Trasmissione del calore Corso di Fisica Tecnica Ambientale Scienze dell’Architettura Prof.Gianfranco Cellai Generalità Lo studio degli scambi termici assume particolare rilevanza al fine della definizione delle condizioni di benessere di un individuo all’interno di un ambiente; esse sono influenzate dalla quantità di energia scambiata dal corpo umano con l’ambiente circostante per irraggiamento, irraggiamento convezione e, in misura minore, per conduzione; conduzione la trasmissione del calore è inoltre fondamentale nel quantificare il fabbisogno di energia degli edifici per la loro climatizzazione, e costituisce pertanto una modalità di valutazione della qualità dell’ambiente costruito al fine del contenimento dei consumi energetici . Prof.Gianfranco Cellai Il completamento dell’analisi termodinamica La trasmissione del calore è complementare all’analisi termodinamica e completa quindi la conoscenza del fenomeno fisico; infatti con l’analisi termodinamica si possono descrivere solo sistemi in equilibrio e quindi ci è consentito stabilire la direzione del fenomeno (II legge ) e le quantità di calore e lavoro (energia) necessarie per portare un sistema da uno stato fisico di equilibrio ad un altro; con la trasmissione del calore, che studia condizioni di squilibrio termico, è consentito stabilire la velocità con la quale il fenomeno di scambio termico si realizza, e la distribuzione della temperatura nel sistema . Prof.Gianfranco Cellai I principi alla base della trasmissione del calore I principi della termodinamica sono anch’essi alla base della trasmissione del calore: • il primo principio secondo il quale la quantità di calore trasferito in un sistema eguaglia l’incremento di energia interna; • il secondo principio secondo il quale il calore si propaga nella direzione delle temperature decrescenti . A questi si aggiunge la constatazione che affinchè vi sia trasmissione di calore occorre che si verifichi uno squilibrio termico (differenza di temperatura) che rappresenta il motore del fenomeno. Per trasmissione di calore si intende il passaggio di energia termica in un sistema dove sussiste uno squilibrio termico interno, o quando tale squilibrio sussiste tra sistema e contorno. Prof.Gianfranco Cellai Principali modalità di scambio termico La trattazione dell’argomento è incentrata sulla capacità di applicare una raccolta di equazioni che sono per lo più empiriche, limitando la trattazione teorica ai concetti essenziali per la comprensione fisica del fenomeno . Le modalità di trasmissione dell’energia termica sono tre: • CONDUZIONE • CONVEZIONE • IRRAGGIAMENTO Prof.Gianfranco Cellai Conduzione La conduzione è la forma di trasmissione di energia tipica dei solidi o dei fluidi in quiete; i gas, se sono in quiete, sono dei cattivi conduttori e quindi degli ottimi isolanti. Questa caratteristica viene sfruttata per la realizzazione degli isolanti che racchiudono al loro interno tante cellette chiuse con aria in quiete (ad es. lana di roccia o di vetro, poliuretani espansi etc.). Ciò è spiegabile con il fatto che la conduzione è in effetti una trasmissione di energia mediante collisione tra elettroni, a causa del diverso stato di vibrazione molecolare che si verifica tra zone a più alta temperatura rispetto a quelle a temperatura inferiore, sia in uno stesso mezzo sia attraverso mezzi diversi posti a contatto . Prof.Gianfranco Cellai Convezione La convezione è il tipico modo di scambio termico tra un corpo solido ed un fluido in movimento che ne lambisce la superficie ed è quindi vincolato al trasporto di materia per effetto delle forze che agiscono sul fluido e che si ingenerano a causa delle variazioni di temperatura (convezione naturale) o per effetto dell’azione meccanica di apparecchi, ad esempio ventilatori (convezione forzata); gli spostamenti di materia portano al rimescolamento delle masse elementari e quindi alla ridistribuitone della temperatura all’interno del fluido . La convezione è quindi un processo di trasporto dell’energia mediante l’azione combinata della conduzione, dell’accumulo di energia e del mescolamento . Prof.Gianfranco Cellai Irraggiamento Lo scambio termico per irraggiamento è legato alla differenza tra la temperatura posseduta da un corpo e la temperatura degli oggetti circostanti e non necessita della presenza di materia affinchè si manifesti ( ovvero avviene anche nel vuoto, si veda ad esempio l’irraggiamento solare ) . Il termine irraggiamento si riferisce in generale a qualunque fenomeno di propagazione delle onde elettromagnetiche, ma il meccanismo di scambio termico avviene solo nei fenomeni dipendenti dalla temperatura . Ogni corpo, a temperatura superiore allo zero assoluto, emette energia termica per irraggiamento e l’intensità dell’emissione dipende dalla temperatura e dalla natura della superficie emittente. Prof.Gianfranco Cellai Trasmissione del calore per conduzione ipotesi sul mezzo Per lo studio della conduzione si ipotizza che il mezzo attraverso il quale avviene la conduzione sia: • CONTINUO (in ogni punto ha cioè le stesse caratteristiche fisiche) • ISOTROPO (ha lo stesso comportamento in ogni direzione) • OMOGENEO (composto da una sola sostanza). Prof.Gianfranco Cellai Condizioni per la trasmissione Lo squilibrio termico che determina la trasmissione del calore è misurato dalla variazione della temperatura T funzione dello spazio e del tempo: T = f (x, y, z, τ ) L’unione di tutti i punti aventi eguale temperatura individua delle superfici dette ISOTERME che rappresentano l’insieme dei punti ad eguale temperatura. Queste superfici non possono nè intersecarsi nè avere dei punti di tangenza altrimenti si verificherebbe l’assurdo che il punto di tangenza ha due diversi valori di temperatura : quindi ogni punto apparterrà ad una ed una sola superficie isoterma che sarà continua all’interno del mezzo. Prof.Gianfranco Cellai Campo vettoriale: isoterme e densità di flusso 80°C 90°C 70°C gradT= δT/δn dS La variazione di temperatura rispetto alla distanza lungo la direzione n normale all’area è definita gradiente della temperatura T (retta di max. pendenza): grad.T = ∂T/∂n (K/m) esso è un vettore di cui sono noti il punto di applicazione, la direzione (normale alla superficie S) ed il verso assunto convenzionalmente positivo verso isoterme crescenti . Prof.Gianfranco Cellai Densità di flusso Per il secondo principio della termodinamica il calore fluisce spontaneamente da punti a temperatura maggiore verso punti a temperatura minore. Poiché il gradiente è negativo in direzione delle isoterme decrescenti, aggiungendo un segno – il flusso diventa positivo. Esso assume il valore del vettore densità di flusso q quantificato dalla LEGGE DI FOURIER : q = λ (- grad T) (W/m²) Legge di Fourier λ (W/mK) è il coefficiente di conduttività termica che dipende solo dalla natura e dallo stato fisico del materiale e si può considerare costante . Prof.Gianfranco Cellai Gradiente di T Il gradiente (o retta di massima pendenza) in un sistema di riferimento cartesiano è definito dalla