- I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - PROPRIETA’ DEI MATERIALI Nelle lavorazioni e nelle applicazioni è fondamentale conoscere le proprietà dei materiali per poterli utilizzare in particolari situazioni , conoscerne le reazioni e l’attitudine di lasciarsi trasformare o di resistere agli sforzi esterni. La conoscenza delle proprietà è di fondamentale importanza per un tecnico, cui spesso compete la scelta del materiale in relazione alle esigenze d’impiego. Le principali sono : -Proprietà fisiche - Caratterizzano il comportamento di un materiale quando è sottoposto ad azioni di natura fisica e dipendono dalla struttura intima della materia; -Proprietà chimiche - individuano la possibilità di agire su un determinato materiale al fine di modificarne la struttura molecolare per ottenere un materiale diverso da quello di partenza quindi con proprietà diverse; -Proprietà meccaniche - descrivono il comportamento dei materiali quando vengono sottoposti a sollecitazioni esterne; -Proprietà tecnologiche – definiscono l’attitudine di un materiale a lasciarsi lavorare mediante un determinato procedimento tecnologico. Prof. Nuciforo Gaetano - 1 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - PROPRIETA’ FISICHE DEI MATERIALI Massa La massa è una grandezza che caratterizza ogni corpo e in meccanica è intuitivamente, anche se non correttamente, definita come la quantità di materia che costituisce un corpo. Newton trattò la massa dal punto di vista fisico formulando le leggi della dinamica, nella prima asserisce che la massa tende a rimanere a ferma o a muoversi di moto rettilineo uniforme, nella seconda la lega alla forza ed alla accelerazione (F = m ⋅ a). Nel campo gravitazionale della terra, il peso (che è una forza) di una certa massa è dato dalla massa moltiplicata per 9.8 m/s2 dove 9.8 è l’accelerazione che subisce un corpo cadendo verso il terreno. Questo valore di accelerazione, cambia sulla terra con l’altitudine e come è risaputo, su altri pianeti ha valore diverso a seconda della massa del pianeta. La massa è una grandezza invariante e perciò non varia al variare della latitudine, dell’altezza, o dal pianteta in cui si trova. E’ una grandezza fondamentale nel Sistema Internazionale, al pari della lunghezza e del tempo. La sua unità di misura è il kilogrammo, simbolo kg. Si può misurare la massa con una bilancia a piatti confrontandola con masse note. Esempi -1- Qual è il peso di un corpo di massa m = 40 g sulla superficie terrestre dove g=9.8 m/s2 ? Si converte la massa in kilogrammi: m = 40 g = 40 · 10-3 kg. il peso è P = m · g = 4 · 10-2 kg.· 9.8 m/s2 = 0.39 N. -2- un corpo di massa m = 3 kg esercita una peso P = 4.9 N. Quanto vale la costante g in quel posto? g=P/m g = 4.9 N / 3 kg = 1.6 m/s2 Un valore simile per la costante g si ha sulla Luna dove, di conseguenza, i corpi pesano circa 1/6 di quello che pesano sulla superficie terrestre. Prof. Nuciforo Gaetano - 2 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - -3- Se un corpo pesa 80 N sulla superficie terrestre (g=9,81 m/s2) , qual è il suo peso su un pianeta in cui la costante g = 2.5 m/s2? La massa m vale m = FP / g = 80 N / 9,81 m/s2= 8,2 Kg Il peso sul pianeta vale FP = m · g = 8.2 kg · 2.5 m/s2 = 20.5 N. Peso specifico , densità assoluta, densità relativa Il peso specifico è il rapporto tra il peso di un corpo ed il suo volume: γ = P / V [N/m3] mentre la densità assoluta è il rapporto tra la massa di un corpo ed il suo volume: ρ = m / V [Kg/m3] tra le due grandezze vi è la nota relazione che deriva dalla seconda legge della dinamica (F=m⋅a): γ=ρ⋅g La densità relativa di un corpo è data dal rapporto tra la sua densità assoluta ρ e la densità dell'acqua distillata ρH2O a 4°C Ad esempio, la densità assoluta dell'alluminio è 2700 kg/m3. La sua densità relativa è invece data da ρr = 2700 / 1000 = 2.7. Si Noti che la densità relativa è un numero puro, ossia privo di unità di misura. La densità dei corpi diminuisce all’aumentare della temperatura, mentre aumenta se la temperatura cala, l’acqua ha la massima densità a 4° C e perciò sia per