Fio, fis, factus sum, fieri “accadere, diventare, essere fatto” Il verbo fio è formato sulla radice *bhu da cui, fra l’altro, derivano il perfetto di sum, fui, e il verbo greco fyo, “nascere”; essa esprime in origine un’accezione dinamica di “essere”, nel senso di “incominciare a essere”. Da questo valore primario derivano a fio tre accezioni fondamentali, che si distinguono in base alla costruzione e, ovviamente, al contesto: Accadere: In questo caso il verbo è usato in modo assoluto, costituendo col soggetto un nucleo a un argomento. Si trova spesso alla terza persona singolare o plurale o all’infinito, in espressioni impersonali o con un soggetto generico: Quid deinde fit? (Cic.) “Che accade poi?” Diventare: Il verbo fio in questa accezione è costruito con un predicativo del soggetto: Fit Menestheus praetor, filius Iphicratis. (Nep.) “Mnesteo, figlio di Ificrate, diviene pretore”. Ricordiamo la frequentissima espressione idiomatica certior fio, “divento più certo”, cioè “vengo informato” o “mi informo”, costruita con de + ablativo o l’infinitiva: Caesar litteris Labieni certior fiebat omnes Belgas contra populum Romanum coniurare. (Caes.) “Cesare veniva informato dalla lettera di Labieno che tutti i Belgi congiuravano contro il popolo romano”. Essere fatto: In questo caso, il verbo integra le forme passive del verbo difettivo facio, e questo rende ragione di alcune anomalie della coniugazione (ad esempio la commistione di forme attive e passive). Possiamo riconoscere tale accezione nel contesto dalla presenza di complementi di agente o di causa efficiente, come nell’esempio: Non est gloriosum quod ab invito et tergiversante fit. (Sen.) “Non è glorioso ciò che è compiuto da uno contrario e tentennante.” (o meglio: “non è degna di gloria un’azione compiuta di malavoglia e con incertezza.”) La coniugazione è politematica e notevolmente irregolare. Il tema del presente è fi-. Le forme costruite su tale tema si coniugano secondo la IV coniugazione, all’attivo, con alcune eccezioni: 1 L’infinito presente fieri ha la vocale tematica –e- e la desinenza passiva, e il congiuntivo imperfetto ha la forma fierem; L’indicativo presente è difettivo in alcune forme; Il participio presente non è attestato. Il participio futuro è futurus, a, um, costruito sul medesimo tema su cui si forma il presente; è la stessa forma che funge anche da participio futuro di sum. Nel sistema del perfetto fio utilizza il passivo di facio, costruendo le forme perifrastiche col participio perfetto factus, a, um. L’infinito futuro si sdoppia secondo il significato: Nei significati di “accadere” e “diventare” si trovano le forme futurum… esse e fore, anch’esse condivise, come il participio futuro, con sum; Nel significato di “essere fatto”, si trova invece il passivo di facio: factum iri. Il gerundivo è quello di facio, faciendus, a, um. Ecco la coniugazione del sistema del presente (in grassetto sono le forme irregolari): Indicativo presente fio fis fit fiunt Congiuntivo presente fiam fias fiat fiamus fiatis fiant Indicativo imperfetto fiebam fiebas fiebat fiebamus fiebatis fiebant Congiuntivo imperfetto fierem fieres fieret fieremus fieretis fierent Indicativo futuro fiam fies fiet fiemus fietis fient 2 Infinito presente fieri Esercizio 1 Traduci le seguenti frasi, stabilendo preliminarmente, a seconda del contesto, quale sia il significato del verbo fio. 1. Incertior fio. (August.) 2. Concursus fiebat undique. (Cic.) 3. Mira commutatio facta est (August.) 4. Nemo ignavia inmortalis factus est (Sall.) 5. De re publica rumoribus et nuntiis certior fio. (Cic.) 6. Quo propius hostis accedebat, eo maior caedes fiebat fugientium militum. (Liv.) 7) Praesidiis dispositis, omnia litora a Caesare tenebantur neque lignandi atque aquandi neque naves ad terram religandi potestas fiebat. (Caes.) 8. Sulla, ut supra dictum est, postquam in Africam atque in castra Marii cum equitatu venit, rudis antea et ignarus belli, sollertissumus omnium in paucis tempestatibus factus est. (Sall.) 9. Quid fiat, quid factum sit, quid sit futurum, Deus unus scit. (Hier.) 10. Per exploratores Caesar certior factus est tres iam partes copiarum Helvetios id flumen traduxisse, quartam vero partem citra flumen Ararim reliquam esse. (Caes.) 11. Sabinus suos hortatus (militibus) cupientibus signum dat. Impeditis hostibus propter ea onera, quae ferebant, subito duabus portis eruptionem fieri iubet. (Caes.) 12. Ubi de Caesaris adventu Helvetii certiores facti sunt, legatos ad eum mittunt nobilissimos civitatis. (Caes.) Il passivo dei composti di facio I composti di facio si dividono in due categorie: quelli in –ficio (es. efficio, conficio, …), e quelli in –facio (es.: calefacio satisfacio,…). Nel passivo, i primi si comportano regolarmente e seguono la coniugazione passiva dei verbi in –io (es.: efficior, conficior,..), mentre i secondi seguono la coniugazione di fio (es.: calefio, satisfio,..). Esercizio. 