1 Salve ragazzi e ragazze! Cominciamo con questa pagina la nostra avventura alla scoperta del cielo. Ci avventureremo, nelle prossime pagine, oltre il nostro Sistema Solare per scoprire le stelle. Sì, proprio le stelle che vediamo ogni volta che si fa buio, se è sereno, come puntini luminosi distribuiti nel cielo notturno. Ragioniamo un po’ su quel che realmente vediamo, avremo delle sorprese. Intanto diciamo che al dì le stelle non le vediamo solo perché la luce del Sole sovrasta qualunque altra fonte luminosa. Anche la luce della Luna piena, ad esempio, fa “sparire” molte stelle dalla volta celeste. Ma concentriamoci su quel che possiamo vedere ogni notte. Innanzitutto diciamo che le stelle che possiamo vedere con gli occhi non sono poi tantissime, anche se tanti modi di dire ci invitano a pensare che le stelle visibili siano milioni o addirittura un numero “infinito”. Un cielo stellato così come lo puoi vedere con i Il cielo visto da un potente telescopio molto tuoi occhi lontano dalle città 1 2 Ad occhio nudo possiamo vedere distintamente circa 4-5000 stelle in una notte bella trasparente e scura, magari in un luogo distante dalle luci artificiali. In città il numero di stelle visibili è molto minore, proprio per la presenza di luci artificiali: in una piazza molto illuminata, di una grande città ma anche di un piccolo paese, il numero di stelle visibili si riduce in modo drastico, arriva a poche decine. Come abbiamo già detto, spesso basta poco per tornare a vedere un bel cielo, è sufficiente scostarsi da fonti di luce molto forti. Le stelle visibili ad occhio sono quindi molte ma non moltissime, ma cosa vediamo noi effettivamente? Per esagerare potremmo dire che quel che vediamo è un cielo “sbagliato” rispetto a quello reale. La luce che ci arriva dalle stelle, infatti, quando entra nell’atmosfera può venire deviata nella sua traiettoria. L’atmosfera si comporta, in qualche modo, come l’acqua all’interno di un recipiente, un acquario per esempio o una boccia per i pesci rossi, che altera la posizione in cui noi vediamo gli oggetti. Di quanto si spostano le stelle per questo effetto varia al variare della loro posizione in cielo. La posizione delle stelle che stanno allo zenit, ovvero esattamente sulla nostra verticale, sopra la nostra testa, non subisce alcuna deviazione, ma, man mano che scendiamo verso l’orizzonte, l’effetto diventa più cospicuo. A metà strada fra lo zenit e l’orizzonte la deviazione dovuta alla rifrazione è già cospicua, circa un trentesimo del diametro della Luna. Ma se scendiamo ancora diventa assai più forte: all’orizzonte la posizione della stella ci appare spostata di ben mezzo grado, praticamente tanto quanto è il diametro apparente della Luna. Quello che vediamo di notte è quindi l’ immagine delle stelle che viene deviata dalla 2 3 posizione che le spetterebbe tanto più quanto più ci si allontana dallo zenit verso l’orizzonte. Potete fare una piccola esperienza con una torcia luminosa piccola ed una boccia d’acqua, o l’acquario se l’avete. Fatevi aiutare da un compagno o qualcuno di casa, voi state da una parte della boccia d’acqua, dall’altra parte il vostro compagno muoverà la torcia a destra e sinistra e in alto e in basso, ma sempre in modo che sia puntata su di voi. Noterete facilmente la differenza fra la posizione reale della torcia luminosa e quella che vi appare. È per questo effetto dovuto alla rifrazione che agisce differentemente a seconda della altezza della stella sull’orizzonte che, se per esempio siamo in riva al mare o abbiamo davanti una pianura , vediamo all’alba il Sole prima che sorga ed al tramonto lo vediamo ancora per qualche minuto dopo che è effettivamente tramontato. È la rifrazione che va a “pescare” il Sole e sposta la sua immagine apparente sopra l’orizzonte di mezzo grado, facendocelo vedere qualche minuto “prima” all’alba e ancora per qualche minuto al tramonto. Ma questo è solo l’inizio, un altro effetto che sposta la posizione vera delle stelle nella volta celeste è