seguente espressione: grad T = ∇ T = ( u ∂T/∂x + v ∂T/∂y + w ∂T/∂z) Dove u , v e w sono i vettori unitari ( o versori) rispettivamente nelle direzioni degli assi cartesiani x , y e z . L’operatore matematico ∇ (nabla) racchiude pertanto la somma delle derivate parziali della temperatura T nelle tre direzioni x, y e z. Poiché λ si assume costante si avrà: λ ∇ T = λ ( u ∂T/∂x + v ∂T/∂y + w ∂T/∂z) Prof.Gianfranco Cellai Il gradiente con flusso monodirezionale T1 > T2 T1 dΤ T2 dx grad T = dT/dx q = - λ dT/dx q dx = - λ dT s2 q ∫ dx = - λ ∫ dT flusso s1 s1 s2 T2 T1 q = - λ (T2 – T1)/s (W/m²) x Prof.Gianfranco Cellai Campi di variazione di λ Per i materiali edili v.UNI 10351 Prof.Gianfranco Cellai UNI 10351 Conducibilità termica dei materiali Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Quantità di energia termica trasmessa La quantità di energia ∂Q che, in un intervallo di tempo infinitesimo dτ, passa attraverso una superficie dS è funzione della densità di flusso q che attraversa tale superficie nel tempo considerato; si ha quindi : ∂Q/dτ = q ⋅ n d S = λ (- grad T ⋅ n) dS (W) dove n è il versore normale alla superficie dS, orientato nel verso uscente dalla superficie stessa . Integrando la relazione suddetta a tutta la superficie S, e considerato λ costante , si ottiene: Q= -λ ∫ (∂T/∂n) dS dτ (J) S La risoluzione dell’integrale è possibile solo conoscendo la variazione della temperatura in funzione dello spazio e del tempo: T = f (x, y, z, τ ) (Equazione di Fourier) Prof.Gianfranco Cellai Equazione della conduzione di Fourier ΔS Sistema di volume ΔV ΔV d U = ρ V cp d T per il principio di conservazione dell’energia possiamo affermare che nel tempo dτ il flusso di energia che passa attaverso la superficie ΔS che delimita il solido ΔV di massa M = ρV , trascurando l’energia eventualmente generata all’interno del solido qg, è uguale alla variazione dell’energia interna ΔU del solido: - dτ ∫ΔS q ⋅ n d S = ΔU = dτ - dτ ∫ ΔS (- λ ∇ T) n ⋅ dS = dτ ∫ ∫ ΔV ΔV ρ cp (∂T /∂τ) dV ρ cp (∂T /∂τ) dV Prof.Gianfranco Cellai ∫ ΔS (λ ∇ T) n ⋅ dS = ∫ ΔV ρ cp (∂T /∂τ) dV Il primo integrale esteso alla superficie ΔS , per il teorema di Gauss può essere trasformato in un integrale esteso al volume ΔV tramite l’operatore matematico divergenza div : div (λ ∇ T) = ∇⋅ λ ∇ T = λ∇²T =λ (∂²T/∂x² + ∂² T/∂y² + ∂² T/∂z²) La divergenza del vettore (λ ∇ T) rappresenta la potenza termica uscente da una superficie che racchiude un volume unitario di un campo vettoriale (W/m3). Infine si ha: ∫ ∫ ΔV ΔV (λ ∇2 T) dV = ∫ΔV ρ cp (∂T /∂τ) dV [(λ ∇2 T) - ρ cp (∂T /∂τ)] dV = 0 e poiché dV ≠ 0 deve essere nulla la funzione integranda: (λ ∇2 T) - ρ cp (∂T /∂τ) = 0 Equazione di Fourier Prof.Gianfranco Cellai Considerazioni L’equazione generale della conduzione descrive un fenomeno complesso risolvibile analiticamente solo in alcuni casi semplici ed assumendo ipotesi semplificative al contorno. Essa informa che il flusso di energia entrante λ ∇2 T produce la variazione di energia interna ρcp(∂T/∂τ) nel tempo ∂τ e quindi una variazione di temperatura con il tempo: (λ ∇2 T) = ρ cp (∂T /∂τ) λ= W/mK ∇2 T = K/m² ρ = kg/m3 cp = J/kg K (∂T /∂τ) = K/s (λ ∇2 T) = W/m3 ρ cp (∂T /∂τ) = W/m3 Tale equazione definisce una proprietà del sistema denominata diffusività termica α² = λ/ρ cp (m²/s) maggiore è la diffusività più veloce è la diffusione del calore nel mezzo, essendo questa il rapporto tra il calore trasmesso e quello accumulato. Prof.Gianfranco Cellai Trasmissione monodimensionale in regime stazionario In molti casi pratici, come per le pareti delle strutture edilizie, il flusso di calore in una direzione, ad esempio perpendicolare alla parete, è molto maggiore rispetto alle altre direzioni e pertanto si può considerare che la trasmissione del calore avvenga solo in direzione dell’asse X: λ (d²T/dx²) = ρ cp (∂T /∂τ) Se assumiamo inoltre che il regime sia stazionario la relazione diventa: q = λ · ΔT/s (W/m²) Prof.Gianfranco Cellai Trasmissione attraverso una parete piana infinita La densità di flusso trasmesso diviene : q = λ · ΔT/s (W/m²) T1 T1 > T2 e per una superficie S Q = λ ·S · ΔT/s (W) dΤ T2 s variazione lineare della temperatura Tx = T1 + (T2 - T1 / s) x flusso x Prof.Gianfranco Cellai T1 Esercizio T1 > T2 ad un generico punto x della parete di spessore s = 30 cm si ha : T2 s = 30 cm flusso Tx = T1 + (T2 - T1 / s) x Si vuole sapere quanto vale la temperatura a x = 20 cm con T1 = 18 °C e T2 = 3 °C : T20 = 18 + (3 -18 /0.3) x 0.2 = 8 °C x Si calcoli la densità di flusso trasmesso per s = 30 cm con λ = 0,8 : q = - λ · ΔT/s = - 0,8 (3 – 18)/0,3 = 40 W/m² Per s = 20 cm si ha : q = - 0,8 (8 –18)/0,2 = 40 W/m² Prof.Gianfranco Cellai Conduzione monodimensionale in regime stazionario attraverso un condotto circolare Te Q = - λ · S · dT/dr re r Per la legge di Fourier si ha: ri Ti in cui dT/dr è il gradiente in direzione radiale e S = superficie circolare di raggio r . Per il condotto circolare la superficie S è data da : S = 2 π r l con l = lunghezza normale alla sezione S Separando le variabili ed integrando per parti tra dr Te a re e Ti a ri si ottiene: Q d r /(2 π r l λ) = - d T ∫ re Î Q (2 π l λ) d r/r = - ( Q /2 π l λ ) (ln re / ri ) = (Ti - Te) ri ∫ Te dT Ti Q = 2 π l λ (Ti - Te) / (ln re / ri ) (W) Prof.Gianfranco Cellai Tubi circolari Te re r dr ri Ti Per le tubazioni accade spesso che lo spessore del tubo s sia piccolo rispetto al diametro della tubazione. Se s = re - ri è piccolo rispetto a ri ( ovvero per valori re/ri ≤ 1,4) si possono applicare ai tubi le formule di trasmissione della parete piana, e la relazione può essere riscritta nella forma : Q = 2 π l λ ( Ti - Te ) ri / s Prof.Gianfranco Cellai resistenza termica e analogia elettrica Nel caso che si abbiano strutture composte da più strati aventi valori diversi della conducibilità termica λ , per la valutazione delle quantità di energia termica trasmessa per conduzione si ricorre al metodo della ANALOGIA ELETTRICA: due sistemi si dicono analoghi quando sono governati da equazioni simili. Infatti la legge di Fourier è analoga alla legge di Ohm: • la differenza di potenziale V corrisponde alla differenza di temperatura ΔT; • il flusso di calore Q corrisponde al flusso di corrente elettrica i . Sia Re una resistenza elettrica ai cui estremi sia applicata una differenza di potenziale (tensione) V, per la legge di Ohm si avrà che il flusso di corrente i che attraversa detta resistenza è retto dalla seguente equazione: e V i = V /Re da cui Re = V/ i Legge di Ohm Prof.Gianfranco Cellai Resistenza termica per strutture composte Nella trasmissione del calore per analogia si può sostituire i con Q , V con la differenza di temperatura ΔT e R con la RESISTENZA TERMICA RT al passaggio del calore: RT = ΔT/Q (K/W) Resistenza termica si deduce che la resistenza termica è data da : λ1 λ2 Q = λ S ΔT /s Î RT = s /(λ S) e per resistenza riferita all’unità di superficie : s1 s2 RT = s /λ (m² K/ W) Per la legge di Ohm la resistenza totale ReT di due resistente in serie Re1 e Re2 è eguale alla somma delle