Il concetto di ​limen​: dai riti di passaggio allo spazio di gioco nello

annuncio pubblicitario
 Il concetto di ​limen​: dai riti di passaggio allo spazio di gioco nello psicodramma di Enrico Tuninetti Limen: dal latino ‘soglia’, ‘margine’, ‘confine’ I riti di passaggio Il rito di passaggio è un’espressione tipica del gergo antropologico oltreché una categoria dall’indubbio valore strumentale entrata ormai a far parte del linguaggio popolare. Il concetto è stato coniato dall’antropologo Arnold Van Gennep per dare un nome a tale oggetto di studio verso gli inizi del ‘900. Nato in Germania da famiglia di origini olandesi, lo studioso si è trasferito con la madre in Francia in tenera età e, a parte qualche mese in Algeria, ha vissuto gran parte della sua vita in una banlieue parigina. Nella sua vita si è occupato principalmente di etnologia e folklore. Per etnologia s’intende lo studio delle società extra-europee, mentre il folklore è lo studio delle tradizioni popolari in Europa. Van Gennep ha scoperto che lo studio dell’etnologia produce una specie di ‘effetto di ritorno’, ossia conferisce senso a ciò che quotidianamente facciamo e agli elementi del nostro ambiente culturale di cui perlopiù siamo inconsapevoli rendendo, inoltre, più trasparenti certi aspetti del nostro modo di vivere, tali per cui la vita quotidiana muta d’aspetto. La società per Van Gennep vuol dire divisione, ossia uno spazio delimitato all’esterno da linee di confine e organizzato all’interno in comparti. La classificazione del dentro e del fuori risponde a due bisogni fondamentali di cui ogni società deve farsi carico se vuole sopravvivere, ovvero: coesione interna e continuità temporale del gruppo. All’aumento della solidarietà interna di una società (o di un gruppo) corrisponde una diminuzione di solidarietà esterna rispetto agli altri gruppi. Ogni classificazione quindi è sia elemento di solidarietà sia elemento di divisione. Le società differiscono non soltanto per il numero di ripartizioni interne ma anche per la facilità o meno delle comunicazioni e per la profondità e le rigidità delle divisioni. Tutte le società per Van Gennep conoscono due grandi divisioni: una a base sessuale (che comporta la separazione tra maschi e femmine) e l’altra a base magico-religiosa (che si esprime nell’opposizione 1
sacro-profano) . Esistono poi altri raggruppamenti speciali e altri livelli di divisione (es: vivi-morti, puro-impuro, aggregazione di casta, ecc.). A tutto ciò si aggiungono le circostanze temporanee inerenti il ciclo di vita e i riti ad esso associati: nascita (riti di protezione, riti di predizione, ecc.), fidanzamento (riti di raggruppamento locale, riti di compensazione, ecc.), matrimonio (riti di fecondazione, riti di unione, riti di ristabilimento dell’equilibrio economico dei clan, ecc.), malattia (riti profilattici, riti di espulsione dell’oggetto-malattia, ecc.), noviziato (riti di iniziazione, riti della prima volta, ecc.), viaggi (riti di benedizione, riti di purificazione, ecc.), gravidanze (riti di passaggio da donna a madre, riti di moltiplicazione, ecc.), parto (riti di fissazione dell’anima del neonato, riti di nominazione, ecc.), lutti (riti di difesa dal ritorno del defunto, riti di trapasso e aggregazione agli antenati, ecc.) e altri ancora. 1 ​
Nell’età postmoderna questa divisione sembra venire meno se si pensa ad esempio al fenomeno del transumanesimo. Si veda al riguardo ​‘Addio ai confini del mondo’​ di Paolo Cianconi.