le temperatura maggiori che per quelle minori aumenta 1) peso specifico dei solidi Per determinare la densità di un solido si usa la definizione del principio di Archimede e cioè : un corpo immerso in un liquido ( in generale un fluido ) riceve una spinta verso l’alto pari al peso di fluido spostato. Si deve disporre di una bilancia o di un dinamometro e di un liquido di densità nota, che normalmente è l’acqua distillata ( ρ=1000 Kgm/m3). Si pesa il corpo di densità incognita in aria e si determina il suo valore Paria; lo si pesa il completamente immerso nell’acqua e si determina il nuovo valore Pacqua Prof. Nuciforo Gaetano - 3 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - La differenza fra le due pesate è il valore della spinta che il corpo riceve dall’acqua e che è uguale al peso di liquido spostato. Conoscendo la densità del fluido nel quale abbiamo immerso il corpo si ha: Spinta =Paria- Pacqua= V⋅γ = V⋅ρ⋅g da cui ricaviamo il volume del corpo V=S/ρ⋅g ρ = Paria /V⋅g Qiesto metodo è utilizzato quando il calcolo del volume del corpo è complesso, nel caso di semplici geometrie si puo facilmente calcolare in volume con le note formule. 2) peso specifico dei liquidi Si utilizza la bilancia di Mohr-Wesphal che sfrutta il principio di Archimede, e precisamente sul confronto fra le spinte idrostatiche che un corpo riceve quando è immerso nell’acqua distillata e quando nel liquido in esame. Il procedimento e comodo perché la bilancia è tarata in modo da dare direttamente il valore della densità. Esempi -1- Determinare la massa di un corpo che ha densità ρ = 3200 kg / m3 e volume 400 cm3. Siccome la densità è espressa in kg / m3 convertiamo il volume da cm3 a m3: V = 400 cm3 = 400 · (10-2)3 m3= 4 · 102 · 10-6 m3 = 4 · 10-4 m3. La massa m del corpo vale m = ρ · V: m = 3200 kg / m3 · 4 · 10-4 m3 = 3.2 · 103 · 4 · 10-4 kg = 12.8 · 10-1 kg = 1.28 kg. -2- Calcolare il volume di un cubo di massa 2.0 kg e di densità 2960 kg / m3. V=m/ρ V = 2.0 / 2960 m3 = 6.8 · 10-4 m3 Prof. Nuciforo Gaetano - 4 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - 3) Peso specifico di una lega Per lega si intende l’unione fisico-chimica di due o più elementi dei quali almeno uno è un metallo. Una lega si dice binaria quando è formata da due elementi, ad esempio l’ottone è una lega di rame e zinco, il bronzo è una lega di rame e stagno, ecc.. Di ogni elemeto si conosce il peso specifico mentre quello della lega dipende dalla percentuale dei sui elementi Indichiamo con A e B due elementi qualsiasi e con γA e γB i rispettivi pesi specifici . B Per la definizione di peso specifico si ha: VA=PA/γA e VB=PB/γB e V=VA+VB B B B Inoltre : P=PA+PB B B Dalla definizione di peso specifico si ha : γ= γ A ⋅γ B ⋅ P PA + PB P + PB = A = P P VA + VB A + B PA ⋅ γ B + PB ⋅ γ A γA γB se consideriamo P unitario e PA e PB le percentuali dei due elementi nella lega, la relazione B precedente diventa : γ= γ A ⋅γ B PA ⋅ γ B + PB ⋅ γ A Ad esempio, un bronzo costituito dall’ 80% di rame (γA=8,9 Kg/dm3) e dal 20% di stagno (γB=7,3 Kg/dm3) ha un peso specifico dato da : B γ= 8,9 ⋅ 7,3 = 8,5 Kg / dm3 0,8 ⋅ 7,3 + 0,2 ⋅ 8,9 4) calcolo della composizione percentuale di una lega binaria Con il metodo visto in precedenza si calcola il peso specifico γ della lega e si leggono da prove precedenti i pesi specifici dei componenti γA e γB e si risolve il sistema : B ⎧ PA + PB = 1 ⎪ γ A ⋅γ B ⎨ ⎪γ = P γ + P γ A B B A ⎩ ⎧ PB = 1 − PA ⎪ γ A ⋅γ B ⎨ ⎪γ = P γ + P γ A B B A ⎩ ⎧ PB = 1 − PA ⎨ ⎩γ ⋅ PA ⋅ γ B + γ ⋅ γ A − γ ⋅ PA ⋅ γ A = γ A ⋅ γ B ⎧ PB = 1 − PA ⎪ γ A ⋅γ B ⎨ ⎪γ = P γ + γ − P γ A B A A A ⎩ ⎧ PB = 1 − PA ⎨ ⎩γ ⋅ PA ⋅ (γ B − γ A ) = γ A ⋅ (γ B − γ ) Prof. Nuciforo Gaetano - 5 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” PA = Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI γ A (γ B − γ ) γ ⋅ (γ B − γ A ) PB = 1 − - γ A (γ B − γ ) γ ⋅ (γ B − γ A ) ----------------------------------------------------------------------------------------------------------Tabella con la densità di alcuni materiali. Materiale ρ [kg/dm3] Il magnesio è ultraleggero 1,74 L’alluminio è leggero 