Anno XXXIII, n. 1 RIVISTA DI STUDI ITALIANI Giugno 2015 TRADUZIONI Official History of the Canadian Army in the Second World War ________________________________ Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 By Lt.-Col. G. W. L. NICHOLSON, Deputy Director, Historical Section, General Staff Maps drawn by CAPTAIN C. C. J. BOND Published by Authority of the Minister of National Defence ____________________________________________ EDMUND CLOUTIER, C.M.G., O.A., D.S.P., OTTAWA, 1956 QUEEN’S PRINTER AND CONTROLLER OF STATIONERY Translated by ANGELO PRINCIPE University of Toronto 1331 ANGELO PRINCIPE Presentazione Q uesto volume, scritto dal Ten.-Col. G. W. L. Nicholson, Direttore delegato della Sezione Storica del Personale Generale, è il secondo volume della Storia Ufficiale dell’Esercito canadese nella Seconda Guerra Mondiale. Il primo volume, scritto dal Direttore, tratta dell’organizzazione, dell’addestramento e delle operazioni in Canada, in Bretagna e nel Pacifico durante l’intero periodo di guerra. Il terzo volume, che tratta della campagna nel Nord-ovest europeo, negli anni 1944-45, è in preparazione. Il presente volume descrive in dettagli il ruolo dell’esercito canadese nella campagna italiana—le operazioni che ebbero inizio con l’invasione della Sicilia nel luglio del 1943 si svilupparono in una ardua avanzata lungo la penisola italiana fino alla capitolazione della Germania nel maggio del 1945. In questa campagna soldati canadesi combatterono una serie di dure e sanguinose battaglie sullo storico territorio europeo. Questo resoconto è basato su una più completa ricerca del preliminare volume Sommario Storico Ufficiale, The Canadian Army 1939-1945, pubblicato nel maggio del 1948. I principii generali sui quali questa storia è stata ideata si trovano nella prefazione del I volume. Il quale è principalmente diretto al lettore comune, e particolarmente al lettore canadese che desidera conoscere che cosa aveva realizzato l’Esercito canadese e perché le sue operazioni presero tale corso. Riguardo la documentazione e la ragione di questa storia, sono ugualmente descritte nel I volume. Poiché molti dei documenti citati sono ancora “classified” (segretati), il fatto che sono citati non necessariamente implica che possano essere a disposizione del pubblico. Nel testo, ufficiali e soldati sono designati col grado che avevano durante gli eventi descritti. Le decorazioni si trovano in appendice del testo riferite al nome personale, ma il grado e le decorazioni “finali” sono elencati col nome degli individui nell’indice. Nel caso che, in questo volume, i lettori notassero degli errori o omissioni importanti sono pregati di scrivere al Direttore, Historical Section, General Staff, Army Headquarters, Ottawa. C. P. STACEY. Colonel, Director Historical Section 1332 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 CAPITOLO V L’INVASIONE DELL’ITALIA CONTINENTALE, 3 SETTEMBRE 1943 Translated by ANGELO PRINCIPE University of Toronto Le prime proposte dopo le operazioni in Sicilia N elle prime ore del mattino del 3 settempre 1943, truppe britanniche e canadesi attraversarono lo stretto di Messina e cominciarono ad approdare vicino Reggio Calabria: non c’è stata nessuna opposizione e per la sera era già stata stabilita una base sicura. Al pubblico in generale e alla maggioranza di coloro che presero parte all’invasione della Calabria, l’assalto all’Italia continentale deve essere apparso una sequenza logica della occupazione della Sicilia (campagna “Husky”).1 Ma, esaminando la tecnica della grande strategia della guerra ci si rende conto che le due operazioni appartengono a due fasi distinte. Il Visconte Alessander ha indicato che la conquista della Sicilia ha concluso il capitolo della strategia Nord Africana che era iniziato in Cirenaica, nel giugno del 1940, con la dichiarazione di guerra da parte di Mussolini. Con l’invasione dell’Italia ha avuto inizio un’altra fase della guerra, l’invasione dell’Europa, che portò la campagna a occidente, fino alla completa distruzione dell’esercito tedesco. In questa nuova fase, il teatro di guerra mediterraneo non era più prioritario, né l’area dove venivano dirette le maggiori risorse belliche; ma diventava un teatro preparatorio e sussidiario alla grande invasione con base nel Regno Unito.”2 La Conferenza tenuta a Casablanca non si era interessata delle operazioni che avrebbero potuto essere lanciate nel Mediterraneo dopo la conquista della Sicilia, probabilmente perché gli Alleati non riuscivano a raggiungere un accordo su un punto controverso: il teatro di guerra nel Mediterraneo. La decisione presa ad Anfa Camp rappresentava un compromesso tra le divergenti posizioni degli strateghi inglesi e americani. Pertanto, come dichiarò il Generale Eisenhower, gli Alleati hanno “evitato di impegnarsi in una definita strategia offensiva nell’area mediterranea.”3 Ciò avvenne, perché, 1333 ANGELO PRINCIPE il Comando Militare Americano insisteva nel considerare il nord della Francia “l’area di maggiore pressione contro la Germania”; mentre il comandante delle forze aeree britanniche, il Maresciallo-Generale Sir Charles Portal, dichiarava che “era impossibile dire esattamente dove avremmo dovuto fermarci nel Mediterraneo, poiché speravamo di eliminare definitivamente l’Italia dalla guerra.”4 Gli americani aderivano rigidamente alla tesi che la vittoria in Europa si potesse ottenere solo con la diretta sconfitta della Germania e che altre avventure strategiche, in qualsiasi altro posto diverso del nord-ovest europeo, dovrebbero essere considerate una dispiacevole diversione dall’obiettivo primario* [Il Maggiore Generale M. A. Pope, dal 1942 al 1944, Presidente del personale canadese a Washington, era al posto giusto per giudicare la divergenza tra il pensiero militare americano e quello britannico.]. Gli americani enfatizzavano quello che un osservatore Canadese aveva descritto come “il maggiore punto di divergenza tra gli strateghi inglesi e americani. Gli inglesi sostenevano che la guerra, essendo una scienza soggetta a larghi principii, non poteva essere ristretta dentro regole precise. L’Alto Comando Americano, invece, sembrava avesse in odio cambiare il programma stabilito o lo schema di proposte già accettate negli incontri precedenti.”5 Eppure, come di fatto accadde, gli americani nell’accettare più impegni nel Mediterraneo, si rivelarono più flessibili di quello che le loro tesi avessero suggerito; mentre la susseguente opposizione del comando Britannico alla invasione della Francia meridionale espone, a sua volta, tale Comando all’accusa di essere inflessibile. Questo argomento emerse anche nella discussione alla Conferenza “Trident” del Maggio 1943, la più grande conferenza degli Alleati tenuta a Washington, alla quale parteciparono gli alti comandi militari e civili degli Alleati.6 La convinzione emersa nella conferenza di Casablanca, che nel ’43 ci sarebbe stato uno sbarco sulle coste dell’Europa occidentale, si era solidificata; alla prima sezione plenaria tenuta nella Casa Bianca il 12 maggio, il Presidente Roosevelt pose la più urgente questione della conferenza, “Dopo ‘Husky’ dove andiamo?”7 La numerosa delegazione britannica che era capeggiata dal Primo Ministro stesso, ebbe solo una risposta: altri colpi devono essere immediatamente vibrati contro le forze dell’Asse nel Mediterraneo. Il comandante capo Britannico considerava l’eliminazione dell’Italia “il compito maggiore che abbiamo davanti a noi quest’anno nel teatro europeo”8; Churchill aggiunse, “il collasso dell’Italia sarebbe come una doccia fredda sui tedeschi, e potrebbe essere l’inizio della loro fine.”9 La delegazione inglese sostenne la sua convinzione con stringenti argomenti. La sconfitta dell’Italia obligava la Germania a spostare 35 divisioni per sostituire quelle italiane che occupavano la Grecia, la Iugoslavia e il sud della Francia, o perdere uno o più di questi paesi. Inoltre, l’eliminazione della marina italiana liberava le forze 1334 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 navali alleate nel Mediterraneo e la Corsica e la Sardegna sarebbero divenute basi da dove gli Alleati avrebbero potuto, nella privamera, minacciare il sud della Francia, appoggiando l’operazione “Roundup”. E, infine, il collasso dell’Italia avrebbe indotto la Turchia a fare causa comune con gli Alleati. Churchill concluse il suo intervento dicendo che sembra, soprattutto, “impossibile pensare che noi restiamo inattivi durante questi mesi critici, mentre la Russia ingaggia circa 185 divisioni (escludendo le 14 G.S.F. impegnate sul fronte orientale*)[Le Divisioni Aeree Campali tedesche (Luftwaffen-Felddivisionen) furono orginariamente formate nel 1942 da personale superfluo della Luftwaffe e vennero impiegate come formazioni copre-buchi (“stop-gap”)].”10 Questi argomenti non convinsero subito gli Americani che erano venuti alla conferenza preparati ad ottenere una ferma decisione per un assalto oltre il Canale (della Manica) nella primavera del 1944, una immediata e vigorosa offensiva aerea contro il potenziale di guerra tedesco, e il lavoro preliminare per concentrare in Inghilterra il personale per sostenere questi due progetti.11 Con l’obiettivo fissato sul fronte nord-ovest d’Europa, il comando americano non credeva che, lanciando una offensiva nel Mediterraneo nel 1943, fosse così importante da costringere la Germania a sottrarre forze dal fronte russo. E, inoltre, gli americani temevano che tale campagna avesse dissipato molte energie impedendo la concentrazione delle forze necessarie in Inghilterra per aiutare Stalin, costringendo la Germania a ritirare truppe dal fronte russo per impiegarle sul fronte settentrionale europeo.12 Pertanto proposero di intraprendere dopo Husky soltanto “limitate operazioni offensive” nell’area mediterranea. Lo scopo di queste operazioni avrebbe dovuto essere tale da “distruggere il potenziale bellico italiano con continui attacchi aerei dalle basi mediterranee; continuare il supporto alla Russia impegnando le forze dell’Asse in modo da facilitare anche le operazioni miranti ad attraversare il Canale e per mantenere la sicurezza e le comunicazioni nell’area mediterranea.” La capacità delle forze impiegate doveva essere ristretta e tale da non pregiudicare il successo della invasione del nord-ovest della Francia, nel 1944. Gli strateghi americani non lasciarono alcun dubbio sulla loro posizione di non attraversare lo stretto di Messina, specificando che “le forze terrestri e navali degli Stati Uniti non sarebbero state impegnate nel Mediterraneo a est della Sicilia.”13 Una possibilità per riconciliare queste diverse posizioni apparve nel comune atteggiamento riguardo l’offensiva nel nord-ovest europeo. Gli Americani non erano contro le operazioni nel Mediterraneo in sé, ma in quanto queste avrebbero potuto interferire nell’assalto attraverso il Canale. Su tale assalto gli inglesi erano d’accordo, ma erano preoccupati che si perdesse l’occasione propizia di sferrare un colpo serio al nemico. In un aspetto del 1335 ANGELO PRINCIPE problema, ambo le parti la pensavano allo stesso modo: un certo impiego doveva essere trovato per le forze nel Mediterraneo durante i mesi dalla fine della campagna in Sicilia (“Husky”) e l’inizio dello sbarco in Normandia. Churchill espresse il parere degli inglesi con le parole seguenti: Supponiamo che “Husky” fosse completato per la fine di agosto, cosa avrebbero dovuto fare queste truppe per 7 o 8 mesi, fin quando l’operazione di attraversare il Canale potesse avere inizio? Certamente non avrebbero potuto stare senza far nulla, ed egli [Churchill] non poteva contemplare un periodo così lungo di inattività. Questo avrebbe avuto un severo effetto nelle relazioni con la Russia che stava sotto un peso così sproporzionato.14 Eventualmente un compromesso venne raggiunto. Da una parte, gli inglesi aderirono alla data e alla consistenza della forza necessaria per l’invasione attraverso il Canale (al quale venne subito dato il nome in codice di “Overlord”). Da parte sua, il Comando Generale americano, miticando la sua opposizione, accettò che ci sarebbero state successive operazioni nel Mediterraneo purché avessero obiettivi limitati. Il rapporto finale sottoposto al Presidente e al Primo Ministro conteneva la risoluzione accettata dal comune Comando Generale (Chief of Staff): “Il Comando Supremo degli Alleati (Allied Supreme Command) in Africa settentrionale verrà informato a programmare urgentemente quelle operazioni che, approfittando del successo di ‘Husky’, potrebbero eliminare l’Italia dalla guerra e, quindi, impegnare al massimo le forze tedesche.”15 Seguì la lista delle limitazioni. La decisione di quali operazioni specifiche intraprendere era riservata al comune Comando Generale. Nel suo teatro di operazioni, il Generale Eisenhower non avrebbe avuto nuove forze; anzi, quattro divisioni americane e tre britanniche, sotto il suo comando, sarebbero state trasferite, dopo il I novembre, nel Regno Unito. Eisenhower perdeva anche la forza aerea ch’era stata aggiunta per le operazioni della campagna “Husky”; e il numero delle imbarcazioni navali da lui richieste avrebbe dovuto essere presentato al comune Comando Generale per essere approvato. Queste riduzioni avrebbero lasciato ad Eisenhower 27 divisioni come guarnigione nelle operazioni dopo la campagna in Sicilia (“Husky”); e per la forza aerea poteva contare su 3648 aerei di vario tipo.16 A conclusione della Conferenza di Washington, Churchill, il Generale Brooke e il Generale Marshall si recarono in aereo in Africa per discutere con Eisenhower, il quale li ricevette nella sua villa ad Algieri. Il Primo Ministro “ha impiegato la sua migliore eloquenza nel dipingere un quadro roseo delle opportunità che si sarebbero aperte agli Alleati dalla vittoria in Sicilia.”17 Non c’era stato nessun tentativo di intraprendere un’operazione dopo “Husky”: questo venne lasciato ad Eisenhower.18 C’era un accordo generale che, 1336 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 sfruttando il successo delle operazioni in Sicilia, si dovrebbe aprire la strada all’invasione dell’Italia meridionale; ed era stato discusso la grande utilità dell’areoporto di Foggia e, riguardo la necessità di assicurarsi un grande porto, venne indicato quello di Napoli.19 I rappresentanti britannici non suggerirono affatto che le operazioni avrebbero potuto essere estese fino al nord Italia; poiché era ben conosciuta l’opposizione americana ad ogni iniziativa che potesse indebolire il successo di “Overlord” (l’operazione nel canale della Manica), e sia Eisenhower che Marshall si opposero decisamente a destinare truppe alleate alla “campagna finale per vincere la guerra contro l’Italia”.20 Pur non di meno, alla fine della riunione, Churchill suggerì che “catturare Roma, con o senza