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
Tali passaggi determinano di volta in volta la posizione sociale dell’individuo. Prima ancora della nascita e anche dopo la morte l’individuo, nello schema dell’autore, non fa altro che passare da una condizione all’altra. Da un punto di vista sociale vivere, per Van Gennep, è un processo continuamente scandito da movimenti di separazione e di aggregazione, di uscita e di entrata, un continuo morire e rinascere, una specie di eterno ritorno. Alcune società tradizionali conservano ancora riti di passaggio gestiti dalla comunità per accompagnare lo sviluppo del singolo e della collettività. Nella società occidentali assistiamo tutt’al più a delle ritualizzazioni di tali passaggi che però non sono codificate dal gruppo degli adulti, risentono delle mode, non si radicano sui miti fondatori e non mirano alla conservazione della società. Molti oggetti d’uso quotidiano, quindi, a seconda del luogo di riferimento assumono (o hanno assunto) un significato rituale. La porta, ad esempio, costituisce il limite tra il mondo estraneo 2
e il mondo domestico, l’arco di trionfo la distinzione tra amico e nemico , statue, gargoyle3e mostri d’ogni tipo sono da considerare guardiani della soglia che segnano un ulteriore limite 4
tra mondo naturale e mondo spirituale e via dicendo. A proposito del contatto con l’altro, l'arrivo di stranieri in gran numero produce per contraccolpo, secondo Van Gennep, degli atti di rafforzamento della coesione sociale locale: gli abitanti infatti possono abbandonare tutti il villaggio e rifugiarsi in luoghi ben riparati come colline, foreste, oppure chiudere le porte, prendere le armi, emettere segnali di adunata (fuochi, suoni di tromba, tamburi, ecc.). D'altra parte gli stranieri, secondo l’autore, non possono entrare immediatamente nel territorio della tribù o nel villaggio: essi devono infatti prima manifestare da lontano le loro intenzioni e sottoporsi a una preparazione: è lo stato preliminare​. Successivamente si aggiunge il periodo di margine che può comportare offerta di vettovaglie, preparativi per l'alloggiamento. Ognuna di queste tappe dell'avvicinamento tra stranieri e indigeni varia per durata e complessità da popolo a popolo. Ma sia che si tratti di collettività, sia che si tratti di individui, il meccanismo è sempre lo stesso: sosta, attesa, passaggio, entrata, aggregazione. I riti possono consistere anche in un contatto vero e proprio (uno schiaffo, una stretta di mano, la spoliazione degli indumenti e il loro rogo, ecc). Il pensiero di Van Gennep relativo all​’incontro con lo straniero, in un’epoca segnata da importanti flussi migratori, offre importanti spunti di riflessione. Per i gruppi come per gli individui vivere significa quindi disaggregarsi e reintegrarsi di continuo mutando stato e forma. Agire per poi fermarsi, aspettare, riprendere fiato per poi ricominciare in modo diverso: anche la malattia in questo caso può essere definita come periodo di sospensione. Ogni società per Van Gennep si preoccupa di fare in modo che il mutamento degli individui avvenga, come dicevamo, senza che siano compromesse coesione e continuità sociale predisponendo perciò meccanismi che regolano tali cambiamenti, ovvero i riti di passaggio. Essi servono appunto a facilitare i mutamenti di stato senza scosse violente per la società, né bruschi arresti della vita individuale e collettiva. Da questo modello Van 2​
Il ​mana​ infatti, o potere spirituale, appartiene ad ogni straniero in quanto portatore di mistero, per cui va chiarito tramite rituali se esso sia declinato in termini positivi o negativi.
