Crisi e sviluppo nel Seicento

Crisi e sviluppo nel Seicento
14.1 Crisi demografica e crisi economica nell’ Europa del seicento
La seconda metà del XVI secolo era stata per l’Europa un periodo di espansione. Nei primi decenni del XVII
secolo, questo processo di sviluppo si arrestò, il numero di abitanti cessò di crescere e vi fu una diffusa crisi
della produzione agricola e manifatturiera. La crisi economica fu comune a tutta l’Europa occidentale e
colpì in particolare Spagna, Italia e Germania. Ci fu un netto calo di popolazione dovuto alle epidemie e
carestie. Al calo demografico fece seguito la diminuzione della domanda di prodotti agricoli. Le campagne,
infatti non solo erano la fonte del mercato agricolo, ma anche il più ampio spazio di vendita dei beni
industriali o artigianali prodotti nelle città. La crisi delle attività manifatturiere e dei mercati in genere fu
ulteriormente aggravata dal vistoso calo dell’importazione di metalli preziosi delle miniere americane .
Come sempre accade in condizioni di crisi i prezzi diminuirono e la produzione si ridusse . Ne derivo in
molte zone d’ Europa il fenomeno della fuga dalle campagne
14.2 Crisi e tentativi di riforma in Spagna
Il paese che più di ogni altro subì le conseguenze della crisi fu la Spagna. Anzitutto in Spagna la nobiltà che
aveva acquisito i propri titoli nel corso delle secolari guerre di liberazione era assai potente e numerosi e
possedeva la gran parte delle terre ,che venivano usate per la produzione di lana, che veniva esportata
all’estero. Anche le enormi quantità di metallo prezioso affluite in Spagna nel corso del XVI secolo dalle
miniere del Sud America erano in gran parte finito all’estero. Quando l’afflusso di metalli preziosi cominciò
a diminuire lo stato Spagnolo dovette dichiarare la prima serie di bancarotte. Pestilenze e carestie
decimarono la popolazione e ridussero la domanda di cibo. La crisi economica fu aggravata dalla cacciata
dei Moricos. Il paese entrò così in una fase di profonda recessione economica, che danneggiò soprattutto i
contadini , sempre più oppresse dalle imposizioni dei nobili e dalle tasse statali, provocando violente
rivolte. Alla morte di Federico II il suo successore Federico III decise di chiudere i vari fronti di conflitto
siglando la pace con Francia e Inghilterra raggiungendo nel 1609 una tregua di dodici anni con le province
olandesi. All’inizio del XVII ,la Spagna sembrava dunque avviata verso una crisi irreversibile . il tentativo più
serio di invertire questa tendenza fu quello di Gaspar de Guzman,conte duca di Olivares. L’obbiettivo di
Olivares era quello di restituire alla spagna il suo ruolo di maggiore potenza europea. A tale scopo, impose
una ripartizione delle imposte.
14.3 Gli Stati italiani e la crisi del Seicento
Tra la seconda metà del cinquecento e il primo ventennio del seicento l’Italia si trovò sotto l’egemonia
spagnola. Dopo la pace di Cateau-Cambrèsis del 1559 la Spagna dominava su larga parte dell’Italia. Gli stati
italiani poterono beneficiare di un lungo periodo di pace e sviluppare una fiorente economia. La vita
cittadina mostrava nel nord e centro Italia una grande vivacità, in particolare nella produzione di merci di
lusso favorendo un’ampia circolazione di denaro. L’Italia dovette cosi subire la concorrenza dell’Olanda e
degli Inglesi. I settori in qui ci fu un sorpasso furono quelli commerciali e finanziari. Anche l’industria tessile
non riuscirono a tenere il passo con la concorrenza dei paesi nordici . all’inizio del seicento si abbatterono
sull’Italia pestilenze e carestie, l’agricoltura e il commercio entrarono in crisi ben due epidemie di peste
devastarono il ducato di Milano. A queste epidemie fecero seguito il tracollo demografico e la depressione
economica. La dominazione spagnola si contraddistinse sempre si più per la corruzione. Ovunque si
espansero i privilegi del clero e della nobiltà. La crisi economica provocò una serie di rivolte popolari.