l’eliminazione dell’Italia dal conflitto, sarebbe un grande successo per le nostre forze operanti nel Mediterraneo.”21 Era il 26 maggio, il giorno che il Comando Generale Unito riunitosi a Washington chiese a Eisenhower di preparare in fretta un piano per le operazioni dopo-Husky. Lo Stato maggiore del Generale Alexander (conosciuto allora come quartiere delle Forze 141) era completamente ingaggiato nella imminente invasione della Sicilia; pertanto il comando Generale aveva delegato al Comando delle Forze Alleate, operante nel Mediterraneo, la responsabilità di individuare tutte le possibilità di azione presentate dalla lunga e vulnerabile costa Italiana. Siccome la decisione finale su quale operazione adottare dipendeva dal progresso e dal risultato della campagna siciliana, il piano preliminare doveva essere flessibile. Inoltre, la possibilità di una conclusione della campagna siciliana prima del previsto richiedeva decisioni urgenti e, quindi, il compito degli addetti all’elaborazione del piano fu più difficile. Incominciarono a individuare i punti più adatti per l’assalto all’Italia e, la presenza delle truppe di Mussolini lungo l’intera costa nordica del Mediterraneo da Thrace ai Pirinei e nelle isole, presentava una lunga lista di possibili obiettivi. Era però chiaro che l’invasione della Penisola fosse la via più sicura per eliminare dalla guerra il partner meridionale dell’Asse.22 Riguardo l’invasione dell’Italia era stato immediatamente fissato un punto cardinale: lo “sbarco non poteva avvenire oltre i limiti dell’autonomia degli aerei di bombardamento”.23 Considerando l’autonomia degli Spitfires di 180chilometri (col serbatoio per lungo percorso) e basati sugli aeroporti del nordest della Sicilia, gli Spitfires potevano operare dentro un perimetro che racchiudesse la penisola calabra, la costa Tirrenica appena a nord di Salerno, e le coste del golfo di Taranto, quindici chilometri, circa, a sud della città stessa (vedi mappa 8). Il porto di Napoli e la base navale di Taranto non potevano essere raggiunti; mentre dentro l’area accessibile della Calabria e della Lucania non c’erano obiettivi tali che perduti avrebbero costretto gli Italiani ad “arrendersi”. Da questa situazione erano emerse due possibili vie di azione: 1337 ANGELO PRINCIPE saltare nella punta dello stivale e avanzare verso nord; ma il nemico favorito dal terreno poteva bloccare l’avanzata con minimi sforzi. Oppure sbarcare tanto lontano a nord quanto la copertura aerea lo permettesse e vicino ad obiettivi militari importanti. Per adesso (eravamo alla fine di maggio) le più audaci considerazioni vennero rimandate, poiché lo sbarco in Sicilia (“Husky”), non era ancora avvenuto e, quindi, non avevano messo alla prova né la forza anfibia degli Alleati, né rivelato ancora il valore combattivo delle truppe italiane in difesa della loro Patria.24 Un memorandum emanato dalla A.F.H.Q. [Quartiere Generale delle Forze Alleate] il 3 giugno indicava lo schema generale al quale sarebbe seguito il piano dettagliato che indicava l’assalto a Reggio Calabria e la cattura (con l’avanzare delle truppe o con attacchi dal mare) del campo d’aviazione e del porto di Crotone, a cento chilometri lungo la costa orientale. Tali operazioni potevano essere sia responsabilità delle formazioni ingaggiate in Sicilia (Husky), o da forze ch’erano ancora in nord Africa. Essendo l’Ottava Armata impegnata nella campagna in Sicilia era più ragionevole impiegare le forze ch’erano in Africa.25 Due Comandi di Corpo d’A. del Comando centrale (“corps headquarters”) erano a disposizione in Nord Africa; e il 5 giugno vennero poste sotto il comando delle Forza 141 per preparare i piani per l’invasione dell’Italia continentale.*[Una analisi della disponibilità del Comando e delle Unità (Headquarters and Units), rivela in un memorandum emanato dalla A.F.H.Q. il 3 giugno che la I Divisione canadese era nella campagna “Husky”, e la I Brigata corazzata canadese pronta per le operazioni contro l’Italia continentale.]. Il Generale Alexander designò il 10o Corpo d’A. Britannico per l’assalto a Reggio (e a tale assalto diede il nome, in codice, “Buttress”), e per un assalto anfibio a Crotone (Operazione “Goblet”) designó il V Corpo d’A. britannico. La data provvisoria per l’operazione “Buttress” era il I settembre e per l’Operazione “Goblet” il I ottobre; quest’ultima aveva anche lo scopo di assistere sul territorio l’avanzata da Reggio. Riguardo la campagna in generale non c’erano illusioni, sarebbe stata difficile e lenta.26 Nell’operazione venne impiegato un altro contingente. Gli strateghi della A.F.H.Q. avevano considerato cosa si dovesse fare dopo la conquista della Sicilia se il nemico fosse stato così fortemente trincerato da rendere l’invasione del territorio continentale un’operazione impraticabile. Quindi gli Alleati erano forzati a contemplare la riluttante possibilità di impiegare sei divisioni (il numero massimo che poteva essere mantenuto in Calabria). Sbarcati in Italia avrebbero dovuto, costretti da una forza nemica superiore, difendersi e passare l’inverno nella punta dello stivale. Pertanto l’idea di catturare la Sardegna (Operazione “Brimstone”) venne, come già accennato, respinta a Casablanca, ma ora venne riconsiderata e il Comandante Generale della V Armata americana venne incaricato a preparare il piano per tale impresa. Più o meno allo stesso tempo (il 15 giugno), al Generale Henri H. Giraud (comandante delle forze francesi in Nord Africa e Presidente aggiunto 1338 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 del Comitato Francese delle forze di Liberazione) venne chiesto di nominare un comandante dello stato maggiore per allestire un piano per la liberazione della Corsica (Operazione “Firebrand”).27 Alla fine di giugno, nel riportare questi vari piani alternativi al congiunto Comando Generale, Eisenhower disse che egli non poteva dire con certezza quale corso seguire “finché il probabile risultato di ‘Husky’ [la campagna siciliana] non fosse evidente.”28 Per la metà di luglio, il progresso soddisfacente della campagna in Sicilia incoraggiò gli strateghi Alleati a guardare a una fine vicina della resistenza nemica nell’Isola e, quindi, pensare a più audaci iniziative di quelle che avevano considerato in precedenza. Il 17, il Generale Eisenhower tenne una conferenza a Cartagine alla quale erano presenti i generali Alexander, Cunningham e Tedder. Era ormai chiaro che la campagna “Husky” sarebbe finita per il 15 agosto; pertanto, sarebbero state necessarie azioni immediate degli Alleati, per minimizzare gli sforzi tedeschi miranti a rinforzare la difesa dell’Italia meridionale. A questo fine tutti i comandanti furono d’accordo: prepararsi a diverse operazioni possibili contro l’Italia continentale. Agli assalti a Reggio (“Bruttress”) e a Crotone (“Goblet”) già contemplati, vennero aggiunti altre proposte: un piano “Bruttress” modificato nella forma in modo da sfruttare attraverso lo Stretto, con l’assistenza di una o più divisioni dal Nord Africa, le formazioni della Ottava Armata ch’erano già stanziate in Sicilia. Attaccare continuamente con piccoli nuclei anfibi il nemico ai fianchi, lungo la costa calabra; introdurre una forza di rinforzo a Napoli dopo che le forze terrestri avrebbero catturato il porto; e intraprendere una larga operazione anfibia (col nome in codice “Musket”*)[Una “Analysis of Availability of Headquarters and Units”, emanata col Memorandum A.F.H.Q. il 3 giugno, rivela che la I Divisione canadese era disponibile per le operazioni in Sicilia (Husky). Ma contro il territorio continentale italiano include la disponibilità della I Brigata corazzata canadese.] contro Taranto, organizzata dalla Quinta Armata Americana29 e lasciare al Generale Giraud la responsabilità di preparare l’assalto contro la Sardegna.30 Questa era la situazione il 25 luglio, ma la caduta di Mussolini introdusse nei piani di guerra un nuovo e inaspettato fattore. Benché gli strateghi avessero correttamente considerato che il popolo italiano era molto apatico per sollevarsi contro le autorità fasciste, non avevano però tenuto in considerazione che il complotto di una piccola cricca di generali, organizzando “una rivoluzione di palazzo”, avrebbe deciso che era giunto il momento per la capitolazione d’Italia. Queste nuove circostanze convinsero i comandi Generali degli Alleati, in una riunione tenuta a Cartagine il 26, che il momento fosse propizio e quindi rischiare. Già il 17 luglio, i Comandi Alleati avevano segnalato al Generale Eisenhower che avevano preso in considerazione “la possibilità di uno sbarco delle truppe anfibie a Napoli, 1339 ANGELO PRINCIPE invece che in Sardegna”; e gli telegrafarono di iniziare immediatamente a pianificare questa operazione.31 Il giorno successivo A.F.H.Q. diede istruzioni al Generale Mark W. Clark, comandante della Quinta Armata, di preparare il piano per impossessarsi dei due vicini obiettivi, il porto e l’aeroporto da usare “come basi sicure per altre operazioni offensive.” Il 7 settembre fu la data stabilita per queste operazioni (dal nome in codice “Avalanche”) e la baia di Salerno era il primo obiettivo dell’offensiva. Le forze a disposizione del Generale Clark sarebbero state il VI Corpo d’A. U.S., che prima era destinato all’assalto della Sardegna, e il 10o Corpo d’A. britannico, che prima doveva intraprendere l’Operazione “Buttress”.32 La decisione di intraprendere l’offensiva “Baytown” Verso la fine di luglio, le possibilità di successo erano ancora considerate con molta cautela; lo sbarco a Salerno era visto come un’alternativa allo sbarco prioritario in Calabria. Le operazioni proposte contro il sud della Calabria erano essenzialmente divenute compito dell’Ottava Armata. Il comando dell’Armata aveva dichiarato di “portare la guerra in Italia con due Corpi d’A., il 13o sulla destra di Reggio e il 10o (Trasferito dall’Africa) sulla sinistra, presso Gioia [Tauro] (a 35 chilometri da Reggio, lungo la costa occidentale); il tutto era una normale operazione dell’Ottava Armata.”33 L’assalto del 13o Corpo d’A. doveva essere attuato durante il giorno e appoggiato dal fuoco di tutta l’artiglieria disponibile e di bombardamenti aerei, impegnando tutti i velivoli a disposizione. Il nome in codice di questo attacco era “Baytown”, per distinguerlo dall’operazione del 10o Corpo d’A. che riteneva il nome “Buttress”.34 Le risorse, i mezzi di approdo e di trasporto non erano sufficienti per tre assalti separati, e mentre le prospettive di successo di “Avalanche”, lo sbarco a Reggio, aumentavano, quelle di “Bruttress” diminuivano. Il 7 agosto Eisenhower spiegò, con enfasi, ad Alexander “la maggiore desiderabilità di provare con ‘Avalanche’”, indicando che questo dipendeva dalla “possibilità di lanciare truppe dalla Sicilia nella penisola calabra senza impiegare dieci Corpi d’A., troppi per il ridotto numero dei mezzi da sbarco.” Il Comandante Supremo espresse la convinzione che se si fosse rivelato necessario intraprendere sia “Baytown” che “Buttress”, sarebbe stato impossibile intraprendere “Avalanche” nel 1943, aggiungendo, “mi dispiacerebbe moltissimo comunicare tale conclusione al Comune Comando Supremo e al Primo Ministro e al Presidente.”35 Montgomery inoltrava con urgenza al comando del 15o Gruppo d’Armate “la richiesta del decimo Corpo d’A.”, sostenendo che “fosse prioritaria.”36 Ma il Comando Supremo, riunitesi il 13 agosto, raggiunse un accordo generale, secondo il quale, “ogni sforzo deve essere fatto per intraprendere ‘Avalanche’; e il decimo Corpo d’A. ben 1340 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 equipaggiato e con mezzi da sbarco adeguati potrebbe essere impiegato sia nella operazione ‘Baytown’ che, se fosse necessario, in ‘Buttress’”.37 La scelta finale venne fatta dal Comando Supremo nella conferenza tenuta il 16 agosto a Cartagine. I combattimenti in Sicilia erano terminati; infatti, il mattino seguente il Generale [tedesco] Hube avrebbe lasciato la Sicilia su l’ultima imbarcazione nemica che lasciava l’isola. Era risaputo che le truppe tedesche, reduci della campagna siciliana, venivano rinforzate con nuovi reparti fatti venire in fretta dalla Germania; eppure, malgrado questo accelerato rinforzo e l’incerta posizione dell’Italia, “venne deciso di invadere massicciamente l’Italia, appena possibile, col più audace tra i piani considerati.”38 Alla prima data possibile (probabilmente tra il 1 e il 4 settembre, soggetta alla decisione del Generale Alexander), il 13o Corpo d’A. avrebbe approdato in Calabria. Dopo, il 9 settembre, la V Armata avrebbe lanciato l’assalto principale contro Salerno impegnado due Corpi d’A. della Quinta Armata, il 10o, comandato dal Generale di Corpo d’A. Sir Richard L. McCreery, e il 6o dell’Esercito Americano, sotto il comando del Generale di divisione Ernest J. Dawley. Le Operazioni “Buttress” e “Musket” vennero cancellate, e il piano (“Goblet”), sbarcare a Cotrone, da completare se praticabile (non fu mai attuato) venne lasciato al V Corpo d’A.. La Sardegna e la Corsica rimasero fuori dal piano strategico e, quindi, il piano del Generale Giraud non si era rivelato necessario perché i tedeschi eventualmente si ritirarono in fretta da ambo le isole, fatto che probabilmente rimpiansero dopo. Il 17 agosto la V Armata passò sotto il comando del 15o Gruppo di Armate (Army Group), e il quartiere generale di Alexander assunse la responsabilità di ambo le operazioni: “Avalanche” e “Baytown”.39 Possono essere riportati qui due incidenti, senza nessuna relazione tra loro, che accaddero il giorno prima che il Comando Alleato decidesse l’assalto a Salerno e a Reggio. Un documento trovato tra le carte private di Mussolini revela che il 15 agosto un gruppo di politici e militari dell’Asse capeggiati dai Generali, Jodl, leader del comando militare dell Forze Germaniche, e il Capo del Comando Militare Italiano, Generale Roatta, si incontrarono fuori Bologna per discutere alcuni aspetti della comune difesa della Penisola. Dovevano decidere dove sarebbe potuto avvenire la prossima azione degli Alleati. Jodl expresse il parere dell’Alto Comando Germanico: Due vie sembra siano aperte al nemico e non possiamo decidere quale sarebbe la più probabile: operare verso la Calabria-Puglia e, in un secondo tempo, come obiettivo i paesi balcanici; o verso la SardegnaCorsica con obiettivo la Francia. Il comando O.K.W.