di qui la necessità che ogni mutamento sociale sia graduale e rispettoso delle scelte dei
singoli. Perciò nel mondo della cultura non si parla di evoluzione ma di fluttuazione.
o MANNHEIM e SCHELER → entrambi ricercano le relazioni fra pensiero e/o conoscenza
ed esistenza sociale, cioè tra pensiero ed contesto storico-sociale in cui si forma. Per Mannheim
la cultura, l’ideologia si presenta come sistema di pensiero che si fonda su valori e metri
interpretativi che sono statuiti e validi all’interno di quell’unico sistema, di quell’unico contesto
storico-sociale. Scheler, invece, opera una distinzione tra: fattori reali, quali fattori sociali che
comprendono molti elementi; e fattori ideali che riguardano le forme del pensiero, cioè valori,
conoscenza, ecc. per Scheler sono possibili intuizioni a priori che sono allo stesso tempo universali e
materiali, di conseguenza i valori, quali contenuti materiali dell’etica, vengono ad essere il frutto di
un’intuizione a priori. Dal dibattito fra Scheler e Mennheim nasce il concetto scientifico di cultura;
per il primo, i fattori reali non determinano i contenuti della conoscenza ma favoriscono l’emergere
dei valori; per il secondo, i fattori reali influenzano i fattori ideali.
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Cp 2
DIMENSIONI E COMPONENTI DELLA CULTURA
Sociologia ed antropologia guardano la cultura in diverso modo:
 Antropologia: 1. cultura come totalità sociale; 2. omogeneità culturale; 3. Cultura statica;
4. Apprendimento per condizionamento.
 Sociologia: 1. Cultura e società sono due cose diverse; 2. Differenziazione culturale; 3.
Cultura quale fonte d’innovazione;
4. Apprendimento per interazione // agenzie di
socializzazione
La dimensione sociologica, quindi, guarda al carattere trasformativo della cultura, una
cultura in continuo divenire che commina di pari passo con i mutamenti storici e
temporali, nonché geografici; una cultura che è varia all’interno dei “gruppi” ed è
guidata da risorse cognitive ed affettive.
Negli anni ‘50 la sociologia vede rifiorire le sue sorti, dopo che dagli anni Trenta l’interesse nei suoi
confronti era scemato. Esponente che rivoluziona tale disciplina è:
o
T. PARSONS → l’approccio di P. è definito STRUTTURAL-FUNZIONALISMO, poiché si
propone di individuare la struttura di fondo della società e di comprenderla mostrando le
sue funzioni assolte dalle sue parti. Ciò che si propone di fare è di integrare i due approcci
opposti di Weber e Durkheim; infatti il primo pone l’accento sul ruolo dell’individuo, il secondo
sul ruolo della società.
 AZIONE SOCIALE: in ‘La struttura dell’azione sociale’, Parsons afferma che l’azione o
atto è l’unità elementare di cui si occupa la sociologia. l’atto richiede i seguenti elementi:
 Attore → colui che compie l’atto
 Fine → verso cui è orientato l’atto
 Situazione di partenza → da cui si sviluppano nuove linee d’azione e in cui vi
sono le condizioni ambientali, sulle quali l’attore non ha possibilità di controllo, e
i mezzi che invece l’attore controlla e utilizza
 Orientamento normativo dell’azione → porta l’attore a preferire certi mezzi ad
altre e certe vie ad altre, tuttavia basandosi sul sistema morale vigente nella sua
società.
Le norme collegano l’individuo alla società di cui è parte, il che in parte
riduce il libero arbitrio umano: l’uomo nel suo comportamento è vincolato da
queste norme sociali (se non le segue è sottoposto a sanzioni), e queste norme
sono espressione dei valori di fondo di una cultura. Mostrando dunque come
l’azione individuale vada ricollegata alla società nel suo insieme (tramite le
norme).
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
CONCETTO di SISTEMA: ne ‘Il sistema sociale’, Parsons definisce il sistema come un
insieme di parti che è capace di autoregolazione e in cui ogni parte svolge una funzione
necessaria alla riproduzione dell’intero sistema. Ogni sistema deve essere deve essere in
grado di svolgere almeno 4 funzioni, secondo il celebre sistema AGIL:
 ADATTAMENTO ALL’AMBIENTE: organismo biologico → mette in
relazione mondo esterno e individuo, adattandosi ai vincoli sociali.
 DEFINIZIONE dei PROPRI OBIETTIVI: personalità → funzione della
personalità è attivare le risorse e le energie per raggiungere gli obiettivi
 INTEGRAZIONE delle PARTI COMPONENTI: SISTEMA SOCIALE →
stabilisce le forme della coesione e della solidarietà
 CONSERVAZIONE della PROPRIA ORGANIZZAZIONE: CULTURA →
“funzione di latenza”, la cultura fornisce alle persone le credenze che
consentono di motivare l’attore sociale orientandolo nell’agire. La cultura è
latente in quanto partecipa in maniera non diretta nel sistema e nelle azioni
sociali.
In effetti nella visione di P. gli individui svolgono dei ruoli specifici, modelli di
comportamento regolati da norme ed orientati dall’espletamento di una funzione.
Parsons si rifà alla:
 Teoria Cibernetica: secondo cui le parti di un sistema si
dispongono a seconda della posizione di maggior o minor
energia. Le parti con > energia hanno < informazione, e
viceversa. La cultura come sottosistema è il più povero di
energia ma è ricca di informazioni, e pertanto indirizza le parti
con maggiore energia.
Una critica a Parsons è mossa da Rocher, il quale ritiene che il sistema parsoniano abbia una concezione
dell’individuo troppo meccanica e schematica. Dando poco spazio al sistema culturale, che quale
sottosistema dell’azione è stato trascurato.
 CULTURA: Parsons afferma che la cultura è costituita da sistemi strutturali e ordinati di
simboli (che sono gli oggetti dell’orientamento all’azione), da componenti interiorizzate
della personalità degli individui e da modelli istituzionalizzati dei sistemi sociali.
Distingue, pertanto, 4 dimensioni idealtipiche principali della cultura:

COERENZA/ INCOERENZA → le proposizioni culturali costituiscono un
insieme in cui sono individuabili dei principi ordinatori e non un agglomerato di
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elementi tra loro sconnessi. Il grado interno di coerenza è tuttavia variabile. Il
conflitto (fra gruppi, nel gruppo e/o nell’individuo) per esempio può non essere
fattore di disgregazione, ma di ordine. Inoltre, maggiore è la complessità culturale,
più difficile è mantenere conformità e coerenza.

PUBBLICO/PRIVATO → la cultura è pubblica nel senso che le proposizioni
da cui è costituita sono codificate entro simboli e linguaggi collettivi all’interno
dei gruppi sociali e accessibili da tutti.

OGGETTIVITA’/SOGGETTIVITA’ → la cultura è un fatto oggettivo, nel
senso che va al di là degli individui per occupare uno spazio e una rilevanza
sociale autonoma. Esiste infatti un lato soggettivo della cultura, costituito dalle
interpretazioni che di questa danno gli individui.

ESPLICITO/IMPLICITO → la cultura può essere manifesta, esplicitata, più o
meno elaborata teoricamente, o può essere tacita, non tematizzata. In questo
caso gli individui la condividono senza saperla necessariamente giustificare (il
senso comune).
 COMPONENTI della CULTURA: se ne distinguono 4:

VALORI → esprimono gli ideali a cui ci si riferisce quando si devono
formulare dei giudizi (es. pace, onestà, dignità). In sociologia il valore .è il
criterio della valutazione, cioè il principio generale in base al quale
approviamo o disapproviamo un certo modo di agire, di pensare o di sentire.
Il valore ha carattere normativo equivale a ciò che deve essere, e sono
interconnessi con la realtà sociale variando geograficamente e storicamente. Alle
scienze sociali interessa la genesi, i mutamenti e le funzioni dei valori. Essi si
differenziano dalle preferenze che indicano ciò che è desiderabile, e sono legate più
all’idea di valore come un qualcosa, materiale e no, di importante.
I valori hanno carattere: affettivo, se li si infrange ci si sente in colpa; cognitivo,
sono argomentabili; selettivo, i valori si realizzano nella scelta fra diverse azioni.
Secondo Parsons i valori si realizzano attraverso dei dilemmi e ne identifica 4:
a.
Universalismo/Particolarismo → situazioni in cui valgono caratteristiche
uguali per tutti o solo per qualcuno.
b. Prestazione /Qualità → situazione in cui vale ciò che si fa (prestazione) e
ciò che si è (qualità).
c. Neutralità affettiva/ Affettività → situazione in cui si sceglie di tenere da
parte il coinvolgimento emotivo oppure lo si esprime.
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d.

