ELFO PUCCINI STAGIONE 2009/2010 ELFO, via Ciro Menotti 11 22 ottobre – 22 novembre ANGELS IN AMERICA PARTE II Perestroika di Tony Kushner, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani TEATRIDITHALIA/Emilia Romagna Teatro Fondazione con il contributo di Next 24 novembre – 4 dicembre LA NOTTE DELL’ANGELO testo e regia di Furio Bordon, con Massimo De Francovich e Daniela Giovanetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia 9 - 31 dicembre LIBRI DA ARDERE di Amélie Nothomb © Editions Albin Michel, regia di Cristina Crippa TEATRIDITHALIA/Asti Teatro 12 gennaio – 7 febbraio ROMEO E GIULIETTA di William Shakespeare, regia e traduzione di Ferdinando Bruni TEATRIDITHALIA/Estate Teatrale Veronese/AMAT 9 - 21 febbraio LA PRESIDENTESSA di Maurice Hennequin e Pierre Veber, regia di Massimo Castri Emilia Romagna Teatro Fondazione/Teatro Stabile dell’Umbria 2 - 14 marzo FRANKENSTEIN - ossia il Prometeo moderno scritto e diretto da Stefano Massini, liberamente ispirato al libro di Mary Shelley Sandro Lombardi dà viso e voce alla Creatura Teatro Metastasio Stabile della Toscana/Teatro delle Donne-Centro Nazionale di Drammaturgia in collaborazione con Festival della Creatività 2008 16 - 28 marzo ULYSSAGE #6 Uomini al buio. Ade uno spettacolo di Claudio Collovà dall’Ulisse di James Joyce TEATRIDITHALIA/Esse p.a. Officine Ouragan ELFO PUCCINI, Corso Buenos Aires 33 6 - 7 marzo INAUGURAZIONE: ANGELS IN AMERICA edizione integrale 9 - 21 marzo | sala Shakespeare LA CACCIA scritto, diretto ed interpretato da Luigi Lo Cascio liberamente ispirato a Baccanti di Euripide CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG 23 marzo – 1 aprile | sala Shakespeare ORSON WELLES’ ROAST scritto da Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston regia di Michele De Vita Conti, con Giuseppe Battiston Fondazione Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Imaie 7 aprile – 2 maggio | sala Bausch NEL BUIO DELL’AMERICA di Joyce Carol Oates, regia di Francesco Frongia TEATRIDITHALIA 13 - 25 aprile | sala Shakespeare LA NOTTE POCO PRIMA DELLA FORESTA di Bernard Marie Koltès, regia di Juan Diego Puerta Lopez, con Claudio Santamaria produzione Nuovo Teatro 15 aprile – 16 maggio | sala Fassbinder SHOPPING AND FUCKING di Mark Ravenhill, regia di Ferdinando Bruni TEATRIDITHALIA 4/30 maggio | sala Shakespeare HAPPY FAMILY uno spettacolo di Alessandro Genovesi TEATRIDITHALIA 21 - 30 maggio | sala Fassbinder MARATONA DI NEW YORK di Edoardo Erba, interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano Teatro Stabile delle Marche 8 giugno – 4 luglio | sala Shakespeare DECADENZE di Steven Berkoff, regia di Elio De Capitani TEATRIDITHALIA 16 - 18 giugno | sala Fassbinder ODIN TEATRET A MILANO judith, itsi bitsi, il libro di ester progetto per la città dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano-Settore Spettacolo in collaborazione con il Piccolo Teatro,Teatridithalia e Casa della Carità. ALTRI APPUNTAMENTI 6 – 27 ottobre | ELFO e luoghi vari MILANOLTRE TEATRO DANZA MUSICA E OLTRE XXIII edizione 24/25 ottobre FESTA DEL TEATRO Promossa da Comune di Milano Cultura, Provincia di Milano Cultura, Regione Lombardia Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Expò Milano 2015, A.G.I.S. SENTIERI SELVAGGI Stagione di musica contemporanea 2010 - Nuove Indie LELLA COSTA AL TEATRO CARCANO* MARIANGELA MELATO AL PICCOLO TEATRO DI MILANO* maggio 2010, Trezzo sull’Adda Provincia di Milano, Polo Culturale dell’Adda, MilanOltre ADDA DANZA XV Festival nazionale e internazionale di danza *Ridotto per gli abbonati Elfo Puccini 09/10 ORARIO SPETTACOLI martedì-sabato 20.45 (Angels in America, Romeo e Giulietta 20.30) domenica ore 16.00 Prenotazioni e prevendita Teatro dell’Elfo via Ciro Menotti 11: tel. 02.716791 (lunedì 14.30/19.30 | martedì - sabato 11.30/19.30) Via internet I biglietti e gli abbonamenti possono essere acquistati online sul sito www.elfo.org e su www.vivaticket.it con carta di credito o bancomat (ritiro la sera stessa, a partire da 1 ora prima dell’inizio dello spettacolo) www.elfo.org - [email protected] - [email protected] PREZZI (incluso diritto di prevendita) Posto unico ! 25 Advance booking (novità) ! 20, sconto del 20% a chi acquista i biglietti fino a un mese prima del debutto dello spettacolo Riduzione giovani fino ai 25 anni e soci Coop ! 16 Riduzione anziani oltre i 60 anni ! 12,50 Il martedì ingresso ! 15 ABBONAMENTI Abbonamenti Liberi COPPIA 7 spettacoli a scelta per due persone ! 147 QUINTETTO 5 spettacoli a scelta ! 70 CARNET 11 ingressi “come quando e con chi vuoi” ! 148,50 Abbonamenti Prima Settimana Validi esclusivamente per le prime sei repliche, debutto incluso COPPIA 7 spettacoli a scelta per due persone ! 105 QUINTETTO 5 spettacoli a scelta ! 50 CARNET 11 ingressi “come quando e con chi vuoi” ! 110 Proposte speciali Abbonamento POP ! 45 valido per Perestroika + un'ospitalità + una produzione Teatridithalia CARTA REGALO ! 50 due biglietti "aperti" da utilizzare liberamente "come quando e con chi vuoi", validi per tutta la programmazione 2009-2010, al Teatro dell'Elfo e all'Elfo Puccini. PROMOZIONI E LIMITAZIONI - Chi acquista l’abbonamento Coppia entro il 15 ottobre avrà diritto a due biglietti omaggio per la “prima” di uno spettacolo prodotto da Teatridithalia - Gli abbonamenti liberi possono essere utilizzati anche per uno spettacolo del Festival MilanOltre - Gli abbonamenti non sono validi il 31 dicembre e nei giorni della Festa del Teatro - Insieme agli abbonamenti verrà consegnata la tessera Elfopass che permetterà di usufruire di una serie di agevolazioni: riduzione Ragazze con Lella Costa, in scena al Teatro Carcano dal 27 gennaio al 14 febbraio Carcano (! 15 platea; ! 13 balconata), per L'anima buona di Sezuan, con Mariangela Melato, regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, in scena al Piccolo teatro dal 2 al 21 febbraio e per la rassegna di musica contemporanea Sentieri selvaggi. Elfo via Ciro Menotti 11 Elfo| 22 ottobre/22 novembre Angels in America - bestseller del teatro americano che agli inizi degli anni novanta ha fatto incetta di premi, sia nella versione teatrale che in quella televisiva guidata da Al Pacino - ha trovato con la messinscena di Bruni e De Capitani l’ennesima occasione di successo. Perestroika Il progetto produttivo è nato dalla collaborazione di Teatridithalia ed Emilia Romagna Teatro Fondazione di Tony Kushner che hanno unito le forze per mettere in scena questa traduzione di Ferdinando Bruni epopea contemporanea divisa in due parti che intreccia (edita da ubulibri) le vite di uomini semplici e disarmati con quelle di uno spettacolo di Ferdinando Bruni angeli barocchi, di allucinazioni psicotiche che si fanno e Elio De Capitani reali e di personaggi della recente storia degli States. La prima parte, Si avvicina il millennio, andata in con Elio De Capitani, Ida Marinelli, scena nel maggio del 2007, si è conquistata i maggiori Elena Russo Arman, Cristina Crippa, riconoscimenti teatrali italiani: Premio ANCT 2007 Cristian Giammarini, Edoardo Ribatto, (Associazione Critici di Teatro), Premi Ubu 2007 a Elio Fabrizio Matteini, Umberto Petranca De Capitani come Attore non protagonista e a Umberto Sara Borsarelli Petranca come Nuovo attore under 30, Premio Hystrio alla regia 2008, due premi Eti - Olimpici per il Teatro scene di Carlo Sala 2008 (Miglior regia e Miglior spettacolo di prosa). costumi di Ferdinando Bruni La seconda parte, Perestroika, che debutta il 16 ottobre video di Francesco Frongia a Correggio nell’ambito di Vie Scena Contemporanea luci di Nando Frigerio Festival, è, come la prima, ambientata nella New York produzione TEATRIDITHALIA e febbrile e onnivora degli anni Ottanta, contenitore Emilia Romagna Teatro Fondazione ideale delle inquietudini di un’epoca che arriva fino ai con il contributo di Next--laboratorio nostri giorni. L’autore, sottolineando le caratteristiche delle idee per Oltre il palcoscenico di questo suo melò contemporaneo, avverte: «Perestroika inizia dove finiva Millennio, con le macerie provocate dall’ingresso traumatico dell’Angelo nella camera da letto di Prior Walter: si è rotta una membrana, ci sono rovine e disordine. Perestroika è essenzialmente una commedia, i