martedì 27 marzo 2012
L’INCONTRO
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SPETTACOLI
UN DIBATTITO SULLA PELLICOLA TRATTA DA UN’OPERA DI ROBERTO RUSSO CON LO STORICO ENZO GRANO
La Napoli del 1799 nel film “Giulia Sala”
di Rosita Di Natale
NAPOLI. Sarà l’associazione culturale “L’Era della Stella Polare”
presieduta da Vincenzo Scancamarra, da sempre, vicino alle
espressioni sociali, culturali ed artistiche del territorio, ad ospitare,
questo pomeriggio alle ore 17, nella Sala della Biblioteca Statale del
Complesso Monumentale dei Girolamini in via Duomo, un incontro interamente dedicato al film
“Giulia Sala”. Ad intervenire, oltre
al presidente del blasonato sodalizio, vi saranno, tra gli altri, gli attori e registi del film, lo storico del
cinema Enzo Grano, il commediografo Roberto Russo, il giornalista
Giuseppe Giorgio e lo scultore Salvatore Oliva. Realizzata, interpretata e diretta da Concetta De Cristofaro e Michele Cinquegrana, la
pellicola “Giulia Sala” è ispirata ai
moti della Rivoluzione Partenopea
del 1799 ed è tratta da un’opera del
drammaturgo napoletano Roberto
Russo. Osservando da vicino le vicissitudini rivoluzionarie riguardanti l’area atellana che fu cornice dell’avventura repubblicana tra
la fortezza di Capua e Napoli ed ancora, ripercorrendo la lotta delle forze borboniche, dei francesi e dei
patrioti, il film si sofferma sulla data del 24 giugno 1799, quando
giunta alle sue ultime ore, la Re-
ELETTO A PESARO
Critici teatrali,
Baffi presidente
PESARO. Giulio Baffi, critico
teatrale napoletano, è il nuovo
presidente dell’Assemblea
Nazionale dei Critici di Teatro.
Iscritto fin dal 1975 all’Anct,
Baffi ha ringraziato i colleghi
della fiducia ed ha ricordato la
figura ed il lavoro del critico
Franco Quadri. Il
neopresidente ha inviato a
nome dell’associazione un
saluto di solidarietà,
incoraggiamento ed
apprezzamento, a tutti gli
artisti ed intellettuali del
“Teatro Valle Occupato”, ed ha
ribadito il suo impegno per
collaborare a fare dell’Anct
un’associazione sempre attenta
a quanto avviene nel mondo
dello spettacolo, aperta al
dialogo con le giovani
generazioni impegnate nel
confronto e nella riflessione
dei percorsi dello spettacolo in
Italia, pronta a cogliere quanto
di nuovo viene proposto in tutti
i settori in cui si esercita la
critica teatrale ed interessata a
collaborare in modo propositivo
con tutte le iniziative in cui è
possibile approfondire i temi
ed i problemi dello spettacolo.
TEATRO NUOVO
Le protagoniste della pellicola “Giulia Sala”
pubblica Napoletana, vide per le
strade l’infuriarsi della sanguinosa
reazione antigiacobina. Quattro
personaggi: Giulia Sala, moglie di
Donato; Mennella, serva misteriosa e crudele janara; Ceuza, serva
cilentana, e Cristoforo, reazionario
giacobino, danno vita ad una vicenda “cattiva”, insidiosa, intrigante, che lasciando lo spettatore
con il fiato sospeso, come in una
sorta di thriller psicologico e tiran-
CARLO GIUFFRÈ DA STASERA AL TEATRO MANZONI
“Questi fantasmi” a Milano
MILANO. Fa il suo esordio stasera, alle ore 21 al teatro Manzoni di
Milano, “Questi fantasmi”, commedia di Eduardo De Filippo, diretta
e interpretata da Carlo Giuffrè. A 83 anni, Carlo Giuffrè continua a
mettere in scena il commediografo napoletano, con il quale aveva
mosso i primi passi a teatro, dato che «oltre a Goldoni e Pirandello,
non abbiamo altri drammaturghi italiani degni di Checov, e sono
stanco di interpretare personaggi stranieri». Dopo aver toccato quasi
trenta teatri in Italia, “Questi fantasmi”, prodotto da Gianpiero
Mirra, sarà in scena al “Manzoni” fino al 22 aprile.