3
​Il gargoyle, corrispettivo inglese del termine doccione, è quella creatura mostruosa di pietra che si sporge dalla sommità delle cattedrali gotiche. 4 ​
All’epoca di Maometto ad esempio gli arabi, entrando e uscendo, accarezzavano con la mano la statua del ​jinn (o demone) domestico. __________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
Gennep trae la nozione di ​margine​. I riti di passaggio si configurano come riti di separazione (​preliminari​), riti di margine (​liminari​), riti di aggregazione (​post-liminari​). I primi agevolano il distacco dell’individuo da una situazione originaria, i secondi lo collocano in uno stato di sospensione, i terzi assecondano la sua introduzione nel nuovo territorio, gruppo o categoria sociale. Il ​margine rallenta il passaggio e introduce la gradualità del rituale che controlla, agevola e lubrifica. Senza il ​margine l’allontanamento da un punto A coinciderebbe con l’avvicinamento al punto B. Il dispositivo del ​margine appare quindi come una necessità, un dispositivo utile al fine che due movimenti contrari siano separati da un punto morto che si riduce man mano. Inoltre le attività biologiche e sociali sono sottoposte a logoramento: necessitano quindi di pause che consentono di rigenerare le forze; esse quindi devono, a intervalli più o meno ravvicinati, rigenerarsi. I riti concernono le vicende di vita degli individui e 5
sovente riflettono anche passaggi cosmici come quelli delle stagioni e delle festività . Ci sono riti positivi (che prescrivono) e ​riti ​negativi o ​tabù (che vietano). La natura si addormenta e si risveglia. Anche qui, come per le forze biologiche, l’idea sottostante è quella per cui il sacro, il divino, il magico e il puro siano destinati a venir meno se se non sono rinnovati da riti periodici. I riti di passaggio pongono quindi in essere una serie di eventi parallela a quella naturale ma non del tutto coincidente. Ne consegue che esistano parentele fisiche e parentele sociali, parti naturali e parti sociali, unioni sessuali e unioni sociali dal momento che i riti di passaggio sono una sovrastruttura culturale semi autonoma rispetto alla natura. La sequenza dei riti di passaggio è, come dicevamo, ​separazione-margine-aggregazione​. 6
Accettare un dono da qualcuno equivale a legarsi a lui ; la commensalità, il bacio, l’abbraccio svolgono la stessa funzione di unione individuale o collettiva. I ​riti di separazione invece 7
comportano spesso l’idea del tagliare e perforare lasciando segni indelebili che separano e distinguono, come ad esempio i tatuaggi o altre ‘mutilazioni di umanità’, ma allo stesso tempo aggregano ad un’altra categoria di appartenenza. Il corpo spesso è usato come un pezzo di legno che ogni società tratta a suo modo. Tagliarsi i capelli, banalmente, equivale a separarsi dal mondo precedente: in alcuni periodi della nostra vita un cambio di look può infatti essere rappresentativo di una svolta interiore. Passare da uno stato a un altro significa pertanto spogliarsi dell’uomo vecchio in noi, letteralmente cambiare pelle. Il liminale e il liminoide La riflessione teorica di Van Gennep è stata ulteriormente sviluppata da Victor Turner che a metà degli anni ‘60 ha studiato le ​fenomenologie liminoidi​. Esse sono, in antropologia, zone potenzialmente feconde di riscrittura dei codici culturali che portano alla trasformazione sociale oppure, in psicologia, fatti o fenomeni alla soglia della coscienza e della percezione. Turner (1920-1983) è stato un esponente dell’antropologia sociale britannica, il cui presupposto teorico era quello di analizzare le realtà sociali privilegiando la componente trasformativa e conflittuale dei processi sociali a differenza del metodo struttural-funzionalista 5​
Il termine Pasqua significa appunto ‘​passaggio’​.
Il ​potlach presso alcune tribù dei nativi americani è infatti un esempio di economia del dono​, in cui gli ospitanti mostrano la loro ricchezza e la loro importanza attraverso la distribuzione dei loro possessi, spingendo così i partecipanti a contraccambiare quando terranno il loro ​potlatch​. Si veda per approfondimenti ​‘Saggio sul dono​’ di Marcel Mauss.
