Corso di Fluidodinamica Anno accademico 2012/2013 Prof. Tommaso Astarita [email protected] Tel. 081 7685184 MATERIALE DIDATTICO Gasdinamica, Giovanni M. Carlomagno, ed. Liguori, 2009 Appunti e Slides dal sito www.docenti.unina.it wpage.unina.it/astarita RICEVIMENTO ALLIEVI Martedì 16:00-18:00 Mercoledì 16:00-18:00 (X piano - p.le Tecchio 80) STUDIO DI UN FENOMENO FISICO Descrizione del fenomeno Identificazione delle ipotesi e delle approssimazioni Modellazione del fenomeno e individuazione delle variabili Applicazione dei principi e delle leggi fisiche Scrittura delle equazioni che governano il fenomeno Risoluzione delle equazioni con le condizioni al contorno Verifica della qualità e della validità dei risultati LEGGI FONDAMENTALI DELLA TERMODINAMICA CLASSICA T >0 dE t = δ Q − δ L II legge dS = δe S + δi S; δ e S = δ Q/T ; δi S ≥ 0 Postulato di Nernst lim S = 0 Legge zero I legge T →0 SISTEMA TERMODINAMICO Un sistema termodinamico Σ si può definire in termini di un volume di controllo V (formulazione Euleriana) o di una massa di controllo (formulazione Langrangiana). Formulazione euleriana V è fisso nel tempo V può essere pluri o semplicemente connesso D sono superfici chiuse, materiali, o fittizie La massa contenuta in V è, in generale, funzione del tempo L'estensione è fissata in termini del volume del sistema V Formulazione lagrangiana è fissa nel tempo. Le dimensioni di V, (forma e locazione) possono variare nel tempo. La superficie D delimitante il volume V occupato dalla massa di controllo varia (in forma e dimensioni) nel tempo. La connessione di V può variare nel tempo. L'estensione del sistema e fissata in termini della massa del sistema ESEMPI DI SCELTA DEL SISTEMA DI CONTROLLO Formulazione Euleriana (sistema a volume costante; il tratto di condotto rigido) Formulazione Lagragiana (sistema a massa costante; il gas nel palloncino deformabile) GRANDEZZE ESTENSIVE Una grandezza G si dice estensiva se il suo valore, in un sistema in cui è distribuita in modo uniforme, è linearmente proporzionale all'estensione del sistema stesso. Se G è funzione solo di altre grandezze estensive G = f(Gi ); (i = 1, 2, .., k), essa è una funzione omogenea di primo grado nelle Gi n G gode inoltre della proprietà di additività Gtot = ∑ Gi i=1 Sono grandezze estensive: il volume, la massa, il numero di moli, la quantità di moto, l'energia cinetica, l'entropia, l'energia interna, etc Una funzione si dice omogenea di grado α se, moltiplicando le variabili da cui dipende per uno stesso fattore β > 0, essa risulta moltiplicata per β α ; ad esempio: f(β x, β y) = β α f (x,y); y = x2 → y(β x) = β 2x2. UNIFORMITÀ DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Il concetto di distribuzione uniforme di una grandezza estensiva rappresenta il grado di omogeneità con il quale la grandezza estensiva è distribuita all’interno di un sistema Definizione ingegneristica di uniformità: Dato un sistema di volume V , lo si suddivida in un numero arbitrario n di sottosistemi (con n intero positivo) ciascuno di volume ∆V = V /n. Il valore di una qualsiasi grandezza estensiva G in ciascuno dei sottosistemi sarà pari a ∆Gi (i = 1, .., n) e in generale diverso da sottosistema a sottosistema. Indicando rispettivamente con ∆Gmax e ∆Gmin il valore massimo e il valore minimo degli n valori ∆Gi, la massima differenza tra i valori dei ∆Gi nei diversi sottosis-temi potrà quindi essere individuata dalla quantità: δ G = ∆ Gmax − ∆ Gmin L’uniformità del sistema sarà senz’altro assicurata se, qualunque sia il valore di n, cioé la suddivisione fatta, è sempre verificata la condizione: δ G / ∑ ∆ Gi → 0 GRANDEZZE INTENSIVE Una grandezza intensiva I è una grandezza il cui valore (in un sistema uniforme) non dipende dall'estensione del sistema stesso. Una grandezza intensiva è omogenea di grado zero di grandezze estensive. La temperatura, la