Patologia Generale Prof.ssa Batetta LEZIONE 45 21-03-2013 II ora Riepilogo della prima ora Glicazione dell’emoglobina Nel soggetto normale la percentuale di emoglobina glicata rappresenta il 4-6.5% dell’emoglobina totale. Se il soggetto diabetico ha uno scarso controllo metabolico questo può presentare livelli di HBA 1C, anche doppi rispetto al soggetto normale. I livelli di HBA1C forniscono un indice retrospettivo del controllo glicemico degli ultimi due mesi. Il glucosio si lega alla valina e alla lisina occupando il sito di legame per il 2-3 difosfoglicerato. Tali modificazioni potrebbero essere responsabili di una maggiore affinità per l’ossigeno da parte dell’emoglobina del paziente diabetico, favorendo sia l’ipossia tessutale che alle varie alterazioni emoreologiche. Inizio seconda ora: Abbiamo discusso sull’emoglobina glicosilata per la sua importanza dal punto di vista della valutazione del compenso metabolico del pz. Però ,dal punto di vista fisiopatologico, sappiamo che non è solo l’Hb ad essere stata glicosilata, ma anche tutte le altre proteine a livello sistemico. Quello che ci preoccupa è che siano state glicosilate le proteine della membrana basale dei capillari che ,come abbiamo detto , sono responsabili dell’alterazione degli scambi tra compartimento circolatorio e tessuti e quindi sono responsabili di livelli di sofferenza notevoli. La glicazione del collagene è responsabile dell'ispessimento delle membrane basali dei piccoli vasi (microangiopatia) causando patologie d'organo tra le quali la retinopatia e la nefropatia diabetica. Abbiamo anche già indicato quali sono i tessuti che ne risentono immediatamente. Abbiamo citato la RETINA E Il RENE. Pensate al glomerulo. Questo è costituito da capillari che si sfioccano e che sono in intimo contatto con quella che è la parete interna, viscerale, della capsula di Bowman. Tra i due elementi c’è ovviamente la membrana basale che è costituita da vari strati. Il glomerulo deve consentire il passaggio dell’ultrafiltrato che, per quanto riguarda la composizione, è uguale al plasma senza cellule e senza proteine. In condizioni normali le proteine rimangono nel compartimento plasmatico perché sono negative e perché la membrana basale è ricca di cariche negative. Questo è molto importante ed è fondamentale il riassorbimento successivo all’ultrafiltrazione perché se ciò non avvenisse saremo costretti ad urinare in continuazione. Ora potete immaginare che cosa succede a livello di rene se si ispessisce la membrana basale e se si ha un passaggio di proteine nell’ultrafiltrato. Abbiamo parlato anche della RETINA. Questa rappresenta un organo che, come il cristallino, deve essere anatomicamente perfetto. Cosa succede ad una retina,soprattutto dal punto di vista vascolare, che ha delle alterazioni nel passaggio dell’ossigeno, dello zucchero , dei nutrienti etc? Essa risponde all’ipossia come qualunque altro tessuto, cioè con la neoangiogenesi ( producendo nuovi vasi sanguigni). Questo è vero anche per quanto riguarda i tumori o nel caso del miocardio infartuato. La neoangiogenesi però è responsabile del danno. Infatti la neoformazione di vasi interferisce con il meccanismo di trasmissione del messaggio visivo ed il soggetto può andare incontro a cecità. La cecità del pz diabetico è la prima causa di cecità negli Stati Uniti. La retinopatia viene suddivisa in differenti stadi clinici: 1) fase non proliferativa caratterizzata da essudati e aneurismi con aumentata permeabilità; 2) fase pre-proliferativa, con piccole emorragie; 3) fase proliferativa caratterizzata da angiogenesi, grosse emorragie, depositi ialini ecc. La retinopatia del diabetico può essere di grado diverso e solitamente quando un pz presenta piccoli essudati si effettua una laserterapia; si sfrutta una molecola fluorescente per verificare se ci sono delle alterazioni nella retina e per vedere quindi se la molecola ha superato l’endotelio ed è fuoriuscita. Se ciò accade è indice di sofferenza. Ma se abbiamo intensa neoangiogenesi si vedrà una miriade di nuovi capillari che portano ad una drastica riduzione del visus. Non a caso questo tipo di retinopatia viene definito PROLIFERANTE e può comportare problemi nel recupero della vista. Quando aumenta la quantità di glucosio nel sangue si verifica però anche un altro problema. Ovvero il glucosio ,essendo osmoticamente attivo, si porta appresso tanta acqua. Succede che, a livello di capillari, si determina un aumento della pressione idrostatica che peggiora ulteriormente il quadro clinico. Infatti l’aumento della P. idrostatica stimola la produzione di fattori di crescita , la produzione di collagene etc. Questa situazione