2,70 Il titanio è semileggero 4,51 Il ferro è semipesante 7,87 Il piombo è pesante 11,50 L’acciaio 7,50 ÷ 8,1 La ghisa grigia 7,20 Il bronzo 8,90 il potassio 0,86 l’iridio 22,40 Prof. Nuciforo Gaetano - 6 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Misura della temperatura di fusione mediante coppia termoelettrica Una coppia termoelettrica è costitutita essenzialmente da due fili metallici di natura diversa e da un milliamperometro. I due fili metallici sono saldati ad una estremità e collegati ai poli del milliamperometro dall’altra . Per temperature elevate la coppia è costituita da platino e iridio o cromo e nichel; per temperature medie ferro e costantana ecc… I due fili sono protetti da una guaina metallica o refrattaria. Se due metalli vengono posti a contatto si verifica uno scambio di elettroni e precisamente il metallo avente potenziale maggiore cede elettroni a quello a potenziale minore . Il numero di elettroni che attraversa la zona di contatto dipende esclusivamente dalla natura dei due metalli e dalla temperatura della zona di contatto. Nello strumento si chiama saldatura calda la zona di giunzione dei due fili e saldatura fredda la zona di collegamento con l’amperometro. Se le due saldature si trovano alla stessa temperatura , il numero di elettroni scambiati fra loro sarà uguale e di conseguenza il circuito non sarà percorso da corrente elettrica. Se, al contrario, le due saldature si trovano a temperatura diversa, sarà diverso il numero di elettroni scambiati e di conseguenza il circuito sarà percorso da corrente la cui intensità sarà proporzionale alla differenza di temperatura fra le due saldature . Se lo strumento registratore è opportunamente tarato sarà possibile misurare direttamente la differenza di temperatura fra le due saldature e quindi nota la temperatura della saldatura fredda , quella della saldatura calda. Curve di riscaldamento Le sostanze chimicamente definite e cioè gli elementi chimici e composti chimici e alcune leghe chiamate eutettiche , subiscono i cambiamenti di stato a temperatura costante . Prof. Nuciforo Gaetano - 7 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Pertanto durante la fusione la temperatura non varia. Le sostanze non chimicamente definite come ad esempio le leghe iniziano a fondere ad una temperatura e terminano ad una temperatura più elevata. Controllando a breve intervallo di tempo una sostanza che viene riscaldata, mediante una coppia termoelettrica, si può costruire un diagramma tempi-temperatura . La temperatura La temperatura di un corpo è la misura dello stato di agitazione termica delle sue molecole. Essa si misura con strumenti chiamati termometri , come ad esempio i termometri a mercurio. Le scale termometriche sono state fissate prendendo come punti di riferimento la temperatura di fusione del ghiaccio e di ebollizione dell’acqua. Durante il cambiamento di stato la temperatura rimane costante. Nella scala Celsius o centigrada si indica con 0 la temperatura di fusione del ghiaccio e con 100 quella di ebollizione dell’acqua; sulla scala Reamur con 0 e 80; sulla scala Farenheit 32 e 212 per cui si possono scrivere le seguenti proporzioni: °C ° R ° F − 32 = = 100 80 180 Nei calcoli termodinamici è necessario usare delle temperature che siano riferite a uno 0 effettivo o assoluto e pertanto si usa la scala Kelvin nella quale lo zero assoluto si trova a –273 °C. Per cui : °K= 273+°C Prof. Nuciforo Gaetano - 8 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Cambiamenti di stato Ogni sostanza può assumere uno dei tre stati fisici della materia e cioè lo stato solido liquido o gassoso a seconda delle condizioni di temperatura e di pressione in cui si trovano. Il passaggio dallo stato solido a quello liquido si chiama fusione, il passaggio inverso solidificazione. Il passaggio dallo stato liquido a quello gassoso a temperatura costante si chiama ebollizione ed il passaggio inverso liquefazione. Gli stessi cambiamenti a temperatura variabile e in modo parziale si chiamano evaporazione e condensazione. Il passaggio diretto dal solido al