l’aberrazione. A tenerne conto con precisione è piuttosto complicata, ma il concetto che sta alla base è semplice da capire. L’aberrazione è stata “scoperta” da James Bradley nel 1729, quando i telescopi erano assai rudimentali e non c’erano computer per fare i conti. La luce che ci proviene dalle stelle viene deviata a causa del moto della Terra. Noi ovviamente non ce ne accorgiamo perché la gravità ci tiene sulla crosta terrestre e tutto, compresa la atmosfera, si muove con noi, ma la Terra, ruotando attorno al Sole, si muove alla bella velocità di 30 chilometri al secondo (più di 100.000 chilometri all’ora!). La sua 3 4 velocità quindi non è trascurabile rispetto a quella della luce e bisogna tenerne conto. Nel suo moto attorno al Sole la Terra quindi per sei mesi andrà “incontro” alla luce che ci proviene da una data stella, mentre per i seguenti sei mesi andrà nella stessa direzione della luce stellare. Per effetto dell’aberrazione le stelle, in un anno, sembrano quindi descrivere in cielo una minuscola ellissi che ha un diametro, per fissare le idee, di un trentesimo del diametro della Luna. Per visualizzare questo effetto possiamo pensare a quel che ci succede quando piove: anche se le gocce di pioggia vengono giù perfettamente perpendicolari, se ci muoviamo dobbiamo inclinare l’ombrello in avanti per non bagnarci. È tutto forse? Nemmeno per idea, non abbiamo preso in considerazione il punto più importante: la distanza delle stelle. La luce che ci proviene da esse viaggia alla maggiore velocità possibile in natura: 300.000 km al secondo. Non è poco ed è molto difficile da immaginare. A questa velocità si può andare da Palermo a Torino in 1/300 di secondo, o “correre” i cento metri in un trentamilionesimo di secondo, parecchio di meno del record mondiale ! Per tornare un attimo ad argomenti che conosciamo bene consideriamo che la luce riflessa dalla Luna ci arriva in poco più di un secondo, quella emessa dal Sole in circa 8 minuti. Noi insomma vediamo il sole “vecchio” di 8 minuti. Per arrivare al pianeta più distante, Plutone, la luce solare impiega circa 5 ore e mezzo . Le stelle sono tutte molto ma molto più distanti dei corpi del Sistema Solare, anche la più distante cometa della nube di Oort dista da noi molto meno della più vicina stella, Proxima della costellazione del Centauro. Proxima, come molti di voi sapranno, è una parola latina che significa la più vicina e le è stato dato questo 4 5 nome proprio perché è la stella meno distante da noi. La luce che parte da Proxima del Centauro impiega ben 4 anni per arrivare a noi. Ma tutte le altre sono molto più distanti e, fra quelle che vediamo ad occhio nudo, ce ne sono alcune talmente distanti che la loro luce impiega diecine di migliaia di anni per arrivare fino a noi. Le stelle quindi potrebbero, ora, essere diverse da quelle che vediamo, ma noi non lo possiamo sapere. 5 6 Quel che vediamo quindi, quando alziamo gli occhi al cielo, è un cielo di stelle la cui posizione viene alterata da vari effetti e che sono in uno stato “vecchio” di un tempo che può variare dai pochi anni alle molte migliaia. E non possiamo farci nulla. Forse queste considerazioni vi faranno guardare il cielo in modo un po’ diverso, comunque ci fanno riflettere su una particolarità dell’Astronomia rispetto alle altre scienze. L’Astronomia è una scienza osservativa, ma non sperimentale. Forse detto così può sembrare un discorso un po’ filosofico e di poco conto, ma non lo è affatto ed è molto importante. Cerchiamo di capire perché. Cambiamo completamente campo e dimentichiamoci per un attimo dell’Astronomia, delle stelle e tutto il resto. Supponiamo di essere dei chimici e volere studiare come si scioglie una sostanza solida in un liquido. Niente di più facile basta prendere, ad esempio, un contenitore con dell’acqua e del sale e versare una certa quantità di sale nell’acqua. Quello che potremo verificare è che il sale si scioglie nell’acqua, ma fino ad una certa quantità. Se continuiamo a versare sale nell’acqua, infatti, oltre