Pietro Veglio [email protected] 6963 Pregassona, 15 aprile 2014 Plusvalore 16.4.2014: Economia della Nigeria: no. 1 in Africa La Nigeria, il paese con la maggiore popolazione dell’Africa subsahariana (170 milioni), è diventata la potenza economica no. 1 della regione. In seguito alla revisione del metodo statistico utilizzato per calcolare il prodotto interno lordo (PIL), il PIL nigeriano del 2013 è aumentato dell’89%, raggiungendo i US$ 510 miliardi. Valore che supera nettamente quello del capofila precedente, il Sudafrica (US$ 370 miliardi). Il nuovo metodo corregge la precedente tendenza a sottovalutare lo sviluppo sempre piu’ dinamico dei servizi finanziari, telecomunicazioni - per ironia della sorte controllati almeno parzialmente da banche e imprese sudafricane – e dell’industria cinematografica. Inoltre tiene conto dell’enorme espansione del settore informale dell’economia locale, praticamente ignorata prima. Il nuovo PIL rispecchia la recente forte crescita economica, con tassi annuali attorno al 6-7%. Questo risultato conferisce prestigio internazionale alla Nigeria la cui economia è ora al 26esimo rango mondiale, con prospettive ragionevoli di entrare fra le prime 20. Cio’ incentiverà gli investimenti esteri, sempre piu’ attratti dall’aumentato potere d’acquisto della classe media locale. Parallelamente il peso del debito estero, già debole (20%), diminuisce ulteriormente il che permetterà di ricorrere maggiormente ai finanziamenti esteri indispensabili per migliorare lo stato calamitoso delle infrastrutture. Ma questi aspetti positivi non cancellano l’altra faccia della medaglia: forte corruzione, soprattutto nelle attività legate all’estrazione di petrolio e gas naturale; persistenza di livelli di povertà estrema attorno al 60%; indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite che pone la Nigeria al 153esimo rango su 187 paesi; la Nigeria produce la stessa quantità di energia elettrica di una città europea di medie dimensioni; infine, instabilità politica e minaccia seria del movimento terroristico jihadista Boko Haran nel nordest del paese. Il quasi raddoppio del PIL nazionale contribuisce apparentemente al consolidamento di una struttura economica piu’ diversificata ed equilibrata. Se il settore dei servizi è cresciuto enormemente, agricoltura, industria cosi come petrolio e gas incidono meno. La maggiore diversificazione non deve pero’ far dimenticare che l’erario pubblico nigeriano dipende ancora per il 70% dalle tasse e royalties versate dalla compagnie estrattive per l’export di greggio e gas. Il “nuovo” PIL rappresenta per la Nigeria una grossa sfida in almeno 4 aree cruciali: 1. Rapporto entrate fiscali/PIL. Finora le entrate fiscali rappresentavano il 20% del PIL, nella media con altri paesi emergenti. Con i nuovi dati il rapporto scende al 12%, senza tasse e royalties su petrolio e gas addirittura al 4%. Un tale livello di entrate fiscali non è sostenibile. 2. Disuguaglianze sociali. Secondo i nuovi dati, Il PIL per capite è ora di US$ 2,689 (prima US$ 1,555). Ma questa evoluzione positiva non cambia purtroppo la dura realtà vissuta dal 60% della popolazione piu’ povera. 3. Bilancia corrente dei pagamenti. Tradizionalmente la bilancia dei pagamenti della Nigeria mostrava un’eccedenza superiore al 3% del PIL, un indicatore-chiave per attirare nuovi investimenti esteri. I nuovi dati dimezzano quasi l’eccedenza, adesso solo dell’1,8%. E già si profila all’orizzonte una situazione di deficit. 4. Crescita economica. L’espansione del PIL renderà piu’ difficile il raggiungimento dell’obiettivo ufficiale di crescita annuale dell’8-9%. Decisamente anche in Nigeria non è tutto oro quel che brilla!