problemi si risolvono per la maggior parte in via pacifica, vi è più maturità e il senso di perdita è contenuto. Ma tutto questo può avvenire solo attraverso una lotta terrificante e il prezzo è alto». Ritroviamo dunque tutti i personaggi della prima parte: Prior Walter, solo e malato di AIDS, e Louis, il suo ex fidanzato che è divenuto amante dell'avvocato mormone Joe Pitt; la giovane moglie di quest’ultimo, che in preda alla depressione si costruisce un’identità immaginaria, e sua suocera Hannah. I sintomi dell’AIDS minacciano anche la salute di Roy Cohn, figura storica di avvocato perverso e corrotto, colpevole di aver mandato a morte i coniugi Rosenberg durante il maccartismo. Sebbene continui a negare di avere contratto la malattia, il passato non gli fa sconti e, con una sorta di contrappasso, gli infligge l’umiliazione di dipendere dalle cure di Belize, “l’infermiera negra del turno di notte, il mio negativo”. Con l’incalzare della morte, i suoi sogni si popolano di incubi e fantasmi: sarà proprio l’apparizione della sua vittima più famosa, Ethel Rosenberg, ad accompagnarlo verso la fine. In Perestroika si moltiplica il gioco di specchi tra realtà, immaginazione e rappresentazione, in un continuo sovrapporsi e sdoppiarsi di scene e personaggi: una sfida per la fantasia creativa dei due registi e per gli interpreti. Lo spettacolo si avvarrà del medesimo cast artistico che ha seguito il primo allestimento: per la regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, Carlo Sala per le scene, Nando Frigerio per il progetto luci, Francesco Frongia per la produzione video e Giuseppe Marzoli per il suono. Anche gli interpreti saranno i medesimi, spesso impegnati in doppi e tripli ruoli: accanto a Elio De Capitani, che è ancora Roy Cohn, ritroviamo Ida Marinelli e Cristina Crippa, storiche attrici dell’Elfo, Edoardo Ribatto e Umberto Petranca, la coppia Prior e Louis, Elena Russo Arman e Cristian Giammarini, rispettivamente Joe e Harper, Fabrizio Matteini Belize. A loro si unisce per questo secondo capitolo Sara Borsarelli. Angels in America parte II produzioni Elfo| 24 novembre/4 dicembre La notte dell’angelo La notte dell’Angelo è l’ultima creazione di Furio Bordon. Il testo, insieme a Le ultime lune del ’92, portato al successo dall’ultima prova d’attore di Marcello Mastroianni, compone un dittico che segna un momento testo e regia di Furio Bordon fondamentale nella carriera dell’autore triestino. In entrambi i lavori Bordon, si concentra sulla tematica con Massimo De Francovich, delle “età indifese”, l’incontro-scontro di vecchiaia e Daniela Giovanetti infanzia, dove l’individuo è più debole, esposto a e un giovane attore da definire prevaricazioni e umiliazioni, in cui la fortuna di essere nati diventa troppo spesso fatica di vivere e dolore. Ne siamo continuamente testimoni, nel mondo fagocitante, scene di Alessandro Chiti dai tempi innaturali, dalla forte superficialità in cui ci costumi di Alessandro Chiti troviamo a vivere. luci di Nino Napoletano Ne La notte dell’Angelo, in particolare, si affronta con sensibilità il tema dell’abuso sui minori che, purtroppo, produzione Teatro Stabile del Friuli spesso si consuma all’interno delle mura domestiche e si Venezia Giulia perpetua di generazione in generazione: «sempre la stessa storia! Adulti frustrati che si vendicano sui bambini, che li contagiano con i propri fantasmi». Dal punto di vista stilistico, Bordon giunge in questo testo alla definitiva identificazione del palcoscenico come luogo della libertà assoluta, dove tutto diventa possibile: nessun vincolo naturalistico, spazio-temporale, resta solo la verità dell’immaginazione. Tre i protagonisti diretti dallo stesso autore. Daniela Giovanetti interpreta Anna, una donna «sola, colta, abbastanza ricca e un po’ disordinata», è una psicologa con un passato teatrale, che adesso aiuta ragazzini in difficoltà. Gli altri due personaggi sono già morti: il Padre di lei, vecchio affascinante attore teatrale, cui darà corpo l’eccezionale classe e profondità drammatica di Massimo De Francovich e il Ragazzo, che vedremo sdoppiato a 18 anni e a 9, accompagnato in scena dalla sua marionetta feticcio. Le rivelazioni del giovane riguardo alla sua infanzia “abusata” condurranno padre e figlia a un dolente, intenso e definitivo chiarimento. Lo spettacolo è una novità di questa stagione, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che prosegue nel suo impegno verso una drammaturgia contemporanea fortemente ispirata all’attualità. ospitalità Elfo | 9/31 dicembre Libri da ardere Ironica e maliziosa per alcuni, nera, sulfurea e morbosa per altri, Amélie Nothomb ha scritto romanzi di successo che hanno ispirato film e spettacoli, ma Libri da ardere è di Amélie Nothomb il suo unico testo teatrale. Cristina Crippa, sua assidua © Editions Albin Michel lettrice, ha scelto di portarlo in scena tre anni fa, certa traduzione di Alessandro Grilli della forza dei tre personaggi e dell’attualità di questo regia di Cristina Crippa gioco crudele. È stato subito un successo, che si ripete ad ogni replica, alimentato dalla popolarità dell’autrice e con Elio De Capitani, dall’affiatamento complice degli interpreti. Corrado Accordino, La vicenda è quella di un professore di letteratura, colto, Elena Russo Arman tromboneggiante e vile personaggio, del suo assistente luci di Nando Frigerio Daniel, idealista ma non troppo, della giovane e fragile suono di Jean Christophe Potvin allieva Marina. produzione TEATRIDITHALIA/ Una città non ben identificata, in un gelido inverno di Asti Teatro guerra, è stretta nella morsa finale di un assedio. Un tempo ha avuto una brillante vita culturale, ormai è semidistrutta dai bombardamenti e ridotta alla fame. Ancora in piedi, la casa dell’illustre professore ospita anche Daniel e la sua amante di turno, Marina: un microcosmo il cui fragile equilibrio viene brutalmente alterato dalla situazione d’emergenza. A poco a poco i normali punti di riferimento crollano, travolti dal puro desiderio di sopravvivenza che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il senso intimo di ogni gesto, di ogni abitudine. Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia legato ad un pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile. All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E, come sottolinea Magda Poli su il Corriere della Sera, «la domanda che il testo sollecita non è se in guerra la vita sia più importante della letteratura, bensì: l’uomo privato della ragione, dell’arte, del suo godere per una parola, un quadro, un tramonto, che uomo è?». «Messo in scena - con sobria incisività e una notevole penetrazione nella scrittura fintamente semplice della Nothomb – da Cristina Crippa, che rivela sensibilità e curiosità nei confronti di scelte drammaturgiche non ovvie, Libri da ardere può contare su un trio di’interpreti affiatati a partire da Elio De Capitani, che disegna con profondità e nevrotica, ironica immedesimazione il personaggio del professore al quale si contrappongono idealmente l’inquieta, disperata Marina, interpretata dalla brava Elena Russo Arman e l’assistente scostante di Corrado Accordino, forse il personaggio più scettico di questo testo senza speranza ma mai melodrammatico». Maria Grazia Gregori, delteatro.it «Ma posso dire che De Capitani è un vero fenomeno. Si diverte da morire, con ogni evidenza. E tutto gli viene facile, con il suo corpo e la sua bella voce tenorile. Ma mi sono piaciuti anche Elena Russo Arman, che dell’Elfo è socia giovane e solidissima, e Corrado Accordino che invece è (sempre per l’Elfo) un interprete nuovo e così in gamba da tenere testa ad una forza della natura come De Capitani». Franco Cordelli, Corriere della Sera «Uno spettacolo che fa onore a Teatridithalia e un ottimo testo, l’unico dato al palcoscenico da Amélie Nothomb, adorata da Cristina Crippa che l’ha messo in scena con partecipe intelligenza insieme a tre attori, stupefacenti per adesione a una storia dove una guerra scandisce un intrigo di passioni alla Marivaux... De Capitani conferma quanto ci ha mostrato sullo schermo nel Caimano di Moretti, di essere un grande attore». Ugo Ronfani, Il Giorno produzioni Elfo | 12 gennaio/7 febbraio