pressione e la velocità di un fluido sono esempi di grandezze intensive GRANDEZZE SPECIFICHE Una grandezza specifica è una grandezza estensiva riferita all'unità di estensione infinitesima. Una grandezza estensiva G si può rendere specifica rispetto a qualsiasi altra grandezza estensiva G' di riferimento che caratterizzi l'estensione del sistema. Nella maggior parte dei casi G' si identifica con la massa, o con il volume. GRANDEZZE SPECIFICHE G riferita all'unità di massa si indicherà con g (densità massica di G). G riferita all'unità di volume con g+ (densità volumetrica di G). Tutte le grandezze specifiche riferite all'unità di massa si indicano con la lettera minuscola corrispondente a quella (maiuscola) con la quale si indica la grandezza estensiva. Per le grandezze specifiche riferite all'unità di volume, alla lettera minuscola si appone l'apice +. Fa eccezione la densità volumetrica di massa, o più sinteticamente densità di massa (massa riferita all'unità di volume), che si indica con la lettera greca ρ . ∆ =ρ lim ∆V →0 ∆V Ad esempio, la grandezza estensiva entropia si indica con S, l'entropia per unità di massa con s e quella per unità di volume con s+. Valgono le relazioni: g+ = g ρ g = v g+ ; ; v= 1 ρ GRANDEZZE SPECIFICHE Le dimensioni di una grandezza specifica sono: [g ] ≡ [G ] ; [g ] ≡ [GL ] + 3 Le grandezze specifiche g e g+ conservano lo stesso ordine tensoriale delle grandezze dalle quali vengono derivate. La densità, il volume specifico, l'energia cinetica, per unità di massa o per unità di volume del fluido, sono esempi di grandezze specifiche. La velocità, già indicata come grandezza intensiva, se intesa come quantità di moto per unità di massa, rappresenta anch’essa una grandezza specifica. GRANDEZZE SCALARI, VETTORIALI, TENSORIALI Una grandezza scalare (o, più semplicemente, uno scalare) è descritta e caratterizzata in modo completo, in un prescelto sistema di unità di misura, da un numero (positivo o negativo). Le grandezze scalari sono invarianti rispetto ad una qualunque trasformazione del sistema delle coordinate di riferimento. Esempi sono: la massa, il volume, la temperatura, la densità, il volume specifico, la pressione in un fluido in quiete. Uno scalare è anche definito come un tensore di ordine zero. Una grandezza vettoriale (o, un vettore) è descritta e caratterizzata in modo completo da un valore numerico e da una direzione orientata. Una grandezza vettoriale può essere considerata come somma di tre vettori diretti secondo tre direzioni di riferimento prefissate, le cui intensità vengono chiamate componenti (3 scalari) della grandezza stessa Se le direzioni prefissate sono costanti per ogni punto dello spazio, il sistema di riferimento si dice cartesiano e, se in particolare queste direzioni sono mutuamente ortogonali, il sistema viene detto cartesiano ortogonale GRANDEZZE SCALARI, VETTORIALI, TENSORIALI Una grandezza vettoriale è detta assoluta se essa è invariante rispetto al sistema di riferimento; non saranno ovviamente tali le sue componenti. Esempi di grandezze vettoriali, non necessariamente assolute, sono: le forze applicate, la velocità, l'accelerazione, la quantità di moto, la velocità angolare, etc. Un vettore è anche definito come un tensore di ordine uno e viene generalmente indicato con una sottolineatura V. Una grandezza tensoriale del secondo ordine (o, più semplicemente, un tensore) è una grandezza fisica associata agli enti geometrici punto, direzione orientata e giacitura orientata (ovvero punto e due direzioni orientate, potendosi rappresentare la giacitura con la direzione normale alla giacitura stessa). Essa viene generalmente indicata con due sottolineature. GRANDEZZE SCALARI, VETTORIALI, TENSORIALI In uno spazio a 3 dimensioni ci sono 3 giaciture indipendenti (piani coordinati), per cui un tensore ha tre componenti vettoriali (non assolute) associate