Beati come rane su una foglia di ninfea Beati come rane su una foglia di ninfea Mostra di Ceramiche di Mirta Morigi Giardini Pensili del Palazzo della Provincia Piazza San Francesco, Ravenna Info: 0546 29940 www.mirtamorigiceramista.it Inaugurazione: giovedì 2 maggio 02 ore 18.00 L’esposizione continuerà fino al 21 maggio. Apertura dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 Giovedì 2 maggio e sabato 18 maggio apertura fino alle ore 23.00 Venti righe per la Morigi Sono passati esattamente trent'anni e la Morigi si è stufata. Con il tradizionale aveva smesso già da un pezzo, nel laboratorio aperto a Faenza dal '72. Adesso, accantonato ogni decorativismo, lascia spazio a forme e colori puri. Forme che conservano tutto il rigore del tornio ma su cui vengono poi impresse evidenti tracce di interventi manuali: le dita sull'argilla fresca lasciano vene, onde, seni, talvolta anche “cuciture” che non sapresti bene come definire perché in fondo non sopportano alcuna rigida definizione: sono lische, creste, ossa, o bizzarri sollevamenti di terra che ricordano il corrugamento dei calanchi o il ribollire dell'acqua sul bagnasciuga... Le forme “portanti”, le ciotole, i vasi - tutti con una loro potenza scultorea, che di per sé non dimentica quella di un Bucci o di un Rambelli - sono poi alleggerite da lucertole, da rane, da camaleonti. Che, a ben guardare, non sono animaletti decorativi, non sono le ranocchie paciose, un po' giocattoli un po' pupazzi, che servono a strappare in chi guarda un sorriso di simpatia. Sono parte integrante del vaso, sia quando fanno da manici - talvolta con quell'eleganza che ricorda gli Alhambra ispano moreschi - sia quando spuntano sul bordo, su un fianco, sulla bocca, con una fierezza da rettili preistorici. Anche quando ostentano la beatitudine e la tranquillità di una “rana su una foglia di ninfea”. Su superfici nero antracite con riflessi che sono quelli della ruggine, dei metalli, o rosso fuoco, aranci, gialli e tutte le tonalità del turchese. Se l'arte può stupirci, emozionarci - anche consolarci - in modi diversissimi, rassicurandoci o dandoci un pugno nello stomaco, le ceramiche di Mirta non fanno né l'una né l'altra cosa: ci danno una ruvida carezza, la stessa di una poesia o di una canzone urlata, che poi scende fino a graffiarci il cuore. Sandro Bassi Beati come rane su una foglia di ninfea Cara Mirta Morigi, ti sono grata di avermi ricevuto nella tua “bottega” , magico antro delle “meraviglie”, Wunderkammern di memorie originarie, luogo di virtuoso rapporto tra arte e antropologia, in cui proliferano quelle forme e immagini poetiche, che hanno profonde radici nella terra, così profonde da arrivare nei sotterranei meandri delle lave e in alto nel cielo dei simboli. Tuttavia muovendomi per le diverse stanze del tuo “regno” ho avuto la netta sensazione di incontrare un'etica creativa che distanzia il vano proliferare degli oggetti “inutili”, per privilegiare l'oggetto “necessario” ,quello che interrogando la società umana alle sue fonti, un tempo si individuava nella “cultura materiale”. Ho trovato la tua gioia di vivere, la tua istintualità naturale, la tua capacità di “fare” espressa totalmente nel rapporto con la materia soprattutto attraverso il tatto e il colore, la necessità di riconoscersi, allo scopo di fare tuoi, definitivamente, la terra, il fuoco e l'acqua, con quel gesto primario, col quale l'uomo si è misurato con l'esistenza fin dai primordi. Tutto a Faenza avviene anche per merito di quel “genius loci” che è la Terra, femmina e madre, simbolo di fecondità e rigenerazione, che tanti capolavori ha dato alla luce. Ma ciò che mi hai fatto capire l'impronta morbida del tuo carattere creativo, e certamente anche volitivo, sono stati gli innumerevoli “animaletti”- rane, gechi, rospi, lucertole- che corrono verso l'orlo dei tuoi vasi, che scrutano l'orizzonte dai bordi dei tuoi piatti, dalle superfici, tonde delle tue tazze. Ora ne sono certa, ti piace tanto fare un po' lo sciamano, infatti le rane cantano per ottenere la pioggia, sono animali lunari e corrispondono all'acqua, e seguono i ritmi fondamentali della natura e forse attirano la felicità. Per ora non riesco a dire altro, ma spero di poterlo fare una prossima volta. Ti abbraccio. Maria Vescovo. 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