A
Mario G.L. De Rosa
Carmine Grimaldi
Evoluzione della psiche
Dal primitivismo psichico magico–mitico
all’evoluzione analitico–creativa
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: ottobre 
Indice

Introduzione

Capitolo I
Mito e pensiero magico

Capitolo II
L’animismo e la psiche
.. Introduzione,  – .. L’Animismo,  – .. L’Animismo vegetale,  – .. La fase dell’Animismo animale: il
Totemismo,  – .. La Mitologia animistica Uranica,  –
.. Riflessioni, .

Capitolo III
L’onnipotenza metafisica: dei ed eroi primitivi
.. I primi Dei,  – .. Il Mito dell’Eroe, .

Capitolo IV
Gli dei e gli eroi greci
.. Introduzione,  – .. La Religione e gli Eroi greci,  – .. La Religione popolare greca, .

Capitolo V
L’onnipotenza razionale e la tecnologia
.. La nascita della Filosofia: i Presocratici,  – .. La
Filosofia della Ragione,  – .. La concezione del Dio


Indice
unico,  – .. Il Cristianesimo,  – .. Il Mito Teologico,  – .. La Riforma di Lutero,  – .. Le implicazioni culturali e socio–economiche del Protestantesimo, 
– .. La decostruzione della Metafisica,  – .. La fase
della Scienza e della Tecnologia, .

Capitolo VI
L’elaborazione analitica–creativa: un percorso intrapsichico
.. Premessa,  – .. Il percorso del Sentire di Maya
Liebl, .

Capitolo VII
Il sentire e il disagio esistenziale della modernità

Conclusioni

(Breve) Glossario

Bibliografia
Introduzione
L’idea di scrivere un libro sull’Evoluzione della psiche correlata con lo sviluppo culturale dell’uomo è derivata dalle
numerose riflessioni emerse durante i “Corsi del Sabato” tenuti da C. Grimaldi presso il Centro di Psicoterapia
Dinamica di Ancona.
L’evidenza che lo sviluppo della psiche sia stato un processo graduale nel corso del tempo è documentato, inequivocabilmente, dalle opere dell’uomo nella sua Storia
plurisecolare. Si parte dalla dimensione gnoseologica che
il Mito ha rappresentato nella condizione primitiva fino
all’affermarsi della Ragione e alle sue declinazioni nella
Teologia, la Scienza e la Tecnologia.
In particolare, nel testo si descrive come tale percorso,
soprattutto negli ultimi decenni, sia stato caratterizzato
da un’involuzione razionalizzante che ha determinato un
oblio dell’Essere umano negli Enti del Mondo.
Di fatto, la dimensione naturale con la prevalenza dell’elemento culturale è stata sempre più rimossa, negata e
proiettata all’esterno a favore di una concezione razionale
del senso dell’Esistenza dell’uomo e del Mondo.
In questa situazione l’inclinazione naturale tende ad emergere senza che la Persona ne sia consapevole anche quando
è orientata su uno stile di pensiero logico–razionale e la
coscienza viene pervasa frequentemente dall’irrazionalità
derivandone molteplici incongruità esistenziali.
Per fronteggiare questa condizione problematica l’Esse

Introduzione
re umano deve recuperare la propria autenticità interiore
che appare invece proiettata “fuori di sé” sugli “oggetti del
Mondo”, per cui l’interiorità appare silente e le funzioni
della psiche deficitarie.
Nella nostra prospettiva psicologica il recupero della Soggettività parte dalla percezione del primo segnale intrapsichico che affiora alla coscienza nell’esperienza
esistenziale: la sensazione.
Dalla significazione del sentire, mediante l’Elaborazione
Analitico–Creativa del percetto, la Persona può definire la
coscienza di sé e direzionare la propria Esistenza secondo il
suo Essere autentico.
La strutturazione e la successione dei capitoli del libro
seguono tali premesse concettuali introduttive.
Nel primo capitolo viene descritto il Mito e il pensiero
magico come le prime forme di conoscenza che l’uomo ha
sviluppato.
Nel secondo capitolo si analizza il fenomeno dell’Animismo nelle sue diverse espressioni: vegetale, animale,
uranica. Nella dimensione animistica il Mito prende una
forma specifica. Diventa proiezione del vissuto dell’uomo
nel mondo esterno e afferma una modalità di esternalizzazione del Sé, l’intero proprio mondo interno, che dura
fino ai nostri giorni.
Il terzo capitolo evidenzia l’ulteriore evoluzione della
psiche: l’uomo che entizza il proprio Essere nella divinità
e identifica le proprie aspirazioni e frustrazioni esistenziali
nell’opera mitica di uomini semidei: gli Eroi.
Nel quarto capitolo Dei ed Eroi vengono descritti nell’epopea della Grecia antica quando acquisiscono una dimensione emozionale più realistica e meno primitiva come
era inizialmente.
Introduzione