7​
Il ​cut-off​ può essere di capelli, denti, imene, ecc. 6 ​
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
che puntava invece ad analizzare gli elementi strutturali delle società e le loro funzioni. Turner si è interessato agli aspetti processuali del divenire, analizzando le popolazioni native dei paesi in via di sviluppo e le dinamiche delle società complesse occidentali, attuando una comparazione fra scenari culturali diversi. Il punto di partenza della sua analisi è il concetto di dramma sociale​, ovvero la rottura di una norma, un’infrazione della legge, delle consuetudini e del costume che mette in sfida più o meno volontariamente l’autorità costituita producendo una crisi crescente, una frattura o una svolta importante nelle relazioni fra i membri di un campo sociale in cui l’equilibrio precedente si trasforma e si verifica un punto di svolta rispetto alla consolidata struttura socio-culturale con l’insorgere di un’anti-struttura. I drammi sociali rivelano gli strati sotterranei della struttura sociale e fanno affiorare allo scoperto elementi oppositivi della società stessa. Secondo Turner, infatti, i drammi sociali hanno la caratteristica di attivare opposizioni all’interno di gruppi, classi, etnie, categorie sociali, ruoli e status cristallizzati, trasformando queste opposizioni in conflitti che, per essere risolti, necessitano una rivisitazione critica di particolari aspetti dell’assetto socio-culturale fino ad allora legittimato. Salta all’occhio l’analogia con la psicodinamica e con la ​funzione 8
compensatrice​ dell’inconscio descritta da Jung. Tornando all’analisi proposta da Turner, un campo sociale in dinamica fa sì che si viva una condizione di transizione ​tale per cui gli attori in gioco non sono più ciò che erano ma neanche ciò che saranno. Anche per Van Gennep i riti di passaggio accompagnano il mutamento dello status sociale di un individuo o di un gruppo di individui e riguardano le fasi critiche della vita umana; dopo la separazione e prima della fase di aggregazione esiste, come dicevamo, una fase intermedia. Per Turner tale margine però costituisce anche una zona di ambiguità​, in cui si può giocare con i simboli culturali e ricomporli secondo modalità inedite provocando eventi sovversivi e ludici. I fattori culturali vengono isolati e ricombinati in modo perturbante e trasformativo. In altri termini nella ​liminalità si ‘gioca’ con gli elementi 9
della sfera familiare rendendoli non familiari . La novità nasce da combinazioni senza precedenti di elementi familiari. Il ​liminale quindi rappresenta un luogo di ibridazione sociale e culturale (e psichica), una zona di confine in cui potenzialmente potrebbero sorgere nuovi modelli e paradigmi creativi. Turner sosteneva che l’essenza della ​liminalità consistesse nella scomposizione della cultura nei suoi fattori costitutivi e nella ricomposizione libera o ludica dei medesimi nelle sue configurazioni possibili. In questo settore sperimentale possono essere introdotti nuovi elementi e nuove regole combinatorie e soprattutto è possibile operare una riflessione critica sugli elementi stessi a partire dalla messa in scena. La vita sociale (e la vita psichica) dunque, anche nei suoi momenti di apparente quiete è eminentemente gravida di ​dramma​. Secondo Turner, all’interno di queste fasi di mutamento culturale, vengono ideate nuove modalità per affrontare, comprendere, fornire di un significato e talvolta risolvere la crisi, specialmente attraverso le arti. Si gioca con i fattori della cultura, raccogliendoli in combinazioni inedite, talvolta casuali, grottesche, improbabili, sorprendenti. Rimescolare i tasselli che qualificano gli immaginari collettivi porta ad uno stato 8​
Detta anche ​enantiodromia​ o corsa nell’opposto, concetto che Jung mutuò da Eraclito.
