spettacoli Londra, Madonna compra macchina anti-cellulite Reality, la figlia dellaTatcher sull'«lsola» inglese LONDRA. A 47 anni ha una forma da fare invidia a una teenager, ma non le basta. È per questo che ha fatto una toccata e fuga da Harrods, il celebre grande magazzino londinese, per comprare il macchinario di ultimo grido contro la cellulite: Power Piate, una pedana vibratoria per la tonificazione muscolare. «Ha chiesto un appuntamento privato con i responsabili delle vendite ed ha chiarito inoltre che avrebbe fatto passare le pene dell'inferno se qualcuno avesse spifferato», ha detto una fonte. Che ovviamente è corsa a spifferare... L O N D R A . In Italia cala il sipario e in Gran Bretagna si alza. Mentre gli ex dodici naufraghi dell'«lsola dei Famosi» sono ormai tutti tornati a casa, dieci celebrità, o quasi, britanniche stanno partendo per un'impervia foresta australiana che fa da set alla versione made in Britain del popolare reality show. Fra loro la figlia dell'ex premier MargaretThatcher, la giornalista 52nne Carol. I rapporti fra le due donne non sono stati mai facili e Carol, temendo evidentemente la madre, non le ha detto che parteciperà allo show. Berlusconi jr rassicura: nessuna crisi a Mediaset MILANO. «Non parlerei né di crisi né di rivincita, ma piuttosto di aspettative eccessive da parte di certi osservatori». Il vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi cerca di giustificare così il periodo nero degli ascolti dell'azienda. «Dal 2001 al 2003 abbiamo avuto una crescita al di sopra delle attese e il 45% di share nel prime time con cui abbiamo chiuso il 2003 è un record, non la regola. Oggi siamo al 43,2%, esattamente in linea con il 2002. E allora dov'è la crisi?». Berlusconi Jr aggiunge: «Serie A? Mediaset è stata vittima d incomprensioni personali: con Bonolis è stata un'occasione persa. Ma Mentana è l'uomo giusto». La In contrada: «A gennaio torno a condurre Zelig» MILANO. A fine gennaio Vanessa fncontrada tornerà ad affiancare Claudio Bisio a «Zelig» in prima serata su Canale 5. A confermarla è stata lei stessa, ieri, durante la conferenza stampa sul set del nuovo film di Maurizio Sciarra, «Quale amore», di cui è protagonista. Lo scorso anno il programma comico, andato in onda tra febbraio e maggio, ha avuto ascolti compresi tra 7 e 9 milioni di spettatori, con share sempre superiore al 30%. L'ex Pink Floyd debutta con «(^a Ira» un'opera lirica che sembra un musical fan dell'ex Pink Floyd che l'hanno già ascoltata su doppio ed (già disponibile nei negozi) non hanno dubbi: «Ca Ira», scritta dall'ex leader della rockband Roger Waters, più che un opera lirica moderna sembra un musical che (ri)utilizza idee, come quella del coro dei bambini, già sentite in lavori precedenti della star come «The wall». Ma tant'è: questa sera all'Auditonum di Roma c'è la prima mondiale. Intanto ieri sera più di cento emittenti televisive di tutto il mondo hanno I trasmesso il video incontro tra Waters (già a Roma) e gli ex amici David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright, storici componenti dei Pink Floyd. Il motivo? Festeggiare l'ammissione del g rappo u p nella Hall of Fame rfese, la ci inglese, casa dei grandi del rock. Seppur virtualmente, Roger Waters incontrerà gli altri Pink Floyd per la seconda volta in 24 anni dopo la reunion del Live8 di luglio. NEMA D'IMPEGNO Cage, un film coraggioso contro i mercanti d'armi DA ROMA LUCA LTVERANI L PROTAGONISTI OFFESI ,P Ciak su Solidarnosc: è polemica otrebbefiniredavanti al tribunale il regista tedesco Volker Schloendorff: Anna Walerntynowicz, donna simbolo degli scioperi del sindacato polacco Solidarnosc nel 1980, si sente offesa dal film sulla sua vita da lui girato nei Cantieri navali di Danzica e intende denunciare Schloendoff. Lo