6 DOMENICA 18 OTTOBRE 2009 ARCHITETTURA AGORÀDOMENICA Sarà l’architetto anglo-iracheno a realizzare tre grandi progetti nel nostro Paese: il museo di arte contemporanea a Roma, quello velocità. Mentre a giorni riceve del Mediterraneo a Reggio Calabria il «Praemium Imperiale», a Padova e la stazione di Napoli per l’alta si apre una mostra sulla sua opera Hadid Una donna archistar per l’Italia PROGETTO DEL MUSEO DEL MEDITERRANEO DI REGGIO CALABRIA di Leonardo Servadio «R ecentemente il mio lavoro si è focalizzato su quel che l’architettura dovrebbe essere, cioè un’organizzazione più fluida» dello spazio: così Zaha Hadid parla della sua opera. Da tempo sulla cresta dell’onda, la Hadid riceve quest’anno il Praemium Imperiale, istituito nel 1989 per volontà del principe Takamatsu e conferito dalla Associazione d’arte giapponese. Già nel 2004 la Hadid si era imposta vincendo il premio Pritzker, una sorta di Nobel dell’architettura. Ed è stata la prima donna ad ottenere questo importante riconoscimento. Il premio Imperiale quest’anno è stato attribuito, oltre che alla Hadid (per il settore architettura), anche a Sugimoto Hiroshi per la pittura, a Richard Long per la scultura, ad Alfred Brendel per la musica e a Tom Stoppard per il cinema e il teatro. Ognuno di loro riceverà, nel corso della cerimonia che si svolgerà giovedì 22 ottobre, la somma di 15 milioni di yen (circa 158.000 dollari). Irachena di nascita, inglese di adozione, si è imposta all’attenzione mondiale dalla prima metà degli anni ’90 per progetti che allora erano prevalentemente sulla carta, caratterizzati da un forte PROGETTO DEL MAXXI, IL CENTRO NAZIONALE DI ARTE CONTEMPORANEA A ROMA senso di dinamismo: sotto il profilo strettamente artistico, le sue produzioni rimandano ai vari rette parallele di questi si sommano le linee trasversali a onda. Da questo ponte tentativi operati nella storia dell’arte per si scende al livello dei binari: così la stazione, a dispetto del nome che visualizzare il movimento, da Las hilanderas sottolinea lo «stare», diventa un luogo in cui si cambiano le direzioni di marcia, di Velasquez (in cui la ruota dell’arcolaio è si intersecano i passaggi, si variano i mezzi di trasporto. raffigurata nel suo vorticare tramite i riflessi La «cifra» dei suoi progetti è evidente e ben chiara: si vedono linee parallele che di luce circolari emessi dai raggi, senza che corrono sinuose e finiscono per intrecciarsi a altre linee simili che provengono questi compaiano) al Cane al guinzaglio di da direzioni differenti: il progetto del Maxxi è tutto intessuto di tali dinamiche a Balla (in cui le zampe appaiono moltiplicate diverse quote, in un grado di crescente complicatezza. Sembra non vi sia stasi dalla velocità): in ogni caso si tratta di possibile. Il concetto è quello di «tappeto urbano»: un luogo che attira la gente raffigurare la scia che un oggetto in verso un transito, in cui «dentro» e «fuori» si intendono come passi di un moto movimento lascia sulla retina dell’occhio. che inevitabilmente è continuo. Per cui i concetti di staticità impliciti Oggi molti dei progetti della Hadid sono nell’architettura (o nella geometria) classica, scompaiono, per lasciare posto stati realizzati e molti di più sono in corso all’irrequietezza del movimento infinito. Lo si vede anche nelle opere di design di attuazione, dei quali alcuni in Italia: a della Hadid. Una sua recente creatura, l’Aqua table ha una superficie non piana, ZAHA HADID partire dal Maxxi, il Museo di arte ma ondulata: come dune del deserto. contemporanea di Roma che sarà Tra i progetti citati nella documentazione del Praemium Imperiale ci sono le completato a fine anno e inaugurato nella primavera del 2010, alla Stazione di Stone Tower del Cairo, un nuovo quartiere della capitale egiziana caratterizzato Napoli Afragola per l’alta velocità ferroviaria, al nuovo progetto per un Museo da strutture che si alzano con moduli in forma di diapason, allineati con ritmo del Mediterraneo sul waterfront (la zona urbana a diretto contatto con l’acqua) serrato, e il progetto per Reggio Calabria: un grande corpo di fabbrica liscio e di Reggio Calabria. Una grande mostra sulla sua opera, dall’architettura al lucido, curvo come quello di una balena che con maestosa movenza a onda si design, si inaugura poi a Padova il prossimo 26 ottobre al Palazzo della Regione inoltra sull’acqua. e resterà aperta fino al 1° marzo 2010. Parlando del dinamismo che «La nuova sensibilità riguardo al concetto di spazio esplicita nelle sue architetture, – ha scritto di recente il socio dello studio della la Hadid rivela: «Penso che col Hadid, Patrik Schumacher – chiamata "spazioprogredire della tecnologia tempo" coinvolge la soggettività del movimento, forse avremo pareti che si talché l’identità dell’unità spaziale (una "stanza") muovono, la stessa cucina si varia in funzione della posizione del soggetto in potrà muovere. Alla fine potrà movimento». È