a ciascuna delle tre giaciture. Alternativamente, poiché in uno spazio a 3 dimensioni ci sono 3 × 3 = 9 coppie indipendenti di direzioni di riferimento (coppie coordinate), il tensore ha nove componenti scalari (anche esse non assolute), associate a ciascuna delle coppie coordinate. Tutte le grandezze associate ad un punto ed a due direzioni orientate sono grandezze tensoriali del secondo ordine che vengono indicate con una doppia sottolineatura. Analogamente a quanto detto per i vettori, il tensore assoluto è una grandezza invariante rispetto al sistema di riferimento, ma non sono tali le sue componenti (nè le vettoriali, nè le scalari) Esempi di tensori sono gli sforzi superficiali, i momenti di inerzia etc.. FLUSSO DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Una delle caratteristiche più essenziali (ai fini termodinamici) delle grandezze estensive è che esse (e solo esse) possono fluire (possono cioè essere scambiate tra il sistema e il suo ambiente). Si definisce flusso Φ G di una grandezza estensiva G in un punto, la grandezza che dà, in intensità e direzione, la quantità di G che fluisce per unità di superficie e per unità di tempo. Associata al concetto di flusso è quindi una direzione orientata riconoscibile dalla direzione secondo la quale la grandezza fluisce. Pertanto, se la grandezza G è un tensore di ordine k, il flusso di G è un tensore di ordine k + 1. Esempio: il flusso di massa è un vettore (tensore di ordine uno) essendo la massa uno scalare (tensore di ordine zero), il flusso di quantità di moto è un tensore del secondo ordine essendo la quantità di moto un vettore e così via. FLUSSO DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Le dimensioni del flusso sono: [ΦG ] ≡ [G2 ] Lt Nella definizione di flusso è insito il concetto di trasporto di una grandezza, e quindi di velocità, come può del resto dedursi dalle dimensioni stesse del flusso infatti [Φ ] ≡ [G ] L ≡ [g ] [V ] + G 3 Lt [V] ≡ dimensioni di una velocità Il flusso può essere comunque espresso come prodotto della densità volumetrica della grandezza G per una opportuna velocità W. ΦG = g +W = ρ g W Il flusso dipende, in generale, dal sistema di riferimento. FLUSSO DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Introducendo la velocità V di una particella elementare (più propriamente la velocità V del centro di massa di una particella elementare) è possibile effettuare una importante scomposizione del flusso di una grandezza estensiva G. Φ G = ρ gV + J G La precedente relazione opera una scomposizione del flusso totale di G, [misurato in un sistema di riferimento galileiano (Ω,ξ,η,ζ)] in due parti: a) un flusso convettivo o macroscopico che risulta pari al prodotto della densità volumetrica (ρ g) di G per la velocità di massa V della particella elementare anch'essa misurata nel sistema di riferimento (Ω,ξ,η,ζ). Esso rappresenta la G che si accompagna alla massa che fluisce; b) un flusso diffusivo o microscopico che rappresenta la differenza tra il flusso totale e quello macroscopico e che risulta diverso da zero se il trasporto della grandezza G non è dovuto unicamente al trasporto convettivo (il quale è associato al moto del centro di massa della particella), ma ad un fenomeno di diffusione della grandezza G (pressione, flusso di calore, ecc.). PRODUZIONE DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Una grandezza estensiva, oltre a fluire può, in generale, essere prodotta (in senso algebrico), cioè può essere creata o distrutta (ad es. reazioni chimiche) La produzione di una grandezza estensiva può, ovviamente, variare da punto a punto del sistema ed, in ogni punto, da istante a istante Si definisce quindi la produzione di una grandezza estensiva G in un punto la quantità di G che si crea o si distrugge per unità di volume e per unità di tempo nel punto considerato. Se la produzione