177-182 Ricerca marzo_elisa 29/03/16 12:30 Pagina 177 Ricerca Cos’è quel 2? La pubblicità delle formule di proseguimento nella percezione delle donne italiane ADRIANO CATTANEO1, PAOLA PANI2, CLAUDIA CARLETTI2, MARGHERITA GUIDETTI3, VALENTINA MUTTI4, CECILIA GUIDETTI5, ALESSANDRA KNOWLES6 E IL GRUPPO DI RICERCA SULLE FORMULE DI PROSEGUIMENTO* Epidemiologo, 2Nutrizionista, SSDPT Epidemiologia Clinica e Ricerca sui Servizi sanitari, IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste Psicologa Sociale, Università di Modena e Reggio Emilia 4 Sociologa, Università di Milano Bicocca 5 Sociologa, Istituto di Ricerca Sociale, Milano 6 Biologa, SSDPT Epidemiologia Clinica e Ricerca sui Servizi sanitari, IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste 1 3 Uno studio che ha ricevuto anche un’attenzione internazionale dopo la pubblicazione su Archives of Disease in Childhood e che mette in evidenza come la comunicazione dell’industria possa tradursi in un messaggio quantomeno confondente. I n Italia, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le Associazioni professionali e il Ministero della Salute raccomandino l’allattamento esclusivo per sei mesi e prolungato, con alimenti complementari adeguati e sicuri, fino a due anni e oltre, o finché mamma e bambino lo desiderano1-4, la percentuale di madri che segue queste raccomandazioni è bassa5. Lo stesso succede in molti Paesi industrializzati, europei e non6,7, e a livello mondiale8. In Italia, i bassi tassi di allattamento esclusivo a sei mesi e di allattamento continuato a 1-2 anni, assieme all’uso diffuso di latte di formula5,9, suggeriscono la necessità di una migliore comprensione dei fattori alla base della decisione di sostituire il latte materno con il latte artificiale. Diversi studi mostrano il ruolo del marketing nel limitare i tassi di allattamento in favore dell’alimentazione con formula10-19. Per regolamentare la promozione commerciale del latte artificiale, di altri liquidi e alimenti, e di strumenti che possano minare l’allattamento, OMS e UNICEF hanno approvato nel 1981 il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostitu- Medico e Bambino 3/2016 WHAT IS THAT 2? ADVERTISEMENTS OF FOLLOW-UP FORMULA AND THEIR PERCEPTION BY PREGNANT WOMEN AND MOTHERS IN ITALY (Medico e Bambino 2016;35:177-182) Key words Infant feeding, Breast milk substitutes, Marketing, International Code, Follow-on formula Summary Background - In most European countries advertisements of infant formula are forbidden, while those of follow-on formula are allowed. Recent researches carried out in Australia and Great Britain have suggested that advertisement of toddler formula is used by the producing industry as a line extension to promote infant and follow-on formulas. Objectives - The objective of the study is to assess how advertisements of follow-on formulas are perceived by pregnant women and mothers in Italy. Materials and Methods - The study was carried out in 8 cities of the North, Centre and South of Italy and had two components: 1) a quantitative analysis of 562 self-administered questionnaires for mothers of children under 3 years of age, to explore their exposure to and perception of formula advertisements; 2) a qualitative analysis of 80 in-depth semi-structured interviews to 80 pregnant women, in their 32-36 weeks of gestation with no other children, on their understanding and perception of two advertisements for follow-on formulas. Results - Asked in the self-administered questionnaires whether they had ever come across advertisements of infant formulas, 81% of mothers reported that they had, despite the fact that such advertisements are prohibited by law. The qualitative interviews to pregnant women showed their inability to identify the advertised products at first glance due to the ambiguity of the numeral 2 and the presumed age of the portrayed babies; this confusion did not disappear after careful observation of the advertisements and reading of the text. Conclusions - Advertisements of follow-on formulas are perceived by many pregnant women and mothers as promoting infant formulas. ti del Latte Materno20, seguito da numerose successive risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità. In Ita- lia, l’attuale legislazione sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno (Decreto del Ministero della Sa- 177 177-182 Ricerca