una certa quantità il sale non si scioglierà più. Ma per capire bene come funziona la questione possiamo fare di più, possiamo per esempio usare acqua più fredda, e scopriremmo che la quantità di sale che riusciamo a sciogliere è minore, oppure potremmo usare acqua più calda. Ma possiamo anche cambiare liquido o sostanza da sciogliere. Possiamo, in sostanza, crearci una casistica sperimentale variando le condizioni in cui il fenomeno 6 7 avviene e, soprattutto, ripetere l’esperienza tutte le volte che vogliamo. Su tutti i dati sperimentali che ci saremo procurati potremo poi ragionare e cercare di estrarre una legge generale che descriva come una sostanza solida si sciolga in un liquido. Anche se esposto in questo modo risulta un po’ semplificato, questo è il modo di procedere delle scienze sperimentali: sperimentare, misurare e dalle misure cercare di arrivare alla comprensione del fenomeno osservato e ad una legge che lo descriva. Per l’Astronomia non è proprio così. Non possiamo infatti “sperimentare”, intervenendo sul fenomeno, come abbiamo fatto poco sopra con l’acqua ed il sale. Non possiamo fare una stella in laboratorio, renderla più calda o più grande. Come ne usciamo? Come facciamo allora ad applicare il metodo sperimentale della scienza al caso del cielo? È semplice se ci pensiamo, tutto quello che possiamo fare è “osservare” i corpi ed i fenomeni celesti e, da questi, ottenere i dati di cui abbiamo bisogno per capire come sono fatti e quali fenomeni accadono in cielo. Le nostre speranze e possibilità di capire le stelle, ad esempio, sono quindi legate all’unico segnale che ci proviene da quei corpi. Dato che stiamo usando gli occhi i segnale che ci porta informazioni è la luce visibile. Vedremo più avanti che, usando dei ricettori diversi dai nostri occhi, avremo molte altre possibilità di ottenere informazioni. Sembra poco e forse un po’ scoraggiante, ma la luce ci dà abbastanza informazioni per ricostruire come sono distribuite le stelle nel cielo , di cosa sono “fatte” e cosa “accade” in questi oggetti. È proprio questo che impareremo nelle prossime pagine. Per ora cerchiamo di ripensare a quello che fino ad ora abbiamo detto su quel che vediamo realmente in cielo quando guardiamo le stelle ad occhio nudo. La luce che vediamo ci dà infatti due diversi tipi di informazione: osservando quanta luce ci arriva da una determinata stella ci permette di capire dove essa è situata e, come vedremo, quanto distante è da noi. Ma della luce possiamo anche fare una analisi quantitativa. 7 8 Fa parte della nostra esperienza comune osservare come la luce del Sole sia composta di vari componenti che, miscelati, ci danno una apparenza complessiva di colore bianco. Ma basta un arcobaleno, o il riflesso della luce sull’acqua in determinate condizioni o il suo passaggio attraverso qualche vetro spesso per far apparire i “colori” di cui la luce solare è composta. La analisi della luce, delle sue componenti, ci racconta molto del corpo da cui proviene ed in particolare quali elementi chimici sono coinvolti nel fenomeno che ha portato alla emissione di quella luce. Se volete potete costruire il semplice “spettrografo” descritto nell’allegato ed eseguire le varie esperienze per sperimentare in modo semplice e convincente quel che abbiamo appena detto. Per riassumere in Astronomia possiamo quindi solo osservare la luce che ci arriva dalle stelle, da questa possiamo capire dove sono le stelle, conoscere la loro distanza e quindi posizionarle correttamente in 3 dimensioni e ricostruire la loro distribuzione nello spazio. L’analisi della luce che ci arriva, ad esempio con uno spettrografo, ci permette anche di capire di cosa sono composte le stelle e quali sono le condizioni fisiche in cui si trovano. Ricorda che se vuoi avere altre informazioni, vedere più immagini o anche rivolgere una domanda direttamente ad un astronomo puoi recarti sul sito Web www.scopriticielo.it. Entra nel sito e clicca sul tuo Osservatorio, quello di Monte Arancio. 8