di una grandezza è sempre identicamente nulla, si dice che la stessa si conserva o, equivalente mente, che la grandezza è conservativa Le dimensioni della produzione sono: [g& ] ≡ [G ] + L3 t PRODUZIONE DI UNA GRANDEZZA ESTENSIVA Si può definire anche la produzione di G per unità di massa e unità di tempo che sarà indicata con: g& = v g& + ; g& + = ρ g& A titolo di esempio, si noti che la produzione della quantità di moto ha le dimensioni: [V ] ≡ [ρ ] [a ] L3 t (dove con [a] sono state indicate le dimensioni di un'accelerazione) per cui essa ha le dimensioni di una forza per unità di volume. Le dimensioni tensoriali della produzione sono le stesse di quelle della grandezza G da cui essa è derivata. IL CAMMINO LIBERO MEDIO MOLECOLARE E L'IPOTESI DEL CONTINUO La materia, pur apparendo macroscopicamente continua, è di fatto costituita da un numero elevatissimo di particelle discrete, che si chiamano molecole. Nel famoso libro sulla teoria cinetica dei gas, scritto nel 1940, Sir J.Jeans dice: “Un uomo, ogni volta che inspira o espira, scambia con l'ambiente circa 400cm3 di aria. Come si vedrà poi, ogni singolo respiro contiene circa 1022 molecole. È stato stimato che tutta l'atmosfera della terra è costituita da circa 1044 molecole. Quindi, una molecola sta, rispetto al numero di molecole contenute in un respiro, nello stesso rapporto con il quale queste ultime stanno rispetto al numero di molecole contenute in tutta l'atmosfera”. 1044 : 1022 = 1022 : 1 Se si suppone che l'ultimo respiro (e cioè, l’espirazione, dopo che è stato pugnalato) di Giulio Cesare, al giorno d'oggi (dopo circa 2000 anni), si sia completamente disperso nell'atmosfera, statisticamente un individuo ogni volta che inspira, immette nei suoi polmoni una molecola di questa sua espirazione. Inoltre, poiché i nostri polmoni contengono circa 2 litri di aria, verosimilmente ognuno di noi ha nei suoi polmoni circa 5 molecole dell'ultimo respiro di Giulio Cesare! IL CAMMINO LIBERO MEDIO MOLECOLARE E L'IPOTESI DEL CONTINUO Un gas, macroscopicamente continuo, è quindi costituito da un elevatissimo numero di molecole. Una mole di gas (e cioè una massa di gas in grammi pari al numero che esprime la massa molecolare del gas) contiene un numero di Avogadro N = 6.023x1023 di molecole (ad es.: 4g di He, 28g di N2, 32g di O2, ecc.). Una mole di gas, a temperatura e pressione normali (T = 0°C; p = 1ata), occupa circa 22.4litri. Perciò, a 20°C e p = 1ata, 400cm3 di aria contengono ≈1022 molecole. Per l'aria in condizioni normali, la distanza ∆ tra le molecole è pari a circa 10 volte il loro diametro equivalente. ∆ = (22.4 x 10 -3/N)1/3 = 3.3 x 10 -9m. Le molecole si muovono continuamente, piuttosto indipendentemente l'una dall'altra salvo che negli istanti in cui urtano tra loro (nell’aria in condizioni normali, ogni molecola subisce circa 7 miliardi di urti al secondo). La traiettoria delle molecole tra due urti consecutivi può essere considerata abbastanza rettilinea, poiché le forze intermolecolari (tra le molecole) sono molto deboli salvo che durante gli urti. IL CAMMINO LIBERO MEDIO MOLECOLARE E L'IPOTESI DEL CONTINUO Cammino libero medio molecolare Il cammino libero medio molecolare è definito come la distanza media percorsa dalla molecola tra due urti consecutivi. Poiché gli urti tra le molecole sono quelli mediante i quali esse medio scambiano sia energia, che quantità di moto, il cammino libero 3 λ molecolare è una grandezza molto importante in fluidodinamica. Validità dell’ipotesi di continuità del sistema L’ipotesi del continuo comporta che nel sistema esista, comunque, un volumetto molto più piccolo del volume di controllo in esame ( ) ma molto più grande del cubo del cammino libero medio molecolare ( ). sia presente un elevato numero di Infatti, ciò garantisce che in molecole e che in esista un numero elevato di . Difatti, come si