marzo_elisa 29/03/16 12:30 Pagina 178 Ricerca nità n. 82 del 2009)21 deriva dalla Direttiva dell’Unione Europea n. 141 del 200622. Entrambe regolamentano la commercializzazione di alimenti per lattanti, ossia proibiscono ogni sorta di pubblicità per il latte di formula raccomandato fino a sei mesi di età (formula 1), ma non pongono limiti alla promozione commerciale del latte di proseguimento (formula 2), consigliato tra i 6 e i 12 mesi. Alla luce di studi svolti nel Regno Unito e in Australia23-26, che dimostrano quanto sia difficile per le donne incinte e le madri distinguere la pubblicità del latte di proseguimento o di crescita dalla pubblicità della formula 1, abbiamo condotto questa ricerca per verificare se questo vale anche per le madri italiane. L’obiettivo di questo studio era valutare come la pubblicità dei latti di proseguimento sia percepita dalle donne italiane. METODI Si tratta di uno studio osservazionale condotto in otto città: del Nord (Trieste, Bergamo, Milano, Carpi), del Centro (Ancona, Roma) e del Sud Italia (Messina, Palermo), che rappresentano diverse aree geografiche del Paese con differenti tassi di allattamento27. La prima componente dello studio è consistita in un’indagine quantitativa su 562 madri di bambini di meno di tre anni, reclutate in centri vaccinali o in consultori familiari. La dimensione del campione è stata distribuita equamente tra le 8 città, circa 50 per sito, a eccezione di Roma, dove sono state reclutate 200 partecipanti per compensare la dimensione della grande città e coprirne tutte le aree. Le madri sono state reclutate consecutivamente, dopo aver dato un consenso informato, tra tutte coloro che frequentavano i centri e i consultori, ed è stato chiesto loro di compilare un questionario anonimo, volto a esplorar ne l’esposizione al marketing. Il questionario comprendeva una sezione sull’esperienza della madre nel nutrire l’ultimo figlio, una sezione dedicata all’esposizione e alla percezione della pubblicità di latte artificiale, e una sezione finale sui dati so- 178 cio-demografici. Alle madri sono state poi mostrate sei immagini di latte di formula 1, selezionate tra quelle con la maggiore quota di mercato, ed è stato loro chiesto se ne avessero mai visto la pubblicità. Poiché questa è vietata dalla legge italiana, la risposta attesa avrebbe dovuto essere negativa. Le madri sono state poi invitate a rispondere a domande più dettagliate sull’esposizione alla pubblicità e su come ne interpretavano i messaggi. I dati sono stati analizzati statisticamente con SPSS e STATA. Dalle risposte alle domande di tipo chiuso e aperto sono state elaborate le principali variabili semplici e composte per indagare l’associazione tra le stesse e con altre variabili, per esempio quelle demografiche. La seconda componente dello studio è consistita in dieci interviste qualitative semi-strutturate in ciascuna delle otto città per un totale di 80 primigravide tra le 32 e 36 settimane di gestazione che fossero in grado di sostenere una lunga e complessa intervista in italiano. Le donne sono state arruolate, dopo consenso informato, presso i servizi prenatali tra gennaio e giugno 2013. Le operatrici sanitarie (medici, infermiere, ostetriche ecc.) sono state escluse dal campione a causa della loro conoscenza del tema della ricerca. Il colloquio tra l’intervistatore, precedentemente formato, e la gravida era incentrato su due pubblicità di latti di proseguimento, scelte tra quelle che si trovano nelle più diffuse riviste per i genitori, e mirava a esplorare la percezione e la comprensione da parte della donna dei messaggi veicolati dalla pubblicità. Tutte le inter viste sono state registrate e trascritte integralmente entro 48 ore dal colloquio. Le trascrizioni sono state successivamente analizzate utilizzando l’approccio della framework analysis28,29. Questo approccio permette di identificare le tematiche sviluppate durante l’interazione tra l’intervistatore e l’intervistata. RISULTATI Da un’analisi preliminare su tre delle principali riviste per genitori tra le più lette in Italia30 è emerso che la pubblicità di alimenti per l’infanzia occupa in generale uno spazio che va dal 24% al 26% del totale delle pubblicità presenti, e di questo, un 7% è rappresentato da pubblicità di latte di formula. Tra le pubblicità dei latti artificiali, quelle della formula 2 costituiscono la maggioranza (58%), seguite