RENDICONTI DELLE SEDUTE E BREVI COMUNICAZIONI 683 menclatura botanica riesumare il nome generico Chìbaca. Invece ritengo che si possa conservare il nome specifico proposto dal BERTOLONI essendo la specie stata descritta bene con l'aggiunta del nome usato dagl'indigeni per la sua distinzione e perciò credo che la Warburgia Breyeri Po'tt debba denominarsi W. salutari* (G. Bertol.) Chiov. n. comb. La pianta però che guarì il Le Vaillant, del quale il BERTOLONI trascrive la traduzione del brano, non ha nulla a che vedere con la sua Chibaca salutaris. SIGNIFICATI DIVERSI DELL'ACQUA CONTENUTA NELLE CELLULE VEGETALI, del Prof. Sergio Tonzig. — Non tutta l'acqua presente in una cellula ha per essa il medesimo valore, nè è tutta contenuta sotto la medesima forma. Così l'acqua delle soluzioni vacuolari ha significato ben diverso da quella che rigonfia il plasma, da quella che circola nei tessuti conduttori, etc. La quantità poi di ciascuna di queste diverse forme di acqua, lungi dall'essere immutabile durante tutta la vita della cellula o dell'organo del quale essa fa parte, cambia spesso in modo straordinariamente notevole, e talora più e più volte. Basti pensare ai fenomeni di progressiva disidratazione che accompagnano la maturazione degli organi di riserva, oppure a quelli di idrolisi che si avverano durante la loro germinazione. £ però interessante osservare che, allorquando un organo subisce un processo naturale di disidratazione, questo si arresta sempre ad un certo limite, per oltrepassare il quale è necessario uccidere l'organo che si considera; se l'esperienza vien fatta all'aria e a temperatura ambiente, si può osservare che anche la disidratazione e la conseguente perdita di peso dell'organo stato sperimentalmente ucciso, si arresta a sua volta ad un certo limite, che si può peraltro nuovamente sorpassare ricorrendo all'essiccamento a temperature più o meno elevate. Si possono in tal modo distinguere già a priori tre forme d'acqua presenti nei tessuti vegetali : una prima forma d'acqua che è contenuta nelle cellule vive funzionanti ; un'altra forma d'acqua presente nelle cellule ancora vive, ma in fase di vita latente ; infine una terza forma d'acqua contenuta nelle cellule anche morte e che è chimicamente legata ai suoi costituenti. Ma per meglio comprendere il significato che le diverse forme d'acqua hanno per la cellula, occorre tener conto delle modalità secondo le quali esse sono legate ai costituenti cellulari ; si vede così che in alcuni casi l'acqua è presente come mezzo disperdente di corpi aventi struttura colloidale, in altri casi invece l'acqua si trova come solvente o come acqua di cristallizzazione di corpi di struttura cristalloidale, per cui si può in un certo senso parlare di « acqua colloidale » e di « acqua cristalloidale » . La differenza non è soltanto d'ordine chimico-fisico, ma è anche di ordine funzionale; sappiamo infatti che nella cellula sono soltanto i corpi colloidali ricchi di acqua che compiono le funzioni vitali, mentre nessuna di queste funzioni è compiuta dai corpi di natura cristallina e cristallizzati. Sotto questo punto di vista quindi, si può considerare « viva » l'acqua colloidale, e « morta » invece quella cristalloidale. E il passaggio dalla fase colloidale a quella cristalloidale o microcristallina dei costituenti cellulari, e quindi della loro acqua, si potrebbe pertanto considerare come indice del passaggio da una forma di vita attiva ad una forma di vita latente, o addirittura della morte della cellula. Uno dei risultati delle ricerche, delle quali vien qui dato un cenno sommario, consiste appunto nel riconoscimento della grande importanza che, per la vita