14.4 la crisi al di fuori dei domini spagnoli
Il seicento fu un periodo di crisi per tutta l’Italia il sistema economico italiano subì i contraccolpi
dell’impoverimento della popolazione e della concorrenza delle potenze straniere. Un caso emblematico fu
quello della repubblica di Genova . Nel corso del Cinquecento la città si era guadagnata il ruolo di principale
finanziatore della Spagna. Lo stretto legame con la Spagna fu però la causa della decadenza della
città,l’economia spagnola entrò in crisi Madrid dichiarò bancarotta e non riuscì a restituire i debiti. Genova
si avviò verso un inesorabile declino. Anche Venezia aveva visto progressivamente diminuire la sua
ricchezza a causa sia dello spostamento del commercio delle spezie e degli altri prodotti orientali verso l’
Atlantico. Nel XVII secolo, ad accelerare la decadenza della città si aggiunsero la concorrenza che i mercanti
olandesi e inglese. Nonostante la relativa decadenza economica, la repubblica di Venezia seppe tutelare la
propria indipendenza civile e politica .Ecco perché Venezia finì ben presto per divenire il rifugio di tutti i
liberi pensatori. Era inevitabile pertanto un duro contrasto con Roma , che si aggravo nel 1605 lanciando
addirittura l’interdetto contro Venezia. A risolvere la contesa intervenne Enrico IV, fu allora che Paolo V
decise di ritirare l’interdetto.
14.5 Lo sviluppo economico dell’Olanda
Terminata la sanguinosa guerra per ottenere l’indipendenza dalla Spagna l’Olanda conobbe una
straordinaria fioritura economica, divenendo in poco tempo la più ricca nazione europea. Tutti i traffici
europei passavano per Amsterdam. In olanda non si verificò il calo demografico , al contrario la popolazione
continuò a crescere. Anche il clima di tolleranza culturale e religiosa contribuì ad attrarre nuovi abitanti. La
tolleranza concessa dalle province unite garantì una libera circolazione di idee e innovazioni che contribuì
non solo alla sviluppo culturale del paese ma anche a quello materiale e imprenditoriale . Grazie
all’importazione di cereali dall’Europa orientale , i produttori agricoli olandesi poterono destinare le loro
terre alla più redditizie colture specializzate. Le nuove banche olandesi cominciarono a sostenere gli
interessi dei privati. La loro ascesa fu favorita anche da nuove tecniche bancarie e commerciali e da una
maggiore tutela a livello giuridico.
14.6 La nascita dell’impero coloniale olandese
Nelle prime rotte commerciali i mercanti olandesi puntarono la propria attenzione su l’india e il sud –est
asiatico. Per coordinare gli sforzi di espansione verso est dei traffici olandesi la compagnia unita delle indie
orientali riunì le compagnie mercantili olandesi. Essa ottenne dallo stato il monopolio dei commerci
olandesi tra capo di buona speranza e lo stretto di Magellano e ingaggiò una vera e propria guerra
commerciale con il Portogallo. Nel 1621 venne fondata la compagnie delle indie occidentali, cui fu
assegnato il monopolio nazionale del commercio con l’America e con l’ Africa fino al capo di buona
speranza ingaggiarono una guerra commerciale contro i portoghesi quella dello zucchero. Le province
unite, un paese di soli due milioni di abitanti non avevano risorse militari sufficienti per controllare un
impero che si estendeva su tre continenti. Le altre nazioni europee cercarono comunque di porre un freno
alla supremazia olandese. A tale scopo il 9 ottobre del 1651 il parlamento inglese promulgò l’atto di
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La cultura del seicento e la rivoluzione scientifica
16.1 La nascita della scienza moderna e la nuova cultura razionalistica
Nel XVII secolo incominciò a diffondersi un nuovo tipo di cultura detta “razionalismo” il padre della scienza
moderna fu Galileo Galilei che elaborò un metodo di studi basato su alcuni fondamentali principi. Il “vero”
si studia sulla natura , gli aspetti sperimentabili del reale, la necessità di rendere autonoma la ricerca
scientifica. I principi posti da galileo alla base del suo metodo imponevano una netta separazione tra
l’ambito di ricerca, il linguaggio e i metodi della filosofia e della teologia e quelli della scienza. Le riflessioni
del filosofo e matematico Cartesio indicarono la regione come principio fondamentale di ogni conoscenza.