è particolarmente grave in quei soggetti che hanno delle glicemie oscillanti (alte-bassealte-basse..); la situazione in cui il pz presenta glicemie oscillanti è ritenuta peggiore( come effetti sugli organi) rispetto a quella di un pz con glicemie costantemente elevate. Questo è vero perché, oltre a tutti i problemi che abbiamo esaminato prima, quando la glicemia aumenta e poi diminuisce comporta una sollecitazione continua causata dai trasferimenti di acqua in un versante o nell’altro. Il risultato , assieme a tutti i problemi che abbiamo visto prima, è dato dall’ispessimento della membrana basale. A proposito della retinopatia c’è da dire che essa è particolarmente suscettibile alle ipoglicemie perché durante un’ipoglicemia la risposta attuata dall’organismo per superare questa condizione è ,prima di tutto, un aumento del glucosio, ma ci sarà anche una risposta adrenergica che porta a vasocostrizione a livello dei vasi della retina. Questo peggiora ulteriormente il quadro. Tutto ciò è stato oggetto di discussione anche per i diabetologi; alcuni ritenevano che allora fosse meglio non portare il soggetto in ipoglicemia ma tenerla alta. Ma non è corretto ragionare così. E’ stato infatti visto che nei primi tempi c’è un peggioramento durante la normalizzazione però poi il benessere generale e quello della retina ci guadagna. Mai tirare conclusioni facili. Nefropatia diabetica: la valuteremo meglio quando faremo il rene. Però ricordate che il danno a livello del glomerulo può innescare un processo infiammatorio e fibrosi con perdita del tessuto funzionante. Questo può essere causa di iniziale insufficienza renale cronica. Gli organi che risentono maggiormente della glicosilazione delle proteine sono quegli organi il cui microcircolo deve essere privo di alterazioni per poter esplicare bene la loro funzione. Neuropatia diabetica Per neuropatia diabetica si intende “un disordine evidente sia clinicamente che subclinicamente che si manifesta in corso di malattia diabetica in assenza di altre cause di neuropatia”. Può essere sia somatica che autonomica, per cui può manifestarsi con sintomi svariati e differenti; si tratta quindi di un’altra complicanza cronica del pz diabetico molto importante che è a carico del sistema nervoso. Diciamo che molti degli effetti possono essere anche devastanti. I pz diabetici per esempio non avvertono sintomi in corso di infarto. Ciò è dovuto alla neuropatia diabetica che toglie questa sensibilità. Questo si verifica soprattutto a livello viscerale, infatti ad altri livelli abbiamo un aumento della sensibilità,mentre a livello viscerale si riduce. Anche l’infarto intestinale, che solitamente è accompagnato da dolori pazzeschi, nel pz con neuropatia può non dare sintomi. Oggi si sa che esiste l’infarto intestinale , ma fino a non molti anni fa veniva trascurato in pz che avevano diarrea , dolori e spesso il pz moriva. Solo all’autopsia si faceva la diagnosi di infarto intestinale perché era possibile osservare l’intestino completamente necrotico. La mancanza di sensibilità al dolore può provocare molti danni. [La prof racconta che anni fa, mentre faceva tirocinio in un reparto ospedaliero, era arrivato un signore che volendo riscaldarsi i piedi davanti al camino , ma avendo perso la sensibilità, se li ustionò.] Si ha perdita di sensibilità perché si verifica : - Attivazione della via dei polioli; Ipossia - ischemia secondarie alle microangiopatie; Glicazione delle proteine tissutali con formazione di AGE. C’è un altro aspetto importante che riguarda il mioinositolo, un acido grasso di membrana. La via dei polioli porta ad una modificazione del mioinositolo con riduzione della pompa ATPasica sodio-potassio. Uno degli esami che si sfrutta per fare prevenzione del diabete è proprio quello che valuta la conducibilità nervosa. Detto ciò voglio segnalarvi che la variabilità glicemica oggi è imputata notevolmente per quanto riguarda le complicanze d’organo. C’è una sollecitazione continua a carico del microcircolo. La variabilità glicemica con i conseguenti stress osmotici può indurre una condizione di stress sulla parete vasale. Quando si valuta l’emoglobina glicosilata bisogna sempre ricordare che si tratta della media dei valori e non evidenzia eventuale variabilità glicemica. Ci sono altri due pathway di cui vi parlo velocemente. - Uno è l’attivazione della fosfochinasi c (PKC). Questa è attivata indirettamente per aumento della sintesi degli acilgliceroli. La PKC è un fattore di trascrizione importante. L’attivazione di questo importante fattore modifica l’espressione genica e aumenta la produzione di numerose molecole coinvolte nelle alterazioni