Teoria delle stringhe, effetto entanglement e fotosintesi clorofilliana Gruppo “B. Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli *Gruppo amatoriale per la ricerca matematica sui numeri primi, sulle loro congetture e sulle loro connessioni con le teorie di stringa. Abstract In this paper we show some connection between string theory, entanglement and plants’ photosynthesis Riassunto Come abbiamo scritto in lavori precedenti, l’effetto entanglement è una conseguenza della teoria delle stringhe , ed ha applicazioni artificiali (teletrasporto quantistico, computer quantistici, crittografia quantistica, ecc.) e naturali (calcolatori prodigio. orientamento negli uccelli migratori, vedi Riferimenti finali). Ora leggiamo : “Antenne proteiche per la fotosintesi” , Le Scienze di Agosto 2013 ) che anche nella fotosintesi clorofilliana, alla base della vita vegetale, sembra chiaramente coinvolto l’effetto entanglement. 1 “ Antenne proteiche per la fotosintesi Da tempo si cercava di capire come facessero piante e batteri a convertire Fino al 95% dell’energia solare assorbita tramite la fotosintesi, mentre l’efficienza di conversione di un pannello solare è di circa il 20%. Un gruppo di ricercatori del l’Università di Glasgow e dell’Istituto di scienze fotoniche del Parco tecnologico mediterraneo di Barcellona ha analizzato i processi fotosintetici di un batterio, Rhodopseutomonas acidophila , con un’innovativa tecnica di spettroscopia. In questo modo, come spiegano su << Scienze >>, hanno visualizzato gli stati delle proteine antenna …responsabili dell’assorbimento della luce e del trasporto dell’energia ai centri di razione fotochimica. In pratica hanno potuto osservare come l’energia scorre attraverso i sistemi fotosintetici con una risoluzione spaziale e temprale senza precedenti, rilevando i fenomeni quantistici in atto. Osservando gli effetti quantistici nella fotosintesi nelle normali condizioni ambientali, i ricercatori hanno dimostrato che l’efficienza dei processi fotosintetici è resa possibile dalla coerenza quantistica, che << tiene in fase >> due diversi stati delle proteine antenna,, rendendo il processo di trasporto dell’energia più robusto rispetto alle variazioni ambientali Michele Bellone Un articolo sul web, reperibile sul sito di Appunti Digitali: www.appuntidigitali.it/6808/le-piante-sapevano-gia-tutt..., che riportiamo per intero, è più completo e più chiaro ( ma esistono anche altri link sull’argomento, noi abbiamo scelto questo) Le piante sapevano già tutto: utilizzano effetti quantistici per la fotosintesi di Eleonora Presani - lunedì 8 febbraio 2010 2 Uno dei concetti più difficili da comprendere e da accettare della Meccanica Quantistica è la dualità onda-particella. La meccanica quantistica, infatti, sostiene che ogni particella, pur essendo corpuscolare, e quindi seguendo le leggi della meccanica newtoniana, è allo stesso tempo anche un’onda, e quindi segue le proprietà della fisica ondulatoria. È un concetto molto strano, come fa una cosa ad essere sia un’onda che una particella allo stesso tempo? Se dal punto di vista teorico quest’idea è molto complessa, il metodo per vederlo coi propri occhi è di semplicissima realizzazione, e lo può fare chiunque a casa propria. Anzi, al giorno d’oggi chiunque lo può fare con risultati molto più soddisfacenti di Young, che dà il nome al relativo esperimento. Si può anche vedere il risultato con una piccola applet java dimostrativa. L’idea è che se prendiamo un pannello con due fenditure, una sorgente luminosa da una parte e una lastra fotografica (o ancora meglio, un sensore digitale) dall’altra possiamo verificare questa dualità. Chiudendo una delle due fenditure, la luce la attraverserà, andando ad incidere sulla lastra fotografica lasciando un’immagine