CORSO DI POLITICA ECONOMICA
AA 2016-2017
GLI STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA:
LA POLITICA FISCALE
DOCENTE
PIERLUIGI MONTALBANO
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© P. Montalbano
LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA
La programmazione economica è il piano coordinato e coerente di
interventi di politica economica valido per un numero di anni
stabilito
q Obiettivi generali: individuare l'insieme di politiche economiche che
massimizzano il benessere collettivo atteso nell'arco temporale definito
q
Obiettivi specifici: Variabili che massimizzano la funzione di benessere
sociale (reddito, occupazione, inflazione, ecc.)
q Strumenti: Variabili controllate direttamente dagli agenti di politica
economica (quantità di Moneta in circolazione, Spesa Pubblica, ecc.).
Caratteristiche: Efficacia; Controllabilità ed Indipendenza
q Modelli di Analisi
Modelli econometrici complessi concernenti un intero sistema economico
dí riferimento in cui vengono prese in considerazione tutte le interdipendenze
tra obiettivi e strumenti. Rimangono soggetti alla c. d Critica di Lucas
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POLITICHE DI VARIAZIONE DELLA SPESA:
POLITICA FISCALE
Politica Fiscale (o di bilancio): utilizzo del bilancio pubblico per il perseguimento
di obiettivi macroeconomici fondamentali
q Obiettivi Politica Fiscale: attenuare gli eccessi del ciclo economico,
contribuendo, in tal modo, alla crescita dell’economia e dell’occupazione ed alla
stabilità dei prezzi
q Strumenti: Variazione delle modalità di imposizione fiscale e dei programmi
di spesa pubblica (quanto/chi tassare e quanto/come spendere)
q Effetti Politica fiscale:
 L’imposizione fiscale agisce sui redditi e sulla spesa privata, incidendo
inoltre sugli investimenti e sulla produzione potenziale.
 La spesa pubblica, invece, oltre a finanziare le spese in beni e servizi della
pubblica amministrazione, può essere utilizzata in funzione anticiclica
effettuando trasferimenti pubblici volti ad incrementare i redditi di particolari
categorie sociali, a realizzare opere pubbliche, a finanziare attività destinate
alla creazione di nuovi posti di lavoro.
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Effetti complessivi
• modifica i livelli complessivi di attività economica, di reddito e di
occupazione
• altera le scelte di consumo, risparmio e tempo libero (politiche tributarie)
• prevede trasferimenti monetari che incidono sulle condizioni di vita delle
categorie svantaggiate (politiche del welfare)
• trasferisce risorse ed incentivi alle imprese ad investire in determinati
settori o con determinate tecnologie/innovazioni (politiche industriali)
• favorisce la coesione economico-sociale delle aree in ritardo di sviluppo
(politiche regionali)
• favorisce investimenti pubblici
• Disciplina le regole della concorrenza (politiche della concorrenza) ed i
settori da sottrarre al normale funzionamento del mercato (i.e., monopolio
naturale)
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(DEF, Documento di Economia e Finanza , già
Documento di programmazione economica
finanziaria o DPEF)
q Contiene la manovra di finanza pubblica per il periodo compreso
nel bilancio pluriennale. Va presentato dal Governo al Parlamento
entro il 30 giugno di ogni anno. Non è una legge, anche se vincola
politicamente le decisioni del Governo.
q Nel DEF si delineano gli scopi che il bilancio pluriennale intende
perseguire e si delimita l'ambito entro cui costruire il bilancio
annuale. Scopo del DEF è quello di permettere al Parlamento di
conoscere con anticipo le linee di politica economica e finanziaria
del Governo.
q La Legge di Stabilità (già Legge finanziaria) introduce le
variazioni normative in materia di entrate e di spesa, fissando
anche il tetto dell'indebitamento dello Stato (va presentata al
Parlamento entro il 15 ottobre).
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Il Semestre Europeo
Il semestre europeo è stato istituito nel 2010 come un ciclo di coordinamento delle
politiche economiche e di bilancio nell'ambito dell'UE. Rientra nel quadro della
governance economica dell'Unione europea.
La base giuridica è il c.d. "six-pack" - sei atti legislativi che hanno riformato il
patto di stabilità e crescita. Il primo ciclo del semestre europeo si è svolto nel 2011.
Si concentra sul periodo di sei mesi dall'inizio di ogni anno; Serve ad allineare le
rispettive politiche economiche e di bilancio agli obiettivi e alle norme convenuti a
livello dell'UE
Il semestre europeo si articola intorno a tre nuclei di coordinamento della politica
economica:
• riforme strutturali, con un accento sulla promozione della crescita e
dell'occupazione in linea con la strategia Europa 2020
• politiche di bilancio, con l'obiettivo di garantire la sostenibilità delle finanze
pubbliche in linea con il patto di stabilità e crescita
• prevenzione degli squilibri macroeconomici eccessivi
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Patto Euro+; PSC e Fiscal Compact
Nel marzo del 2011 il Consiglio europeo ha adottato il Patto Euro +.