vedrà, per l’aria in condizioni normali λ = 7.2x10-8m, un cubetto di lato contiene circa 104 molecole, quantità già molto elevata. STIMA DEL CAMMINO LIBERO MEDIO MOLECOLARE La velocità media di una molecola sia pari a . La molecola percorrerà nel tempo di lunghezza mediamente pari a una traiettoria . Nel percorrere questo spazio la molecola entrerà in collisione con tutte le altre molecole contenute nel volume da essa spazzato , le quali, se si indica con n il numero di molecole presente per unità . di volume, risultano pari a Infatti, due molecole entrano in collisione quando i loro centri sono a una distanza inferiore al loro diametro d e cioè quando il centro della molecola urtata entra nella cosiddetta sezione d’urto di quella presa in considerazione. Il rapporto tra lo spazio percorso ed il numero di urti (numero di molecole contenute nel volume spazzato) rappresenta il cammino libero medio della molecola , qui stimato con l'approssimazione che tutte le altre molecole siano ferme: ; a = approssimato CAMMINO LIBERO MEDIO MOLECOLARE Una più esatta espressione del cammino libero medio molecolare è la seguente: λ= 1 2π d 2 n Il cammino libero medio molecolare consente di introdurre un numero adimensionale (in quanto rapporto di due lunghezze), chiamato numero di Knudsen Kn, definito come Kn = λ /L REGIMI DI MOTO Per Knδ <10-2, il moto può essere considerato continuo, nel qual caso la velocità del fluido in prossimità della parete risulta uguale a quella della parete stessa (ipotesi di continuità). Se la parete è ferma, anche il fluido è fermo. Per 10-2 < Knδ <10-1, si può continuare a considerare il moto continuo nel campo di moto, ma la velocità del fluido alla parete può essere diversa da quella della parete (slip flow). Per 10-1 < Knδ < 3, il regime di moto è detto di transizione. Il regime di transizione risulta molto complesso da trattare. Per Knδ > 3, si passa al regime di molecole libere. In quest'ultimo regime, gli effetti degli urti tra le molecole e la superficie solida di un corpo sono predominanti rispetto a quelli dovuti agli urti tra le molecole stesse (modello newtoniano). Valutazione del cammino libero medio molecolare mean free path d = 3.4 x 10-10m Valutazione del cammino libero medio molecolare 7.2 x 10-8m LOGICA DEL BILANCIO Dato un campo di moto di un fluido, le grandezze incognite necessarie a caratterizzarlo sono di due tipi: termodinamiche cinematiche Le incognite fondamentali sono costituite da tutte le grandezze estensive (ad es. la massa , l'energia totale E t , l'entropia S, la quantità di moto V) e per ciascuna di queste grandezze si può formulare un'equazione del bilancio. LOGICA DEL BILANCIO Detta G una qualunque grandezza estensiva, il bilancio di questa grandezza nel sistema Σ può essere espresso mediante una formulazione a blocchi: Variazione di G in Σ = Interazione con l'ambiente esterno via D + Produzio ne per cause interne in V Equazione formale del bilancio LOGICA DEL BILANCIO Se la grandezza G è conservativa l’equazione del bilancio diventa: Variazione di G in Σ Interazione con l'ambiente esterno via D = Equazione formale della conservazione FORMULAZIONE DEL BILANCIO Gt = ∫ g + (r , t ) dV = ∫ ρ (r , t ) g (r , t ) dV = G t (t ) V V dGt d = dt dt ∫ V ρ g dV G& = ∫ g& + dV = ∫ ρ g& dV = G& (t ) V V Variazione di G Produzione La portata elementare della grandezza estensiva G che ΦG attraversa dD è data dalla quantità: Φ G ⋅ n dD = (Φ G )n dD Portata totale Interazione con l'esterno ∫ D (Φ G ⋅ n ) dD FORMULAZIONE DEL BILANCIO Variazione di G d dt ∫ ρ g dV V Interazione con l'esterno = − ∫ D (Φ G ⋅ n )dD + Produzione ∫ ρ g& dV V Φ G = ρ gV + J G V Se la superficie D del sistema Σ non è fissa rispetto al sistema dis riferimento in cui è valutata la V, ma è dotata di una velocità Φ G = ρg (V − V s ) + J G d ρ g dV + ∫ D [ρg (V − V s ) ⋅ n] dD + ∫ V dt + ∫ D (J G ⋅ n )dD = ∫V ρ g& dV BILANCIO DELL'ENTROPIA PER UN SISTEMA CHIUSO (II PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA) Per sistemi puramente meccanici (con scambi di energia che avvengono solo nel modo lavoro) non si scambia anche entropia; Per i sistemi aperti non esiste un modo univoco di definire il flusso di entropia: quando fluisce la massa, fluiscono simultaneamente l'entropia e l'energia; Per un sistema chiuso, il flusso di entropia è associato al solo flusso di energia nel modo calore; Il sistema è chiuso quindi: (V − V s ) ⋅ n = 0 dS = − ∫ D (J s ⋅ n )dD + dt ∫ ρ s&dV V BILANCIO DELL'ENTROPIA PER UN SISTEMA CHIUSO (II PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA) Ricordando che: Js = Jq T dS J = − ∫ D q ⋅ n dD + dt T J dS = − ∫ D q ⋅ n dD + T ∫ ρ s& dV dt V J δ e S = − ∫ D q ⋅ n dD dt T ∫ ρ s&dV V dS = δ e S + δ i S ; δi S = [∫ V ] ρ s& dV dt BILANCIO DELL'ENTROPIA PER UN SISTEMA CHIUSO (II PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA) Trasformazione adiabatica. Se in tutti i punti della superficie del sistema si verifica: Jq ⋅n = 0 T δeS = 0 Trasformazione reversibile. Si dice reversibile una trasformazione durante la quale si verifica che: s& = 0 δiS = 0 Trasformazione isoentropica. Se l'entropia del sistema si mantiene costante durante la trasformazione, questa è detta isoentropica, infatti: dS = 0 S = cost. BILANCIO DELL'ENTROPIA PER UN SISTEMA CHIUSO a) Una trasformazione adiabatica e reversibile è necessariamente anche isoentropica: δeS = δiS = 0 dS = 0 b) Una trasformazione isoentropica non è necessariamente adiabatica, e/o reversibile, potendo essere: dS = 0 con δeS = – δiS ≤ 0 e cioè l'entropia prodotta viene riversata nell'ambiente. c) una trasformazione adiabatica e isoentropica è necessariamente anche reversibile: δ e S = dS = 0 δiS = 0 d) una trasformazione adiabatica non è necessariamente isoentropica, e/o reversibile, potendo essere: δeS = 0 con dS = δ i S ≥ 0 e cioè la variazione di entropia è dovuta alla sua produzione. e) una trasformazione isoentropica e reversibile è necessariamente anche adiabatica: δ i S = dS = 0 δeS = 0 f) una trasformazione reversibile non è necessariamente isoentropica, e/o adiabatica, potendo essere: δiS = 0 con dS = δ e S ≠ 0 e cioè la variazione di entropia è dovuta agli scambi con l'ambiente. BILANCIO DELL'ENTROPIA PER UN SISTEMA CHIUSO a) Una trasformazione adiabatica e reversibile è necessariamente anche isoentropica: δeS = δiS = 0 dS = 0 b) Una trasformazione isoentropica non è necessariamente adiabatica, e/o reversibile, potendo essere: dS = 0 con δeS = – δiS ≤ 0 e cioè l'entropia prodotta viene riversata nell'ambiente. c) Una trasformazione adiabatica e isoentropica è necessariamente anche reversibile: δ e S = dS = 0 δiS = 0 d) Una trasformazione adiabatica non è necessariamente isoentropica, e/o reversibile, potendo essere: δeS = 0 con dS = δ i S ≥ 0 e cioè la variazione di entropia è dovuta alla sua produzione. e) Una trasformazione isoentropica e reversibile è necessariamente anche adiabatica: δ i S = dS = 0 δeS = 0 f) Una trasformazione reversibile non è necessariamente isoentropica, e/o adiabatica, potendo essere: con dS = δ e S ≠ 0 δiS = 0 e cioè la variazione di entropia è dovuta agli scambi con l'ambiente. RAPPRESENTAZIONE EULERIANA / LAGRANGIANA Formulazione Euleriana Formulazione Lagragiana (sistema a volume costante) (sistema a massa costante) Il sistema di riferimento rispetto al quale si scriveranno tutte le equazioni sarà in generale inerziale. RAPPRESENTAZIONE LAGRANGIANA O MATERIALE Scelto un sistema di coordinate rispetto alle quali si intende studiare il moto del fluido, si supponga che le varie particelle di fluido (masse elementari di fluido) rimangano distinte sul piano macroscopico nel loro moto. La particella nel generico istante di tempo si può rappresentare come funzione della sua