IL MONDO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO Dagli anni '70 dell'Ottocento allo scoppio della prima g. mondiale si ebbe un'importante crescita economica. Questa fu formidabile soprattutto negli USA, ma interessò in maniera notevole anche l'Europa e anche il Giappone, che in questo momento si aprì ai commerci internazionali, divenendo un importante protagonista dell'economia e della politica mondiali. Sensibile fu l'aumento della popolazione su cui influirono diversi fattori: miglioramento dell'igiene personale e dei centri urbani, progressi della medicina, maggiore disponibilità di generi alimentari. In Europa e negli USA si registra un'accentuata mobilità del sistema sociale e della politica. Il sopravvento dell'industria sull'agricoltura, i progressi del capitalismo, le innovazioni tecnologiche permisero a molti di cambiare la loro posizione sociale, i rapporti tra le classi divengono meno rigidi, aumenta il ruolo e il peso politico della borghesia a svantaggio della nobiltà. Gradualmente entrano in politica i ceti popolari, grazie all'allargamento del suffragio elettorale: questo comportò profondi cambiamenti nella vita politica, con la nascita dei partiti di massa, primi fra tutti quelli socialisti. Grande presa sui ceti popolari ebbero anche le ideologie nazionaliste, collegate alla gara imperialistica in corso tra le maggiori potenze. Dalla rivalità tra i vari Stati per la spartizione del mondo sorsero le cause principali che portarono alla grande guerra 1914-1918. L'imperialismo L'imperialismo è la forma che la conquista coloniale assunse nella seconda metà del XIX secolo, sotto lo stimolo dello sviluppo economico e militare delle potenze europee. La conquista coloniale, iniziata da alcuni secoli, assunse connotati nuovi a partire dalla conferenza di Berlino (1884-1885), in cui le principali potenze pianificarono la spartizione dell'Africa e si impegnano a risolvere diplomaticamente ogni contrasto coloniale. L'imperialismo diventa quindi una forma universale dell'agire politico ed economico degli Stati forti, la cui tendenza fu quella di affermare la superiorità di determinate razze, nazioni, civiltà nei confronti di altri popoli della terra. La potenza più importante fu l'Inghilterra, al secondo posto c'è poi la Francia. Russia, Germania, Olanda, Belgio, Italia e USA parteciparono in diversa misura e in varie forme alla conquista di colonie. Una forma molto particolare di imperialismo fu quella praticata dagli USA con la cosiddetta diplomazia del dollaro, realizzata attraverso la penetrazione delle grandi società commerciali statunitensi, che giunsero a esercitare un pesante controllo economico e politico su gran parte dell'America latina. La spartizione imperialista del mondo L'impero inglese. Vennero conquistate anche la Malesia, Borneo e Nuova Guinea. Si assicura il dominio sul sud dell'Africa, in seguito alla guerra Boera (1899-1901), ai danni dei preesistenti coloni boeri (di origine olandese). Australia e Nuova Zelanda fanno parte del Commonwealth, sono dominion indipendenti sotto la sovranità formale dei sovrani inglesi. L'I.possiede poi molte isole, come Gibilterra e Malta. Il colonialismo francese. Non ha colonie di popolamento e conquista territori solo per ottenere prestigio internazionale. In Africa ha Marocco è una parte del Congo e in Asia l'Indocina. Il colonialismo degli altri paesi europei La Germania ha possedimenti in Africa est e ovest e in Asia (es. parte della Nuova Guinea). L'Italia si dedica al colonialismo solo per ragioni di prestigio e questa fu la causa della sua debolezza. Possedeva l'Eritrea, ma dopo il disastro di Adua riprende l'attività volta alla conquista di colonie nel 1911 quando fu mossa la guerra alla Turchia per sottrarle Tripolitania e Cirenaica (poi ribattezzate Libia). La guerra interessò anche l'Egeo, l'Italia occupò Rodi e il Dodecanneso. La pace di Losanna riconobbe la sovranità italiana sulla Libia, ma a causa della resistenza delle popolazioni indigene, la conquista fu completata solo durante il fascismo. Il Belgio possedeva una parte del Congo. La Russia conquista la Siberia e si estende sempre più a est entrando in contrasto con il Giappone (guerra russo-giapponese 1904-1905). L'Olanda aveva