da quelle del latte di crescita per i bambini da 13 a 24 mesi (28%) e oltre i 24 mesi di età (14%). Componente quantitativa L’esposizione delle madri alle pubblicità dei latti di formula Sono stati analizzati i dati forniti da 562 madri, così distribuite: Trieste 53, Bergamo 53, Milano 50, Carpi 50, Ancona 46, Roma 211, Messina 50, Palermo 49. Le caratteristiche delle madri sono riportate in Tabella I. Dopo aver osservato le 6 immagini di latte di formula 1 proposte, l’81% (455) delle madri ha dichiarato di averne visto la pubblicità. Di queste, quasi l’84% ha dichiarato di aver visto pubblicizzato latte di formula 1 Mellin, di gran lunga il più popolare; il 52% aveva visto Nestlé, il 31% Plasmon e Aptamil, il 28% Hipp e il 25% Humana. Le madri pensavano di averle viste in televisione (66%), riviste (62%), cataloghi (32%), opuscoli (23%), siti web (15%) o in occasione di fiere e conferenze (4%). Per quanto riguarda la percezione della pubblicità, diversi sono i messaggi riportati dalle madri: il 69% riteneva che la pubblicità suggerisse che il prodotto garantisce un’adeguata crescita e sviluppo, il 56% che rinforza il sistema immunitario, il 14% che è conveniente, il 9% che rende i neonati sani e più felici, il 4% che migliora lo sviluppo del cervello. Chiedendo nello specifico il tipo di formula pubblicizzato, 297 (65%) madri che hanno detto di aver visto la pubblicità pensavano che si trattasse di un prodotto da usare fin dalla nascita, il 25% da 6 mesi e il 10% da 12 mesi. Le percentuali di madri che pensavano di aver visto pubblicità di latte artificiale differivano per sito ed educazione materna, ma le differenze non erano statisticamente significative. Allo stesso modo, non vi erano differenze statisticamente significative tra madri che avevano dato ai loro bambini latte ma- Medico e Bambino 3/2016 177-182 Ricerca marzo_elisa 29/03/16 12:30 Pagina 179 Cos’è quel 2? CARATTERISTICHE DELLE DONNE INTERVISTATE Componente quantitativa (n=562) % Età ! 29 anni 30-34 anni " 35 anni 18,8 33,3 47,9 Nata in Italia Sì No 88 12 Stato civile Single Sposata o convivente Vedova/divorziata/separata Titolo di studio Media inferiore Media superiore Laurea o post-laurea Occupazione Sì No Allattata al seno Sì No Numero di figli 1 2 >2 Allattamento figli Sì No 2,0 96,9 1,1 n=559 16,1 41,9 42,0 – – 67,3 32,7 57,3 32,7 10,0 83,4 16,6 n 549 103 183 263 562 494 68 556 11 539 6 Componente qualitativa (n=80) % 27,5 28 44,5 n 80 22 35 23 97,5 2,5 78 2 – – – – – – 90 234 235 6 38 56 5 30 45 – – 542 365 177 558 320 182 56 562 469 93 75 25 60 20 72 28 57 23 – – – – – – – – – – Tabella I MESSAGGIO PERCEPITO DEL NUMERO 2 DOPO UN PRIMO SGUARDO E DOPO UNA LETTURA PIÙ ATTENTA DELLE PUBBLICITÀ Dai 6 mesi Per la seconda fase della crescita Altre risposte Valore aggiunto Due tazze (solo Mellin) Miglioramento rispetto al numero 1 Per i bambini di 2 mesi Per i bambini di 2 anni Non saprei Altre *Più ferro (solo Mellin) Tabella II Medico e Bambino 3/2016 A prima vista – 35% 65% 9% 8% 8% 5% 1% 13% 21% Dopo una attenta lettura 43% 19% 38% 4%* 14% 9% – – – 11% terno, formula, o entrambi, indicando che l’effetto di trascinamento di un prodotto (line extension) da parte del marketing può agire su tutte le madri, a prescindere dalle loro esperienze di alimentazione infantile. Componente qualitativa Qual è il messaggio percepito da un gruppo di donne in gravidanza se esposte alla pubblicità dei latti di proseguimento? Le caratteristiche delle donne gravide intervistate per questa componente dello studio sono riportate in Tabella I. Dall’indagine sui servizi frequentati dalle donne durante la gravidanza è emerso che la maggior parte (59%) è seguita da un ginecologo privato e segue un corso di preparazione alla nascita (66%), prevalentemente in ospedale (46%) o in un consultorio pubblico (42%). Il messaggio percepito a prima vista Alle donne è stato chiesto, dopo aver dato un primo rapido sguardo (a metà del campione è stata mostrata la pubblicità di Mellin 2, all’altra metà quella di Aptamil 2), che prodotto fosse pubblicizzato e di spiegare il significato del numero 2 e la presunta età del bambino. Solo una donna ha risposto correttamente “latte di proseguimento”, la maggior parte (33%) ha detto genericamente “latte di formula”, il 31% genericamente “latte”, il 19% una specifica marca di latte, il 5% latte per bambini, il restante 12% ha dato risposte