Il quinto capitolo rileva il graduale sviluppo della Ragione umana nelle sue differenti espressioni culturali: filosofia,
teologia, scienza.
Si descrive, inoltre, il tramonto dell’idealismo metafisico a favore di una Ragione solo laica che fonda la
Scienza.
La Scienza pone le basi per l’affermazione della Tecnica
e rivoluziona l’esistenza dell’uomo che tende ad essere
“razionalizzato” come “oggetto” da un Sistema culturale
e assurge sempre più a diventare un mero Meccanismo
privo di umanità.
Nel sesto capitolo si propone un metodo psicologico
originale: l’Elaborazione Analitico–Creativa per aiutare
l’uomo magico–mitico e razionale dei nostri tempi a fronteggiare il proprio mal–Essere che deriva da un’alienazione
dal Sé in un contesto esistenziale lontano dallo Spirito,
contenitore freddo ed impersonale di uomini ridotti ad
Enti–oggetti senza un’anima.
Ancona,  giugno 
Carmine G
Mario G.L. D R
Capitolo I
Mito e pensiero magico
Il termine Mito deriva dal greco mythos che significa: “narrazione”, “racconto”  , storie che si sono tramandate per
via orale nel corso dei tempi antichi quando ancora la
pratica della “scrittura” era sconosciuta o all’esordio.
Il racconto mitico ci rammenta di avvenimenti ed esperienze trasposte dalla funzione immaginazione dell’uomo
in una concezione che nella nostra visione moderna e
razionale risulta fuori della Realtà.
Di fatto la costruzione mitica è una forma di “conoscenza”, seppure primitiva, in quanto origina da un dato esperienziale che viene elaborato in maniera immaginifica e
significato nel pensiero magico, derivando una formulazione
finale dereistica.
Pertanto, il Mito può essere considerato una forma
di conoscenza primordiale caratteristica dello specifico
livello di sviluppo psichico di un uomo ancora pervaso
dalla dimensione irrazionale in cui il pensiero magico era la
forma di pensiero che esprimeva primariamente la psiche.
Le esperienze dell’uomo primordiale si concretizzavano con interazioni continue con la Realtà esterna e con
l’ambiente circostante. Ne derivavano delle impressioni che
l’uomo elaborava con una psiche in cui l’elemento magi. Dizionario Etimologico, Rusconi, Rimini .


Evoluzione della psiche
co e irrazionale era ancora strutturante la sua capacità di
conoscenza.
Definendo la Cultura come la conoscenza che deriva
dall’interazione tra uomo e ambiente ne consegue che il
Mito: forma primaria di conoscenza, si caratterizza per
essere un’elaborazione immaginifica e magica del dato
“fenomenico” derivante dall’esperienza esistenziale di un
uomo ancora psichicamente irrazionale.
In questa prospettiva il nostro lavoro analizza, descrive e
considera il Mito quale fenomeno conoscitivo e culturale;
il mero approccio psicologico è limitato e non permette di
evidenziare l’importanza che il Mito ha avuto quale manifestazione dell’”umano” nella sua condizione primitiva e
come specifica dimensione culturale ed esistenziale.
Il Mito quando assume la forma di pensiero personale
interessa la totalità della psiche, esprime perciò l’Essere
individuale.
Il pensiero mitico possiamo rilevarlo ancora oggi in molte persone che hanno un funzionamento psichico di tipo
magico che può essere consapevole o inconsapevole.
Se facessimo un’autoanalisi ci accorgeremmo che molte
nostre azioni e comportamenti sono derivati da una Struttura mitica di conoscenza con interpretazioni magiche
della Realtà.
Un esempio! La persona che ha il Mito del “Salvatore”
s’innamora sempre dell’uomo o della donna che ha problemi; è spinta da una “vis” salvifica involontaria verso gli
altri.
Questo Mito evidenzia un atteggiamento psicologico
di tipo proiettivo.
Il desiderio di salvare “l’Altro” è in realtà il proprio desiderio
di salvarsi, di esorcizzare la mancanza psichica relata alle
proprie “ombre” che tendono a disconfermare l’ideale di sé.
. Mito e pensiero magico