[Alto comando forze armate] non crede che il piano del nemico sia di invadere l’Italia, cominciando dalla Calabria e avanzare lungo la Penisola.40 1341 ANGELO PRINCIPE Nello stesso giorno a Madrid, l’assistente di Roatta, il Generale di brigata Giuseppe Castellano, si recò dall’Ambasciatore inglese con credenziali che provavano che aveva la piena autorità del Maresciallo Badoglio di dire, come dopo venne riportato da Churchill alla Camera dei Comuni, che, “quando gli Alleati sbarcheranno in Italia, il Governo italiano sarebbe pronto ad affiancarsi a loro contro i tedeschi; e quando potrebbero venire?”41 Gli eventi che si svilupparono con la visita di Castellano, culminati con la firma dell’Armistizio da parte dell’Italia, saranno trattati in un seguente capitolo. In generale, però, questi eventi non hanno avuto effetto sulla decisione degli Alleati di sbarcare attraversando lo Stretto sul territorio italiano e quindi i preparativi continuarono alacramente. Come abbiamo già visto, la I Divisione canadese era stata provvisoriamente scelta per partecipare all’assalto con l’Ottava Armata. Il Governo canadese diede la propria approvazione il 16 agosto, il Generale Stuart da Ottawa, rispondendo a una domanda del Generale McNaughton, fece sapere che Poco dopo aver ricevuto il messaggio, quì vennero scambiati opinioni tra gli alti livelli per sfruttare immediatamente la situazione e hanno chiesto se fosse possibile impiegare i canadesi nell’attacco all’Italia. La risposta è stata favorevole.42 Alla Conferenza “Trident”, il Canada non era rappresentato, ma il P.M. Mackenzie King ha ricevuto da Londra un rapporto sommario della discussione tenuta a Washington il 5 giugno; nel rapporto venivano descritte, in linee generali, le operazioni che il comune Comando Supremo aveva “approvato nel concepire la strategia generale.” In questa strategia era inclusa la risoluzione “di mettere a disposizione nel Mediterraneo le forze necessarie per eliminare l’Italia dalla guerra e impegnare al massimo i tedeschi.”43 In una riunione tenuta in Québec col Comando Supremo delle forze britanniche, all’inizio della conferenza “Quadrant”, il Comando Supremo canadese*[Composto dallo Amm. P.W. Nelles, dal Generale Kenneth Stuart e il Mar. dell’Aurenatica L. S. Breadner.] è stato informato dei futuri piani strategici degli Alleati. La necessità di continuare le operazioni contro l’Italia venne considerata favorevolmente e venne informato anche delle tre alternative possibili (“Baytown”, “Buttress” e “Avalanche”) che avevano lo scopo di sfruttare la conquista della Sicilia.44 Alla conferenza, Churchill incontrò il P.M. King; si presume che questa sia stata l’occasione per una discussioni ad “altissimo livello” tra loro due. Pianificare “Baytown” In preparazione per “Baytown”, il Generale Montgomery ebbe il duplice 1342 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 incarico “di assicurare una testa di ponte in Calabria, in modo che le nostre forze navali potessero operare nello Stretto di Messina”. E di inseguire la ritirata del nemico “con tutte le forze disponibili, tenendo in mente che l’estensione nella quale le sue forze possono tenere impegnato il nemico nell’estremo sud d’Italia, ‘the toe’, è il massimo contributo che le sue forze possono dare all’operazione ‘Avalanche’”.45 Il comandante dell’Ottava Armata inizialmente decise di impiegare solo il 13o Corpo d’A., assaltando con due divisioni a nord di Reggio: la Divisione canadese sulla destra, e la V Divisione britannica sulla sinistra. L’assalto era appoggiato da attacchi aerei, bombardamenti navali e dal fuoco del 30o Corpo d’artiglieria, situato lungo lo Stretto a Messina. Il 14 agosto, dal Quartiere Generale, per ordine del Generale Dampsey, vennero diramate le istruzioni preliminari, comunicando alle formazioni interessate fino al più basso livello gerarchico gli ordini dettagliati e i preparativi necessari. La V Divisione iniziava l’assalto con due brigate; e i Canadesi sbarcavano con una intera brigata. Quando le spiagge lungo la costa collinosa erano state assicurate, le divisioni avrebbero ripreso il proprio obiettivo originale—la V Divisione il paese di Villa San Giovanni, e la Divisione canadese la città di Reggio e l’aeroporto reggino.46 (vedi mappa 6). Secondo il Piano dettagliato del Generale Simonds che apparve il 17 agosto, la III Brigata canadese avrebbe iniziato l’assalto; il giorno seguente il personale della Marina Reale si sarebbe stabilito nel Quartiere Generale della Divisione del Generale Penhale e vi rimaneva il tempo necessario per stabilire i dettagli del piano comune. Nella Casa Norfolk mancavano completamente i conforti: gli affondamenti di luglio avevano causato la mancanza di tende, di materiale d’ufficio e di telefoni; e col caldo torrido e il tormento delle mosche, il lavoro si rendeva straordinariamente pesante. Durante la notte la temperatura, nelle tende degli uffici oscurati, arrivava a 100 gradi Fahrenheit. Pur non dimeno, fu fatto dell’ottimo progresso e, il 24 agosto, quando il Generale McNaughton visitò la Sicilia gli fu possibile attendere ai rapporti presentati dagli ufficiali della Divisione fino ai comandanti di battaglione o unità equivalenti.47 La Penisola calabra, la punta dello stivale italico, sarebbe tra poco diventata il portale di entrata delle forze armate Alleate nel continente Europa. Dall’istmo di Castrovillari, segnato dalla curva ovest del Golfo di Taranto, la Penisola si estende per 130 chilometri fino a Capo Spartivento, l’estremo punto meridionale. L’esile istmo di Catanzaro, un corridoio di terra tra il golfo di Sant’Eufemia e quello di Squillace, misura meno di venti chilometri da mare a mare, e congiunge la regione montana della punta dello Stivale con la grande massa dell’altopiano della Sila, che ricopre la zona nord della Calabria. Tre grandi altipiani dominano la Penisola Calabra –la Sila nel nord, le Serre 1343 ANGELO PRINCIPE nel centro, e l’Aspromonte nel sud. Queste formazioni granitiche sono di altezza impresionante, con pareti scoscese e terrazze laterali. L’enorme gobba dell’Aspromonte copre circa 20 chilometri in un lato e si innalza, nella cima di Moltalto, a 1900 metri sopra il livello del mare. Tra il mare e la serie di piattaforme che formano le colline, c’è poco spazio per pianure. Le più estese sono la terra arabile che si trova sui golfi, da un lato e dall’altro della costa; lungo il litorale ionico, dove la pendenza è meno scoscesa, si estende una lunga, stretta spiaggia da Capo Spartivento fino all’istmo di Catanzaro. L’intera linea costale dalle rive del Golfo di Taranto fino alle sponde orientali della Sicilia era, un tempo, costellata da fiorenti colonie della Magna Grecia; e i nomi contemporanei di Reggio, Locri e Crotone richiamano le glorie delle prime città stato di Rhegium, Locrium e Croton. Durante il medio evo le incursioni marine di predoni Vandali e Saraceni costrinsero molti degli abitanti dei paesi litorali a rifugiarsi nell’interno. Alcuni dei villaggi, che essi costruirono sui promontori delle colline dominanti a pochi chilometri nell’interno, si affacciano sulla costa; altri vennero costruiti in quasi inaccessibili promontori collinosi del selvaggio Aspromonte e della Sila. Con la relativa sicurezza dei tempi moderni, molti di questi “paesi terrazza” svilupparono piccoli nuclei abitati e villagi sulla striscia di terra lungo la costa—alcuni di questi paesetti si dedicarono all’agricoltura, altri alla pesca, altri vennero usati come spiaggia o “Marina”, per la gente del vicino paese dominante. La topografia della Calabria presenta delle difficoltà nella viabilità, raramente superate da quelle presenti in ogni altra regione del Paese. L’autostrada che circonda la penisola—in larga parte costruita a ridosso della strada ferrata che abbraccia tutta la linea costale—fornisce due maggiori vie di transito per raggiungere il nord, la tirrenica e la jonica. Due strade interne importanti si snodano superando i grandi ostacoli dello Aspromonte e delle alture che si estendono fino alla formazione delle Serre, il ripido degradare della strada e le curve sono più frequenti in questa regione che in ogni altra parte d’Italia, eccetto per le Alpi. La più a sud di queste strade, l’autostrada 112 che da Bagnara, sulla costa occidentale, attraversa l’interno della regione fino a Bovalino Marina, nella costa orientale, si estende per 63 chilometri. Più a nord, la meno tortuosa autostrada 111 congiunge Gioia Tauro e Locri. Suppliscono questi capolavori di ingegneria poche strade secondarie che connettono l’interiore della penisola calabra; la più importante di queste era quella da Melito, il punto sud più estremo, che attraversa tutto l’Aspromonte fino a raggiungere il centro tra la costa orientale e quella occidentale; da qui una strada discende 800 metri fino a raggiunge Reggio.48 L’istmo di Catanzaro fu il primo importante obiettivo del Generale Montgomery e secondo il suo piano era compito della quinta Divisione sferrare l’attaco principale lungo il litorale occidentale, mentre la Divisione canadese avrebbe attaccato da Reggio verso est, attraverso le montagne, e poi 1344 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 avrebbe avanzato verso nord lungo l’asse centrale. Non c’erano abbastanza risorse per intraprendere un’operazione anche lungo l’autostrada della costa orientale ch’era attraversata da numerosi fiumi, trafori stradali e pareti rocciose al ridosso della strada che avrebbero dato al nemico illimitate possibilità. Per assicurarsi il fianco destro dalle interferenze del nemico, il Comandante dell’Armata decise di inviare un commando per distruggere la strada vicino Melito. (I Plotoni di ricognizione del III Comando furono fatti sbarcare durante la notte per tre notti consecutive, ma il mal funzionamento delle loro radio non gli permise di inviare messaggi e, quindi, il 30 agosto l’incursione venne annullata).49 La selezione di spiagge da essere prese d’assalto non presentava molte difficoltà, poiché la scelta era limitata. Quella parte della costa calabrese lavata dallo Stretto di Messina virtualmente non aveva nessun piano costale perché l’Aspromonte spingeva il tallone del piede proprio nel mare, e soltato una striscia di terra permetteva il passaggio della autostrada e della ferrovia. I ripidi fianchi delle montagne erano percorsi da numerosi torrenti conosciuti come fiumare i cui larghi letti di sabbia e ghiaia, asciutti la maggior parte dell’anno, di notte erano chiaramente visibili dalle sponde siciliane come strisce bianche contro le scure pareti delle colline fittamente alberate. Per prevenire allagamenti durante la stagione delle piogge, gli italiani proteggevano la parte coltivata lungo i fertili pendii con muretti di cemento, una pratica che precludeva l’uso di veicoli dalle adiacenti spiagge. Da Villa San Giovanni, stazione terminale del Traghetto da Messina e punto di trasferimento dei treni per la Sicilia, l’autostrada N. 18 seguiva la linea costale per Reggio, a sette chilometri a nord, attraversando il letto asciutto di due larghi corsi d’acqua montani (la fiumara di Catona e la fiumara di Gallico), e una serie di corsi d’acqua minori. A sud di Gallico la costa si curva formando due ben distinte piccole baie, separate da un torrente incanalato, il Torbido, una fiumara che entrava nel mare a circa un miglio dalle periferie di Reggio. Il settore scelto per l’approdo del 13o Corpo d’A. si estendeva per circa 5000 metri a nord della città e abbracciava le due baie. La baia nord era assegnata alle due brigate d’assalto della 5a Divisione (la 17a sulla sinistra e la 13a sulla destra); la III Brigata canadese sarebbe approdata nella baia sud, tra la foce del Torbido e Santa Caterina, un suborgo di Reggio.50 Il nome in codice del settore canadese era “Fox” (volpe), ed era suddiviso in due parti: “Amber”, la spiaggia nord, e “Green”, la spiaggia sud. Benché strette, queste due spiagge avevano le caratteristiche necessarie per un approdo d’assalto. Un tratto di sabbia dura, leggermente in pendenza, e larga da 25 a 50 metri, si estendeva, dalla bocca del Torbido, verso sud per circa 750 metri. La possibilità di approdo con mezzi di sbarco era stata documenta 1345 ANGELO PRINCIPE da fotografie prese dall’aereo; in queste fotografie si vedeva il nemico scaricare, durante l’evacuazione dalla Sicilia, le proprie imbarcazioni. Dietro la spiaggia, nella parte più larga che segnava il lato nord della baia, c’era, al di là della spiaggia, un pezzo di terra a semicerchio poco coltivata, abbastanza largo per installare le varie e numerose attrezzature marine della Sezione manutenzione. Nella parte più lontana, lungo la spiaggia, c’era la ferrovia che qui passa sopra un massicciata alta 20 metri e, oltre la ferrovia, c’era l’autostrada. Una serie di sottopassaggi lungo la linea ferroviaria menavano su l’autostrada. Anche qui il nemico diede la risposta alle domande dei pianificatori canadesi; poiché le fotografie prese dall’aereo rivelavano le tracce di ruote che dalla battigia portavano verso questi sottopassaggi.51 Secondo i rapporti dei servizi d’Informazioni della divisione, le difese nemiche tra Villa San Giovanni e Reggio non erano formidabili ed erano essenzialmente formate da postazioni per mitragliatrici, ed occasionalmente dal tipico pezzo di 47-mm anticarro italiano. Nella spiaggia dove approdava la V Divisione c’era qualche pezzo di reticolato, ma niente sulla spiaggia “Fox”, dove approdavano i Canadesi. Riguardo le costruzioni di difesa costale lungo il territorio venne riportato ch’erano abbandonate, oppure le aperture per le bocche da fuoco erano strette e non permettevano ai pezzi di artiglieria di colpire la spiaggia. Questi fortilizii erano stati costruiti per sparare contro le navi in mare e non potevano essere utilizzati per colpire lungo la spiaggia. Finite le ostilità in Sicilia, queste batterie costali sparavano sporadicamente, colpendo il litorale tra Messina e Scaletta; ma per il 28 agosto, il 30o Corpo di artiglieria s’era piazzato vicino allo Stretto e il suo programma anti-batterie diminuì di molto l’attività dalle coste italiane. Il fulcro del sistema difensivo nelle prossimità di Reggio, il principale interesse della divisione canadese, era concentrato in due collinette, a circa un miglio a nord-est dell’abitato e appena dietro la spiaggia “Fox”. Uno di questi posti si sapeva che fosse abbandonato ma l’altro, più a nord situato su una collina di 305 metri, secondo quanto si seppe dopo, era equipaggiato con cannoncini italiani di 280mm dalla gettata di circa 7000 metri.52 La disposizione del nemico in Italia I servizii informazioni degli Alleati avevano stabilito l’ordine di battaglia dell’esercito italiano in Calabria con tale precisione che venne infatti confermato dai documenti catturati al nemico. Era accertato che gli italiani contavano, in Calabria come in Sicilia, sopra un sistema di difesa costale statico, presidiato da truppe53 il cui morale e capacità combattiva erano considerati, come confermato dalla esperienza, deboli. Le forze italiane nel sud della Penisola consistevano in tre Corpi d’A., il 9o collocato a Bari per la difesa della Puglia, il 19o stabilito a Napoli, e il 31o a Catanzaro. Tutti i tre erano sotto il comando della