gassoso si chiama sublimazione e quello inverso brinazione. Affinchè avvenga un passaggio di stato è necessario che si verifichi uno scambio di calore fra il corpo e l’ambiente esterno e precisamente affinchè avvengano i passaggi diretti come ad esempio la fusione è necessario che l’ambiente fornisca calore al corpo. Nei passaggi inversi come ad esempio la solidificazione è il corpo che cede calore all’ambiente. Prof. Nuciforo Gaetano - 9 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Il calore specifico Il calore è una forma di energia e la sua unità di misura è il Joule (Il calore è una grandezza scalare). Questa energia si può trasferire da un corpo ad un altro e passa spontaneamente dal corpo a temperatura maggiore a quello a temperatura minore, si ha pertanto che il corpo ad alta temperatura cede calore e la sua temperatura cala, mentre il corpo a temperatura minore riceve calore e la sua temperatura aumenta. La quantità di calore che assorbe o che cede un corpo è data da: Q = (+/-) m · cs ·( tf - ti ) Dove : Q = calore assorbito o ceduto dal corpo ( J ) m = massa del corpo (Kg) cs = calore specifico (J/(Kg°C) Tf = temperatura del corpo dopo l’assorbimento del calore ( °C,°K) Ti = temperatura iniziale del corpo prima dell’assorbimento del calore ( °C,°K) Il segno + indica calore entrante, quello – il calore uscente La caratteristica del materiale è il calore specifico cs, il suo valore viene determinato in laboratorio mediante il calorimetro. esempi: -1Il calore necessario per portare un metro cubo di acqua da 20 a 60 °C è : Q = m·c·(tf - ti)= 1000Kg · 4186 J/(Kg°C) ·(60 - 20)°C Q = 16.744 · 103 Joule = 16,7 106 Joule =16,7 MJ -2Il calore necessario per portare 10 Kg di ferro da 20 a 300 °C è : Q = m·c·(tf - ti)= 10Kg · 444 J/(Kg°C ·(300 - 20)°C Q = 1.243.200 Joule= 1,24 MJ Prof. Nuciforo Gaetano - 10 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - -3Un blocco di acciaio di 2 Kg alla temperatura di 800 °C viene immerso in 10 litri acqua alla temperatura ambiente di 20°C , la temperatura finale di acqua e acciaio quando questo si è raffreddato completamente si ricava dalla relazione: -m1·c1·(tf - ti1) = m2·c2·(tf - ti2) questo significa che, se non vi sono perdite, il calore ceduto da un corpo è assorbito dall’altro. Sostituendo si ottiene : - 2Kg· 490 J/(Kg°C) · (tf – 800) = 10Kg· 4186 J/(Kg°C) · (tf – 20) -980 · tf+784000 = 41860 · tf -837200 1621200=42840· tf tf=37.8 °C se si vuole che l’acqua non superi i 5 gradi , si può calcolarne la quantità necessaria per temprare 2 Kg di acciaio, portato alla temperatura di 1000°C -m1·c1·(tf - ti1) = m2·c2·(tf - ti2) - 2Kg· 490 J/(Kg°C) · (25 – 1000) = x Kg· 4186 J/(Kg°C) · (25 – 20) 955500= x ·20930 x=45 litri -4Un’ulteriore applicazione riguarda il miscelamento di acqua sanitaria. La tubazione di acqua fredda (T1=15°C) ha una portata G1=3 litri/minuto, mentre quella dell’acqua calda (T2=60°C) G2=5 litri/minuto. Si deve calcolare la temperatura dell’acqua miscelata. L’equazione di equilibrio scritta in termini di portata volumetrica, non differisce da quella vista in precedenza in quanto G è proporzionale alla massa: -G1·c· (T1 – Teq) =G2·c· (T2 – Teq) Considerato che il calore specifico dell’acqua calda è uguale a quello dell’acqua fredda si ricava : Teq=(G1· T1 + G2· T2)/(G1+G2) Teq=(3· 15 + 5· 60)/(3+5)=43,13 °C -5La differenza di temperatura dell’acqua fra l’ingresso e l‘uscita da una caldaia è di 10°K e la pompa di circolazione ha una portata di 10 m3/h. Qual è la potenza che la caldaia eroga? Prof. Nuciforo Gaetano - 11 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Calcoliamo per prima cosa la portata di massa che corrisponde a 10 m3/h : 10 m3 / h · 1000 Kg/m3 / 3600 s = 2,78 Kg/s il calore , trasportato dall’acqua, che esce dalla caldaia nell’unità di tempo (J/s=W) diventa una potenza e vale : P= portata massica x CH20 x differenza di temperatura P= 2,78 Kg/s · 4186 J/Kg°K · 10°K= 116.370 W = 116 kW -------------------------------------------Si richiama l’attenzione su alcune unità di misura. Il calore, il lavoro, l’energia potenziale e cinetica, … hanno