Specificità/ Diffusione →equivale al discorso sui ruoli, alle differenze
specifiche professionali tra ruoli e ruoli caratteristici delle persone
(madre,padre).
NORME → sono imperativi, obbligazioni (più specifiche dei valori). La loro
efficacia dipende dalle diverse sanzioni che possono essere interne, derivano
dall’autocoscienza e senso di colpa, e esterne, derivano da specifici organi per
il controllo e applicazioni delle regole.
Le norme possono essere:
a. Costitutive: generano l’attività (es. regole dei giochi)
b. Regolative: regolano l’attività che già esiste (la maggior parte sono di
questo tipo)
Vi è inoltre distinzione in base a:
 Contenuto: ciò che mettono in evidenza, es . moda, etichetta
 Formalizzazione: possono essere statuite, emanate da chi si
presuppone abbia il potere (es. giuridiche); consuetudinarie, norme
legate alla morale ed all’interazione sociale (es. educazione, sono
micro-rituali); deontologiche, definiscono specifiche etiche
professionali.

CONCETTI → sono le proposizioni descrittive della realtà che i soggetti
utilizzano per organizzare cognitivamente la loro esperienza; e sono espressi
con il linguaggio. Stabiliscono che cosa è la realtà intorno a noi.
Vi è distinzione tra credenze:
a. C. Fattuali o Proposizionali: cose che si sanno, il cui
significato è univoco.
b. C. Rappresentazionali o semi-proposizionali: opinioni, che
hanno molte interpretazioni, ed il cui significato può essere
vago e indeterminato.
 SIMBOLI → hanno carattere intersoggettivo e fanno parte di una dimensione
implicita della cultura (sapere che non sempre gli individui sanno
argomentare), sono condivisi dai gruppi sociali, ed hanno funzione sociale e
comunicativa.
Si distinguono in:
a. Convenzionali: in virtù di una convenzione
b. Analogici: in grado di evocare una relazione fra un oggetto concreto e
un’idea astratta.
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Si differenziano da:
a. Marchi : hanno valore per il singolo, e funzione rievocativa
b. Segnali: hanno valore oggettivo, la loro funzione è pragmatica, sono
univocamente interpretabili e convenzionali.
Verso la fine degli anni ’60 si ha un avvicinamento tra sociologia ed antropologia, in quanto i loro oggetti di
studio rispettivamente sistema sociale e cultura tendono a fondersi.
Cp 3
NATURA CULTURA SOCIETA’
La distinzione tra cultura e società è centrale nell’analisi sociologica, se si intende che:

CULTURA→ fa riferimento a rappresentazioni sulla natura, l’uomo, la società e i loro
rapporti. Tuttavia la cultura non racchiude i comportamenti istituzionali e non, anche se può
orientarli.

SOCIETA’ →fa riferimento alla struttura delle relazioni sociali, dai piccoli ai grandi gruppi
allo Stato Nazione e al sistema mondo
Bisogna considerare il RAPPORTO BIDIREZIONALE di INFLUENZA RECIPROCA che le lega,
quindi non vi è una determinazione univoca dalla società alla cultura o viceversa.
Infatti se si prendono in esame Durkheim e Weber si può notare come essi analizzino le due facce della
stessa medaglia del rapporto tra cultura e società, presi singolarmente essi ne danno una spiegazione
unilaterale, ma tuttavia entrambe le spiegazioni risultano fondamentali per comprendere il controverso
rapporto tra cultura e società. La differenza maggiore tra i due è che Durkheim coniò il termine fatto sociale
per sostenere l’esistenza di forze indipendenti e coercitive in grado di influenzare il comportamento
dell’individuo; mentre Weber afferma che per poter comprendere la società dobbiamo capire il significato
che le persone attribuiscono al loro comportamento.
Un riscontro tra piano sociale e culturale si ha analizzando lo sviluppo sociale raggiunto dalla società
moderna, che nello stesso momento in cui si trasforma il patrimonio culturale cristallizzato delle società
statiche, crea nuovi livelli di autonomia e specializzazione della cultura. Secondo Parsons l’evoluzione
sociale comporta l’affermazione progressiva della cultura nella vita sociale, una cultura sempre più
differenziata e stabile, ricca di contenuti diversificati e in rapporto con i vari ambiti della vita sociale.
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Weber ritiene che importante sia riferirsi al SIGNIFICATO della cultura, ovvero a DARE UN
SENSO al mondo e alla realtà, tale senso è dato dalla cultura, è con essa che si esce dalla condizione di
oscurità e caoticità. L’idea centrale è quindi quella che la cultura dia un senso alle nostre azioni e un
ordine alla nostra esperienza, costituendo una sorta di “bussola” che orienta il comportamento. Infatti
l’ordine culturale è la risposta alla peculiare carenza di organizzazione istintuale dell’uomo, che per la sua
sopravvivenza compensa ad essa con la CULTURA, quale ininterrotta costruzione sociale, la cui stabilità
non è mai definitiva ma risulta precaria e sottoposta al mutamento. La cultura pertanto, secondo Geertz, è
una condizione necessaria dell’esistenza umana.
Il problema delle variabilità delle culture è stato centro del dibattito che vede opposte le posizioni
dell’etnocentrismo (relativismo filosofico) e del relativismo culturale o metodologico:

ETNOCENTRISMO → particolare atteggiamento culturale di una determinata società che
assume i propri modelli come unici e validi, e quindi rifiuta o considera inferiori tutte le
culture e le società altre da sé.

RELATIVISMO CULTURALE → concezione secondo la quale gli elementi di una data
cultura vanno compresi e valutati nell’ambito del gruppo sociale a cui essa appartiene. In tale
prospettiva non si può considerare una data cultura superiore o inferiore ad un’altra, ma
semplicemente diversa.
La moderna scienza analizza la variabilità delle culture tra le società umane e anche all’interno di una stessa
società secondo due modelli:
 Modelli Relativisti: insistono sull’unicità della cultura. Ogni cultura è dotata di uno “stile”
particolare che si esprime nella lingua, nelle credenze, nell’arte, ecc., e può essere compresa solo nei
propri termini analizzando la storia e i contesti specifici in cui si forma. (storicismo – sociologia –
antropologia)
 Modelli Riduzionisti: tendono a minimizzare la variabilità culturale e ad interpretare le variazioni
come manifestazioni superficiali che nascondono unità più profonde. (marximo – economia
neoclassica)
Inoltre è utile far riferimento agli UNIVERSALI CULTURALI, intesi come tratti comuni alle diverse
società, tra cui si ricordano il tabù dell’incesto, il complesso di Edipo, e la norma della reciprocità che
stabilisce inteso come dovere di contraccambiare un favore ed essere grato a chi lo concede.
Per studiare la cultura si ricorre alla metodologia della ricerca sociale e alle tecniche da essa utilizzate; in
particolare si fa riferimento all’utilizzo di metodi quantitativi o qualitativi, la cui scelta dipende dal tipo di
ricerca, dalle domande a cui si vuol rispondere e agli obiettivi a cui si vuol giungere, e inoltre al tipo di
tecniche con cui si possono condurre le indagini, generalmente si opta per l’utilizzo di più tecniche in modo
tale di disporre di quanti più dati possibili da analizzare, tenendo conto che entrambe i metodi presentano
difetti e vantaggi, in modo tale da minimizzare i primi e esaltare i pregi.
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Cp 4 DIFFERENZIAZIONE
CULTURALE NELLE SOCIETA’ MODERNE
Se si parte dal concetto di :
PLURALISMO: quale condizione per cui in una società sono consentite e favorite l’espressione e la
divulgazione di una pluralità di opinioni, credenze, ecc., anche se diverse da quelle professate dalla
maggioranza dei cittadini o dalle pubbliche autorità.
↓
È chiaro che s’intende per:
PLURALISMO CULTURALE: una società non omogenea ma caratterizzata da una cultura
differenziata e molteplice, in cui gli stati nazione sono da intendersi come miscele etniche, linguistiche
e religiose.
Infatti se si considera il passato, nelle società agricole vi era una differenziazione culturale orizzontale, cioè
vi era una separazione netta tra Stato, Chiesa, casta; separazione che si manteneva tale in base alla
STATICITA’ senza creare conflitti grazie alla loro separatezza e non comunicabilità. Mentre con la
complessità crescente delle società moderne, dove la linea divisoria tra le classi è più flessibile, la cultura si
differenzia secondo linee diverse che attraversano persone e gruppi. Pertanto Durkheim e Simmel si
riferiscono proprio a questo quando parlano di varietà degli elementi e relazione d’interdipendenza tra di
essi, cioè di fronte alla crescente complessità della società si va incontro ad una forte individualizzazione
che permette all’individuo di partecipare contemporaneamente a più gruppi e associazioni, anche quando
queste hanno uno scarso rapporto reciproco. Ovvero l’individuo nel passato aveva poche scelte e la sua vita
si spartiva in poche compagini differenti secondo un’ideologia dominante, OGGI L’UOMO E’ AVANTI
AD UNA GAMMA DI SCELTE SPROPORZIONATA E INIMMAGINABILE, molte di queste
opzioni o possibilità sono contraddittorie e i valori spesso in opposizione, perciò l’individuo vive un
rapporto ambivalente con la cultura, in quanto infinite possibilità di scelta tra diversi valori sono sì
alla base della libertà ma provocano una maggiore incertezza (politeismo di valori, Weber).
SUBCULTURA: Al concetto di cultura si associa quello di gruppo e questo ultimo si associa a quello
di cultura di gruppo, quale norme, valori, tradizioni fatte proprie dal gruppo in quanto appartengono alla
sua cultura. In caso di gruppo con una propria cultura fortemente differenziata rispetto a quella
dominante, si parlerà di sottogruppo caratterizzato da una sua propria sottocultura, e legata ad aspetti
quali differenze di classe, etnie, età, ambiente di provenienza, ecc.
Gli studi sulle subculture sono stati affrontati da due scuole in particolare: la Scuola di Chicago (anni ’2060), e la Scuola di Birmingham (Centro studi sulle Culture contemporanee, anni ’70).