Settima Armata che aveva 1346 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 la sede a Potenza. Il 31o Corpo d’A., che aveva il compito di difendere la Calabria, era formato da quattro divisioni costali (la 211a, la 212a, 214a e la 227a), e una divisione campale (la Mantova) stazionata a nord dell’istmo di Catanzaro, nel territorio di Cosenza, e presumibilmente aveva il ruolo di contrattacco. Il dubbioso onore di mantenere la linea frontale nella penisola calabra venne dato alla 211a Divisione costale che aveva il quartiere generale a Cittannova, sulla strada interna Gioia-Locri. I battaglioni costali erano alternati con gruppi di cavalleria appiedata di seconda line (formazioni militari di circa 500 soldati) collocati largamente attorno alla punta della penisola, dal golfo di Gioia a quello di Squillace. Dietro di loro un battaglione di militi in camicia nera e un battaglione di paracadutisti della 184a Divisione Nembo54 erano stanziati nell’Aspromonte, per provvedere a una più solida resistenza. Tutto sommato, queste forze difensive non potevano essere considerate formidabili; la forza stimata sulla spiaggia “Fox” non era più di due plotoni di fanteria, spalleggiati da una sezione di mitraglieri.55 C’erano due quesiti ai quali il Comando Alleato, nel pianificare la campagna, cercava una risposta: avrebbero i tedeschi messo in atto una determinata resistenza a uno sbarco nel sud della Calabria? Se così, ripeterebbero l’errore commesso in Sicilia, lasciare cioè alle truppe italiane la piena responsabilità delle coste, mantenendo intatte le forze tedesche come riserva mobile nelle retrovie? Durante l’invasione, una risposta affermativa al primo quesito sembrava fosse stata accettata; per quanto riguarda la seconda domanda, veniva considerata l’idea che le unità tedesche si sarebbero mischiate alle forze italiane per rafforzare la linea e per impedire che molti italiani, come era stato riportato, disertassero, rifugiandosi nelle colline. Mentre si avvicinava il (D-Day) giorno dell’invasione, rapporti verbali dei rifugiati civili indicavano che le popolazioni cercavano rifugio, rivelando la larga confusione esistente tra i comandi italiani e, quindi, la mancanza di resistenza lungo la spiaggia sia degli italiani che dei tedeschi. Un rapporto rilasciato il 31 agosto dal Q.G. [Quartiere Generale] della I Divisione canadese prevedeva “la resistenza tedesca con non più di due battaglioni di fanteria nel territorio al di là delle spiagge nel triangolo Reggio—S. Stefano— Gallico”.56 Le previsioni non erano lontane dalla realtà. Un “Rapporto Tattico” presentato dalla 29a Divisione Granatieri Panzer alla fine d’ottobre indicava che durante lo sbarco del 13o Corpo d’A. le forze tedesche nella regione dell’Aspromonte erano solo 2 battaglioni, il II e il III del 15o Reggimento Granatieri Panzer, ed erano stanziati a sud di Bagnara in difesa delle arterie stradali più importanti.57 Per comprendere la disposizione dei tedeschi sull’intera penisola italica all’inizio di settembre, è necessario esaminare brevemente gli sviluppi che si erano verificati nella strategia politica e militare del nemico nel Mediterraneo. 1347 ANGELO PRINCIPE L’impegno tedesco in Italia era cominciato in forma minore nel 1940, quando Hitler ordinò che una “wing”, unità aerea di diversi squadroni, operasse “per un periodo limitato” dagli aeroporti dell’Italia meridionale, attaccando la flotta britannica nel Mediterraneo.58 Quando, la primavera seguente, il Corpo Africano di Rommel venne inviato in Libia, le basi detesche in Italia divennero essenziali per rinforzare le operazioni in Africa settentrionale. Alla fine del 1941, l’Alto Comando tedesco mandò un corpo aereo e una unità antiaerea nell’Italia meridionale e nel Nord Africa, seguendo le direttive dichiarate da Hitler il 2 dicembre: “mettere le fondamenta per la protezione e l’espanzione della nostra posizione nel teatro Mediterraneo e per stabilire una concentrazione delle forze dell’Asse nella parte centrale del Mediterraneo.” Il trasferimento di queste forze tedesche divenne l’occasione per promuovere Kesserling da Maresciallo da Campo a C.-in-C. del sud.59 Per la primavera del 43, il disastro delle forze dell’Asse e la possibilità che gli Alleati cominciassero ad operare nell’Europa meridionale obligò l’Alto Comando Tedesco a rafforzare le guarnigioni lungo le coste mediterranee. I paesi balcanici furono, come avevano sperato gli Alleati mettendo in atto l’ingannevole stratagemma, prioritari nel piano di rinforzi; per la fine di maggio, le forze tedesche erano aumentate da sette a tredici divisioni. In Italia, come abbiamo già visto, lo sforzo tedesco, durante l’ultimo stadio del combattimento in Tunisia, era limitato a tre formazioni (la 15a e 90a Granadieri Panzer e la divisione Panzer Hermann Göering) e avevano il compito di sostenere la difesa della Sicilia, della Sardegna e del territorio continentale d’Italia. Allo stesso tempo, contro le obiezioni di Mussolini, vennero allestiti i preparativi per portare le divisioni “panzer” e “granatier panzer” nel paese, “come spinadorsale delle truppe italiane.”60 Questo contributo era più di un aiuto disinteressato ad un alleato in difficotà (benché la fedeltà di Hitler al suo vecchio alleato Mussolini era stata indubbiamente un fattore positivo); c’erano ragioni impellenti nell’includere la penisola italiana nello schema di difesa tedesco. Abandonare l’Italia significava perdere un enorme numero di utile truppe ausiliarie da far presidiare i paesi Balkani e la Francia meridionale; dare agli Alleati la possibilità di avere una base nei paesi Balkani, concedere al nemico basi aeree dalle quali potrebbe estendere la guerra strategica contro la Germania e, infine, privare il Reich della notevole produzione industriale dell’Italia. Che l’Italia potesse arrivare a una pace separata con gli Alleati e, pertanto, uscire dalla guerra era una contingenza possibile e prevista a Berlino. Una retrospettiva che preoccupava l’Alto Comando in luglio diceva, “l’adesione dell’Italia alla alleanza e conseguentemente alcuni gradi di preparazione, per controllare e proteggere le coste della Patria, erano assicurati finchè alla guida della fortuna d’Italia ci fosse il Duce.”61 In maggio l’Operazione delle Forze Armate Tedesche aveva disposto misure per affrontare la situazione che si veniva a creare se l’Italia fosse crollata, e quando la notizia della caduta di 1348 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 Mussolini venne recepita a Berlino, era ovvio che il tempo per mettere queste misure in atto non sarebbe stato lontano. Il rapporto dell’Alto Comando Tedesco del 25 luglio dichiarava che Il Führer era fermamente determinato, se ce ne fosse il bisogno, di prendere e tenere la posizione dell’Italia con le forze tedesche. Il fattore determinante, qui, era la convinzione che la guerra deve essere tenuta, finché è possibile, lontano dal cuore dell’Europa e, quindi, fuori dei confini della Germania.62 Non era la prima volta, né sarebbe stata l’ultima, che si era imposta la riluttanza di Hitler di cedere terreno senza combattere. I rinforzi tedeschi all’Italia proseguirono lungo la linea suggerita da questa politica e, per il 25 luglio, alle forze destinate a tale proposito vennero aggiunte cinque divisioni e due corpi d’A (H.Q. 14o e 76o Panzer Corps, la 16a e la 26a Divioni Panzer, la III and 29a Divisioni Granadieri Panzer, e la I Divisione paracadutisti).63 La deposizione di Mussolini accelerò il flusso delle truppe tedesche verso sud e, infatti, dieci giorni dopo, la forza tedesca in via per l’Italia, o già sul territorio italiano, era aumentata a quindici divisioni.64 L’otto agosto, Kesselring, agendo dietro ordine ricevuto da Berlino, cominciò a organizzare un Quartiere Generale subordinato, “Armeeoberkommando 10”, per liberarsi della responsabilità dei comandi tattici in continuo aumento e per stringere il controllo delle Forze tedesche combattenti nel Sud Italia. La nuova Decima Armata comprendeva il 14o corpo Panzer ch’era ancora in Sicilia, e il 76o Panzer (comandato dal Generale delle truppe Panzer Traugott Herr), ch’era nel sud della Penisola. Il 22 agosto il generale delle truppe Panzer, Heinrich von Vietinghoff (dal I settembre Col.-Generale) assunse il comando tattico e stabilì il suo Quartiere Generale a Polla, a quaranta chilometri a nord-est di Salerno.65 I compiti affidatogli erano stati elencati in un ordine emanato dal Führer il 18 agosto: La capitolazione d’Italia sotto la pressione nemica è da aspettarsela. In preparazione di questo, la Decima Armata deve tenersi la linea di ripiego aperta. L’Italia centrale, specialmente l’area di Roma, deve essere tenuta fino a quel punto dalla OBS [Oberbefehlshaber Süd]. 1) Nell’area costale da Napoli a Salerno, che è la più minacciata, deve essere radunato un forte gruppo consistente di tre formazioni mobili della Decima Armata. Tutti gli elementi dell’Armata non motorizzati devono essere concentrati in questa area. All’inizio tutte le unità motorizzate possono rimanere tra Catanzaro e Castrovillari per prendere parte in operazioni mobili. Elementi della Prima Divisione 1349 ANGELO PRINCIPE paracadutisti possono essere impegnati per proteggere Foggia. In caso di uno sbarco nell’area Napoli-Salerno, il nemico deve essere contenuto. A sud del passo di Castrovillari, le azioni hanno scopo ritardatario...66 Mentre le forze del General Hube riuscirono a lasciare la Sicilia, il H. Q. del 14o corpo Panzer e le sue due formazioni più combattive—la Hermann Göering e la 15a Divisione granatieri Panzer—si mossero nell’area NapoliSalerno (zona che Hitler aveva personalmente detto a von Vietinghoff di considerarla come “il centro di gravità”.67 Qui le due formazioni vennero raggiunte dalla 16a Divisione Panzer trasferita dalla Puglia per (secondo l’ordine di trasferimento) “prevenire uno sbarco del nemico nel Golfo di Salerno.”68 La 29a Divisione Granatieri Panzer e la I Divisione paracadutisti, nessuna delle quali, come già detto, era stata pienamente ingaggiata in Sicilia, vennero concentrate nel profondo sud della Penisola come parte del 76o Corpo Panzer: la Panzer, essendo la più a sud delle formazioni tedesche in Calabria, ingaggiava il nemico ritardando l’avanzata e proteggendo il trasferimento della 26a Divisione Panzer che dalla Puglia era diretta a Foggia per difendere l’aeroporto.69 Quindi, durante lo sbarco “Baytown”, le posizioni dei tedeschi in Italia erano come segue. A sud di Roma c’erano sei divisioni. Nelle vicinanze della capitale, ma non parte della 10a Armata, Kesserling aveva due formazioni in riserva—la III Granatieri Panzer e la II divisione Paracadutisti, che avevano il compito, in apparenza, di rafforzare le truppe nel sud, ma in realtà erano pronte a occupare Roma e mantenere la linea di ritirata libera in caso di un inganno [treachery] italiano.70 Sotto il comando di Kesserling c’era anche la 90a Divisione Granatieri Panzer stanziata in Sardegna, e una brigata indipendente in Corsica. A nord degli Appennini c’erano otto (8) divisioni (l’87a, la II S.S. Panzer e il 51o Corpo Montano) raggruppate nel Corpo d’Armata “B”, il quale era apparso in battaglia durante la seconda settimana di agosto. Il comandante di questo Corpo d’A. era il Maresciallo da Campo Erwin Rommel, il quale dalla fine della Campagna Africana serviva nel Quartiere Generale di Hitler come “Consigliere Militare”.71 Le sue attuali responsabilità erano il Nord Italia, la Slovenia e la Croazia, ma nell’intenzioni di Hitler il Gruppo d’Armata “B”, al momento giusto “ancora da decidere” (in altre parole quando la defezione dell’Italia sarebbe avvenuta), avrebbe dovuto assumere il controllo di tutte le forze germaniche in Italia.72 L’introduzione di queste forze nella Penisola e il loro dislocamento sul territorio erano stati oggetto di molte discussioni e non poche litigate tra i tedeschi e il Comando Militare italiano, dato che in quel periodo i legami dell’Asse erano molto tenui. Un memorandum preparato il 6 agosto dal Generale Vittorio Ambrosio, Comandante Supreno, rivela la mancanza di fiducia che esisteva tra i due Alleati in parola. Il Comando Supremo italiano 1350 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 voleva il diritto di determinare la zona dove le divisioni tedesche avvrebbero dovuto essere dislocate, Ambrosio indicò la decisione e l’estremo proposito di difendere l’Italia meridionale. L’Alto Comando Tedesco aveva formalmente dichiarato la propria intensione di difendere solo il nord e aveva disposto le truppe con lo scopo di controllare anche l’Italia centrale se questo divenisse necessario. Gli italiani erano contro ambo gli aspetti della politica tedesca, e Ambrosio protestò “francamente, com’è doveroso tra Alleati e militari.”73 (Dobbiamo ammettere che crediamo poco a tale “franchezza” perché non siamo sicuri se egli ignorasse l’inganno che Badoglio, proprio in quel momento, stava preparando contro l’alleato Tedesco). I due piani per la difesa d’Italia, che vennero presentati alla conferenza di Bologna il 15 agosto della quale abbiamo già riferito, erano in contrasto l’uno con l’altro. Il verbale della Conferenza rivela chiaramente l’atmosfera prevalente di mutua diffidenza; e si nota anche che la tensione non è stata minimizzata nella dichiarazione di Jold: “è dovere dell’Alto Comando di avere un senso di sfiducia che, dopo tutto, è una misura precauzionale—non solo verso i loro Alleati ma anche verso le proprie truppe.”74 Gli italiani proposero che delle dodici divisioni tedesche in Italia (questo numero non include le quattro ingaggiate in Sicilia), nove dovrebbero essere nel sud e centro Italia, una in Corsica e solo due nel Nord della Penisola e nella Liguria. Il piano tedesco, invece, prevedeva un forte gruppo di otto divisioni nel nord, il trasferimento verso il sud di queste divisioni potrebbe avvenire solo dopo che l’intenzioni del nemico fossero chiaramente stabilite, nel frattempo ci sarebbero le riserve mobili di due divisioni germaniche nel centro Italia, e sei divisioni nel sud incluse le quattro traghettate dalla Sicilia.75 È chiaro che i tedeschi non avevano intenzione di permettere che gran parte delle loro truppe venisse dislocata lontano nel sud della Penisola che, al momento dell’inganno italiano, si sarebbe trovata lontano, a distanza pericolosa dalla loro base e dispersa in piccoli gruppi.76 Né Hitler favoriva l’idea di esporre le sue divisioni all’attacco degli Alleati per salvare i soldati italiani. L’Alto Comando tedesco aveva esposto questo chiaramente, in un lungo ultimatum preparato successivamente da presentare al Comando Supremo (la capitolazione dell’Italia avvenne il giorno prima che tale nota fosse inviata) nella quale si chiedeva la creazione di un forte fronte italiano nell’Italia meridionale, dietro