L`ADHD, dall`acronimo inglese Attention Deficit Hyperactivity

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DIREZIONE DIDATTICA STATALE
3° Circolo Sesto Fiorentino
A.S. 2012/2013
“...sembra mosso da un motorino”
ADHD
definizione e strategie scolastiche
Gruppo di ricercazione ADHD
“A tutti quei bambini
che affrontano problemi
che non hanno chiesto di avere.
E a tutti coloro
che credono in quei bambini.”
Martin L. Kitscher
Questo documento si divide in due parti: nella prima si cerca di definire l’ADHD e di fornire alcuni
strumenti utili per una consapevole osservazione ed, eventualmente, identificazione del problema;
nella seconda invece sono raccolti alcuni accorgimenti e indicazioni utili per aiutare gli insegnanti
ad accogliere e guidare i bambini con ADHD verso il successo formativo. Alcuni di questi consigli
sono specifici per gli alunni in oggetto, altri valgono per tutta la classe. Naturalmente questo lavoro
non è assolutamente esaustivo del tema semmai vuole segnare il punto di avvio di una riflessione tra
i colleghi circa l’efficacia o meno di alcuni dei più comuni costumi professionali.
Definizione
L’ADHD, dall’acronimo inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder, o in italiano DDAI,
Disturbo da deficit di attenzione/iperattività, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo
caratterizzato da: disattenzione, impulsività, iperattività, quindi include difficoltà di attenzione e
concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Tali difficoltà derivano
sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del
trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere, delle richieste sociali e dell’ambiente in cui
viene a trovarsi. È bene precisare che questi sintomi NON sono causati da deficit cognitivo (ritardo
mentale), né sono il risultato di una disciplina educativa poco efficace o un problema dovuto alla
“cattiveria” del bambino, ma rappresentano difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nelle capacità di
pianificazione; inoltre sono persistenti in tutti i contesti e situazioni di vita del bambino.
Con notevole frequenza l’ADHD è in comorbilità con uno o più disturbi dell’età evolutiva, come:
disturbo oppositivo – provocatorio, disturbi specifici dell’apprendimento, disturbi di ansia, disturbi
dell’umore, disturbo ossessivo – compulsivo… I problemi di autocontrollo si ripercuotono anche
sulle relazioni interpersonali: i bambini iperattivi vengono spesso rifiutati dai compagni, che li
descrivono come non cooperativi e provocatori; la qualità delle loro interazioni non è adeguata e
quest’isolamento, spesso, porta un’alta frequenza di comportamenti negativi ed aggressivi e ad uno
scarso livello di autostima.
Per poter fare una diagnosi di ADHD un bambino deve presentare:
almeno 6 sintomi (vedi tabella);
tali sintomi devono essere presenti da un minimo di sei mesi;
essi devono riguardare almeno due diversi contesti (scuola, famiglia, sport, chiesa…);
le manifestazioni devono esordire prima dei 6 anni di vita ed essere stabili (in età prescolare
si ha il massimo livello di iperattività);
 queste ultime devono creare gravi problemi nella vita quotidiana.




Sintomi e criteri diagnostici secondo il DSM-IV (APA, 1994)
A) 0 (1) o (2):
1. Sei (o più) dei seguenti sintomi di disattenzione sono persistiti per almeno 6 mesi con
un'intensità che provoca disadattamento e che contrasta con il livello di sviluppo:
Disattenzione









spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei
compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività;
spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o attività di gioco;
spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente;
spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i
doveri sul posto di lavoro (non a causa di un comportamento oppositivo o di incapacità di
capire le istruzioni);
spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;
spesso evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo
mentale protratto (come compiti a scuola o a casa);
spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es. giocattoli, compiti di
scuola, matite, libri o strumenti);
spesso è facilmente distratto da stimoli esterni;
spesso è sbadato nelle attività quotidiane.
2. Sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività – impulsività sono persistiti per almeno 6 mesi
con un'intensità che causa disadattamento e contrasta con il livello di sviluppo:
Iperattività
 spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia;
 spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che
resti seduto;
 spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo o in altre situazioni in cui è fuori luogo
(negli adolescenti e negli adulti ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza);
 spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo;
 è spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”;
 spesso parla troppo;
Impulsività



spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate;
spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno,
spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per esempio, si intromette nelle
conversazioni o nei giochi).
B) Considerare Disturbo da deficit di attenzione – iperattività di tipo combinato se entambi i criteri
A1 e A2 sono risultati soddisfatti negli ultimi 6 mesi.
L’ADHD può non essere osservabile:






in situazioni strutturate;
in situazioni nuove;
se impegnati in attività interessanti;
in un contesto controllato e sorvegliato;
se vengono elargite frequenti ricompense;
a casa, nel rapporto 1:1
L’ADHD peggiora particolarmente:





in situazioni non strutturate o ritenute noiose;
durante attività ripetitive;
in presenza di possibili distrazioni;
quando è richiesta attenzione sostenuta e/o sforzo mentale;
a scuola
La diagnosi dell’ADHD si basa sull’osservazione diretta e sulla raccolta di informazioni da FONTI
MULTIPLE (genitori, insegnanti, allenatori…); non esiste un esame specifico che stabilisce se il
bambino è colpito dal deficit. Le insegnanti, dopo aver eseguito un’attenta osservazione e
completato la tabella sintomatologica, seguendo i suddetti criteri, convocheranno i genitori per un
colloquio che verifichi la presenza ed, eventualmente, la frequenza di tali comportamenti anche in
ambito familiare. In seguito a risposta affermativa consiglieranno ai genitori di rivolgersi al medico
pediatra che segue il bambino per portarlo a conoscenza delle sue problematiche; e, dopo un
accurato esame, si inizierà, eventualmente, un iter di valutazione con il servizio di Neuropsichiatria
Infantile (N.P.I.).
Scala SDAI/Scala per l'individuazione di comportamenti di disattenzione e iperattività (Cornoldi et al.,1996)
Cognome e nome
L'insegnate deve valutare, per ciascuno dei comportamenti elencati qui
sotto, la frequenza con cui essi compaiono. Si raccomanda di
procedere con ordine e di rispondere per tutti i comportamenti, anche
se per alcuni casi ci si sente molto incerti.
Data
Mai
Qualche
volta
Abbastanza
spesso
Molto
spesso
1.
Incontra difficoltà a concentrare l'attenzione sui dettagli o compie
errori di negligenza.
0
1
2
3
2.
Spesso si agita con le mani o i piedi o si dimena sulla sedia.
0
1
2
3
3.
Incontra difficoltà nel mantenere l'attenzione sui compiti o sui
giochi in cui è impegnato.
0
1
2
3
4.
Non riesce a stare seduto.
0
1
2
3
5.
Quando gli si parla sembra non ascoltare.
0
1
2
3
6.
Manifesta una irrequietudine interna, correndo o arrampicandosi
dappertutto.
0
1
2
3
7.
Pur avendo capito le istruzioni e non avendo intenzioni oppositive,
non segue le istruzioni ricevute o fatica a portarle a compimento.
0
1
2
3
8.
Incontra difficoltà ad impegnarsi in giochi o attività tranquille.
0
1
2
3
9.
Incontra difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle sue attività.
0
1
2
3
10.
E' in movimento continuo come se avesse dentro un motorino che
non si ferma.
0
1
2
3
11.
Evita o è poco disposto a impegnarsi in attività che richiedono un
impegno continuato.
0
1
2
3
12. Parla eccessivamente.
0
1
2
3
13. Perde oggetti necessari per le attività che deve svolgere.
0
1
2
3
0
1
2
3
15. Viene distratto facilmente da stimoli esterni.
0
1
2
3
16. Incontra difficoltà ad aspettare il suo turno.
0
1
2
3
17. Tende a dimenticarsi di fare le cose.
0
1
2
3
0
1
2
3
14.
18.
Risponde precipitosamente prima ancora che la domanda sia
stata interamente formulata.
Spesso interrompe o si comporta in modo invadente con altre
persone impegnate in un gioco o in una conversazione.
Strategie scolastiche
Elementi essenziali:
 collaborazione con la famiglia, fondata su una prospettiva comune d’intenti e di traguardi;
 contrattazione e la condivisione di regole e attività con i bambini, attraverso la semplicità e
la chiarezza della comunicazione;
 comunicazione tramite messaggi positivi e espliciti senza ridondanze e sottintesi.
Il docente dovrebbe, in questo tessuto di relazioni, quindi avere una funzione tutoriale tale da
consentire al bambino d’imparare a mettere in atto strategie di contenimento e di
compensazione delle proprie difficoltà e alla famiglia di vivere serenamente l’esperienza
scolastica del figlio.
ACCORGIMENTI PER CONTENERE L’ECCESSIVA ATTIVITA’
1. Prima dell’inizio delle attività illustrare ai bambini le proposte operative e fissare in modo
chiaro la loro scansione temporale (effetto di prevedibilità e quindi di rassicurazione).
2. Stabilire in modo preciso le routine legate alle varie attività e momenti della giornata
scolastica (ad es. ingresso in aula e predisposizione del materiale utile per la lezione; attività
in palestra; ecc.).
3. Concordare un calendario cadenzato di pause (soste strategiche per staccare e ricaricarsi) o
di permessi – premio (es. stare in piedi ogni tanto per sgranchirsi le gambe) in modo da
alleviare l’affaticamento.
4. Porre poche regole chiare di comportamento e condividerle con i bambini per facilitarne il