La persona sviluppa una costruzione immaginifica di sé
nel Mondo per rimediare alla sua condizione di fragilità
esistenziale. Deve svolgere l’immenso ruolo di redentore
salvifico per mezzo del sacrificio che non è rivolto verso di
sé, ma verso l’Altro. Salvando gli altri ritiene, in maniera
inconsapevole, di salvare se stesso, di cancellare l’imperfezione che gli suscita l’angoscia e che pone in crisi il senso
della propria Presenza nel Mondo, dell’identità personale
e del costrutto di sé definito nella propria psiche.
Questo vissuto origina dall’emozionalità che la psiche
non riesce a percepire e a elaborare in maniera logica,
perciò viene proiettato all’esterno.
Si cerca di risolvere il mal–Essere “fuori di sé”. L’individuo considera la propria esistenza e tutto ciò che la riguarda in funzione dell’esterno e fa derivare la costruzione
della conoscenza immaginifica da uno psichismo proiettivo che crea una spiegazione della propria esistenza con
le peculiarità del Mito. La persona mossa dal desiderio di
risolvere il proprio mal–Essere concepisce sé e il mondo
secondo una costruzione mentale mitica che trova una
spiegazione non reale. L’Altro ha un bisogno di protezione, di amore che può essere colmato solo dalla propria
Presenza identificata con il ruolo del “Salvatore”!
In realtà il compito salvifico è solo una sua esigenza e
un suo bisogno inconscio che nulla ha a che fare con l’idea
che l’Altro ha la necessità di una sua azione redentrice.
Non essendo in grado di percepire la Realtà e il proprio
Essere la persona usa la visione magico–mitica della propria esistenza per attivare un’azione dereistica e cercare
di relazionarsi con il Mondo. Se andiamo ad analizzare
la fenomenologia del mal–Essere che spinge la persona a
svolgere il suo ruolo salvifico potremo evidenziare che in
realtà è essa stessa che sta “male” e concepisce il “salvare”

Evoluzione della psiche
l’Altro come la conferma di un ideale ipertrofico di sé che,
evidentemente, era entrato in crisi.
L’esistenza mitica si caratterizza, quindi, per un modo
di vivere che non trova riscontro in un Principio di Realtà;
è fuori da ogni senso interno ed esterno; si svolge in una
dimensione primitiva ed arcaica dell’Essere. La persona
trasforma il Mito in Azione, con la finalità proiettiva ed
inconsapevole di risolvere all’esterno la propria problematicità esistenziale. L’Azione si enfatizza di elementi psichici
“assoluti”, “rigorosi”, “ineludibili”, “epici” e determina nel
comportamento dell’individuo quell’aurea di suggestione
e di solennità incontrovertibile che alimenta il Mito e l’idea
di salvare se stesso operando “fuori di sé”.
Il pensiero magico che è alla base del pensiero mitico corrisponde ad una fase dello sviluppo psichico che ogni uomo
attraversa nella sua crescita.
Diventa problematico quando questa tipologia di pensiero primitivo risulta prevalente nel concepire sé e il Mondo.
L’ispirazione di quest’impostazione sistematica di studiare
il Mito è filosofica più che psicologica e trae le sue fonti
dalla riflessione neo–kantiana di Ernst Cassirer.
Il Mito origina nella psiche del singolo dal rapporto tra
il Sé e l’inconoscibile che determina un vissuto emozionale. Ne deriva una spiegazione di senso che determina
la connotazione della struttura mitologica. La conoscenza
fondata sulla Ragione non è scevra di costruzioni mitiche
e così anche la Scienza ha i suoi miti.
Il pensiero scientifico si differenzia dal pensiero mitico.
Tuttavia crea anch’esso una mitologia.
La tecnologia di oggi, ad esempio, rivela spesso una concezione magico–mitica del mezzo tecnologico soprattutto
in chi non ne conosce il reale funzionamento. La concezione del “bing bang” è una costruzione mitica per spiegare
. Mito e pensiero magico