unica. In questo senso la luce si è comportata seguendo la meccanica newtoniana, come se fosse composta da palline che attraversano una porta aperta. Dopo questa osservazione, aprendo entrambe le fenditure, uno si aspetterebbe di vedere la luce distribuita uniformemente attorno a due zone più luminose di fronte alle fenditure. Invece non si osserva niente di tutto ciò. Quello che si vede è ciò che viene chiamato “pattern di interferenza” con delle strisce più luminose alternate a strisce buie (a seconda che l’interferenza sia costruttiva o distruttiva). Questo comportamento è tipico di un’onda (pensate per esempio a cosa vedreste lanciando due sassi nello stesso momento in un lago) e dimostra come la luce sia effettivamente anche un’onda. 3 Questo esperimento può essere condotto anche con gli elettroni, al posto della sorgente luminosa. Se mettiamo una sorgente di elettroni da un lato, il solito pannello a due fessure in mezzo e un pannello rivelatore dall’altra, possiamo osservare come, con l’aumentare del flusso di elettroni, si osservi un pattern di interferenza. Le immagini a fianco sono prese dopo l’invio di 10 (a), 200 (b), 6000 (c), 40000 (d), 140000 (e) elettroni. È facile osservare come gli elettroni comincino a mostrare un comportamento via via sempre più ondulatorio. La capacità di interferire con le altre particelle come delle onde, in meccanica quantistica, viene identificata con il nome di “quantum coherence” o coerenza quantistica. L’idea di base di questo concetto è che, nell’esempio delle due fenditure, l’elettrone può passare per entrambe le fessure contemporaneamente, proprio come se fosse un’onda. In pratica una particella, quando viaggia, prende contemporaneamente tutte le strade possibili, riuscendo così a minimizzare lo sforzo necessario per arrivare a destinazione. È un po’ come se noi potessimo, per andare da casa al posto di lavoro, prendere tutte le strade contemporaneamente, in modo da evitare i semafori, le code, le deviazioni istante per istante. In un articolo comparso sulla rivista Nature dello scorso 4 Febbraio, alcuni fisici-chimici dimostrano come alcune piante siano in grado di sfruttare questa proprietà quantistica della luce, per ottenere la massima energia dalla fotosintesi. L’autore, Greg Scholes, con i suoi colleghi, sono riusciti ad isolare in laboratorio la proteina che alcune alghe sensibili alla luce, chiamate Rhodomonas CS24 e Chroomonas CCMP270, utilizzano per raccogliere la luce. Queste alghe fanno parte della famiglia delle Cryptophytes e hanno una caratteristica che le contraddistingue dalle altre piante. Non utilizzano un’unica proteina come recettore della luce (come la clorofilla nelle piante verdi), ma “personalizzano” le loro proteina in base alla luce che raccolgono, con diversi colori. Questa particolarità ha aiutato molto i ricercatori a seguire la luce nel suo percorso verso le proteine che la sintetizzano in energia utilizzabile per la vita. Scholes ha utilizzato dei raggi laser monocromatici molto brevi e intensi per illuminare queste alghe. Poi, attraverso una 4 tecnica già sperimentata nel campo della cristallografia, il team di scienziati ha “seguito” il percorso dell’energia, osservando dove si trovava in ciascun istante. Avere una luce monocromatica e quasi istantanea (il flash laser ha una durata dell’ordine del femtosecondo, un quadrimilionesimo di secondo) ha permesso di tracciare la luce e misurare il tempo di sopravvivenza della stessa in ciascun stato. Quello che si è osservato è decisamente sorprendente. Questa alghe riescono a mantenere l’energia “attiva” per un periodo 400 volte superiore al tempo di esposizione alla luce (quindi circa 400 femtosecondi) e in diverse zone della struttura stessa. In pratica utilizzano pienamente il concetto di coerenza