Vi hanno aderito anche 6 paesi non dell’Eurozona (Bulgaria, Danimarca, Lettonia,
Lituania, Polonia e Romania), con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento delle
politiche economiche dei paesi membri, in particolare nei settori dell’occupazione,
della competitività, della stabilità finanziaria e della sostenibilità delle finanze
pubbliche.
Rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita (PSC):
- un monitoraggio più attento degli squilibri macroeconomici
- l’introduzione di un maggiore automatismo nelle decisioni del Consiglio (le
sanzioni proposte dalla Commissione vengono immediatamente adottate a
meno che il Consiglio le rifiuti sulla base di un voto a maggioranza qualificata)
- Fiscal Compact: introduzione di vincoli alla crescita della spesa (non
superiore a quella del Pil potenziale) e per i paesi più indebitati una riduzione
del saldo strutturale pari ad almeno lo 0,5% del prodotto (Golden Rule)
- sanzioni più severe per incoraggiare gli stati membri a rispettare il PSC
(costituzione di un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil per i paesi che si
discostano dagli obiettivi di medio termine)
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IL MOLTIPLICATORE IN UN’ECONOMIA APERTA
Y  C  I  (G  T )  ( X  M )
M  d  mY
C  a  cY
Y  a  cY  I  (G  T )  X  (d  mY )
Y  a  cY  I  (G  T )  X  (d  mY )
1
Y 
[a  I  (G  T )  X  d ]
1 c  m
1
1 c  m
Moltiplicatore di mercato aperto
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EFFETTI DELLA POLITICA FISCALE
SULL’EQUILIBRIO INTERNO :
IL MOLTIPLICATORE DELLA SPESA PUBBLICA
1
Y 
(G  cT )
1 c
1 = Moltiplicatore
1  c della Spesa pubblica
Ogni aumento della spesa pubblica
determina un aumento del reddito e, quindi,
della domanda di beni e servizi, i cui effetti
complessivi dipendono dal valore del c.d.
“moltiplicatore della spesa pubblica”.
c
1 c
= Moltiplicatore
delle Imposte
Essendo c<1 1/(1-c)>1
i.e., ΔG>0 dato T =
ΔY più che proporzionale
Se ΔT>0 dato G
ΔY<0 indirettamente tramite c
(i.e., effetto meno che proporzionale
All’aumentare di c il moltiplicatore aumenta rispetto al moltiplicatore della spesa, visto
che il numeratore < 1)
(1-c) diventa più piccolo e 1/(1-c) più grande
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Qual è l’effetto netto nel caso di una spesa pubblica
finanziata da un pari aumento delle imposte (G = T)?
1
Y 
(G  cT )
1 c
1
Y 
(G  cG)
1 c
1
Y 
G(1  c)
1 c
il moltiplicatore assume valore pari ad
1 e la spesa pubblica si traduce,
ceteris paribus, in un aumento del
reddito esattamente proporzionale
1 c
Y 
G
1 c
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IL MOLTIPLICATORE IN ECONOMIA APERTA
1
Y 
(G  cT )
1 c  m
Effetto moltiplicativo maggiore o minore?
- minore: una parte della DA si rivolge all’estero (tramite le M)
- Tanto minore quanto più grande m (=propensione marginale
all’importazione)
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LEGAME ΔY e ΔBP
1
Y 
X
1 c  m
Saldo finale
di BP?
1) Se c=1, BP in EQUILIBRIO
2) Se c<1, BP in SURPLUS
M  mY
m
M  X
m
m
M 
X
zm
1
Y  X
m
1 c  z  0
m
1
zm
M  X
3) Se c>1?
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E nel caso (più comune) di spesa pubblica non finanziata da
un pari incremento delle imposte?
q Nel caso più comune di spesa pubblica non finanziata da un pari aumento
delle imposte, gli effetti sul reddito risultano essere proporzionalmente
maggiori.
q Per determinarne gli effetti specifici è, tuttavia, necessario tenere in
considerazione le modalità con cui le autorità decidono di procedere al
finanziamento della spesa pubblica in disavanzo.
q Essi hanno a disposizione essenzialmente due modalità:
 l’emissione di titoli del debito pubblico, al fine di approvvigionarsi di
liquidità sul mercato, grazie agli acquisti di titoli effettuati da privati;
 la creazione addizionale di base monetaria (c.d. signoraggio)
© P. Montalbano
FINANZIAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA
TRAMITE EMISSIONE TITOLI DEBITO PUBBLICO
q Spiazzamento finanziario: i.e., sottrazione del S per gli investitori privati ed il
suo impiego per le esigenze di finanziamento della spesa pubblica.
q Effetti: La concorrenza fra l’investitore pubblico e gli investitori privati (es. le
imprese), a parità di risparmio disponibile, produce l’aumento del saggio di interesse
e la conseguente riduzione degli investimenti privati (annullamento effetto
espansivo).
q Quanto è probabile l’effetto spiazzamento?