resistenze : ReT = Re1 + Re2 ; per analogia: RT = ΣRi = Σ ( si /λi ) = s1 /λ1 + s2 /λ2 Prof.Gianfranco Cellai Esercizio sul calcolo di RT 1 – intonaco λ1 = 0,9 s = 1 cm 2 – forati λ2 = 0,5 s = 8 cm 3 – isolante λ3 = 0,04 s = 5 cm 4 – mattoni λ4 = 0,8 s = 30 cm 1 2 3 4 RT = Σ ( si /λi ) = 0,01/0,9 + 0,08/0,5 + 0,05/0,04 + 0,30/0,8 = 1,8 m²K/W Senza isolante si avrebbe: RT = 0,01/0,9 + 0,08/0,5 + 0,30/0,8 = 0,55 m²K/W Si definisce la CONDUTTANZA C il reciproco della RT : C = 1/ RT W/m²K Prof.Gianfranco Cellai Resistenza termica per un cilindro multistrato RT = 1/λ1 ln r2/r1+ 1/λ2 ln r3/r2+ 1/λ3 ln r4/r3 UT = 1 / [1/h1+ 1/λ1 (ln r2/r1)+ 1/λ2 (ln r3/r2)+ 1/λ3 (ln r4/r3)+ 1/h2] NB. Per una tubazione lo scambio termico alle interfacce esterna ed interna è essenzialmente di tipo convettivo Prof.Gianfranco Cellai Presenza contemporanea di diverse modalità di scambio termico 1/h = 1/hc + 1/hr= Rc + Ri Per pareti interne 1/he = 1/8 = 0,125 m²K/W Rc T∞ T1 Per pareti esterne T∞ ≅ Tambiente Ri 1/hi = 1/23 = 0,043 m²K/W Le superfici che delimitano la parete (interna ed esterna) scambiano calore con l’ambiente circostante per convezione ed irraggiamento: in pratica sulle superfici si manifestano due ulteriori resistenze termiche in parallelo dovute alle suddette modalità di trasmissione, che vengono denominate resistenze termiche convettive e radiative, che agiscono in parallelo dando luogo alle resistenze termiche liminari (o superficiali) della parete interna 1/hi ed esterna 1/he che tengono conto di entrambe le suddette modalità di scambio termico. Prof.Gianfranco Cellai Coefficienti liminari in regime estivo Per i componenti vetrati i coefficienti diventano i seguenti: Prof.Gianfranco Cellai Coefficiente globale di scambio termico La resistenza termica globale è quindi data dalla sommatoria delle resistenze termiche liminari sulle due facce, interna ed esterna, del componente e dalla resistenza termica per conduzione : RT = 1/hi + ΣR i +1/he (m²K/W) il coefficiente globale di trasmissione termica U (o trasmittanza) trasmittanza è dato da : UT = 1/ (1/hi + ΣRint +1/he ) (W/m²K) Ri R1 T∞1 R2 Re T3 Prof.Gianfranco Cellai T∞2 Esercizio 1 – intonaco λ1 = 0,9 s = 1 cm 2 – forati λ2 = 0,5 s = 8 cm 3 – isolante λ3 = 0,04 s = 5 cm 4 – mattoni λ4 = 0,8 s = 30 cm 1 2 3 4 hi = 8 W/m²K he = 23 W/m²K UT = 1/ 1/hi +Σ ( si /λi ) + 1/he = 1/ (1/8 + 0,01/0,9 + 0,08/0,5 + 0,05/0,04 + 0,30/0,8 + 1/23) = 1/ 1,968 = 0,51 W/m²K Prof.Gianfranco Cellai Valori della resistenza termica riferiti ad alcune tipologie di pareti NB. I valori della resistenza termica sono privi delle resistenze liminari Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Andamento della temperatura L’andamento della temperatura all’interno della struttura si determina mediante la seguente relazione: Tn = Tn-1 - Q ⋅ Rn /S Ovvero, essendo in regime stazionario Q = cost. attraverso tutti gli n strati che costituiscono la parete, la temperatura all’interfaccia dello strato n è funzione della resistenza termica dello strato Rn. La conoscenza dell’andamento delle temperature è essenziale al fine di verificare il rischio di formazione di condensa all’interno e sulle facce della parete, nonchè per valutare il diverso comportamento termico al variare della posizione degli strati, con particolare riferimento alla posizione dell’isolante. Prof.Gianfranco Cellai Esercizio: si determini l’andamento della temperatura nella parete seguente con S = 1 m² 1 – intonaco λ1 = 0,9 s = 1 cm 1 2 3 4 5 2 – forati λ2 = 0,5 s = 8 cm 3 – isolante λ3 = 0,04 s = 5 cm 4 – mattoni λ4 = 0,8 s = 30 cm hi = 8 W/m²K he = 23 W/m²K 1 2 3 4 Ti = 20 °C e Te = 0°C UT = 0,51 Q = UT ( 20 – 0) S = 0,51 · 20 · 1 = 10,2 W T1= Ti – Q · Ri = 20 – 10,2 · 1/8 = 18,72 °C T2= T1 – Q · R1 = 18,72 – 10,2 · 0,01/0,9 = 18,60 °C T3= T2 – Q · R2 = 18,60 – 10,2 · 0,08/0,5 = 16,97 °C T4= T3 – Q · R3 = 16,97 – 10,2 · 0,05/0,04 = 4,22 °C T5= T4 – Q · R4 = 4,22 – 10,2 · 0,3/0,8 = 0,39 °C Per verifica Te = T5 – Q · Re = 0,39 – 10,2 · 1/23 = -0,05 °C ≅ 0°C Prof.Gianfranco Cellai Ponti termici Si definiscono ponti termici le zone dei componenti edilizi dove si registrano salti termici particolarmente elevati con conseguente raffreddamento delle superfici: in tali zone si ha una riduzione della resistenza termica e conseguentemente un incremento delle dispersioni. I ponti termici sono rischiosi perché possono dar luogo a formazione di condensa e conseguente comparsa di muffe. I ponti termici si verificano per due motivi: • per eterogeneità dei materiali; • per ragioni geometriche (spigoli, angoli). Prof.Gianfranco Cellai Topologie più comuni di ponti termici Più generalmente potremo dire che avremo dei ponti termici ove vi siano nodi tra elementi aventi coefficiente di trasmissione termica diversa, o qualora vi sia interruzione del materiale isolante nella struttura dell’edificio: - angolo tra due pareti esterne; - giunto tra un muro ed un pavimento su passaggio aperto, cantine, box; - giunto tra un muro ed una terrazza o soffitto di sottotetto; - giunto tra un muro esterno ed un pavimento (interno o anche sporgente); - zone intorno o comprendenti i serramenti (mazzette, velette, davanzali, soglie, ecc.); - elementi strutturali ad elevata conduttanza inseriti in altri a conduttanza inferiore. Prof.Gianfranco Cellai Esemplificazione Prof.Gianfranco Cellai Calcolo dei Ponti termici Per il calcolo dei ponti termici si fa riferimento a valori tabulati. La norma UNI EN ISO 14683 definisce un metodo semplificato per la determinazione del flusso di calore attraverso i ponti termici lineari che si manifestano alle giunzioni degli elementi dell’edificio . Prof.Gianfranco Cellai Valori esemplificativi di ponti termici I valori riportati nelle tabelle seguenti sono tratti dalle norme francesi Regles Th-k77 k lineare = W/mK Esempio calcolo di k per pilastro in angolo s muro interno = 8 cm Trasmittanza muro K = 0,51 k = 0,11 W/mK Lunghezza ponte termico 2,7 m Dispersione = (0,11 · 2,7) = 0,30 W/K Prof.Gianfranco Cellai Ponti termici Prof.Gianfranco Cellai Ponti termici Esempio calcolo di k per davanzale s1 davanzale = 5 cm Spessore serramento s = 5 cm k = 0,12 W/mK Lunghezza ponte termico 1,2 m Dispersione = (0,12 · 1,2) = 0,14 W/K Prof.Gianfranco Cellai Comportamento delle strutture in regime dinamico l’inerzia termica In regime stazionario la disposizione degli strati è indifferente, pur evidenziando che al mutare della stessa varia l’andamento interno delle temperature; ad esempio la posizione dell’isolante, a seconda della stagione, mantiene una massa della parete a temperatura mediamente più o meno elevata, ovvero con una capacità maggiore o minore di accumulare calore. Nelle figure seguenti, in regime invernale, si evidenzia che la situazione ottimale è rappresentata dall’isolamento a cappotto (figura 2). 