riferisce oggi il quotidiano polacco «Rzeczpospolita». Secondo il giornale, lo scenario per il film con il titolo di lavoro «L'eroina cinema Sia i democratici sia i conservatori bocciano la pellicola: «Superficiale e con poca azione» scordata» è stato scritto senza arrivare ad un accordo con la Walentynowicz, che già a luglio scorso in un incontro con il regista ha chiesto categoricamente di cambiare alcune parti dello scenario. Fra le scene che secondo la Walentynowicz offendono tutti gli operai polacchi, c'è anche quella di alcuni lavoratori dei cantieri che durante l'intervallo del pranzo versano vodka direttamente nel piatto di minestrone. A inquadratura parte dal basso. * Sotto i piedi un tappeto di bossoli, dietro le spalle ruderi anneriti e automezzi fumanti. Nicolas Cage, nei panni eleganti del trafficante di armi Yuri Orlov, guarda dritto negli occhi lo spettatore: «Ci sono più di 550 milioni di armi in circolazione nel mondo. Un'arma ogni 12 persone. La domanda è: come armiamo le altre 11?». Una boccata di fumo e un ghigno cinico chiudono la prima scena di Lord ofwar, il signore della guerra, in Italia - in 150 sale - da domani distribuito dalla Iif. Un film forte, questo di Andrew Niccol, che racconta con i mezzi e lo stile del cinema hollywoodiano vicende ispirate a fatti reali. Come il "colpo del secolo" portato a termine in Ucraina: a cavallo del 1989 le armi dell'Armata Rossa sono state rubate e rivendute in Africa per un valore di 32 miliardi di dollari. Un film che prova a raccontare al grande pubblico e con i ritmi del poliziesco il dramma atroce del commercio delle armi ai paesi poveri. Dittatori di repubbliche delle banane che bruciano le risorse delle loro nazioni affamate per guerre sanguinose. Mercanti di morte senza scrupoli che costruiscono fortune sguazzando nella zona grigia tra legalità e illegalità. Democratici governi occidentali che chiudono un occhio perché l'industria bellica gonfia il pii. E perché, come dirà il trafficante ucraino naturalizzato americano - personaggio di fantasia "costruito" con le storie vere di cinque colleghi realmente esistiti - al coraggioso agente dell'Interpol interpretato daEthan Hawke che riesce ad arrestarlo, «il più grande mercante d'armi è il tuo capo (cioè "inquilino della Casa Bianca, ndf), che a volte ha bisogno di me per non lasciare le sue impronte digitali sulle armi vendute ai paesi nemici dei nemici degli Stati uniti. Io sono un male necessario». E Yuri Orlow viene scarcerato. Un film "antiamericano"? Niente affatto: perché il j'accuse del film - sponsorizzato in Italia da Contrai Arms, la campagna internazionale per un trattato mondiale sul commercio di armi promossa da un cartello di Gli Usa snobbano «Jahread», il kolossal di Mendes sui marines addestrati a combattere nel Golfo sta dividendo il pubblico d'oltreoceano, ma ha già scontentato sia la critica di destra che quella di sinistra delusa dall'assenza di coraggiose riflessioni politiche sull'argomento. Sono ormai lontani però i tempi in cui ci si indignava davanti a un film sul Vietnam: ne è prova il fatto che DI AUESSANDRA DE LUCA nella sala newyorkese dove abbiaon è il primo film america- mo assistito alla prima del film uno no sulla guerra in Iraq, co- spettatore che russava rumorosame alcuni sostengono di- mente ha distratto la platea scatementicando Three Kings o // corag- nando risate così fragorose da cogio della verità, ma senza dubbio è prire l'ultimo monologo del film, la prima grande produzione Hol- quello in cui il soldato protagonista lywoodiana sulla Guerra del Golfo. confessa come la violenza l'abbia iUscito nelle sale americane, Jarhead nesorabilmente segnato. diretto da Sam Mendes, il regista Ma partiamo dall'inizio. Il film, bapremio Oscar per American Beauty, sato