ELFO PUCCINI STAGIONE 2009/2010
ELFO, via Ciro Menotti 11
22 ottobre – 22 novembre
ANGELS IN AMERICA PARTE II
Perestroika
di Tony Kushner, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
TEATRIDITHALIA/Emilia Romagna Teatro Fondazione con il contributo di Next
24 novembre – 4 dicembre
LA NOTTE DELL’ANGELO
testo e regia di Furio Bordon, con Massimo De Francovich e Daniela Giovanetti
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
9 - 31 dicembre
LIBRI DA ARDERE
di Amélie Nothomb © Editions Albin Michel, regia di Cristina Crippa
TEATRIDITHALIA/Asti Teatro
12 gennaio – 7 febbraio
ROMEO E GIULIETTA
di William Shakespeare, regia e traduzione di Ferdinando Bruni
TEATRIDITHALIA/Estate Teatrale Veronese/AMAT
9 - 21 febbraio
LA PRESIDENTESSA
di Maurice Hennequin e Pierre Veber, regia di Massimo Castri
Emilia Romagna Teatro Fondazione/Teatro Stabile dell’Umbria
2 - 14 marzo
FRANKENSTEIN - ossia il Prometeo moderno
scritto e diretto da Stefano Massini, liberamente ispirato al libro di Mary Shelley
Sandro Lombardi dà viso e voce alla Creatura
Teatro Metastasio Stabile della Toscana/Teatro delle Donne-Centro Nazionale di Drammaturgia
in collaborazione con Festival della Creatività 2008
16 - 28 marzo
ULYSSAGE #6
Uomini al buio. Ade
uno spettacolo di Claudio Collovà dall’Ulisse di James Joyce
TEATRIDITHALIA/Esse p.a. Officine Ouragan
ELFO PUCCINI, Corso Buenos Aires 33
6 - 7 marzo
INAUGURAZIONE: ANGELS IN AMERICA edizione integrale
9 - 21 marzo | sala Shakespeare
LA CACCIA
scritto, diretto ed interpretato da Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato a Baccanti di Euripide
CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG
23 marzo – 1 aprile | sala Shakespeare
ORSON WELLES’ ROAST
scritto da Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston
regia di Michele De Vita Conti, con Giuseppe Battiston
Fondazione Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Imaie
7 aprile – 2 maggio | sala Bausch
NEL BUIO DELL’AMERICA
di Joyce Carol Oates, regia di Francesco Frongia
TEATRIDITHALIA
13 - 25 aprile | sala Shakespeare
LA NOTTE POCO PRIMA DELLA FORESTA
di Bernard Marie Koltès, regia di Juan Diego Puerta Lopez, con Claudio Santamaria
produzione Nuovo Teatro
15 aprile – 16 maggio | sala Fassbinder
SHOPPING AND FUCKING
di Mark Ravenhill, regia di Ferdinando Bruni
TEATRIDITHALIA
4/30 maggio | sala Shakespeare
HAPPY FAMILY
uno spettacolo di Alessandro Genovesi
TEATRIDITHALIA
21 - 30 maggio | sala Fassbinder
MARATONA DI NEW YORK
di Edoardo Erba, interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano
Teatro Stabile delle Marche
8 giugno – 4 luglio | sala Shakespeare
DECADENZE
di Steven Berkoff, regia di Elio De Capitani
TEATRIDITHALIA
16 - 18 giugno | sala Fassbinder
ODIN TEATRET A MILANO
judith, itsi bitsi, il libro di ester
progetto per la città dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano-Settore Spettacolo
in collaborazione con il Piccolo Teatro,Teatridithalia e Casa della Carità.
ALTRI APPUNTAMENTI
6 – 27 ottobre | ELFO e luoghi vari
MILANOLTRE TEATRO DANZA MUSICA E OLTRE XXIII edizione
24/25 ottobre FESTA DEL TEATRO
Promossa da Comune di Milano Cultura, Provincia di
Milano Cultura, Regione Lombardia Culture, Identità e
Autonomie della Lombardia, Expò Milano 2015, A.G.I.S.
SENTIERI SELVAGGI
Stagione di musica contemporanea 2010 - Nuove Indie
LELLA COSTA AL TEATRO CARCANO*
MARIANGELA MELATO AL PICCOLO TEATRO DI MILANO*
maggio 2010, Trezzo sull’Adda
Provincia di Milano, Polo Culturale dell’Adda, MilanOltre
ADDA DANZA XV Festival nazionale e internazionale di danza
*Ridotto per gli abbonati Elfo Puccini 09/10
ORARIO SPETTACOLI
martedì-sabato 20.45 (Angels in America, Romeo e Giulietta 20.30)
domenica ore 16.00
Prenotazioni e prevendita
Teatro dell’Elfo
via Ciro Menotti 11: tel. 02.716791 (lunedì 14.30/19.30 | martedì - sabato 11.30/19.30)
Via internet
I biglietti e gli abbonamenti possono essere acquistati online sul sito www.elfo.org e su www.vivaticket.it con
carta di credito o bancomat (ritiro la sera stessa, a partire da 1 ora prima dell’inizio dello spettacolo)
www.elfo.org - [email protected] - [email protected]
PREZZI (incluso diritto di prevendita)
Posto unico ! 25
Advance booking (novità) ! 20, sconto del 20% a chi acquista i biglietti fino a un mese prima del debutto
dello spettacolo
Riduzione giovani fino ai 25 anni e soci Coop ! 16
Riduzione anziani oltre i 60 anni ! 12,50
Il martedì ingresso ! 15
ABBONAMENTI
Abbonamenti Liberi
COPPIA 7 spettacoli a scelta per due persone ! 147
QUINTETTO 5 spettacoli a scelta ! 70
CARNET 11 ingressi “come quando e con chi vuoi” ! 148,50
Abbonamenti Prima Settimana
Validi esclusivamente per le prime sei repliche, debutto incluso
COPPIA 7 spettacoli a scelta per due persone ! 105
QUINTETTO 5 spettacoli a scelta ! 50
CARNET 11 ingressi “come quando e con chi vuoi” ! 110
Proposte speciali
Abbonamento POP ! 45 valido per Perestroika + un'ospitalità + una produzione Teatridithalia
CARTA REGALO ! 50 due biglietti "aperti" da utilizzare liberamente "come quando e con chi vuoi", validi
per tutta la programmazione 2009-2010, al Teatro dell'Elfo e all'Elfo Puccini.
PROMOZIONI E LIMITAZIONI
- Chi acquista l’abbonamento Coppia entro il 15 ottobre avrà diritto a due biglietti omaggio per la “prima” di
uno spettacolo prodotto da Teatridithalia
- Gli abbonamenti liberi possono essere utilizzati anche per uno spettacolo del Festival MilanOltre
- Gli abbonamenti non sono validi il 31 dicembre e nei giorni della Festa del Teatro
- Insieme agli abbonamenti verrà consegnata la tessera Elfopass che permetterà di usufruire di una serie di
agevolazioni: riduzione Ragazze con Lella Costa, in scena al Teatro Carcano dal 27 gennaio al 14 febbraio
Carcano (! 15 platea; ! 13 balconata), per L'anima buona di Sezuan, con Mariangela Melato, regia di
Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, in scena al Piccolo teatro dal 2 al 21 febbraio e per la rassegna di
musica contemporanea Sentieri selvaggi.
Elfo
via Ciro Menotti 11
Elfo| 22 ottobre/22 novembre
Angels in America - bestseller del teatro americano che
agli inizi degli anni novanta ha fatto incetta di premi,
sia nella versione teatrale che in quella televisiva
guidata da Al Pacino - ha trovato con la messinscena di
Bruni e De Capitani l’ennesima occasione di successo.
Perestroika
Il progetto produttivo è nato dalla collaborazione di
Teatridithalia ed Emilia Romagna Teatro Fondazione
di Tony Kushner
che hanno unito le forze per mettere in scena questa
traduzione di Ferdinando Bruni
epopea contemporanea divisa in due parti che intreccia
(edita da ubulibri)
le vite di uomini semplici e disarmati con quelle di
uno spettacolo di Ferdinando Bruni
angeli barocchi, di allucinazioni psicotiche che si fanno
e Elio De Capitani
reali e di personaggi della recente storia degli States.