generiche. Nel proseguo del colloquio le donne hanno poi dichiarato di essere state tratte in inganno dal non chiaro significato del numero 2 e dalla difficoltà di identificare l’età del bambino rappresentato nelle immagini come senz’altro di età superiore ai 6 mesi: il 65% delle donne (Tabella II) non era in grado di comprendere il significato corretto del numero 2. Per quanto riguarda la presunta età del bambino, si è evidenziato chiaramente quanto fosse difficile per queste donne stimarne l’età corretta. La pubblicità Aptamil è stata considerata più ambigua a causa dell’atteggiamento della madre, della posizione del bambino (interpretato come protettivo, “in utero”, “in uno scudo”) e della scarsità di capelli. Il 20% delle donne riteneva, 179 177-182 Ricerca marzo_elisa 29/03/16 12:30 Pagina 180 Ricerca PRINCIPALI MESSAGGI DELLE DUE PUBBLICITÀ DOPO UN PRIMO SGUARDO E UNA LETTURA PIÙ ATTENTA Messaggio principale Simile al latte materno* A prima vista Aptamil 2 Mellin 2 Messaggio principale 39% 18% Simile al latte materno* Più alta quantità di nutrienti 0% 31% Più alta quantità di ferro Salute e felicità 32% 10% Protezione e cura 16% 0% Buona crescita 8% 10% Buona digestione 0% 5% Altro 5% 26% Dopo una attenta lettura Aptamil 2 Mellin 2 46% 24% 0% 31% Migliore nutrizione 13% 23% Buona salute e crescita 10% 2% 5% 5% 26% 15% Buona digestione Altro *Adatto come sostituto, aggiunta o proseguimento Tabella III infatti, che il bambino ritratto avesse tra i 2 e i 4 mesi, mentre il 39% riteneva ne avesse tra 5 e 6 (contrariamente ai 7 mesi dichiarati sulla pubblicità); il restante 41% stimava l’età del bambino dai 7 mesi in su. Nel guardare la seconda immagine (Mellin), il 24% delle donne riteneva che il bambino ritratto avesse meno di 6 mesi (3% 2-4 mesi, 21% 5-6 mesi), mentre il restante 76% che ne avesse più di 7. In questa seconda immagine il bambino appare con un’età meno confondente poiché sta seduto da solo e afferra una tazza. La Tabella III mostra i messaggi principali delle due pubblicità così come vengono percepiti dalle donne prima e dopo aver letto i testi in esse contenuti. Le donne a cui è stata mostrata la pubblicità Aptamil erano più propense a percepire il prodotto come simile al latte materno, mentre quelle a cui veniva mostrata la pubblicità Mellin sono state più colpite dalla maggiore concentrazione di sostanze nutrienti. Il 55% delle inter vistate che hanno fornito una risposta (56) ha detto correttamente che il prodotto pubblicizzato era rivolto a bambini di età superiore a sei mesi; il 17% pensava che i destinatari fossero bambini di età superiore ai 12 mesi, il 13% dai 3 ai 5 mesi, l’11% dalla nascita e il 4% per tutte le età. Per il 52% delle 46 gravide che hanno risposto, il prodotto veniva 180 ritenuto utile per le madri senza latte materno o che non sono disposte ad allattare, per il 24% per le madri che lavorano, per il 13% per le madri che decidono di cessare l’allattamento, e per il 7% quando il latte materno non è sufficiente. Il messaggio percepito dopo un’analisi attenta della pubblicità Dopo aver esaminato attentamente le immagini e aver letto il testo degli annunci, cosa che generalmente il lettore medio non fa quando guarda una pubblicità, la comprensione delle intervistate è cambiata, come risulta dalle Tabelle II e III. Tuttavia c’era ancora una parte consistente di donne che non era in grado di assegnare il significato corretto al numero 2. La migliore comprensione di quest’ultimo corrispondeva a una migliore identificazione del target: il 78% pensava correttamente che il prodotto fosse per bambini di oltre sei mesi, rispetto al 55% che lo pensava prima di leggere il testo. Invece, per il 10% delle intervistate il prodotto era rivolto a neonati dopo lo svezzamento e per il 2% a quelli con carenza di ferro. Per il 41% delle donne il prodotto era un supplemento al latte materno, per il 29% un sostituto del latte materno, e per il 12% un prodotto per le madri che avevano smesso di allattare. DISCUSSIONE Il nostro studio conferma i risultati di studi precedenti23-26,31,32: le pubblicità, legali, di latte di proseguimento o di crescita sono percepite da molte donne incinte e da molte madri come pubblicità di latte di formula 1, che è invece vietata dalla legge. Questo sembra essere vero non solo in Italia, e probabilmente in Paesi dell’Unione europea soggetti a una legislazione simile22, ma