 Poco se la domanda di moneta è sensibile alle variazioni del tasso di
interesse (grazie all’aumento del S generato dalla minore «preferenza
liquidità»)
 Poco se il sistema è lontano dalla piena occupazione delle risorse (grazie
all’aumento del Y determinato dall’ aumento spesa pubblica)
Quindi effetto spiazzamento è praticamente assente nell’analisi keynesiana
tradizionale.
© P. Montalbano
FINANZIAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA TRAMITE
SIGNORAGGIO
q Il finanziamento del disavanzo può avvenire creando direttamente base
monetaria
q Più specificamente, nei sistemi economici moderni fondati sulla ripartizione delle
competenze fiscali e monetarie fra Tesoreria e Banca Centrale, vendendo titoli del
debito pubblico alla stessa autorità monetaria (direttamente attraverso il conto di
tesoreria o indirettamente rivolgendosi al mercato monetario) che li paga emettendo
nuova base monetaria.
q Il finanziamento del deficit attraverso la creazione addizionale di base
monetaria (c.d. signoraggio) avverrà, tuttavia, a costo di una maggiore inflazione
ed il governo ne beneficerà doppiamente poiché il rialzo inatteso dell’inflazione
ridurrà anche il valore del debito in termini reali (cd. tassa da inflazione).
q Il signoraggio non può tuttavia essere utilizzato all’infinito. La relazione inversa fra
crescita della moneta e saldi monetari reali fa sì che esista un livello del tasso di
crescita della moneta oltre il quale il signoraggio si riduce...(vedi lezione PM)
© P. Montalbano
TEORIA DELL’ “EQUIVALENZA RICARDIANA”
(Barro, 1974)
q «Spiazzamento reale»: fra consumi pubblici e consumi privati (la PF è
inefficace, anche nel BP).
q L’idea alla base dell’“equivalenza ricardiana” è che un aumento del
disavanzo pubblico non determina alcuna influenza sui consumi complessivi
(Ipotesi AR)
q NB: già teoria consumo (Modigliani-Friedman ‘54-’57) ci dice che gli agenti
non fanno scelte di consumo sul reddito corrente ma sul reddito permanente, Yp
(i.e., reddito atteso)
q Quindi, una PF espansiva (aumento imposte e/o aumento spesa pubblica
comunque ripagata i futuro, vedi vincolo di bilancio) non fa variare Yp e quindi
non fa variare i consumi.
q Con ipotesi AR, il risparmio privato aumenterebbe in misura pari al risparmio
pubblico, senza alcun effetto sui consumi (la PF è irrilevante: serve solo a
spostare le imposte dal presente al futuro, senza modificare il comportamento delle
famiglie)
© P. Montalbano
LIMITI EQUIVALENZA RICARDIANA
q Equivalenza saggi interesse: L’ ER assume che l’effetto netto fra
minor risparmio pubblico e maggior risparmio privato sia neutro. In realtà, la
spesa pubblica in disavanzo ha comunque effetti positivi sul reddito nazionale
perché permette al settore privato di prendere a prestito ad un tasso
interesse minore (ipr > ipb).
q Ruolo incertezza: La proposizione di equivalenza ricardiana ipotizza
l’ipotesi di «equivalente certo». Naturalmente, tanto più incerti e lontani nel
tempo saranno i futuri aumenti di imposta agli occhi dei consumatori, tanto
meno è probabile che l’equivalenza ricardiana risulti verificata.
q effetti Imposte vs Debito: L’ER non tiene conto del fatto che le
imposte, a differenza del debito pubblico, provocano effetti distorsivi nel
sistema economico (es. sostituzione del lavoro con tempo libero).
q Ipotesi agente rappresentativo: non coglie il ruolo redistributivo del
debito pubblico fra possessori di rendite e beneficiari della spesa.
© P. Montalbano
EFFETTI DELLA POLITICA FISCALE
SULL’EQUILIBRIO ESTERNO
Y  C  I  (G  T )  ( X  M )
Y  C  I  (G  T )  ( X  M )
G-T= disavanzo settore pubblico
(fabbisogno finanziario da reperire)
S P  I  (G  T )  ( X  M )
( S P  I )  (G  T )  ( X  M )
Condizione Equilibrio Economia aperta con settore pubblico
(G  T )  ( S P  I )  ( X  M )
Teoria dei Deficit Gemelli?
un aumento G o una riduzione T tale da determinare
una situazione di disavanzo pubblico (G>T), se non
finanziata tramite un eccesso S sugli I, deve essere
finanziata dall’estero con aumento degli
investimenti netti dall’estero e conseguente
peggioramento della “ricchezza estera netta” (deficit
BC)
© P. Montalbano