Giorno della Memoria, a colloquio con Helga Weiss “Cerco di raccontare l’Orrore della guerra, affinché tali catastrofi non si ripetano più”. La testimonianza di una dei sopravvissuti ai campi di Auschwitz e Terezín “A mano a mano che l’età avanza ci si rivolge sempre più spesso al passato. Io mi accorgo con stupore di non esserne in realtà mai uscita ”. Scrive così nel suo diario Helga Weiss, nata a Praga nel 1929 e deportata insieme ai genitori prima nel ghetto di Terezín e poi nei campi di concentramento di Auschwitz, Freiberg e Mathausen. I suoi scritti, insieme ai disegni realizzati durante quei difficili anni di prigionia, costituiscono un documento prezioso e irrinunciabile per “ricordare” e capire fino in fondo la Shoah. Perché sugli orrori del passato possano riflettere anche le prossime generazioni. «C’è differenza tra il ricordare nel senso - individuale e anche nostalgico - di tornare col ricordo, e ricordare nel senso di commemorare, ricordando al mondo », ci racconta la signora Weiss. « Noi testimoni non dobbiamo ricordare l’Olocausto nella prima accezione, mentre abbiamo il dovere di farlo nel secondo significato del termine. È per questo che accetto gli inviti delle scuole, nonostante non sia facile parlare delle esperienze che ho vissuto. È per questo che all’Olocausto ho anche dedicato una parte considerevole della mia produzione artistica. È così che dopo la guerra ho interpretato la domanda: “Perché sono sopravvissuta proprio io?”. Trovando la risposta: qualcuno doveva sopravvivere e dare una testimonianza ». 1/2 Giorno della Memoria, a colloquio con Helga Weiss Sono forzato, Come concentramento quella dalla che mancanza suo nei padre, suoi di trapelare cibo, Otto, da che d’infanzia. una anni per sofferenza di primo maltrattamenti «Fu lagioia ancora e-si molto dalla apuò raffigurare viva, perdita delle laile realtà persone dal lavoro campi care. lungimirante sicuramente saggio daprovata parte di mio padre, edi afferma Helga Weiss -.dei che hoparole bambina adisegni rappresentano un documento prezioso unico Idisegni, disegni ». poesie cui Oggi solo efatto si 100 libri possono fecero di ricordi trovare ritorno a nel Museo agli ebraico oltre 15.000 di Praga, bambini che che custodisce abitarono di ghetto 4.000 di Terezín, La rende sofferenza più forti. annienta, «Attraverso annichilisce, ogni dell’esistenza. Talvolta riavvicina, tempra, lacasa. vissuta -incoraggiò dice la signora Weiss -farlo lavoro distinguere che eda ad piace. apprezzare Laappartenuti salute. i sofferenza veri Tutto valori iltoglie resto della èdimenticatoio. vita. secondario, La famiglia, casa, farne la apiù meno libertà, avere ho imparato un adi E quando lemi chiediamo èTerezín soddisfatta di come oggi il ancora mondo ricorda l’Olocausto, risponde: «È un meno bene ostentata, che si ricordi. elasciano magari Ase lungo con maggiore è rimasto sensibilità nel Talvolta basterebbe in maniera ». Parole diventato semplici poi un enella libro, dirette, “di come linguaggio Weiss utilizza nel suo diario bambina, Ilpittrice diario di Helga luoghi completamente continui meschinità l’autrice arte, geografici diventando riesce trasporti del a campo tornare e ammassati spazi una storia: a concentramento temporali Praga di insieme successo. diversi ”che alla di l’uno convogli edito Auschwitz. dormitorio madre, da Einaudi. ferroviari, acampi riprendere “L410” Solo portano Nel nel fino delle 1945, testo allo gli lettori ragazze studi le squallore alla accurate aècivita immedesimarsi per fine poi Terezín, della eche descrizioni, alla specializzarsi guerra, «Nelle mie opere cerco di dare testimonianza sull'Olocausto -ila racconta l’artista esprimere colori in quale quanto che furono uso l’Orrore marchiati sono della della bandiera gli guerra. ebrei iluna esovraffollato E tedesca, nero, che di mettere gli ildei grigio, ebrei e ilche in giallo, guardia ildall’altro, blu, che talvolta costretti affinché simboleggia ilaprezioso acrimini viola. portare tali Illa nero, stella sui vestiti ildi di non rosso David, si e ripetano. ildi con bianco la ». sempre Omaggio Weiss, uno cadere strumento così nell’oblio presente. alla come “Memoria” per perché quella tramandare la di storia coloro tanti alle ebrei insegna che giovani sopravvissuti non sono generazioni ilfurono rischio tornati ai che dall’esilio, le vicende tali di sterminio, di testimonianza un possano passato un tassello ripetersi di-, non Helga prezioso, èai Questa la missione esoprattutto anche ilall’interno che lega saldamente tra loro tutti icatastrofi reduci della Shoah. «Pur dispersi per ogni dove nel dopoguerra conclude la signora Weiss -dal ,-essendoci personalmente, parlare noi sopravvissuti Skype. per siamo iscritto Si rimasti tratta o per di in telefono; amicizie contatto. che abbiamo Se si ne sono abbiamo imparato mantenute. possibilità, usare Per la posta la sentiamo elettronica epuò a Idi __ Intervista asimboli cura di Anna Moccia Si ringraziano Letizia Kostner efilo la casa editrice Einaudi per illa contributo 26 GEN 2015 Articoli correlati L’arte ditramite Terezín per la memoria della Shoah 2/2