il quale la Decima Armata tedesca aveva assicurata la libertà di muoversi contro sbarchi nemici. Creare un forte sistema di protezione costale tra Roma e i confini francesi con le forze italiane che dovrebbero essere trasferite dalle Alpi 1351 ANGELO PRINCIPE e dal nord Italia; dietro queste formazioni, come truppe di riserva, c’era l’Armata Gruppo “B” e le due divisioni tedesche piazzate vicino Roma.77 La conferenza finì senza che si raggiungesse un accordo sulle misure di sicurezza da mettere in atto in Italia. In una telefonata, Jodl riportò al Maresciallo da Campo Wilhelm Keitel, Capo dell’Alto Comando delle Forze Armate, che “le cause previste della sfiducia rimangono intatte...”78 Una sezione degli appunti della riunione di Bologna è di grande interesse. I due protagonisti primari stavano osservando, su una mappa, la disposizione delle truppe tedesche in Italia: Roatta: Quella linea sulla mappa che indica i limiti sud dell’area di bivacco di questa concentrazione, e che continua a sud di Viareggio, Firenze, Arezzo, e Rimini—è una linea immaginaria o è invece la linea operativa? Jold: Infatti, è la linea di tenuta che deve essere riscontrata sul [terreno] e poi fortificata.79 Entro l’anno “il significato operativo” di quella “linea di tenuta” venne totalmente riconosciuto da tutte le armi italiane; poiché era così fortificata che per passare oltre tale linea gotica di difesa, le forze Alleate dovettero combattere le più dure battaglie della campagna italiana. Com’era da aspettarselo, il rifiuto italiano al piano tedesco durante la conferenza di Bologna in nessun modo dissuase l’Alto Comando Tedesco a seguire il piano già stabilito. Il 16 agosto, Hitler diede ordine a Rommel di trasferire il quartiere generale dell’Armata Gruppo “B” da Munich in Italia settentrionale80; e il giorno seguente Rommel ricevette von Vietinghoff e lo istruì, come abbiamo già visto, su come condurre la campagna nel sud Italia, informandolo che i preparativi erano in “corso per trasferire, se ci sarà un ordine a tale riguardo, tutte le truppe nell’Italia centrale.”81 Preludio all’invasione Durante le ultime due settimane di agosto, al margine della calda pianura di Catania, gli uomini della I Divisione canadese si preparavano per l’imminente operazione. Siccome la III Brigata non aveva mai partecipato ad uno sbarco d’assalto, divenne imperativo che gli uomini di questa unità facessero alcuni esercizi pratici del ruolo che avrebbero dovuto coprire durante l’assalto. Ma, la mancanza di mezzi da sbarco (il duro lavoro del rifornire l’esercito lungo le coste siciliane aveva causato un continuo deterioramento dei mezzi impiegati) 1352 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 significava che, per un lungo periodo di tempo, nessun mezzo era disponibile per tali instruzioni. Si ricorse quindi ad improvvisazioni di immaginari esercizi di sbarco da un fantasioso “mezzo di sbarco navale”, rappresentato da un perimetro rettangolare di pietre sul versante di una collina siciliana; da questi esercizi la truppa progredì a una giornata di prova con un vero mezzo di sbarco con l’equipaggio, concesso loro per le esercitazioni. Il 29 agosto, in una spiaggia, a due chilometri a sud di Augusta, dove due giorni prima vennero riuniti tutti i mezzi da sbarco assegnati per l’operazione “Baytown”, i due battaglioni scelti dai reggimenti West Nova Scozia e Carlton e York, per l’assalto alla spiaggia “Fox”, si addestrarono come imbarcarsi e disimbarcarsi dagli L.C.As [Imbarcazioni atterraggio d’assalto], mentre per il Royal 22], come battaglione di riserva, era stato stabilito che seguisse da Catania, usando gli L.C.I. (L)s. grandi.*[Mezzo da sbarco grande a remi usato dalla fanteria per sbarchi lungo la spiaggia, capace di trasportare 200 uomini] Da questo breve esercizio in collaborazione con la Marina, sotto l’osservazione del comandante Generale Simonds (senza menzionare che alcuni aerei del nemico attaccarono a sorpresa il porto di Augusta), la III Brigata apprese molti utili istruzioni, la non meno importante era la scoperta, poi rivelata dal Brigadiere Maggiore, che nel disegnare l’assalto alla costa, “il personale navale avrebbe usato le parole ‘destra’ e ‘sinistra’ (‘Right’ e ‘Left’) in senzo opposto da come sono comunemente usate.”82 I rifornimenti della Divisione canadese procedettero senza intoppi eccetto uno: alcune navi del convoglio proveniente dal Regno Unito con il carico, tra l’altro, dei veicoli necessari all’Ottava Armata nella operazione “Baytown”, non arrivarono in tempo. Alcuni veicoli erano già stati presi dalla II Brigata e di altre unità con minore impegno nell’invasione, in modo che la III Brigata avesse gli automezzi in tempo per renderli impermeabili prima dell’assalto. All’ultimo momento è stato necessario chiedere all’Ottava Armata di provvedere a queste deficienze e ciò venne fatto prendendoli dal 30o Corpo d’A. Molti dei veicoli che ci vennero assegnati avevano solo due ruote trattrici ed erano stati largamente usati in Africa; e la truppa, che era abituata a dipendere dai veicoli costruiti in Canada, aveva di questi una considerazione molto bassa. Pertanto gli ufficiali “A” e “Q” della Divisione hanno chiaramente detto, ai loro colleghi della Ottava Armata, che il prestito dei veicoli deve essere considerato solo temporaneo poiché la Divisione spera di ricevere i propri veicoli quando arriveranno le navi ritardatarie.83 Il 31 agosto, diciassette giorni appena dall’inizio delle preparazioni, la Divisione canadese era pronta a fare la sua parte nell’Operazione “Baytown”. Le spiagge di Mili Marina, sullo Stretto di Messina, esattamente difronte a Reggio, erano state scelte come il punto d’imbarco dei battaglioni d’assalto del 13o Corpo d’A.; le brigate che li avrebbero seguiti venivano imbarcate a 1353 ANGELO PRINCIPE Santa Teresa, a dieci chilometri da Taormina84 (vedi Mappa 1). Nel pomeriggio del I settembre, il West Nova Scotia e il Carlton and York si mossero in T.C.Vs., (veicoli per il trasporto della truppa) da Francofonte a Catania. A notte, presero il mare in L.C.Is. [mezzi da sbarco per la fanteria] e, seguendo la costa, si diressero verso Mili Marina. Era ancora buio quando sbarcarono la mattina seguente e per la giornata si rifugiarono in una gola arida aperta ai lati di una collina brulla. Il Royal 22e, a sua volta, si mosse a Catania il 2 settembre e da lì si imbarcò, pronto ad unirsi al convoglio d’assalto il mattino del D-Day. Alcune Unità della I Brigata avrebbero fatto seguito alle truppe canadesi d’assalto; queste Unità si recarono, passando per il monte Etna, al loro punto di riunione, tra Taormina e Santa Teresa. Gli uomini della II Brigata, seguendo la stessa strada, da Militello si recarono a Riposto, preparandosi anche loro ad imbarcarsi dalla spiaggia di Santa Teresa. Questi vari movimenti vennero eseguiti sotto un rigido controllo del traffico, per prevenire congestioni di veicoli sulla strada costale, ch’era continuamnete tenuta sotto osservazione dall’Italia.85 Benché la fine delle ostilità in Sicilia avesse portato una breve tregua alle truppe del Generale Alexander, non c’era stato però un abbassamento delle ostilità delle forze navali ed aeree degli Alleati. Il comandante delle forze navali per l’operazione “Baytown” era il comandante della retroguardia, Ammiraglio R. R. McGrigor, il quale era stato comandante della Forza “B” nella sbarco dell’operazione “Husky” (vedi p. 64, sopra); McGrigor era stato successivamente nominato Ufficiale di Bandiera (Flag Officer) per la Sicilia, responsabile dell’organizzazione dei porti catturati lungo la costa orientale dell’isola.86 Mentre il suo personale era occupato a preparare i dettagli del piano, unità della Marina Reale bombardavano obiettivi importanti in Calabria. In quattro occasioni, tra il 19 e il 31 agosto, incrociatori e cacciatorpediniere della Forza “K” (vedi p. 64, sopra) si batterono con le batterie da Reggio a Pellaro; il 31 le postazioni lungo la costa di Reggio vennero cannoneggiate dai pezzi di grosso calibro dei H.M.S. Rodney e Nelson; e due giorni dopo Warspite e Alianti fecero saltare obiettivi nelle vicinanze di Capo d’Armi. Coperti dal buio, cacciatorpediniere aprivano il fuoco contro le batterie lungo la costa da Reggio a Capo Spartivento, questi attacchi avevano l’obiettivo di distrarre l’attenzione del nemico dal posto dove avveniva realmente lo sbarco. Gli sbarchi di mezzi di ricognizione, nella parte più estrema della penisola davano peso a questi stragemmi pre D-Day, suggerendo al nemico che quella fosse la zona dove sarebbe avvenuto lo sbarco.87 Il compito principale delle forze aere Alleate era di preparare il terreno allo sbarco delle truppe. Prima del lancio di “Baytown” ed “Avalange”, era essenziale scompigliare le linee logistiche del nemico, danneggiare le comunicazioni, e minimizzare il potenziale aereo, bombardando gli aeroporti e distruggendo gli aerei mentre erano ancora atterra. Nell’ultima quindicina 1354 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 d’agosto, velivoli pesanti di bombardamento delle Forze Aeree Strategiche del Nord Africa, aiutate dalla Nona Forza Aerea degli S. U. e da due squadroni della R.A.F. con base in Cirenaica, colpirono vigorosamente il congestionato sistema ferroviario italiano e alcuni linee minori. Tutto il traffico ferroviario dell’Italia meridionale era incanalato in tre passaggi obligati: Roma, Napoli e Foggia. Bombardare questi posti di smistamento ferroviario e altri centri minori creava enorme scompiglio. Mentre la campagna siciliana era ancora in corso, i maggiori cantieri ferroviari di Roma e Napoli ricevettero la loro parte di attenzione dall’areonautica alleata. Il 19 agosto su Foggia, il principale centro sud-est dell’Italia meridionale, gli aerei degli Alleati, in un attacco coordinato di 162 Fortezze volanti e 71 Liberators della Nona forza aerea statunitense, sganciarono 646 tonnellate di bombe. Il traffico ferroviario diretto a est, a ovest e a sud venne paralizzato, i cantieri e le officine furono gravemente danneggiate insieme ai vagoni ferroviari, alle fabbriche e ai magazzini vicini. Inoltre, durante il mese seguirono altri bombardamenti, impiegando aerei pesanti e di media portata, miranti ad impedire al nemico il tentativo di ripristinare il traffico ferroviario. Più a nord, nella Penisola, il sistema ferroviario lungo la costa occidentale ricevette il secondo pesante attacco di quel periodo quando, il 31 agosto, 152 Fortezze volanti bombardarono Pisa. Tra il 18 agosto e il 2 settembre, questi aerei portarono a termine 972 missioni. In quei giorni, oltre a queste missioni dell’aureonautica pesante ci furono anche oltre 2000 azioni effetuate dalle forze aeree strategiche e tattiche, colpendo duramente Napoli, Salerno, Foggia e Taranto. In tutta la Calabria, aerei leggeri di bombardamento fecero delle incursioni su Castrovillari e Catanzaro e altri nodi ferroviari e stradali, distruggendo i ponti dell’autostrade. Nello stesso tempo, durante la notte, aerei tipo Mosquitoes sorvolavano la Penisola calabra, bombardando e mitragliando i convogli ferroviari, il traffico stradale e le stazioni ferroviarie.88 Il duro colpo inferto agli aeroporti italiani prima e durante l’operazione “Husky” aveva ridotto la capacità aerea dell’Asse a tal punto che non è stato necessario lanciare, come era avvenuto per l’invasione della Sicilia, una offensiva generale contro i posti di sbarco. Degli attacchi aerei, il più notevole è stato condotto contro l’aeroporto di Foggia, la base della più notevole concentrazione di aerei nemici nel sud Italia. La mattina del 25 agosto, un attacco combinato di 140 Lightings e 136 Fortezze volanti colpirono aerei e piste di volo, paralizzando la forza aerea nemica. Fotografie mostrarono che, oltre ai danni enormi alle piste di volo e ai magazzini, le bombe di 500 libre sganciate dalle Fortezze Volanti avevano distrutto anche 47 aerei e danneggiato 13 tra bombardieri e caccia.89 Con l’avvicinarsi della data dell’assalto alla Calabria, le zone vicino all’area di sbarco divennero obiettivi dei bombardieri leggeri della Forza Aerea Tattica. La settimana prima del D1355 ANGELO PRINCIPE Day, gli squadroni Boston e Baltimores delle Forza Aerea del Sud Africa, RAF Baltimores e U.S. Mitchells, colpirono le postazioni d’artiglieria in e vicino Reggio e Villa San Giovanni e le zone di concentramento delle truppe nemiche a sud dell’istmo di Catanzaro. Il giorno prima del D-Day, ottantadue velivoli da bombardamento, tra medi e leggeri, concentrarono le azioni sui luoghi dove si sospettava fossero i comandi nemici; altri ottantuno bombardarono postazioni nemiche a est di Reggio; 24 aerei Boston attaccarono le truppe a Bova, vicino alla costa sud.90 A tutte queste attività militari degli Alleati, il nemico reagì con poche iniziative notevoli. Negli ultimi giorni di “Baytown”, era chiaro che il nemico aveva concentrato la forza combattiva, i migliori piloti e l’artiglieria contraerea nella difesa del settore di Napoli, lasciando in Calabria solo alcuni combattenti e una manciata di pezzi anti-aerei.91 Nelle due settimane dopo l’evacuazione della Sicilia, la decimata Luftwaffe riuscì a mantere la ricognizione aerea dei porti in mano agli Alleati, ed effettuò anche alcuni attacchi-e-ritirata a sorpresa a questi porti; ma mancava la forza per un attacco offensivo sulle zone portuali dove venivano riunite le truppe addette all’invasione. La sera del 2 settembre, le forze aeree che dovevano preparare il terreno allo sbarco della truppa avevano già eseguito il compito. L’Italia meridionale che dipendeva completamente dal Nord per ogni genere di forniture industriali era virtualmente isolata92; il tenuo sistema ferroviario era in condizione da non poter essere riparato in breve tempo, gli aeroporti erano cosparsi di crateri, e la maggioranza delle batterie di costiera erano ridotte al silenzio. In tale situazione, un popolo più energetico dell’italiano, alla vigilia dell’arrivo delle forze alleate, si sarebbe avvilito: in Italia, la partita guerra per la popolazione, come era allora avvilita, disillusa e disorganizzata, la partita guerra era quasi finita. L’assalto attraverso lo Stretto, 3 settembre La sera del 2 settembre, appena divenne buio, i battaglioni d’assalto del 13o Corpo d’A. scesero dalle colline dietro Mili Marina e si riunirono in formazioni lungo la spiaggia, ognuno nel proprio reparto. Il tempo, al contrario della rude accoglienza che fece agli Alleati quando sbarcarono in Sicilia, era ideale. Il mare era calmo come un morto e il debole chiarore lunare dava quel tanto di luce necessaria per distinguere le linee generali del panorama. Appena prima di mezzanotte, le L.C.As. [imbarcazioni d’atterraggio d’assalto] arrivarono dai loro porti di concentrazione e approdarono in linea, una