Romeo e Giulietta Romeo e Giulietta è il quinto “Shakespeare” messo in scena da Teatridithalia. Con Amleto (1993), Sogno di una notte di mezza estate (1997), Il mercante di Venezia (2003) e La tempesta (2005) va a comporre un di William Shakespeare repertorio di titoli di successo, tra i più richiesti della regia e traduzione compagnia. Debuttato nel luglio 2008 nella cornice di Ferdinando Bruni magica del Teatro Romano di Verona è stato prodotto con il contributo dell’Estate Teatrale Veronese e di con Nicola Russo, Federica Castellini AMAT. Ida Marinelli, Luca Toracca Ferdinando Bruni considera la più tragica storia d’amore Edoardo Ribatto, Alberto Mancioppi della letteratura teatrale un’opera di contrasti e di forte Alessandra Antinori, Fabiano Fantini attualità, quasi un inno alle tante giovani vittime Alessandro Rugnone inconsapevoli di un cinico potere adulto: «contrasti e Andrea Fugaro, Nicola Stravalaci contraddizioni abbondano ad ogni livello in questo testo Tommaso Amadio, Jacopo Fracasso che forse proprio perché mitico è in fondo poco conosciuto nella sua struttura. Contrasti nel tema (erosscene di Andrea Taddei morte), nei personaggi (giovani–vecchi), nel linguaggio costumi di Ferdinando Bruni (poetico-quotidiano), persino nella spiegazione che si luci di Nando Frigerio vuole dare della catastrofe finale (destino-incidente). Ma suono di Giuseppe Marzoli quello portante, che coinvolge chi assiste fosse anche maschere di Giovanni De Francesco duelli e risse a cura di all’ennesima rappresentazione di Romeo e Giulietta e Beniamino Caldiero che la rende sempre tragicamente attuale, è quello tra un produzione Teatridithalia amore assoluto, di una purezza che proprio la sua brevità in collaborazione con e il suo destino di morte rendono totale, e un odio Estate Teatrale Veronese e AMAT altrettanto assoluto, in quanto cieco, e ormai immemore delle ragioni della sua nascita». Bruni, autore anche della traduzione e dei costumi, dirige un gruppo di giovani interpreti, in buona parte sotto i trent’anni, nell’essenziale scenografia di Andrea Taddei che ricorda un’opera di action painting. Federica Castellini, attrice formatasi alla Scuola del Piccolo Teatro, è Giulietta e Nicola Russo, attivo nelle produzioni dell’Elfo sia come interprete che come regista, il suo Romeo. Edoardo Ribatto (il Prior Walter di Angels in America) è un accattivante Mercuzio, e altrettanto convincenti sono gli altri venti/trentenni Alessandro Rugnone (Benvolio), Andrea Fugaro (Tebaldo), Tommaso Amadio (Paride), Jacopo Fracasso (paggio). Su di loro vegliano, nei ruoli cruciali della Balia e di Frate Lorenzo due nomi storici dell’Elfo: Ida Marinelli e Luca Toracca. Completano il cast Alessandra Antinori (Donna Capuleti), Alberto Mancioppi (Capuleti), Fabiano Fantini (Principe) e Nicola Stravalaci (Montecchi). «La passione purissima e impetuosa di Giulietta e del suo Romeo illumina una messa in scena cupa e carica di tensione, concepita per contrasti e opposizioni, dove nulla risulta stucchevole. A cominciare dalla famigerata scena del balcone, che Federica Castellini e Nicola Russo innalzano a una conturbante temperatura erotica, tormentati e bellissimi giovani eroi lanciati verso la catastrofe da quell'amore che dovrebbe iniziarli alla vita. Chapeau anche a tutto il resto del compattissimo cast. Da citare almeno Ida Marinelli per il convincente carisma della sua balia, ed Edoardo Ribatto per la ghignante energia del suo irresistibile Mercuzio». Sara Chiappori, la Repubblica «È una Verona cupa, alquanto minacciosa, stremata da lotte intestine tra famiglie che non si amano, risonante del clamore delle risse, del clangore delle armi, di Ferdinando Bruni. (...) E proprio per far risaltare questa violenza di cui un segno forte è anche nella scenografia livida, oppressiva, che punta alla stilizzazione: una invadente parete di vecchio palazzo riempita di segni scuri, di graffiti che rimandano ai nostri convulsi anni leghisti berlusconiani fino a diventarne quasi un’opera di action painting (così a concepirla Andrea Taddei). Fa di tutto Ferdinando Bruni (a cui si deve anche la corretta traduzione) per levare o asciugare dalla tragedia gli incantamenti e le atmosfere troppo liriche. Per dar risalto a quella giovinezza disperata e angosciata che per colpa di padri troppo crudeli soffre di un mal de vivre che non ha sbocco. Al contrario della storica e ormai lontana versione di Zeffirelli, nulla c’è qui di luminoso, ma tutto affonda in una sorta di penombra. Quella tipica dei drammi elisabettiani. (...) In un cast che poggia in maggioranza su energie giovanili, e dove tutti si impegnano a valorizzare la parola, emerge Federica Castellini. La quale dà a Giulietta, sospesa tra impetuosa innocenza e fremiti d’amore, disperata forza di verità». Domenico Rigotti, Hystrio coproduzioni Elfo| 9/21 febbraio Hennequin firmò La presidentessa, il suo successo più grande, insieme al suo abituale collaboratore Pierre Veber nel 1912. Connotato da una trama salace e dal linguaggio boccaccesco tipico del vaudeville nonché da un andamento scenico molto vivace, il testo cerca il puro divertimento dello spettatore. Il vaudeville beneficiò, nei primi decenni del secolo scorso, di un periodo di fortuna tale da portare alla creazione di veri e propri team di autori in grado di confezionare, nel giro di pochi mesi, testi pronti per la messinscena: da un certo punto di vista vi si possono rintracciare i prodromi di un’industria della scrittura, vocazione alla moderna serialità, oggi rappresentata ed esemplificata dai serial televisivi. La Presidentessa narra le vicende di Gobette, spregiudicata e maliziosa soubrette che, dopo essere stata allontanata dall’albergo dove alloggiava in occasione di una tournée teatrale, trova ospitalità nell’austera casa del presidente Tricointe, giudice di provincia non più giovanissimo. Qui, il caso vuole che venga scambiata per Aglae, la legittima consorte. Da cui l’abbrivio di un’irresistibile girandola di equivoci che porteranno il magistrato ad ottenere il tanto agognato trasferimento a Parigi. La presidentessa di Maurice Hennequin e Pierre Veber regia di Massimo Castri con Marco Brinzi, Giorgia Coco, Francesca Debri, Michele Di Giacomo, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Diana Hobel, Alessandro Lussiana, Davide Lorenzo Palla, Antonio Giuseppe Peligra scene e costumi di Claudia Calvaresi luci di Robert John Resteghini musiche originali di Arturo Annecchino suono di Franco Visioli produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione/Teatro Stabile dell’Umbria Dopo il grande consenso di pubblico e critica ottenuto dal pirandelliano Cosi è se vi pare prodotto da Emilia Romagna Teatro, commedia prediletta da Massimo Castri, nella cui regia era possibile rintracciare alcune vaghe allusioni al genere vaudeville, il regista toscano sceglie oggi di lavorare su un classico di questo genere storico del teatro leggero, La presidentessa, appunto. Nell’occasione Castri ritorna a dirigere lo stesso gruppo di giovani interpreti. La pièce, nel suo perfetto meccanismo teatrale, permette di valorizzare al meglio le doti di ciascuno dei dodici attori in scena, ed è frutto di un lungo laboratorio condotto sulla ricerca dell’invenzione del personaggio, come è consueto nel lavoro del regista. Il lavoro registico di Castri si avvale dell’elaborazione sonora di Arturo Annecchino musicista e compositore, fra i più apprezzati autori di musica per il teatro già collaboratore di numerosi maestri della scena. Claudia Calvaresi cura l’allestimento scenografico ed i costumi originali. ospitalità Elfo| 2/14 marzo L’ultimo lavoro del drammaturgo e regista fiorentino Stefano Massini è una riscrittura del Frankenstein di Mary Shelley, prodotto dal Teatro Metastasio Stabile ossia Il Prometeo moderno della Toscana diretto da Federico Tiezzi. scritto e diretto da Il mito di Frankenstein è un colossale ingorgo di Stefano Massini equivoci. Nell’immaginario collettivo Frankenstein è per liberamente ispirato al libro tutti il nome della Creatura, mentre nell’originale è il di Mary Shelley cognome dello scienziato creatore. E a tutto questo si sommi la portentosa quantità di deviazioni e confusioni Sandro Lombardi