quantistica, facendo fare alla luce più percorsi contemporaneamente, in una sovrapposizione di stati quantistici. Questa osservazione non è del tutto nuova, nel senso che si erano già visti comportamenti simili in particolari batteri viola, e altri batteri che hanno dimostrato di utilizzare questa tecnica in condizioni di freddo estremo, 77 gradi kelvin (-196 celsius). Queste alghe, però, sono le prime a mostrare come effetti quantistici possano diventare più importanti della meccanica newtoniana anche in condizioni “standard”, a temperatura ambiente e all’interno di strutture macroscopiche come delle alghe complesse. L’utilizzo del laser intenso e monocromatico è stato un “trucco” per osservare il fenomeno, non per crearlo. È quindi possibile estendere questa osservazione anche in strutture più complesse ed aspettarsi che tutte le piante sfruttino la coerenza quantistica per ottimizzare l’assunzione di energia per effetto della fotosintesi. Perché questa osservazione è così importante? Beh, a parte l’amore della conoscenza che ci porta ad esultare per ogni passo verso la comprensione della natura, possiamo cercare di imparare da essa, e dalle tecniche che essa ha sviluppato dopo milioni di anni di evoluzione. A chi vengono in mente, per esempio, le celle fotovoltaiche? …” Questo significa che in futuro, potremmo usare lo stesso effetto per catturare convenientemente energia solare tramite idonei dispositivi connessi con pannelli solari molto efficienti, e sfruttare l’effetto quantistico entanglement per strumenti ed effetti macroscopici, come le celle fotovoltaiche e la produzione sostenibile ed ecologica di energia elettrica. A questo proposito, riportiamo un altro articolo interessante in questo senso, dal sito di Cyberscienza: www.cyberscienza.it/2013/07/22/i-fotoni-e-i-confini-del... 5 Fisica quantistica I fotoni e i confini dell’entanglement su scala macroscopica Posted by cyberscienza 22 luglio 2013 Tweet More Sharing Services2 Da quando Erwin Schrödinger ha elaborato il suo noto esperimento mentale i fisici sono alla ricerca di una sistema per mostrare se e in che modo le regole della fisica quantistica possano applicarsi agli oggetti ordinari: gatti, sedie, tavoli. La creazione di uno stato entangled tra un sistema macroscopico ed uno microscopico è uno degli obiettivi principali delle ricerche in questo ambito. Complessi atomici, circuiti superconduttori, sistemi elettrici ed optomeccanici sfruttano tutti le incredibili proprietà della fisica quantistica. Come testate a quale limite di grandezza si può realizzare questo “intreccio”? Ora, i fisici dell’Università di Calgary hanno compiuto un significativo passo avanti in questa direzione creando un sistema in cui sono presenti le proprietà quantistiche su larga scala. I risultati sono stati presentati in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Physics. Schrödinger ci aveva presentato il suo gatto: immaginiamo un gatto chiuso in una scatola d’acciaio insieme ad un dispositivo (che deve essere tenuto al riparo dall’interferenza diretta del felino) in grado di rilevare l’emissione di una particella da un atomo radioattivo che si annichila. Connettiamo a questo dispositivo un contatore Geiger che contiene una fiala piena di un gas mortale in modo tale che, se si verifica il decadimento radioattivo a seguito dell’annichilamento dell’atomo, un martello si abbatta sulla fiala contenente il gas mortale e la rompa, provocando la morte del gatto. Ammesso di lasciare l’intero sistema indisturbato per un tempo congruo (mettiamo un’ora), si può dire che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo è decaduto. Il vettore di stato del sistema completo (scatola, gatto, martello, fiala) deve essere descritto secondo lo schema (x+y), benché contenga molti elementi