un concetto che traspare in ogni avvenire che neppure il bagno immagine che esce dalla matita della Hadid, che avrà una posizione fissa…». peraltro rifugge il computer e disegna a mano Quanto è plausibile la visione libera, schizzi su schizzi in una frenetica attività di implicita in tali progetti? Forse studio, sorta di variazioni sul tema che la porta a si tratta di una interpretazione esaminare le molteplici possibilità di organizzazione profetica della realtà che ci di un singolo ambiente, foss’anche un solo strappa dai pregiudizi appartamento: «Un esercizio che dà un’idea della precopernicani: del resto è misura in cui si può operare sull’organizzazione vero o no che è il moto, non la dello spazio, non all’infinito, ma certamente in stasi, l’essenza della nostra modo molto ampio», come spiega la stessa Hadid. biosfera, che sta su una Forse, nella sua relativamente scarna essenzialità, il navicella in viaggio nello progetto per la nuova stazione di Napoli dà un’idea spazio a qualche centinaia di particolarmente chiara del suo approccio: si tratta migliaia di chilometri all’ora di un ponte, in pianta come una grande «S» lungo un’ellissi vorticante LA FUTURA STAZIONE PER L’ALTA VELOCITÀ DI NAPOLI AFRAGOLA stilizzata, che supera i binari; al dinamismo delle attorno al Sole? LA CRITICA Quando il contadino basco non capisce il «genio» della forma di Franco La Cecla C he c’è di male ad essere un artista? Nulla ovviamente, ma quando si tratta di un mestiere che non è direttamente connesso al mondo dell’arte, allora la denominazione di artista può condurre a facili equivoci. Un chirurgo può anche definirsi un artista, ma non è quello che direttamente chiediamo alla sua esperienza, ed un guidatore di autobus può fare lo stesso, ma allora cominciamo a sospettare qualcosa. Zaha Hadid, architetto di fama mondiale, Premio Pritzker per l’architettura nel 2004, è certamente una delle rappresentanti più prestigiose di una architettura intesa come opera d’arte. Nata a Baghdad nel 1950, laureata all’American University di Beirut in Matematica e poi passata a Londra agli studi di Architettura si è formata alla fucina di Rem Koohlas e di Elia Zanghelis in un clima che era quello della riscoperta dei caratteri «formali» della ricerca architettonica. Era un periodo in cui, in reazione al crollo delle ideologie, sembrava che gli architetti fossero chiamati ad un gioco puramente estetico, facendo occhiolino al design e al mondo della moda, ma con una spregiudicatezza da artisti contemporanei. Zaha Hadid, più di Rem Koohlas si è dedicata allo sviluppo di un discorso che si ispirava all’inizio al costruttivismo russo, quello che si sviluppa tra le due guerre mondiali, per poi prendere la strada della ricerca puramente geometrica e matematica. I suoi progetti ricordano i quadri di El Lissitky e di Malevic, e le sculture architetture di Tatlin. La sua sfida è di trasformare questi piani svettanti, queste lastre sovrapposte, in architetture monumentali. Con a volte dei risultanti interessanti, come nel Peak Club di Hong Kong che la fece conoscere al mondo intero o nella Stazione dei pompieri per il quartiere Vitra a Weil Am Rhein. Una stazione fatta di lastre a punte acuminate come se fossero una esplosione di lastre di ghiaccio intorno ad un hangar di mezzi di soccorso. Inutile parlare di funzionalità, ovviamente. Tutte le sue opere si ispirano però ad un percorso in cui la landscape art ha un ruolo fondamentale, il paesaggio, le curve di livello del luogo diventano un pretesto per giocare su piani paralleli e incrociati, come avviene per il progetto per il nuovo museo d’arte contemporanea, il Maxxi a Roma, o per la Stazione dell’Alta velocità a Napoli-Afragola. Il paesaggio come pretesto, ma anche il tema costante della velocità, non è un caso che ci siano tra le sue opere tante passerelle, tante stazioni di traghetti, di treni veloci e varie opere per la Bmw. Zaha Hadid porta all’estremo, con le tecnologie odierne, il sogno di un’architettura della velocità, un sogno vecchio almeno 150 anni. Nel suo studio di Londra, una specie di fabbrica con 250 tra disegnatori e architetti, ci si trova immersi in un paesaggio in cui dalle scarpe ai gioielli, dai tappeti ai vasi da fiori alle stazioni, dalle monumentali architetture per Dubai e gli Emirati, ai progetti di piazze e perfino di città, la stessa cifra stilistica viene ripetuta in tutte le possibili variazioni. Sicuramente segno di un grandissimo talento nel gioco delle forme, un po’ meno nella responsabilità sociale come progettista. Di fronte ad un suo progetto di ri-sistemazione di una città nei Paesi Baschi, in Spagna, dove aveva cambiato il corso del fiume per dargli un andamento a zig-zag, formalmente più consono al suo gusto, la popolazione è insorta espellendola dalla città. Drammi tipici degli artisti incompresi di fronte ad una popolazione che non è ancora pronta a farsi plasmare dall’estro dei geni.