La prima parte, Si avvicina il millennio, andata in
con Elio De Capitani, Ida Marinelli,
scena nel maggio del 2007, si è conquistata i maggiori
Elena Russo Arman, Cristina Crippa,
riconoscimenti teatrali italiani: Premio ANCT 2007
Cristian Giammarini, Edoardo Ribatto,
(Associazione Critici di Teatro), Premi Ubu 2007 a Elio
Fabrizio Matteini, Umberto Petranca
De Capitani come Attore non protagonista e a Umberto
Sara Borsarelli
Petranca come Nuovo attore under 30, Premio Hystrio
alla regia 2008, due premi Eti - Olimpici per il Teatro
scene di Carlo Sala
2008 (Miglior regia e Miglior spettacolo di prosa).
costumi di Ferdinando Bruni
La seconda parte, Perestroika, che debutta il 16 ottobre
video di Francesco Frongia
a Correggio nell’ambito di Vie Scena Contemporanea
luci di Nando Frigerio
Festival, è, come la prima, ambientata nella New York
produzione TEATRIDITHALIA e
febbrile e onnivora degli anni Ottanta, contenitore
Emilia Romagna Teatro Fondazione
ideale delle inquietudini di un’epoca che arriva fino ai
con il contributo di Next--laboratorio
nostri giorni. L’autore, sottolineando le caratteristiche
delle idee per Oltre il palcoscenico
di questo suo melò contemporaneo, avverte:
«Perestroika inizia dove finiva Millennio, con le
macerie provocate dall’ingresso traumatico dell’Angelo nella camera da letto di Prior Walter: si è
rotta una membrana, ci sono rovine e disordine. Perestroika è essenzialmente una commedia, i
problemi si risolvono per la maggior parte in via pacifica, vi è più maturità e il senso di perdita è
contenuto. Ma tutto questo può avvenire solo attraverso una lotta terrificante e il prezzo è alto».
Ritroviamo dunque tutti i personaggi della prima parte: Prior Walter, solo e malato di AIDS, e
Louis, il suo ex fidanzato che è divenuto amante dell'avvocato mormone Joe Pitt; la giovane moglie
di quest’ultimo, che in preda alla depressione si costruisce un’identità immaginaria, e sua suocera
Hannah. I sintomi dell’AIDS minacciano anche la salute di Roy Cohn, figura storica di avvocato
perverso e corrotto, colpevole di aver mandato a morte i coniugi Rosenberg durante il
maccartismo. Sebbene continui a negare di avere contratto la malattia, il passato non gli fa sconti e,
con una sorta di contrappasso, gli infligge l’umiliazione di dipendere dalle cure di Belize,
“l’infermiera negra del turno di notte, il mio negativo”. Con l’incalzare della morte, i suoi sogni si
popolano di incubi e fantasmi: sarà proprio l’apparizione della sua vittima più famosa, Ethel
Rosenberg, ad accompagnarlo verso la fine.
In Perestroika si moltiplica il gioco di specchi tra realtà, immaginazione e rappresentazione, in un
continuo sovrapporsi e sdoppiarsi di scene e personaggi: una sfida per la fantasia creativa dei due
registi e per gli interpreti.
Lo spettacolo si avvarrà del medesimo cast artistico che ha seguito il primo allestimento: per la
regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, Carlo Sala per le scene, Nando Frigerio per il progetto
luci, Francesco Frongia per la produzione video e Giuseppe Marzoli per il suono.
Anche gli interpreti saranno i medesimi, spesso impegnati in doppi e tripli ruoli: accanto a Elio De
Capitani, che è ancora Roy Cohn, ritroviamo Ida Marinelli e Cristina Crippa, storiche attrici
dell’Elfo, Edoardo Ribatto e Umberto Petranca, la coppia Prior e Louis, Elena Russo Arman e
Cristian Giammarini, rispettivamente Joe e Harper, Fabrizio Matteini Belize. A loro si unisce per
questo secondo capitolo Sara Borsarelli.
Angels in
America parte II
produzioni
Elfo| 24 novembre/4 dicembre
La notte
dell’angelo
La notte dell’Angelo è l’ultima creazione di Furio Bordon.
Il testo, insieme a Le ultime lune del ’92, portato al
successo dall’ultima prova d’attore di Marcello
Mastroianni, compone un dittico che segna un momento
testo e regia di Furio Bordon
fondamentale nella carriera dell’autore triestino.
In entrambi i lavori Bordon, si concentra sulla tematica
con Massimo De Francovich,
delle “età indifese”, l’incontro-scontro di vecchiaia e
Daniela Giovanetti
infanzia, dove l’individuo è più debole, esposto a
e
un
giovane
attore da definire
prevaricazioni e umiliazioni, in cui la fortuna di essere
nati diventa troppo spesso fatica di vivere e dolore. Ne
siamo continuamente testimoni, nel mondo fagocitante,
scene di Alessandro Chiti
dai tempi innaturali, dalla forte superficialità in cui ci
costumi di Alessandro Chiti
troviamo a vivere.
luci di Nino Napoletano
Ne La notte dell’Angelo, in particolare, si affronta con
sensibilità il tema dell’abuso sui minori che, purtroppo,
produzione Teatro Stabile del Friuli
spesso si consuma all’interno delle mura domestiche e si
Venezia Giulia
perpetua di generazione in generazione: «sempre la
stessa storia! Adulti frustrati che si vendicano sui
bambini, che li contagiano con i propri fantasmi».
Dal punto di vista stilistico, Bordon giunge in questo testo alla definitiva identificazione del
palcoscenico come luogo della libertà assoluta, dove tutto diventa possibile: nessun vincolo
naturalistico, spazio-temporale, resta solo la verità dell’immaginazione.
Tre i protagonisti diretti dallo stesso autore. Daniela Giovanetti interpreta Anna, una donna «sola,
colta, abbastanza ricca e un po’ disordinata», è una psicologa con un passato teatrale, che adesso
aiuta ragazzini in difficoltà. Gli altri due personaggi sono già morti: il Padre di lei, vecchio
affascinante attore teatrale, cui darà corpo l’eccezionale classe e profondità drammatica di
Massimo De Francovich e il Ragazzo, che vedremo sdoppiato a 18 anni e a 9, accompagnato in
scena dalla sua marionetta feticcio. Le rivelazioni del giovane riguardo alla sua infanzia “abusata”
condurranno padre e figlia a un dolente, intenso e definitivo chiarimento.
Lo spettacolo è una novità di questa stagione, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
che prosegue nel suo impegno verso una drammaturgia contemporanea fortemente ispirata
all’attualità.
ospitalità
Elfo | 9/31 dicembre
Libri da ardere
Ironica e maliziosa per alcuni, nera, sulfurea e morbosa
per altri, Amélie Nothomb ha scritto romanzi di successo
che hanno ispirato film e spettacoli, ma Libri da ardere è
di Amélie Nothomb
il suo unico testo teatrale. Cristina Crippa, sua assidua
© Editions Albin Michel
lettrice, ha scelto di portarlo in scena tre anni fa, certa
traduzione di Alessandro Grilli
della forza dei tre personaggi e dell’attualità di questo
regia di Cristina Crippa
gioco crudele. È stato subito un successo, che si ripete ad
ogni replica, alimentato dalla popolarità dell’autrice e
con Elio De Capitani,
dall’affiatamento complice degli interpreti.
Corrado Accordino,
La vicenda è quella di un professore di letteratura, colto,
Elena Russo Arman
tromboneggiante e vile personaggio, del suo assistente
luci di Nando Frigerio
Daniel, idealista ma non troppo, della giovane e fragile
suono di Jean Christophe Potvin
allieva Marina.
produzione TEATRIDITHALIA/
Una città non ben identificata, in un gelido inverno di
Asti Teatro
guerra, è stretta nella morsa finale di un assedio. Un
tempo ha avuto una brillante vita culturale, ormai è
semidistrutta dai bombardamenti e ridotta alla fame.
Ancora in piedi, la casa dell’illustre professore ospita anche Daniel e la sua amante di turno,
Marina: un microcosmo il cui fragile equilibrio viene brutalmente alterato dalla situazione
d’emergenza. A poco a poco i normali punti di riferimento crollano, travolti dal puro desiderio di
sopravvivenza che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il
senso intimo di ogni gesto, di ogni abitudine.
Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia
legato ad un pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina a proporre
per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile.
All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e
cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità
letterarie ad avere importanza. E, come sottolinea Magda Poli su il Corriere della Sera, «la
domanda che il testo sollecita non è se in guerra la vita sia più importante della letteratura, bensì:
l’uomo privato della ragione, dell’arte, del suo godere per una parola, un quadro, un tramonto, che
uomo è?».
«Messo in scena - con sobria incisività e una notevole penetrazione nella scrittura fintamente
semplice della Nothomb – da Cristina Crippa, che rivela sensibilità e curiosità nei confronti di
scelte drammaturgiche non ovvie, Libri da ardere può contare su un trio di’interpreti affiatati a
partire da Elio De Capitani, che disegna con profondità e nevrotica, ironica immedesimazione il
personaggio del professore al quale si contrappongono idealmente l’inquieta, disperata Marina,
interpretata dalla brava Elena Russo Arman e l’assistente scostante di Corrado Accordino, forse il
personaggio più scettico di questo testo senza speranza ma mai melodrammatico».
Maria Grazia Gregori, delteatro.it
«Ma posso dire che De Capitani è un vero fenomeno. Si diverte da morire, con ogni evidenza. E
tutto gli viene facile, con il suo corpo e la sua bella voce tenorile. Ma mi sono piaciuti anche Elena
Russo Arman, che dell’Elfo è socia giovane e solidissima, e Corrado Accordino che invece è (sempre
per l’Elfo) un interprete nuovo e così in gamba da tenere testa ad una forza della natura come De
Capitani».