1 2 3 Prof.Gianfranco Cellai 4 L’inerzia termica Tale fatto deve far riflettere, ed infatti le prestazioni termiche dei componenti edilizi non possono essere valutate esclusivamente in regime stazionario ma è necessario considerare anche il loro comportamento in regime dinamico; nella realtà la temperatura delle strutture varia in funzione del tempo, con il variare dei parametri termoigrometrici ambientali esterni, e tanto più rapida è la variazione di quest’ultimi tanto maggiore deve risultare l’inerzia offerta dai componenti ad adattarsi a tali variazioni al fine di assicurare una adeguata protezione all’interno. Prof.Gianfranco Cellai Inerzia e capacità termica L’inerzia termica può essere definita come la capacità di un componente ad opporsi alle variazioni di temperatura. Le variazioni di temperatura che si verificano sulla faccia esterna, arrivano sulla faccia interna con un certo ritardo e attenuate in misura tanto maggiore quanto maggiore è la capacità termica areica Cm: Cm = cp · m (kJ/m2K) con cp (kJ/kgK) calore specifico a pressione costante, e m (kg/m²) è la massa termica areica. Dall’equazione di Fourier si aveva poi che: la diffusività termica α² = λ/ρ cp indice dell’inerzia termica Prof.Gianfranco Cellai Massa termica areica (UNI 10375) Pareti senza isolamento concentrato Prof.Gianfranco Cellai Pareti con isolamento concentrato Prof.Gianfranco Cellai Capacità termica areica Cm = m · cp (kJ/m²K) Prof.Gianfranco Cellai Effetti dell’inerzia termica EN ISO 13790: possibilità di utilizzo η degli apporti gratuiti ALTA INERZIA BASSA INERZIA τ = costante di tempo termica dell’edificio (h) C = capacità termica della costruzione (kJ/K) HH = coeff. dispersione termica (W/K) Prof.Gianfranco Cellai Schema del ruolo giocato dal fattore di utilizzazione η Qh = fabbisogno termico per riscaldamento Ql = energia termica dispersa Qse = apporti termici solari comp.opachi Qsi = apporti termici solari comp.vetrati Qi = apporti termici interni tc = costante di tempo termica edificio Prof.Gianfranco Cellai Calore specifico di materiali Prof.Gianfranco Cellai Prof.Gianfranco Cellai Temperatura che varia con legge sinusoidale T Tmax Tpm Tτ = AI sin (ω τ) AE Inerzia termica: Schematizzazione grafica Tpm= temp.media superficiale della parete AI Tmin Ritardo R t Rt = ΣR i (s) La pulsazione ω è pari a : ω = 2π/24 = 0,261 (h−1) ω = 2π/86400 = 7,3 · 10 −5 (s-1) Tempo τ Ri = si/vi (s) con si = spessore dello strato i-esimo vi = velocità di spostamento dell’onda termica (m/s) (m/s) vi = √ 2 ω α ² Prof.Gianfranco Cellai α²= λi/(cpi· ρi ) (m²/s) Equazione di Fourier e soluzioni per l’inerzia termica l’equazione di Fourier per flusso monodimensionale : d²T/dx² = ρ cp (dT /dτ)/ λ all’interno della parete, ad un certo istante τ, ammette la seguente soluzione per una variazione di T sinusoidale e ad una profondità x dalla superficie esterna : T(τ, x ) = A · e -ω Ri · sin [ω ( τ − ϕi)] dove R i (ritardo) ritardo è il tempo che l’onda termica impiega ad attraversare lo strato i-esimo di materiale di spessore x . Sulla faccia interna della parete di spessore s l’onda di temperatura sarà pari a : T(τ, s ) = AI · e -ω Rt · sin [ω ( τ − Rt)] Prof.Gianfranco Cellai Ritardo Dalla relazione Ri = si/vi si ha : Ri = si · √ 1 /(2 ω α²i ) = √ si si cpi· ρi /(2 ωλi ) Ri = 82,76 √ si · cpi· ρi /(λi /si) (s) (s) Per una condizione ottimale: AE Rt = 82,76 Σ √ si cpi· ρi /Ui ≥ 9 ore AI R Prof.Gianfranco Cellai Attenuazione σ 10 < σ = ΑE / AI < 100 AE AI R σ = e 0,261 · R σ = e 0,261 · 9 = 10 valore minimo di attenuazione Ad esempio se il punto di massimo dell’onda AE impiega Rt = 12 ore per giungere sulla faccia interna della parete, l’ampiezza AE risulterà attenuata di circa σ = 23 volte. Prof.Gianfranco Cellai Esercizio Una parete in mattoni pieni ha le seguenti caratteristiche: Spessore s = 30 cm, λ = 0,72 W/mK, cp = 835 J/kg , ρ = 1920 kg/m3 si determini il valore del ritardo Rt e dell’attenuazione σ Prof.Gianfranco Cellai Calcolo del ritardo R Dalla relazione : Rt = 82,76 √ si cpi· ρi /Ui (s) Si ha: Rt = 82,76 [√ s cpi· ρ /U]/3600 (h) = 82,76 [√ 0,3 · 835 · 1920/(0,72/0,3)]/3600 = 37048/3600 = 10,3 h AE AI 10,3 Prof.Gianfranco Cellai Calcolo dell’attenuazione σ Dalla relazione: σ = 1/(e – 0,261 · Rt) Si ha : σ= 1/(e – 0,261 · 10,3) = 14,7 Ovvero l’ampiezza dell’onda termica esterna AE subisce un’attenuazione di circa 15 volte: σ = AE/AI AE AI 10,3 Prof.Gianfranco Cellai Scambi termici per convezione Si ha trasmissione di energia termica per convezione quando tale trasferimento di energia avviene tra un fluido (liquido o gas) ed un solido in moto relativo uno rispetto all’altro : pertanto al fenomeno della conduzione si sovrappone il trasporto di energia operato dalle particelle in moto . In dipendenza dalla natura delle forze che causano il moto del fluido in esame si distinguono due tipi di convezione : • convezione naturale, il moto delle particelle è determinato essenzialmente dalle forze di galleggiamento innescate dalle variazioni di densità in seno al fluido stesso, conseguenti alle differenze di temperatura; • per convezione forzata, ovvero a causa del moto che si innesca per le forze di inerzia (moto indotto da organi meccanici o per l’azione del vento). Prof.Gianfranco Cellai Osservazioni: Viscosità • un fluido ideale ha viscosità nulla ovvero è privo di attrito interno • la viscosità è responsabile del trasporto della quantità di moto (momentum = massa x velocità), tra uno strato di fluido e l’altro aventi velocità diverse, • elevati valori della stessa consentono l’instaurarsi di moti turbolenti e viceversa . più difficilmente • la viscosità cinematica ν = μ/ρ (m²/s) riflette più fedelmente il moto viscoso di un fluido; ad esempio la viscosità dinamica μ (kg/ms) dell’acqua è circa 100 volte maggiore di quella dell’aria, ma la viscosità cinematica di quest’ultima è maggiore di quella dell’acqua : ne consegue che l’aria in moto risente maggiormente della viscosità rispetto all’acqua . ν Prof.Gianfranco Cellai Meccanismo di trasporto dell’energia: strato limite idrodinamico Quando un fluido viscoso in moto lambisce una superficie, le particelle a contatto con la superficie vi aderiscono e rallentano il moto delle particelle contigue (effetto aderenza). Si verificherà pertanto una variazione di velocità w del fluido in una zona delimitata tra un valore nullo a contatto con la parete ed un valore w∞ nella zona che non risente più dell’effetto aderenza: la zona in questione è chiamata strato limite idrodinamico, ed il suo spessore è definito come la distanza dalla superficie alla quale : w = 0.99 w∞ E’ all’interno di tale zona che l’effetto della viscosità ed il gradiente di velocità sono grandi, grandi e d’altra parte la quantità di calore trasferita tra superficie e fluido dipende fortemente dal tipo di moto del fluido (laminare o turbolento) entro lo strato limite. Prof.Gianfranco Cellai Sviluppo dello strato limite e regimi di flusso per moto su piastra piana Fonte Yunus Cengel Prof.Gianfranco Cellai Strato limite termico Nella convezione si ha trasporto di materia e scambio termico conduttivo entrambi legati al tipo di moto . δt 0,99 Τ∞ E’ intuibile che a causa della differenza di temperatura superficiefluido si sviluppi anche uno strato limite termico