rispetto (E’ auspicabile che le regole siano espresse in positivo e in modo sintetico e
inequivocabile, meglio se rese evidenti con cartelloni o simili).
5. Concordare con il bambino piccoli e realistici obiettivi comportamentali e didattici da
raggiungere in un circoscritto arco di tempo.*
6. Gratificare con enfasi i traguardi raggiunti avendo cura di specificare il comportamento
meritevole di elogio (es. non dire genericamente “Bravo!” ma “ Bravo sei stato a sedere per
tutto il tempo stabilito!”).
7. Non tentare di ridurre in modo forzato l’eccessiva attività, ma incanalarla ed utilizzarla per
accettabili finalità (es. dare incarichi che permettano il movimento controllato nell’aula;
consentire semplici attività gradite e concordate per riempire i tempi vuoti.)
ACCORGIMENTI PER PROLUNGARE I TEMPI DI ATTENZIONE
1. Allestire lo spazio dell’aula evitando elementi di distrazione. Attenzione alla disposizione
dei banchi, agli arredi e a ciò che si attacca alle pareti.
2. Dividere il compito in parti più piccole e consentire che possano essere completate anche in
momenti diversi.
3. Parcellizzare i compiti da memorizzare invece di presentarli nella loro globalità.
4. Incoraggiare l’uso di diagrammi di flusso, tracce, tabelle, parole chiave, per favorire
l’apprendimento e sviluppare la comunicazione e l’attenzione.*
5. Focalizzare l’attenzione sulle azioni previste nelle consegne evidenziandole o numerandole.
6. Creare scalette promemoria (es. su dei cartoncini) per eseguire correttamente tipologie di
esercizi ricorrenti.
7. Per comunicare in modo efficace avere cura di mantenere il contatto oculare con il bambino,
richiamando, se necessario, la sua attenzione con gesti o segnali discreti prestabiliti.
8. Assicurarsi che, durante le interrogazioni, il bambino abbia ascoltato e riflettuto sulla
domanda e incoraggiare una seconda risposta qualora tenda a rispondere frettolosamente.*
9. Comunicare chiaramente i tempi necessari per l’esecuzione di un compito (tenendo conto
che l’alunno con ADHD può necessitare di tempi maggiori rispetto alla classe o viceversa
può avere l’attitudine di affrettare eccessivamente la conclusione).*
INDICAZIONI PER LE VALUTAZIONI
1. Valutare gli elaborati scritti in base al contenuto, senza considerare esclusivamente gli errori
di distrazione, valorizzando il prodotto e l’impegno piuttosto che la forma.*
2. Nella valutazione periodica del comportamento (voto di condotta) occorre tenere conto del
fatto che il comportamento di un alunno con ADHD è condizionato fortemente dalla
presenza dei sintomi del disturbo. Sarebbe, pertanto, auspicabile che la valutazione delle sue
azioni fosse fatta evitando di attribuire valutazioni negative per comportamenti che sono
attribuibili a fattori di tipo neurobiologico.*
PROMEMORIA PER STRUTTURARE UNA BUONA STIMA DI SE’#
 Aiutarlo a sviluppare la comprensione di cosa sia l’ADHD e di cosa esso significhi per lui.
Tale consapevolezza può essere utile a evitare che si senta stupido o in colpa per le cose che
trova difficile fare.
 Stabilire un sistema di ricompense. Premiare il bambino con adesivi, punti, piccole sorprese
o particolari vantaggi può essere un vero incentivo per la sua autostima. Può essere di aiuto
anche preparare una tabella o un foglio di riscontro affinché i successi possano essere
facilmente osservati e seguiti. Assicurarsi che i premi o i rinforzi siano dati subito dopo le
azioni/i comportamenti positivi, in modo che sia percepito il collegamento tra successo e
ricompensa. Non togliere mai premi già guadagnati dal bambino e nel caso ce ne fosse la
necessità prendere altri provvedimenti.
 Fare critiche costruttive. Quando necessita un rinforzo correttivo occorre trasmetterlo con
serenità, focalizzandosi sul comportamento che deve essere modificato e non sulla persona.
Essere molto chiari nel descrivere il comportamento più desiderabile.
 Evitare i paragoni.
 Offrire al bambino regolari opportunità di riuscita. Spingerlo a partecipare ad attività che si
basino sui suoi punti di forza e i suoi interessi.
Il gruppo di ricercazione ADHD
* Punti ripresi fedelmente dalla Circolare ministeriale n.4089 del 15 giugno 2010
# Cfr. A.A.V.V., ADHD a scuola, Erickson, Trento 2013, pag. 268.
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