Franco Cordelli, Corriere della Sera
«Uno spettacolo che fa onore a Teatridithalia e un ottimo testo, l’unico dato al palcoscenico da
Amélie Nothomb, adorata da Cristina Crippa che l’ha messo in scena con partecipe intelligenza
insieme a tre attori, stupefacenti per adesione a una storia dove una guerra scandisce un intrigo di
passioni alla Marivaux... De Capitani conferma quanto ci ha mostrato sullo schermo nel Caimano
di Moretti, di essere un grande attore».
Ugo Ronfani, Il Giorno
produzioni
Elfo | 12 gennaio/7 febbraio
Romeo e
Giulietta
Romeo e Giulietta è il quinto “Shakespeare” messo in
scena da Teatridithalia. Con Amleto (1993), Sogno di una
notte di mezza estate (1997), Il mercante di Venezia
(2003) e La tempesta (2005) va a comporre un
di William Shakespeare
repertorio di titoli di successo, tra i più richiesti della
regia e traduzione
compagnia. Debuttato nel luglio 2008 nella cornice
di
Ferdinando Bruni
magica del Teatro Romano di Verona è stato prodotto
con il contributo dell’Estate Teatrale Veronese e di
con Nicola Russo, Federica Castellini
AMAT.
Ida Marinelli, Luca Toracca
Ferdinando Bruni considera la più tragica storia d’amore
Edoardo Ribatto, Alberto Mancioppi
della letteratura teatrale un’opera di contrasti e di forte
Alessandra Antinori, Fabiano Fantini
attualità, quasi un inno alle tante giovani vittime
Alessandro Rugnone
inconsapevoli di un cinico potere adulto: «contrasti e
Andrea Fugaro, Nicola Stravalaci
contraddizioni abbondano ad ogni livello in questo testo
Tommaso Amadio, Jacopo Fracasso
che forse proprio perché mitico è in fondo poco
conosciuto nella sua struttura. Contrasti nel tema (erosscene di Andrea Taddei
morte), nei personaggi (giovani–vecchi), nel linguaggio
costumi di Ferdinando Bruni
(poetico-quotidiano), persino nella spiegazione che si
luci di Nando Frigerio
vuole dare della catastrofe finale (destino-incidente). Ma
suono di Giuseppe Marzoli
quello portante, che coinvolge chi assiste fosse anche
maschere di Giovanni De Francesco
duelli e risse a cura di
all’ennesima rappresentazione di Romeo e Giulietta e
Beniamino Caldiero
che la rende sempre tragicamente attuale, è quello tra un
produzione
Teatridithalia
amore assoluto, di una purezza che proprio la sua brevità
in
collaborazione
con
e il suo destino di morte rendono totale, e un odio
Estate Teatrale Veronese e AMAT
altrettanto assoluto, in quanto cieco, e ormai immemore
delle ragioni della sua nascita».
Bruni, autore anche della traduzione e dei costumi, dirige un gruppo di giovani interpreti, in buona
parte sotto i trent’anni, nell’essenziale scenografia di Andrea Taddei che ricorda un’opera di action
painting. Federica Castellini, attrice formatasi alla Scuola del Piccolo Teatro, è Giulietta e Nicola
Russo, attivo nelle produzioni dell’Elfo sia come interprete che come regista, il suo Romeo.
Edoardo Ribatto (il Prior Walter di Angels in America) è un accattivante Mercuzio, e altrettanto
convincenti sono gli altri venti/trentenni Alessandro Rugnone (Benvolio), Andrea Fugaro
(Tebaldo), Tommaso Amadio (Paride), Jacopo Fracasso (paggio). Su di loro vegliano, nei ruoli
cruciali della Balia e di Frate Lorenzo due nomi storici dell’Elfo: Ida Marinelli e Luca Toracca.
Completano il cast Alessandra Antinori (Donna Capuleti), Alberto Mancioppi (Capuleti), Fabiano
Fantini (Principe) e Nicola Stravalaci (Montecchi).
«La passione purissima e impetuosa di Giulietta e del suo Romeo illumina una messa in scena cupa e carica
di tensione, concepita per contrasti e opposizioni, dove nulla risulta stucchevole. A cominciare dalla
famigerata scena del balcone, che Federica Castellini e Nicola Russo innalzano a una conturbante
temperatura erotica, tormentati e bellissimi giovani eroi lanciati verso la catastrofe da quell'amore che
dovrebbe iniziarli alla vita. Chapeau anche a tutto il resto del compattissimo cast. Da citare almeno Ida
Marinelli per il convincente carisma della sua balia, ed Edoardo Ribatto per la ghignante energia del suo
irresistibile Mercuzio».
Sara Chiappori, la Repubblica
«È una Verona cupa, alquanto minacciosa, stremata da lotte intestine tra famiglie che non si amano,
risonante del clamore delle risse, del clangore delle armi, di Ferdinando Bruni. (...) E proprio per far risaltare
questa violenza di cui un segno forte è anche nella scenografia livida, oppressiva, che punta alla stilizzazione:
una invadente parete di vecchio palazzo riempita di segni scuri, di graffiti che rimandano ai nostri convulsi
anni leghisti berlusconiani fino a diventarne quasi un’opera di action painting (così a concepirla Andrea
Taddei). Fa di tutto Ferdinando Bruni (a cui si deve anche la corretta traduzione) per levare o asciugare dalla
tragedia gli incantamenti e le atmosfere troppo liriche. Per dar risalto a quella giovinezza disperata e
angosciata che per colpa di padri troppo crudeli soffre di un mal de vivre che non ha sbocco. Al contrario
della storica e ormai lontana versione di Zeffirelli, nulla c’è qui di luminoso, ma tutto affonda in una sorta di
penombra. Quella tipica dei drammi elisabettiani. (...) In un cast che poggia in maggioranza su energie
giovanili, e dove tutti si impegnano a valorizzare la parola, emerge Federica Castellini. La quale dà a
Giulietta, sospesa tra impetuosa innocenza e fremiti d’amore, disperata forza di verità».
Domenico Rigotti, Hystrio
coproduzioni
Elfo| 9/21 febbraio
Hennequin firmò La presidentessa, il suo successo
più grande, insieme al suo abituale collaboratore
Pierre Veber nel 1912. Connotato da una trama
salace e dal linguaggio boccaccesco tipico del
vaudeville nonché da un andamento scenico molto
vivace, il testo cerca il puro divertimento dello
spettatore.
Il vaudeville beneficiò, nei primi decenni del secolo
scorso, di un periodo di fortuna tale da portare alla
creazione di veri e propri team di autori in grado di
confezionare, nel giro di pochi mesi, testi pronti per
la messinscena: da un certo punto di vista vi si
possono rintracciare i prodromi di un’industria della
scrittura, vocazione alla moderna serialità, oggi
rappresentata ed esemplificata dai serial televisivi.
La Presidentessa narra le vicende di Gobette,
spregiudicata e maliziosa soubrette che, dopo essere
stata allontanata dall’albergo dove alloggiava in
occasione di una tournée teatrale, trova ospitalità
nell’austera casa del presidente Tricointe, giudice di
provincia non più giovanissimo. Qui, il caso vuole che
venga scambiata per Aglae, la legittima consorte. Da
cui l’abbrivio di un’irresistibile girandola di equivoci
che porteranno il magistrato ad ottenere il tanto
agognato trasferimento a Parigi.
La presidentessa
di Maurice Hennequin
e Pierre Veber
regia di Massimo Castri
con Marco Brinzi, Giorgia Coco,
Francesca Debri, Michele Di Giacomo,
Federica Fabiani, Alessandro Federico,
Diana Hobel, Alessandro Lussiana,
Davide Lorenzo Palla, Antonio Giuseppe
Peligra
scene e costumi
di Claudia Calvaresi
luci di Robert John Resteghini
musiche originali
di Arturo Annecchino
suono di Franco Visioli
produzione Emilia Romagna Teatro
Fondazione/Teatro Stabile dell’Umbria
Dopo il grande consenso di pubblico e critica ottenuto dal pirandelliano Cosi è se vi pare prodotto
da Emilia Romagna Teatro, commedia prediletta da Massimo Castri, nella cui regia era possibile
rintracciare alcune vaghe allusioni al genere vaudeville, il regista toscano sceglie oggi di lavorare su
un classico di questo genere storico del teatro leggero, La presidentessa, appunto. Nell’occasione
Castri ritorna a dirigere lo stesso gruppo di giovani interpreti. La pièce, nel suo perfetto
meccanismo teatrale, permette di valorizzare al meglio le doti di ciascuno dei dodici attori in scena,
ed è frutto di un lungo laboratorio condotto sulla ricerca dell’invenzione del personaggio, come è
consueto nel lavoro del regista.
Il lavoro registico di Castri si avvale dell’elaborazione sonora di Arturo Annecchino musicista e
compositore, fra i più apprezzati autori di musica per il teatro già collaboratore di numerosi
maestri della scena. Claudia Calvaresi cura l’allestimento scenografico ed i costumi originali.
ospitalità
Elfo| 2/14 marzo
L’ultimo lavoro del drammaturgo e regista fiorentino
Stefano Massini è una riscrittura del Frankenstein di
Mary Shelley, prodotto dal Teatro Metastasio Stabile
ossia Il Prometeo moderno
della Toscana diretto da Federico Tiezzi.
scritto e diretto da
Il mito di Frankenstein è un colossale ingorgo di
Stefano Massini
equivoci. Nell’immaginario collettivo Frankenstein è per
liberamente
ispirato al libro
tutti il nome della Creatura, mentre nell’originale è il
di
Mary
Shelley
cognome dello scienziato creatore. E a tutto questo si
sommi la portentosa quantità di deviazioni e confusioni
Sandro Lombardi
narrative che si sono depositate sulla formidabile storia
di Shelley dopo decenni di versioni cinematografiche,
dà viso e voce alla Creatura
rivisitazioni, riscritture, caricature e parodie.