δt dove la temperatura varia dal valore TS a T∞ temperatura del fluido indisturbata ; in analogia con il profilo idrodinamico, lo spessore dello strato limite termico δt è definito come la distanza richiesta affinchè la temperatura T raggiunga il 99% del suo valore T∞ ; analiticamente si può porre: δt = λf / hc (m) λf = conducibilità del fluido hc = coefficiente di scambio termico convettivo Nella figura per comodità, il profilo dello strato limite idrodinamico è assunto eguale a quello termico ovvero il numero di Prandtl Pr = ν/α² = 1 Pr =1 dove ν = viscosità cinematica (m²/s) e α² = diffusività termica (m²/s) Prof.Gianfranco Cellai Fonte Yunus Cengel Considerazioni isoterme Maggiore è lo strato limite e maggiore è la resistenza termica conduttiva a scapito della cessione del calore e viceversa. Il moto turbolento riduce al minimo lo spessore dello strato limite e quindi si incrementa lo scambio di energia termica rispetto al moto laminare, caratterizzato da uno strato limite relativamente maggiore. Prof.Gianfranco Cellai Convezione naturale Strato limite Fp Fg = β g (Ts - T∞) forza di galleggiamento Fp = forza di gravità TS Fg > Fp la forza di galleggiamento sarà diretta verso l’alto se Ts > T∞ e viceversa se Ts < T∞ Fp β = 1/(Ts + T∞)/2 (K-1) Fp = Fg Tf = T∞ Fg Se l’elemento è in quiete allora la forza di galleggiamento è bilanciata dalla forza di gravità . Prof.Gianfranco Cellai Regimi di moto : Numeri di Reynolds, Grashof e Prandtl • il moto laminare è caratterizzato da un movimento a strati del fluido e le particelle dello stesso si muovono parallelamente le une alle altre senza subire brusche deviazioni (file di soldati in parata); il moto laminare è rappresentato quindi da moto uniforme con linee di corrente parallele tra loro lungo le quali si muovono ordinatamente le particelle di fluido; in generale con i fluidi acqua e aria perchè si abbia tale moto si devono mantenere velocità molto contenute e la superficie del solido con il quale il fluido è a contatto deve essere quanto più liscia possibile ; • il moto turbolento è invece caratterizzato dal moto caotico delle particelle di fluido, le cui traiettorie non concidono più con le linee di corrente e quindi il moto risulta vario o non uniforme (uscita passeggeri dalla stazione); tale moto può manifestarsi anche per velocità relativamente contenute, per brusche deviazioni, per eccessiva scabrezza della superficie del solido; tale condizione è quella che normalmente si verifica per il moto di fluidi all’interno di condotti e tubazioni , e nel moto dell’aria che lambisce esternamente le pareti degli edifici . Prof.Gianfranco Cellai Convezione forzata - Numero di Reynolds Re Re = WLρ /μ (adimensionale) dove W = velocità media (m/s), ρ = densità del fluido (kg/m³) , L = dimensione caratteristica (m) relativa alla situazione geometrica μ = viscosità dinamica (kg/m s); Ad esempio nel caso di condotti circolari L = diametro; per una parete L è l’altezza, in una intercapedine L può essere lo spessore, ecc. Il rapporto ν = μ/ρ (m²/s) prende il nome di viscosità cinematica. Dal punto di vista fisico il numero di Reynolds rappresenta il rapporto tra forze d’inerzia e forze viscose per il fluido in esame : Re = forza d’inerzia [ρ W² L²]/forza viscosa [L W μ] Osservando la suddetta espressione di Re si comprende perché per valori elevati dello stesso il moto sia turbolento ovvero retto dalle forze d’inerzia e viceversa nel caso di moto laminare sia retto dalle forze viscose. Prof.Gianfranco Cellai Moto in condotti:Valori di Reynolds Nel caso di condotti circolari L = diametro ; per condotti non circolari L rappresenta il diametro idraulico Di : Di = 4 A/P con A superficie della sezione e P perimetro del condotto oppure Di = 4 (a b)/2(a + b) con a e b dimensioni dei lati del condotto. Per moto di fluidi in condotti l’esperienza di Re ha dimostrato che : se Re < 2100 2100 < Re < 3100 Re > 3100 si ha moto laminare o viscoso ; siamo in regime di transizione si ha moto turbolento . Per diametro idraulico si intende il diametro di un condotto circolare che causa la stessa perdita di pressione a parità di velocità e fattore d’attrito . Prof.Gianfranco Cellai Convezione naturale : Grashof Il tipo di moto può essere determinato in funzione del valore del prodotto di altri due numeri adimensionali denominati Grashof (Gr) e Prandtl (Pr). Il numero di Grashof è dato dalla seguente relazione : Gr = g β L3 (Ts - Tf ) /ν² (adimensionale) dove: g = accelerazione di gravità (m/s²) L = dimensione caratteristica del problema (m) Ts = temperatura della parete (K) Tf = temperatura del fluido (K) ν = viscosità cinematica (m²/s) Fisicamente Grashof esprime il rapporto tra: forze di galleggiamento g β (Ts - Tf)/ ν² /L3 forze di attrito viscoso : maggiore risulterà tale numero e maggiore sarà lo scambio termico per convezione naturale . Prof.Gianfranco Cellai Numero di Prandtl Il numero di Prandtl è dato da : Pr = cp μ /λf (adimensionale) esprimibile anche mediante la relazione : Pr = ν/α² dove ν = viscosità cinematica (m²/s) e α² = diffusività termica (m²/s); fisicamente Prandtl esprime il rapporto tra la disponibilità del fluido a trasportare quantità di moto (massa x velocità) espressa da ν e quella a trasportare calore (α² ); contrariamente a Gr e Re , Pr dipende esclusivamente da natura e stato fisico del fluido e pertanto può essere considerato una proprietà termofisica. Maggiore è il numero di Pr e maggiore risulterà lo scambio termico convettivo (naturale o turbolento) . Per esempio nel caso di convezione naturale per superfici piane verticali si ha: moto laminare per valori 104 < Gr Pr < 108 moto turbolento per valori Gr Pr > 109 Il prodotto (Gr Pr) prende anche il nome di Numero di Rayleigh (Ra) . Prof.Gianfranco Cellai Analisi del tipo di moto in funzione dei numeri puri Si può distinguere se si è in condizioni di convezione naturale o forzata dal rapporto tra Gr e Re² , infatti : Gr/Re² ≅ Fgalleggiamento/Finerzia Tale rapporto assume pertanto il seguente significato fisico : se Gr << Re² si ha convezione forzata ovvero le forze di galleggiamento sono trascurabili a fronte di quelle d’inerzia se Gr ≅ Re² si ha convezione mista se Gr >> Re² si ha convezione naturale Prof.Gianfranco Cellai Principio di conservazione dell’energia: il coefficiente di scambio termico convettivo hc Strato limite conduttivo Q Q = - λf (∂T/∂n) = Q = hc (Ts - T∞) (W/m²) TS Q λf è il coefficiente di conducibilità del fluido a contatto con la parete (W/mK) Tf = T∞ hc è il coefficiente di scambio termico convettivo(W/m²K) Prof.Gianfranco Cellai Coefficiente di scambio termico hc Il coefficiente hc dipende da : • natura e stato fisico del fluido (compreso la relativa temperatura dipendente dal problema in esame); • tipo di moto del fluido (laminare o turbolento); • forma geometrica del solido a contatto col fluido (superficie piana, ellittica, cilindrica etc.). Pertanto la relazione dello scambio termico convettivo non è una legge fisica e questo perché il coefficiente hc non dipende solo dalla