Verbale dell`incontro del 30 ottobre 2013

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Incontro del 30 ottobre 2013
Si stabilisce come data dell’appuntamento prossimo il 27 novembre, per la
discussione del libro “Ibisco viola”.
In quell’occasione verrà consegnato il romanzo “Le sirene di Baghdad”, di cui
si parlerà nel primo appuntamento di gennaio.
Su “Anna Karenina”:
Dino Berardino e Maria Orsola Ciaglia
Il romanzo – scritto tra il 1873 e il 1877 - segue la stesura dell’altra grande
opera di Tolstoj, Guerra e pace. Questa precisazione temporale è importante
per comprendere come nel nucleo centrale della tematica e dell’impostazione
ideologica caratterizzata da un tormentato individualismo, vi sia il tentativo di
una ricomposizione dialettica tra libertà individuale e “legge”.
L’uomo deve ammettere una dipendenza dal mondo esterno, dal tempo e dai
mesi causali e formulare una << legge della necessità>> pur non rinunciando
alla propria libertà: colui che troppo si abbandona all’egotismo e al rifiuto
delle convinzioni corre il rischio di trovarsi definitivamente e
irreparabilmente separato e avulso dalla società.
Questo il filo conduttore, ha dimensione problematica e tragica in Anna
Karenina, romanzo che si articola intorno allo studio di personaggi come
concretizzazione di atteggiamenti morali e universali.
Tolstoj esamina con partecipazione oggettiva, onestà intellettuale e integrità
morale un mondo in trasformazione, un mondo che manifesta nel profondo i
sintomi di una crisi che sta già investendo la “lontana” società europea.
Un mondo che l’autore osserva e descrive con realismo obbiettivo e
distaccato, ma non per questo meno sentito e malinconico, che gli permette di
tracciare con plasticità e completezza la personalità dei suoi personaggi, messi
a nudo nei loro sentimenti, sempre con delicatezza, con rispetto, in punta di
piedi.
La giovane donna dall’animo sensibile e poetico, di una bellezza che affascina
e conquista anche con la luce che traspare dai suoi occhi e per la leggiadria del
suo incedere, pur essendo sposata e madre di un bimbo, si innamora
perdutamente di Vronskij, brillante e ambizioso ufficiale.
Una sorta di bohemien per il quale sedurre le signorine è una delle azioni più
comuni e per il quale “il matrimonio non si era mai presentato come una cosa
possibile”.
Un amore che ben presto si incrina sia per la gelosia e il profondo senso di
colpa di lui, sia per il fastidio con cui lui vive l’isolamento cui lo costringe
l’illegale relazione, intorno alla quale si scatena il chiacchiericcio di una
società ipocrita o il rancore invidioso delle donne.
Alla fine l’amore adulterino, concepito da Tolstoj come peccato fatale, non
lascia ai due protagonisti altra via di scampo se non la morte (fisica per Anna
che si getta sotto un treno, psicologica per Vroskij che parte volontario per la
Crimea) vissuta come punizione scaturita dall’inferiorità dell’individuo per
una legge chiaramente radicata nell’uomo e come liberazione al tempo stesso.
È da notare che il romanzo sviluppa la vicenda di Levin e Kitty come
alternativa “positiva” al dramma dei protagonisti.
Levin, personaggio per molti aspetti autobiografico, nobile proprietario
terriero, attivo ed impegnato, orgoglioso della sua dirittura morale e della sua
dignità. Non scevro per questo da dubbi sul suo operato, costruisce con Kitty,
dolce e quieta, maturata attraverso il dolore, un rapporto sostanzialmente
sereno sorretto all’amore reciproco, da un profondo sentire etico e religioso,
da una mentalità realistica e da un forte senso del dovere, non disgiunto da
un’ istintività spontanea e naturale.
Sia la visione storica che quella sociale ed etica, dunque, sono caratterizzate in
Tolstoj da una decisa subordinazione dell’individuale all’universale nel senso
di una continua condanna di ogni forma di egoismo e di egocentrismo,
preservando, però, la dimensione soggettiva come luogo in cui viene
effettuata la scelta morale e in cui può aver luogo una eventuale redenzione.
I sentimenti, le atmosfere, le vicende, tutto si ricompone in un equilibrio
perfetto: Anna Kerenina è un classico, un’ opera che racconta, descrive,
indaga a tutto tondo l’uomo, di ieri, di oggi, di sempre.
Manila
Non sono riuscita a leggere il libro perché avevo in corso altre letture.
Ivana
Anch’io non l’ho letto, per questioni di tempo.
Gabriella
Il libro è pesante, anche se avvincente. L’ambiente, quello della nobiltà è
lontano da noi, “superato”, grandi sono le differenze e disparità rispetto
all’oggi. Mi ha comunque preso, anche se le descrizioni sono faticose.
Di Tolstoj ho letto altri libri che mi sono sembrati molto diversi da questo. Ho
comunque preferito la lettura precedente: “Il maestro e Margherita”.