2 Traduci le seguenti frasi, che contengono verbi composti di facio alla forma passiva. 1. Nondum matri satisfactum est. (Quint.) 2. Ego vivo miserrimus et maximo dolore conficior. (Cic.) 3. Afficior graviter, quia vehementer amo. (Bern. Claravall.) 4. Cera et resina liquefiunt; deinde, cum refrixerunt, raduntur. (Scrib. Larg.) 5. Caesar iter per Alpes, qua magno cum periculo mercatores ire consuerant, patefieri volebat. (Caes.) 6. Patefactis Fidenarum portis, nova erumpit acies inaudita ante id tempus invisitataque. (Liv.) 7. Patefactum cognitumque est nos multos in civitate turpes habere. (Cic.) 8. Divus Claudius primus tigrim omnium Romae ostendit in cavea mansuefactam. (Plin. Sen.) 9. Quid de legibus dicam, quae ad mansuefaciendos homines inventae sunt? (Apul.) 10. Plebs, coniuratione patefacta, quae primo, cupida rerum novarum, nimis bello favebat, mutata mente, Catilinae consilia exsecrabatur, Ciceronem ad caelum tollebat. (Sall.) 11. Missum extemplo ad castra subsidium est, cui Sp. Postumius Albus legatus praeficitur. (Liv.) 12. Oratori virtutum omnium cognitio, sine qua laudatio effici non possit, est necessaria. (Cic.) 13. Exercitus, nocturno itinere atque operis labore fessus, quiete unius diei reficitur. (Liv.) 14. Magnus Gallorum numerus capitur atque interficitur, reliqui ex fuga in civitates discedunt. (Caes.) 15. Summa stultitia est frustra confici maerore, cum intellegas nihil posse profici. (Cic.) Le completive di tipo dichiarativo negate da ut non Osserviamo la seguente frase: 3 Accidit ut esset luna plena. (Caes.) Il verbo principale accidit, “accadde”, è privo di soggetto; la frase in sé non dà senso compiuto. Quanto alla subordinata introdotta da ut, il senso risulta incoerente sia che ipotizziamo una finale sia una consecutiva: “** Accadde affinché ci fosse luna piena **” “** Accadde così che ci fosse luna piena **”. Ritorniamo a questo punto alla principale, osservando che ciò che manca per darle senso compiuto è un soggetto che completi il nucleo del verbo, specificando “che cosa” accadde. Effettivamente, accidit è in questo caso una forma impersonale. La subordinata introdotta da ut è una completiva dichiarativa soggettiva. L’italiano non distingue questo tipo di completive (che, come vedremo, sono rette prevalentemente da verbi di accadimento) dalle altre dichiarative. Tradurremo pertanto come le altre completive di questo tipo, cioè in forma esplicita con “che” e in forma implicita con “di + infinito”: “Accadde che ci fosse la luna piena”. Le completive dichiarative al congiuntivo alla forma affermativa sono introdotte da ut. La negazione della forma negativa è ut non. Tali subordinate si presentano quindi formalmente affini alle consecutive, ma, a differenza delle consecutive, esse sono vincolate alla consecutio temporum. Nell’uso dei tempi verbali, prevale la consecutio temporum della contemporaneità: Il congiuntivo presente in dipendenza da un tempo principale; Il congiuntivo imperfetto in dipendenza da un tempo storico. In quanto completive, esse completano in funzione soggettiva o oggettiva solo il nucleo di determinate categorie di verbi. Nella fattispecie, le completive negate da ut non dipendono da verbi o da locuzioni che indicano: Accadimento Si trovano in forma impersonale alla terza persona singolare. fit ut, accidit ut, “accade che” in eo est ut “si è sul punto di…”, ecc. Fit ut aequis condicionibus ab armis discedatur. (Caes.) “Accade che si cessano le ostilità (lett. ci si allontana dalle armi) a giuste condizioni.” Conseguenza o risultato Si trovano prevalentemente con costruzione personale; troviamo la forma impersonale regolarmente alla terza persona del passivo. facio ut, “faccio sì che” efficio ut, “faccio sì che”, ecc.. Perficiam profecto ut Licinium in numero civium putetis. (Cic.) 4 “Farò certamente in modo che voi consideriate Licinio nel novero dei cittadini.” Stato di fatto Si trovano in forma impersonale alla terza persona singolare; frequenti anche le locuzioni impersonali formate da sum + un sostantivo o un aggettivo neutro singolare. accedit ut, “si aggiunge che” restat ut, “rimane che” reliquum est ut “rimane che”, ecc. Ad Ap. Claudi senectutem accedebat etiam ut caecus esset. (Cic.) “Alla