natura e dallo stato fisico del fluido, ma dipende anche dalla configurazione geometrica del fenomeno in esame. Prof.Gianfranco Cellai Numero di Nusselt Dal principio di conservazione dell’energia si ha : λf ∂T/∂n|S = hc |(Ts - T∞)| il gradiente ∂T/∂n deve essere valutato sulla superficie S. Riscrivendo l’equazione e moltiplicando entrambi i termini per la lunghezza caratteristica L si ha: ∂T/∂n|S /(Ts - T∞) /L = hc L /λf (adimensionale) dove il Numero di Nusselt Nu è : Nu = hc L /λf ovvero Nu = hc /λf /L Nu esprime il rapporto tra lo scambio termico convettivo hc e lo scambio termico conduttivo λf/L che si realizza attraverso uno strato di fluido immobile di spessore L. Ricordando che lo strato limite δt = λf / hc Nusselt diviene anche : Nu = L/δt Si conferma pertanto che tanto minore e δt tanto maggiore è lo scambio termico convettivo. Prof.Gianfranco Cellai Schema di calcolo CONVEZIONE FORZATA NATURALE Nu = f (Re, Pr) Nu = f (Gr, Pr) Moto turbolento Nu = a (Re)b(Pr)c Moto laminare Moto turbolento Nu = a (Pe)n Nu = C (Gr)a(Pr)c Prof.Gianfranco Cellai Moto laminare Nu = C (Ra)n Relazioni per il calcolo di Nu Nel caso di convezione forzata viene meno la dipendenza dal numero di Grashof e quindi la relazione funzionale sarà del tipo : Nu = a (Re)b (Pr)c Moto turbolento Nel caso di moto laminare si ha : Nu = a (Re Pr)n Moto laminare essendo i coefficienti b = c il prodotto (Re Pr) prende il nome di numero di Peclet (Pe). Nel caso di convezione naturale viene meno la dipendenza dal numero di Reynolds e quindi si avrà : Nu = C (Gr)a (Pr)b Moto turbolento Nel caso di moto laminare si ha : Nu = C (Gr Pr)n Moto laminare essendo i coefficienti a = b il prodotto (Gr Pr) prende il nome di numero di Rayleigh (Ra) e determina, come visto, il tipo di moto. Prof.Gianfranco Cellai Considerazioni Essendo Nu il rapporto tra scambio termico convettivo e conduttivo, nel caso limite che Nu = 1 si avrà solo scambio termico conduttivo. Valori di Nu < 1 non hanno significato fisico. Nu aumenta per moto turbolento e diminuisce per moto laminare fatto questo evidenziato dal rapporto L/δt In generale nel caso che si desideri contenere lo scambio termico si tenderà a minimizzare Nu e viceversa qualora si intenda incrementare lo scambio termico: questo può essere fatto agendo su uno o su più dei parametri esaminati che entrano in gioco nello scambio termico. Prof.Gianfranco Cellai Determinazione di hc Una volta determinato Nu è possibile calcolare il valore di hc: hc = Nu λf / L e quindi la quantità di energia termica scambiata per convezione: Q = hc (Ts - T∞) (W/m²) La determinazione del coefficiente convettivo di scambio termico hc mediante Nu può essere affrontata con diversi metodi; in generale si otterrà una relazione funzionale tale che : Nu = f (Re, Gr, Pr) In funzione del tipo di moto, della natura del fluido e del problema geometrico è possibile determinare la relazione suddetta. Prof.Gianfranco Cellai Riepilogo I passaggi per la determinazione dello scambio termico convettivo Qc sono i seguenti : 1) Individuazione del problema fisico-geometrico 2) determinazione da tabella, dei coefficienti a, b, c, C necessari per la determinazione del NUMERO DI NUSSELT Nu = a Reb Prc ---> CONVEZIONE FORZATA (per moto laminare Nu = a Pen ) Nu = C Gr a Prb ---> CONVEZIONE NATURALE (per moto laminare Nu = C Ran ) 3) calcolo del coefficiente di scambio termico hc = Nu λf/ L 4) calcolo dello scambio termico convettivo : Qc = hc S (Ts - T∞) (W) Prof.Gianfranco Cellai Proprietà termofisiche di alcuni gas Valori di Pr 0,71 0,67 0,73 esafluoruro di zolfo 0,68 0,66 Prof.Gianfranco Cellai Formule sperimentali per il calcolo di Nu Convezione naturale Prof.Gianfranco Cellai Valori empirici di hc : convezione naturale Moto laminare 104< Gr Pr < 108 L hc = 1,42 (ΔT/L)0,25 Superficie verticale di altezza L Moto turbolento Gr Pr > 109 ΔT = (Ts - T∞) Q L hc = 1,31 (ΔT)0,33 Moto laminare hc = 1,32 (ΔT/L)0,25 Moto turbolento hc = 1,52 (ΔT)0,33 Q Moto laminare hc L Prof.Gianfranco Cellai = 0,59 (ΔT/L)0,25 Formule sperimentali per il calcolo di Nu Convezione forzata Moto turbolento all’interno di tubazioni Nu = 0,0033 (Re)1.0 (Pr)0.37 valido per 3.000 < Re < 30.000 Fluido riscaldato Nu = 0,023 (Re)0.8 (Pr)0.4 valido per Re > 10.000 Fluido raffreddato Nu = 0,023 (Re)0.8 (Pr)0.3 valido per Re > 10.000 Prof.Gianfranco Cellai Esercizio per convezione forzata Si voglia calcolare il coefficiente di scambio termico convettivo hc nel caso di acqua a temperatura Tf = 80 °C che scorre all’interno di una tubazione avente un diametro D = 10 cm e temperatura interna superficiale Ts = 79,9 °C. Sia la velocità dell’acqua W = 1 m/sec con λf = 0,65 W/mK Dalle tabelle per acqua a 80 °C si ha ν = 0,36 ⋅10 pertanto Re risulta: -6 m²/s , Re = W D/ν = 1 m/s ⋅ 0,1 m /0,36 ⋅10-6 m²/s = 2,78 ⋅10 5 (Moto turbolento > 3100) Prof.Gianfranco Cellai Continua esercizio In funzione della situazione geometrica , della natura del fluido e del salto termico tra fluido e parete del tubo (verticale o orizzontale) le tabelle ci forniscono i valori delle costanti a , b e c in questa particolare situazione : Nu = 0,023 (Re) 0.8 (Pr)0.4 sempre dalle tabelle troviamo tabulato Pr = 2,23; a questo punto è possibile calcolare il valore di Nu: Nu = 0,023 (2,78 ⋅10 5)0.8 (2,23)0.4 = 718 e quindi hc : hc = Nu λf / D = 718 ⋅ 0,65 / 0,1 = 4667 W/m² K Il flusso termico scambiato per unità di lunghezza del tubo risulta: Q = 4667 ⋅ π ⋅ 0,1 ⋅ 1 m (80 – 79,9) = 146 W Prof.Gianfranco Cellai Esercizio convezione naturale Si voglia determinare il coefficiente di scambio termico convettivo hc, per una parete verticale alta 3 m e larga 4 m avente una temperatura superficiale di Ts =18 °C e una Temperatura dell’aria Ta = 20 °C. Alla temperatura suddetta si ha : β = 1/ (Ts + Tf ) /2 = 1/ (293+291)/2 = 1/292 = 0,0034 K-1 Gr = g β L3 (Ts - Tf ) /ν² = 9,81· 0,0034 ·33 (20-18)/(1,51· 10-5) 2 = = 1,801/1,51 · 10 -10 = 11,9 · 109 Pr = 0,71 Gr Pr = 11,9 · 109 · 0,71 = 8,45 · 109 Moto turbolento hc = 1,31 (ΔT)0,33 = 1,31 (20 – 18) 0,33 = 1,65 W/m²K Q = 1,65 (20 – 18) · 12 m² = 39,6 W Prof.Gianfranco Cellai IRRAGGIAMENTO L’irraggiamento termico è definito come l’energia raggiante emessa da un corpo a causa della sua temperatura assoluta T (K), (K) e dipende dalla natura del corpo emittente e dalle caratteristiche della sua superficie (compresa la rugosità). Il trasferimento di energia termica per irraggiamento, ed in particolare l’irraggiamento solare, solare è molto importante sia per l’entità dei carichi termici (estivi ed invernali) che per l’uso di tale forma di energia alternativa (collettori solari, celle solari fotovoltaiche, serre, ecc.). Lo scambio termico di energia raggiante tra il corpo umano e l’ambiente circostante è inoltre molto importante ai fini del benessere e deve pertanto essere conosciuto nei suoi meccanismi principali potendo costituire di fatto un vincolo progettuale . Prof.Gianfranco Cellai Analisi fisica del fenomeno A livello macroscopico si dice che l’irraggiamento si propaga mediante l’energia