narrative che si sono depositate sulla formidabile storia di Shelley dopo decenni di versioni cinematografiche, dà viso e voce alla Creatura rivisitazioni, riscritture, caricature e parodie. Fedele invece al materiale originale, messa da parte con Luisa Cattaneo, Silvia Frasson, l’icona horror e la ricerca gotica della paura a tutti i costi, Amerigo Fontani, Alessio Nieddu, Massini mette in primo piano la sconcertante umanità Daniele Bonaiuti, Simone Martini, della Creatura, scaraventata nel mondo con un bagaglio Antonio Fazzini, Roberto Posse di inestricabili domande. La sua dolorosa solitudine è la chiave del testo e illumina a posteriori perfino il tortuoso scene di Laura Benzi percorso del giovane Victor verso la creazione. costumi di Micol Medda, Dice l’autore: «Ho scritto la mia versione teatrale di Caterina Bottai Frankenstein con irrispettoso rispetto. Del testo proiezioni di Maddalena Ammannati, originale mi sono sforzato di mantenere le atmosfere, i Cristina Andolcetti colori, la decadente freddezza dell’ultimo Settecento, luci di Roberto Innocenti optando però per una radicale rivoluzione di punto di vista: a tessere le trame della storia è stavolta la Creatura, produzione Teatro Metastasio Stabile della il cui umanissimo viso impera sulla scena in un lungo Toscana, primo piano, capace di evocare – come in un lucido atto Teatro delle Donne-Centro Nazionale di Drammaturgia, d’accusa – perfino la nascita del suo stesso Creatore». in collaborazione con Nello spettacolo le tappe dell’esperimento di Victor Festival della Creatività 2008 vanno a comporre un mosaico fitto di personaggi, che nello sguardo della Creatura assommano tutte le miserie della condizione umana. Sarà il racconto della Creatura, grande maschera dominante sulla scena attraverso la proiezione del volto di Sandro Lombardi, a far prendere vita ai personaggi di questo “Prometeo moderno”. Il Frankenstein di Stefano Massini si interroga sul labile confine che separa la scienza dal territorio inesplorato dell’oltre. Oltre la vita. Oltre il tempo circoscritto della mortalità fissata. Oltre il conto alla rovescia della clessidra rovesciata e implacabile. Frankenstein «Sogneremo a lungo il volto radiografato e la voce profonda di un intenso e altro Sandro Lombardi che anima in effigie la Creatura, il corpo "rubato a infiniti altri" che racconta la storia del suo creatore Victor, scienziato cui deve il titolo, il Frankenstein scritto e diretto da Stefano Massini, prodotto dal Metastasio. Penetrante, il rovescio di senso dal libro della Shelley, con l'ansimare (da installazione video) d'un mistero della solitudine, mentre le umane vicende del "plasmatore" (Daniele Bonaiuti) sono un'odissea romanzata». Rodolfo di Giammarco, La Repubblica «Per Massini Frankestein è prima di tutto, almeno così ci è sembrato un “modello giovanilistico”. Un eroe solitario, novello Prometeo, che cerca con ossessiva determinazione di uscire dalle abitudini e dalle paludi di una confortante morale borghese, nel tentativo di cogliere un nuovo, esaltante segreto da strappare alla vita. (...) Non ha niente dello scienziato pazzo, del mad doctor fantascientifico, che lascia da parte ogni istanza robotica, ogni connotazione effettistica, ogni meccanicità artificiosa, per acquistare una sua vivacità sentimentale, romantica e illuministica, sperimentale e deterministica allo stesso tempo. Caratteri che si riflettono in una scrittura densa e generosa, ora piana ora concitata, ora diaristica ora filosofica (quest’ultima affidata alla voce esterna di Sandro Lombardi) e in una scena inclinata dalle belle soluzioni tecniche, tagliata da luci pittoriche e avvolta da suggestivi effetti ottici. Bravi gli interpreti». Gabriele Rizza, Il Tirreno ospitalità Elfo| 16/28 marzo Ulyssage #6 Il regista palermitano Claudio Collovà torna all’Elfo con un nuovo spettacolo, nato grazie al supporto Uomini al buio. Ade produttivo di Teatridithalia: Ulyssage #6 debutterà al Teatro Biondo, per poi arrivare a Milano e uno spettacolo di Claudio Collovà chiudere la stagione della sala di via Ciro Menotti. dall'Ulisse di James Joyce Su questo stesso palcoscenico avevamo già apprezzato altre sue creazioni, molto diverse per le con Filippo Luna, Davide de Lillis, fonti da cui partivano, ma tutte ugualmente Alessandra Luberti intense: Le buttane, tratto dai racconti di Aurelio Grimaldi (1999), Fratelli dal romanzo di Carmelo scene e costumi di Claudio Collovà Samonà (2000) e La terra desolata dal poema di coreografia di Alessandra Luberti Thomas S. Eliot (2003). luci di Nando Frigerio Artista dotato di una “forte tensione figurativa”, attento a unire parole e codici della scena, Collovà produzione TEATRIDITHALIA, indaga con questo Ulyssage #6 un altro caposaldo Esse.p.a - officineouragan della letteratura anglosassone, il romanzo di Joyce che ha segnato la cultura del Novecento. Preceduto da uno studio preparatorio, andato in scena con una sola replica lo scorso marzo, lo spettacolo è dedicato al capitolo VI dell’opera intitolato Ade il funerale, che verrà integrato da frammenti di testo provenienti anche da altri episodi. Si tratta dell’inizio di un percorso attraverso Ulisse che prelude a nuovi lavori incentrati su altri episodi. Il regista accoglie e rielabora nel suo spettacolo le corrispondenze di cui l’opera si nutre, a partire dalla struttura che ricalca l’Odissea omerica, sia per quanto riguarda i personaggi che l’andamento dei capitoli: un’epopea eroicomica in cui le peregrinazioni di Ulisse in mari e terre lontani divengono i movimenti del protagonista, Mr. Bloom, per le strade e nei bar di Dublino dalle otto del mattino alle ore piccole di un’unica giornata. Nelle note di regia Claudio Collovà chiarisce anche il senso del sottotitolo, Uomini al buio: «La partecipazione di Bloom al funerale di un conoscente, morto, si dice, di un colpo apoplettico, ha come corrispondente omerico la discesa di Odisseo all’Inferno. Discesa nel nulla, questo è il significato che generalmente si attribuisce a questo episodio, reso evidente dalle diffuse considerazioni di carattere religioso, venate da ironia e disprezzo, e dall’umore generalmente nostalgico con cui si guarda alla poca vita rimasta dalla soglia di un abisso. Ma il VI episodio ha come tema dominante il rapporto tra padre e figlio. Tutto il romanzo è in realtà anche il racconto di un inseguimento. Un padre alla ricerca di un figlio e di un figlio alla ricerca di un padre. Bloom vive la sua visita in modo appartato e meditabondo, con l’animo colmo della memoria di Rudy – il figlio morto appena nato – abbandonandosi a una lunga fantasticheria sulla morte. Simbolo di questa situazione esistenziale è il personaggio ignoto, Mc Intosh, tredicesimo in fila al funerale, un fantasma uscito dal nulla e numero della Morte, un uomo cieco, che Bloom molto poeticamente chiama ‘uomini al buio’, regalandomi un titolo che amo molto. Sull’altra sponda Stephen Dedalus, che come Telemaco cerca il padre Ulisse senza in effetti mai trovarlo, e che, nel suo dubbio affettivo, trova la forma di un Amleto a noi contemporaneo ed eterno. Due uomini, questi miei personaggi al capezzale di un Angelo morto, o com’è più giusto, in una eterna agonia». produzioni Elfo Puccini Teatro d’arte contemporanea corso Buenos Aires 33 6 e 7 marzo, inaugurazione Elfo Puccini L’Elfo si trasferisce nel nuovo teatro di corso Buenos Aires, cambia pelle e diventa l’ELFO PUCCINI: è questa la grande novità della stagione 09/10. Non un semplice trasloco, ma l’inizio di un nuovo progetto artistico e organizzativo pensato per la città. Nell’edificio che ospitava un grande teatro degli anni trenta, inaugurato con la Bohéme di Puccini (da qui il nome), ma subito dedito a un repertorio più di prosa e di varietà che lirico, nasce oggi un teatro d’arte contemporanea dotato di tre sale moderne e tecnologicamente avanzate. Sala Shakespeare, ricavata dal corpo principale dell’immobile, con platea a gradinata che assicura un’ottima visibilità da ognuno dei 580 posti, palcoscenico e torre scenica che sfruttano le ampie dimensioni dell’originale, (16,60 larghezza x 14,50 di profondità x 21,90 metri di altezza). Angels in America edizione integrale di Tony Kushner regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani Sala Fassbinder da 200 posti con scena integrata alla platea. Sala Bausch da 100 posti realizzata negli spazi dell’ex cinema Fiammetta. L’Elfo Puccini offrirà anche spazi per gli spettatori e gli operatori con foyer e caffetteria, archivio, mediateca e sala di registrazione cablata con le tre sale. Fondato nel 1972 da Gabriele Salvatores e dagli attori che ancora oggi costituiscono l’anima artistica della compagnia - Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Ida Marinelli, Luca Toracca (ai quali si è unita negli anni più recenti Elena Russo Arman) – l’Elfo era entrato nel 1978 nella sala di via Ciro Menotti per poi fondersi nel 1992 al Teatro Portaromana, costituendo così un nuovo punto di riferimento per la cultura della città di Milano: Teatridithalia. Capace di rinnovare, inventare e guardare lontano, l’Elfo, oggi guidato da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani per la parte artistica e da Fiorenzo Grassi per quella organizzativa, inaugurerà la nuova sede con l’edizione integrale di Angels in America. Lo spettacolo troverà finalmente nel palcoscenico della sala Shakespeare la macchina teatrale ideale dove far apparire e sparire le schiere angeliche del titolo. Sarà un impegno non da poco per gli interpreti e per i tecnici, ma sarà anche un’esperienza intensa e indimenticabile recitare per la prima volta di fronte al pubblico più affezionato nella casa che ospiterà la compagnia per i prossimi vent’anni. Dal pomeriggio a mezzanotte vedremo in scena Si avvicina il millennio e Perestroika, interrotti da un intervallo che permetterà a tutti, oltre che di rifocillarsi, di visitare gli spazi del teatro e condividere impressioni e, ci auguriamo, tante emozioni. Elfo Puccini | sala Shakespeare, 9/21 marzo Con La Caccia Luigi Lo Cascio ha vinto nel 2008 il premio Hystrio all’interpretazione e, dopo due stagioni in tour per l’Italia ricche di successi, il Biglietto d’oro per il di Luigi Lo Cascio teatro. liberamente ispirato a Ora lo spettacolo, da lui stesso ideato, diretto e Baccanti di Euripide interpretato, torna a Milano nella stagione Elfo Puccini, uno spettacolo ideato da con importanti novità a livello musicale e del suono, Nicola Console, Luigi Lo Cascio, grazie al contributo delle musiche originali di Andrea Alice Mangano, Desideria Rayner Rocca e dell’ideazione sonora di Mauro Forte. Liberamente ispirato a Le baccanti di Euripide, è regia di Luigi Lo Cascio un’originale indagine sulla tragedia greca, che riflette una curiosità artistica e intellettuale di Lo Cascio. Un con Luigi Lo Cascio progetto sviluppato a più mani insieme ad un manipolo e Pietro Rosa di artisti visivi. Uno spettacolo affascinante che intreccia il teatro di parola con un insieme di contributi che disegno luci di Stefano Mazzanti spaziano dal cinema di animazione, all’utilizzo del suono scene e art direction di Alice Mangano elettronico e della video arte. scene e disegni di Nicola Console Lasciando fuori il resto degli accadimenti, la trama mette suoni e montaggio video di in primo piano l’esperienza particolare del tiranno di Desideria Rayner Tebe, Penteo, la sua decisione di estromettere Dioniso musiche originali di Andrea Rocca dalla città e la smisurata punizione del dio. Dioniso ideazione sonora di Mauro Forte annebbierà infatti le facoltà mentali del sovrano, per condurlo a una enorme disfatta. In una scena su cui si produzione CSS Teatro stabile di proiettano le animazioni create da Nicola Console, Luigi innovazione del FVG Lo Cascio interpreta con grande intensità il caleidoscopio spettacolo vincitore del Biglietto d’oro per di stati d’animo di Penteo, la sua notte di tormenti e il teatro 2008 rivelazioni, un uomo rimasto solo e visitato solo da fantasmi che danno forma alle sue allucinazioni. La caccia a Dioniso verrà data anche, su un altro versante, da un personaggio che apparirà più volte nel corso dello spettacolo: uno studioso del mondo greco interpretato dal giovanissimo Pietro Rosa. La caccia «Il tema centrale della tragedia in questione è proprio l’ambiguità in cui via via precipita la scelta razionale. (...) Ebbene, Lo Cascio, molto efficacemente, rende un simile scarto tra razionalità e irrazionalità attraverso una sorta di gioco delle scatole cinesi. Intanto, la contraddizione s’identifica con lo spettacolo in sé: da un lato i brani di Euripide e dall’altro l’irrappresentabilità odierna della tragedia, soffocata, insieme, alla sterile erudizione (vedi gli interventi in video di uno studioso del mondo greco assimilato a un bambino saccente) e dall’incultura di matrice televisiva (vedi lo spot degli anabolizzantti chiamati Epos ed Epos Plus); e all’interno del contenitore generale, il conflitto personale di Penteo, evidenziato mercé l’interscambio fra la certezza del corpo e l’astrattezza dei disegni di Nicola Console (le pulsioni dell’inconscio, gl’incubi, i dubbi) proiettati sul fondale. È ovvio, si fa ricorso a un’impagabile ironia. (...) Inutile adesso, sprecare le parole circa la bravura con cui Lo Cascio, in quanto attore, padroneggia un contesto del genere (...) un’operazione stimolante. Malgrado tutto la Grecia è vicina». Enrico Fiore, il Mattino «Una gigantesca lavagna si riempie di segni esili ma terribili, si popola di mostri e figure imprecise ma minacciose. L'unico essere in carne e ossa davanti alla cupa rete è lui, Luigi Lo Cascio, vestito in bianco da schermidore, a tracciare così il profilo di Penteo in uno spettacolo liberamente tratto dalle Baccanti di Euripide. (...) E qui l'attore si mostra come un tenace e accanito dittatore, incapace di capire tutto quello che gli è estraneo, o che è diverso da lui. È evidente che Lo Cascio ci parla di angosce tutte contemporanee, e se questo non fosse chiaro, inserisce anche degli spot televisivi grotteschi, come a dire che a noi moderni non è concesso neppure qualche brivido dionisiaco, svilito anche quello da mode e modelli svuotati ormai di umanità. Ma è la complessità del lavoro scenico, originale e raffinatissimo, a trarre lo spettatore in un vortice di inquietudine, con i disegni di Nicola Console, le scene di Alice Mangano e i suoni di Desideria Rayner, e con un critico di tredici anni, il bravissimo Pietro Rosa, spocchioso e supponente, la cui immagine si muove sulla lavagna, anche lui sbranato mentre cerca di spiegarci l'opera d'arte in una sua lettura arida e univoca». Antonio Audino, il Sole 24ore ospitalità Elfo Puccini | sala Shakespeare, 23 marzo/1 aprile «Abbiamo provato ad evocare il grande maestro, per avere occasione di rendergli omaggio. E la forma più opportuna per farlo, ci è sembrata quella del “roast”, che potremmo qui tradurre, più che letteralmente come “arrosto”, come “elogio al contrario”. Un feroce scritto da Michele De Vita Conti panegirico che i potenti e le celebrità, soprattutto nei e Giuseppe Battiston paesi anglosassoni, si autoinfliggono, tramite amici e regia di Michele De Vita Conti colleghi, per celebrare le grandi occasioni. Abbiamo cercato anche di immaginare come sarebbe con Giuseppe Battiston un breve incontro con Orson Welles, se potesse, solo per un’ora, tornare a stare tra noi. Ci parlerebbe della sua vita, dei suoi film, della sua meno conosciuta musica originale di Riccardo Sala carriera teatrale? Ci svelerebbe qualche segreto della aiuto regista Elia Dal Maso sua tecnica straordinaria o spenderebbe tutto il tempo a disposizione a raccontare aneddoti produzione esilaranti? Scaglierebbe, indignato, invettive contro i Fondazione Teatro Piemonte Europa nemici di allora e gli orrendi tempi moderni o ne in collaborazione con IMAIE sorriderebbe bonariamente? Probabilmente tutto questo e chissà cos’altro ancora. Ci piace ricordarlo così. Genio infinito e grandissimo cialtrone. Senza nulla da nascondere, con ancora moltissimo da offrirci, per sempre in grado di stupirci». (Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston) Orson Welles’ roast «Sarà probabilmente anche per questa affinità di stazza fisica che Battiston - diretto e affiancato nella stesura del testo da Michele De Vita Conti - ha scelto di accostarsi alla figura di Orson Welles. Certo è che l'attore friulano palesemente ne richiama certi tratti