come unità di misura il Joule J che è dato a sua volta da Nxm ( forza x spostamento o pressione x volume ). L’energia erogata o assorbita in un determinato tempo si chiama potenza e si misura in watt W che è dato da J/s. Si ricorda inoltre che l’energia si può trasformare in lavoro e viceversa. Non fa eccezione il calore. Alcune trasformazioni di unità di misura: 1 CV= 735,4 W = 0,7354 kW 1 cal = 41868 W·s = 4.1868 J 1 kcal/h = 4186.8/3600 W = 1.163 W -------------------------------------------Ai gas vengono assegnati due calori specifici a secondo che lo scambio di calore avvenga a pressione costante o a volume costante. Nel primo caso si usa il calore specifico Cp, nel secondo il Cv. Prof. Nuciforo Gaetano - 12 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Il calorimetro Per studiare gli scambi di calore tra sostanze, si utilizza il calorimetro detto “delle mescolanze”. E’ costituito da un recipiente con pareti isolate termicamente in modo da ridurre al minimo la perdita di calore verso l’esterno ed è provvisto di un termometro a contatto con l’interno e di un agitatore per rendere omogenea la temperatura interna. Le misure del calore scambiato sono affette da un errore per il fatto che il calorimetro assorbe una certa quantità di calore e questo non partecipa allo scambio energetico fra gli elementi. Per tenere conto di questo errore è necessario determinare “l’equivalente in acqua del calorimetro” che rappresenta la quantità ipotetica di acqua che assorbe lo stesso calore del calorimetro e dei suoi accessori. Questa ipotetica quantità di acqua verrà conteggiata nella equazione dello scambio termico. Equivalente in acqua del calorimetro Per la sua determinazione si introduce nel calorimetro una massa nota di acqua, a temperatura ambiente (Ta) e successivamente si aggiunge un'altra massa di acqua calda temperatura. Si aspetta il raggiungimento del nuovo equilibrio termico a temperatura Te. Le quantità di calore scambiate devono essere uguali e l’equazione che le regola è: -QH2o calda=QH2O fredda+Qcalorimetro mH2O calda · c · (Ti-Te)= mH2O fredda · c · (Te-Ta) + mcalorimetro · c · (Te-Ta) Te temperatura finale di equilibrio del sistema Ta temperatura ambiente Ti temperatura iniziale dell’acqua calda. Sostituendo nella relazione precedente e semplificando tutti i termini per c perche si tratta sempre di acqua si ottiene : Prof. Nuciforo Gaetano - 13 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI mx = mH 2Ocalda ⋅ - Ti − Te − mH 2Ofredda Te − Ta Ad esempio, versiamo nel calorimetro 140 g di acqua alla temperatura ambiente di 21,4 °C e 210 g di acqua alla temperatura di 77°C. Il sistema si porta alla temperatura di equilibrio di 49,2 °C. mx = 210 ⋅ 77,5 − 49,2 − 140 = 74 g 49,2 − 21,4 Misura del calore specifico di una sostanza Immettiamo nel calorimetro una quantità nota di acqua alla temperatura ambiente e immergiamo un solido di massa ms ad una temperatura nota, superiore a quella ambiente. L’equazione di equilibrio è: -Qcorpo=QH2O fredda+Qcalorimetro mcorpo · ccorpo · (Ti-Te)= (mH2O fredda + mcalorimetro )· cH2O · (Te-Ta) mcorpo = 345.85 g Ti=51.9 °C ccorpo = incognito mH2O fredda = 92 g Ta=20.6 °C cH2O = 4186 J/(Kg °K) mcalorimetro = 23 g Te=27.4 °C ccorpo = (mH2O fredda + mcalorimetro )· cH2O · (Te-Ta) /( mcorpo · (Ti-Te)) ccorpo = (92 + 23)g· 4186 J/Kg°K · (27,4-20.6)°K /(345,85 g · (51,9-27,4)°K) ccorpo = 115 g ·4186 J/(Kg°K) · 6,8 °K / (345,85 g · 24,5 °K) ccorpo = 386 J/(Kg°K) Allo stesso modo si possono determinare i calori specifici di altre sostanze. Prof. Nuciforo Gaetano - 14 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Il calore latente (di fusione, di evaporazione) Le considerazione fatte in precedenza valgono, se fra la temperatura iniziale e finale, interessate dal riscaldamento o dal raffreddamento, non vi è un cambiamento di stato. Come è noto durante un cambiamento di fase, la temperatura rimane costante e pertanto la relazione precedente cade in difetto. Ad esempio, quando si fornisce calore a un blocco di ghiaccio, la temperatura di questo aumenta fino a 0°C. Se forniamo