“MUSIC LIVE”
do in ballo il nome di martiri storici come quello di Emanuele De
Deo, solo nel finale rileva le vere intenzioni dei protagonisti abilmente confusi tra i ruoli di vittime e
carnefici. Basandosi sulla sceneggiatura della stessa Concetta De
Cristofaro che nel film ben dimostra le sue doti interpretative e sulle riprese ed il montaggio di Michele Cinquegrana anch’egli impegnato come attore, il film “Giulia Sala” ha richiesto un lungo lavoro di ricerca e non poche attenzioni per ben adattare l’opera del
commediografo Russo alle vicende che investirono l'area atellana
nel triste periodo del 1799. Allo
stesso tempo, attraverso le immagini e la scelta delle location, la “fatica” cinematografica sembra rappresentare un valido motivo per
valorizzare il territorio atellano promuovendone così la realtà storica
e sociale insieme alle tradizioni e
la cultura. Effettuate in vari angoli e vie dell’area ortese ancora intrise di tracce del passato e coinvolgendo le abitazioni storiche del
paese, la lavorazione di “Giulia Sala” ha impegnato anche un nutrito
cast di attori che con bravura e
passionalità interpretativa, hanno
realizzato un progetto davvero degno di consensi e plausi nonché di
benevoli interessi da parte degli
enti e delle istituzioni.
ESILARANTE PROTAGONISTA AL TEATRO TASSO
Cabaret, gags e trasformismi
con il poliedrico De Lucia
NAPOLI. Finalmente
a teatro per applaudire la comicità nostrana, dopo una stagione piuttosto monotona con lo spettacolo,
è andato in scena al
teatro Tasso “Chi vi
ha detto che sono felice?-La vera storia
del genio della lampada”. Un prodotto
nuovo, moderno, una
favola dei giorni nostri, a tratti esilarante. Bisogna subito ricordare, che far ridere è ancora possibile,
con poco, senza necessariamente ricorrere alle volgarità,
magari anche parlando di felicità, prendendo spunto
da riflessioni filosofiche di Bertrand Russell, proprio come è riuscito a fare Mauro Palumbo, autore di questo inedito varietà teatrale, che nello spettacolo accompagna, con la sua voce fuori campo, poiché “Anonimo”, le vicende
del genio. Una storia di disillusio-
BUONA PROVA DI CIRO SCIALLO SUL PALCO DEL “TRIANON”
Il “restauratore” della canzone
di Mimmo Sica
NAPOLI. Il pubblico del “Trianon”,
il teatro dedicato alla musica e alla canzone napoletana, ha applaudito a lungo Ciro Sciallo (nella foto)
in concerto con lo show “Tra i vicoli dell’anima”. Il cantautore napoletano è stato accompagnato da
una band di straordinari musicisti:
Salvatore Baldares al pianoforte,
Angelo Calabrese alla batteria, Roberto Giangrande al contrabasso,
Franco e Maurizio Ponzo alle chitarre, Pino Ciccarelli al sax, Sasà
Piedipalumbo alla fisarmonica ed
Emilio Ausiello alle percussioni.
Sciallo ha cantato brani, tratti dai
suoi ultimi due cd “Acqua e mare”
e “Tra i vicoli dell’anima”, e cioè
“Tra le rughe del mio cuore”, “Acqua ‘e mare”, “Segretamente”,
“Presentimento”, “Palomma”, “’O
vascio”, “’O mese dde rose”, “Che
le conto”, “E parole annascunnute”, “Ammore ammore”, “Chissà se
mi pensi”, “Miez ‘o grano”, “Rusella ‘e maggio”, “E quatt ‘e maggio”,
“Nun a penz proprio chiù”. Sulla
melodia di “Canzone bella”, “Connola senza mamma”, canzone degli
anni trenta cantata dalla regina de-
gli emigranti Gilda Mignonette,
“Giorni difficili” e “Canzone appassionata”, in versione bossa nova, hanno, poi, danzato i bravissimi tangheri Paola Perez e Ciccio
Aiello. L’artista ha, quindi, interpretato “Vienem ‘nzuonno”, “Lettera napulitana”, Scetate”, in versiona tamorra, “Pe quantu tiemp
ancora”, sua nuova
composizione,
e
“O’Russo e a Rossa” in
omaggio a Renato Carosone, canzoni, queste, che fanno parte del
suo prossimo album.