Fedele invece al materiale originale, messa da parte
con Luisa Cattaneo, Silvia Frasson,
l’icona horror e la ricerca gotica della paura a tutti i costi,
Amerigo Fontani, Alessio Nieddu,
Massini mette in primo piano la sconcertante umanità
Daniele Bonaiuti, Simone Martini,
della Creatura, scaraventata nel mondo con un bagaglio
Antonio Fazzini, Roberto Posse
di inestricabili domande. La sua dolorosa solitudine è la
chiave del testo e illumina a posteriori perfino il tortuoso
scene di Laura Benzi
percorso del giovane Victor verso la creazione.
costumi di Micol Medda,
Dice l’autore: «Ho scritto la mia versione teatrale di
Caterina Bottai
Frankenstein con irrispettoso rispetto. Del testo
proiezioni di Maddalena Ammannati,
originale mi sono sforzato di mantenere le atmosfere, i
Cristina Andolcetti
colori, la decadente freddezza dell’ultimo Settecento,
luci di Roberto Innocenti
optando però per una radicale rivoluzione di punto di
vista: a tessere le trame della storia è stavolta la Creatura,
produzione Teatro Metastasio Stabile della
il cui umanissimo viso impera sulla scena in un lungo
Toscana,
primo piano, capace di evocare – come in un lucido atto
Teatro delle Donne-Centro Nazionale di
Drammaturgia,
d’accusa – perfino la nascita del suo stesso Creatore».
in collaborazione con
Nello spettacolo le tappe dell’esperimento di Victor
Festival della Creatività 2008
vanno a comporre un mosaico fitto di personaggi, che
nello sguardo della Creatura assommano tutte le miserie
della condizione umana. Sarà il racconto della Creatura, grande maschera dominante sulla scena
attraverso la proiezione del volto di Sandro Lombardi, a far prendere vita ai personaggi di questo
“Prometeo moderno”.
Il Frankenstein di Stefano Massini si interroga sul labile confine che separa la scienza dal territorio
inesplorato dell’oltre. Oltre la vita. Oltre il tempo circoscritto della mortalità fissata. Oltre il conto
alla rovescia della clessidra rovesciata e implacabile.
Frankenstein
«Sogneremo a lungo il volto radiografato e la voce profonda di un intenso e altro Sandro Lombardi che
anima in effigie la Creatura, il corpo "rubato a infiniti altri" che racconta la storia del suo creatore Victor,
scienziato cui deve il titolo, il Frankenstein scritto e diretto da Stefano Massini, prodotto dal Metastasio.
Penetrante, il rovescio di senso dal libro della Shelley, con l'ansimare (da installazione video) d'un mistero
della solitudine, mentre le umane vicende del "plasmatore" (Daniele Bonaiuti) sono un'odissea romanzata».
Rodolfo di Giammarco, La Repubblica
«Per Massini Frankestein è prima di tutto, almeno così ci è sembrato un “modello giovanilistico”. Un eroe
solitario, novello Prometeo, che cerca con ossessiva determinazione di uscire dalle abitudini e dalle paludi di
una confortante morale borghese, nel tentativo di cogliere un nuovo, esaltante segreto da strappare alla vita.
(...) Non ha niente dello scienziato pazzo, del mad doctor fantascientifico, che lascia da parte ogni istanza
robotica, ogni connotazione effettistica, ogni meccanicità artificiosa, per acquistare una sua vivacità
sentimentale, romantica e illuministica, sperimentale e deterministica allo stesso tempo. Caratteri che si
riflettono in una scrittura densa e generosa, ora piana ora concitata, ora diaristica ora filosofica (quest’ultima
affidata alla voce esterna di Sandro Lombardi) e in una scena inclinata dalle belle soluzioni tecniche, tagliata
da luci pittoriche e avvolta da suggestivi effetti ottici. Bravi gli interpreti».
Gabriele Rizza, Il Tirreno
ospitalità
Elfo| 16/28 marzo
Ulyssage #6
Il regista palermitano Claudio Collovà torna all’Elfo
con un nuovo spettacolo, nato grazie al supporto
Uomini al buio. Ade
produttivo di Teatridithalia: Ulyssage #6 debutterà
al Teatro Biondo, per poi arrivare a Milano e
uno spettacolo di Claudio Collovà
chiudere la stagione della sala di via Ciro Menotti.
dall'Ulisse di James Joyce
Su questo stesso palcoscenico avevamo già
apprezzato altre sue creazioni, molto diverse per le
con Filippo Luna, Davide de Lillis,
fonti da cui partivano, ma tutte ugualmente
Alessandra Luberti
intense: Le buttane, tratto dai racconti di Aurelio
Grimaldi (1999), Fratelli dal romanzo di Carmelo
scene e costumi di Claudio Collovà
Samonà (2000) e La terra desolata dal poema di
coreografia di Alessandra Luberti
Thomas S. Eliot (2003).
luci di Nando Frigerio
Artista dotato di una “forte tensione figurativa”,
attento a unire parole e codici della scena, Collovà
produzione TEATRIDITHALIA,
indaga con questo Ulyssage #6 un altro caposaldo
Esse.p.a - officineouragan
della letteratura anglosassone, il romanzo di Joyce
che ha segnato la cultura del Novecento.
Preceduto da uno studio preparatorio, andato in scena con una sola replica lo scorso marzo, lo
spettacolo è dedicato al capitolo VI dell’opera intitolato Ade il funerale, che verrà integrato da
frammenti di testo provenienti anche da altri episodi. Si tratta dell’inizio di un percorso attraverso
Ulisse che prelude a nuovi lavori incentrati su altri episodi.
Il regista accoglie e rielabora nel suo spettacolo le corrispondenze di cui l’opera si nutre, a partire
dalla struttura che ricalca l’Odissea omerica, sia per quanto riguarda i personaggi che l’andamento
dei capitoli: un’epopea eroicomica in cui le peregrinazioni di Ulisse in mari e terre lontani
divengono i movimenti del protagonista, Mr. Bloom, per le strade e nei bar di Dublino dalle otto del
mattino alle ore piccole di un’unica giornata.
Nelle note di regia Claudio Collovà chiarisce anche il senso del sottotitolo, Uomini al buio: «La
partecipazione di Bloom al funerale di un conoscente, morto, si dice, di un colpo apoplettico, ha
come corrispondente omerico la discesa di Odisseo all’Inferno. Discesa nel nulla, questo è il
significato che generalmente si attribuisce a questo episodio, reso evidente dalle diffuse
considerazioni di carattere religioso, venate da ironia e disprezzo, e dall’umore generalmente
nostalgico con cui si guarda alla poca vita rimasta dalla soglia di un abisso. Ma il VI episodio ha
come tema dominante il rapporto tra padre e figlio. Tutto il romanzo è in realtà anche il racconto di
un inseguimento. Un padre alla ricerca di un figlio e di un figlio alla ricerca di un padre. Bloom vive
la sua visita in modo appartato e meditabondo, con l’animo colmo della memoria di Rudy – il figlio
morto appena nato – abbandonandosi a una lunga fantasticheria sulla morte. Simbolo di questa
situazione esistenziale è il personaggio ignoto, Mc Intosh, tredicesimo in fila al funerale, un
fantasma uscito dal nulla e numero della Morte, un uomo cieco, che Bloom molto poeticamente
chiama ‘uomini al buio’, regalandomi un titolo che amo molto. Sull’altra sponda Stephen Dedalus,
che come Telemaco cerca il padre Ulisse senza in effetti mai trovarlo, e che, nel suo dubbio
affettivo, trova la forma di un Amleto a noi contemporaneo ed eterno. Due uomini, questi miei
personaggi al capezzale di un Angelo morto, o com’è più giusto, in una eterna agonia».
produzioni
Elfo Puccini
Teatro d’arte contemporanea
corso Buenos Aires 33
6 e 7 marzo, inaugurazione Elfo Puccini
L’Elfo si trasferisce nel nuovo teatro di corso Buenos Aires,
cambia pelle e diventa l’ELFO PUCCINI: è questa la grande
novità della stagione 09/10. Non un semplice trasloco, ma
l’inizio di un nuovo progetto artistico e organizzativo pensato
per la città.
Nell’edificio che ospitava un grande teatro degli anni trenta,
inaugurato con la Bohéme di Puccini (da qui il nome), ma
subito dedito a un repertorio più di prosa e di varietà che
lirico, nasce oggi un teatro d’arte contemporanea dotato di tre
sale moderne e tecnologicamente avanzate.