SCUOLA DI CHICAGO si sofferma sugli studi delle BANDE CRIMINALI di COHEN → volta
ad identificare le dinamiche che portano alla delinquenza nelle grandi città i giovani delle classi
più sfavorite. Per Cohen la sottocultura delinquenziale dei giovani di bassa estrazione sociale nasce
dal conflitto con la cultura della classe media. I giovani per riparare a ciò cercano di organizzare
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nuovi e diversi rapporti interpersonali con proprie norme. La condotta delinquenziale fornisce una
alternativa, anche se illegittima, che consente di raggiungere il successo basandosi su “altri” valori.
Per questo autore la limitazione delle opportunità è data da differente: razza, ceto, sesso etc. e
favorisce il confluire in sottoculture di banda. Persiste lo stereotipo di una delinquenza
esclusivamente derivante da classi sociali inferiori.

SCUOLA DI BIRMINGHAM si sofferma sugli studi sulle SUBCULTURE GIOVANILI
SPETTACOLARI → rappresentano stili e modi di espressione appariscenti, vistosi, sfacciati
come i punk, skinheads, ecc. questi gruppi sono espressione della fascia giovanile della classe
operaia, mediano tra le origini sociali della classe operaia e il panorama dello svilippo dei
consumi giovanili del capitalismo e della commercializzazione di massa, producendo forme di
resistenza sociale. Questo tipo di subcultura costruisce la sua identità attraverso l’uso di oggetti,
musiche, pettinature, abbigliamento tipici di ogni gruppo e manifestanti tratti distintivi alla base di un
proprio STILE, quale modo di comunicare agli altri la propria identità. Stile di pensiero e di
vita in antagonismo simbolico con la cultura dominante.
La categoria di SUBCULTURA è strettamente legata al discorso sulla cultura dominante, considerando una
triplice distinzione della cultura in:
o CULTURA ALTA: prodotti della conoscenza e dell’arte riferibili all’èlite sociali
o CULTURA POPOLARE: costumi e tradizioni locali, rituali, feste di gruppi sociali altamente
integrati in una comunità locale.
o CULTURA DI MASSA: storicamente dipendente dall’avvento della produzione industriale di
massa e dai mezzi di comunicazione di massa (giornale, radio, televisione). Essa è capace di
integrare gli elementi della cultura alta e di quella popolare attraverso la produzione e il
consumo di massa privandole dei loro tratti distintivi e tipici. Il termine cultura di massa ha un
valore descrittivo, in relazione alla diffusione in larga scala operata dai media; e un valore
valutativo negativo, proclamato dalla Scuola di Francoforte, in quanto mette in luce
l’omologazione e la cotruzione a tavolino di una industria culturale o semicultura
standardizzata che riduce la cultura a merce.
A seguito della visione pessimista della Scuola di Francoforte, si sviluppano critiche alla visione totalizzante
della cultura di massa:
 Messaggi e prodotti non vengono recepiti in modo uniforme
 La manipolazione non è né scontata, né automatica, pertanto non porta necessariamente
all’omologazione
 Cultura alta e cultura popolare sono definizioni che variano nel tempo.
È soprattutto negli anni ’70 nell’ambito dello sviluppo della sociologia di produzione e consumo della
cultura documentata che ha inizio un filone di studi attento alle dinamiche organizzative e istituzionali,
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particolarmente incline a studiare le differenze simboliche presenti tanto nell’offerta che nella fruizione dei
prodotti culturali.
CULTURA E CLASSI SOCIALI: le società complesse sono caratterizzate da una
stratificazione, una struttura sistematica di diseguaglianze economiche e sociali. Nelle società
tradizionali e feudali la distinzione è legata alla legittimazione per nascita chiamando il sangue per
giustificare e legittimare le diseguaglianze, in questi sistemi le diseguaglianze erano sostanzialmente
immodificabili e ogni individuo era destinato a rimanere dalla nascita alla morte sempre nello stesso gruppo
o strato sociale. Ma con l’avvento delle rivoluzioni, francese e inglesse, nel 18° secolo i valori si ribaltano, si
fanno strada ideali di uguaglianza e libertà, dove ogni individuo con l’uso della ragione è fautore del prorpio
destino.
MARX: secondo Marx le CLASSI SOCIALI hanno un fondamento eminentemente ECONOMICO,
cioè dipendono dalle forme di proprietà e di controllo che caratterizzano i rapporti di produzione,
distinguendo tra:
 Borghesia: proprietaria dei mezzi di produzione
 Proletariato: possiede la forza lavoro e la vende per sopravvivere
Per spiegare la SOCIETA’ egli ricorre ai concetti di:

STRUTTURA→ impianto economico alla base della società, che regola l’interazione tra
produzione, lavoro e commercio.

SOVRASTRUTTURA → indica le realtà etiche, religiose, politiche, giuridiche, ecc. della
società, che non sono realtà autonome, ma sono determinate dalla struttura economica della
società.
Per Marx le CLASSI SOCIALI sono rappresentate da gruppi omogenei di personeche condividono
stessi interessi, valori, concezione del mondo. Egli parla di coscienza di classe facendo riferimento alla
distinzione tra:
 Classe IN SE’→ quale collocazione oggettiva delle persone all’interno dei rapporti di
produzione
 Classe PER SE’ → quale PRESA DI COCIENZA degli individui di appartenere a
una comunità e di avere interessi e finalità comuni. Ed è in questa classe che
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l’individuo è ATTORE SOCIALE e si determina
COLLETTIVA, una presa di coscienza dei fini comuni.
una
IDENTITA’
Ora la COSCIENZA DI CLASSE si costruisce solo attraverso la PRATICA, che essendo un’attività
cosciente presuppone cooperazione, contatti reciproci tra gli individui, e una certa divisione del
lavoro. Egli distingue tra due tipi di pratica: lavorativa, riproduce le condizioni dell’esistenza;
trasformatrice, che regola i rapporti sociali di produzione.
DIFFERENZE TRA MARX E WEBER:
Marx: militante rivoluzionario: interessato alle contraddizioni che avrebbero portato al crollo del sistema
capitalista; è riconosciuto come il fondatore del materialismo storico.
Weber: sostenitore di una scienza sociale avalutativa: si poneva una domanda di fondo sull’origine del
capitalismo (perchè solo in europa). È identificato spesso come idealista, interessato al ruolo delle idee nella
storia.
Tratti comuni: la critica al materialismo storico nelle opere di Weber testimoniano quanto fu importante il
confronto con Marx. L’opera di Weber era incentrata sui fattori ideali invece che materiali come causa unica
dello sviluppo storico.
WEBER:
per Weber la CLASSE è da intendere in modo diverso da Marx: più che al possesso nei
rapporti di produzione Weber guarda al mercato e alla distribuzione distinguendo altre dicotomie:
 Proprietari/non proprietri (Marx)
 Venditori /compratori
 Creditori/debitori
Mentre la classe di Marx è divisa su criteri economi, il Ceto di Weber è legato a fattori culturali, stili di vita:

CETO → rappresenta una comunità di individui che hanno in comune lo stesso stile di vita,
stessa concezione del mondo, uguali gusti e preferenze. È caratterizzato da una chiusura sociale
e una condotta di vita particolare, dove vi è una limitazione nei rapporti sociali, infatti
presuppone la frequentazione solo con persone di uguale ceto (es. matrimonio). Il carattere
principale del ceto è il prestigio sociale, la distinzione e lo status sociale che i membri di un
determinato ceto riescono a raggiungere. Secondo Weber se una classe vuole diventare
dominante in termini di potere (non solo economico) deve organizzarsi come ceto, creando una
comunità sociale. Come? Attraverso la cultura, quale assunzione di norme, valori, modi di
pensare.
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Inoltre Weber ritiene che vi sia comunque un certo legame tra livello economico e stile di vita e prestigio,
che apre la strada a tre diversi tipi di capitali:
 Economico: dato dal denaro
 Culturale: possibilità date dalla cultura
 Sociale: legato alle reti sociali a disposizione
Questi tipi di capitali ruotano intorno alla concezione di: guadagno come fine in sè, ovvero come mezzo da
essere investito e generare nuovo guadagno; e di dovere professionale, ovvero obbligazione morale che
l’individuo sente nei confronti della sua attività professionale, inteso come indice della virtù morale di chi lo
realizza.
BOURDIEU: per questo autore il rapporto tra classe sociale e cultura è multidimensionale. Vi tre
diversi tipi di CAPITALE:



ECONOMICO: si basa sulla disponibilità di risorse materiali e finanziarie
SOCIALE: basato sulle reti di relazione in cui si è inseriti
CULTURALE: si basa sulle competenze di tipo scolastico e su quelle ereditate dalla
socializzazione extra-scolastica.
Capitale culturale e sociale, quando sfruttati si arricchiscono a differenza di quello economico che si
depaupera.
Sulla scorta delle possibili combinazioni tra capitale economico e capitale sociale, (studi su stili di vita
culinari), Bourdieu definisce un sistema strutturale di opposizioni su cui si fonderebbero le differenze
di stili di vita legati alle classi:
-
Economico e culturale elevato ≠ Economico e culturale basso
Economico alto- culturale basso ≠ Economico basso- culturale alto.
Ma è attraverso i GUSTI che si giocherebbe una sottile guerra prima di tutto simbolica, ma anche
pratica che ha a che fare con l’attribuzione di potere delle classi; il gusto è una vera e propria arma
sociale. I gusti sono delle pratiche culturali: comportamenti che incorporano la cultura e la società,
perchè tramite essi si manifestano i valori etici e giudizi estetici. Attraverso le preferenze di consumo
si combatte una eterna lotta da parte delle classi superiori per distinguersi dalle altre e per affermare
il proprio sistema di classificazione sociale. Il gusto trasforma le cose e gli oggetti in segni distinti e
distintivi. (classi superiori più attente alla forma, classi inferiori più attente alla sostanza).
Bordieu insiste molto sul momento culturale: chi fa parte di una classe ha una certa visione del mondo; è
quello che chiama HABITUS: categoria nella quale rientrano tutte le cose condivise in una certa classe
(comportamenti, gusti, idee, giudizi).
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ALTRE TEORIE:
 DI MAGGIO: analizza come il capitale culturale sia determinante nella riuscita scolasica, dividendo
i bambini in due categorie rispetto al tipo di codice: codice ristretto, meno complesso e più legato al
contesto pratico; a cui si oppone un codice elaborato, più complesso e astratto meno legato al
contesto pratico. I bambini del secondo gruppo hanno un maggiore potere di attrazione.
 Alla distinzione per classe economica si sta sostituendo una distinzione per cultura/gusto dove però
la frammentazione è molto elevata, perciò l’uomo può scegliere tra un molteplice insieme di opzioni
e le può miscelare a piacere. Questo cre ambivalenze culturali: valori, idee e attegiamenti non sono
uguali, anche l’ “achievement”, cioè l’aspirazione al successo, base dell’ideologia capitalistica non è
per tutte le classi, nascono pertanto meccanismi di compensazione, le classi sociali sviluppano propri
specifici valori spasso in contraddizione con altri di altre classi.
GENERAZIONE: con il concetto di generazione MANNHEIM intende collocare noi e gli altri in
un tempo storico. Far parte di una generazione significa vivere la contemporaneità in un senso non
solo cronologico ma perchè si fanno le stesse esperienze significative e si vivono le stesse influenze
dominanti; tuttavia non tutte le persone contemporanee, che vivono lo stesso tempo, condividono la
stessa esperienza storica.
Mannheim distingue tra:

COLLOCAZIONE: (di classe) per esempio indica una condizione di fatto comune ad alcuni
individui che limita le loro esperienze possibili.

GRUPPO CONCRETO: formato da comunità e associazioni, da individui che hanno coscienti
relazioni tra loro.

LEGAME DI GENERAZIONE: indica la possibilità che le persone prendano parte attivamente ai
destini e ai problemi comuni del legame storico in cui vivono

UNITA’ DI GENERAZIONE: gruppi che elaborano diversamente le stesse esperienze e che
risolvono diversamente gli stessi problemi.
Tra gli esempi si ricordano:


i giovani che avevano tra i 18 e i 30 anni durante la 2° guerra mondiale, si distinguono da quelli nati
dopo la guerra perchè la guerra ha lasciato in loro una traccia indelebile, ma tra di essi non sono
omogenei perchè quella stessa esperienza è stata vissuta e appresa in modo diverso.
Negli ’50 la gioventù ribelle (che si opponeva alla cultura dominante esasperandola) aveva proprie
caratteristiche ed era trasversale perciò il termine subcultura stava stretto (era nato apposta per
indicare giovani deviati provenienti da famiglie operaie)
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IDENTITA’: il concetto di identità riguarda due aspetti
1. Il modo in cui l’individuo rappresenta e costruisce sè stesso come appartenente a determinati
gruppi sociali: nazione, classe sociale, sistema culturale, etnia, genere, ecc. → IDENTITA’
PERSONALE
2. Il modo in cui le norme di tali gruppi permettono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi,
collocarsi e relazionarsi rispetto a sè stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce ed ai gruppi
esterni intesi, percepiti e classificati come diversi. → IDENTITA’ COLLETTIVA
La formazione dell’identità si può distinguere in due processi:
a. IDENTIFICAZIONE → il soggetto si rifà alle figure rispetto alle quali e con le quali condivide
alcuni caratteri; produce il senso di appartenenza a un’entità collettiva definita come “noi”
(famiglia, gruppo di pari, comunità locale, nazione)
b. INDIVIDUAZIONE → il soggetto fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli
altri.
L’identità presenta le dimensioni:
o LOCATIVA → poichè è grazie ad essa che l’individuo si pone all’interno di un campo simbolico,
ossia entro confini che lo rendono affine ad altri che li condividono con lui.
o SELETTIVA → in quanto l’individuo, in seguito alla definizione dei propri confini e all’assunzione
di un sistema di rilevanza, risulta capace di ordinare le proprie preferenze e di scegliere tra
alternative.
o INTEGRATIVA → essa permette all’individuo di possedere una mappa interpretativa capace di
intrecciare e ricollegare le esperienze passate, presenti e future in seno ad un’unità biografica.
Inoltre, essa riguarda la necessità di allineare motivazioni e credenze differenti vincolate ai
molteplici ruoli occupati.
Cp 5 COME
LA SOCIETA’ INFLUENZA LA CULTURA
TRA CULTURA E SOCIETA’ VI E’ UN RAPPORTO BIDIREZIONALE
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 Nel passato interpretato secondo l’asse:
 Determinismo culturale = idealismo → pone l’idea come principio del conoscere e della realtà
 Determinismo sociale = materialismo→ pone a fondamento della realtà ideale la materia
Asse spostatosi poi sui temi di:


Autonomia della cultura
Influenza reciproca
Per spiegare il rapporto tra cultura e società bisogna partire da tre punti di partenza, che delineano il modo in cui si
è analizzata nel tempo la relazione tra cultura e società; questi sono:
1. Dipendenza delle forme culturali dalle strutture sociali → genesi della cultura (cp 5)
2. Ruolo delle forme culturali nella determinazione dell’azione e nello sviluppo sociale → effetti della
cultura (cp 6)
3. Meccanismi di diffusione e trasformazione della cultura → meccanismi di entrata nell’universo delle
persone (cp.7)
Per spiegare la DIPENDENZA DELLA CULTURA DALLA SOCIETA’, si deve considerare l’individuo come
soggetto attivo che dà un attribuzione soggettiva di significato, o come soggetto passivo, plasmabile dalle strutture
sociali. Inoltre si fa riferimento a 4 modelli interpretativi:
1.
M. FUNZIONALISTI:
il FUNZIONALISMO mira ad individuare la funzione che la cultura
svolge nel mantenere e nello stabilire il sistema sociale.
Si ricollegano:
o
MALINOSKI → la funzione della cultura consiste nella capacità di soddisfare i bisogni primari
all’interno di un gruppo (nutrizione, protezione, riproduzione)
o
RADCLIFFE-BROWN → per lui tale funzione (soddisfacimento bisogni) si raggiunge
attraverso il mantenimento della struttura sociale. Si rifà a Durkheim e come per tale autore is
imboli sono strumenti di regolazione sociale indispensabili al mantenimento dell’ordine sociale.
o
PARSONS → spiega l’equilibrio tra società e cultura in base al sistema AGIL, che si fonda
sull’assunto che ogni struttura sociale per garantire la propria continuità deve risolvere dei
problemi funzionali, dati da 4 funzioni: adattiva, raggiungimento dello scopo, integrativa, latenza.
o
MERTON → individua due funzioni della cultura. Funzioni: MANIFESTE, producono
conseguenze volute e ammesse dai membri del sitema; LATENTI, producono conseguenze non
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volute e non ammesse dai mebri del sistema. Riferendosi ai riti egli afferma che se l’effetto di un
rito non viene raggiunto ne consegue che il rito non ha prodotto nessun effetto.
Critica: trascura il significato che le azioni hanno per il soggetto che le compie.
2.
3.
M. CASUALISTI: ritengono che
la cultura (norme, credenze, valori) è direttamente causata da
processi che sfuggono alla coscienza degli individui che a quella cultura aderiscono. Le cause possono
essere di tipo biologico, economiche, sociali. Ma si distinguono in :
o
CAUSE PSICHICHE → sostenitore è PARETO. Conidera l’origine di valori e credenze
derivante dagli istinti, quali fragili tentativi da parte dell’uomo di dare una spiegazione logica a ciò
che non è logico.
o
CAUSE SOCIALI → sotenitore è MARX. Considera che è la struttura alla base della società a
generare la sovrastruttura, quale sistema di norme e valori quindi di cultura.
o
PROGRAMMA FORTE DI SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA → sostiene che contenuti
e procedure della scienza sono condizionati da fattori sociali (interessi, potere)
o
APPROCCIO DELLA PRODUZIONE DI CULTURA →sostiene che sono gli aspetti
istituzionali e organizzativi, rilevabili nella iperspecializzata industria culturale, a condizionare il
contenuto dei prodotti culturali.
M. STRUMENTALI: vedono l’individuo attivo che agisce razionalmente per i propri interessi e
persegue i propri scopi. La cultura rappresenta la combinazione delle diverse scelte individuali, pertanto
le norme nascono come effetto di queste scelte e si decide di rispettarle per il vantaggio che se ne ricava.
o
4.
ELSTER → ritiene che si aderisce alle norme per avere benefici o per paura delle sanzioni in
caso di non adesione.
M. INTERAZIONISTI:
considera l’attore sociale come un soggetto attivo che attribuisce un
significato alle proprie azioni, ma si discosta dai modelli strumentali. Essi non danno la priorità al calcolo
strumentale ma all’INTERAZIONE COMUNICATIVA tra individui. Le norme sociali emergono dalla
ripetizione di soluzioni a problemi ricorrenti di cui si è già fatta esperienza nel passato (es. Linguaggio)
o
INTERAZIONISMO SIMBOLICO → tuttavia esistono situazioni problematiche, non affrontabili
sulla base dell’esperienza, di cui i partecipanti alla situazione possono avere interpretazioni
contrastanti. in tale situazione gli attori sociali devono NEGOZIARE una definizione della
situazione, cioè una comune attribuzione di significato su cui accordarsi affinchè l’interazione
possa continuare.
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IDEOLOGIA: insieme delle idee, dei valori e dei principi morali che sono alla base di ogni movimento
culturale e politico. L’ideologia come sistema culturale fa capo ad una visione del mondo senza riferimenti alla
trascendenza, presentando:
a.
b.
c.
d.
Alto grado di coerenza interna
Prodotta dagli intellettuali e poi divulgata alla popolazzione
Legittima e giustifica sistemi di potere
Riferimento alla scienza
L’IDEOLOGIA é fortemente legata al POTERE, inteso come capacità di un individuo o gruppo di far valere i
propri interessi e i propri desideri anche di fronte alla resistenza altrui. Il potere diventa LEGITTIMO quando
è capace di far accettare le proprie decisioni e posizioni come ben fondate. Tuttavia non di rado capita che il
potere faccia uso della forza ma l’ideologia fornisce le GIUSTIFICAZIONI necessarie a chi detiene il potere di
applicare metodi talvolta poco ortodossi in nome di ideali più elevati.
o
LEGITTIMAZIONE PONDERATA → quando un’ideologia stabilisce una graduatoria tra
valori quando questi sono contraddittori e riduce la complessità della situazione valoriale per non
bloccare l’azione razionale. Pertanto funzione dell’ideologia in questo caso è orientare di fronte a
divergenze tra criteri contraddittori.
L’IDEOLOGIA si presenta anche come RELIGIONE POLITICA, con miti prestigiosi che ne giustificano
l’origine o i leaders divinizzati ai quali affidarsi ciecamente, l’intento è di risacralizzare il potere e la politica per
mezzo di cerimonie e riti che periodicamente rafforzano i legami di appartenenza. (es. Nazionalsocialismo di Hitler,
basato su superiorità razziale del popolo tedesco, prestigio delle origini con il mito ariano, restaurazione della purezza
e rituali; il nazionalsocialismo è pertanto un’ideologia totalizzante).
Esistono 4 definizioni di ideologia come:

DIFETTO DELLA RAGIONE → anche se la parola ideologia è stata coniata dal filosofo francese Antoine
Destutt de Tracy che voleva indicare la scienza delle origini delle idee, si fa riferimento al filosofo Bacone,
che nel 1600, aveva sviluppato la teoria degli idola, con cui indicava gli elementi che intralciano il
raggiungimento della vera conoscenza. Mentre l’illuminismo tende a voler liberare la società dai pregiudizi e
dalla manipolazione consapevole con cui l’Ancien Regimé aveva sottomesso il popolo. Un aspetto importante
sottolineato dall’illuminismo è che per convincere qualcuno bisogna credere in ciò che si dice e si fa, mentre
invece una politica basata sulla menzogna non può essere duratura, anche se le conseguenze sulla società sono
notevoli.

FALSA COSCIENZA → Secondo MARX l’idealismo inverte e capovolge i rapporti reali. Le idee
secondo Marx non hanno una storia e uno sviluppo autonomo, ma sono la diretta emanazione dei rapporti
reali, cioè dei rapporti sociali prevalenti in un determinato momento storico. Lo sviluppo della divisione
del lavoro ha prodotto una disgiunzione tra lavoro materiale e lavoro intellettuale. Nell’ambito del lavoro
intelletuale che produce appunto idee e concetti, questi si staccherebbero dalla realtà che è frutto dei
rapporti materiali e rappresentano il vero motore della storia e del cambiamento. Marx inoltre descrive con
cura l’operare dell’ideologia nel sistema capitalistico: oggettivando e neutralizzando i rapporti tra le persone,
li presenta come se fossero dotati di qualità proprie, quando invece in realtà secondo Marx sono sempre il
frutto della produzione umana. Il feticismo delle merci è quel processo attraverso cui gli individui della
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società capitalista tendono a reificare le merci, considerandole dotate di qualità proprie e a dimenticare che il
valore delle merci dipende dal lavoro necessario per produrle. Se l’ideologia costituisce dunque una forma
di falsificazione della realtà dei rapporti sociali, tanto che Marx parla di falsa coscienza, le
rappresentazioni del mondo prodotte dalla classe dominante sono ideologiche, cioè non vere, perché
tendono a produrre una distorsione della realtà e a giustificare le diseguaglianze come frutto naturale
delle cose. Le classi dominate non hanno consapevolezza della falsità delle rappresentazioni offerte dalla
classe dominante, mentre quest’ultima approffitta del suo dominio oggettivo per produrre una visione
del mondo che giustifica i rapporti di forza. L’ideologia borghese oscura la reale relazione tra le classi e
contribuisce a rappresentare interessi
della classe borghese come interessi universali

RAZIONALIZZAZIONE → PARETO considera l’uomo un animale ideologico. Egli ritiene che gli
esseri tendono a rappresentare i propri istinti e impulsi, soprattutto quelli più inconfessabili, sottoforma
di costrutti logici e ragionevoli in modo da ottenere consenso e giustificazione. La visione di Pareto è
capace di definire le ideologie come forme di razionalizzazioni a posteriori (ex post). Da questo punto di vista
il meccanismo è simile a quello del funzionamento dell’ideologia secondo Marx. Tuttavia, Pareto situa la
spiegazione a livello psichico e non sociale. Egli ritiene che le ideologie possano essere analizzate a tre
livelli:
a. Oggettivo: al fine di stabilire quanto l’ideologia sia basata una logica.
b. Soggettivo: al fine di comprendere la forza di persuasione che un’ideologia ha su determinati
individui.
c. Di utilità sociale: malgrado Pareto ritenga che le ideologie mascherino interessi diversi da quelli che
postulano, suggerisce di prendere in considerazione il livello di utilità sociale, in quanto possano
esservi ideologie che mostrano di avere elevati livelli di persuasione e quindi anche una certa utilità
sociale