I ​ready-made di Marcel Duchamp e Piero Manzoni erano oggetti di uso comune prelevati dal loro contesto quotidiano ed esposti come opere d'arte senza ulteriori interventi da parte dell'artista. Essi producevano un effetto straniante analogo alla rottura degli abituali script di comportamento in un dato contesto sociale. 9 ​
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
10
che Turner definisce ​liminoide . Il ​liminoide assomiglia al ​liminale per il suo carattere trasformativo ma si differenzia da esso in quanto luogo in cui è possibile giocare con i simboli e le appartenenze culturali cristallizzate, dando vita a combinazioni inusuali smuovendo alle fondamenta uno stato di fatto. Mentre nel senso comune si tende a connotare il concetto di gioco, svago e tempo libero come qualcosa di alternativo al lavoro visto come più rispettabile fonte di produzione, in realtà si può imparare attraverso il disordine e anzi, è proprio nel gioco che può fermentare il nuovo. Lo spazio sacro nel teatro Il concetto di ​limen ​è presente anche nel teatro antico ed ha stretti legami con la crescita psicologica. Il teatro è stato una tra le prime forme di comunicazione dell’affettività umana espressa e rappresentata, tant’è che i padri della psicologia moderna hanno utilizzato personaggi del teatro antico per definire i complessi dell’uomo moderno che probabilmente rappresentano un archetipo della sua complessità in tutte le epoche storiche. Le origini delle forme drammatiche sono legate alla religione e le prime pratiche di cura sono in rapporto al sacro. Le pratiche sciamaniche, ad esempio, combinano varie forme di rappresentazione teatrale, danza, immagini, musica e rituali con lo scopo di attuare un processo terapeutico. La maggior parte delle rappresentazioni sciamaniche avviene all’interno di uno spazio consacrato. La funzione più importante del ​limen nei riti sciamanici o negli altri riti di cura è proteggere il luogo chiuso dall’intrusione di forze malefiche, vale a dire diversificarlo dallo spazio circostante, renderlo curativo. Esso agisce come strumento protettivo consciamente designato per eliminare temporaneamente ansietà e paure non permettendo all’archetipo dell’Ombra di entrare nello spazio consacrato. La nozione che la religione in generale, e lo spazio sacro in particolare, fossero intrinsecamente terapeutici era alla radice di molti rituali di cura, che partono dalla credenza che un’accurata consacrazione dello spazio avesse un impatto sull’efficacia della cura. Non è un caso che i primi teatri greci siano stati costruiti vicino ai templi ed emblematica in tal senso è la funzione che il teatro ha assunto nella Grecia antica, divenendo quasi una necessità religiosa, nonché civile, tale per cui assistere a una 11
tragedia assumeva né più né meno il significato di partecipare ad un rito catartico e il pubblico era sia spettatore sia officiante. C’è teatro quindi nella misura in cui qualcuno guarda 12
e qualcuno è guardato . Ciò non toglie che l’evento teatrale sia soprattutto uno spettacolo, un gioco. Lo spazio di gioco nello Psicodramma Analitico Individuativo Il ​limen è un concetto con una valenza specifica anche all’interno dello psicodramma. Prima di comprendere quale sia l’interconnessione tra limen e psicodramma, si rendono necessari alcuni riferimenti teorici. Nel 1921 J. L. Moreno fonda il ​Teatro della spontaneità​, una forma d’arte in cui è messa in scena la realtà, tale esperienza gli consentirà di sviluppare le successive teorizzazioni sullo psicodramma, grazie alla scoperta dell’aspetto terapeutico del teatro sia per gli attori sia per il pubblico partecipante. Lo psicodramma13 ​è un approccio psicologico di gruppo, a mediazione corporea, che poggia su presupposti teatrali e che 10 ​
Dal greco ​eidos​, forma, modello, ‘​oide​’ significa quindi: ‘​che rassomigliare a​’.
Dal greco ​kátharsis:​ purificazione, scioglimento delle passioni.
12 ​
Teatro deriva da ​theaomai​: guardare.