ulteriore calore notiamo che la temperatura del ghiaccio non aumenta ma rimane costante fino a che tutto il ghiaccio non è fuso. A questo punto il calore che forniamo all'acqua serve di nuovo per aumentare la sua temperatura fino a 100°C. ed a questo punto fino a che non è diventata tutta vapore la temperatura rimane costante. Si introduce perciò una nuova grandezza che è il calore latente di fusione o di evaporazione, che è il calore necessario per ottenere un cambio di fase di una sostanza di massa unitaria. Il calore necessario per portare a fusione o ad evaporazione una determinata quantità di sostanza è: Q = m · Lf Q = calore assorbito o ceduto dal corpo ( J ) m = massa del corpo (Kg) Lf = calore latente (J/Kg) Esempi -1Un pezzo di ghiaccio di massa 300 g si trova ad una temperatura di -20°C. Calcolare il calore necessario per trasformarlo in acqua alla temperatura di +20°C? Cs del ghiaccio = 2220 J/(Kg°C) 5 Lf del ghiaccio = 3.34 · 10 J/Kg Cs dell’acqua = 4186 J/(Kg°C) Prof. Nuciforo Gaetano - 15 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Q1 = c·m·ΔT = 2220 J/(Kg°C) · 0.3 Kg · 20°C = 13 320 J riscaldamento da –20° a 0°C Q2 = Lf · m = 3.34 · 105 · 0.3 J = 1.00 105 J fusione completa del ghiaccio Q3 = c · m · ΔT = 4186 · 0.3 · 20 J = 25 116 J riscaldamento dell’acqua fino a 20°C Q = Q1 + Q2 + Q3 = 1.38 · 105 J calore totale -2Calcolare il calore necessario per fondere 3 Kg di piombo partendo da una temperatura di 20°C. Q1 = c · m · ΔT = 130 · 3 · 320 J = 1.24 · 105 J. Q2 = Lf · m = 25 000 · 3 J = 75 000 J. Q = Q1 + Q2 = 1.99 · 105 J. Prof. Nuciforo Gaetano - 16 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Il potere calorifico (dei combustibili) Questo paragrafo viene inserito per poter calcolare la quantità di un determinato combustibile necessario a provocare un aumento di temperatura in un materiale. Una volta nota questa quantità sarà possibile determinare il costo dell’operazione, ovviamente tenedo conto del rendimento nello scambio di calore. Il Potere calorifico di un combustibile, è la quantità di calore sviluppato dalla combustione completa dell'unità di massa di quel combustibile. Se il combustibile è solido o liquido, la sua unità di misura è J/Kg, se invece è un gas, J/Nm3 , dove Nm3 indica un metro cubo di gas alla temperatura di 0°C ed alla pressione di 1 atm. Combustibili Solidi MJ/Kg Combustibili Liquidi MJ/Kg Comb.gassosi MJ/m3 MJ/Kg Legno 15.00 Benzine 43.00 / 44.00 GPL 3.39 46.10 Torba 13.00 Kerosene 43.50 Gas di città 3.25 30.00 Lignite 22.00 Gasolio 43.30 idrogeno 2.97 120.0 Carboni 24.00 / 32.00 Petrolio 39.8/46.00 metano 3.22 50.00 Antraciti 33.50 Benzolo 40.20 acetilene 4.38 48.10 Coke 30.00 / 34.00 Toluolo 40.60 Propano 3.35 46.30 Acetone 28.50 Butano 3.39 45.60 Etanolo 26.50 Metanolo 19.70 Per eventuali trasformazioni dal sistema pratico, si ricorda che 1 caloria è l'equivalente di 4,186 Joule. Il potere calorifico di distingue in superiore ed inferiore, ma quello che interessa per le nostre considerazioni pratiche è quello inferiore. Durante la combustione parte del calore teoricamente disponibile viene consumato per il riscaldamento dei fumi e, soprattutto, per la vaporizzazione dell'acqua prodotta dalla combustione. Prof. Nuciforo Gaetano - 17 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Si definisce potere calorifico inferiore il potere calorifico superiore diminuito del calore di condensazione del vapore d'acqua che si forma durante la reazione di combustione. Per determinare il potere calorifico dei combustibili si utilizza uno strumento detto “bomba di Mahler” che non è altro che un calorimetro all’interno del quale viene bruciato il combustibile in esame. Questo cede il calore sviluppato all’acqua posta in adiacenza alla camera di combustione, riscaldandola. Dalla differenza di temperatura raggiunta da questa e dalla sua massa si determina la quantità di calore sviluppato dalla combustione. Dividendo il calore sviluppato per la massa di combustibile bruciato si calcola il potere calorifico superiore del combustibile. A seconda del combustibile impiegato