posseduta da onde elettromagnetiche che si muovono secondo traiettorie rettilinee . La velocità a cui si propaga la radiazione nel vuoto è pari alla velocità della luce c = 3 ⋅108 m/s (300.000 km/s) ; sussiste la seguente relazione tra lunghezza d’onda λ della radiazione e velocità c della stessa : λ = c/f (m) dove f = frequenza (s-1) pertanto tanto maggiore è la frequenza , tanto minore è la lunghezza d’onda della radiazione e viceversa . La lunghezza d’onda normalmente è espressa in μm anzichè in m (1 μm = 10-6 m) . le radiazioni elettromagnetiche possono essere classificate in funzione degli effetti ed in relazione alla loro lunghezza d’onda . Prof.Gianfranco Cellai Classificazione delle radiazioni Gli effetti termici della radiazione si estendono nei campi dall’ultravioletto all’infrarosso all’incirca tra 0,1 e 100 μm . Nel campo di lunghezza d’onda compreso tra 0,39 ÷ 0,78 μm si ha lo spettro del visibile ; tale campo di radiazioni è importante ai fini dello studio dell’illuminazione naturale e artificiale degli ambienti confinati, delle proprietà dei vetri, delle proprietà delle superfici (riflessione dei colori) . Al di sotto di 0,37 μm e fino a 0,01 μm si ha il campo dell’ultravioletto , mentre al disopra di 0,78 μ fino a circa 100 μm si ha il campo dell’infrarosso (suddiviso in infrarosso vicino tra 0,78 e 25 μm, ed infrarosso lontano tra 25 e 100 μm ). Prof.Gianfranco Cellai Il campo del visibile Prof.Gianfranco Cellai Irraggiamento solare A livello del suolo il 99% dell’energia solare è emessa nello spettro tra 0,3 e 2,5 μm La diversità tra radiazione extratmosferica e radiazione al suolo è dovuta all’assorbimento dall’atmosfera esercitato dai gas che la compongono (H2O, CO2 , O2 , O3 ) e pertanto lo spettro di emissione a livello terrestre presenta delle “finestre” in corrispondenza delle lunghezze d’onda sensibili ai fenomeni di assorbimento. Prof.Gianfranco Cellai Classificazione delle superfici Quando dell’energia raggiante Ei incide su di un mezzo può essere in parte riflessa Er, assorbita Ea e trasmessa Et. Per il principio di conservazione dell’energia: Ei = Er + Ea + Et e dividendo tutto per Ei si ha: 1 = Er /Ei + Ea/Ei + Et/Ei = r + a + t dove : r = coefficiente di riflessione Un corpo si definisce: a = coefficiente di assorbimento nero se a = 1 t = coefficiente di trasmissione grigio se a < 1 = costante I coefficienti sono funzione della temperatura superficiale del corpo, della lunghezza d’onda della radiazione incidente e dell’angolo di incidenza della stessa. indipendentemente dalla lunghezza d’onda della radiazione incidente Prof.Gianfranco Cellai Corpo nero e potere emissivo monocromatico: Max Planck Il corpo nero in natura può essere rappresentato dal sole. Idealmente esso rappresenta un emettitore ed assorbitore perfetto e costituisce il parametro di riferimento per gli altri corpi. L’energia emessa da un corpo nero, per unità di tempo e superficie, alla lunghezza d’onda λ ed alla temperatura assoluta T (K) è massima e denominata Potere emissivo monocromatico EnλT, desumibile dalla seguente relazione di Max Planck : EnλT = C1 λ- 5 /[(e C2 / λT) – 1] (W/m² μm) dove : C1 = 3,742 . 108 (W μm4 /m²) e C2 = 1,4387 . 104 (μm K) T = temp. assoluta (K) λ = lunghezza d’onda (μm) Prof.Gianfranco Cellai Potere emissivo integrale del corpo nero: Stefan-Boltzmann L’integrazione nell’intero campo di lunghezza d’onda da 0 a ∞ del potere emissivo monocromatico determina il Potere emissivo integrale emisferico del corpo nero En (T) il cui valore è dovuto alla seguente equazione ∞ di Stefan-Boltzman : ∫ 0 En (T) = En λ dλ = σ T4 Legge di Stefan -Boltzman (W/m²) dove σ = 5,67 . 10-8 (W/m² K4 ) costante di Stefan-Boltzman; e T (K) temperatura assoluta del corpo nero. Tale legge fisica rivela immediatamente il peso che l’irraggiamento ha negli scambi termici che avvengono elevando alla 4a potenza le temperature assolute; da qui la necessità di mantenere più alta possibile la temperatura delle superfici che circondano il corpo umano al fine di ridurre gli scambi termici per irraggiamento tra questo e le pareti circostanti . Prof.Gianfranco Cellai Legge di Wien La rappresentazione di EnλT in funzione della lunghezza d’onda λ permette di evidenziare la seguente relazione di Wien , detta anche legge del regresso : λmax. T = costante = 2898 (K μm) Legge di Wien il valore 2898 della costante vale per valori di T e λ espressi rispettivamente in K e in μm . In pratica all’aumentare della temperatura T la lunghezza d’onda λmax = 2898/T diminuisce. Si osserva anche che il massimo dell’emissione del sole (5800 K) è centrato nel campo del visibile. Prof.Gianfranco Cellai Fonte Yunus Cengel Intensità di radiazione Viene definita intensità di radiazione I, l’energia radiante emessa nell’unità di tempo, da una superficie unitaria dA1 nell’angolo solido unitario dω, il cui asse è individuato dall’angolo φ rispetto alla normale alla superficie : I = dq1-2 /(cosφdA1) dω12 (W/m² steradiante) dove dq1-2 è la potenza radiante (in W) emessa da dA1 che finisce su dA2. lo steradiante è l’angolo che sottende una calotta sferica di area unitaria posta su una sfera di raggio unitario: dω12 = dA2/r² Prof.Gianfranco Cellai I Intensità di radiazione per corpi con emissione diffusa Per i corpi nero e grigio si può considerare che l’emissione avvenga in modo diffuso, ovvero uniforme in tutte le direzioni. In questo caso I = costante e la calotta sferica diviene pari a π (calotta sferica in steradianti); in sintesi: I = E/π (W/m²steradiante) L’intensità di radiazione In per il corpo nero è : σ T4 = In π −> In= σ T4 / π Prof.Gianfranco Cellai Emissività dei corpi Il potere emissivo E di una superficie reale risulta inferiore a quello di un corpo nero En alla stessa temperatura, possiamo pertanto definire l’emissività emisferica ε (o emittenza) nel modo seguente : ε = E/En < 1 Analogamente viene definita una emissività emisferica monocromatica ελ dal rapporto : ελ = Eλ / Enλ ==> Eλ = Enλ ελ In generale l’emissività dei corpi reali varia in funzione della natura degli stessi (elettricamente conduttori e non conduttori), della lunghezza d’onda, della direzione φ di emissione e della temperatura. Prof.Gianfranco Cellai Potere emissivo del corpo grigio ελ = ε = costante Eλ = ε Enλ Legge di Kirchhoff E n(T) = σ T4 T N En Eε(T) = ε σ T4 E Ea (T)= a σ T4 G T In condizioni di equilibrio termico la superficie nera N ed il corpo grigio G in essa contenuto hanno la stessa temperatura T, e in accordo con il principio di conservazione dell’energia, la quantità di energia raggiante emessa dal corpo G è eguale alla quantità di energia raggiante assorbita : ε σ T4 = a σ T4 Æ ε = a = E(T)/ E n(T) Æ ελ(,T) = aλ(,T) Anche se a rigore tale legge vale solo per le condizioni di corpi in equilibrio termico e contenuti in una cavità nera isoterma, esprime il fatto importante ai fini dell’irraggiamento, che ad ogni lunghezza d’onda λ e temperatura T una superficie tanto più emette quanto più assorbe e viceversa. Prof.Gianfranco Cellai Emissività