13
​Dal greco​ psiche​: anima e ​dramma​: azione
11 ​
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse. Esso facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività. Nello psicodramma il conduttore tende a portare il gruppo di pazienti in una dimensione intermedia ​tra conscio e inconscio che favorisce l’allentamento di difese psicologiche rigide e precostituite e permette il riaffiorare di parti di sé escluse dalla vita quotidiana. L'attivazione cinestesica prevista dallo psicodramma coinvolge i sensi del soggetto in movimento e il suo agire psicofisico. Essa favorisce l’emersione nella memoria delle sensazioni vissute a quel tempo con la conseguente riattivazione di ruoli passati e delle loro componenti emotive. Segue la comprensione di ciò che è rimasto bloccato, inibito e non sentito a livello somatico. Il soma infatti ha memoria dell’esperienza, sebbene questa a volte non è stata processata a livello cosciente, andando a costituire una sorta di inconscio somatico. Esperienze non integrate restano quindi come incise nel corpo. Ogni pezzo del corpo contiene infatti tracce mnestiche in generale contattabili attraverso il gioco. Nello psicodramma in particolare Il gioco non è libero, bensì strutturato e soggiacente a vincoli utili ad accompagnare i pazienti nella regressione, guidandoli per gradi. Oltre a quello classico o moreniano esistono vari tipi di psicodramma, con differenti regole e modalità esecutive e interpretative. Lo ​Psicodramma Analitico Individuativo (PAI) affonda le proprie radici epistemologiche nel pensiero di S. H. Foulkes14 e di C. G. Jung ed è il modello a cui qui si fa particolare riferimento. Esso è quindi uno spazio intermedio tra metodologie psicoanalitiche e metodologie fondate sull’azione drammatica: in particolare tra gruppoanalisi e psicodramma classico. Nel PAI, attraverso la messa in scena di un fotogramma della storia personale del protagonista, è possibile riflettere in modo critico sugli aspetti d’Ombra della propria individualità e del gruppo. Il PAI offre ai componenti del gruppo la possibilità di sperimentare una dimensione ritualizzata che si declina su almeno due temporalità: quella del setting di ogni seduta e quella più lunga dell'analisi nelle sue fasi di creazione, analisi e scioglimento del transfert. ​Il modello teorico di riferimento che orienta la conduzione del 15
16
gruppo è, nelle parole di Giulio Gasca : ​‘'una terapia attraverso il gruppo che mira alla presa di coscienza (razionale e affettivo-intuitiva) del significato profondo dei modi di essere, sentire, agire e interagire dei protagonisti […]. Lo psicodramma è una tec​nica quanto mai complessa e variegata, che permette di esplorare il proprio mondo interiore, la propria storia passata e la rete di relazioni interpersonali in cui si è inseriti, attraverso lo strumento della rappresentazione drammatica di momenti della propria esistenza''. ​Lo psicodramma è detto analitico in quanto aiuta a sciogliere i nodi della psiche (​ana-lisis​) e prende le mosse dalla 17
Psicologia Analitica di Jung, il quale elaborò il concetto di ​Individuazione , intendendo con esso un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità ​Siegmund Heinrich Fuchs è stato un medico, psicologo e psicoanalista tedesco. Una volta emigrato in Inghilterra, a causa della sua origine ebraica, ha assunto la cittadinanza inglese e cambiato il nome in Siegmund Heinrich Foulkes 15 ​
G. Gasca. ‘Psicodramma Analitico’
16 ​
Nella terapia ​attraverso​ o ​mediante​ il gruppo è tutto il gruppo ad essere parte attiva e destinatario del processo terapeutico. 17 ​
C. G. Jung, ‘​Tipi psicologici​’ (pag.501)
14
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
18
