Attraverso la società degli individui CHE COSA POSSIAMO CHIEDERE ALLA FILOSOFIA Q ricondurre la complessità del reale a pochi elementi semplici che ce lo rendano “trasparente”, e idealmente giungere a un unico principio ualche anno fa Carlo Sini si è così espresso sul sapere e sulla autoevidente e autofondante. condizione “privilegiata” del filosofo: «Ecco noi filosofi In assoluto l’operazione non sembra possibile. Si è osservato, credo a abbiamo questo vantaggio rispetto ai nostri colleghi [di altre discipline]: ragione, che il principio d’identità «non è che il limite del pensiero loro devono fare finta di sapere qualcosa, mentre noi possiamo dire di umano, come le montagne azzurre all'orizzonte, come quella linea che i non sapere niente». Poco sotto Sini chiarisce meglio le proprie disegnatori chiamano lo sfondo», mentre «la vita in convinzioni e riconosce che al sapere, quand’anche problematico, non si contraddizione»2. La realtà non si lascia ricondurre senz’altro all’identità, può rinunciare. Il sapere permette infatti, in particolare se ha i crismi e neppure a pochi elementi e a rapporti semplici. Tuttavia la scienza della scientificità, di muoversi con relativa sicurezza: «Nella necessità si è moderna, anzitutto la fisica che ne è il livello di base, in qualche misura garantiti e la scienza, in fondo, è lì a darci un’illusione di necessità». tenta ancora questa operazione, riproponendo spesso l’analogo della Subito appresso ribadisce però che «noi siamo le creature del possibile, distinzione fra ciò che è vero e reale e “le opinioni dei mortali”. Il della scelta e dell’angoscia di questo e della dignità di questo»1. risultato è una comprensione del nostro mondo e di noi stessi sé è Sulla condizione umana non sembra si possa dire, nella sostanza, relativamente unitaria e, rispetto alla più radicale prospettiva molto di più. Tuttavia, volendo considerare in termini meno schematici parmenidea, operativamente funzionante. Una comprensione, cioè, che la questione del sapere e dell’agire, qualche precisazione ulteriore si può oltre a trovare buoni riscontri nell’esperienza permette, attraverso la fare. Possiamo rilevare anzitutto come sotto il profilo logico-formale la tecnica, di manipolare la realtà empirica. conoscenza, scientifica o filosofica che sia, implichi la coerenza. Il I vantaggi di questo sapere e di questo potere sono sotto gli occhi di criterio cui essa sembra ispirarsi, seguito già da Parmenide e in modo tutti. Meno evidenti sono le conseguenze delle rischiose forzature (e più articolato da Platone, è infatti l’identità o quanto meno l’unità. delle Andare oltre la mutevole immediatezza dell’esperienza significa l’affascinante impresa tecnico-scientifica in atto. Non mi riferisco al 1 intenzionali falsificazioni) che possono accompagnare Quaderni della Ginestra deprecabile uso incauto delle conoscenze nella prassi, ma alla non ci siamo formati attraverso la nostra storia personale e collettiva. infrequente avventatezza di affermazioni tanto perentorie quanto Dovremmo di continuo muoverci con una sorta di movimento opinabili sia di “addetti ai lavori” sia dei mass media, che spesso le pendolare fra l’approfondimento delle competenze specifiche e delle più diffondono accentuandole e deformandole. Un compito della filosofia radicate convinzioni in genere e l’atteggiamento critico erga omnes et dovrebbe essere la stimolazione di una coscienza critica che contenga omnia della disposizione filosofica. Non per abbandonare o rinnegare l’amplificazione e la diffusione a cascata di simili mistificazioni, le cui senz’altro conoscenze e convinzioni, ma per cercare di comprenderle e conseguenze nella costituzione del comune sentire sono più gravi di valutarci al meglio. Così come suggerisce Richard Wreight quando quanto immediatamente non appaia. chiude il suo autobiografico Ragazzo negro con queste parole: «Non L’operazione non può concludersi d’altronde in un rinvio all’evidenza, come sembra fare Sini ricordando la lasciavo il Sud per dimenticare il Sud, ma per poter un giorno o l’altro «brillante comprenderlo, per poter arrivare ad apprendere che cosa i suoi rigori avevano fatto a me, ai suoi figli» 4. affermazione del celebre fisico Stephen Hawking: “La filosofia è morta, […] solo i fisici spiegano il cosmo”. Frase – ironizza Sini – che Ciascuno di noi dovrebbe di continuo lasciare il suo Sud, non per certamente non appartiene alla fisica, ma che, altrettanto sicuramente, dimenticarlo ma per poterlo comprendere al meglio, e per potersi al appartiene a una modestissima pseudo-filosofia; poiché, com’è chiaro, la meglio conoscere e valutare. Non esiste un luogo privilegiato che ci filosofia, più che morta, non è mai nata nella mente dell’illustre fisico» 3. permetta di guardare senza precomprensioni al mondo e a noi stessi; e Su questa strada non si va lontano. Incisiva può essere soltanto tuttavia per cercare di capirlo e di capirci dovremmo sempre “prendere l’operazione condotta da chi, mettendo in luce sulla base di un’adeguata le distanze”, dovremmo sempre tentare di fare un passo indietro