in più. Questo sistema è dato dalla sovrapposizione di due stati: (i) stato-x = atomo non annichilato + martello alzato + fiala integra + gatto vivo, e (ii) stato-y = atomo annichilato + martello abbassato + fiala rotta + gatto morto. Ma finché non viene fatta un’osservazione, il gatto non è né vivo né morto. In questo esperimento abbiamo un oggetto di taglia media, macroscopico, il gatto, e un oggetto microscopico, il nucleo in decadimento. In questo nuovo esperimento sono coinvolti due sistemi: il sistema macroscopico che è costituito da un centinaio di milioni di fotoni, e il sistema microscopico strutturato a livello di un singolo fotone. È stato possibile mostrare che le fluttuazioni quantistiche rilevate a livello microscopico con misurazioni di campo sono correlate con fluttuazioni macroscopiche che, statisticamente, coinvolgono ovviamente un pacchetto di fotoni. Più semplicemente, il risultato ottenuto è questo: esattamente come accade per un singolo fotone, anche i pacchetti di fotoni mantengono una correlazione con il sistema microscopico. Dato che il sistema occupato dal pacchetto di fotoni è certamente più grande di quello che ne ospita uno solo, si tratta di capire 6 qual è il confine esatto che consente ai sistemi di questo tipo di non perdere la coerenza quantistica. In pratica è come se al pacchetto di fotoni corrispondesse il gatto e al singolo fotone il nucleo atomico; è evidente che le differenze permangono, ma l’idea è sostanzialmente quella di “rileggere” l’esperimento mentale per testare i limiti dell’entanglement stesso. Sebbene l’esperimento mentale di Schrödinger sia stato originariamente pensato per mostrare l’assurdità di un’applicazione della meccanica quantistica agli oggetti macroscopici, questo studio suggerisce che può applicarsi non solo a singoli atomi – ossia a realtà individuali – ma anche a raggruppamenti di atomi, ad una molteplicità di cui, per ora, non sappiamo granché. Fonte: http://phys.org/news/2013-07-big-schroedinger-cats-quantum-boundary.html. Aspetta, potresti leggere anche: 1. 2. 3. 4. 5. Il significato di “macroscopico” nel vocabolario della fisica quantistica Cos’è l’entanglement? Lo strano caso dei “guanti entangled” Fotoni come araldi? Nuovo record nell’osservazione degli stati entangled Dimostrato l’entanglement tra sistemi quantistici “sfasati” nel tempo Il Teletrasporto “discreto” di singole particelle non è l’unica realtà Tags: Entanglement Erwin Schrödinger Aggiungiamo un ottimo articolo di “Le scienze” Marzo 2013, di Mario Cattaneo sui cosiddetti “metalli strani”, a causa di un massiccio effetto entanglement: Le Scienze • 7 01 marzo 2013 Laggiù c’è ancora spazio L'editoriale di Marco Cattaneo VAI AL SOMMARIO Era il 29 dicembre 1959 quando Richard Feynman tenne al California Institute of Technology la sua celebre lezione intitolata There’s Plenty of Room at the Bottom, «c’è un sacco di spazio laggiù in fondo», in cui profetizzava l’avvento delle nanotecnologie, di un’epoca in cui si sarebbe potuto manipolare la materia su scala atomica. «Quando andiamo a studiare il mondo davvero piccolo, diciamo circuiti di sette atomi, accade una quantità di nuovi fenomeni – disse davanti a una platea probabilmente impreparata a una visione così rivoluzionaria – che rappresentano opportunità completamente nuove in termini di progettazione. Gli atomi, a piccola scala, si comportano come null’altro che conosciamo a grande scala, perché essi soddisfano le leggi della meccanica quantistica». Oggi le nanotecnologie sono una realtà che ha già invaso i mercati con migliaia di brevetti applicazioni commerciali. Ma il comportamento quantistico dei materiali ci sta riservando sorprese che nemmeno il genio visionario di Feynman avrebbe potuto prevedere. Partiamo dall’entanglement, il