CONCEZIONE DEL MONDO PREVALENTE IN UN’EPOCA → MANHEIM colloca lo studio delle
società nell’ambito delle dinamiche storiche, convinto dell’importanza di cogliere lo spirito di un tempo,
di un’epoca per poter interpretare le caratteristiche specifiche di una data società. Nel 1929 egli
pubblica “Ideologia e Utopia”, proponendo di considerare e studiare le ideologie non dal punto di vista del
rapporto che avrebbero con la realtà e le sue distorsioni, manipolazioni e falsità, ma da un punto di vista di
concezioni totali: si tratta di analizzare la struttura mentale, gli stili di pensiero, il modo di pensare,
rappresentare e interpretare la realtà relativamente all’intera epoca storica o gruppo sociale. L’ideologia
assomiglia così ad una complessiva concezione del mondo, un ampio insieme di tratti che corrispondono alla
quasi totalità di una cultura.
SENSO COMUNE:
è il sapere implicito, cioè un’insieme di quadri di pensiero, rappresentazioni,
schemi di conoscenza e di percezione che le persone impiegano a livello implicito. È un sapere incorporato nelle
pratiche che si succedono nella vita quotidiana così come nella storia della cultura. Sono delle disposizioni, quali
forme di conoscenza e agire che a noi sembrano autoevidenti e scontate, ma che in realtà sono frutto di un
consolidamento storico. Nel senso comune si distinguono gli STEREOTIPI quali modalità attraverso cui ci
rappresentiamo gli altri e l’ambiente sociale (categorie e nozioni) senza possedere le conoscenze dettagliate e precise.
Si ricollegano:
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o
DURKHEIM: assegna una centralità alle rappresentazioni collettive (categorie di pensiero e
forme classificatorie), intese come prodotti del vivere collettivo e dipendono dal modo in cui il
gruppo sociale è organizzato, diventando delle vere e proprie istituzioni sociali capaci di
influire sul comportamento del singolo. Durkheim sostiene la visione della natura collettiva delle
categorie e delle forme di classificazione, criticando sia l’empirismo (vede la mente umana e la
psichè al centro di un processo di immagazinamento), sia il kantismo ( secondo cui categorie e forme
classificatorie esistono a priori). Inoltre giustifica l’idea che genere e specie, tempo e spazio siano
categorie di pensiero che variano da società a società in funzione del tipo di organizazzione sociale.
o
MAUSS: parla della categoria di PERSONA la quale mostra un’ampia variabilità nell’ambito
delle diverse società e culture. Mauss ha mostrato come nelle società tribali il concetto di persona si
esaurica nei ruoli sociali svolti da quella persona.
o HALBWACHS: Per MEMORIA COLLETTIVA intende l’insieme dei quadri sociali,
così come si sviluppano nel tempo. La memoria collettiva è collegata agli effetti sociali
di un avvenimento. E fino quando questi perdurano difficilmente un gruppo sociale
dimentica un certo avvenimento. Ad esempio, una guerra, può segnare la memoria collettiva
di generazioni successive, anche dopo che si è spenta.
o SCHUTZ: la sua analisi si incentra sulle strutture dell’esperire individuale nel mondo
sociale e nella vita quotidiana. Individua 5 categorie del senso comune:
-
-
Oggettività: le persone percepiscono al realtà come ordinata, oggettivata e dotata di
senso
Intersoggettività: la realtà è condivisa sempre con gli altri, vi è una corrispondenza
tra i propri e gli altui significati
Autoevidenza: il senso comune è quel sapere e agire che diamo per scontato.
Tipizzazione: sono schemi di azione che consentono di porevedere quale sarà il
comportamento altrui e individuare quale comportamento da mettere in atto è più
adatto alla situazione.
Fondo di conoscenza comune: comportamenti, schemi e simboli che dati la loro
ripetuta validità ed efficacia di fronte a situazioni ricorrenti sono ormai dati per
scontati ed entrati a far parte del senso comune.
RELIGIONE:
ha a che fare con la natura di esseri sovraumani e con i loro rapporti con il
mondo, e si esplicita all’uomo mediante credenze, valori e simboli. Dottrine e dogmi, simboli e precetti
inseriscono l’individuo in un ordine sacro e cosmico, ed il suo carattere pubblico è acquisito mediante
processi sociali di apprendimento.
WEBER: in base all’immagine del mondo e alla salvezza opera 2 classificazioni della religione:
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
R. TEOCENTRICA → con un DIO PERSONALE e TRASCENDENTE → parla di
ASCETISMO, quando l’uomo è uno strumento del volere divino. Tende a prescrivere un’ETICA di
COMPORTAMENTO disegnata sulla contrapposizione tre bene e male → e dove l’UOMO E’
PECCATORE che cerca il favore di Dio e teme il suo ripudio.

R. COSMOCENTRICA → con un DIO IMPERSONALE e IMMANENTE → parla di
MISTICISMO, quando l’uomo è considerato come contenitore che ospita l’essenza divina. Ha un
carattere COGNITIVO offrendo percorsi attraverso cui tendere alla CONOSCENZA delle cose →
dove il TIMORE dell’UOMO E’ l’INCAPACITA’ di ARRIVARE alla COMPRENSIONE DEL
DIVINO e rimanere legato al ciclo morte-rinascita.
A partire dal tipo di organizzazione di una società si può distinguere tra:
 CHIESA → si tratta di una comunità stabilizzata di credenti, con una lunga influenza sul sistema
culturale di riferimento, tale che la semplice nascita all’interno della comunità produce nella maggior
parte dei casi un’automatica appartenenza alla chiesa.
 SETTA → alla setta non si appartiene per nascita ma a seguito di una libera scelta e di solito
l’ostracismo della chiesa e di alcune norme sociali comporta un limitato numero di fedeli. Inoltre, la
setta può esprimere convinzioni e credenze che mettono in discussione alcuni o molti valori della
cultura dominante.
La sociologia si è posta di fronte al fenomeno delle religioni in termini di:

FUNZIONI → che la religione esplica in termini sociali e culturali → Spiegazioni
FUNZIONALISTE:
o DURKHEIM: il cui approccio rientra nel caso delle funzioni che la religione ha nei
confronti della società: attraverso rituali religiosi, la società esprime un
CAMBIAMENTO EMOTIVO nelle pratiche quotidiane e attraverso il
simbolismo religioso essa non fa altro che sancire il senso di appartenenza colletiva
rinforzando i legami che uniscono l’individuo alla società. → la religione è un
sistema di comunicazione di idee, sentimenti e norme regolative del sistema
sociale.
o MERTON: interessato alla verifica del LIVELLO DI INTEGRAZIONE DELLE
STRUTTURE CULTURALI E SOCIALI, propone la distinzione fra funzioni
manifeste, volute riconosciute e esplicitate; e funzioni latenti, non riconosciute
né volute. → le pratiche religiose possono avere funzioni manifeste ad es. Una
preghiera collettiva scongiura un evento negativo; mentre per le funzioni latenti ad
es. una preghiera collettiv a ha la funzione di dare fiducia al gruppo di praticanti.
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
CAUSE → che hanno portato alla nascita e allo sviluppo di determinate religioni adottando un
approccio storico-sociale → spiegazioni CASUALISTE:
o MARX: secondo cui le RELIGIONI si sviluppano come FALSE VISIONI DELLA
REALTA’ attraverso cui la struttura delle diseguaglianze materiali tra le classi sociali viene
ripordotta.
Questa tesi è coerente al processo intellettuale dello sviluppo del razionalismo nelle società moderne: se
nelle società tradizionali la religione rappresenta il sistema culturale per eccellenza, nel senso che la
religione corrisponde alla concezione del mondo valida per l’intera comunità; nelle società moderne,
industriali, urbanizzate e basate sulla scienza come sistema di conoscenza e concezione del mondo, la
religione perde la predominanza culturale e si ritrova circoscritta ad ambiti ristretti della vita sociale.
Cp 6
CULTURA INFLUENZA L’ AZIONE SOCIALE
Una questione fondamentale riguarda il modo in cui norme, valori, credenze esercitano un’influenza sui
comportamenti effettivi delle persone e, in seconda battuta, in che modo questa influenza che passa per
gli individui si riconsolida poi a livello sociale.
Esistono 2 modelli esplicativi, che danno risposta a questa questione:

ATTORE SOCIALIZZATO (Parsons) → secondo cui i valori e di conseguenza le norme
condivise da una comunità si traducono in azioni conformi grazie ai processi di
interiorizzazione che avvengono nell’infanzia e che producono personalità aderenti ai valori
dominanti. In seguito subentrano diversi meccanismi di rinforzo, tra cui le norme e le relative
sanzioni, che esercitano funzione di controllo sociale. In tal modo le disposizioni di base della
personalità diventano compatibili con le aspettative legate ai ruoli sociali.
VALORI→
INTERIORIZZAZIONE→ COMPORTAMENTI

IDENTITA’ SOCIALE (Cancian) → secondo cui non sempre è riscontrabile un legame diretto
travalori e comportamenti. Pertanto è più utile considerare che essi, tramite le norme e le
credenze, possano essere legati al comportamento se credenze e norme sono condivise con un
gruppo e quindi riescono a definire un’ IDENTITA’ che lo stesso gruppo convalida. Questo
elemento produce una selezione: solo alcuni tipi di norme e di credenze condivise arrivano ad
influenzare il comportamento degli individui di un gruppo sociale. Inoltre, oltre a garantire
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conformità e ordine sociale, le norme danno soprattutto validità all’identità e pertanto orientano
l’azione, l’agire umano. VALORI→ IDENTITA’ SOCIALE→ COMPORTAMENTI
CULTURA POLITICA e CULTURA CIVICA: nel corso della seconda metà del Novecento
l’analisi sociologica della cultura è divenuta importante, tra i vari studi dei processi culturali, è di rilievo la
questione riguardante l’influenza della cultura sui processi politici, sulla stabilità della democrazia e sui
tipi di democrazia. Tale pensiero ritiene che la tradizione culturale di un paese può rappresentare un
fattore determinante per il buono o cattivo funzionamento di un sistema politico ed economico del
paese.
Si ricollegano:
ALMOND e VERBA: nello studio del 1963 “ La cultura civica” prendono in considerazione 5
democrazie e il loro diverso livello di funzionamento analizzandole in rapporto alle rispettive culture
politiche, con tradizioni e legami con l’organizzazione sociale di ciascun paese. Hanno notato che:
 ogni sistema politico è legato alla cultura attraverso valori e norme condivise dalla
popolazione
 la cultura si sedimenta nel tempo
 i processi di apprendimento mediati dalle agenzie di socializzazione fanno si che questa
cultura entri a far parte della personalità degli individui
 ciò orienta gli individui ad agire in un determinato modo.
In questo senso la cultura politica sembra rispecchiare il concetto di cultura nazionale. A correggere l’idea
forte che vi sia una sostanziale omogeneità tra cultura e personalità.