Cartesio elaborò i presupposti teorici di un nuovo modo di concepire la ricerca basato su un metodo
rigoroso esposto nell’opera significamente intitolata Discorso sul metodo. Isaac Newton lo scopritore della
legge di gravità diffuse soprattutto negli ambienti meno aperti.
16.2 Le nuove teorie politiche
Il metodo cartesiano contribuì a una vera e propria rifondazione laica e razionale della cultura. Lo stato in
grado di creare le condizioni di un’equilibrata società civile, basata esclusivamente sull’uomo e sulle sue
esigenze. una delle dottrine che più influenzò il dibattito fu il giurisnaturismo. Secondo i giusnaturalismi lo
stato non costituisce un organismo naturale ma artificiale. Associandosi mediate un contratto gli uomini
rinunciano a farsi giustizia da soli per mettersi al giudizio di un’autorità. Elaborate per la prima volta
dall’olandese dall’olandese Ugo Grozio tali teorie vengono spinte al punto da giustificare la formazione di
uno stato assoluto e disposto da parte dell’inglese Thomas Hobbes. Il filosofo inglese John Locke massimo
esponente del libertismo, mutò in senso liberale la nozione hobbesiana del contratto sostenendo che i
cittadini, pur conferendo a un sovrano il compito di amministrare e far rispettare le leggi.
16.3 La concezione moderna dello stato
Si definì in tal modo quella forma di struttura politica che è giunta fino a i giorni nostro e che vede una
popolazione residente su un territorio circoscritto da confini precisi , governata da un’autorità centrale
unitaria capace di emanare e fare rispettare le leggi. Tale istituzione detta stato moderna trovò sostegno in
tre principali istituzioni: l’esercito, la burocrazia e la finanza. a favorire questo processo contribuirono
anche i cambiamenti delle tecniche militari indotti delle armi da fuoco. Accanto a i grandi eserciti vennero
formate flotte . la burocrazia trovò la sua ossatura in una stabile gerarchia di funzionari statali regolarmente
stipendiati , nominati e licenziati dal re con compito di far rispettare le sue leggi. Assunsero un notevole
potere tanto da formata la cosiddetta nobiltà di toga. Per finanziare il loro esercito e la loro burocrazia, i
monarchi assoluti avevano bisogno di un flusso costante di denaro e a tal fine crearono un capillare sistema
fiscale.
16.4 Il dibattito sull’intolleranza e sulla religione
Il seicento e il secolo della guerra dei Trent’anni , un conflitto tra cattolici e protestanti , ed è il secolo della
Chiesa della Controriforma. Furono proprio gli esiti disastrosi della guerra dei Trent’anni a rendere
impellente e improrogabile un serio dibattito sulla tolleranza religiosa. Particolarmente importante in
questo senso fu il contributo del filosofo olandese Baruch Spinoza che sulla scorta del razionalismo
cartesiano negò alla religione la capacità di spiegare il senso vero delle cose. La religione non poteva,
secondo Spinosa, essere anteposta ai valori fondamentali della vita . il problema della tolleranza fu
profondamente sentito in Olanda. Celebri per il loro clima di tolleranza furono, nel corso del Seicento, la
repubblica di Venezia la Svizzera e l’ Inghilterra. Nella seconda metà del secolo ebbe modo di svilupparsi un
ampio dibattito su questo tema che trovò la sua migliore espressione nella famosa Lettera sulla tolleranza
del filosofo inglese John Locke sostenitore della netta separazione tra lo stato, cui spetta di ordinare e
disciplinare la convivenza civile in base al bene comune, e la Chiesa. Locke ritenne che la tolleranza dovesse
essere negata solo alle religioni intolleranti. Tale indirizzo di pensiero fu sostenuto soprattutto in
Inghilterra, nella prima metà del secolo, dai cosiddetti “deisti”. Nello stesso periodo, in Francia ,posizioni
ben più scettiche erano assunte dai “libertini” .