Sala Shakespeare, ricavata dal corpo principale
dell’immobile, con platea a gradinata che assicura un’ottima
visibilità da ognuno dei 580 posti, palcoscenico e torre scenica
che sfruttano le ampie dimensioni dell’originale, (16,60
larghezza x 14,50 di profondità x 21,90 metri di altezza).
Angels in
America
edizione
integrale
di Tony Kushner
regia di Ferdinando Bruni e
Elio De Capitani
Sala Fassbinder da 200 posti con scena integrata alla platea.
Sala Bausch da 100 posti realizzata negli spazi dell’ex cinema Fiammetta.
L’Elfo Puccini offrirà anche spazi per gli spettatori e gli operatori con foyer e caffetteria, archivio,
mediateca e sala di registrazione cablata con le tre sale.
Fondato nel 1972 da Gabriele Salvatores e dagli attori che ancora oggi costituiscono l’anima
artistica della compagnia - Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Corinna Agustoni, Cristina Crippa,
Ida Marinelli, Luca Toracca (ai quali si è unita negli anni più recenti Elena Russo Arman) – l’Elfo
era entrato nel 1978 nella sala di via Ciro Menotti per poi fondersi nel 1992 al Teatro Portaromana,
costituendo così un nuovo punto di riferimento per la cultura della città di Milano: Teatridithalia.
Capace di rinnovare, inventare e guardare lontano, l’Elfo, oggi guidato da Ferdinando Bruni ed Elio
De Capitani per la parte artistica e da Fiorenzo Grassi per quella organizzativa, inaugurerà la nuova
sede con l’edizione integrale di Angels in America. Lo spettacolo troverà finalmente nel
palcoscenico della sala Shakespeare la macchina teatrale ideale dove far apparire e sparire le
schiere angeliche del titolo. Sarà un impegno non da poco per gli interpreti e per i tecnici, ma sarà
anche un’esperienza intensa e indimenticabile recitare per la prima volta di fronte al pubblico più
affezionato nella casa che ospiterà la compagnia per i prossimi vent’anni. Dal pomeriggio a
mezzanotte vedremo in scena Si avvicina il millennio e Perestroika, interrotti da un intervallo che
permetterà a tutti, oltre che di rifocillarsi, di visitare gli spazi del teatro e condividere impressioni e,
ci auguriamo, tante emozioni.
Elfo Puccini | sala Shakespeare, 9/21 marzo
Con La Caccia Luigi Lo Cascio ha vinto nel 2008 il
premio Hystrio all’interpretazione e, dopo due stagioni in
tour per l’Italia ricche di successi, il Biglietto d’oro per il
di Luigi Lo Cascio
teatro.
liberamente ispirato a
Ora lo spettacolo, da lui stesso ideato, diretto e
Baccanti di Euripide
interpretato, torna a Milano nella stagione Elfo Puccini,
uno spettacolo ideato da
con importanti novità a livello musicale e del suono,
Nicola Console, Luigi Lo Cascio,
grazie al contributo delle musiche originali di Andrea
Alice
Mangano, Desideria Rayner
Rocca e dell’ideazione sonora di Mauro Forte.
Liberamente ispirato a Le baccanti di Euripide, è
regia di Luigi Lo Cascio
un’originale indagine sulla tragedia greca, che riflette
una curiosità artistica e intellettuale di Lo Cascio. Un
con Luigi Lo Cascio
progetto sviluppato a più mani insieme ad un manipolo
e Pietro Rosa
di artisti visivi. Uno spettacolo affascinante che intreccia
il teatro di parola con un insieme di contributi che
disegno luci di Stefano Mazzanti
spaziano dal cinema di animazione, all’utilizzo del suono
scene e art direction di Alice Mangano
elettronico e della video arte.
scene e disegni di Nicola Console
Lasciando fuori il resto degli accadimenti, la trama mette
suoni e montaggio video di
in primo piano l’esperienza particolare del tiranno di
Desideria Rayner
Tebe, Penteo, la sua decisione di estromettere Dioniso
musiche originali di Andrea Rocca
dalla città e la smisurata punizione del dio. Dioniso
ideazione sonora di Mauro Forte
annebbierà infatti le facoltà mentali del sovrano, per
condurlo a una enorme disfatta. In una scena su cui si
produzione CSS Teatro stabile di
proiettano le animazioni create da Nicola Console, Luigi
innovazione del FVG
Lo Cascio interpreta con grande intensità il caleidoscopio
spettacolo vincitore del Biglietto d’oro per
di stati d’animo di Penteo, la sua notte di tormenti e
il teatro 2008
rivelazioni, un uomo rimasto solo e visitato solo da
fantasmi che danno forma alle sue allucinazioni. La
caccia a Dioniso verrà data anche, su un altro versante, da un personaggio che apparirà più volte
nel corso dello spettacolo: uno studioso del mondo greco interpretato dal giovanissimo Pietro Rosa.
La caccia
«Il tema centrale della tragedia in questione è proprio l’ambiguità in cui via via precipita la scelta razionale.
(...) Ebbene, Lo Cascio, molto efficacemente, rende un simile scarto tra razionalità e irrazionalità attraverso
una sorta di gioco delle scatole cinesi. Intanto, la contraddizione s’identifica con lo spettacolo in sé: da un lato
i brani di Euripide e dall’altro l’irrappresentabilità odierna della tragedia, soffocata, insieme, alla sterile
erudizione (vedi gli interventi in video di uno studioso del mondo greco assimilato a un bambino saccente) e
dall’incultura di matrice televisiva (vedi lo spot degli anabolizzantti chiamati Epos ed Epos Plus); e all’interno
del contenitore generale, il conflitto personale di Penteo, evidenziato mercé l’interscambio fra la certezza del
corpo e l’astrattezza dei disegni di Nicola Console (le pulsioni dell’inconscio, gl’incubi, i dubbi) proiettati sul
fondale. È ovvio, si fa ricorso a un’impagabile ironia. (...) Inutile adesso, sprecare le parole circa la bravura
con cui Lo Cascio, in quanto attore, padroneggia un contesto del genere (...) un’operazione stimolante.
Malgrado tutto la Grecia è vicina».
Enrico Fiore, il Mattino
«Una gigantesca lavagna si riempie di segni esili ma terribili, si popola di mostri e figure imprecise ma
minacciose. L'unico essere in carne e ossa davanti alla cupa rete è lui, Luigi Lo Cascio, vestito in bianco da
schermidore, a tracciare così il profilo di Penteo in uno spettacolo liberamente tratto dalle Baccanti di
Euripide. (...) E qui l'attore si mostra come un tenace e accanito dittatore, incapace di capire tutto quello che
gli è estraneo, o che è diverso da lui.
È evidente che Lo Cascio ci parla di angosce tutte contemporanee, e se questo non fosse chiaro, inserisce
anche degli spot televisivi grotteschi, come a dire che a noi moderni non è concesso neppure qualche brivido
dionisiaco, svilito anche quello da mode e modelli svuotati ormai di umanità. Ma è la complessità del lavoro
scenico, originale e raffinatissimo, a trarre lo spettatore in un vortice di inquietudine, con i disegni di Nicola
Console, le scene di Alice Mangano e i suoni di Desideria Rayner, e con un critico di tredici anni, il
bravissimo Pietro Rosa, spocchioso e supponente, la cui immagine si muove sulla lavagna, anche lui sbranato
mentre cerca di spiegarci l'opera d'arte in una sua lettura arida e univoca».
Antonio Audino, il Sole 24ore
ospitalità
Elfo Puccini | sala Shakespeare, 23 marzo/1 aprile
«Abbiamo provato ad evocare il grande maestro, per
avere occasione di rendergli omaggio. E la forma più
opportuna per farlo, ci è sembrata quella del “roast”,
che potremmo qui tradurre, più che letteralmente
come “arrosto”, come “elogio al contrario”. Un feroce
scritto da Michele De Vita Conti
panegirico che i potenti e le celebrità, soprattutto nei
e Giuseppe Battiston
paesi anglosassoni, si autoinfliggono, tramite amici e
regia di Michele De Vita Conti
colleghi, per celebrare le grandi occasioni.
Abbiamo cercato anche di immaginare come sarebbe
con Giuseppe Battiston
un breve incontro con Orson Welles, se potesse, solo
per un’ora, tornare a stare tra noi. Ci parlerebbe della
sua vita, dei suoi film, della sua meno conosciuta
musica originale di Riccardo Sala
carriera teatrale? Ci svelerebbe qualche segreto della
aiuto regista Elia Dal Maso
sua tecnica straordinaria o spenderebbe tutto il
tempo a disposizione a raccontare aneddoti
produzione
esilaranti? Scaglierebbe, indignato, invettive contro i
Fondazione Teatro Piemonte Europa
nemici di allora e gli orrendi tempi moderni o ne
in collaborazione con IMAIE
sorriderebbe bonariamente? Probabilmente tutto
questo e chissà cos’altro ancora.