sul best seller autobiografico dell'ex marine Anthony Swafford, segue le vicende del giovanissimo Swoff (interpretato dal bravissimo Jake Gyllenhaal) che si ritrova dopo un duro periodo di addestramento nel deserto dell'Arabia Saudita in attesa che la guerra vera inizi. Dopo mesi di noia e frustrazione però quei ragazzi se ne tornano a casa senza aver sparato neppure un colpo, ma comunque scioccati dall'orrore di cui sono stati testimoni passivi. In Italia qualcuno troverà punti in comune con // deserto dei Tartari, mentre in America si pensa ad Aspettando Godot e a Full Meta! Jacket di Kubrick. Inutile dire che inizialmente nessuna major era in- teressata a portare sullo schermo un romanzo cupo e intimista come quello di Swafford, proprio mentre un'altra controversa guerra in Iraq è ancora in corso. Ma poi il libro pubblicato dallo stesso editore di Hemingway è diventato un grosso successo commerciale: annusato il profumo del denaro, a Hollywood hanno fatto marcia indietro. Ma non hanno fatto i conti con il fatto che Mendes non aveva nessuna intenzione di raccontare l'azione e neppure di mettere in scena il senso di assurdità che accompagna qualunque conflitto, perché abbiamo a che fare con uomini orgogliosi di servire con le armi il proprio paese. Jarheard (letteralmente 'te- sta di lattina ", nome che si da al cranio rasato dei marines) è piuttosto una sorta di docudramma esistenziale sui soldati ai tempi morti di una guerra che non arriva mai, ma la cui possibile irruzione genera una paura tale da far perdere la ragione a più di un marine. Anche se, diversamente che in Vietnam, chi combatte sa perché Io fa: per difendere quei giacimenti petroliferi che Saddam deciderà di incendiare in una delle sequenze più suggestive del film, per proteggere gli interessi del governo e delle multinazionali. Ma queste dichiarazioni non hanno soddisfatto il pubblico così come non lo ha convinto la scena in cui il marine manda a quel paese i politici. Chi siano questi soldati in fondo non lo capiamo neppure alla fine del film che pur preferendo il realismo all'ideologia, non sembra centrare comunque il bersaglio. Iacchetti, piccolo don Chisciotte Enzo tacchetti in scena al teatro «Out Off» di Milano col monologo «Solo con un cane» porre fino a Natale un cosettina tutta sua. Si offre con un monologo di quelli in cui tornato a Striscia la noti- può confessare liberamente tutto quello zia, Enzo Iacchetti per il che sente dentro di sé. In cui tra ironia e sardiletto dei suoi fan. Ma casmo (ma solo piccole punte che non grafcontemporaneamente non rie- fiano tanto) cerca di fare il punto sui guasti sce a fare a meno del teatro, sua di un mondo in cui si sente a disagio. Troppassione prima e sincera. Col- pa ipocrisia intorno, troppa mediocrità, tivata fin dai tempi in cui, can- troppe cose che vanno nel verso in cui non tandoci certe sue ilari e strava- devono andare, e non solo in politica. ganti canzonane «bonsai», dal Solo con un canee il titolo. Un molo non sosuo salotto televisivo Maurizio Costanzo gli lo metaforico. Perché sulla scena il protaprocurava la patente di attore comico ca- gonista immagina di rivolgersi al suo capace di lasciare un suo piccolo e originale gnolino, Uomo, che, anche se allo spettatore segno. Un segno per incominciare dato da non è dato vedere sta D rannicchiato silenquel suo volto un po' stralunato e malinco- zioso dentro una casetta bonsai. Passivo di nico, da quella sua mimica soft che tanto lo fronte al suo padrone proprio come questi rende simpatico e anche lo fa assomigliare lo è davanti alla vita. Un padrone il quale a uno di noi. E in attesa, a gennaio, di Fare il sconfitto sul fronte umano ed esistenziale: salto nel musical (è in agguato The Produ- ha appena abbandonato il tetto coniugale cers), sceglie