individuale. Il processo individuativo viene descritto da Jung come : ​'La vittoria che l'eroe riporta sulla madre o sul di lei esponente demoniaco (drago,ecc) è sempre provvisoria. Quello che deve essere considerato in un essere umano in giovane età come regressione, cioè l'elemento femminile nell'uomo maschio (identità parziale con la madre) e l'elemento maschile nella donna (identità parziale con il padre), acquista un altro significato nella seconda metà della vita. L'assimilazione delle tendenze del sesso opposto diviene un compito che va assolto per mantenere la libido sulla via della progressione. Il compito consiste nell'integrazione dell'inconscio, cioè nella sintesi di conscio e inconscio. A questo processo io ho dato il nome di processo d'individuazione''​. Il gioco psicodrammatico può riguardare sia il piano dell'oggetto sia quello del soggetto, considerare quindi sia le difficoltà reali portate dai pazienti sia i giochi come sogni, riportando al registro del simbolico le scene dei protagonisti come se sogno e inconscio fossero il teatro 19
di personaggi interni: personalità parziali dotate di coscienza parziale, cioè le persone che agiscono nei nostri sogni e di fronte alle quali siamo privi di potere. Quando parliamo di ‘parti’ in psicodramma parliamo quindi sia di parti da recitare e sia di parti interne ossia di complessi 20
ideo-affettivi. Laura Stradella, psicoterapeuta e psicodrammatista, a tal proposito scrive: ​'Il modello di personalità è quello di una molteplicità di ruoli e istanze, consce e inconsce, in rapporto dialettico fra di loro: di conseguenza, il lavoro analitico è un luogo di sviluppo dell'Io individuativo, che partendo dall'elaborazione dei complessi autonomi, si muove sia verso una nuova significazione dell'esperienza e dei suoi aspetti simbolici, sia verso lo sviluppo di potenzialità inespresse'' (…) ‘'I complessi sono la struttura della psiche inconscia. Essi assumono il carattere coattivo, non influenzabile di un automatismo, carattere che può essere loro sottratto solo rendendoli coscienti. Questa procedura rientra a buon diritto fra i fattori terapeutici più importanti... Ogni ruolo, che con altri, costituisce un complesso, ha una sua storia: oltre a essere più o meno rigido o capace di modificazioni o adattamenti, oltre a rivelarsi alla coscienza o rimanere inconscio e ad affondare le sue radici nella storia personale, contiene un nucleo archetipico che attiene all'inconscio collettivo e che si svela nei sogni attraverso simboli che ne permettono l'elaborazione (…) Il complesso è un elemento intrapsichico che, avendo una caratteristica affettiva, ha fra le altre funzioni quella di modulare il tono dell'umore, di fornire contenuti all'ideazione e alla rappresentazione immaginaria dei sogni, oltre a possedere la capacità di modellare le relazioni dell'individuo tanto col mondo esterno, quanto con quello intrapsichico''. Mediante la drammatizzazione si intende favorire la presa di coscienza di conflitti e relazioni tra parti interne promuovendo quella che viene definita ​funzione trascendente al fine di accompagnare il paziente nel suo processo individuativo. Il concetto di ​funzione trascendente 21
è descritto da Maurizio Gasseau e Giulio Gasca come la funzione che serve per passare da un atteggiamento a un altro, superando atteggiamenti unilaterali e poter scegliere, ovvero il costante confronto dialettico tra coscienza e inconscio che guida e permette lo svolgersi del 18 ​
C. G. Jung, ‘​Simboli della trasformazione​’ (pag.297)
Da ​prosopon​: maschera
20 ​
L. Stradella, ‘​L'io e il Molteplice. Dal complesso al ruolo nello psicodramma​’, in ‘​Giochi del corpo e delle emozioni nello psicodramma analitico​’ (pag.130).
21 ​
‘​Lo psicodramma junghiano​’, M.Gasseau e G.Gasca.
19 ​
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
processo individuativo. L'obiettivo del gruppo è terapeutico, cioè promuovere maggior consapevolezza del disturbo che i pazienti hanno per portare ad una remissione sintomatica, a un miglioramento nella qualità della vita, nelle capacità relazionali e fornire uno spazio che possa essere anche un rifugio, che dia sostegno psicologico e base sicura. Attraverso l’esperienza vissuta si possono sviluppare nuove prese di coscienza, che possono portare a scelte diverse nella direzione di un’esistenza più autentica in cui recuperare e vivere ruoli diversi. Il gruppo è un'occasione d'incontro tra persone reali e parti di sé. Il gruppo, attraverso immagini e simboli, rivela la propria ​matrice22 e qualche riflesso della ​gruppalità interna del protagonista. I membri del gruppo possono infatti essere rappresentati come specchi 23
