WITJAI I EXIST di Gianluca Balocco un libro di Crowdbooks per l’Amazzonia dell’Ecuador Castello D’Albertis Museo delle culture del mondo, Genova mercoledì 18 gennaio 2017, ore 17,30 WITJAI - il progetto e il libro Nei viaggi tra il 2014 e il 2016, alla ricerca delle relazioni bio-evolutive tra il genere umano e quello vegetale, nella foresta amazzonica ecuadoriana Gianluca Balocco, fotografo, artista ed autore, ha incontrato il popolo Shuar, che gli ha insegnato molto con la loro semplice vita. Ha visto anche tanta desolazione, povertà ma soprattutto ha vissuto un senso di perdita, una triste costante del nostro tempo. Il progetto fotografico Witjai indaga sul tema della perdita della biodiversità sia naturale che umana. In collaborazione con Castello D’Albertis Museo delle culture del mondo di Genova, con il patrocinio del Consolato dell’Ecuador a Genova, l’autore Gianluca Balocco illustra il viaggio compiuto e il libro attualmente in via di pubblicazione tramite CROWDBOOKS. WITJAI - il progetto Witjai in lingua Shuar significa “io esisto” ed è diventato il titolo del progetto, i cui elementi fondanti sono l’intelligenza collettiva della foresta, il legame Shuar-pianta e la memoria storica di un biologo esploratore del 1927. Per rappresentare il popolo Shuar oggi, infatti, Gianluca Balocco è partito dall’incontro con loro e dalla loro millenaria conoscenza delle piante. Ha voluto simbolicamente ripercorrere gli stessi sentieri del biologo naturalista Crespi, che nelle sue lettere del ‘23 scriveva già del pericolo di distruzione della foresta ed era preoccupato dell’estinzione delle minoranze Shuar ridotte a poche centinaia. Certe cose non sono cambiate, come “petroleros”, miniere e sfruttamento. Altre, come la deforestazione per allevamento, hanno peggiorato la situazione. La foresta amazzonica viene sempre più devastata e costringe gli Shuar a fuggire dal loro territorio, che non è più sufficiente per garantire la loro sopravvivenza. Uno Shuar che abbandona la propria foresta non ha alternative: o trova un’altra foresta o estingue per sempre la propria identità. La maggior parte degli Shuar non abbandona questo ambiente perché la loro evoluzione psicogenetica e la loro identità dipende dalla relazione con le piante. Chi abbandona il clan e la foresta spesso finisce male, sbandato, sfruttato dalle multinazionali o in galera per piccoli furti. Il modello economico occidentale ha C.so Dogali 18 – 16134 Genova – Tel. 010 2723820 – 010 2723464 – Fax. 010 2721456 www.castellodalbertis.museidigenova.it - [email protected] - [email protected] causato in queste zone sensibili un dissesto totale dell’ambiente lasciando una scia di miseria, corruzione, violenza e perdita d’identità culturale. Con la scomparsa degli Shuar perderemmo irrimediabilmente un pezzo importante della nostra storia e della difesa della foresta. Gli Shuar non vivono fuori dal mondo ma vogliono difendere il loro. Balocco quindi ha vissuto con gli Shuar, che significa “difensore della natura”, e ha deciso con loro di realizzare questo progetto, vivendolo in sinergia e condividendone ogni passo. Nelle fotografie di Balocco, i rappresentanti Shuar dei diversi clan hanno voluto farsi rappresentare “armati delle proprie piante”, impugnate come strumenti di lotta in difesa della loro cultura/identità/esistenza. Le piante per il popolo Shuar cambiano di significato a seconda dell’uso che ne viene fatto. Ogni pianta diventa un rimedio: contro il morso di serpente, la febbre, il cancro. Balocco, che usa la fotografia come strumento scientifico in progetti definiti al limite tra la biologia evoluzionistica e l’antropologia, conclude che non ci resta che una possibilità, quella di correggere il nostro sguardo e soprattutto di imparare a cercare una relazione nuova e profonda con le culture "indigene" nel mondo, come quella di questo popolo. Solo così potremmo sperare in un cambiamento e di riappropriarci di una visione che sembra essersi persa in un futuro senza emozioni. Juan Utitaj Untzui leader degli Shuar di Sapap Naint vorrebbe realizzare con me una bellissima App. Un ideale o un sogno… Si chiama "sentiero ecologico". È un villaggio Shuar creato per chi volesse venire in piena foresta a vivere un periodo per capire l'Amazzonia e la cultura Shuar (Nb. non è un villaggio turistico). WITJAI I EXIST - il libro Aiutiamo a pubblicare questo libro: "L'Amazzonia in un secolo di storia" ! Disponibile su Crowdbooks - Crowdboo s è una piattaforma di publishing partecipativo che si rivolge al mondo dei fotografia e delle graphic novel. Il pubblico supporta i progetti selezionati con una donazione e riceve in cambio rewards ed esperienze dirette con gli artisti. Terminata con successo la raccolta fondi, i libri vanno in stampa e le copie che restano diventano disponibili per l’acquisto online su store.crowdbooks.com.) Witjai, io esisto, è un ambizioso