dell’endotelio vasale quali: • Molecole pro-angiogenetiche • Molecole della matrice extracellulare (collagene IV e fibronenctina) • Produzione di endotelina-1 ET1 accompagnata da riduzione dell’attività dell e-NOS. • Produzione di citochine pro infiammatorie Quando abbiamo parlato di aumento della pressione idrostatica abbiamo detto che una delle molecole che viene attivata è proprio la PKC. - L’altro pathway ,più recentemente studiato, è la via delle esosamine; Questa determina: Aumento del fruttosio-6-fosfato che serve da substrato per la glicosilazione dei gruppi carbossilici ( e non di quelli amminici) e per la produzione di proteoglicani. L’Iperglicemia, ma anche l’iperlipemia , a livello di qualsiasi cellula, determina un’alterazione per quanto riguarda la sintesi delle proteine; si innesca quello che è uno stress. Questo porta non solo alla produzione di proteine alterate, ma anche all’attivazione di sistemi infiammatori. Vediamo velocemente la macroangiopatia diabetica. La macroangiopatia diabetica riconosce vari fattori scatenanti. Oltre ai fattori di rischio già descritti quali la dislipoproteinema e l’ipertensione arteriosa, sono state chiamati in causa i meccanismi che intervengono nel determinare la microangiopatia. Un aspetto importante è quello che riguarda la glicazione delle lipoproteine. Inoltre per quanto riguarda la macroangiopatia diabetica non c’è niente di diverso rispetto a quello che abbiamo detto facendo l’aterosclerosi; solo che, ai fattori che abbiamo indicato facendo l’aterosclerosi, dobbiamo aggiungere tutti quelli visti oggi , ovvero: - L’ iperglicemia ; l’ aumento di sintesi di VLDL che non vengono adeguatamente smaltite dal circolo in quanto la lipoprotein-lipasi non funziona bene; non smaltendo le VLDL non si possono formane buone LDL, non si possono innalzare i valori di HDL e abbiamo questo fenotipo aterogeno. Ma non c’è solo questo. Non ci sono solo le VLDL che sono aterogene. Infatti anche le APO B e tutte le apolipoproteine delle lipoproteine si legano al glucosio quindi diventano glicate. Quindi quando le LDL passeranno a livello subendoteliale, l’LDL glicata verrà immediatamente riconosciuta come estranea dai macrofagi. Quindi vengono riconosciute come non self non solo quelle ossidate, ma anche quelle glicosilate. I RAGE (AGE receptors) sono i recettori presenti nei macrofagi che riconoscono tutte le proteine glicate, compresa l’APO B100. Il legame di composte AGE con questi recettori attiva la risposta infiammatoria. Tutto ciò si aggiunge al danno sul pz diabetico. Considerate anche che le lipoproteine glicosilate si ossidano più facilmente. Avremo l’attivazione di quella via che porta alla formazione di cellule schiumose. In pratica, per sintetizzare, le complicanze del diabete mellito ( sia I che II) sono dovute a due fattori : uno è la glucotossicità ( livelli glicemici superiori alla norma inducono varie vie metaboliche responsabili della microangiopatia. Essendo il glucosio substrato per la lipogenesi contribuisce all’iperlipemia quindi alla lipotossicità ) e una è la lipotossicità [ aumento dei lipidi (insulino-resistenza) con deposito di questi oltre che nel tessuto adiposo anche in sedi ectopiche (fegato, muscolo, cuore). Produzione di molecole infiammatorie non solo dal tessuto adiposo ma anche dal fegato infiammato.] Glucotossicità e Lipotossicità collaborano e concorrono nel determinare il danno d’organo. Sono state scoperte nuove molecole implicate nell’insulino-resistenza quali : - PPAR gamma : che la limitano Endocannabinoidi: la favoriscono Gli endocannabinoidi sono molecole simili ai cannabinoidi la cui produzione aumenta nel soggetto obeso. Sono quelle molecole che riconoscono gli stessi recettori riconosciuti dai cannabinoidi. Gli endocannabinoidi sono fondamentali per quanto riguarda la regolazione del nostro appetito , ma soprattutto regolano LA GOLOSITA’. Essere golosi non significa avere appetito ; uno può non avere fame ma può continuare a mangiare. Sono quindi responsabili del bisogno compulsivo di cibo e sono correlati con la gratificazione alimentare , ma anche sessuale etc... Purtroppo però gli endocannabinoidi favorisco la resistenza all’insulina, perciò sono state ricercate delle molecole antagoniste ad essi; queste molecole si legano ai recettori per gli endocannabinnoidi, ma sono state ben presto ritirate dal commercio per degli effetti importanti. La terapia con queste molecole è stata sospesa perché si è visto che queste molecole antagoniste , compromettendo l’azione degli endocannabinoidi, inducevano molte persone al suicidio. Ciò conferma quanto questi ultimi siano importanti per la gratificazione.