diversamente orientati che restituiscono parti interne del protagonista . Tornando all’organizzatore del nostro discorso, il ​limen, ​è possibile osservare che il gioco psicodrammatico si svolge in una dimensione ​liminoide nella misura in cui le regole spazio-temporali e i codici di comportamento dettati dalla cultura sono sospesi, quindi la trasformazione è possibile. La sessione si svolge con i tempi e le regole del rito, che garantiscono la solidità del contenitore e segnano la linea di confine tra dentro e fuori lo spazio liminale. Il come-se e la semi-realtà dello psicodramma portano il protagonista in uno stato di alterazione di coscienza protetto dallo spazio ’sacro’ del gioco, in cui possono esitare i processi trasformativi. 24
Sempre Gasca : ​‘’Lo spazio liminoide dello psicodramma è uno spazio oggettivo e soggettivo, che partecipa appartenendovi e non appartenendovi, a più linguaggi e più visioni del mondo e da questa caratteristica di simbolo vivente trae la sua capacità trasformativa. È uno spazio liminoide, cioè in cui l’identità che caratterizza il nostro essere-così di tutti i giorni è come sospesa, in quello che chiamiamo flusso: il trascorrere, immedesimandosi, in molteplici ruoli ci proietta fuori e oltre la nostra identità. Esso però è in relazione dialettica con la riflessività, il ritrovare se stesso come soggetto la cui esistenza sta nel decidere di rapportarsi ai molteplici modi di esistere così sperimentati per trovare in loro un senso coerente’’. Nella trattazione seppur parziale del concetto di ​limen abbiamo visto come esso si sviluppi a partire dal teatro greco dall’accezione di ​spazio sacro a quella di ​scena o ​spazio di gioco nello psicodramma. In entrambi è presente la funzione del tracciare una linea di confine che separi la rappresentazione scenica dalla vita quotidiana. In questo luogo di ​margine​, studiato approfonditamente da Van Gennep, che differenzia l’ordinario dal non ordinario, come una sorta di cuscinetto, la coscienza comune è sospesa, rendendo possibile la trasformazione e la crescita psicologica. Per i greci essa risiedeva nella catarsi, per Turner nella critica all’ordine culturale e nella possibilità di rivisitazione dello stesso, per lo psicodramma junghiano nella rappresentazione, analisi e integrazione dei propri ruoli interni. In questo ​essere-tra costituito dal ​limen è quindi possibile il cambiamento e la riflessione su disposizioni individuali e collettive, nell’ottica di una maggiore consapevolezza e minore unilateralità degli atteggiamenti. 22 ​
Il riferimento è all’uso che ne fa Foulkes in ‘​La psicoterapia gruppoanalitica​’.
La teoria della tecnica definisce tale procedimento terapia ​attraverso​ il gruppo.
23 ​
24 Ibidem
__________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
Articolo a cura di Enrico Tuninetti, la riproduzione parziale o totale dello stesso è autorizzata citando l’autore medesimo. Bibliografia Cianconi P., ​Addio ai confini del mondo, per orientarsi nel caos postmoderno, ​2011, Franco Angeli, Milano Foulkes S.H., ​La psicoterapia gruppoanalitica, metodo e principi​, Astrolabio-Ubaldini editore, Roma, 1976 Gasca G.​, Lo psicodramma analitico, ​2003, Franco Angeli, Milano Gasseau M, Gasca G.,​ Lo psicodramma junghiano​, Bollati Boringhieri, Torino 1991. Jung C.G., ​L'io e l'inconscio​, Bollati Boringhieri, Torino, 2012 Jung C.G., ​Simboli della trasformazione​, Bollati Boringhieri, Torino, 2012 Jung C.G., Tipi psicologici, Bollati Boringhieri,Torino, 1977 Mauss M. S​aggio sul dono. ​Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Einaudi Stradella L.,​Giochi del corpo e delle emozioni nello psicodramma analitico, ​Moretti&Vitali, Bergamo, 2009 Turner V​., Il processo rituale. Struttura e anti-struttura,​ Brescia, Morcelliana 1972 (ed. orig. 1969) Van Gennep A., ​I riti di passaggio, ​1909, (edizione 2012) Boringhieri, Torino __________________________________________________________________________________________
I​stituto di ​F​ormazione ​RES​ - Torino
Via Borgosesia, 63 - 10145 Torino
Email: [email protected]
http://www.formazioneres.it/
Scarica