Sandra
Non sono riuscita a finire il libro: non l’ho trovato entusiasmante, forse mi
aspettavo qualcosa di diverso.
Ha un po’ l’andamento di una saga: i temi sono quelli della vita, dell’amore
tormentato… Anna è piena di carisma, non sa cosa vuole.
E’ un libro con molti spunti autobiografici.
Molto interessante il tema della morte.
Eliana
Gran bel romanzo. Equilibrio di pieni e di vuoti, cioè alti e bassi di tensione; i
dettagli si alternano con maestria alle visioni d’insieme, le descrizioni futili ai
dialoghi cruciali sui dilemmi dell’esistenza. Il tutto con linguaggio stringato e
con squisitezza delle rappresentazioni.
Lettura interessante anche per l’ampiezza dei temi sviluppati. Tra i temi
sociali mi hanno colpito quello delle disuguaglianze, dei problemi relativi alla
vastità del territorio, lo sperpero delle rendite, i riferimenti alle altre nazioni
europee. Tra i temi esistenziali ho notato come sia dato risalto al giudizio su
di sé e sugli altri, all’importanza del dovere, e al concetto di colpa.
Complessivamente ho ricavato un’idea del mondo russo.
Trovo alcuni personaggi idealizzati, specie le tre eroine, e un po’ di
esagerazione.
Elisabetta
Dire che è un bel romanzo è riduttivo. E’ un romanzo completo, appagante
sotto tutti i punti di vista (profondità di pensiero, personaggi, descrizioni).
Tutte le pagine erano necessarie, era necessario dilungarsi, un
“bilanciamento” sulle cose. L’argomento è quello dei sentimenti: tutti i
sentimenti, trattati con la stessa intensità.
Interessante l’aspetti delle classi sociali (differenze, ceto emergente), il
confronto uomo-donna.
David
Nel romanzo si trova la Russia di allora, più arretrata degli altri paesi. Vi è
una sorta di europeismo ante litteram: la società è organizzata per classi
anche oltre confine. Non vi è piena oggettività quando si parla dei contadini
(si omettono fame, carestie, morti per parto).
Le sventure o le fortune sono dei nobili. Ci sono i temi della psicoanalisi che si
svilupperà di lì a poco: il sogno, lo stato di paranoia…
In Anna Karenina l’espulsione dalla società è la morte civile. Sono presenti
ragionamenti che vanno aldilà del comunismo: l’idea che basti spiegare alle
masse perché stiano meglio, naufraga già nel libro, viene dichiarata utopia.
Dunque c’è già consapevolezza che comunismo e socialismo non sono una
panacea.
Marzia
Condivido l’idea che sia un capolavoro. E’ scritto in un modo sublime, per
questo l’ho letto con grande passione: molto realista, è collegato alla vita di
Tolstoj. L’ho letto anche come libro di storia. Mi sono documentata e ho
saputo che T. ha aperto scuole per i ceti più umili, ed infatti nel romanzo parla
più volte della necessità di istruzione per i contadini e le donne.
E’ permeato di un’atmosfera prerivoluzionaria.
Sulla storia della donna ero un po’ prevenuta, in realtà riesce ad entrare
nell’animo e nel tormento di Anna. Lei fa una scelta rivoluzionaria che paga
molto cara. Ne valeva la pena?
Per come è e come la fa mi sembra perfettamente giustificata.
Il dolore per una vita che non può vivere la porta alla paranoia. Il mio
commento: la donna esiste solo in quanto moglie di qualcuno.
E’ evidente il pettegolezzo a tutti i livelli della classe sociale.
Luisa
Non sono riuscita a leggere il libro per motivi di tempo.
Maurizio
Anch’io non sono riuscito a leggerlo.
Monica
Non ho trovato difficoltà a leggere questo romanzo, essendo spezzettato in
capitoli. Lo scrittore ha la capacità di descrivere i singoli personaggi in modo
sfaccettato, cogliendone i cambiamenti.
L’unica persona che non sottopone a controllo è se stesso (Levin, personaggio
senza peccato).
C’è un punto interessante in cui Levin parla della necessità di far cooperare i
suoi lavoranti per renderli piccoli imprenditori: è un pensiero che sottintende
un’idea avanzata di economia politica.
Rispetto all’adulterio: è stato così plateale che la società non lo può accettare:
meglio sarebbe se non si notasse). La scelta di Anna è quella di andare contro
la società.
Federica
Concordo con tutte le analisi. Anna, seppure tanto tragica è un personaggio
molto complesso. Nom mi piace per la sua indecisione, per non aver saputo
vivere fino in fondo la sua scelta. Più “simpatico” il marito che la amava alla
follia.
Antonietta
Romanzo pieno di sentimenti.
Importanza del treno: nella storia di Anna, ma anche in quella Russia di cui è
stato motore di sviluppo.
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