progetto editoriale per la bio-diversità della natura nella foresta pluviale amazzonica, con un approccio sensibile e unico nel suo genere. Nel cuore della foresta amazzonica in Ecuador, dopo un viaggio di 1500 km nella foresta Amazzonica ho incontrato il popolo Shuar e ho iniziato una collaborazione con loro. Le mie immagini cercano di testimoniare la loro tradizione millenaria come difensori della foresta. Ho deliberatamente scelto di lavorare senza un set progettato, evitando così i limiti necessariamente imposti da esso. Le persone coinvolte nel progetto si sono quindi sentite davvero coinvolte e libere di esprimersi e rappresentare nel proprio ambiente naturale e sociale la propria identità. Il popolo Shuar, una delle più antiche culture sciamaniche del nostro pianeta, vive in perfetta armonia con il mondo naturale. Dal loro punto di vista, le piante sono intelligenti e sacre. Una pianta può essere un rimedio per una malattia, una droga, e un veleno per uccidere – oppure è C.so Dogali 18 – 16134 Genova – Tel. 010 2723820 – 010 2723464 – Fax. 010 2721456 www.castellodalbertis.museidigenova.it - [email protected] - [email protected] in grado di fornire alimenti o materie prime per la costruzione di case, barche, strumenti, vestiti, armi e così via. Così ho chiesto loro di scegliere una pianta sacra, albero o radice dalla foresta in cui vivono per rappresentare i loro clan ancestrali. Ho esaminato a fondo la questione con le persone Shuar e i loro clan e abbiamo discusso la possibilità di scattare foto con una pianta in mano. Le piante sono un simbolo della sopravvivenza e del rapporto tra gli uomini e le piante. La pianta e il modo vegetale è l'arma più efficace che abbiamo per preservare il mondo dalla distruzione. La collaborazione con la popolazione Shuar significava fondamentalmente due cose per me. Mi sono reso conto quanto siano importanti se li consideriamo come un legame biologico per l'evoluzione millenaria della foresta. Pertanto, sono fondamentali per la conservazione della foresta e la loro presenza è un messaggio al mondo industrializzato. Questo messaggio ci ricorda un antico legame tristemente dimenticato - il rapporto magico, psicologico e biologico che ci collega al mondo delle piante, con la quale condividiamo il 26% del nostro DNA. Nel libro ci sono anche molti interessanti testi e contributi di autori coinvolti: Grazia Francescato (Ambientalista), Juan Bottasso (Antropologo, Editore, esperto della cultura Shuar), Goriano Rugi (Psichiatra, Gruppo Psicoterapeuta), Mauro Francesco Minervino (antropologo), Juan Utitiaj Untzui (capo della comunità Naint Sapap di Shuar), Noemi Bottaio ( farmacista, specializzata in medicine ancestrali), Walter Landini (paleontologo, geologo), Tamara Landivar (Antropologa, esperta di riti tsantsa di Shuar), Alessandra Movilia (biologa). Gianluca Balocco: Fotografo artista ed autore, usa la fotografia come strumento scientifico in progetti definiti al limite tra la biologia evoluzionista e l’antropologia contemporanea ispirata al pensiero di George Didi-Hubermann. Da alcuni anni privilegia i temi di un’ecologia che parte dalla consapevolezza delle relazioni sistemiche necessarie alla vita e all’evoluzione dell’uomo, il tutto volto a sottendere anche una riflessione su sostenibilità, inquinamento ambientale, problemi energetici, futuro del Pianeta. Nella costruzione dei suoi set fotografici, spesso di impostazione concettuale, l’ambiente umano e sociale viene rivisitato attraverso una visione sistemica che lo connette al mondo intelligente vegetale per rivelarsi nella propria accezione anacronistica. In questo modo, la fotografia è lo straordinario medium che può raccontare e rivelare il valore della biodiversità e della vita come un microscopio per un biologo. Le piante sono da sempre fonte di cura, sopravvivenza e sanazione per tutti gli esseri viventi e in tutte le culture del mondo. La scienza ufficiale le classifica solo come molecole e le divide in categorie per sfruttarle attraverso il metodo tecnologico ma il loro potere e quello delle sciamane che le sanno interpretare è ben diverso. Ad oggi, questo approccio, che considera le piante esseri viventi dotati di energia messa a disposizione dal pianeta per purificare, sanare e nutrire l’uomo, sopravvive solo in poche culture ancestrali come quella andina e amazzonica. L’evento di presentazione genovese avrà luogo grazie al supporto dell’agenzia di viaggi Kel 12 Genova, filiale dell’omonimo Tour Operator che organizza viaggi culturali da più di 40 anni in tutto il mondo, vincitore del “Premio UNESCO” 2014” e sempre molto sensibile a tematiche sociali e ambientali. www.kel12.com | www.kel12circle.com | www.facebook.com/Kel12Genova C.so Dogali 18 – 16134 Genova – Tel. 010 2723820 – 010 2723464 – Fax. 010 2721456 www.castellodalbertis.museidigenova.it - [email protected] - [email protected]