competenza specifica la natura delle conoscenze, nella fattispecie della rispetto alle nostre più salde e scontate convinzioni. Meno nostre, fisica, ne chiarisca anche i limiti e ne evidenzi le ambiguità. d’altronde, di quanto spesso non si creda. «Io ero stato ciò che il mio È una disposizione che dovremmo sforzarci di assumere e ambiente aveva preteso, ciò che la mia famiglia – conformandosi agli mantenere nei confronti di ogni conoscenza e di ogni convinzione che ordini dei bianchi che la sovrastavano – esigeva da me, e ciò che i 2 Attraverso la società degli individui bianchi avevano detto ch’io dovevo essere»,5 scrive ancora Wright. Basta anzitutto, necessariamente, anche autocritica. Il rapporto dell’uomo alla sostituire “poteri” a “bianchi” e “lo scientismo” (o il tecnicismo verità non può avere il carattere del possesso ma non può non avere esasperato o l’economicismo o un qualsiasi altro “ismo” dominante) a quelli dell’affidamento e della ricerca. “la mia famiglia” e la frase, specialmente se riscritta al presente, suona Anche nella sua dimensione etico-esistenziale, che viene così in inquietante: «Io sono ciò che il mio ambiente pretende, ciò che lo primo piano, dovremmo cercare infatti di seguire il criterio della scientismo – conformandosi agli ordini dei poteri che lo sovrastano – coerenza e assieme riconoscere che la nostra realtà è caratterizzata dalla esige da me, e ciò che i poteri dicono che io devo essere». Se poi non relatività. Lo attesta fra l’altro la verità “banale”, su cui però spesso si inquieta, vuol dire che quei poteri hanno raggiunto un risultato sorvola, che il diritto alla tutela della legalità è anche, all'inverso, il fondamentale: hanno cancellato in me il bisogno di comprendere il mio dovere di rispettarla. La cosiddetta “prosopopea delle Leggi” che è il Sud e, quel che più conta, il bisogno di arrivare a capire che cosa esso ha nucleo tematico del Critone non ha perso di attualità: una volta accettata fatto, che cosa viene facendo di me. la convivenza in una determinata realtà, insufficienze e difetti della sua La filosofia dovrebbe muoversi, come una sentinella, su quel confine legislazione vanno esaminati e corretti ma non possono giustificarne la della conoscenza e della vita che con noi si sposta e che non possiamo trasgressione ad libitum. mai superare, a ricordare che non possiamo, non dobbiamo acquietarci Ciò che viene in luce, comunque si valuti questa posizione, è il nel torpido conformismo delle convinzioni diffuse e dominanti e delle riconoscimento che né alla società (rappresentata dalle leggi dello Stato) abitudini tranquillizzanti. Come inquietudine insoddisfatta dunque, che né al singolo individuo può essere attribuito un valore assoluto. Sul però non si ripiega su se stessa, quasi che il socratico “sapere di non piano della prassi si presenta dunque qualcosa di simile al rapporto sapere” si identifichi in un radicale scetticismo. Confessare di non esistente sul piano della teoria fra conoscenze e verità. Le conoscenze possedere la verità non significa rinunciare a credere in essa e a vanno apprezzate e rispettate ma vanno anche liberate dalla presunzione perseguirla come meglio si sa, riconoscendo assieme valore e limiti di dell’assolutezza. Presunzione da cui devono essere liberati anche la ogni sapere “regionale” e promovendo la disposizione critica, che è società e l’individuo che ne fa parte: entrambi sono da tutelare, ma né 3 Quaderni della Ginestra l’una né l’altro possono essere considerati in se stessi il valore e il S. Kierkegaard, SKS 18, 223, Pap. V A 68. C. Sini, L’esperienza e la verità, in “Nóema”, 29/01/2012, p. 11. Disponibile all’indirizzo http://riviste.unimi.it/index.php 4 R. Wright, Ragazzo negro, traduzione di Bruno Fonzi, Milano 1965, Mondadori Editore, p. 333. 5 Ibidem. criterio ultimo di giudizio, altrimenti si scade nell’arbitrarietà 2 3 dell’organizzazione sociale (lo Stato e le sue leggi) oppure del singolo. Per questo le regole della coesistenza hanno sempre, seppure espressamente intese a garantire le libertà individuali, anche un carattere costrittivo, modificabile e riducibile nel tempo ma mai eliminabile del tutto. E per questo, d’altro canto, il sentimento di libertà del singolo è proporzionale alla saldezza della convinzione che ha raggiunto circa la bontà della sua scelta, più o meno meditata, di vivere in quel determinato paese. La filosofia, socraticamente intesa, può aiutarci a mantenere un atteggiamento assieme critico e positivo nei confronti delle diverse forme del sapere e dell’agire, può educarci a evitare l’assolutizzazione impropria della dimensione logico-formale e delle ideologie, restando tuttavia aperti al riconoscimento del valore dei “saperi regionali” e dell’operare concorde e costruttivo. ALBERTO SICLARI C. Sini, Scegliere: i limiti della libertà nella nascita, Intervento al 6° convegno IRIS, “Libere da...Libere di... Scelte possibili e scelte impossibili intorno, Milano, 28 ottobre 2011. Disponibile all’indirizzo http://www.irisassociazione.it/iris-materiali-convegno2011/00-relazione-sini-scegliere.pdf 1 4