Ci piace ricordarlo così. Genio infinito e grandissimo
cialtrone. Senza nulla da nascondere, con ancora moltissimo da offrirci, per sempre in grado di
stupirci». (Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston)
Orson Welles’
roast
«Sarà probabilmente anche per questa affinità di stazza fisica che Battiston - diretto e affiancato nella stesura
del testo da Michele De Vita Conti - ha scelto di accostarsi alla figura di Orson Welles. Certo è che l'attore
friulano palesemente ne richiama certi tratti esteriori. E la sua sorprendente adesione al personaggio, che
quasi trascende la mera immedesimazione, passa in gran parte da un linguaggio del corpo: non tanto il peso,
né la rotondità delle forme, ma una sorta di morbida pinguedine interiore, suggerita, ancor più che dalla
pancia, dal sigaro che fuma, dall'accappatoio che indossa, dall'indolente accento americano che sfoggia.
Il monologo, costruito in larga misura su stralci di interviste rilasciate nel tempo da Welles, e integrate da
improvvisazioni dello stesso Battiston, parte non a caso da riflessioni sul cibo (folgorante la battuta iniziale:
"il medico mi ha proibito di preparare cene per quattro persone, a meno che a tavola non ci siano anche gli
altri tre") per poi parlare via via del suo amato Falstaff, dell'Inghilterra, di Shakespeare, dei duecento attori
neri utilizzati per rappresentare Macbeth, del musical Giro del mondo in ottanta giorni con musiche di Cole
Porter, dei marziani, la cui invasione annunciò in una mitica trasmissione radiofonica.
Intelligentemente, il protagonista viene colto in una luce tutt'altro che agiografica: anzi, l'immagine che ne
esce è sostanzialmente acida, cattiva, a tratti sottilmente derisoria. Ed è travolgente la bravura con cui
Battiston tratteggia un graffiante ritratto di quella star buffamente cinica, malevola, fra lampi di ingegno e
insospettabili bassezze».
Renato Palazzi, delteatro.it
«Si può fare: si può diventare in pochi anni d'intensa attività il protagonista che mancava alla propria
generazione, l'attore di riferimento per una tendenza innovativa, l'interprete ideale per ruoli fisicamente
caratterizzati che diventa il personaggio per cui si scrivono soggetti. Udinese, classe 1968, diplomato alla
Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Battiston ha collezionato un curriculum non
meno imponente della sua presenza fisica, che lo ha portato di recente all'identificazione vincente con il
grande Orson Welles nello spettacolo Orson Welles' Roast. Ottiene dunque questo riconoscimento a
coronamento di una carriera dal curriculum eccellente, che lo ha visto in teatro diretto, tra gli altri, da
Santagata, Vacis, Garella, Pezzoli, Andò e Paravidino, in televisione, ma soprattutto al cinema, attore
prediletto di Soldini (Un’anima divisa in due, Le acrobate, Pane e tulipani, Agata e la tempesta, Giorni e
nuvole), fino al recente successo di Manfredonia intitolato Si può fare».
Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova 2009
ospitalità
Elfo Puccini | sala Bausch, 7 aprile/2 maggio
Lo scandaglio che da tanti anni l’Elfo dedica alla
drammaturgia contemporanea si arricchisce di un
nuovo nome. A scegliere la scrittrice americana
Joyce Carol Oates, nota in Italia soprattutto per i
suoi racconti e romanzi (l’ultimo è Sorella, mio
di Joyce Carol Oates
unico amore, edito da Mondadori), è Francesco
Frongia, regista, co-regista e autore video di tanti
regia di Francesco Frongia
spettacoli prodotti dalla compagnia.
La Oates, che alla produzione narrativa affianca
con Corinna Agustoni
opere teatrali ma anche sceneggiature, poesia e
e Luca Toracca
saggistica, colpisce per varietà di stili e registri: i
voce registrata
suoi testi compongono un affresco formidabile
di Ferdinando Bruni
della società americana, un mosaico di storie che,
unendo la precisione dell’analisi sociologica e una
produzione TEATRIDITHALIA
raffinata indagine psicologica, arrivano a descrivere
le motivazioni più profonde e nascoste del
prima nazionale
malessere che attraversa la vita americana.
Nel buio dell’America esemplifica magistralmente
queste caratteristiche: si tratta di due atti unici,
Tone Cluster (che traduciamo Dissonanze) e
L’eclissi, andati in scena e pubblicati contestualmente.
La scelta di Frongia è caduta sul primo testo, più vicino alla produzione noir dell’autrice,
che ritrae una coppia piccolo-borghese del New Jersey, la cui vita è stata stravolta dall’arresto del
figlio, accusato dell’omicidio di una giovanissima vicina di casa. L’interpretazione di questi due
personaggi, scritti con una finezza che ne fa risaltare tutta la complessità, è affidata a due volti
storici dell’Elfo, Corinna Agustoni e Luca Toracca.
Frank e Emily Gulick vengono fotografati nell’atto di rilasciare un’intervista televisiva: sono soli sul
palco, interrogati da una voce fuori campo che li sconcerta e intimorisce formulando domande ora
scontate ora eccessivamente pretenziose. L’intervistatore passa da banalità quali “siete stati felici
qui a Lakepointe, a tirar su la vostra famiglia come ogni coppia americana, con le vostre speranze e
le vostre aspirazioni?”, all’altisonante “è possibile che in termini di frattura, di disarmonia, o, forse,
in ogni istante il comportamento umano riproduca quello delle particelle infinitesimali di luce?”.
Nel disperato tentativo di proclamare l’innocenza del figlio (a carico del quale, veniamo man mano
a scoprire, si accumulano prove) i due genitori inanellano una galleria di luoghi comuni e
pregiudizi con esiti inevitabilmente tragicomici. Ma a venir ridicolizzati non sono solo i valori
preconfezionati su cui poggia la famiglia dei Gulick, emblema di quella occidentale, ma anche la
pretesa di tanto giornalismo televisivo di interpretare la realtà spettacolarizzandola.
Nella didascalia iniziale la Oates precisa che Tone Cluster “non vuole essere un’opera realistica” e
in effetti il procedere dell’intervista e delle battute (non si può parlare di un classico dialogo
teatrale) è volutamente spezzato, a sottolineare il profondo disorientamento dei due protagonisti.
Proprio questo andamento frammentario, che coinvolge il pubblico nella ricostruzione dei vari
tasselli del dramma, rende magistralmente l’incapacità, non solo dei protagonisti, di leggere la
realtà e arrivare alla verità. Con le parole dell’autrice: “Tone Cluster riguarda il mistero assoluto –
la non-conoscenza - al centro della vita umana”.
Nel buio
dell’America
produzioni
Elfo Puccini | sala Shakespeare, 13/25 aprile
Claudio Santamaria, attore trentacinquenne, è un volto
tra i più noti e richiesti del cinema e della televisione
italiani; una carriera in ascesa, dai film che l’hanno
“lanciato” come Almost blues e L’ultimo bacio, ai recenti
Aspettando il sole di Ago Panini e Il caso dell'infedele
Klara di Roberto Faenza. Vanta anche una
partecipazione nel cast internazionale di Casino Royal,
episodio della serie di James Bond nel quale ha
interpretato il ruolo del cattivo Carlos.
Con La notte poco prima della foresta torna al
palcoscenico, dove aveva esordito agli inizi della carriera,
scegliendo di confrontarsi con uno dei personaggi più
enigmatici e affascinanti del teatro di Koltès.
La notte poco
prima della
foresta
di Bernard Marie Koltès
regia di
Juan Diego Puerta Lopez
con
Claudio Santamaria
È un venerdì notte piovoso a Parigi, nel quartiere di rue
St. Denis, affollato di puttane, spacciatori e balordi. Un
uomo si aggira per le strade in cerca di qualcosa, vede un
produzione Nuovo Teatro
ragazzo, gli corre dietro, lo afferra per un braccio e
comincia a parlargli. È in questa cornice che si svolge La
notte poco prima della foresta, un monologo che corre
via senza un punto fermo, un fiume di parole in cui siamo trascinati fino a renderci conto di non
essere stati semplici spettatori di un incontro, ma anche noi, come il ragazzo, pronti a dar fiducia a
uno sconosciuto che ci afferra per un braccio.
Juan Diego Puerta Lopez, regista colombiano attivo in Italia, dove conduce da alcuni anni una
personale ricerca tra teatro e danza contemporanea, guarda a questo testo di Koltès (il primo
dell’autore francese) come a «una partitura rigorosa, in bilico tra la parola metaforica che diventa
tangibile e il corpo che non può evitare di esistere in ogni attimo.
Uno straniero che cerca di riconoscersi in un mondo diverso dove emergono il ricordo, la
nostalgia, la rabbia… la pioggia come elemento simbolico che ritorna sempre.
Ho pensato di ricreare un mondo “notturno” attraverso immagini video proiettate, una vera e
propria installazione virtuale che restituisce un senso di visionarietà allo spettacolo.