colonie in Indonesia e in Nuova Guinea, il Portogallo in Africa, la Spagna, sconfitta dagli Stati Uniti alla fine dell''800 deve dare indipendenza a Cuba e Puerto Rico e cedere agli USA le Filippine e l'isola di Guam nel Pacifico. L'EUROPA NEI PRIMI ANNI DEL XX SECOLO La politica nei principali Stati europei Dopo la morte di Napoleone III e l'esperienza della comune la Francia è una repubblica sempre più volta a sinistra. La politica estera francese era dominata dal desiderio di rivincita contro la Germania, che l'aveva sconfitta nella guerra franco-prussiana (1870-71) e le aveva strappato l'Alsazia e la Lorena. Per questo la Francia aveva stipulato nel 1893 un trattato di alleanza con la Russia, a cui si unì nel 1907 anche l'Inghilterra: nacque così la Triplice Intesa. In Germania, dopo l'era Bismarck che in politica estera era prudente, l'imperatore Guglielmo II si mostra aggressivo con l'obiettivo di unificare tutti i popoli di lingua tedesca in una grande Germania (pangermanesimo). Viene potenziato l'armamento navale, che minaccia la supremazia britannica sui mari e che costituì una delle cause della prima guerra mondiale. In Inghilterra dopo la morte della regina Vittoria, regnarono Edoardo II e Giorgio V. Il governo prevedeva l'alternanza al potere di due schieramenti, quello dei liberali e quello dei conservatori e la prevalenza di questi ultimi fino al 1905. Nel 1906 nasce il Partito laburista, una federazione di associazioni socialiste, che appoggiarono lo schieramento liberale che vinse le elezioni generali di quell'anno. I governi liberali aprirono una fase di ulteriore democratizzazione della vita inglese. Vennero gettate le basi del moderno Welfare State (Stato assistenziale) inglese, assicurando la pensione per i lavoratori anziani, istituendo l'assicurazione sanitaria obbligatoria e quella contro la disoccupazione, introducendo i minimi salariali e creando uffici pubblici di collocamento. Infine con il Parliament Act venne ridimensionato a una pura formalità il diritto di veto concesso alla Camera dei Lord. Alla vigilia della prima guerra mondiale si inasprì la questione dell'Irlanda, dove gli indipendentisti cattolici si erano riuniti in un partito che promosse l'insurrezione di Dublino del 1916, stroncata nel sangue dalle truppe inglesi. In politica estera la corsa agli armamenti navali della Germania costrinse Inghilterra a uscire dal suo isolamento aderendo all'Intesa e intensificando la produzione di armamenti. Nell'Impero austroungarico c'erano diversi problemi, in particolare le tensioni centrifughe delle varie nazionalità, Slavi fra tutti, e la politica dell'Ungheria discriminatoria verso i non magiari. Inoltre l'annessione all'Austria della Bosnia e dell'Erzegovina crea tensioni che saranno una delle cause della prima guerra mondiale. Nel 1907 viene concesso il suffragio universale maschile, che porta importanti affermazioni elettorali al partito socialdemocratico. La progressiva democratizzazione e l'inserimento dei partiti socialisti nella dialettica di governo fu la caratteristica principale della vita politica di Belgio, Olanda e Stati scandinavi. Nella penisola iberica, invece, la modernizzazione delle strutture democratiche e lo sviluppo dell'economia erano frenati dall'invadenza del clero, della casta militare e dello strapotere dei latifondisti. La Spagna rimane nelle mani dei Borboni con il re Alfonso XIII, il Portogallo una repubblica progressista che però non produce miglioramenti. La seconda rivoluzione industriale e la società europea Si ha in Europa nel XX secolo ed è contraddistinta dalla diffusione della grande industria, dal capitalismo monopolistico e da un grande sviluppo scientifico-tecnologico. Parlando di grande industria si fa riferimento alla produzione su vasta scala e con grandi concentrazioni di operai e macchine, possibili solo grazie a finanziamenti dello Stato (interessato allo sviluppo dell'industria militare da impiegarsi nella contesa capitalistica), o da una più aggressiva evoluzione del capitalismo, che attraverso la concentrazione di più aziende sotto un unico soggetto economico e la conclusione di accordi per la spartizione del mercato (i cosiddetti cartelli), si configurava appunto come monopolistico, arrivando