posizione iniziale r o e del tempo t: r = r (r o , t ) Le coordinate che specificano il vettore posizione iniziale r o delle particelle di fluido vengono generalmente indicate come coordinate materiali o lagrangiane; esse unite alla variabile tempo formano l'insieme delle variabili indipendenti per la descrizione lagrangiana del moto. RAPPRESENTAZIONE EULERIANA Si supponga che la trasformazione inversa di quella lagrangiana esista e che essa si può scrivere formalmente come: r o = r o (r , t ) Le coordinate che specificano il vettore posizione r si chiamano coordinate spaziali o euleriane; esse unite alla variabile tempo formano l'insieme delle variabili indipendenti per la descrizione euleriana del moto. DERIVATE SOSTANZIALE E LOCALE RISPETTO AL TEMPO g = g (r o , t ) = g ( xo , yo , zo , t ) g = g (r , t ) = g ( x , y , z , t ) (x o , yo , zo ) e (x,y,z) sono, nell'ordine, le coordinate materiali di una particella e le coordinate spaziali di un punto in un sistema di riferimento che, per semplicità di trattazione, si suppone cartesiano ortogonale La derivata materiale o sostanziale (lagrangiana) rispetto al tempo di una generica grandezza g si indica con Dg /Dt; essa rappresenta la rapidità con la quale varia la grandezza g misurata da un osservatore che si muove a cavallo di una particella elementare. La derivata spaziale o locale (euleriana) rispetto al tempo di una generica grandezza g si indica con ∂ g/∂ t; essa rappresenta la rapidità con la quale varia la grandezza g in un punto fisso rispetto al sistema di coordinate di riferimento. DERIVATA SOSTANZIALE La variazione nel tempo ∆ t della generica grandezza g(x,y,z,t), relativa alla particella considerata, può essere approssimata dai termini del primo ordine dello sviluppo in serie di Taylor: (∆ g ) part = g ( x + ∆x, y + ∆y, z + ∆z, t + ∆ t ) − g ( x, y, z, t ) = ∂ g ∂ g ∂ g ∂ g ∆ y + = ∆t + ∆ x + ∆z y z ∂ ∂ ∂ t r ∂ x y,z,t x, y,t x, z,t e dividendo per ∆ t: ∆g ∂ g ∂ g ∆x ∂ g ∆ y ∂ g ∆z + + = + ∆ ∆ ∆ t t t t x y z ∂ ∂ ∂ ∂ part ∆t ∆t→0 → ∂ g ∂ g Dg ∂ g ∂ g + w v+ u+ = Dt ∂ t ∂ x ∂ y ∂z → Dg ∂ g +V ⋅∇ g = Dt ∂ t TEOREMA DEL TRASPORTO ∫ ρ (r, t ) dV = ∫ ρ (r, t ) dV V0 o V G=∫ = gd La generica grandezza estensiva totale associata ad TEOREMA DEL TRASPORTO La variazione di G nell'intervallo di tempo ∆ t (∆ G ) =∫ V (∆ G ) ρ (r ,t ) g (r ,t )dV − ∫ ρ (r ,to ) g (r ,to )dV V0 = [∫ V ] ρ g dV − ∫ ρ g dV t V t 0 o (∆ G ) = (∆ G ) = ∫ ρ g dV − ∫ ρ g dV + ∫ ρ g dV − ∫ ρ g dV to t Vo ∩V V o ∩V V V ∩ V V V ∩ V to t o o o ρ g dV + ∫ ρ g dV − ∫ ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫ to Vo ∩V t Vo - V o ∩V t V o ∩V V - V o ∩V to TEOREMA DEL TRASPORTO Dividendo per ∆ t e passando al limite per ∆ t → 0 (∆ G ) ∆t → DG / Dt = d dt ∫ gd ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫ to V ∩ V V ∩ V o t o DG = lim + Dt ∆ t →0 ∆t ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫V - Vo ∩V to V V ∩ V t o o + lim ∆ t →0 ∆t TEOREMA DEL TRASPORTO ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫ to V ∩ V V ∩ V o t o DG = lim + ∆t Dt ∆ t →0 ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫V - Vo ∩V to V V ∩ V t o o + lim ∆ t →0 ∆t Per ∆ t → 0 si ha Vο ∩V → V → Vο ed il primo limite del secondo membro ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫ V o ∩V t V o ∩V to d lim = ∆ t →0 ∆t dt ∫ Vo ρ g dV o TEOREMA DEL TRASPORTO ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫ to V ∩ V V ∩ V o t o DG = lim + Dt ∆ t →0 ∆t ρ g dV − ∫ ρ g dV ∫V - Vo ∩V to V V ∩ V t o o + lim ∆ t →0 ∆t La quantità di G che attraversa la superficie dD nel tempo ∆t si può scrivere ρ g dV ≅ ρ gV ⋅ n∆tdD ρ g dV − ∫ ρ g dV t Vo - V o ∩V ∫V - Vo ∩V to = ∫ ρ gV ⋅ n dD lim Do ∆ t →0 ∆t TEOREMA DEL TRASPORTO In definitiva: DG d = Dt dt ∫ Vo ρ g dV + ∫ Do ρ gV ⋅ n dD e facendo uso del teorema della divergenza: DG d = Dt dt ∫ Vo ρ g dV + ∫ Vo ∇ ⋅ ( ρ g V ) dV