Un viaggio di parole e gesti che trattengono nell’aria la poetica di Koltès».
ospitalità
Elfo Puccini | sala Fassbinder, 15 aprile/16 maggio
Mark Ravenhill è con Sarah Kane il nome più noto
della generazione di autori inglesi che,
sommariamente etichettati come “nuovi arrabbiati”,
negli anni ’90 si sono imposti all’attenzione della
scena teatrale mondiale. Shopping & Fucking,
di Mark Ravenhill
spettacolo del 1996 debuttato al Royal Court e
passato rapidamente nel West End, è stato, al pari di
regia di Ferdinando Bruni
Blasted per la Kane, il testo “scandalo” che ha dato al
suo autore fama internazionale. Programmarlo in
con Ferdinando Bruni,
questa stagione (due anni dopo il testo della Kane)
Alessandro Rugnone,
assume anche il senso di una verifica sulla
Camilla
Semino Favro,
drammaturgia di questi autori, sia dal punto di vista
Vincenzo Giordano,
teatrale che dei contenuti “politici” e di rivolta
Gabriele Portoghese
morale.
Ferdinando Bruni, dieci anni dopo aver allestito
luci di Nando Frigerio
Bagaglio a mano, torna dunque a lavorare sul teatro
di Ravenhill, nella convinzione che questo testo,
produzione TEATRIDITHALIA
sfrondato dai clamori sensazionalistici dei primi
allestimenti, abbia ancora molto da raccontare sulla
prima nazionale
nostra società, che, oggi più che mai, riconduce ogni
relazione umana nei termini di una transazione
commerciale.
Per il pubblico dell’Elfo questo spettacolo sarà la quarta occasione di confronto con la scrittura di
Ravenhill, dopo che nel 2003 anche De Capitani aveva messo in scena Polaroids molto esplicite, e
nel 2006 il festival MilanOltre aveva ospitato l’autore stesso con il monologo Product, ulteriore
indagine sulla manipolazione e mercificazione della realtà.
Shopping &
fucking
Shopping & Fucking inquadra le vite di quattro giovani personaggi, impegnati nel disperato
tentativo di trovare una collocazione in un mondo che identifica “il denaro con la civiltà” e che ha
trasformato il sesso in un bene di consumo: il bisessuale Robbie e la sua ragazza Lulu,
consumatrice bulimica di junk food; Mark, tossicomane in via di disintossicazione, che imposta
anche le relazioni umane secondo una patologica dipendenza emotiva; Gary un marchettaro poco
più che adolescente, abusato dal patrigno e disperatamente incline a farsi usare violenza. Infine
Brian, l’unico adulto di questo piccolo universo, che si distingue per il cinismo e la capacità di
manipolare il prossimo.
Attraversando epoche e stili, Ferdinando Bruni trova in questo testo nuovi spunti per indagare i
rapporti tra giovani e adulti, riprendendo temi che erano stati centrali nel Romeo e Giulietta
allestito nella scorsa stagione.
produzioni
Elfo Puccini | sala Shakespeare, 4 / 30 maggio
Dal teatro al cinema e ritorno: dalla commedia di
Alessandro Genovesi, debutta all’Elfo nel 2007, Gabriele
Salvatores ha tratto il suo nuovo film. Ora il testo,
Premio speciale della giuria Riccione per il Teatro 2005,
torna sul palcoscenico, con la compagnia che ne aveva
decretato successo a “sfidare” il cast di stelle del cinema.
“Una confessione camuffata, un diario mascherato una
commedia che parla della paura di diventare grandi, di
cambiare la nostra vita per qualcos’altro che non
conosciamo”.
È tutto questo, ma anche molto di più Happy family: ci
racconta le “avventure” di due famiglie di oggi, in
equilibrio precario, vive felici e confuse, che incrociano i
destini a causa dei figli quindicenni caparbiamente decisi
a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il
protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo
microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi,
ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e
coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie
bellissime e i cani cocciuti e innamorati.
Happy family
uno spettacolo di
Alessandro Genovesi
con Gabriele Calindri,
Linda Gennari, Elisa Langone,
Martina Galletta, Roberta Rovelli,
Corinna Agustoni
Alessandro Genovesi,
Jean-Christophe Potvin,
Olga Rossi
Massimiliano Speziani
luci di Rocco Colaianna
suono di Jean-Christophe Potvin
arredi 1380
Premio speciale della giuria Premio
Riccione per il Teatro
una produzione TEATRIDITHALIA
in collaborazione con Scuola d’Arte
Drammatica Paolo Grassi
«Nata per essere un romanzo, la pièce intreccia con apparente casualità le vicende di queste figurette con
quelle del loro stesso creatore, che finge di comporre la sua opera in tempo reale, dialoga pirandellianamente
coi personaggi, li lascia liberi di dissentire, commentare, intervenire con buffi cori nell’azione, persino di
pretendere modifiche alla parte, finché, pedalando verso il proprio destino, egli a sua volta si mescola
definitivamente con loro.
Ciò che realmente gli sta a cuore, ciò che gli riesce meglio e ne fa davvero un autore-rivelazione è la sua
capacità di mettere a fuoco le sfumature dei sentimenti, di giocarci con destrezza, di suscitare emozioni per
poi abbandonarle e di nuovo riprenderle, passando in un attimo dal divertimento alla commozione più
sfacciata, ma con delicatezza. Nel portare questa materia alla ribalta, Genovesi si dimostra anche un regista
attento, capace di dirigere con soave fermezza sia se stesso che i propri compagni di lavoro».
Renato Palazzi, delteatro.it
«Un autore è pirandellianamente sul palcoscenico con i suoi personaggi, con loro dialoga e entra nella storia
che fa loro vivere. È Alessandro Genovesi che recita nel ruolo del giovane scrittore alle prese con una trama
che gli si forma in testa, e prende vita immediatamente sulla scena. (...) Con una felice idea drammaturgica,
con taglio cinematografico, dialoghi veloci, brevi monologhi, fa vivere una commedia di bella leggerezza che
si intreccia lungo molte vite per raccontare una quotidianità di ordinaria nevrosi, paura di solitudine,
insicurezze di ogni tipo e bisogno d’amore».
Magda Poli, Corriere della Sera
«Sul palcoscenico nudo e dilatato su più piani, dove si può circolare in bici, inventarsi una pizzeria, giocare
sull’ubiquità, ognuno si può coltivare il suo orto di sorprese, evasioni programmate e scoperte, senza ignorare
i sentimenti e anche i cani si fidanzano. (...)
E il miracolo si avvera grazie al bellissimo cast di cui vanno ricordati l’inventiva di Massimiliano Speziani, la
nonna con l’Alzheimer di Corinna Agustoni, la vena assorta di Gabriele Calindri, e il cane che pensa in
francese di Jean-Christophe Potvin».
Franco Quadri, la Repubblica
produzioni
Elfo Puccini | sala Fassbinder, 21/30 maggio
Una commedia che corre da sola da quindici anni.
Maratona di New York di Edoardo Erba è stata tradotta
in undici lingue e pubblicata in sei. L’hanno e la
continuano a rappresentare a Londra, Edimburgo,
Parigi, Barcellona, Buenos Aires, Boston, Tel Aviv,
Sidney, Bombay, Wellington, a partire dal debutto
teatrale del 1993 con Luca Zingaretti e Nicola Armando,
come protagonisti.
Un’impresa non scontata dunque per Cristian
Giammarini, apprezzato attore di scuola ronconiana,
ormai di casa al Teatro dell’Elfo, e Giorgio Lupano,
artista che si muove con disinvoltura tra teatro,
televisione e cinema, che scelgono il testo di Edoardo
Erba per la loro prima prova di regia.
Giammarini e Lupano, nella doppia veste di registi e
interpreti, affrontano questa corsa inarrestabile, che va
oltre l’atto sportivo, volgendo a temi universali e dando
alla pièce un taglio onirico, grazie anche all’ausilio di un
video sullo sfondo che proietta immagini in bianco e
nero.
Maratona di
New York
di Edoardo Erba
interpretato e diretto da
Cristian Giammarini
e Giorgio Lupano
luci di Mauro Marasà
video di Massimo Federico
operatore video Roberto Bivona
produzione
Teatro Stabile Delle Marche
Progetto Officina Concordia
in collaborazione con Comune di
San Benedetto del Tronto e Amat
«Maratona di New York di Edoardo Erba – precisano Giammarini e Lupano nelle note di regia - ci
è apparsa da subito come una possibilità per mettere alla prova la nostra capacità di raccontare una
storia attraverso il teatro. L’apparente normalità della situazione (due amici che si allenano di notte
per andare a correre la maratona) è in realtà il punto di partenza per addentrarci nei risvolti onirici
della vicenda. I due personaggi, Mario e Steve, immersi nell’atmosfera rarefatta ma molto fisica
della corsa, sostenuti dalla leggerezza e dalla vivacità dei dialoghi, dipanano le loro esistenze
scanditi da un tempo che pare non obbedire più alle regole consuete. Il mondo notturno e deserto,
lo spazio senza più riferimenti nel quale i due uomini si muovono, il rapporto con una realtà fatta
di oggetti che sembrano non essere mai esistiti, tutto asseconda il tentativo di Mario e Steve di
affidarsi ai ricordi e alla memoria come ultima risorsa per rivendicare la propria esistenza.