dei corpi reali e ideali Confronto dell’emissività ελ (a) e del potere emissivo Eλ (b) di una superficie reale con quella di una superficie grigia e del corpo nero alla stessa temperatura Prof.Gianfranco Cellai Fonte Yunus Cengel Valori di ε-a N.B. I valori di emittanza/assorbanza sono da utilizzare solo ai fini degli scambi termici per irraggiamento e non per conoscere le proprietà dei corpi. Prof.Gianfranco Cellai Considerazioni Il considerare le superfici reali come grigie ai fini degli scambi termici per irraggiamento semplifica notevolmente i calcoli, ma non bisogna scordare quanto segue: Superficie reale Æ ελ - aλ = f (natura della superficie, caratteristiche spettrali della radiazione incidente ovvero della temperatura T, della direzione φ) Superficie grigia e diffondente Æ ελ = aλ = costante La percezione dei colori di una superficie è legata alla riflessione/assorbimento della radiazione incidente sulla superficie e quindi allo spettro della stessa. Prof.Gianfranco Cellai Percezione dei colori ros gia so ver llo ble de u Radiazione riflessa rosso giallo verde bleu Radiazione assorbita aλ Corpo grigio 0.8 Corpo rosso 0.4 0.8 Prof.Gianfranco Cellai λ (μm) Selettività delle superfici a, ε a, ε 0.9 0.9 Superficie assorbente a, ε Superficie assorbente selettiva 0.1 λ a, ε 3 μm λ 0.9 0.1 Superficie riflettente 0.1 λ Prof.Gianfranco Cellai Superficie riflettente selettiva 3 μm λ Vetri selettivi Prof.Gianfranco Cellai Scambi termici per irraggiamento Per semplificare i calcoli si fanno le seguenti ipotesi : • tutte le superfici si comportano come corpi grigi o neri (le proprietà radiative sono così indipendenti dalla lunghezza d’onda); • per i corpi aventi un coefficiente di assorbimento elevato (circa a y 0,9) si trascura la riflessione ; • le proprietà radiative si considerano uniformemente distribuite sulle superfici aventi inoltre temperatura uniforme ; • assorbanza ed emittenza sono eguali ed indipendenti dalla temperatura della sorgente radiativa ; • l’aria non assorbe nè emette radiazioni; • gli scambi termici avvengono in regime stazionario. Prof.Gianfranco Cellai Energia scambiata per irraggiamento Nello scambio termico una superficie perde energia emettendola per irraggiamento e la guadagna assorbendo le radiazioni emesse dalle altre superfici. Per il principio di conservazione dell’energia, in regime stazionario, date due superfici S1 alla Temperatura T1 e S2 alla Temperatura T2, la quantità netta di energia termica Q12 scambiata per irraggiamento sarà E21 data dalla legge di Prevost : T1 Q12 = E12 – E21 E12 Dove E12 = energia emessa dal corpo 1 in direzione del corpo 2 E21 = energia emessa dal corpo 2 ed assorbita dal corpo 1 1 Nel caso più semplice di superfici nere piane parallele ed infinite, lo scambio netto di energia Q12 sarà dato da: E12 = S1σT14 E21 = S2σT24 Q12 = σ S1(T14 - T24 ) (W) Prof.Gianfranco Cellai T2 2 Superfici Grigie Nel caso di superfici grigie parallele ed infinite (intercapedini) entra in gioco l’assorbanza (o emissività) delle superfici e pertanto non tutta l’energia emessa da 2 è assorbita da 1 ma una parte viene riflessa per poi ritornare nuovamente in 1, e così via; con riflettanza ρ =1 − a uniforme si ha: E1 = a1S1σT14 E2 = a2S2σT24 Si dimostra che per copri grigi affacciati su intercapedine la quantità di calore scambiato Q12 è: Q12 = S1 σ (T41 - T42 )/(1/a1 +1/a2 -1) E2 T1 E1 ρ1 1 Prof.Gianfranco Cellai T2 ρ2 2 Fattore di vista n dq1-2 = I1 (cosφ1dS1) dω12 2 n1 φ2 φ1 dω12 = dS2 cosφ2/r² dq1 = I1 π dS1 dS2 r dS1 dS2 cos φ2 φ2 il fattore di vista F12 è il rapporto tra l’energia emessa da S1 che finisce su S2 e l’energia totale emessa da S1: F12 = Q12/ Q1 Prof.Gianfranco Cellai dS2 Proprietà dei fattori di vista Per i fattori di vista valgono importanti proprietà: • possibilità di suddividere in i parti la superficie ricevente A2 in modo tale che la somma dei fattori di vista F1i calcolati per ciascuna delle sottoaree sia eguale al fattore di vista F12= Σ F1i; • per definizione, ed in conformità al principio di conservazione dell’energia, la sommatoria dei fattori di vista di un corpo verso tutte le superfici che lo circondano completamente sarà eguale all’unità (proprietà di chiusura); Σ FPi = 1 • teorema della reciprocità : A1·F12 = A2 ·F21 Prof.Gianfranco Cellai Relazione generale di scambio termico Q12 = Fε F12 S1 σ (T41 - T42 ) ( W) dove Fε = fattore di emissività (dipendente dalla natura delle superfici) F12 = fattore di configurazione o di vista (dipendente dalla natura geometrica del problema) Nei casi delle superfici nere parallele sia il fattore di emissività Fε che di vista F12 valgono 1 , mentre per le superfici grigie F12 = 1 fattore di vista superfici grigie Fε = 1/(1/a1 +1/a2 –1) =1/(1/ε1 +1/ε2 –1) Prof.Gianfranco Cellai Casi notevoli e semplificazioni Superficie S1 << S2 e contenuta all’interno di S2 Æ F12 = 1 Parete (orizzontale/verticale) rivolta verso l’esterno Fp-cielo = 1 Intercapedini F12 = F21 = 1 Linearizzazione dell’equazione generale: Q12 = Fε F12 S1 σ (T21 + T22 ) (T1 + T2 ) (T1 - T2 ) per valori di T1 e T2 non molto differenti al posto di (T21 + T22 ) (T1 + T2 ) si può mettere 4 T3m con Tm = T1 + T2 /2 Q12 = Fε F12 S1 σ 4 T3m (T1 - T2 ) posto il coefficiente di scambio termico radiativo hr = Fε F12 σ 4 T3m Q12 = hr S1 (T1 - T2 ) (W) Prof.Gianfranco Cellai Esercizio Calcolare la quantità di energia termica scambiata per irraggiamento in un’intercapedine tra due superfici 1 e 2 in mattoni aventi temperature superficiali T1 = 18 °C e T2 = 15°C Dalle tabelle per i mattoni rossi si ha a = 0,93 mentre per l’intercapedine F12 = 1, pertanto: Fε = 1/(1/a1 +1/a2 –1) = 1/(1/0,93 +1/0,93 –1) = 0,87 hr = Fε F12 σ 4 T3m = 0,87 ·1· 5,68 ·10-8 4 (291 + 288)3/2 = = 4,79 W/m²K Q12 = hr S1 (T1 - T2 ) = 4.79 · 1 m² · (18 -15) = 14,37 (W) Prof.Gianfranco Cellai Esercizio Dimostrare mediante la legge di Wien l’effetto serra, per una stanza con finestra avente le pareti interne a temperatura pari a circa 20 °C . Posto λmax = 2898/T si ha : T = 20 + 273 = 293 K λmax = 2898/293 = 9,9 μm a tale lunghezza d’onda il vetro è opaco Prof.Gianfranco Cellai Intercapedini L’uso delle intercapedini è assai diffuso in edilizia: si hanno infatti applicazioni nelle murature a cassetta, nelle pareti e tetti ventilati, e nei vetri doppi uniti al perimetro. L’uso delle intercapedini, riempite o meno con materiali coibenti, e talvolta ventilate, è sostanzialmente legato alla necessità di ridurre le dispersioni termiche in regime invernale e di aumentarle in regime estivo. L’evoluzione tecnologica delle vetrature e le modalità di riduzione dello scambio termico, in primo luogo mediante l’uso di vetri basso emissivi e di gas diversi dall’aria, è particolarmente legata allo studio dei fenomeni di scambio termico che coinvolgono tutte e tre le modalità esaminate. A tal fine si analizza il calcolo del coefficiente globale di trasmissione termica per i serramenti. Prof.Gianfranco Cellai Valori della resistenza termica di intercapedine d’aria UNI EN ISO 6946 Prof.Gianfranco Cellai