dopo l’altra, lungo la spiaggia. Gli uomini che stavano riposando lungo la battigia, cominciarono a salire a bordo, portando le attrezzature militari. Per le 2:30 la forza era tutta imbarcata: i battaglioni della III Brigata canadese sulla destra, la 13a Brigata nel centro, e la 17a sulla sinistra. Le imbarcazioni cominciarono a muoversi dalla spiaggia in 1356 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 formazione e si diressero, attraversando lo Stretto, verso l’Italia continentale, a sette chilometri di distanza. Allo stesso tempo, a mezzanotte le L.C.As., che portavavo il 22o Reggimento, erano scivolate dal porto di Catania, navigando lungo la costa, per unirsi al resto della Brigata canadese.93 Quando la 16a L.C.As., che aveva il compito di trasportare le compagnie d’assalto canadesi, approdò sulla spiaggia di Mili Marina, vennero anche quattro L.C.Ms*[Mezzo meccanizzato adatto all’approdo. Il tipo “Mark III” (L.C.M. (3)) usato dai canadesi nello sbarco in Sicilia era lungo 15 metri con scala d’imbarco, capace di trasportare un carico di 24 tonnellate e poteva imbarcare e sbarcare un veicolo e approdare in acque poco profonde.], mezzi sui quali si imbarcavano le compagnie che avvrebbero dovevano sbarcare sulla spiaggia “Fox”, cinque minuti dopo delle avanguardie. I soldati sentivano che la voce dell’equipaggio di questi mezzi aveva un suono familiare, erano marinai canadesi. La 80a flottiglia L.C.M. [mezzi da sbarco meccanizzati], comandata dal sottotente J. E. Koyl, R.C.N.V.R., [volontari riserva navale reale canadese] era stata scelta per traghettare parte della III Brigata, un raro esempio di operazione combinata tra i due servizi canadesi. Le sei imbarcazioni rimaste erano assegnate alla seconda ondata. Sia l’equipaggio che il comandante delle imbarcazioni, il sottotenente Koyl, presero parte all’assalto, il D-Day; e parteciparono, nei 32 giorni successivi, all’arduo servizio di traghettare truppe, materiale e automezzi dalla Sicilia all’Italia continentale. È da tenere in mente che un’altra flottiglia L.C.M. canadese, l’81a, aveva preso parte al trasporto delle truppe durante lo sbarco in Sicilia (vedi I capitolo, p. 42). Ma le sue imbarcazione erano di un primo modello e avevano meno potenza di quelli della flottiglia sorella (che usava L.C.M. (3)s manifatturati in America e dotati di motori diesel), e quindi nell’ultimo stadio delle preparazioni, l’81a flottiglia venne esclusa dall’operazione “Baytown”.94 La piccola flotta diretta alla spiaggia “Fox” si muoveva in quattro colonne parallele, seguendo il battello guida. Ai Canadesi compressi nelle imbarcazioni come sardine in scatola, lo Stretto verso il nord sembrava pieno delle forme oscure dei battelli che trasportavano le truppe britanniche, e il rumore di tutti quei motori rompeva in modo allarmante la calma notturna. Alle 3:30, questi rumori vennero sommersi dai boati di enormi esplosioni che partivano dalle spiagge siciliane e da navi da guerra stanziate nello Stretto a sud della zona di sbarco. Il fuoco veniva da pezzi d’artiglieria di 410 e da pezzi di 120 sotto il comando del 30o Corpo d’A. che includeva il 6o gruppo dell’Artiglieria Reale (normalmente destinato al 13o Corpo d’A.), e alcuni cannoni pesanti della Settima Armata Americana.95 Poiché il canale davanti alla spiaggia “Fox” era più largo che verso nord, il compito di coprire lo sbarco dei Canadesi venne affidato a quattro Reggimenti di artiglieria 1357 ANGELO PRINCIPE media;96 il reggimento da campo con i pezzi di piccola portata di 25-punti appoggiava la V Divisione. Centoventi cannoni navali aggiunsero il loro fuoco al bombardamento; il calibro di questi pezzi andava da quelli pesanti da 15 inches dei tre monitori (H.M.S. Roberts in dotazione alla Divisione canadese) fino ai mortai di due-libre sulle diverse imbarcazzioni che, navigavando ai fianchi o dietro la flottiglia, appoggiavano lo sbarco delle brigate d’assalto. Appena la L.C.As. raggiunse una posizione di circa 1000 metri dalla destinazione, colpi di razzo devastante 792, vennero lanciati verso la spiaggia dai mezzi (L.C.T. (R)) [mezzi da sbarco corazzati] ch’erano dietro ogni guppo d’assalto.97 Nel cielo, Spitfires della Forza Aerea del Deserto ispezionavano lo Stretto a squadroni.98 Dopo tutto, il bombardamento degli Alleati è stato una notevole dimostrazione di forza contro una difesa che, come aveva riportato il servizio di spionaggio, fosse decisamente debole. Le zone di sbarco erano ora oscurate dalle dense nubi di polvere e fumo che la brezza dell’alba portava sulla strada delle imbarcazioni che si avvicinavano alla spiaggia. (Il Comandante-in-Capo della stazione mediterranea, dopo, protestò perché “più di 500 proiettili fumogeni vennero inclusi nel bombardamento senza che io, o qualsiasi altro membro del mio personale fosse stato avvisato”).99 La mancanza di visibilità e la forte corrente resero l’orientamento attraverso lo Stretto di Messina difficile. Malgrado le luci di transito fisse e i riflettori mobili piazzati sulla costa siciliana e la guida dei proiettili “red tracer” sparati dai 25-pounders e dalle batterie contraeree per segnalare la linea di avanzata, nell’ultimo tratto di mare a poca distanza dalla spiaggia calabrese ci fu una tale confusione che, nel settore canadese, come negli altri settori, lo sbarco non avvenne al posto previsto.100 Riguardo quando e dove erano approdati i componenti delle compagnie d’assalto canadesi, ci sono evidenze contrastanti: considerando l’eccitazione degli uomini e la rapidità in cui erano avvenuti gli eventi, questa confusione è comprensibile. Comunque, i rapporti sono d’accordo che delle due unità canadesi, l’Ovest Nova Scotia ebbe la maggiore dispersione. La compagnia “A” raggiunse “Fox Amber” senza alcuna difficoltà, ma due compagnie dell’ottavo Battaglione del L.C.A.As. presero la direzione sbagliata, virando a sinistra e, quindi, metà della compagnia “B” della 17a Brigata approdò a quasi due chilometri a nord di “Fox”, il punto stabilito (mentre il diario di guerra riporta che il resto della compagnia venne trascinato verso destra ed approdò a Reggio.101 Fortunatamente la deviazione dal piano stabilito non ebbe serie conseguenze, poiché il nemico non oppose nessuna resistenza, e i Canadesi approdarono sulle spiagge deserte, dove, al contrario di ciò che essi si aspettavano, non c’erano né mine né reticolati. Le unità disperse raggiunsero subito i loro reparti, e i due battaglioni si prepararono a perseguire i loro obiettivi verso terra. Alle 4:50 a.m., il Principal Beach Master della flottiglia canadese diede l’ordine di partenza (to “Go”) per la breve corsa verso la spiaggia;102 scaricando (deployed) il suo L.C.As., poco meno di un’ora dopo, 1358 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 il seguente messaggio arrivò al Gen. Simonds nel Quartiere Generale, “successo a Fox Green Amber alle ore 0526”103. Poiché i rapporti delle avanguardie indicavano la mancanza di resistenza, il Generale di brigata Penhale decise di far sbarcare, senza indugio, il terzo battaglione di fanteria e il resto della brigata di riserva. Lui e il suo quartiere generale seguirono con “Fox Amber” e, alle 6:30 a.m., era sulla spiaggia calabrese, avendo attraversato lo Stretto nel L.C.M. del Sottotenente Koul.104 Mezz’ora dopo il Royal 22e iniziò a sbarcare su “Fox Green”.105 Gli obiettivi delle tre brigate stavano per essere raggiunti. La West Nova Scotia con la Compagnia “D” in testa superò subito un passaggio a zig-zag che portava al Punto 305, e appena dopo, alle sette, le sezioni avanzate irruppero dentro i due forti che trovarono indifesi: i muri massicci, spessi quatto metri, avrebbero facilmente resistito ai proiettili dei bombardamenti Alleati. Ma la guarnigione, eccetto due sergenti italiani che vennero trovati nel Forte Nord, era scappata nelle colline, abandonando quattro pezzi howitzers di 180mm., sei pezzi di calibro minore, e una enorme quantità di munizioni.106 Sul fianco destro della Brigata, il Carleton e York si mosse verso sud, lungo i sobborghi di Santa Caterina e, attraversando la fiumara della Annunziata, entrò nella città di Reggio senza incontrare resistenza. Alle 8:10, il loro C.O.—Lt.-Col., J. E. C. Pangman, che aveva rimpiazzato Lt.-Col. Tweedie a metà agosto, riportò che aveva stabilito il suo comando (headquarters) sulla piazza principale di Reggio e che due compagnie erano sulla strada verso l’aeroporto reggino, a sud del città.107 A nord-est di Reggio, le compagnie del Royal 22e si inoltrarono nel territorio e, seguendo la scarpata della fiumara dell’Annunziata, incominciarono a salire i ripidi pendii delle due colline dominanti la strada Reggio-Santo Stefano. Neanche loro incontrarono resistenza.108 La posizione del Brig-Generale Penhale era così favorevole che il Generale Simonds gli ordinò di espandere l’operazione in modo da includere gli obiettivi che erano stati assegnati al Brig-Generale Graham. Per le 8:10, la compagnia “A” dei Carleton si era impossessata dell’aeroporto di Reggio. Tre chilometri oltre, dopo una faticosa salita dalla spiaggia, la compagnia “B” occupò il collinoso villaggio di Gallina poco prima di mezzogiorno. Il Comando della III Brigata si installò nel Giardino Zoologico di Reggio, dove la “più dura resistenza della giornata” venne da un puma ch’era scappato e che sembrava si affezionasse (‘taking a fancy’) al comandante della Brigata.109 Anche i veicoli della brigata stavano per raggiungere la truppa, e prima di sera, uno squadrone mobile consistente dei plotoni del Carlton e York, rafforzati da un plotone di mitraglieri Vickers di fanteria leggera, s’erano inoltrati a sud, lungo l’autostrada costale, fino a Melito, catturando, nelle vicinanze della punta di Pellaro, 1000 soldati italiani che si erano arresi.110 1359 ANGELO PRINCIPE Il piano di Simonds prevedeva che la I Brigata, dopo aver allargato e assicurato il tratto già occupato dalla III Brigata, cedesse il compito di esplorare il territorio alla II Brigata. La mancanza di resistenza permise a Penhale di completare rapidamente sia il proprio compito che quello della I Brigata; inoltre, la mancanza di resistenza permise al G.O.C. [ufficiale comandante generale] di rivedere il suo piano e, verso mezzogiorno, ordinò a Graham di assumersi il compito che prima era stato assegnato al Generale Vokes.111 Le unità della I Brigata avevano già cominciato ad attraversare lo Stretto; i primi ad arrivare furono i soldati della 48a Highlanders che sbarcarono a Reggio al suono delle cornamuse. Questi furono i primi ad intraprendere l’arduo compito di avanzare lungo la serpeggiante e ripidissima strada che da Reggio si arrampica verso Santo Stefano, nell’Aspromonte. In serata, passarono attraverso le posizioni del 22e Royal, presso Terretti, e continuarono a salire, e a camminare fino a mezzanotte: passando, ora per alture alberate e burroni profondi, ora costeggiando una collina i cui ripidi pendii ascendenti sparivano nel buio della notte. Alle 2:00 del mattino si fermarono vicino Straorini, un villaggio a cinque chilometri nell’interno (ma a una distanza doppia di strada da Reggio); sulla loro destra, la sommità del monte Callea, 1100 metri sopra il livello del mare, dove bivaccavano gli Hastings e i Prince Edwards. Fin qui, i Canadesi non avevano incontrato resistenza e non c’erano segni della presenza di truppe tedesche. In accordo con le istruzioni emanate da Hitler, il Comando del 14o Corpo Panzer aveva ordinato alle truppe di ritirarsi nell’interno.112 Infatti, gli indigeni volontariamente riferirono ai soldati canadesi che, due giorni prima, il 29o Battaglione della divisione tedesca Panzer si era mosso dalla zona di Reggio verso est.113 Nelle prime 24 ore dallo sbarco, gli Alleati ebbero risultati soddisfacenti lungo tutto il fronte. Il giorno dopo il D-Day, le forze del Generale Dempsey avevano saldamente stabilito le posizioni lungo la costa, da Pellaro fino alla periferia di Scilla e, a cinque chilometri lungo la costa, uno squadrone d’assalto del I Reggimento delle forze di servizio speciali aveva catturato Bagnara.114 Il terreno catturato benché non fosse esteso più di cinque chilometri era ben ancorato sul terreno dominante lo Stretto, inclusi i porti di Villa San Giovanni e Reggio. Un gruppo del genio dell’Ottava Armata, costruttori di porti militari, era già al lavoro per riparare, se ce ne fosse bisogno, i porti menzionati;115 ma, benché Reggio avesse subìto danni superficiali dai bombardamenti e danni più seri dalle demolizioni tedesche e dal saccheggio degli italiani, le facilità portuali non subirono essenzialmente danni ed era ovvio che il tempo per l’ordinamento della spiaggia non avrebbe richiesto più di 48 ore. Ugualmente gratificante era stato il poco tempo necessario per mettere in sesto l’aeroporto di Reggio. Un distaccamento del gruppo Costruttori di Aeroporti sbarcò il D-Day e quella notte stessa, l’aeroporto era in condizioni di servizio.116 Il successo di tutti questi Corpi 1360 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 Militari si ottenne per la mancanza di opposizione o per poco impegno del nemico.117 Le perdite canadesi ammontarono a due ufficiali e sette uomini feriti (nessuno di loro della fanteria d’assalto). Sopra l’Aspromonte, 4-8 settembre Le operazioni canadesi si svilupparono essensialmente lungo le linee di un piano comunicato dal Generale Simonds il I settembre ai suoi comandi subalterni.118 È da ricordare che il generale Montgomery aveva deciso di non usare l’asse stradale della costa Jonica, ma di impossessarsi e quindi dominare lo schienale montuoso interno delle Serre che da Montalto, nell’Aspromonte, si estende verso Monte Crocco, negando, quindi, al nemico le comunicazioni tra i versanti jonico e tirrenico. Pertanto, mentre la V Divisione si apriva la strada lungo la costa occidentale, lo schienale montuoso interno divenne la linea lungo la quale avanzava la Divisione canadese. Lungo questo sentiero, Dempsey aveva assegnato ai soldati canadesi, come tappe successive, i punti più o meno uguali d’incrocio delle strade provinciali con la strada principale proveniente da Melito. I punti nodali di questo piano erano in ordine, uno dopo l’altro, le aree di Ganbarie, dove la strada interna si allacciava a quella proveniente da Reggio-Santo Stefano; Delianuova dove la strada da Gambarie incroncia l’autostrada 112 proveniente da Bagnara; il tratto Radicena-Cittannova dell’autostrada centrale 111 (vedi mappa n. 7); e Cinquefrondi, a cinque chilometri a nord di Cittanova. Comunque per quanto desideroso il G.O.C. [ufficiale comandante generale] canadese fosse di eseguire velocemente questo piano, la mancanza di strade alternative lo costrinse ad avansare lungo una sola linea e, quindi, impiegare solo una brigata alla volta.119 La sera del 4 settembre, la I Brigata