singolare fenomeno di «accoppiamento» tra particelle che ha permesso, tra gli altri, i primi esperimenti di teletrasporto quantistico. O, se volete, di quella «inquietante azione a distanza» che Albert Einstein aveva illustrato e pesantemente criticato con Podolski e Rosen nel paradosso EPR. Normalmente si pensa all’entanglement come a un fenomeno che coinvolge una coppia di particelle, diciamo due elettroni, in modo che quando misuriamo lo spin di uno dei due istantaneamente l’altro assume spin opposto. Ma ci sono materiali – racconta Subir Sachdev in Strane stringhe, a p. 50 – in cui gli elettroni entangled non sono due, ma miliardi di miliardi. I fisici li chiamano «metalli strani», proprio perché esibiscono questo sorprendente comportamento quantistico a scala macroscopica. 8 Scoperta pochi anni fa, questa singolare fase della materia è ancora in larga parte misteriosa, ma una cosa è certa: in vicinanza di un punto critico quantistico, spiega Sachdev, «gli elettroni non hanno più un comportamento indipendente, e neppure a coppie, ma acquisiscono un comportamento complessivo» che i teorici non sono in grado di descrivere. O almeno non lo erano, fino a quando in loro soccorso non è arrivata la potente matematica sviluppata per la teoria delle stringhe. Che oggi sembra permettere di compiere qualche progresso nella descrizione dei metalli strani e di altri stati della materia, come per esempio la transizione da un superfluido a un isolante. È presto per immaginare che cosa ne potrà derivare, ma almeno un paio di cose sono certe. La prima è che ancora una volta gli strumenti teorici messi a punto per risolvere un problema si rivelano utili per inquadrarne altri. La seconda, e più importante, è che c’è ancora un sacco di cose da scoprire, laggiù in fondo nel bizzarro regno dove dominano i fenomeni quantistici. L’evidenza in rosso è nostra Conclusioni Possiamo concludere dicendo che, essendo l’effetto quantistico (forse anche altri, come per esempio l’effetto tunnel e l’effetto Casimir), conseguenza delle teorie di stringa, i loro effetti naturali (come in questo caso della fotosintesi) potrebbero estendersi dal microcosmo invisibile (batteri) al macrocosmo visibile (piante superiori), e quindi essere studiati e possibilmente copiati dapprima in laboratorio e poi sul campo (possibili future celle fotovoltaiche ad effetto entanglement) per le necessità energetiche del mondo moderno, come auspicato nel secondo articolo sopra riportato, nel l’interessante brano: “Da quando Erwin Schrödinger ha elaborato il suo noto esperimento mentale i fisici sono alla ricerca di una sistema per mostrare se e in che modo le regole della fisica quantistica possano applicarsi agli oggetti ordinari: gatti, sedie, tavoli. La creazione di uno stato entangled tra un sistema macroscopico ed uno microscopico è uno degli obiettivi principali delle ricerche in questo ambito” 9 L ‘evidenza in rosso e nostra, per mostrare tutta l’importanza di questi studi. A monte però di questi studi ci sono quelli sulle teorie di stringa, tramite la teoria dei numeri (in particolare primi, di Fibonacci, di Lie), ai quali abbiamo dedicato alcuni lavori, e altri ne stiamo preparando per il futuro, in base al seguente schema generale: Teoria dei Numeri – Teoria delle stringhe – Effetti quantistici – Fenomeni micro e macroscopici –Esperimenti di laboratorio – Applicazioni industriali (energetiche , ma anche mediche, ecc.) Nel caso di questo lavoro, dedicato alla fotosintesi, avremo Teoria dei Numeri – Teoria delle stringhe – Effetti entanglement Fotosintesi batterica – Fotosintesi nelle piante superiori – celle fotovoltaiche sperimentali ad effetto entanglement - Celle fotovoltaiche utilizzabili per possibile ed efficiente produzione di energia elettrica. L’attuale ricerca in