a mettere il controllo di interi settori produttivi nelle mani di pochi uomini. La rivoluzione scientifico-tecnologica porta all'interno del processo produttivo nuove fonti di energia, come il petrolio e l'elettricità, permettendo lo sviluppo di settori industriali nuovi quali la chimica farmaceutica e dei fertilizzanti, l'industria dell'automobile e quella areonautica. Lo sviluppo economico determinò una nuova articolazione delle gerarchie sociali e delle classi. Il peso dell'aristocrazia fondiaria rimase rilevante in buona parte dell'Europa, soprattutto a est, ma a ovest si allargò l'influenza politica della grande imprenditoria industriale di origine borghese. All'interno delle classi lavoratrici crebbe il numero degli operai industriali a danno degli addetti all'agricoltura, e furono soprattutto i contadini che alimentarono un costante flusso migratorio verso i paesi transoceanici. La concentrazione operaia in grandi opifici e nelle periferie delle città industriali facilito la crescita dell'organizzazione sindacale. Si ebbero così grandi ondate di scioperi in vari paesi europei e per la prima volta nel 1900 venne celebrato il primo maggio. In campo sindacale ebbero grande importanza, in Francia, Italia e Spagna, i sindacalisti rivoluzionari, seguaci delle teorie del francese Georges Sorel e fautori di un'azione diretta degli operai incentrata sullo sciopero che, quando fossero maturate le circostanze, avrebbe dovuto sfociare in una rivoluzione. Con il movimento sindacale interagì strettamente lo sviluppo delle dottrine e del movimento socialista, che in questo momento si orientò soprattutto verso il marxismo (no proprietà privata, dittatura del proletariato). Esempio organizzativo e punto di riferimento teorico del socialismo europeo fu il Partito socialdemocratico tedesco che voleva lotta politica con strumenti democratici (riforme sociali, conquista della maggioranza parlamentare), con l'obiettivo di realizzare gradualmente il socialismo. Tali concezioni furono criticate sia da destra che da sinistra: la prima riteneva che il capitalismo sarebbe sopravvissuto alle crisi e che i socialisti avrebbero dovuto abbandonare l'idea di una rivoluzione, la sinistra riteneva che l'iniziativa rivoluzionaria delle masse dovesse essere anteposta alle strategie di partito. Su questo fronte si schierarono, seppur con differenziazioni, gli anarchici e i cosiddetti marxisti di sinistra come la polacca Rosa Luxemburg. Fu comunque l'impostazione riformista a prevalere nella Seconda Internazionale, fondata a Parigi nel 1889. Grande rilevanza assunse in questo periodo anche l'azione sociale della Chiesa Cattolica, stimolata da papà Leone XIII, che prese posizione sulla questione del malessere operaio con l'Enciclica Rerum novarum (1891). La Russia e la rivoluzione del 1905 La Russia non partecipa alla modernizzazione dell'Europa occidentale ed è ancora uno stato autocratico. Infatti i parlamenti locali avevano scarse competenze, feroce la repressione del movimento populista, assoluto il potere dello zar Nicola II. Il paese era stato comunque coinvolto nello sviluppo della rivoluzione industriale e aveva ambizioni imperialistiche in Asia. Dal punto di vista militare la Russia era in declino come venne dimostrato dalla guerra russo-giapponese, vinta dal Giappone. Mentre era impegnato in questo conflitto, inoltre, lo zar dovette affrontare la rivoluzione del 1905 che ebbe inizio nella "domenica di sangue" del 22 gennaio (9 febbraio secondo il vecchio calendario Giuliano in vigore in Russia fino al 1918) a Pietroburgo. Si trattò della repressione di una manifestazione che intendeva appoggiare una petizione in favore di riforme democratiche. Questo scatenò in tutto il paese un'ondata di agitazioni agrarie e di scioperi operai e nei principali centri operai si formarono i primi consigli rivoluzionari o soviet, rutto questo costrinse lo zar alla convocazione della Duma elettiva (il Parlamento). Negli anni successivi la Duma venne sciolta più volte e venne modificato il sistema elettorale, nel tentativo di ostacolare l'ingresso in parlamento di esponenti socialisti. I principali partiti di sinistra erano il Partito socialista rivoluzionario, nato nel 1902 e formato da populisti, e il Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), di orientamento marxista, che era stato fondato nel 1898 e nel 1903 si era diviso nelle correnti bolscevica (cioè maggioritaria) guidata da Lenin e menscevica (cioè minoritaria) guidata da Martov. Le guerre balcaniche La prima guerra balcanica (1912-1913) vide unite Russia, Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia contro la Turchia, che perse gran parte dei territori balcanici. L'Albania divenne indipendente. La seconda guerra balcanica (1913) vide la sconfitta della Bulgaria contro Grecia, Montenegro, Serbia e Romania. La Bulgaria perde e medita propositi di vendetta, ma la vera sconfitta delle guerre balcaniche fu l'Austria che vede come una minaccia soprattutto il rafforzamento della Serbia. L'America Gli Stati Uniti Gli USA sono la massima potenza industriale del mondo grazie a uno sviluppo economico continuo favorito da: - abbondanza di materie prime, carbone, ferro, rame, foreste, energia elettrica - costante immigrazione di manodopera dall'Europa - grande disponibilità di capitali e forti dazi doganali, che protessero dalla concorrenza europea le industrie nazionali Il partito repubblicano rimase al potere fino al 1913 ed era espressione dei gruppi imprenditoriali del nord-ovest del paese e delle classi medie dei grandi agglomerati urbani. Lo sviluppo del movimento operaio e dell'organizzazione sindacale spinse anche gli USA a un'ulteriore democratizzazione, che si realizzò soprattutto in una fase detta era progressista, i cui principali protagonisti furono i presidenti Roosevelt, Haft e Wilson, quest'ultimo del partito democratico. In questi anni venne varata la prima legislazione sociale di tutela dei lavoratori, si democratizzò la vita politica nazionale con l'istituzione del referendum e dell'iniziativa di legge popolare, e quella dei partiti. Alcuni stati concessero il diritto di voto alle donne, parificazione politica che divenne federale nel 1920. In Messico contro la lunga dittatura di Diaz sorretta dai latifondisti, si erano coalizzati esponenti progressisti, capeggiati da Madero e bande armate i cui principali condottieri erano Pancho Villa e Zapata. Nel 1910 scoppia la rivoluzione e diventa presidente Madero, ma negli anni successivi si hanno molti scontri tra la componente liberale e i contadini che vogliono la ridistribuzione della terra, mentre l'oligarchia, vuole riprendere il potere. Solo negli anni venti la situazione si calmerà, intanto viene varata la costituzione. Gli imperi dell'Asia orientale e del Medio Oriente La Cina La politica di pressione imperialistica sull'impero cinese continuò anche nel '900, quando le potenze occidentali si divisero la Cina in zone di influenza commerciale. Anche il Giappone costituiva una minaccia per la Cina, alla quale aveva già strappato la Corea. É attivo un movimento nazionalista che vuole la Repubblica, é contro l'occidente e vuole modernizzare le strutture sociali del paese. Nasce il primo partito politico il Kuo-min-tang (partito nazionale del popolo), protagonista nel 1911-12 di una rivoluzione che portò alla costituzione della Repubblica cinese, situazione effimera perché dal 1916 la Cina precipitò nell'anarchia. Il Giappone Il Giappone avvia la sua industrializzazione in modo rapido e poderoso grazie alla politica dell'imperatore, che agevolò la formazione di potenti gruppi industriali e finanziari di tipo monopolistico. In politica estera iniziò una politica imperialistica aggressiva che si indirizzò soprattutto verso la Corea, annessa definitivamente nel 1910. Dopo la vittoria nella guerra russo-giapponese si avvia a diventare la massima potenza militare e politica dell'Asia. Il Medio Oriente Impero ottomano e persiano si vanno disgregando a causa delle pressioni delle potenze imperialiste, soprattutto Russia e Inghilterra. Nell'Impero Ottomano vige una monarchia assoluta che attua una politica di repressione delle minoranze, in particolare nazionaliste. Anche in Persia si sviluppa un movimento nazionalista che portò all'installazione di un regime parlamentare che sarebbe rimasto in vigore fino al colpo di stato attuato nel 1921 da Reza Kahn (capostipite della dinastia Pahlavi), il quale mutò il nome dello stato in Iran.