si ricava dalla reazione chimica la quantità di acqua che si è formata e si risale al valore del potere calorifico inferiore. Prof. Nuciforo Gaetano - 18 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Conduttività La conduttività termica (indicata con λ ) è una misura dell'attitudine di una sostanza a trasmettere il calore (vale a dire che maggiore è il valore di λ, meno isolante è il materiale). Essa dipende solo dalla natura del materiale. Il calore che passa da un lato all’altro di una parete costituita da un determinato materiale è dato da: Q=( λ / s) ·A· (T2-T1) Q = flusso di calore (w) λ = conduttività del materiale (W/m K) s = spessore della parete (m) A = area della parete (m2) T2 = temperatura del lato freddo della parete (°C) T1 = temperatura dal lato caldo della parete (°C) Al termine λ / s si da il nome di trasmittanza (U-> W/m2K), pertanto la relazione diventa Q=U ·A· (T2-T1) Per pareti multistrato dove viene considerata anche la convezione (mediante il termine α), sia da un lato che dall’altro della parete, la relazione diventa : U= 1 1 s1 s2 s 1 + + + .... n + αi λ1 λ2 λn α e I valori di s/λ sono tanti quanti gli strati di materiale presenti nella sezione di parete considerata. Compaiono nella relazione anche i coefficienti αi e αe che sono i coefficienti di adduzione , che verranno spiegati meglio nella trasmissione del calore per convezione. Dove : αi = coefficiente di adduzione interno, espresso in W/m2 K per sup. orizzontale ascendente = 8 per sup. verticale = 7 per sup. orizzontale discendente = 5 nel caso di forni, per tutte le superfici 70 Prof. Nuciforo Gaetano - 19 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” αe Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - = coefficiente di adduzione esterno, espresso in W/m2 K per sup. verticale e orizzontale ascendente = 20 per sup. orizzontali discendente = 14 s = spessore dell’elemento espresso in m λ = conduttività del materiale in W/m K esempi -1Calcolare il calore uscente dalla parete di un forno di area 1 m2 e composta da due strati: mattoni refrattari s1 = 23 cm, λ1 = 1,4 W/m K mattoni isolanti s2 = 13 cm , λ2 =0.17 W/m K αi =70 W/m2 K , αe =11 W/m2 K la temperatura all’interno del forno è di 1600 °C e quella esterna 25 °C U= 1 1 0.23 0.13 1 + + + 70 1.4 0.17 11 = 0.97 w m °K 2 Q = 0.97 ·1· ( 1600-25) = 1530 w Considerato che il flusso di calore calcolato, attraversa tutti gli strati, si può scrivere : Strato convettivo Q = Primo strato αi ·1· (T1-T2) ----> T2=T1 - Q/ αi =1600 - 1530/70=1578.14 °C Q=(λ1/s1)·1·(T3-T2)Æ T3=T2-Q·s/ λ =1578.154–1530·0.23/1.4 = 1326.78 Secondo strato Q=( λ2/s2)· (T4-T3) --Æ T4=T3-Q·s/ λ =1326.78–1530·0.13/0.17= 156.78 Riassumendo : T1 = 1600 °C , T2 = 1578 °C, T3 = 1326 °C, T4 = 156 °C, T5 = 25 °C Il calcolo delle temperature intermedie è importante per molti motivi come ad esempio per stabilire se il materiale è idoneo a sopportarle, per calcolare il calore assorbito dalle masse Prof. Nuciforo Gaetano - 20 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - componenti per portarsi a quelle temperature, per calcolare la quantità di condensa che si forma all’interno dei vari strati, ecc…. -2Calcolare la trasmittanza di una parete con le seguenti caratteristiche: • • • • • • Intonaco esterno Laterizio porizzato Materiale isolante Laterizio di tamponamento Intonaco interno αe = 20 W/m2 °K • αi s= s= s= s= s= 0,015 m 0,30 m 0,08 m 0,12 m 0,015 m λ = 0,9 W/m °K λ = 0,257 W/m °K λ = 0,04 W/m °K λ = 0,53 W/m °K λ = 0,9 W/m °K = 7 W/m2 °K U= w 1 = 0.27 2 1 0.015 0.30 0.08 0.12 0.015 1 m °K + + + + + + 7 0 .9 0.257 0.04 0.53 0.9 20 anche in questo caso è importante determinare la temperatura dei vari strati. Si lascia tale compito agli studenti. Prof. Nuciforo Gaetano - 21 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Dilatazione termica Esprime le variazioni di dimensioni di un corpo, per effetto di variazioni di temperatura. La dilatazione può essere: -lineare (una dimensione prevalente come nei fili e nelle barre) -superficiale (due dimensioni prevalenti come nelle lamiere) -volumetrica (tre