un teatrino alternativo, di po- - adesso nel monolocale affittato s'aggira che centinaia di posti, l'Out Off, per pro- annoiato tra una serie di scatoloni da diDI DOMENICO RIGOTTI E teatro L'attore, appena tornato in tv alla conduzione di «Striscia», è in scena a Milano con un monologo sui mali della società • organizzazioni tra cui Amnesty International - è rivolto a tutti i grandi Paesi produttori: Russia, Usa, Francia, Germania, Cina. Tutti e cinque, recitano i titoli di coda, membri del consiglio di sicurezza Onu. E ce n è anche per l'Italia, 2° esportatore mondiale di armi leggere («le vere armi di distruzione di massa», dice l'agente dell'Interpol) e 4° produttore: Orlov in giro per New York in limousine legge // Sole 24 Ore. Non stupisce che il film abbia trovato grosse difficoltà negli Usa a trovare i soldi della produzione, arrivati dalla Francia. E il risultato riesce a sposare spettacolo e contenuti. Merito anche di un Cage in gran forma, affiancato dalla bella e credibile Bridget Moynahan, la moglie di Orlov che ignora l'origine del lusso in cui vive, ma poi collaborerà con gli investigatori. Contrai Arms precisa che nel mondo sono 639 i milioni di armi leggere. Ogni anno 8 milioni in più, pari a 22 miliardi di dollari che i paesi poveri sottraggono a scuola e sanità. Esattamente quanto necessario, secondo le stime degli Obiettivi Onu del millennio, a eliminare l'analfabetismo (10 miliardi) e ridurre la mortalità materno-infantile (12 miliardi). «Lord ofwar» svela la vera vita di un trafficante. La pellicola aiuterà la campagna Contrai Arms di Amnesty International sfare e da cui al massimo estrae un paio di ed di Al Bano da far ascoltare al suo amico fedele ma muto. Si aggira e, dichiarandosi un uomo che ha perduto la coscienza, combatte a parole, solo a parole, la sua battaglia di uomo che vorrebbe disinquinare il mondo e la società di tutte le cose che gli appaiono assurdamente sbagliate o peggio ancora ingiuste. E sono tante. Proclama la sua libertà ma alla fine altro non pare il nostro piccolo eroe che un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. E qualcosa di chisciottesco è nella stessa recitazione di Iacchetti modulata tra toni ora leggeri ora accesi. Un Iacchetti che sa sempre come trovare ilfeelingcon lo spettatore, anche se la regia di Massimo Navone non sembra aiutarlo più di tanto. E così il copione; se togli un paio di momenti assai spiritosi, non è certo memorabile. Anzi, scivola troppo di frequente nell'ovvio, e la denuncia si sfoca. Su Raisat e in Dvd i giovani visti da Claudio Abbado con i giovani musicisti è un rapporto che oc^ c u p a un posto consistente e specialissimo nella splendida carriera di Claudio Abbado. Sono infatti ben sei le orchestre giovanili da lui fondate a partire dall'European CommunityYouth Orchestra (ECYO) nel 1978. A questo particolare aspetto del suo lavoro e della sua passione per la musica è dedicato «Claudio Abbado, note di un viaggio», il documentario di Rai Sat Extra, che verrà trasmesso venerdì 25 alle ore 22.00 e poi diffuso come Dvd. RaiSat Extra e l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha collaborato alla realizzazione, lo presentano come un documento eccezionale: il grande maestro è sempre stato piuttosto restio a concedere interviste. Eppure questa volta si è concesso per un ritratto-intervista in video del grande affidata al Coordinatore artistico di Santa Cecilia, Gaston Fournier-Facio. Il programma è il primo documento video che affronta la vita di Abbado attraverso le sue orchestre giovanili. Dura circa un'ora e contiene diversi inserti musicali. Il documentario ripercorre gli anni 1978-2005.«È nei giovani - afferma Abbado - che trovo forza». Anche quella servita per superare la malattia che l'ha colpito nel 2000.