l’inspiegabile origine dell’Universo e così anche l’idea di
un Universo “infinito” ha tutte le peculiarità del Mito. Anche il funzionamento della psiche per molti aspetti, ancora
oggi, appare per tante persone qualcosa di misterioso e
alimenta idee mitiche e altrettante soluzioni magiche.
Si pensi, in proposito, al destino di chi soffre di disturbi
psichici o di una qualche forma di Dipendenza. La cerchia
di parenti e amici, spesso, lo indirizza da maghi e santoni
o da sacerdoti, ritenendo che la sua condizione derivi da
una qualche influenza magica, demoniaca o riferibile ad
un sua misteriosa colpa e crede che solo una figura affine
al misterico può salvarlo.
Molte persone che soffrono di problemi psichici, comprese le Dipendenze patologiche, vengono ancora oggi
sottoposte, prima di approdare da uno specialista del settore, a maghi, esorcisti, preti, pseudo–sciamani, fattucchiere
e a tutta una serie di “ciarlatani” che in realtà vivono nella
e della dimensione mitica e operano in maniera magica
facendo presa sull’ignoranza della gente che permane in
una dimensione psichica di tipo primitivo!
Da questo deriva l’importanza per l’uomo di capire
come si caratterizza il pensiero mitico, di riconoscerlo e di
elaborarlo e di sviluppare un pensiero consapevole non più
primitivo.
Prima di approfondire il Mito descriviamo il concetto
di Cultura che è strettamente correlato con la Conoscenza
che l’uomo ha sviluppato nel corso della sua storia.
La Cultura nasce dal rapporto interattivo tra vita ed ambiente, mediato dal sentire dell’uomo che viene significato
come concetto.
Questo percorso, però, non è un dato comune, ma
richiede un’educazione psicologica che a partire dalla percezione delle proprie sensazioni ed emozioni permette

Evoluzione della psiche
un’elaborazione di quanto percepito per avere, alfine, un
senso–per–sé del sentire.
Di norma questo percorso interiore è sconosciuto alle
persone e viene sostituito da una “elaborazione magica”
di quanto è nel vissuto. È lo stesso atteggiamento dell’uomo primitivo: l’emozione non è percepita e alimenta una
“spiegazione mitica” rispetto all’esperienza fenomenica.
La percezione del proprio Essere e una significazione di
Sé nel Mondo sono alla base di ogni orientamento esistenziale. La rimozione della funzione psichica della percezione
e la mancanza dell’elaborazione di senso comporta un vissuto emozionale spiacevole, uno smarrimento che determina illusori tentativi di orientamento con l’unica funzione
presente, espressione di una psiche primitiva, il pensiero
magico–immaginifico. Questo viene supportato, nella costruzione di sé e della Realtà, da spiegazioni razionalizzanti
a loro volta estremamente irreali.
Di fronte al Mondo i primi uomini vivevano l’emozione della meraviglia, ma anche del terrore per ciò che non
comprendevano. Aristotele la chiamava thauma, ritraducibile come un’esperienza non solo di meraviglia, ma anche
di terrore e paura del dolore, della morte, dell’infelicità .
Con il pensiero magico e immaginifico l’uomo primitivo
cercava di spiegare i fenomeni che osservava derivandone
narrazioni mitiche e concezioni magiche; non riuscendo a
comprenderli risultavano da un lato sorprendenti e, al
contempo, minacciosi per la propria esistenza.
Questa modalità primitiva di conoscere si sviluppava dall’interazione tra l’uomo–vitale e l’ambiente ed originava da
un dato reale fondato sulla natura emotiva della persona.
. Cfr. E. S, I Presocratici e la nascita della Filosofia, Gruppo
Editoriale L’Espresso, Roma , pp. –.
. Mito e pensiero magico