aveva liberato la strada MelitoGambarie, dopo che la 48a Highlanders, scontradosi appena fuori dell’abitato di Santo Stefano con la retroguardia Italiana e Tedesca, aveva avuto una breve scaramuccia, catturando il nodo stradale per Gambarie ch’era controllato dal quartiere generale delle Camice nere.120 A dare impeto alla ritirata del nemico intervenne il 24o squadrone aereo Baltimores, chiamato a bonbandare le possibile posizioni nemiche sulle colline vicino a Santo Stefano.121 Gli Hastings raggiunsero la strada nord-sud da un sentiero sconnesso su l’Altopiano dei Campi di Reggio e, quella notte, dalle falde del monte di Reggio dominante il terreno catturato, le avanguardie dormirono sul telo cerato (groundsheet) e sotto la mantellina, la sola protezione dal freddo-umido dell’Aspomonte, tremavano dal freddo. Durante il giorno, le operazioni della I Brigata avevano avuto assitenza efficace dalla forza aerea del Reggimento Carleton e York. Avanzando da Melito verso nord, l’intraprendente 1361 ANGELO PRINCIPE avanguardia si scontrò inaspettatamente con un focoso gruppo di paracadutisti italiani della Divisione Nembo, i quali contestarano duramente gli intricati burroni e i nudi promontori rocciosi vicino ai villaggi di San Lorenzo e Bagaladi per poi ritirarsi nelle montagne verso nord.122 L’avanzata del Generale Graham era temporaneamente ferma, perché il nemico aveva demolito le vie di transito vicino Straorini, impedendo il movimento dei mezzi di trasporto provenienti da Reggio. E nel terreno interno e impervio della Calabria, quello che le truppe appiedate potessero fare era molto limitato. In una di queste interruzioni, i genieri della prima Compagnia da campo lavorarono alacramente per montare un ponte prefabricato, lungo cento metri, e scavare con i bulldozer il passaggio per un secondo ponte; nel diario descrivono la strada come “Una‒elegante—serie di curve sul pendio del colle che aveva avuto una sezione di 70-metri completamente distrutta.123 La sera tardi del IV giorno, il generale Simonds preparò il piano di azione per il giorno successivo. Appena i genieri avessero allestito la viabilità, lo squadrone di ricognizione della Divisione avrebbe raggiunto Gambarie e si sarebbe spinto fino a Delianuova. Le Truppe della II Brigata (che avevano attraversato lo Stretto proprio quella mattina) erano in marcia per dare il cambio alla I Brigata, e quando lo scaglione trasporti “F” li avesse raggiunti, avrebbero seguito lo squadrone Principessa Louise. Dopo avere stabilito una base sicura, che dominava gli incroci delle strade che attraversano il collinoso versante nord dell’Aspromonte verso Delianuova, Simonds sperava di fare avanzare la Divisione su due assi, mettendo la III Brigata nel versante sinistro e da Delianuova attaccare Redicena, e la II Brigata sul versante destro, lungo una pista molto incerta che, sulla mappa, si snodava lungo la parte più alta del territorio, congiungendosi con le autostrade 112 e 111.124 Nelle prime ore del 5 settembre, i battaglioni della II Brigata stanchi da una marcia di venti chilometri, dalla costa raggiunsero la strada MelitoGambarie nei pressi di Monte di Reggio. Non hanno avuto molto tempo per riposarsi, e la mattina alle otto i Patricians (che erano adesso sotto il comando del Lt.-Col. C. B. Ware) si spinsero verso Delianuova, a sedici chilometri più a nord. Erano ancora appiedati, benché i mezzi di trasporto della Brigata avessero cominciato ad operare lungo il tratto di strada che i genieri avevano aperto attraverso i campi di Reggio, ma i veicoli rimasero bloccati a due chilometri a sud di Gambarie per una estesa demolizione della strada.125 Il bisogno di stabilire contatto col nemico e determinare la sua forza era stringente. Poiché i componenti dello quadrone di ricognizione non poteva usare i mezzi corazzati per via delle interruzioni stradali, i soldati della compagnia “B” del 48o Highlanders, postponendo il cambio con le truppe della II Brigata, si spinsero (montati su biciclette pieghevoli, trovate a Gambarie nel magazzino del Comando militare italiano) verso Delianuova. Lungo il percorso, che seguiva il versante orientale dei vasti piani di Aspromonte, questa avanguardia incontrò molte fortificazioni di rocce e 1362 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 cemento armato che il nemico aveva preparato per questa occasione, ma abbandonati proprio nel momento ch’erano necessarie.*[Infatti, a Gelomagro, a pochi centinaia di metri da Delianuova, sulla strada proveniente da Bagnara, c’era e credo ci sia tuttora una di queste postazioni, nota del traduttore.] Dopo molte fatiche, trasportando le biciclette sulle spalle, gli Highlanders attraversarono due burroni al fondo dei quali si trovavano i resti dei ponti fatti saltare con la dinamite, e arrivarono pedalando a Delianuova nel primo pomeriggio, ricevendo un festoso benvenuto dai deliesi. Subito dopo arrivarono le truppe dei Patricians per occupare il paese.126 Le razioni (Camp Pack) portati dai reparti specializzati, vennero distribuite; questi reparti hanno dimostrato particolare abilità nell’attraversare con le motociclette le zone in cui i ponti erano stati distrutti: nei punti particolarmente difficili, usavano delle funi per calare le motociclette. Reparti di ricognizioni motorizzati esplorarono ampiamente i fianchi dell’avanzata, costruendo il quadro del movimento della divisione.127 Per i soldati della I Divisione, che avevano sofferto il sole scottante delle colline siciliane e l’oppressiva salsedine delle pianure costali di quella regione, la pioggia tonificante delle montagne calabresi fece da stridente contrasto, portando a molti dei soldati memorie nostalgiche del tardo autunno del Canada orientale. Le loro camicie e i pantaloncini kaki, usati per gli esercizi ginnici, erano inadeguati per proteggerli dal freddo e molte unità si avvantaggiarono in fretta degli indumenti abbandonati dalle Camice nere, nello stesso magazzino dove si trovavano le biciclette usate dagli Highlanders. Ma gli uomini accettavano facilmente lo sconforto. A riguardo un soldato, nel suo diario il 6 settembre, scrisse: “Che strano animale è il soldato canadese. Ci svegliamo completamente bagnati dall’umidità notturna, eppure gli uomni canticchiano allegramente.”128 Molti della truppa, passando dalla zona di Gambarie, trovavano sollazzo in una località sciistica, usata nei mesi invernali dai cittadini di Reggio Calabria appassionati di sci, ora abandonata. Qui, a Gambarie, tra il piacevole ma freddo ambiente di magnifici castagneti e foreste di faggi che coprono i pendii montuosi, gli ufficiali e la truppa si godevano brevemente gli agi di magnifiche ville e di chalet.129 La strada centrale che attraversa la penisola calabra si collega con l’autostrada 112 tra Cosoleto e Delianuova e segue un tratto estremamente tortuoso ma percorribile verso est per circa una dozina di chilometri. Oltre il piccolo villaggio di Santacristina, dirigendosi verso nord, l’autostrada comincia a salire a zig-zag lungo il versante nord dell’altopiano di Mastrogiovanni e, attraversando Oppido, si congiunge con l’autostrada 111 a Redicena. Dalla base di Delianuova, i Patricians perlustrarono rapidamente e audacemente la zona verso Oppido, Santa Cristina e Cosoleto, mentre il resto della Seconda Brigata si mosse da Gambarie. L’unico segno del nemico si 1363 ANGELO PRINCIPE incontrava nel crescente numero di strade demolite e ponti fatti saltare “praticamente proprio sulla nostra faccia.”130 Nel pomeriggio e la sera del 6 settembre, le nuove disposizioni del comando di divisione ordinavano al Generale Vokes di occupare i piani di Mastrogiovanni e spingersi velocemente fino a Cittanova, uno dei paesi interni più grandi, situato sull’autostrada 111, a quattro chilometri da Redicena.131 Due strade offrivano la possibilità di avanzare simultaneamente verso Redicena con due unità. Vokes ordinò il P.P.C.L.I. di esplorare le inevitabili demolizioni lungo la strada Oppido-Redicena; e mandò verso est gli Edmontons per rendere sicure le pianure di Mastrogiovanni, controllando il dubbioso passo, aguzzo come una lama di coltello, che passa per Cittanova.132 Mentre i due battaglioni erano impegnati in questi precisi compiti, decisioni ad alto livello diressero l’avanzata dei Canadesi lungo un altro asse. Diversi fattori avevano indotto il Generale Mongomery a cambiare il piano di azione. In primo luogo, per la rapidità oltre il previsto della ritirata tedesca, era di vitale importanza per l’Ottava Armata mantenere contatto col nemico in vista degli sbarchi di Salerno e di Taranto e la capitolazione d’Italia già avvenuta, anche se non ancora diramata. In secondo luogo, tutti i tentativi di trovare vie alternative al traffico congestionato sul percorso ReggioDelianuova non ebbero successo. Le unità avanzate di Simonds erano sprovvisti di veicoli corazzati. Al reggimento Calgary era stato assegnato il compito di appoggiare la I Divisione in “Baytown” (sul fianco sinistro c’era il reggimento Ontario distaccato alla V Divisione), ma il D-Day, uno squadrone della Calgary finì con la brigata di assalto e assistette alla cattura dei primi obiettivi, ma i carri armati non riuscirono ad andare oltre, verso Terretti.133 Al contrario, la strada costale da Reggio, intorno alla punta sud della penisola, sembrava invitante; un plotone di ricognizione del Reggimento Calgary l’aveva percorsa il 5, fin oltre Capo Spartivento e non aveva incontrato tedeschi a sud di Bruzzano. Finalmente crollò la resistenza del nemico alla V Divisione nell’area di Bagnara, dove si era concentrata la ritirata tedesca; il 6 settembre, la 15a Brigata si era stabilita a nord di Gioiatauro. Le forze alleate avevano pieno comando del mare*[Il 6 settembre lo Stretto di Messina venne aperto al traffico delle nave degli Alleati per la prima volta da quando l’Italia aveva dichiarato la guerra nel giugno del 1940.] e del cielo, e il nemico aveva chiaramente perso la fortezza dell’Aspromonte.134 Pertanto, la sera del 6, alla Divisione canadese venne ordinato di attaccare Locri dalle montagne e, quindi, fare della strada costale il loro asse. Nello stesso tempo, alla 154a Brigata (Highland) e al quartiere tattico della 51a Divisione, che aveva cominciato ad attraversare lo stretto per rimpiazzare i Canadesi nel presidiare l’area di Reggio, venne ordinato di ritornare in Sicilia.135 Prima di abbandonare le alture e di adattare un nuovo asse bisognava prendere alcune precauzioni. Venne ordinato, quindi, di rendere sicura l’autostrada 111; e il Generale Simonds diede ordine che una forza 1364 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 motorizzata si spingesse lungo la costa orientale fino a catturare Locri. Sotto il comando del Lt.-Col. C. H. Neroutsos, comandante dei carristi Galgary, due compagnie “lorry-borne” del Carleton e York, e una compagnia dotata di mortai di 4.2 inches, mitragliatrici e cannoni anti-carro, si diressero verso sud, il 6 settembre. La colonna pernottò a Melito dove venne raggiunta dai carri armati dello squadrone di ricognizione Principessa Louise che si era districato dalle difficoltà delle montagne. Questo completò la forza chiamata “X”, e il mattino seguente si spinse rapidamente lungo il litorale mediterraneo. Occasionalmente, in lontananza venivano viste retroguardie nemiche che si ritiravano lungo le colline, ma la colonna non incontrò nessuna resistenza attiva. Alle 4:30 entrò in Bovalino Marina e, prima che si fosse fatto buio, due unità di carri armati avevano raggiunto il dannegiato paese di Locri, a 64 chilometri da Reggio.136 Allo stesso tempo, la seconda Brigata aveva cominciato la dura marcia verso Cittannova. La distribuzione del rancio non era possibile per via delle frequenti e estensive demolizioni lasciate dai tedeschi in ritirata e l’inconveniente doveva essere superato dalla creatività del battaglione pionieri aiutati dalla truppa in marcia.137 Nel tratto aggrovigliato dell’autostrada 112, tra il bivio per Oppido e l’altopiano di Mastrogiovanni, gli Edmonton dovettero superare un “intricato labirinto di crateri”.138 In un punto dove il ponte era stato fatto saltare con maestria, dovettero costruire una deviazione che scendeva per 200 metri in un burrone e saliva lontano dall’altra parte. In poco tempo, questo capolavoro del battaglione genieri permise il passaggio di jeeps e motociclette, sulle quali veniva trasportato il rancio degli Edmonton. Dall’altopiano, marciando tutta la notte, tre compagnie della Jefferson ebbero solo poco più di un paio d’ore di necessario sonno.139 Esausti dalla estenuante marcia lungo il rudimentale sentiero che si estendeva sullo schienale centrale della penisola, gli Edmontons arrivarono vicino Cittanova, alle tre del mattino seguente, dove ebbero alcune ora di riposo. Il solo incidente di rilievo lungo la marcia nelle montagne è stato lo scontro con un gruppo di paracadutisti italiani, catturando alcuni di loro prigionieri prima che gli altri si dileguassero protetti dal buio.140 Alla stessa ora circa, i Patricians ragiunsero Cittanova dal nord-ovest; demolizioni lungo la strada costrinsero i soldati ad attraversare la campagna per raggiungere Varapodio, all’incrocio della strada Oppido-Radicena, poi, seguendo la discesa, percorsero i sei chilometri rimasti per raggiungere l’autostrada laterale.141 Allo stesso tempo, i Seaforth Highlanders arrivarono dietro gli Edmonton lungo lo schienale stradale; e per la sera dell’otto settembre, i tre battaglioni della seconda brigata erano riuniti attorno al paese di Cittanova, con pattuglie spinte ad ovest, a nord e ad est.142 Qui, mentre essi si riposavano, la terza Brigata continuò la marcia. 1365 ANGELO PRINCIPE Durante il giorno 7, T.C.Vs. [veicoli addetti al trasporto della truppa] avevano trasportato il battaglione del Generale Penhale da Gambarie a Delianuova, poiché le interruzioni lungo la strada erano state riparate e la circolazione resa sicura. Quindi, quella sera alle 5:30, il West Nova Scotia iniziò la marcia del lungo e laborioso cammino su l’autostrada danneggiata, e lo seguivano in ordine il Royal 22e e quello ch’era rimasto della “X” forza del Carleton e York. Il mattino seguente, mentre il plotone comandato dal Lt.