L’INTERPRETE Federico Terzi, nato nel 1994, inizia a studiare pianoforte e organo con il maestro Maurizio Mancino presso l'Associazione musicale G. D'Arezzo di Melzo (Mi). Attualmente è iscritto al triennio accademico di organo presso il conservatorio G.Verdi di Como, nella classe del maestro Enrico Viccardi. Ha seguito, inoltre, i corsi indetti dell’accademia organistica del Duomo di Milano sotto la guida del maestro Alessandro La Ciacera, vice organista della cattedrale milanese, con il quale studia tutt’ora. Ha partecipato per cinque anni consecutivi al concorso "Arnaldo Invernizzi" indetto dal comune di Melzo per studenti di Musica risultando sempre vincitore con il massimo del punteggio e aggiudicandosi il premio speciale della giuria e una borsa di studio. Collabora, come organista liturgico, con la Chiesa Prepositurale dei SS. Alessandro e Margherita di Melzo, dove suona il grande Organo Meccanico “Nenninger” (München/Melzo, 1997) e con le parrocchie di Liscate, Pozzuolo Martesana e Zelo Buon Persico. Si è esibito, per esempio, nell’ambito della rassegna “Percorsi d’organo in Provincia di Como”, durante gli “Angelus” natalizi nel Duomo comasco e in occasioni della Maratona organistica presso l’oratorio di S.Giorgio in Sopramuro a Piacenza. Alla formazione musicale affianca quella umanistica, frequentando, contemporaneamente al conservatorio, l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove risulta iscritto al corso di laurea triennale in Lettere moderne. In questo ambito si è distinto nell’ anno accademico 2013-2014 guadagnandosi una borsa di studio per merito imbandita dal medesimo ateneo su graduatoria nazionale. Associazione Musicale Flûte Harmonique P.za Greco,11 - Milano VESPRI D’ORGANO NEL TEMPO DI PASQUA III Domenica di Pasqua Federico Terzi organista COMPOSIZIONI ORGANISTICHE ESEGUITE DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA All’Offertorio Alla Comunione Al Termine Chromorne en Taille, L.N. Clérambault (Parigi, 1676 – Ivi, 1749) Tierce en Taille, F. Couperin (Parigi, 1668 – 1733) Ite Missa est, A. Guilmant (Boulogne-sur-Mer, 1837 – Meudon, 1911) 1199 aapprriillee 22001155 oorree 1177..0000 PPaarrrroocccchhiiaa ddii SSaannttaa M Maarriiaa GGoorreettttii VViiaa M Meellcchhiioorrrree GGiiooiiaa,, 119933 -- M Miillaannoo Programma musicale del Vespro Dietrich Buxtehude (Bad Oldesloe, 1637 – Lubecca, 1707) Praeludium in Re Maggiore BuxWV 139 Preludio al corale “Komm Heiliger Geist” BuxWV 199 Johann Sebastian Bach (Eisenach, 1685 – Lipsia, 1750) Preludio e Fuga in Mi bemolle Maggiore BWV 552 César Franck (Liegi, 1822 – Parigi, 1890) Prélude, Fugue et Variation Il programma di questo secondo appuntamento con i vepri d’organo presenta tre tra gli autori fondamentali di musica organistica. Il primo brano di D.Buxtehude è un perfetto esempio di “Praeludium” nel modo in cui la scuola organistica della Germania settentrionale, cui Bach giovincello guardava ammirato, lo intendeva. Sezioni contrastanti per tipologia di scrittura si alternano nel preludio in re maggiore che, iniziando liberamente, alla maniera d’una toccata virtuosistica, si infittisce contrappuntisticamente arrivando a presentare una fuga a quattro voci basata su un soggetto tanto semplice quanto vivace e scattante. Ci si imbatte poi in un segmento accordale di “durezze e ligature” che sfocia in un episodio che imita la musica dei concerti grossi italiani, ove le modulazioni armoniche spesso procedono per quinte. Un’ulteriore sezione d’accordi, che toccano tonalità anche lontane da quella principale, conduce all’ultimo brillante episodio che si conclude con un lungo pedale di tonica. Il corale “Komm Heiliger Geist, Herre Gott” che tradotto significa “Vieni Santo Spirito, Signore Dio”, invita a meditare sul prossimo grande appuntamento del calendario liturgico: la Pentecoste. Questo inno luterano, uno dei più lunghi del repertorio, viene abbellito dal compositore con note estranee alla melodia tradizionale ma che la lasciano sempre ben percepibile. Un elemento che spesso ricorre sono le scale ascendenti (prima fra tutte quella iniziale) usate forse a simboleggiare il vento dello Spirito. Con il Preludio e tripla fuga in mi bemolle maggiore ci si accosta ad un opus magnum del grande J.S.Bach. Per questo brano l’apparato simbolico è fittissimo tanto che questa composizione è considerata la grande meditazione bachiana sul mistero della SS.Trinità (festività successiva alla Pentecoste che qui già ci viene presentata come oggetto di riflessione). Il preludio è facilmente divisibile in tre sezioni proposte due volte nel corso del pezzo: la prima, in stile francese con note puntate e assai maestosa, rappresenta il Padre, la seconda, dolente talvolta e con appoggiature patetiche, mette in musica, ovviamente, il Figlio e la sua Passione mentre, ancora una volta, le scale ascendenti e discendenti, contrappuntisticamente imitate della terza sezione, simboleggiano il Paraclito. I tre soggetti della fuga, presi singolarmente, chiudono in sé un’intera tradizione musicale. Il primo, “in stile antico”, rende ancora l’idea della maestà del Padre in una fuga dalla patina arcaica a 5 voci. Il secondo, proprio d’una fuga a 4 complessa e densa, è invece in stile cembalistico mentre il terzo, per sua natura, dà vita ad una fuga in stile concertato ancora a 5 voci. La chiave per gustare il tutto è notare la sovrapposizione che si ode dei soggetti (il primo sul secondo, il secondo sul terzo, il primo sul terzo e così via). Essa è indice di grande sapienza compositiva ma, soprattutto, è simbolo musicale di quel Dio che, rimanendo uno è però tre persone distinte. Cèsar Franck, caposcuola della grandissima tradizione organistica e organaria francese, scrive due versioni di questo preludio e fuga e variazione: una per organo e una per harmonium e pianoforte. Il preludio, nel quale spicca la melodia dolce del registro ad ancia passa dalla tonalità iniziale a quella della dominante nella quale si innesta un “lento” accordale in cui, lontanamente, si percepisce il soggetto della successiva fuga a 4 voci. Esso, nel suo cuore, presenta la marca di fabbrica franckiana: un intervallo melodico che si amplia sempre più, fino a richinarsi su di sé. La variazione finale non è altro che la melodia del preludio arricchita, però, da complessi arpeggi armonici affidati alla mano sinistra che spesso si incrociano con la melodia principale aumentandone il fascino. (Federico Terzi)