Per questo la conoscenza magica e mitica può essere
considerata una forma espressiva di una cultura ancora
primordiale e arcaica.
La Cultura, in quanto rappresentazione dell’esperienza
dell’uomo in un contesto di vita entrambi mutevoli, è qualcosa di evolutivo e di dinamico, non è frutto della fantasia
umana, ma deriva dal reale sentire correlato alla vita.
L’uomo è un Essere capace di intervenire sull’ambiente
e di costruire opere che diventano cultura, per cui riesce
a distaccarsi dal Mondo esterno per diventare Soggetto
attivo e pensante.
Nel corso della storia, infatti, ha prodotto i molteplici
oggetti e i modelli di vita che noi oggi conosciamo: i costumi, i modi di relazione, le religioni, la morale, la filosofia
etc. . . La Cultura nasce dalla vita e in particolare dal sentire
interiore relato all’ambiente.
Nel suo vivere storico l’uomo si è posto il perché dell’esperienza dandogli, inizialmente, non una risposta logica,
ma immaginativa. Di fronte a ciò che esperiva avvertiva la
meraviglia o il terrore e rispetto alla percezione di queste emozioni si chiedeva: « Che cosa è quello che vedo? ». È iniziato
così l’uomo–pensante, colui che si è espresso, inizialmente,
soprattutto nella forma figurativa: artistica e religiosa.
Questo fenomeno si è verificato quando l’uomo è stato
in grado di sviluppare tre elementi della psiche: l’auto–
percezione, la capacità simbolica e la memoria. Non c’è
Cultura senza memoria: la conservazione di ciò che è stato
fatto prima; non c’è pensiero senza auto–percezione e la
capacità simbolica che si è manifestata con il linguaggio.
Il Simbolo è la capacità di rappresentarsi ciò che non c’è;
un’eterogenea simbologia è stata alla base della conoscenza
magico–mitica che l’uomo ha sviluppato per spiegare tutti
quei fenomeni che gli risultavano incomprensibili.

Evoluzione della psiche
Un principio a fondamento della Cultura è che essa
si forma grazie all’uomo che si è attivato dall’interno a
partire dalle proprie emozioni derivate dai suoi bisogni
primari.
È l’attività concreta per soddisfare i bisogni e non l’idea
che ha prodotto la Cultura.
Essa viene dalla vita, è deduttiva, ma prima ancora
induttiva, consegue all’esperienzialità che evoca il sentire
interiore e dà la possibilità di significare per concetti il
proprio Sé relato con l’ambiente.
Il pensiero concettuale si produce per deduzione, ma è
indotto ed origina dall’esperienza e dalla vita.
Il concetto deduttivo che si pone in una dimensione metafisica deriva, invece, da un’intellettualizzazione avulsa dal
reale, in quanto è oltre l’esperienza sensibile.
L’esperienza evoca, tramite il sentire interiore, una dimensione significante per l’uomo: il concetto relato alla
coscienza di sé. Il significato origina dal sentire stimolato
dalla Realtà fenomenica (fase induttiva) e solo in un secondo momento va oltre e diventa Pensiero ed è distinto
dall’esperienza stessa (fase logico–deduttiva).
Si definisce così una metafisica induttiva: il senso di sé che
nasce dall’esperire la vita ed è differente dalla metafisica
deduttiva in cui il senso della vita viene dal concetto astratto.
Nella nostra concezione consideriamo la Cultura come
una forma del pensiero umano che nasce dalla vita esperita
e solo in un secondo momento diventa forma metafisica.
In una prospettiva fenomenologica ed esistenziale non
riteniamo la vita derivante da una creazione divina: non è
Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea Dio!
La Cultura è l’espressione concettuale, formale, che l’uomo ha creato partendo dal suo esistere, dalla sua esperienza
vitale.
. Mito e pensiero magico