-Col. Bogert prendeva qualche ora di sonno lungo il sentiero della strada ai limiti dell’altopiano di Mastrogiovanni, venne attaccato da un centinatio di risoluti paracadutisti, apparentemente lo stesso gruppo scontratosi con gli Edmonton alcune ore prima.143 Questi vennero poi identificati come appartenenti al reggimento 185o della divisione Nembo. Pare che il comandante del battaglione, non volendosi arrendere insieme alle truppe costale italiane, avesse condotto i suoi uomini da Melito ad unirsi alla retroguardia della 29a Divisione Pazer Granatier e difendere l’incrocio stradale di Gambarie. La ritirata veloce dei tedeschi li costrinse a combattere da soli nelle colline di Delianuova.144 Una feroce scaramuccia si ebbe in serata. Quando questa cessò, i Canadesi avevano ucciso sei combattenti e catturato 57 prigionieri. Gli altri s’erano allontanati, pressati da un plotone degli Edmonton che, addetto a riparare una strada là vicino, intervenne tempestivamente. I West Nova Scotia persero un sergente maggiore e un sergente che furono uccisi e due ufficiali e parecchi altri soldati feriti. Questa azione fu l’ultimo scontro dei Canadesi con i soldati italiani. Quella stessa sera, Radio Roma e la B.B.C. annunciarono la capitolazione d’Italia, e nelle colline della Calabria la notte venne illuminata dai rudimentali fuochi pirotecnici accesi nei villaggi in festa.145 A tale notizia gli abitanti di Locri iniziarono a festeggiare e la truppa italiana colse l’occasione per saccheggiare il paese. Le esplosioni e i fuochi con i quali la gente del paese esprimeva enfaticamente la gioia erano visti e sentiti dai battaglioni della III Brigata, che nello stesso tempo, usando un sistema di jeeps, aveva raggiunto le prossimità di Gerace, un “paese terrazza” a quattro chilometri dalla costa. Ripristinare e mantenere l’ordine a Locri era difficile ai pochi elementi del reparto avanzato della forza “X”. Dalle colline di Gerace si sono precipitate, usando tutti i veicoli a loro disposizione, le due compagnie, Carleton e York, e poco dopo facevano la spola per contenere la stravagante gioia dei locresi.146 Alcune ore dopo la notizia della resa d’Italia, gli Alleati sbarcarono a Salerno. Così tra il tramonto dell’otto e l’alba del nove settembre i tedeschi ricevettero in Italia due severi, per nulla aspettati, colpi ... e l’effetto che essi provocarono sugli eventi successivi [van oltre lo scopo di questa traduzione]. __________ 1366 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 NOTE 1 Il 27 agosto 1943, l’Alto Commissario del Regno Unito in Ottawa, in un comunicato stampa, riportava un commento del Ministero dell’Informazione e Stampa, secondo il quale “tutti i giornali canadesi consideravano imminente un attacco all’Italia continentale,” C.M.H.Q. cartella 4/press/26, Minim Preco No. 35, 27 agosto 43. 2 The Allied Army in Italy, Dispacci di Sua Eccellenza Maresciallo di Campo il Visconte Alexander di Tunisi, K.G., G.C.B., G.C.M.G., C.S.I., D.S.O., M.C. (libretto pubblicato come supplimento del London Gazette, 6 giugno 1950), 2879. 3 Eisenhower, Crusade in Europe, 160. 4 “Symbol” Conferenza, C.C.S. 60a Riunione, 18 gennaio 43. 5 W.D., Maj.-Gen. M. A. Pope, 28 agosto 43. 6 Sherwood, Roosevelt and Hopkins, 729. 7 Convegno “Trident”, verbale della Prima Riunione tenuta alla Casa Bianca, 12 maggio 43. 8 Convegno “Trident”, C.C.S. 83a Riunione, 13 maggio 43. 9 Vedi nota 7, sopra. 10 Vedi nota 8, sopra. 11 Convegno “Trident”, C.C.S. 219, “Andamento della Guerra nel 1943-44”, relazione presentata dal Chief of Staff U.S. alla 48a Riunione. 12 C.C.S. 84a Riunione , 14 maggio 1943. 13 Vedi nota 11, sopra. 14 Vedi nota 7, sopra. 15 C.C.S. 242/6, “Rapporto Finale al Presidente e al Primo Ministro”, 25 maggio 43. 16 Ibid. 17 Eisenhower, Crusade in Europe, 167. 18 “Verbale della Riunione tenuta in Africa Settentrionale tra il 19 maggio e il 3 giugno 1943”, Minute of Meeting, 3 June 1943. 19 Eisenhower, Crusade in Europe,168. 20 Ibid. 21 Vedi nota 18, sopra. 22 Alexander, Despatch, The allied Army in Italy, 2881. 23 Sezione Britannica di Storia del Mediterraneo centrale, Operation of British, Indian and Dominion Forces in Italy. 3 September 1943 to 2 May 1945, Part I, Section “A”, Capitolo I, 3. 24 Alexander, The Allied Army in Italy, 2883. 1367 ANGELO PRINCIPE 25 AFHQ G-3 Comunicazione Interna (Memorandum), “Operazioni dopo Husky”, 3 giuno 43, Appendice “A” a Operazione delle Forze Britanniche ... in Italia , I, “A”, Chapitolo. I. 26 Alexander, The Allied Army in Italy, 2883. 27 Ibid. 28 NAF 250, Eisenhower ai Capi di Stato Maggiore, 29 giugno 1943, Appendice “D” a Operazione delle Forze Britanniche … in Italia, I, “A”, Capitolo I. 29 Ibid. Inizialmente era stata considerata l’operazion “Musket”, ma, il 30 giugno, venne scartata da Eisenhower per più ragioni: la probabilità che il tempo (il 1 novembre) non fosse adatto; la mancanza di sufficienti mezzi da sbarco; e perché la copertura aerea degli Alleati non fosse adeguata se l’aereonatica del nemico operasse in forza dalla Puglia (the heel of Italy). 30 NAF 265, Eisenhower ai Capi di Stato Maggiore (Combined Chiefs of Stuff), 18 July 43, Appendice “C”-1 ad Alexander Despatch (unpublished) Capit. I. 31 FAN 165, 17 luglio 43 e FAN 175, 26 luglio 43, Fifth Army History, I, 17. 32 Fifth Army History, I, 18, 20. 33 Signal, Montgomery to Alexander, 23 luglio 43, Operations of British, Indian and Dominion Forces in Italy. 3 September 1943 to 2 May 1945, Part I, Section “A”, Capitolo I, 15. 34 Ibid. 35 Telegramma personale N. 8677, Eisenhower ad Alexander, 7 agosto 43, appendice “J”, ibid. 36 Telegramma personale N. 961 Montgomery ad Alexander, 12 agosto 43, appendice “K”, ibid. 37 Telegramma Personale MA 399, Alexander a Montgomery, 14 agosto 43, ibid. 38 Alexander, The Allied Army in Italy, 2886. 39 Ibid. 40 Rapporto della Riunione di Politici e Militari Italiani tenuta a Bologna il 15 agosto 1943, Appendice “C” (Operazioni delle Forze ... Britanniche in Italia, I, “F”). 41 Onwards to Victory, Discorsi di Guerra del Rt. Hon. Winston S. Churchill, 1943 (Londra, 1944), Discorso del 21 settembre 1943. 42 Tel. GS 875, a McNaughton da Stuarto, 16 agosto 43, H.Q.S. Vol. 2. 43 Telegramma, segretissimo e personale, Z.65, dall’Alto Commissionario del Regno Unito [ad Ottawa] al Primo Ministro canadese, 5 giugno 43. 44 “Verbale della Riunione tenuta allo Hotel Frontenac, 11 agosto 1943” Canadian Army Staff (Washington) cartella 2-15-2. 45 Montgomery, El Alamein to the River Sangro, 100. 46 o 3 Corp. [d’A.] Ordine Operativo N. 1, 26 agosto 43 (modificato il 30 agosto 43). 1368 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 47 “Rapporto della Visita in Africa Settentrionale e in Sicilia, 18-28 agosto 1943” Carte di McNaughton, cartella P.A. 1-13-14-2. 48 Informazioni dei varii servizi segreti (di spionaggio) e da Appunti topografici raccolti dallo scrivente, durante una visita in Italia, settembrenovembre 1948. 49 Montgomery, El Alamain to the River Sangro, 101. Ordine di Operazione N. 1 amendamento 4 al 13o Corpo [d’A.], W.D., N.3 Comando, agosto 43. 50 Vedi nota 46, sopra. “Operazione Baytown, Piano di Linea della I Divisione canadese (prima stesura del Mag.-Gen. Simonds in possesso della Sezione Storica). 51 I Divisione canadese, Sommario delle informazioni, 31 ag. 43. 52 Ibid. W.D. Regimento West Nova Scotia, 3 settembre 43. 53 Secondo Roatta c’era solo un battaglione costale per ogni 29 kilometri di costa dalla frontiera francese fino a Bari. Rapporto sulla Riunione di Bologna, 15 agosto 43 (vedi nota 40, sopra). 54 Sommario dello Spionaggio della Ottava Armata, N. 543, 31 agosto 43, e N. 544, 2 settembre 43. Questa divisione, formata nel tardi 1942 dai resti della divisione Paracadutista 185a (Folgore) ch’era stata distrutta in Nord Africa, era in effetti una divisione di fanteria. Appropriata alla sua disegnazione, l’insegna della divisione Nembo era una nube che si trasformava in una pioggia torrenziale, proprio come quello della Forgore ch’era stata una saetta. 55 Sommario dello Spionaggio della I Divisione canadese, 31 Aug 43. Situation Mappe, Appendice 146b alla W.D. della Decima Armata, 1 settembre 43 (C.R.S.—42803/4). 56 Sommario dello Spionaggio della I Divisione canadese, 31 Agosto 43. 57 Rapporto del Mag.-Gen. Fries al Comando della Decima Armata “Ritirata dalla Calabria meridionale e l’esperienza con gli Italiani”, 25 ottobre. 43 (C.R.S.—42803/11). 58 Direttive del Fuehrer, Operazione Speciale ”Mittelmeer”, 10 dicembre 40. 59 Direttiva del Fuehrer N. 38, 2 dicembre 41. 60 O.W.F./W.F.St. Rapporto sulla situazione (da qui in avanti Rss), 25 luglio 43. 61 Ibid. 62 Ibid. 63 “H.Q. 14o e 76o Panzer Corps, le Divisioni Panzer 16a e 26a e le Divisioni III e 29a Granatieri Panzer e la I Divisione paracadutisti”, vedi C.R.S. – O.K.W./W.F.St. Ordine Schematico periodico di battaglia , 25 luglio 43. 64 Ibid., 5 Aug. 43. 65 Decima Armata W.D., 22 agosto 43 (C.R.S.—42803/1). 66 O.K.W./W.F.St. Rss, 18 agosto 43. 67 Decima Armata W.D., 22 agosto 43 (C.R.S.—42803/2). 1369 ANGELO PRINCIPE 68 14o Corpo Panzers W.D.. I settembre 43 (C.R.S.—48702/1). Appendice 178 alla 16a Divisione Panzer, 15 agosto 43 (C.R.S.—42243/6). 69 Decima Armata W.D., 29 agosto-6 settembre 43 (C.R.S.—42803/2). Interrogazione del Generale Heidrick. O.K.W./W.F.St. Rss, 29 agosto 43. 70 O.K.W. /W.F.St. Rss, 5 agosto 43. 71 Desmond Yonge, Rommel (London, 1950), 187. Ordine Schematico di Battaglia, 14 agosto 21 agosto 1943. 72 Ordine Schematico di Battaglia, 14 agosto, 5 settembre 43. O.K.W./W.F.St. Sitreps, 28 luglio, 16 agosto, 7 settembre e 6 novembre 43. 73 “Traduzione di un Memorandum del Generale Ambrosio, datato 6 agosto 1943, trovano tra le Carte private di Mussolini, Appendice “B” a Operation of British … Forces in Italy, I, “F”. 74 Rapporto della Riunione di Bologna, 15 agosto 43. 75 Ibid. 76 O.K.W. /W.F.St. Rss, 15 agosto 43. 77 Ibid., 7 settembre 43. 78 Ibid., 15 agosto 43. 79 Ibid. 80 O.K.W. /W.F.St. Rss, 16 agosto 43. 81 Decima Armata W.D., 22 agosto 1943 (C.R.S.—42803/2). 82 Rapporto presentato all’Ufficio Storico dal Lt.-Vol. G.F.C. Panman (precedentemente Generale della III Brigata di Fanteria), 5 febbraio 44. 83 Rapporto presentato all’Ufficio Storico dal Lt.-Col. W. P. Gilbride, A.A. & Q.M.G., I Divisione canadese, 9 ottobre 43. 84 Operazione “Baytown”, Descrizione in grandi linee del Piano navale, 25 agosto 43. 85 W.Ds, H.Q., Brigate I, II & III , 1-2 settembre 43. Vedi nota 82, sopra. 86 Rapporti del Regno Unito. 87 Rapporto sulle Operazioni “Baytown”, Hooker” e “Ferdy” dal C.–in-C. della Situazione Mediterranea, 20 novembre 43. 88 “The Invasion of Italy” (R.A.F. Mediterranean Review, N. 5), 7-9. Craven and Cate, “The Army Air Force in World War II”, II, 506. 89 “The Invasion of Italy”, 11. 90 Ibid., 12. 91 The Army Air Force in World War II, II, 510. 92 “Il 15 agosto Roatta disse a Jödl che occorevano 35 treni al giorno per rifornire le truppe tedesche e italiane e la popolazione civile a sud di Roma. A suo giudizio ‘per rimpiazzare approssimativamente la ferrovia avremmo bisogno di 5000 camion’, e continuò dichiarando che né gli italiani né i tedeschi avevano le forze necessarie’”, vedi verbale della Riunione di Bologna, 15 agosto 1943. 93 Vedi nota 82 sopra. W.D., Reggimento Royal 22e, 3 settembre 43. 1370 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 94 Rapporto del Comandante Capo Navale canadese, Londra “Canadian L.C.M. Flotillias’ Participazione all’Invasione della Sicilia e dell’Italia”, 26 novembre 43. 95 Vedi note 46 e 87, sopra. “13 Corps Army Instruction N. 2”, 21 agosto 43, El Alamein to the River Sangro, 102. 96 Il 7o, il 64o , il 70o, e il 75o Reggimenti medi R.S., vedi operazione “Baytown”, R.C.A. I Divisione canadese, Ordine operativo N. 1, 29 agosto 43 97 Ibid. Vedi nota 87, sopra. 98 “The Invasion of Italy”, 12. 99 Vedi nota 87, sopra. 100 Ibid. W.Ds., H.Q. II Brigata di Fanteria, III Reggimento ‘West Nova Scotia’ e Reggimento Carleton e York, 3 settembre 43. 101 Vedi nota 82, sopra. W. Ds. H.Q. III Brigata di fanteria e le sue unità, 3 settembre 43. 102 Vedi nota 87, sopra. 103 I Divisione canadese Messaggi Log, Serie 3, 3 settembre 43. 104 W.D., H.Q. III Brigata di fanteria, 3 settembre 43. Vedi nota 94, sopra. 105 W.D., H.Q., III Brigata Fanteria, 3 settembre 43. 106 W.D., Reggimento ‘West Novascotia’, 3 settembre 43. 107 W.D., H.Q. III Brigata Fanteria, 3 settembre 43. 108 W.D. 22o Reggimento Royal, 3 settembre 43. 109 Vedi note 82 e 107, sopra. 110 W.D. Reggimento Carleton e York, 3 settembre 43. 111 Messaggi della I Brigata Log, ora 12.30, 3 settembre 43. 112 Vedi nota 57, sopra. 113 W.Ds., H.Q. III Brigata di fanteria, Reggimenti Hasting e Prince Edward e 48o Hilanders del Canada, 3-4 settembre 43. 114 Vedi nota 46, sopra, Ottava Armata Rss, 4 settembre 43. 115 Vedi nota 46. Istruzioni amministrative N. 9 dell’Ottava Armata, 27 agosto 43. 116 Vedi nota 46, sopra. Messaggi di Compagnia, Prima Divisione canadese, Serie 52, 3 settembre 43. 117 W.D. H.Q.(Quartiere Generale) Tattico dell’Ottava Armata, Situazione, 3 settembre 43. Sommario del 13o Corpo Investigativo, 4 settembre 43. 118 “I Divisione canadese, Linee generali del Piano di Operazione dopo la cattura della testa di ponte di Reggio”, 1 settembre 43. 119 Ibid. 120 W.Ds., H.Q. I Brigata di fanteria, 48o Highlanders del Canada, Reggimento Hastings e Prince Edward, 4 settembre 43. 121 “The Invasion of Italy”, 12. I Divisione canadese, Messaggi Log. Serie 88, 4 settembre 43. 1371 ANGELO PRINCIPE 122 W.D., Reggimento Carleton e York, 4 settembre 43. Rapporto del Capitano R. D. Prince, I.O. all’Ufficio Storico, III Brigata di fanteria, 10 dicembre 43. 123 W.D., I Compagnia campale, R.C.E., 4 settembre 43. 124 Vedi nota 18, sopra. Messaggi della I Divisione canadese, Serie 177, 4 settembre 43, “Piano G.O.C’s. per la I Divisione canadese”. 125 W.D., H.Q. II Brigata di fanteria, 5 settembre 43. 126 Ibid. W.Ds., 48o Highlanders del Canada, P.P.C.L.I., 5 settembre 43. 127 Rapporto del Lt.-Colonnello C. B. Ware, O.C.P.P.C.L.I. all’Ufficio Storico, 21 novembre 43. 128 W.D., H.Q. R.C.E., I Divisione canadese, 6 settembre 43. 129 Rapporto del Mag. di Brigata G. E. B. Renis all’Ufficiale Storico, I Brigata di fanteria, 21 ottobre 43. 130 Ibid. 131 W.D., H.Q. II Brigata, 6 settembre 43. 132 Ibid. 133 W.Ds. Reggimenti corazzati canadesi, 12o e 14o, 3-5 settembre 43. 134 Registro messaggi dell’Ottava Armata, 5-7 settembre 43. 135 Ibid., 6 settembre 43. “Note del Piano Operativo del 30o Corpo d’A., Ordine N I-‘Baytown’, agosto 1943”. 136 W.D. 14o Reggimento corazzato canadese, 6-7 settembre 43. Messaggi dell’Ottava Armata, 7 settembre 43. 137 W.D., Reggimento Edmonton, 7 settembre 43. 138 W.D., I Compagnia campale. R.C.E., 7 settembre 43 139 Rapporto del Cap. F. N. Pope, I. O., all’Ufficiale Storico, II Brigata di Fanteria, 18 novembre 43. 140 Ibid., W.D., Reggimento Edmonton, 7-8 settembre 43. 141 Vedi nota 127 sopra, W.D., P.P.C.L.I., 6-7 settembre 43. 142 Serie 20 e 24, messaggi della II Brigata, 8 settembre 43. 143 W.D., Reggimento West Nova Scotia, 8 settembre 43. 144 Rapporto del Capitano V. C. J. Thrupp, Reggimento South Staffordshire all’Uffici Storico, I.O.(Italian) al H.Q., I Divisione canadese, 8 settembre 43. 145 Vedi nota 139, sopra. W.D., Reggimento West Nova Scotia, 8 settembre 43. 146 Vedi nota 82, sopra. W.D., H.Q. III Brigata di fanteria, 8 settembre 43. 1372