materia è ancora ferma allo studio della fotosintesi batterica, e dello studio sulle possibilità di creare celle fotovoltaiche connesse artificialmente in qualche modo all’effetto entanglement, insomma a circa metà strada, ma la moderna ricerca continua sempre più velocemente verso gli obiettivi finali , cioè le 10 applicazioni pratiche laddove sia possibile. Lo stesso si potrebbe dire per altri effetti quantistici: per esempio, per l’effetto Casimir (con produzione di energia negativa) , è stato già brevettato di recente un dispositivo per possibili usi nell’astronautica. (vedi Riferimenti finali) Riferimenti finali Alcuni sulle relazioni tra la teoria dei numeri e le teorie di stringa, altri tra le teorie di stringe e i fenomeni naturali, soprattutto quantistici) 1)” DALLE TEORIE DI STRINGA AI MATERIALI SUPERCONDUTTORI TRAMITE LA SEZIONE AUREA” Gruppo “B. Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 2) “Percorso riepilogativo Teoria dei Numeri →Teorie di stringa → effetti quantistici → realtà fisica” Gruppo “B. Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 3)”Serie di Fibonacci nel microcosmo (effetto Hall quantistico, cariche frazionarie , masse dei quark, numeri quantici, stabilità nucleare) 11 Gruppo “B. Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 4)”NOTA AGGIUNTIVA AL LAVORO “EFFETTO CASIMIR SPERIMENTALE” Gruppo “B. Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 5) –“NOTA AGGIUNTIVA SUL GRUPPO DI LIE E8”Francesco Di Noto, Michele Nardelli 6) “Studi ed osservazioni sul Gruppo di Lie” 7) “I Doppi di Fibonacci ( 2F(n) ) in fisica e nel calcolo delle probabilità” Gruppo “B.Riemann”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 8) “DAI NUMERI COMPLESSI ALLA REALTA’ FISICA (in particolare gli ottonioni)” Gruppo “B. Riemann” Michele Nardelli, Francesco Di Noto 12 9)”L ’EQUAZIONE PREFERITA DALLA NATURA E I RELATIVI GRAFICI PARABOLICI “ Gruppo “B. Riemann” Francesco Di Noto, Michele Nardelli 10) “DAI NUMERI PRIMI AL BOSONE DI HIGGS TRAMITE LE SIMMETRIE (numeri primi-numeri di Lie-gruppi eccezionali di Liesimmetrie-teorie di stringa-E8xE8-bosone di Higgs) “ Gruppo “B. RIEMANN”* Francesco Di Noto, Michele Nardelli 11) “Dai numeri primi alla realtà fisica attraverso i numeri primi, i numeri di Fibonacci, i numeri di Lie (e relative simmetrie), le partizioni di numeri, la funzione zeta, l’ipotesi di Riemann, e le teorie di stringa (effetti quantistici microscopici e macroscopici)” “Gruppo B. Riemann”* Michele Nardelli, Francesco Di Noto 12)” Effetto Casimir sperimentale (aspetti sperimentali e tecnologici) Seconda Parte” 13 Gruppo B. Riemann Francesco Di Noto, Michele Nardelli 13)”Le dimensioni frattali e la sezione aurea “ Gruppo “B. Riemann” Francesco Di Noto, Michele Nardelli 14) “I tre principi matematici alla base delle teorie di stringa (geometrico, aritmetico, algebrico)” Francesco Di Noto, Michele Nardelli 15) “DALLA TEORIA DEI NUMERI ALLE TEORIE DI STRINGA CONNESSE AD EFFETTI QUANTISTICI (ES: ENTANGLEMENT), SULLE FORME DI TELETRASPORTO E ALCUNI ALTRI FENOMENI NATURALI “ Francesco Di Noto, Michele Nardelli 16) “Teletasporto quantistico temporale (I viaggi nel tempo e i mondi paralleli) “ Francesco Di Noto e Michele Nardelli 17) “I CALCOLATORI PRODIGIO E L’EFFETTO ENTANGLEMENT” Francesco Di Noto, Michele Nardelli 14 18) “Nuove connessioni aritmetiche tra i “numeri magici” degli elementi chimici più stabili, i livelli energetici nei gas nobili ed i numeri di Fibonacci “ Francesco Di Noto, Michele Nardelli 19) “La teoria delle stringhe come la teoria dei quanti? Francesco Di Noto, Michele Nardelli 20) “Sulla funzione zeta di Riemann e connessioni con la teoria di superstringa (M.Nardelli) - 05:44, 5/2/2005 21) “ Scoperto il legame tra la sezione aurea e la simmetria” Michele Nardelli 15