esteriori. E la sua sorprendente adesione al personaggio, che quasi trascende la mera immedesimazione, passa in gran parte da un linguaggio del corpo: non tanto il peso, né la rotondità delle forme, ma una sorta di morbida pinguedine interiore, suggerita, ancor più che dalla pancia, dal sigaro che fuma, dall'accappatoio che indossa, dall'indolente accento americano che sfoggia. Il monologo, costruito in larga misura su stralci di interviste rilasciate nel tempo da Welles, e integrate da improvvisazioni dello stesso Battiston, parte non a caso da riflessioni sul cibo (folgorante la battuta iniziale: "il medico mi ha proibito di preparare cene per quattro persone, a meno che a tavola non ci siano anche gli altri tre") per poi parlare via via del suo amato Falstaff, dell'Inghilterra, di Shakespeare, dei duecento attori neri utilizzati per rappresentare Macbeth, del musical Giro del mondo in ottanta giorni con musiche di Cole Porter, dei marziani, la cui invasione annunciò in una mitica trasmissione radiofonica. Intelligentemente, il protagonista viene colto in una luce tutt'altro che agiografica: anzi, l'immagine che ne esce è sostanzialmente acida, cattiva, a tratti sottilmente derisoria. Ed è travolgente la bravura con cui Battiston tratteggia un graffiante ritratto di quella star buffamente cinica, malevola, fra lampi di ingegno e insospettabili bassezze». Renato Palazzi, delteatro.it «Si può fare: si può diventare in pochi anni d'intensa attività il protagonista che mancava alla propria generazione, l'attore di riferimento per una tendenza innovativa, l'interprete ideale per ruoli fisicamente caratterizzati che diventa il personaggio per cui si scrivono soggetti. Udinese, classe 1968, diplomato alla Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Battiston ha collezionato un curriculum non meno imponente della sua presenza fisica, che lo ha portato di recente all'identificazione vincente con il grande Orson Welles nello spettacolo Orson Welles' Roast. Ottiene dunque questo riconoscimento a coronamento di una carriera dal curriculum eccellente, che lo ha visto in teatro diretto, tra gli altri, da Santagata, Vacis, Garella, Pezzoli, Andò e Paravidino, in televisione, ma soprattutto al cinema, attore prediletto di Soldini (Un’anima divisa in due, Le acrobate, Pane e tulipani, Agata e la tempesta, Giorni e nuvole), fino al recente successo di Manfredonia intitolato Si può fare». Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova 2009 ospitalità Elfo Puccini | sala Bausch, 7 aprile/2 maggio Lo scandaglio che da tanti anni l’Elfo dedica alla drammaturgia contemporanea si arricchisce di un nuovo nome. A scegliere la scrittrice americana Joyce Carol Oates, nota in Italia soprattutto per i suoi racconti e romanzi (l’ultimo è Sorella, mio di Joyce Carol Oates unico amore, edito da Mondadori), è Francesco Frongia, regista, co-regista e autore video di tanti regia di Francesco Frongia spettacoli prodotti dalla compagnia. La Oates, che alla produzione narrativa affianca con Corinna Agustoni opere teatrali ma anche sceneggiature, poesia e e Luca Toracca saggistica, colpisce per varietà di stili e registri: i voce registrata suoi testi compongono un affresco formidabile di Ferdinando Bruni della società americana, un mosaico di storie che, unendo la precisione dell’analisi sociologica e una produzione TEATRIDITHALIA raffinata indagine psicologica, arrivano a descrivere le motivazioni più profonde e nascoste del prima nazionale malessere che attraversa la vita americana. Nel buio dell’America esemplifica magistralmente queste caratteristiche: si tratta di due atti unici, Tone Cluster (che traduciamo Dissonanze) e L’eclissi, andati in scena e pubblicati contestualmente. La scelta di Frongia è caduta sul primo testo, più vicino alla produzione noir dell’autrice, che ritrae una coppia piccolo-borghese del New Jersey, la cui vita è stata stravolta dall’arresto del figlio, accusato dell’omicidio di una giovanissima vicina di casa. L’interpretazione di questi due personaggi, scritti con una finezza che ne fa risaltare tutta la complessità, è affidata a due volti storici dell’Elfo, Corinna Agustoni e Luca Toracca. Frank e Emily Gulick vengono fotografati nell’atto di rilasciare un’intervista televisiva: sono soli sul palco, interrogati da una voce fuori campo che li sconcerta e intimorisce formulando domande ora scontate ora eccessivamente pretenziose. L’intervistatore passa da banalità quali “siete stati felici qui a Lakepointe, a tirar su la vostra famiglia come ogni coppia americana, con le vostre speranze e le vostre aspirazioni?”, all’altisonante “è possibile che in termini di frattura, di disarmonia, o, forse, in ogni istante il comportamento umano riproduca quello delle particelle infinitesimali di luce?”. Nel disperato tentativo di proclamare l’innocenza del figlio (a carico del quale, veniamo man mano a scoprire, si accumulano prove) i due genitori inanellano una galleria di luoghi comuni e pregiudizi con esiti inevitabilmente tragicomici. Ma a venir ridicolizzati non sono solo i valori preconfezionati su cui poggia la famiglia dei Gulick, emblema di quella occidentale, ma anche la pretesa di tanto giornalismo televisivo di interpretare la realtà spettacolarizzandola. Nella didascalia iniziale la Oates precisa che Tone Cluster “non vuole essere un’opera realistica” e in effetti il procedere dell’intervista e delle battute (non si può parlare di un classico dialogo teatrale) è volutamente spezzato, a sottolineare il profondo disorientamento dei due protagonisti. Proprio questo andamento frammentario, che coinvolge il pubblico nella ricostruzione dei vari tasselli del dramma, rende magistralmente l’incapacità, non solo dei protagonisti, di leggere la realtà e arrivare alla verità. Con le parole dell’autrice: “Tone Cluster riguarda il mistero assoluto – la non-conoscenza - al centro della vita umana”. Nel buio dell’America produzioni Elfo Puccini | sala Shakespeare, 13/25 aprile Claudio Santamaria, attore trentacinquenne, è un volto tra i più noti e richiesti del cinema e della televisione italiani; una carriera in ascesa, dai film che l’hanno “lanciato” come Almost blues e L’ultimo bacio, ai recenti Aspettando il sole di Ago Panini e Il caso dell'infedele Klara di Roberto Faenza. Vanta anche una partecipazione nel cast internazionale di Casino Royal, episodio della serie di James Bond nel quale ha interpretato il ruolo del cattivo Carlos. Con La notte poco prima della foresta torna al palcoscenico, dove aveva esordito agli inizi della carriera, scegliendo di confrontarsi con uno dei personaggi più enigmatici e affascinanti del teatro di Koltès. La notte poco prima della foresta di Bernard Marie Koltès regia di Juan Diego Puerta Lopez con Claudio Santamaria È un venerdì notte piovoso a Parigi, nel quartiere di rue St. Denis, affollato di puttane, spacciatori e balordi. Un uomo si aggira per le strade in cerca di qualcosa, vede un produzione Nuovo Teatro ragazzo, gli corre dietro, lo afferra per un braccio e comincia a parlargli. È in questa cornice che si svolge La notte poco prima della foresta, un monologo che corre via senza un punto fermo, un fiume di parole in cui siamo trascinati fino a renderci conto di non essere stati semplici spettatori di un incontro, ma anche noi, come il ragazzo, pronti a dar fiducia a uno sconosciuto che ci afferra per un braccio. Juan Diego Puerta Lopez, regista colombiano attivo in Italia, dove conduce da alcuni anni una personale ricerca tra teatro e danza contemporanea, guarda a questo testo di Koltès (il primo dell’autore francese) come a «una partitura rigorosa, in bilico tra la parola metaforica che diventa tangibile e il corpo che non può evitare di esistere in ogni attimo. Uno straniero che cerca di riconoscersi in un mondo diverso dove emergono il ricordo, la nostalgia, la rabbia… la pioggia come elemento simbolico che ritorna sempre. Ho pensato di ricreare un mondo “notturno” attraverso immagini video proiettate, una vera e propria installazione virtuale che restituisce un senso di visionarietà allo spettacolo. Un viaggio di parole e gesti che trattengono nell’aria la poetica di Koltès». ospitalità Elfo Puccini | sala Fassbinder, 15 