vecchiaia di Appio Claudio si aggiungeva anche che era cieco”. Attenzione: Coi verbi e le locuzioni impersonali la completiva è ovviamente in funzione soggettiva. Esercizio 3 Completa la seguente tabella, costruita secondo le categorie semantiche precedentemente esaminate, inserendovi i verbi e le locuzioni del seguente elenco, con a fianco il loro significato che verificherai sul dizionario: sarà per te un utile strumento di riferimento. Evenit ut, perficio ut, relinquitur ut, integrum est ut, fieri potest ut, efficitur ut, sequitur ut, huc accedit ut, satis est ut, mos est ut, incredibile est ut, contingit ut, verum est ut, consuetudo est ut, optimum est ut, consentaneum est ut, obtingit ut, prope est ut. Verbi di accadimento Verbi di conseguenza o risultato Verbi o locuzioni indicanti uno stato di fatto Esercizio 4 Analizza le seguenti frasi e traducile 5 1. Obscuritas rerum facit ut non intelligatur oratio. (Cic.) 2. Gravitas morbi facit ut medicinae egeamus. (Cic.) 3. Potest fieri ut fallar. (Cic.) 4. M. Metello obtigit ut de pecuniis repetundis quaereret. (Cic.) 5. Iam prope erat ut ne consulum quidem maiestas coerceret iras hominum. (Liv.) 6. Reliquum est ut egomet mihi consulam. (Nep.) 7. Iustum est ut tuus tibi servus tuo arbitratu serviat. (Plaut.) 8. Nec vero hic locus est, ut de moribus maiorum loquamur. (Cic.) 9. Accedebat huc, ut numquam conferti, sed rari magnisque intervallis hostes proeliarentur. (Caes.) 10. Est, ut dicis, Antoni, ut plerique philosophi nulla tradant praecepta dicendi. (Cic.) 11. Plerumque accidit diuturnitate ut consuetudine diligentia minuatur. (Cic.) 12. Fieri non potest ut quis Romae sit cum est Athenis. (Cic.) 13. Si haec enuntiatio vera non est, sequitur ut falsa sit. (Cic.) 14. Soli hoc contingit sapienti, ut nihil faciat invitus, nihil dolens, nihil coactus. (Cic.) 15. Di magni, facite ut vere promittere possit. (Catull.) 16. Iam prope erat ut nec duci milites nec militibus dux satis fideret. (Liv.) 17. Verum est ut populus Romanus omnes gentes virtute superarit. (Nep.) 18. Tenuit consuetudo ut discipuli serius quam ratio postulat praeceptoribus eloquentiae traderentur. (Quint.) Fore ut + congiuntivo L’infinito futuro di fio, fore, costruito con la completiva dichiarativa introdotta da ut, si trova spesso in dipendenza da verbi o locuzioni che reggono un’infinitiva. Il costrutto fore ut + congiuntivo costituisce infatti un’alternativa all’infinitiva con l’infinito futuro (per esprimere quindi un rapporto di posteriorità). Quando fore è seguito da ut è evidentemente usato impersonalmente, e significa dunque “stare per accadere che”. Osserviamo l’esempio: Scipio suspicabatur fore ut postero die invitus dimicare cogeretur. (Caes.) L’infinito futuro conferisce all’infinitiva un rapporto di posteriorità rispetto alla principale; di conseguenza anche la subordinata retta da fore, ad esso contemporanea, sarà posteriore rispetto al verbo principale. La traduzione letterale di questo costrutto è stilisticamente inaccettabile in italiano: “Scipione sospettava che sarebbe accaduto che il giorno dopo fosse costretto a combattere senza volerlo”. Conviene dunque semplificare, evitando di tradurre fore e rendendo la subordinata introdotta da ut come una dichiarativa con rapporto di posteriorità rispetto alla reggente: “Scipione sospettava che il giorno dopo sarebbe stato costretto a combattere senza volerlo”. Questa costruzione è particolarmente frequente quando fore ut è seguito: da un verbo passivo, in cui, come sappiamo, la forma dell’infinito futuro, è raramente usata; da un verbo privo di participio futuro, che quindi non può formare l’infinito futuro attivo. Esercizio 5 Analizza e traduci le seguenti frasi 1. Video te alte spectare et velle in caelum migrare. Spero fore ut contingat id nobis. (Cic.) 2. Non speraverat Hannibal fore ut tot in Italia populi ad se deficerent (Liv.) 3. Rumor incedebat fore ut nuru ac nepoti conciliaretur Caesar. (Tac.) 4. Decii rebantur fore ut exercitus imperatorem, equo incitato, se in hostem immitentem persequeretur, id quod evenit. (Cic.) 5. Caesar magnam in spem 6 veniebat fore ut Ariovistus pertinacia desisteret. (Caes.) 6. Otho speraverat fore ut adoptaretur a Galba. (Svet.) 7. Magnam spem habere coepi fore ut te brevi tempore incolumem haberemus. (Cic.) 8. Magna me spes tenet fore ut omnes expergiscantur ad libertatem. (Sall.) 9. Non eram nescius, Brute, fore ut hic noster labor in varias reprehensiones incurreret. (Cic.) 10. Veientes in fatis scriptum habebant fore ut brevi a Gallis Roma caperetur. (Cic.) 7