Nell`Europa degli incubatori l`Italia scala la top ten

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Anno XI n.19 - 20 novembre 2015
www.corcom.it
L'ITALIA CHE VUOLE CRESCERE
► i n n ova z io n e
Il Polihub
di Milano
è al secondo
posto nella
classifica stilata
dall'ente
di ricerca svedese
«E la garanzia di
aver lavorato bene
- dice il consigliere
delegato
Stefano Mainetti Nel 2013 eravamo
noni in classifica
ma l'anno
scorso ci siamo
aperti all'esterno
e i risultati
si vedono»
Nell'Europa degli incubatori
l'Italia scala la top ten
Maurizio Di Lucchio
L'
Italia è nella top ten
europea degli incubatori universitari con il
secondo posto del Polihub di
Milano nella graduatoria stilata
dall’ente di ricerca svedese UBI
Global. L’incubatore del Politecnico di Milano si è piazzato alle
spalle dell’inglese SETsquared,
legato agli atenei pubblici di Bath,
Bristol, Exeter, Southampton e
del Surrey. Per raggiungere questo
risultato, la struttura guidata da
Stefano Mainetti ha cercato di
indirizzare la trasformazione del
proprio modello operativo - da
incubatore prettamente dedicato a startup e spinoff interni al
Politecnico a “hub” più aperto a
tutto l’ecosistema dell’innovazione - lungo le linee guida e gli
standard indicati da Ubi Global.
“È la garanzia di aver lavorato
bene: un bollino di qualità”, dice
a CorCom il consigliere delegato
Stefano Mainetti. “Nel 2013 eravamo noni in classifica e avevamo
un modello diverso rispetto a
quello attuale. L’anno scorso ci
siamo aperti all’esterno, abbiamo
individuato e incubato molte
startup in più e abbiamo assestato
i processi di scouting, mentoring
e di supporto al finanziamento.
Con il cambio di modello, molti
indicatori di performance erano
nuovi ed eravamo usciti dai primi
dieci del ranking ma gli investimenti operati ci hanno permesso
di raccogliere i frutti nel 2015 con
questo secondo posto in Europa”.
Tra i macrocriteri di cui l’ente
svedese ha tenuto conto nel redigere la classifica c’è innanzitutto il
valore concreto che l’incubatore
universitario riesce a dare all’eco-
La società guidata
da Aldo Curinga
si piazza
all'ottavo posto
nella classifica europea
di partner industriali in grado,
potenzialmente, di sostenere le
startup nel processo di industrializzazione dei progetti. Riguardo a
questo ultimo elemento, Polihub
è stata la base di lancio per le call
for ideas di grandi aziende, anche
italiane, attive in settori come hi
tech, information technology,
finanza, assicurazioni, media,
telecomunicazioni e pharma (tra
cui Microsoft, Ibm, Samsung, Sap,
Smau, CheBanca, Bnp Paribas,
Aviva, Mediaset, Vodafone, Novartis). “Altre grandi compagnie,
invece, hanno fatto iniziative
mirate ma non le hanno rese
pubbliche per non renderle note
ai propri competitor”, aggiunge
il consigliere delegato. Un terzo
► i n p rimo p ia n o
L'accelerazione di The Hive
«Così aiutiamo le imprese»
«L’
abbiamo scoperto il giorno della premiazione: ci
hanno detto che eravamo arrivati
ottavi nella classifica europea
degli incubatori affiliati alle
università. E pensare che siamo
operativi dal 2014». Il riconoscimento che l’ente di ricerca svedese UBI Global ha dato a The Hive
è stato una sorpresa anche per
Aldo Curinga, 53 anni, l’imprenditore di lungo corso alla guida
dell’incubatore che ha la sua sede
principale ad Ancona, uffici anche
a Roma, Milano, Bologna, Fabriano, Praga e Bucarest, e collabora
con l’università di Camerino e
con altri laboratori universitari.
“Ci siamo sottoposti a sedute,
analisi, colloqui: di noi hanno
sistema, ovvero i posti di lavoro
creati, il fatturato aggregato delle
nuove imprese incubate e la capacità di ricevere finanziamenti da
parte della comunità di investitori. “In due anni - dichiara Mainetti
- siamo arrivati a più di 50 startup
incubate, oltre 11 milioni di finanziamenti, un fatturato aggregato
di 17 milioni di euro e 350 posti
di lavoro full time equivalent”.