aprile/16 maggio Mark Ravenhill è con Sarah Kane il nome più noto della generazione di autori inglesi che, sommariamente etichettati come “nuovi arrabbiati”, negli anni ’90 si sono imposti all’attenzione della scena teatrale mondiale. Shopping & Fucking, di Mark Ravenhill spettacolo del 1996 debuttato al Royal Court e passato rapidamente nel West End, è stato, al pari di regia di Ferdinando Bruni Blasted per la Kane, il testo “scandalo” che ha dato al suo autore fama internazionale. Programmarlo in con Ferdinando Bruni, questa stagione (due anni dopo il testo della Kane) Alessandro Rugnone, assume anche il senso di una verifica sulla Camilla Semino Favro, drammaturgia di questi autori, sia dal punto di vista Vincenzo Giordano, teatrale che dei contenuti “politici” e di rivolta Gabriele Portoghese morale. Ferdinando Bruni, dieci anni dopo aver allestito luci di Nando Frigerio Bagaglio a mano, torna dunque a lavorare sul teatro di Ravenhill, nella convinzione che questo testo, produzione TEATRIDITHALIA sfrondato dai clamori sensazionalistici dei primi allestimenti, abbia ancora molto da raccontare sulla prima nazionale nostra società, che, oggi più che mai, riconduce ogni relazione umana nei termini di una transazione commerciale. Per il pubblico dell’Elfo questo spettacolo sarà la quarta occasione di confronto con la scrittura di Ravenhill, dopo che nel 2003 anche De Capitani aveva messo in scena Polaroids molto esplicite, e nel 2006 il festival MilanOltre aveva ospitato l’autore stesso con il monologo Product, ulteriore indagine sulla manipolazione e mercificazione della realtà. Shopping & fucking Shopping & Fucking inquadra le vite di quattro giovani personaggi, impegnati nel disperato tentativo di trovare una collocazione in un mondo che identifica “il denaro con la civiltà” e che ha trasformato il sesso in un bene di consumo: il bisessuale Robbie e la sua ragazza Lulu, consumatrice bulimica di junk food; Mark, tossicomane in via di disintossicazione, che imposta anche le relazioni umane secondo una patologica dipendenza emotiva; Gary un marchettaro poco più che adolescente, abusato dal patrigno e disperatamente incline a farsi usare violenza. Infine Brian, l’unico adulto di questo piccolo universo, che si distingue per il cinismo e la capacità di manipolare il prossimo. Attraversando epoche e stili, Ferdinando Bruni trova in questo testo nuovi spunti per indagare i rapporti tra giovani e adulti, riprendendo temi che erano stati centrali nel Romeo e Giulietta allestito nella scorsa stagione. produzioni Elfo Puccini | sala Shakespeare, 4 / 30 maggio Dal teatro al cinema e ritorno: dalla commedia di Alessandro Genovesi, debutta all’Elfo nel 2007, Gabriele Salvatores ha tratto il suo nuovo film. Ora il testo, Premio speciale della giuria Riccione per il Teatro 2005, torna sul palcoscenico, con la compagnia che ne aveva decretato successo a “sfidare” il cast di stelle del cinema. “Una confessione camuffata, un diario mascherato una commedia che parla della paura di diventare grandi, di cambiare la nostra vita per qualcos’altro che non conosciamo”. È tutto questo, ma anche molto di più Happy family: ci racconta le “avventure” di due famiglie di oggi, in equilibrio precario, vive felici e confuse, che incrociano i destini a causa dei figli quindicenni caparbiamente decisi a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie bellissime e i cani cocciuti e innamorati. Happy family uno spettacolo di Alessandro Genovesi con Gabriele Calindri, Linda Gennari, Elisa Langone, Martina Galletta, Roberta Rovelli, Corinna Agustoni Alessandro Genovesi, Jean-Christophe Potvin, Olga Rossi Massimiliano Speziani luci di Rocco Colaianna suono di Jean-Christophe Potvin arredi 1380 Premio speciale della giuria Premio Riccione per il Teatro una produzione TEATRIDITHALIA in collaborazione con Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi «Nata per essere un romanzo, la pièce intreccia con apparente casualità le vicende di queste figurette con quelle del loro stesso creatore, che finge di comporre la sua opera in tempo reale, dialoga pirandellianamente coi personaggi, li lascia liberi di dissentire, commentare, intervenire con buffi cori nell’azione, persino di pretendere modifiche alla parte, finché, pedalando verso il proprio destino, egli a sua volta si mescola definitivamente con loro. Ciò che realmente gli sta a cuore, ciò che gli riesce meglio e ne fa davvero un autore-rivelazione è la sua capacità di mettere a fuoco le sfumature dei sentimenti, di giocarci con destrezza, di suscitare emozioni per poi abbandonarle e di nuovo riprenderle, passando in un attimo dal divertimento alla commozione più sfacciata, ma con delicatezza. Nel portare questa materia alla ribalta, Genovesi si dimostra anche un regista attento, capace di dirigere con soave fermezza sia se stesso che i propri compagni di lavoro». Renato Palazzi, delteatro.it «Un autore è pirandellianamente sul palcoscenico con i suoi personaggi, con loro dialoga e entra nella storia che fa loro vivere. È Alessandro Genovesi che recita nel ruolo del giovane scrittore alle prese con una trama che gli si forma in testa, e prende vita immediatamente sulla scena. (...) Con una felice idea drammaturgica, con taglio cinematografico, dialoghi veloci, brevi monologhi, fa vivere una commedia di bella leggerezza che si intreccia lungo molte vite per raccontare una quotidianità di ordinaria nevrosi, paura di solitudine, insicurezze di ogni tipo e bisogno d’amore». Magda Poli, Corriere della Sera «Sul palcoscenico nudo e dilatato su più piani, dove si può circolare in bici, inventarsi una pizzeria, giocare sull’ubiquità, ognuno si può coltivare il suo orto di sorprese, evasioni programmate e scoperte, senza ignorare i sentimenti e anche i cani si fidanzano. (...) E il miracolo si avvera grazie al bellissimo cast di cui vanno ricordati l’inventiva di Massimiliano Speziani, la nonna con l’Alzheimer di Corinna Agustoni, la vena assorta di Gabriele Calindri, e il cane che pensa in francese di Jean-Christophe Potvin». Franco Quadri, la Repubblica produzioni Elfo Puccini | sala Fassbinder, 21/30 maggio Una commedia che corre da sola da quindici anni. Maratona di New York di Edoardo Erba è stata tradotta in undici lingue e pubblicata in sei. L’hanno e la continuano a rappresentare a Londra, Edimburgo, Parigi, Barcellona, Buenos Aires, Boston, Tel Aviv, Sidney, Bombay, Wellington, a partire dal debutto teatrale del 1993 con Luca Zingaretti e Nicola Armando, come protagonisti. Un’impresa non scontata dunque per Cristian Giammarini, apprezzato attore di scuola ronconiana, ormai di casa al Teatro dell’Elfo, e Giorgio Lupano, artista che si muove con disinvoltura tra teatro, televisione e cinema, che scelgono il testo di Edoardo Erba per la loro prima prova di regia. Giammarini e Lupano, nella doppia veste di registi e interpreti, affrontano questa corsa inarrestabile, che va oltre l’atto sportivo, volgendo a temi universali e dando alla pièce un taglio onirico, grazie anche all’ausilio di un video sullo sfondo che proietta immagini in bianco e nero. Maratona di New York di Edoardo Erba interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano luci di Mauro Marasà video di Massimo Federico operatore video Roberto Bivona produzione Teatro Stabile Delle Marche Progetto Officina Concordia in collaborazione con Comune di San Benedetto del Tronto e Amat «Maratona di New York di Edoardo Erba – precisano Giammarini e Lupano nelle note di regia - ci è apparsa da subito come una possibilità per mettere alla prova la nostra capacità di raccontare una storia attraverso il teatro. L’apparente normalità della situazione (due amici che si allenano di notte per andare a correre la maratona) è in realtà il punto di partenza per addentrarci nei risvolti onirici della vicenda. I due personaggi, Mario e Steve, immersi nell’atmosfera rarefatta ma molto fisica della corsa, sostenuti dalla leggerezza e dalla vivacità dei dialoghi, dipanano le loro esistenze scanditi da un tempo che pare non obbedire più alle regole consuete. Il mondo notturno e deserto, lo spazio senza più riferimenti nel quale i due uomini si muovono, il rapporto con una realtà fatta di oggetti che sembrano non essere mai esistiti, tutto asseconda il tentativo di Mario e Steve di affidarsi ai ricordi e alla memoria come ultima risorsa per rivendicare la propria esistenza. Osservandoli dal di fuori i protagonisti di questa storia sembrano chiedere a chi li guarda di affezionarsi alle loro vite, di fare da testimoni alla fragilità delle loro certezze e di seguirli fino all’ultimo nel loro sognato tentativo di raggiungere la meta che si sono posti. Assecondando le suggestioni dell’autore abbiamo cercato di portare la concretezza e la quotidianità dei dialoghi in un territorio iperreale, allucinato, dove ogni sentimento, ogni pensiero, ogni parola possa vivere la sua vita come se fosse la prima e forse anche l’ultima volta». Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, è nato grazie al progetto Officina Concordia, ideato e patrocinato dal Comune di San Benedetto del Tronto e Amat, ed è andato in scena per la prima volta nel febbraio 2009, al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto. Lo stesso Erba ha commentato positivamente l’allestimento di Gianmarini e Lupano: «Hanno dato una visione onirica di Maratona ed il video alle loro spalle è una novità che ho molto apprezzato. Hanno costruito una regia coerente, ricca di invenzioni e con un finale molto bello. Mi sono da subito fidato perché li ho visti determinati ed ho intuito la loro esigenza di portare in scena il mio testo. Cristian e Giorgio avevano un preciso disegno emotivo da seguire, così li ho lasciati liberi di agire senza interferire più di tanto. Il risultato? Eccellente, i due attori hanno trovato il loro equilibrio, centrando in pieno il testo». ospitalità Elfo Puccini | sala Shakespeare, 8 giugno/4 luglio Firmato nel 1993 da Elio De Capitani, Decadenze è uno spettacolo che ha segnato lo stile dell’Elfo: assecondando la scrittura barocca e spudorata di Steven Berkoff, il regista ambienta questa sophisticated comedy scandalosa e grottesca in un interno patinato ed elegante dal quale emergono i ricchi protagonisti di una Sodoma e Gomorra degli anni attuali. De Capitani dirige Ferdinando Bruni e Ida Marinelli in uno scontro fisico e verbale all’ultimo respiro tra comicità abrasiva e virtuosismi travolgenti. I due interpreti, davvero in stato di grazia, sono impegnati a sdoppiarsi nei protagonisti di un bollente ménage a quattro: un marito di buona ma spiantata famiglia, che passa una serata con l’amante upper class, e la moglie di lui, ricca ma parvenu, che se la spassa con un detective che ha assoldato, un poveraccio tuttofare. Decadenze di Steven Berkoff traduzione di Giuseppe Manfridi e Carlotta Clerici regia di Elio De Capitani con Ferdinando Bruni, Ida Marinelli scene di Carlo Sala luci di Nando Frigerio produzione TEATRIDITHALIA «A chi appartiene la “decadence” dei protagonisti di Decadenze? - scriveva Guido Almansi in una nota al programma di sala. A tutti. Ai ricchi, veri o fasulli, aristocratici o nouveaux riches, impersonati dalla prima coppia, Steve e la sua amante Helen. L’altra “decadence” è quella della seconda coppia, Sybil, moglie di Steve, e il giovanotto arrampicatore, Les, che s’insinua in una società più ricca della sua ma altrettanto immonda, fingendosi prima investigatore privato e poi diventato amante di Sybil. C’è una cosa in comune: fanno tutti e quattro schifo. Schifo morale per il loro comportamento e i loro pensieri, schifo fisico per gli elementi ributtanti della loro etichetta, sia sessuale che gastronomica». «Il cammino del binomio Bruni-De Capitani, attraverso il determinante patrocinio di Fassbinder, dagli anni romantici dell’autoanalisi generazionale si affaccia ora a un lindore neo-brechtiano, sotto una vernice neoclassica o le ali di un sound coinvolgente tremendamente espressivo. Impeccabili nei loro abiti da sera, nel bianco abbacinante delle scena di Carlo Sala, i due protagonisti dello spettacolo di Elio De Capitani, si raddoppiano con un eleganza assorbita dalla sophisticated comedy: Ferdinando Bruni come un magistrale figurino dagli atteggiamenti plastici e ritmati nella parte del dandy maiale e con una voce roca dalle cadenze lombarde alla Piero Mazzarella nell’animare il velleitario sfigato, Ida Marinelli trascorrendo da una signorina snob a una godibile svampita con gridolini da oca». Franco Quadri, la Repubblica «Compiaciuti della volgarità del loro buongusto, sicuri di sé, certi che nulla può scalfirli (una virtù posseduta solo da certi autentici ricchi), costituzionalmente irresponsabili, esibizionisticamente malvagi, Steve e Helen si rifugiano dunque in una dimensione prettamente teatrale, in una messa in scena quasi infantile del “giù le mutande”, in un continuo tentativo di superare il limite del sopportabile. Sybil e Les, controcanto grottesco non sono da meno. E tutti e quattro nel momento in cui riducono l’altro a oggetto, si ritrovano nel medesimo ruolo: marionette di pruriti, pulsioni e stereotipi, intrappolate in balletto rococò della trasgressione patinata. Berkoff è una delle personalità di punta dell’attuale scena britannica. Talento multiforme, sofisticato e provocatore, raffinato e scandaloso, abilissimo nell’alternare sfida e ironia, curiosità e disgusto, frustate e esche. I due interpreti dello spettacolo diretto da De Capitani riescono a reggere impeccabilmente il gioco. I ritmi, le assonanze, le allitterazioni dell’azzeccata traduzione divengono sostegno di una coloratissima coreografia di pose e movimenti». Oliviero Ponte di Pino, il manifesto produzioni ANGELS IN AMERICA 16-17 ottobre CORREGGIO Teatro Asioli Parte II - Perestroika 30-31 marzo TRIESTE Politeama Rossetti Parte I - Si avvicina il millennio 10-14 marzo PRATO Teatro Fabbricone Parte II - Perestroika 7-11 aprile TORINO Fonderie Limone Parte II - Perestroika 16-21 marzo GENOVA Teatro della Corte Parte II - Perestroika 13-14 aprile GALLARATE Teatro delle Arti Parte I - Si avvicina il millennio 25-28 marzo BOLOGNA Arena del Sole Parte I - Si avvicina il millennio 16-17 aprile REGGIO EMILIA Teatro Ariosto Parte I - Si avvicina il millennio 21 aprile BERGAMO Teatro Donizetti Parte I - Si avvicina il millennio LIBRI DA ARDERE 2-4 dicembre BELLINZONA Teatro Sociale 14 gennaio GALLARATE Teatro del Popolo 8 gennaio LUGO Teatro Rossini 18-19 gennaio STRADELLA Teatro Sociale 9 gennaio RUSSI Teatro Comunale 21-22 gennaio AREZZO Teatro della Bicchieraia 11 gennaio ALBA Teatro Sociale "Giorgio Busca" 24 gennaio FIDENZA Teatro Girolamo Magnani LA NUMERO 13 29-31 gennaio/5-7 febbraio MONZA Teatro Binario 7 ROMEO E GIULIETTA 11-14 febbraio MODENA Teatro Storchi 20-21 febbraio BELLUNO Teatro Comunale 23 febbraio SAN VITO AL TAGLIAMENTO Auditorium Comunale 24-28 febbraio TRIESTE Politeama Rossetti tournée TEATRIDITHALIA S.C. SOCI Corinna Agustoni, Ferdinando Bruni, Cristina Crippa, Elio De Capitani, Rino De Pace, Roberto Gambarini, Fiorenzo Grassi, Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Gabriele Salvatores, Luca Toracca, Gianni Valle DIREZIONE Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Fiorenzo Grassi (direttore responsabile) AMMINISTRAZIONE Carmelita Scordamaglia – direzione Roberto Gambarini Roberta Belletti Cristina Frossini Barbara Chiodi ORGANIZZAZIONE DI PRODUZIONE E OSPITALITA’ Cesin Crippa – capo settore e delegata alla produzione Gianmaria Monteverdi – responsabile distribuzione e ospitalità Agnese Grassi Michela Montagner Rino De Pace - festival Milano Oltre e Adda Danza UFFICIO STAMPA, PROMOZIONE E PRODUZIONE EDITORIALE Diana Sartori – responsabile promozione Barbara Caldarini – stampa Veronica Pitea – stampa, scuola e promozione Nicola Manfredi – promozione e biglietteria Flora Cucchi - web editor ORGANIZZAZIONE GENERALE E GESTIONE TEATRI Fiorenzo Grassi - direzione Andrea Carnovali – responsabile gestione sale Marco Tagliaferro – direzione sala Elfo Roberta Pirola – gestione cassa e formazione Viola Crapuzzi Carmine Daprile Raffaele Serra Giacomo Silva STAFF TECNICO Nando Frigerio – direzione Giancarlo Centola – capo macchinista Francesco Cardellicchio - segreteria Mizio Manzotti – servizi sala e responsabile festival Ortensia Mazzei – sartoria NETWORK ADMINISTRATOR Giuliano Gavazzi GRAFICI Ferro comunicazionedesign/Plum design Caterina Pinto colophon