CULTURA CIVICA→ tale concetto rappresenta una specificazione del concetto di cultura
politica. Quest’ultima è definita come l’orientamento psicologico dei membri di una società nei
confronti della politica. Secondo Almond e Verba, in paesi come l’Inghilterra e gli USA, la cultura
politica era di tipo misto perchè contemperava in modo congruo l’idealtipo del modello attivista
della cittadinanza democratica e l’idealtipo del modello passivo basato sulla fiducia e la deferenza
verso le autorità e le istituzioni. Mentre in paesi come l’Italia la cultura politica viene definita
particolaristica in quanto la società appare frammentata, con un livello di fiducia ristretto alla
famiglia e definito familismo amorale.
PUTNAM: tentò di dimostrare come la cultura civica variasse nelle diverse regioni italiane,
comportando un differente rendimento istituzionele delle amministrazioni regionali. Le cause
profonde a suo avviso risalivano alla diversa tradizione civica delle regioni italiane. Una maggiore o
minore presenza di SENSO CIVICO. Lo spirito civico veniva indicato come quel tessuto fatto di
valori, norme e regole radicate nel contesto associativo e che favorisce la cooperazione sociale e la
fiducia verso gli altri e le istituzioni.
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INGLEAHART: ha effettuato studi comparando per diversi paesi il livello di fiducia espresso verso gli altri
e la continuità e la durata dei sistemi democratici giungendo a trovare una stretta correlazione tra le due
variabili. Egli ritiene che la fiducia interpersonale rappresenta un indicatore della cultura civica.
SCIOLLA: la cultura civica deve esser visto come qualcosa di complesso. Ha 3 dimensioni:
1. MORALE: valori espressi sotto forma di giudizi su ciò che è giustificabile o meno negli atti,
nei confronti di beni pubblici e diritti della persona. A sua volta scomponibile in:
 Responsabilizzazione: giudizi su atti che possono essere rischiosi
 Diritti: autonomia e libertà della persona
 Civismo: condanna dei comportamenti lesivi di interesse pubblico o contrari
alla legge
2.
FIDUCIA: orientamenti cooperativi e aspettative di azioni conformi alle attese
3. IDENTIFICAZIONE: senso di appartenenza ad una comunità territoriale.
In Italia recenti ricerche hanno messo in luce che la cultura civica non è omogenea, che è caratterizzata dalla
debolezza delle fonti di integrazione del senso civico, in particolare la fiducia nelle istituzioni.
CULTURA, ECONOMIA e CONSUMO:

GENESI DEL CAPITALISMO: il classico esempio dell’influenza culturale sull’intera
società è quello de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” di Max WEBER. Secondo cui in
alcune professioni moderne del capitalismo abbondano gli individui di religione protestante. Lo
spirito del capitalismo (ricerca razionale del guadagno,concezione del ruolo sociale discendente
dalla professione, dalla morale e dal senso del dovere) sono le ideee e i valori che
contraddistinguono il capitalismo moderno. Questo spirito, tra il 17°e 18° sec. è emerso in
Occidente, prima di diffondersi. Weber ritiene che i fattori culturali siano alla base della genesi del
capitalismo, anche se rappresentano una concausa, assieme alla formazione delle città industriali,
dello stato e del diritto razionale.
Le tappe della spiegazione di Weber sono:
 L’etica protestante come impulso pratico all’azione di tipo capitalistico
 La rottura della riforma protestante rispetto all’etica cattolica tesa invece a tollerare
l’accumulazione capitalistica, ma non razionalizzarla
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CONSUMO: lo studio del consumo dal punto di vista culturale è stato importante perchè ha permesso di
superare la visione limitata del modello economico neoclassico, secondo cui il consumatore agisce
razionalmente, cioè con la capacità di acquisire tutte le informazioni necessarie sulla qualità e sui prezzi dei
beni, mettendoli a confronto e calcolando la sua utilità.
L’approccio culturale mette in luce il valore simbolico dei beni che sono acquisiti per il prestigio, la
distinzione e l’identificazione. Secondo alcuni autori (tra cui Simmel), il consumo è ricercato come
fonte di prestigio e di distinzione sociale. In questo caso il legame principale è con la stratificazione in
classi e ceti sociali.
Si ricollegano:
VEBEL: che nella sua opera “La classe agiata” sottolinea l’importanza del consumo vistoso di beni come
segno di distinzione antagonistica e appartenenza a quelle classi elevate capaci così di mostrare a sè stesse e
agli altri l’onorabilità e la rispettabilità del loro rango. Ciò comporta anche un processo di imitazione da
parte delle altre classi sociali che tendevano a raggiungere un modello ideale di vita.
SIMMEL: assegna una primaria importanza al fenomeno della moda in cui sono presenti sia l’imitazione
che la differenziazione continue attraverso una sequenza dei beni basata su ricercatezza, diffusione,
svalutazione, ulteriore ricercatezza.
BOURDIEU: secondo questo autore l’habitus funziona come principio unificatore di quasi tutte le scelte e
pratiche sociali realizzate da un attore. La totalità di tali pratiche costituisce uno stile di vita che costituisce
uno schema di percezione e di valutazione attraverso cui distinguere e classificare i membri di un gruppo
sociale. Secondo Bourdieu, le scelte di consumo pur dipendendo in via generale dal sistema di
stratificazione sociale, ma nella pratica sono mediati dagli schemi di percezione e organizzazione cognitiva
del mondo. Attraverso l’habitus e in modo non troppo cosciente trasformiamo le cose e i beni che
acquistiamo e consumiamo in segni che hanno un significato tanto per noi che per gli altri.
PROCESSI DI TRASMISSIONE,
CAMBIAMENTO CULTURALE
Cp
7
CONSERVAZIONE
E
LINGUAGGIO: 3 particolarità:
1. Il LINGUAGGIO costituisce la principale forma di OGGETTIVAZIONE delle forme di
espressione umana → attraverso il linguaggio gli uomini possono staccarsi dalle manifestazioni
immediate dell’esperienza soggettiva.
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2. Tra LINGUAGGIO e PENSIERO esistono processi di INTERAZIONE → secondo Sapir il
linguaggio, come strumento, rende possibile il prodotto, cioè il pensiero; ma anche il pensiero
(prodotto) serve a migliorare lo strumento, cioè il linguaggio.
3. Esistono diversi SISTEMI di LINGUAGGIO: verbale, non verbale (gesti, espressioni
facciali,postura) → l’importanza dei linguaggi non verbali è legata non solo agli aspetti
psicologici e individuali, ma anche a quelli culturali.
Principali caratteristiche del RAPPORTO LINGUAGGIO-CULTURA:
 Il LINGUAGGIO E’ UNA CARATTERISTICA UNIVERSALE → tutte la popolazioni della
terra hanno una qualche forma di sistema linguistico (Chomsky ritiene esista una grammatica
universale comune a tutte le lingue). Secondo la sociolinguistica , invece, è importante analizzare la
variabilità o variazione della lingua: il linguaggio varia in funzione della struttura sociale all’interno
di una data società.
 Il LINGUAGGIO NON E’ NEUTRO → il diverso uso dei linguaggi è in relazione al prestigio e
alla reputazione sociale, così come diverse forme di linguaggio possono voler denotare
l’appartenenza e l’identificazione con gruppi minoritari.
 Il LINGUAGGIO SERVE A RICONOSCERSI, ADATTARSI e DIFFERENZIARSI→ ogni
qual volta una o più di queste dinamiche è ritenuta necessaria dall’ambiente sociale.
 Secondo l’ipotesi di Sapir-Whorf la struttura di una lingua condiziona il modo attraverso cui
gli individui di quella cultura comprendono e percepiscono la realtà, e viceversa.
 Per un lungo periodo, caratterizzato dall’imporsi del nazionalismo, il concetto di cultura nazionale si
è legato all’idea della lingua nazionale che in diversi stati europei si è avuta, solo parzialmente, a
seguito della diffusione della cultura di massa e della scolarizzazione di massa.
COMUNICAZIONE: gli elementi che compongono qualsiasi comunicazione sono:
-
Emittente: sogetto/i che comunica il messaggio
Ricevente: sogetto/i che riceve il messaggio
Messaggio: contenuto di ciò che si comunica
Codice: sistema di segni che si usa quando si comunica e senza il quale non avviene la
comunicazione
Canale: mezzo tecnico esterno al soggetto con cui il messaggio arriva, o come il mezzo sensoriale
coinvolto nella comunicazione
Codifica: attività che svolge l’emittente per trasformare idee, concetti e immagini mentali in un
messaggio comunicabile attraverso il codice
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-
Decodifica: percorso contrario svolto dal ricevente che trasforma il messaggio da codice in idee,
concetti e immagini mentali
Feed-back: interscambio che avviene tra rivente ed emittente quando l’informazione di ritorno
permette all’emittente di percepire se il messaggio è stato ricevuto e capito
Contesto o ambiente: luogo fisico o sociale dove avviene lo scambio comunicativo (incentiva o
disincentiva la comunicazione)
COMUNICAZIONE DI MASSA: si intende l’insieme dei processi comunicativi su vasta
scala che raggiungono un ampio numero di individui simultaneamente in località diverse e distanti tra
loro. Una delle caratteristiche della comunicazione di massa è che si tratta di un tipo di comunicazione
prevalentemente unidirezionale.
I mezzi di comunicazione di massa sono: libri e giornali, radio, cinema, televisione, media telematici.
La COMUNICAZIONE DI MASSA ha parallelamente contribuito a rafforzare tanto la sfera pubblica,
attraverso lo sviluppo dell’opinione pubblica; tanto la sfera privata grazie alla fruizione privata e domestica
di informazioi ed entertainment.
TRASMISSIONE CULTURALE e COMUNICAZIONE DI MASSA: costituita da 3 elementi:
1. Il mezzo tecnico della trasmissione culturale
2. L’assetto istituzionale della trasmissione culturale
3. Distanziamento spazio-temporale della trasmissione
o Le tecnologie dell trasmissione culturale, quali stampa, film, registrazioni sonore, consentono di
fissare e conservare i materiali della cultura e quindi ciò rende enorme lo spettro delle possibili
scelte degli elementi da trasmettere e al tempo stesso costituisce un elemento più efficace di
archiviazione, diffusione, accessibilità e riproducibilità. Nella trasmissione culturale ciascuno dei
mezzi di comunicazione presume un grado diverso di partecipazione e di coinvolgimento del
pubblico. Il medium tecnico tuttavia va anche contestualizzato rispetto l’ambito sociale e culturale
in cui è impiegato. Pertanto nel tempo maggiore importanza è stata assunta dall’analisi del
contesto e dei contenuti e codici dei messaggi, rispetto al mero mezzo di comunicazione.
o Gli apparati istituzionali della trasmissione culturale: nelle società contemporanee non tutta
la trasmissione culturale passa attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Infatti si parla
di un apparato istituzionale dei mass media, cioè un sistema a struttura gerarchica, regole, risorse e
organizzazione, caratterizzato da sottosistemi su cui si fonda l’industria culturale di massa. In
questa descrizione i media costituiscono uno snodo tra diversi sltri: mondo degli artisti, degli
epserti di marketing, dei consumatori, ecc. i media sono quindi canali di diffusione che non
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sempre corrispondono anche ai centri di produzione culturale. Inoltre, la diffusione è di tipo
selettivo ed è in questa funzione che si manifesta il potere dei media.
o Distanziamento spazio-temporale: Thompson e Giddens hanno sottolineato che i mass media,
rispetto agli altri mezzi di comunicazione si basano su distanziamento e decontestualizzazione.
Distanziamento perchè le forme simboliche che vengono ‘trasmesse’ si staccano dal contesto di
produzione e decontestualizzazione perchè vengono poi fruite in contesti eterogenei e tempi
diversi. Mentre la comunicazione dell’interazione faccia a faccia è dialogica perchè consente una
replica contestuale del ricevente nei confronti dell’emittente, con i mezzi di comunicazione di
massa i riceventi non hanno possibilità di replica immediata (flusso unidirezionale).
SOCIALIZZAZIONE: è il processo attraverso cui gli individui entrano a far parte della società
integrandosi in modo più o meno completo in uno o più gruppi e in una comunità. Nei processi di
socializzazione la cultura è trasmessa da una generazione all’altra non solo attraverso la
comunicazione, ma anche grazie all’imitazione, all’identificazione, all’adattamento, le emozioni.
La socializzazione si fonda dunque sull’apprendimanto e l’appropriazione interiore dei significati e delle
regole generali di una società. Ma è anche un adattamento alle strutture e alle relazioni sociali che nel corso
della vita caratterizzano lo sviluppo: infanzia, adolescenza, giovinezza, vita adulta.
In sociologia si distingue tra socializzazione primaria e secondaria: la prima concerne come agenzie di
socializzazione soprattutto la famiglia; mentre quella secondaria vede accrescersi il ruolo di agenzie quali il
gruppo dei pari, la scuola, il mondo del lavoro e altri ambiti in cui si apprendono ruoli più specializzati.
Recentemente hanno assunto un ruolo importante anche i mezzi di comunicazione di massa e l’allungamento
della transizione nella vita adulta ha portato a parlare di moratoria psicologica. Infine nelle società
contemporanee è possibile parlare anche di:
-
Socializzazione terziaria: in relazione al prolungarsi della transizione alla vita adulta
Socializzazione continua: in relazione all’estensione delle fonti e dei contesti di informazione
Risocializzazione: per quanto riguarda i ruoli nella terza età
ISTITUZIONALIZZAZIONE E LEGITTIMAZIONE: l’istituzionalizzazione rappresenta il
processo in base al quale all’interno di una società alcune relazioni e azioni sociali vengono oggettivate
e quindi date per scontate e basilari per un determinato gruppo di individui. Alla base
dell’istituzionalizzazione vi è la consuetudinarietà che produce schemi fissi. Inoltre contribuisce a
garantire la persistenza e la conservazione culturale indipendentemente dall’interiorizzazione, mentre
l’interiorizzazione è un processo importante della socializzazione. Una volta istituzionalizzate alcune
relazioni e azioni sociali esistono sottoforma di sapere sociale e pertanto trasmesse in quanto tale.
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Tuttavia vi sono alcune forma di persistenza culturale che per essere istituzionalizzate hanno bisogno
di essere legittimate. Esistono infatti diversi gradi di istituzionalizzazione e quando il grado di
istituzionalizzazione è basso o quel sistema di regole e azioni sociali è poco persistente, allora il
processo di legittimazione fornisce giustificazioni e spiegazioni che rendono soggettivamente plausibili
le regole e le azioni sociali che sono state istituzionalizzate. È un processo che ha funzioni cognitive e
valutative: spiega l’ordine istituzionale e al tempo stesso lo giustifica.
Se la legittimazione è un processo di giustificazione che integra in un ordine simbolico e concettuale
più elevato alcuni aspetti culturali, esso è più fragile dell’istituzionalizzazione: questo perchè la
legittimazione fa riferimento ad elementi culturali particolari da far accettare come coerenti rispetto
ad elementi culturali universali e preesistenti. L’istituzionalizzazione invece riguarda strutture sociali
e culturali che grazie ad essa si sedimentano divenendo elementi dati per scontati e quindi
indiscutibili.
I processi di istituzionalizzazione e di legittimazione mettono in campo il complesso discorso dell’analisi del
cambiamento culturale. È stato più volte ribadito che le culture non sono mai identificabili come un tutto
perfettamente omogeneo, unitario, coeso e soerente. Esse piuttosto si presentano come un insieme
diferenziato e complesso, con diverse articolazioni, non tutte integrate allo stesso modo tra loro e magari
con dinamiche di contraddizione e incoerenza tra vari ambiti culturali. è da queste incoerenze e
contraddizioni interne che si può produrre una dinamica di cambiamento culturale generale.
MODELLI DI SPIEGAZIONE DEL CAMBIAMENTO CULTURALE: il cambiamento
culturale è un aspetto difficile da misurare e valutare, ma anche da spiegare in termini dei fattori che
lo determinano. La sociologia e in particolare la sociologia della cultura hanno prodotto spiegazioni
riferite ai diversi tipi di cambiamento culturale. Le analisi, le ricerche e le teorie in questo campo sono
davvero molto numerose. È possibile suddividerle secondo il tipo di spiegazione che offrono e i tipi di fattori
che vengono tirati in ballo per spiegare il cambiamento culturale.
4 tipi di spiegazioni:

S. ENDOGENA a livello MACROSOCIALE: il cambiamento culturale è spiegato sulla scorta
di evoluzioni e trasformazioni interne ad una data società. La portata delle cause di cambiamento
si riferisce ad elementi che rigurdano l’intera società.

S. ESOGENA a livello MACROSOCIALE: punta a mettere in risalto come il cambiamento
culturale possa derivare da sviluppi esterni alla cultura oggetto di riflessione.

S. ENDOGENA al livello MICROSOCIALE: punta sui meccanismi indiviuali a partire dai
quali alcuni gruppi sociali modificano le proprie credenze. In particolare rientrano in questo
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modello esplicativo tutte quelle teorie che si basano sui meccanismi di imitazione culturale e di
contagio sociale delle idee, dei costumi, delle credenze e dei consumi.

S. ESOGENA a livello MICROSOCIALE: l’attenzione è rivolta a fenomeni che interessano la
scala micro dei rapporti sociali e che allo stesso tempo sono capaci di produrre cambiamenti,
anche minimi, nell’ambito culturale della società.