dimensioni prevalenti come nei solidi in genere) dilatazione lineare Prendendo in considerazione il caso della dilatazione lineare, un corpo metallico rettilineo di lunghezza L0, in seguito ad un aumento di temperatura ΔT, subisce un allungamento ΔL dato da: ΔL= αl·L0 · ΔT oppure L=L0(1+ αl· ΔT ) αl = coefficiente di dilatazione termica lineare (si ricava sperimentalmente). [1/°C] ΔL = L-L0 = allungamento L0 = lunghezza prima del riscaldamento ΔT = Variazione di temperatura Se la dilatazione viene impedita , il corpo esercita sul vincolo una forza pari a : F = A· E ·α ·ΔT Di questa spinta si deve tenere conto nella progettazione con adeguate tolleranze dimensionali e con accorgimenti particolari per i vincoli. Esempio Un albero di acciaio con un diametro di 20 mm ( A=202·3.14/4=314 mm2), lungo 300 mm e sottoposto ad una differenza di temperatura di 50 gradi si allunga di ΔL= 12 · 10–6· 300 · 50 =0.18 mm E considerato che il suo modulo elastica vale 210.000 N/mm2, esercita una forza di F = 314 · 210.000 · 12·10–6 · 50 = 39564 N Come si vede dall’entita della forza esercitata, è importante consentire la dilatazione dello stesso non impedendo la deformazione, ma lasciando libero l’allungamento. Prof. Nuciforo Gaetano - 22 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Ha grande importanza il calcolo della dilatazione lineare nei tubi che trasportano fluidi caldi. Dato che le lunghezze sono notevoli, sarà notevole anche l’allungamento e perciò si rende necessario durante la progettazione delle condutture, consentire tale dilatazione senza danneggiare nè i tubi né i supporti. Esempio Calcolare le dilatazioni termiche lineari di tubi in acciaio, rame e PEX ( polietilene ) considerando che la lunghezza del tubo è di 30 m, la temperatura di installazione 10°C e quella di esercizio 90°C. Acciaio ΔL= 12 · 10–6 ·30000 · (90-10) = 28 mm Rame ΔL= 17 · 10–6 ·30000 · (90-10) = 41 mm Pex ΔL= 14 · 10–5 ·30000 · (90-10) = 336 mm Dilatazione cubica Consideriamo un cubo di lato L0 e riscaldiamolo. Il suo volume iniziale vale : V0=L03 Il suo volume finale vale : V = L03(1+ V = V0· (1+ αl· ΔT )3 αl· ΔT)3=V0· (1+ 3·αl· ΔT+3·αl2· ΔT2+ αl3· ΔT3) Trascurando i termini di ordine uguale e superiore al secondo (3·αl2· ΔT2, valore numerico di αl3· ΔT3), per il αl che è piccolissimo, si ha: V = V0· (1+ 3·αl· ΔT) Al termine 3·αl si da il nome di coefficiente di dilatazione cubica β, pertanto la relazione precedente diventa : V = V0· (1+ β · ΔT) Dilatazione quadratica Con procedimento analogo al precedente si ottiene un coefficiente di dilatazione che vale 2·αl Prof. Nuciforo Gaetano - 23 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Conducibilità / resistività elettrica Esprime l’attitudine di un materiale a trasmettere la corrente elettrica. Si fa spesso riferimento alla resistività che è la proprietà opposta. Con questa grandezza è possibile definire la resistenza al passaggio della corrente elettrica che offre un conduttore, mediante la relazione R= ρ · L/S E’ direttamente proporzionale alla lunghezza L del conduttore ed inversamente proporzionale alla sua sezione trasversale S. esempio Un filo di rame di sezione 2 mm2 , lungo 10 metri ha una resistenza di R= 1.70 ·10-8 Ω m · 10 m/ (2 ·10-6 m2)=0.085 Ω Prof. Nuciforo Gaetano - 24 - I.T.I.S. “B. CASTELLI” Brescia – CORSO SERALE – ALLIEVI MECCANICI - Tabella delle grandezze caratteristiche dei principali materiali sostanza Cs J/(Kg°C) Alluminio Argento Acciaio Mercurio Oro Ottone Piombo Rame Stagno zinco 880 236 490 139 129 377 130 385 225 380 Olio 2000 Acqua 4186 Ghiaccio 2220 a 0°C Lf J/Kg 270415 88324 234416 13500 67400 67394 25000 211800 67400 116000 T. E Cond. Coeff. σr 2 Fus. N/mm N/mm2 Term. Dilatazione °C W/m2°K 1/°c 660 70000 961 1536 210000 -39 1063 100000 320 5000 1083 122000 230 40000 419 95000 500 210.00 419.00 43.60 24·10-6 19·10-6 12·10-6 210 25 200 35 100 301.00 159.00 33.00 385.00 64.00 112.20 14·10-6 19·10-6 29·10-6 17·10-6 250 Resist. ρ Ώm 27.00 10-9 15.50 10-9 2.17 10-7 2.20 4.70 2.06 1.70 1.15 5.92 10-8 10-8 10-7 10-8 10-7 10-8 262600 334000 Prof. Nuciforo Gaetano - 25