Come è stato possibile creare queste forme?
Alla base c’è un fondamento biologico!
Se l’uomo non avesse sviluppato la capacità del linguaggio, dell’auto–percezione, della memoria, la Cultura non
avrebbe potuto realizzarsi. Una volta che si è sviluppato il
substrato biologico, a seguito dell’evoluzione umana, hanno cominciato a manifestarsi le prime forme di Cultura: i
primi graffiti, le prime rappresentazioni e i primi miti!
L’uomo ha iniziato a rappresentarsi, a porsi delle domande sul Mondo e sulla propria esistenza ed ha sviluppato la sua Conoscenza e la sua Cultura ancora prima del
concetto.
Nei primi tempi, infatti, la Cultura si è manifestata con
il Rito al quale è conseguito il Mito. Solo in seguito sono
stati espressi il concetto, il pensiero e ancora dopo il senso.
Il concetto, nella nostra prospettiva della Psiche, è una
dimensione della metafisica, va oltre il fisico e la natura, ma
non è una metafisica che nasce a-priori, consegue alla vita
e all’esperienza esistenziale.
Queste considerazioni si ispirano alle riflessioni di Kant
che sono risultate una rivoluzione copernicana nel definire
le modalità di “conoscenza” dell’uomo.
Infatti, Kant, evidenziando i limiti della Ragione nella
conoscenza della Realtà intesa come “noumeno”: la cosa
in sé non conoscibile, sostiene l’impossibilità per l’uomo
di conoscere il trascendente (Dio) in quanto è fuori dal
sensibile e dalla possibilità della Ragione. Afferma, invece,
l’importanza del percorso interiore di conoscenza, definito
trascendentale, l’unico possibile per l’Essere umano!
In quest’ottica la conoscenza non può essere assoluta,
ma solo relativa a ciò che si può realmente conoscere in
quanto esperibile nella Realtà fenomenica e in funzione
degli strumenti psichici e culturali di cui l’uomo dispone.

Evoluzione della psiche
Il trascendentale è l’intuizione che cambia il pensiero
metafisico tradizionale ed apre nuovi orizzonti.
Kant si è posto il problema di cosa l’uomo può conoscere e ne è derivato un approccio filosofico che esclude
tutto ciò che non può essere esperito. La Conoscenza, per
Kant, inizia dalla vita, parte dall’interno che si rappresenta
e poi si formula nel pensiero.
Con il Metodo trascendentale possiamo conoscere il “fenomeno”: qualche cosa che si svolge e si osserva con gli
strumenti della mente per la conoscenza del reale.
Quando invece cerchiamo di conoscere attraverso la fede esprimiamo una forma di conoscenza diversa; in questo
caso conosciamo attraverso il Sentimento che si applica ad
una Realtà che non è osservabile, ma solo intuibile, perché
non è una Realtà tangibile.
Un esempio della conoscenza “sentimentale” è quella
del mistico che “conosce” Dio attraverso la via interiore
fondata sulla fede: Dio non è un “fenomeno” che si può
osservare e che si svolge nel mondo.
Distinguiamo una realtà immanente e conoscibile dall’uomo ed una realtà metafisica, “conoscibile” solo per fede.
Sono due conoscenze estremamente differenti!
Esiste una metafisica derivata dal senso che nasce dalla
vita umana come abbiamo descritto precedentemente e
una metafisica che nasce dall’idea di Assoluto che esprime il
Sentimento religioso presente nell’uomo.
Il pensiero è intangibile, però, esprime una dimensione trascendentale che deriva dall’esperienza esistenziale,
diverso è ciò che riguarda il soprannaturale.
Intendiamo il Mito quale espressione di una conoscenza
immanente che nasce dalla vita, dalla capacità dell’uomo
di elaborare le impressioni sensibili che gli derivano dal
contatto che ha con l’ambiente.