Un altro parametro utilizzato
per misurare la qualità dell’incubatore è il valore generato per i
clienti, ovvero le stesse startup:
in questo caso, viene preso in
considerazione il numero di ore
dedicate all’attività di coaching e
di mentoring per ciascuna nuova
impresa ospitata e la quantità
metro di misurazione era l’attrattività della struttura per l’ecosistema dell’innovazione. “In sostanza,
hanno tenuto conto del numero
di idee imprenditoriali che abbiamo ricevuto”, spiega Mainetti.
“Sono state 850 nel 2014 e 1.200
nel 2015”. In più, UBI Global ha
rilevato il tasso di sopravvivenza
sul mercato delle startup uscite
dall’incubatore - 83% nel caso di
Polihub - e il numero e valore delle “exit”. “Di per sé questo valore
non è male, anche se purtroppo
non siamo ancora riusciti ad
avere la soddisfazione di vedere
una startup incubata in Polihub
raggiungere la quotazione in borsa”. Dai ranking UBI Global, stilati
anche per incubatori semplicemente associati con un ateneo
(classifica in cui l’Italia è presente
con il terzo posto di H-Farm e
l’ottavo di The Hive), emerge che
tra i premiati ci sono alcune strutture, tra cui la prima classificata
e la nona (la portoghese BLC3
Incubadora), che aggregano gli
incubatori di più università. Una
prospettiva anche per Polihub
e per gli altri incubatori universitari italiani? “Anche in Italia è
possibile, anche se fare sistema
non è mai facilissimo”, ammette
Mainetti. “Collaborazioni virtuose, come nel caso del PNI Cube
(l’associazione che riunisce gli
incubatori e le business plan competition accademiche italiane,
ndr), esistono già e si può pensare
ad aumentarle e a valutare vere e
proprie aggregazioni. Ma spingere
su una politica di aggregazione
è una scelta che va oltre i singoli
incubatori e riguarda i decisori
pubblici. È da lì che potrebbero
arrivare importanti indicazioni in
questo senso”.
Aldo Curinga
Ad dell’incubatore
The Hive
misurato praticamente tutto,
dai posti di lavoro creati al livello
etico”, racconta l’amministratore
delegato. “È di certo una soddisfazione, ma è un premio che può
essere utile per tutto l’ecosistema
perché certifica che alcuni criteri
per accelerare le nuove imprese
sono particolarmente efficaci”. E
sulla definizione dei metodi di accelerazione, The Hive ha puntato
molto. “Stiamo mettendo a punto
un sistema rigoroso e standardizzato per aiutare le startup ad
arrivare sul mercato: abbiamo
incubato una trentina di nuove
imprese e a ognuna offriamo, a
tariffe agevolate, servizi che vanno dal supporto nella creazione
del business plan ai suggerimenti
per trovare finanziamenti e
partecipare a bandi specifici”,
dice Curinga. “Abbiamo definito parametri e indicatori che le
startup, a un certo punto del ciclo
di accelerazione devono avere,
altrimenti siamo i primi a consigliare di lasciar perdere. Ad alcune
giovani imprese, che definiamo
promise, guardiamo con attenzione particolare. E se queste ultime
diventano champion, The Hive ci
investe su: siamo già entrati nel
capitale di due startup e a breve
faremo altri investimenti”. Questa realtà, che è allo stesso tempo
spazio di coworking, incubatore e
acceleratore, è nata dalla sinergia
tra l’imprenditore Giorgio Guidi e
il fondo Greenvale Ventures Europe. Nel suo primo anno di vita - il
2014 - ha generato un fatturato
complessivo di oltre 2,5 milioni di
euro. Essendo generalista, accoglie startup attive in vari settori,
ma ha un occhio di riguardo per
i segmenti più sviluppati nelle
Marche: agricoltura, alimentazione e manufacturing. Tra le
startup più promettenti ci sono
Biopic, che ha creato un sistema
smart per coltivare ortaggi in casa
e ha vinto premi in tre Maker Faire, e Synbiofood, catena di punti
vendita di prodotti probiotici.
M.D.L.
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