Applausi scroscianti
per l’entrata in scena,
a sorpresa, di Valentina Stella. L’attrice e
cantante napoletana
ha interpretato alla
grande “Passione eterna” e ha duettato con
Sciallo in “Nun te perdere” e in “Mente cuore” con la giovane Anna Lia Perna che aveva già mostrato il suo
talento cantando “Voce 'e notte”. Due ore
circa di bella musica
impreziosita dalla voce di Sciallo
che, come ha detto Carlo Delle Piane, “non disturba, non si produce
in estenuanti acuti in cerca di applauso facile, ma accarezza e, a volte, lasciarsi accarezzare da una voce è godimento puro”. I cd in concerto costituiscono le tappe di un
progetto, “work in progress”, che
l’artista ha ideato e promosso per
valorizzare la musica di casa nostra. Lo fa “filtrando la canzone napoletana attraverso generi musicali
più sofisticati tipo il jazz e il bossanova, senza snaturare la vera anima della stessa, così la musica napoletana esce da uno schema oleografico e assume una nuova dimensione senza temere alcun confronto”. Sciallo è un ricercatore attento e scrupoloso. I testi che compongono ogni suo album sono frutto di una rigorosa selezione effettuata dopo avere ascoltato oltre mille canzoni. Predilige composizioni
dimenticate o poco conosciute e le
trattata come “opere d’arte”: le restaura, le rende attuali e, quindi,
godibili ai giovani e ai meno giovani. L’artista non guarda mai la
canzone napoletana con un senso
nostalgico, come il rifugio dove
chiudersi su se stessi, ma la considera una finestra per il rilancio della cultura musicale partenopea oltre i nostri confini. I testi che lui
scrive, e due o tre sono sempre presenti nei cd, costituiscono il collegamento tra passato e futuro, tra
Napoli e il mondo, e fanno da trait
d’union tra culture diverse.
SANTAMARIA E NIGRO IN SCENA CON “OCCIDENTE SOLITARIO”
Strane mortalità tra solitudine e indifferenza
di Bruno Russo
NAPOLI. Al teatro Nuovo va in sce-
na stasera alle ore 21, con repliche
fino a domenica, “Occidente Solitario” di Martin McDonagh drammaturgo contemporaneo irlandese, con Claudio Santamaria, Filippo Nigro (nella foto), Nicole Murgia
e Massimo De Santis. L’allestimento dello spettacolo è diretto da
Juan Diego Puerta Lopez, mentre
le scene sono di Bruno Buonincontri, il disegno delle luci di Sergio
Ciattaglia, i costumi di Caterina
Nardi, le musiche originali di Riccardo Bertini e la traduzione di Luca Scarlini. “Occidente Solitario”
viene presentato da “Gli Ipocriti” e
dalla “Associazione Teatrale Pistoiese”. Martin McDonagh è conosciuto nel cinema per la regia della premiata pellicola “In Bruges, the
Lonesome West”, mentre “Occidente solitario” è la terza opera, insieme a “The Beauty Queen of Leenane” e “A Skull in Connemara”,
facenti parte della “Leenane Trilogy” che offre l’interessate introspettiva sugli accadimenti nel villaggio irlandese Leenane, che colpì la curiosità dell’autore per il grave tasso di mortalità presente. Il
paese in questione diventa così un
luogo universale, in quanto personaggi e storie sono caratteristiche
della solitudine e dell’indifferenza
regnante nel coevo mondo occidentale, che crea alla fine una società di disadattati, ovvero di cittadini che non conoscono la dimensione e le finalità della loro esistenza e si distruggono tra loro. La
storia narra del solito conflitto tra
fratelli, aggravato dalla morte del
padre, e contraddistinto da litigi,
aggressioni verbali e dispetti vendicativi nel quotidiano. L’ancora del
possesso che lega alla materialità
della vita quando il terreno sotto i
piedi viene a mancare, come per la
morte di un genitore, porta uno dei
fratelli a siglare con la sua iniziale
tutto ciò che gli appartiene, dalle
statuine religiose fino alla stufa in
legno, mentre l’altro fratello pensa
solo a come mangiare a sbafo, approfittando addirittura del buffet
del funerale o dei pacchetti di patatine del fratello per il solo gusto
del dispetto. Tra i due contendenti interviene il terzo protagonista,
un prete del luogo assiduo frequentatore della casa, nonché beone e bevitore fino a diventare una
spugna: egli cercherà di sanare la
compagnia dei due litiganti per
evitare l’epilogo disastroso e irreversibile. Unica protagonista fem-
minile è invece una giovanetta che
fa il corriere nel villaggio di Leenane, vendendo casa per casa il whisky, e confortando le preoccupazioni del prete in modo del tutto
femminile, ovvero con un po’ di ingenuità e un po’ di malizia. Sarà
proprio il prete, reduce da una vita
di continui fallimenti soprattutto
con i suoi parrocchiani, che cadrà
in depressione e compirà alla fine
un gesto estremo, identificando la
crisi dei valori e della comunicazione moderna, anche nell’incomunicabilità di coloro che dovrebbero veicolare la spiritualità tra gli
uomini e si trovano ad avere carenze non minori, all’interno dello
stesso ambiente di lavoro . La contemporaneità nei contenuti di “Occidente Solitario” si stabilisce a
questo punto proprio nelle caratteristica di crudeltà, aggressività e
disperazione che proiettano all’estremo i rapporti tra gli uomini,
arrivando a quel grado di assurdità che porta un dramma a diventare commedia, e l’essere stravaganti a quell’umorismo tipico dell’eccentricità cinica dell’umano
progredire di una civiltà in crisi.