Osservandoli dal di fuori i protagonisti di questa storia sembrano chiedere a chi li guarda di
affezionarsi alle loro vite, di fare da testimoni alla fragilità delle loro certezze e di seguirli fino
all’ultimo nel loro sognato tentativo di raggiungere la meta che si sono posti. Assecondando le
suggestioni dell’autore abbiamo cercato di portare la concretezza e la quotidianità dei dialoghi in
un territorio iperreale, allucinato, dove ogni sentimento, ogni pensiero, ogni parola possa vivere la
sua vita come se fosse la prima e forse anche l’ultima volta».
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, è nato grazie al progetto Officina
Concordia, ideato e patrocinato dal Comune di San Benedetto del Tronto e Amat, ed è andato in
scena per la prima volta nel febbraio 2009, al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto.
Lo stesso Erba ha commentato positivamente l’allestimento di Gianmarini e Lupano: «Hanno
dato una visione onirica di Maratona ed il video alle loro spalle è una novità che ho molto
apprezzato. Hanno costruito una regia coerente, ricca di invenzioni e con un finale molto bello. Mi
sono da subito fidato perché li ho visti determinati ed ho intuito la loro esigenza di portare in
scena il mio testo. Cristian e Giorgio avevano un preciso disegno emotivo da seguire, così li ho
lasciati liberi di agire senza interferire più di tanto. Il risultato? Eccellente, i due attori hanno
trovato il loro equilibrio, centrando in pieno il testo».
ospitalità
Elfo Puccini | sala Shakespeare, 8 giugno/4 luglio
Firmato nel 1993 da Elio De Capitani, Decadenze è
uno spettacolo che ha segnato lo stile dell’Elfo:
assecondando la scrittura barocca e spudorata di
Steven Berkoff, il regista ambienta questa
sophisticated comedy scandalosa e grottesca in un
interno patinato ed elegante dal quale emergono i
ricchi protagonisti di una Sodoma e Gomorra degli
anni attuali.
De Capitani dirige Ferdinando Bruni e Ida Marinelli
in uno scontro fisico e verbale all’ultimo respiro tra
comicità abrasiva e virtuosismi travolgenti. I due
interpreti, davvero in stato di grazia, sono impegnati
a sdoppiarsi nei protagonisti di un bollente ménage a
quattro: un marito di buona ma spiantata famiglia,
che passa una serata con l’amante upper class, e la
moglie di lui, ricca ma parvenu, che se la spassa con
un detective che ha assoldato, un poveraccio
tuttofare.
Decadenze
di Steven Berkoff
traduzione di Giuseppe Manfridi
e Carlotta Clerici
regia di Elio De Capitani
con Ferdinando Bruni,
Ida Marinelli
scene di Carlo Sala
luci di Nando Frigerio
produzione TEATRIDITHALIA
«A chi appartiene la “decadence” dei protagonisti di
Decadenze? - scriveva Guido Almansi in una nota al
programma di sala. A tutti. Ai ricchi, veri o fasulli,
aristocratici o nouveaux riches, impersonati dalla prima coppia, Steve e la sua amante Helen.
L’altra “decadence” è quella della seconda coppia, Sybil, moglie di Steve, e il giovanotto
arrampicatore, Les, che s’insinua in una società più ricca della sua ma altrettanto immonda,
fingendosi prima investigatore privato e poi diventato amante di Sybil. C’è una cosa in comune:
fanno tutti e quattro schifo. Schifo morale per il loro comportamento e i loro pensieri, schifo fisico
per gli elementi ributtanti della loro etichetta, sia sessuale che gastronomica».
«Il cammino del binomio Bruni-De Capitani, attraverso il determinante patrocinio di Fassbinder, dagli anni
romantici dell’autoanalisi generazionale si affaccia ora a un lindore neo-brechtiano, sotto una vernice
neoclassica o le ali di un sound coinvolgente tremendamente espressivo.
Impeccabili nei loro abiti da sera, nel bianco abbacinante delle scena di Carlo Sala, i due protagonisti dello
spettacolo di Elio De Capitani, si raddoppiano con un eleganza assorbita dalla sophisticated comedy:
Ferdinando Bruni come un magistrale figurino dagli atteggiamenti plastici e ritmati nella parte del dandy
maiale e con una voce roca dalle cadenze lombarde alla Piero Mazzarella nell’animare il velleitario sfigato,
Ida Marinelli trascorrendo da una signorina snob a una godibile svampita con gridolini da oca».
Franco Quadri, la Repubblica
«Compiaciuti della volgarità del loro buongusto, sicuri di sé, certi che nulla può scalfirli (una virtù posseduta
solo da certi autentici ricchi), costituzionalmente irresponsabili, esibizionisticamente malvagi, Steve e Helen
si rifugiano dunque in una dimensione prettamente teatrale, in una messa in scena quasi infantile del “giù le
mutande”, in un continuo tentativo di superare il limite del sopportabile. Sybil e Les, controcanto grottesco
non sono da meno. E tutti e quattro nel momento in cui riducono l’altro a oggetto, si ritrovano nel medesimo
ruolo: marionette di pruriti, pulsioni e stereotipi, intrappolate in balletto rococò della trasgressione patinata.
Berkoff è una delle personalità di punta dell’attuale scena britannica. Talento multiforme, sofisticato e
provocatore, raffinato e scandaloso, abilissimo nell’alternare sfida e ironia, curiosità e disgusto, frustate e
esche. I due interpreti dello spettacolo diretto da De Capitani riescono a reggere impeccabilmente il gioco. I
ritmi, le assonanze, le allitterazioni dell’azzeccata traduzione divengono sostegno di una coloratissima
coreografia di pose e movimenti».
Oliviero Ponte di Pino, il manifesto
produzioni
ANGELS IN AMERICA
16-17 ottobre
CORREGGIO Teatro Asioli
Parte II - Perestroika
30-31 marzo
TRIESTE Politeama Rossetti
Parte I - Si avvicina il millennio
10-14 marzo
PRATO Teatro Fabbricone
Parte II - Perestroika
7-11 aprile
TORINO Fonderie Limone
Parte II - Perestroika
16-21 marzo
GENOVA Teatro della Corte
Parte II - Perestroika
13-14 aprile
GALLARATE Teatro delle Arti
Parte I - Si avvicina il millennio
25-28 marzo
BOLOGNA Arena del Sole
Parte I - Si avvicina il millennio
16-17 aprile
REGGIO EMILIA Teatro Ariosto
Parte I - Si avvicina il millennio
21 aprile
BERGAMO Teatro Donizetti
Parte I - Si avvicina il millennio
LIBRI DA ARDERE
2-4 dicembre
BELLINZONA Teatro Sociale
14 gennaio
GALLARATE Teatro del Popolo
8 gennaio
LUGO Teatro Rossini
18-19 gennaio
STRADELLA Teatro Sociale
9 gennaio
RUSSI Teatro Comunale
21-22 gennaio
AREZZO Teatro della Bicchieraia
11 gennaio
ALBA Teatro Sociale "Giorgio Busca"
24 gennaio
FIDENZA Teatro Girolamo Magnani
LA NUMERO 13
29-31 gennaio/5-7 febbraio
MONZA Teatro Binario 7
ROMEO E GIULIETTA
11-14 febbraio
MODENA Teatro Storchi
20-21 febbraio
BELLUNO Teatro Comunale
23 febbraio
SAN VITO AL TAGLIAMENTO
Auditorium Comunale
24-28 febbraio
TRIESTE Politeama Rossetti
tournée
TEATRIDITHALIA S.C.
SOCI
Corinna Agustoni, Ferdinando Bruni, Cristina Crippa, Elio De Capitani, Rino De Pace,
Roberto Gambarini, Fiorenzo Grassi, Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Gabriele Salvatores,
Luca Toracca, Gianni Valle
DIREZIONE
Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Fiorenzo Grassi (direttore responsabile)
AMMINISTRAZIONE
Carmelita Scordamaglia – direzione
Roberto Gambarini
Roberta Belletti
Cristina Frossini
Barbara Chiodi
ORGANIZZAZIONE DI PRODUZIONE E OSPITALITA’
Cesin Crippa – capo settore e delegata alla produzione
Gianmaria Monteverdi – responsabile distribuzione e ospitalità
Agnese Grassi
Michela Montagner
Rino De Pace - festival Milano Oltre e Adda Danza
UFFICIO STAMPA, PROMOZIONE E PRODUZIONE EDITORIALE
Diana Sartori – responsabile promozione
Barbara Caldarini – stampa
Veronica Pitea – stampa, scuola e promozione
Nicola Manfredi – promozione e biglietteria
Flora Cucchi - web editor
ORGANIZZAZIONE GENERALE E GESTIONE TEATRI
Fiorenzo Grassi - direzione
Andrea Carnovali – responsabile gestione sale
Marco Tagliaferro – direzione sala Elfo
Roberta Pirola – gestione cassa e formazione
Viola Crapuzzi
Carmine Daprile
Raffaele Serra
Giacomo Silva
STAFF TECNICO
Nando Frigerio – direzione
Giancarlo Centola – capo macchinista
Francesco Cardellicchio - segreteria
Mizio Manzotti – servizi sala e responsabile festival
Ortensia Mazzei – sartoria
NETWORK ADMINISTRATOR
Giuliano Gavazzi
GRAFICI
Ferro comunicazionedesign/Plum design
Caterina Pinto
colophon