Così nell’“Occidente Solitario” ci
potremmo identificare tutti, perchè
all’apice dello sviluppo della nostra
civiltà abbiamo saputo solo vivere
per noi stessi, attaccandoci sempre di più alla materialità e disdegnando il primo corollario dello sviluppo civile, che è il rispetto e la
comprensione reciproca.
ne e speranza, in cui essere capace di far felice gli altri può divenire una condanna, se non si è
capaci di far felici se stessi. Il Genio della lampada è un personaggio che, nella vita quotidiana, è
assai diverso da quello che, ciascuno di noi, si era figurato nel
proprio immaginario individuale.
Sotto il peso della quotidiana alienazione, il genio appare completamente disilluso: un ubriacone
trasformista, frustrato dalla facoltà di poter vedere realizzati soltanto i desideri degli altri e che ha
perso ogni speranza di appagare
anche il più miserabile dei propri
sogni. In scena, un eclettico Vincenzo De Lucia (nella foto), dapprima genio della lampada, che
inizia lo show proprio in platea, in
stato d’ebbrezza, fustigando, a
suon di risate e monologhi, gli
spettatori per il loro insaziabile desiderio di successo, di potere,
convinti che questi, possano essere l’unica strada a condurre gli
esseri umani alla felicità. Ma la vita può essere imprevedibile per
tutti, anche per i più mediocri: così, al genio arriva finalmente l’opportunità di curare gli interessi di
una ragazza, Tina, dal fisico mozzafiato, interpretata da una eccezionale Maria Elena Bianco, le cui
doti vocali, conferiscono allo spettacolo la magia propria del mondo
Disney. Tina è sciocca ma ambiziosa, convinta che la felicità arrivare dal prender parte ad una
trasmissione tv, o peggio, dall’essere imparentata con un politico,
e saranno proprio questi i primi
due, dei tre desideri che la giovane esprimerà. Eccola perciò seduta in poltrona con Mara Venier
a “La vita in diretta”, o ad “Amici”
della De Filippi, e ad un provino
con la Maionchi, tutte imitazioni
e caratterizzazioni di Vincenzo De
Lucia, giovane talento, proiettato
verso traguardi di successo, dalla
originale comicità, trasformista di
rara eccezione che riesce ad imitare, impressionando il pubblico,
le “regine” della tv, utilizzando
trucco, parrucche e abiti in un separé fisso in scena. Nello spettacolo, tra i personaggi più applauditi c’è, poi, Palatone, il politico a
cui si rivolge Tina: furfante, bugiardo, lussurioso e sfaticato, ma
tifosissimo del Napoli, il quale saluta il pubblico con la divertente
canzone “macchietta” dal titolo
“Modestamente”. Musiche e luci
sottolineano, ogni volta, l’avverarsi del desiderio della ragazza,
creando una magica atmosfera di
suggestione che ammalia lo spettatore che, divertito, ha a lungo
applaudito. Infine meritano una
menzione speciale le acrobatiche
coreografie e i costumi dei due
campioni internazionali di ballo
latino, Francesca Fabiano e Francesco Arietta, appena vent’enni i
quali hanno entusiasmato. Ancora un successo del teatro di Vincenzo De Lucia, atteso ad una lunga tournée.
Amedeo Finizio