anche in Paesi come l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti, che hanno imposto diverse misure intese a limitare la pubblicità del latte di crescita32. La pubblicità delle ditte produttrici può utilizzare i limiti delle varie leggi per raggiungere comunque il loro target di marketing anche per i prodotti la cui promozione commerciale è vietata33. Va osservato inoltre che l’utilità del latte di proseguimento è discutibile: è stato infatti ritenuto non necessario da una risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità34 a da una più recente presa di posizione35 in cui l’OMS sostiene che, “oltre a essere inutile, il latte di proseguimento non è adatto se utilizzato come un sostituto del latte materno dai sei mesi di età in poi”, e aggiunge che “le formulazioni attuali portano a una maggiore assunzione di proteine e basso apporto di acidi grassi essenziali, ferro, zinco e vitamine del gruppo B rispetto a quelli raccomandati dall’OMS per un’adeguata crescita e sviluppo di neonati e bambini”. L’opinione che la formula di proseguimento non sia necessaria è stata espressa anche da un gruppo di esperti coordinati dalla Early Nutrition Academy36. Nella relazione si afferma che “il latte di formula 1 può continuare a servire come un sostituto del latte materno per tutta la durata del primo anno di vita e anche oltre”. Essi aggiungono che “nel corso del primo anno di vita, sia le formule per lattanti che le formule di proseguimento servono a sostituire il latte materno; pertanto, la commercializzazione di entrambi i gruppi di prodotti deve rispettare il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno”. I risultati di entrambe le componenti del nostro studio mostrano che la Medico e Bambino 3/2016 177-182 Ricerca marzo_elisa 29/03/16 12:30 Pagina 181 Cos’è quel 2? maggior parte delle donne incinte e delle madri hanno poca conoscenza dei diversi tipi di formula per le diverse età che sono disponibili sul mercato, indipendentemente dal loro livello di istruzione. Sono confuse dalla numerazione che appare sulle etichette, che hanno tutte lo stesso aspetto, e dall’età indefinita dei bambini ritratti nelle pubblicità. Anche se la loro comprensione può aumentare dopo aver letto il testo delle etichette e delle pubblicità, cosa che la maggior parte delle madri probabilmente non fa, una proporzione importante di donne continua a essere confusa circa le indicazioni dei diversi prodotti e tende a basarsi sul consiglio degli operatori sanitari. I pediatri, tuttavia, così come altri professionisti, sono il target prioritario delle attività di marketing e, basandosi su di esse, possono essere indotti a consigliare un uso della formula non corrispondente alle reali necessità37,38. Inoltre, la confusione creata dai messaggi pubblicitari può diminuire la fiducia delle madri nella loro capacità di allattare39, e quindi portare a un uso inappropriato dei sostituti del latte materno. Questo è ancora più probabile se le madri sono indotte a ritenere che, attraverso la distribuzione di campioni di formula, pediatri e altri professionisti della salute approvino questi prodotti. Il nostro studio presenta alcuni limiti. Gli otto siti non sono stati scelti a caso, ma in base alla disponibilità di ricercatori interessati. Essi rappresentano, tuttavia, diverse regioni di Italia e non ci sono ragioni per pensare che le donne provenienti da altre regioni avrebbero prodotto risultati diversi. Le partecipanti sono state reclutate consecutivamente, non a caso, ma non c’è ragione di pensare che le donne in gravidanza intervistate ai servizi prenatali e le madri intervistate ai Servizi di vaccinazione non siano rappresentative di tutte le donne in gravidanza e delle madri, in quanto questi servizi sono quasi universali in termini di copertura. Ci sono due eccezioni: a) a causa delle difficoltà con la lingua, le donne e le madri migranti erano sottorappresentate (solo circa il 2,5% del campione nel primo studio, rispetto a quasi il 15% delle nascite registrate da donne migranti in Italia)40; Medico e Bambino 3/2016 b) a causa della lunghezza del colloquio, le donne con istruzione superiore e interessate all’alimentazione infantile erano sovrarappresentate (il 42% del campione nella seconda componente dello studio aveva un diploma di laurea, rispetto al 16% nella popolazione generale)41. Tuttavia, un’equa rappresentanza di donne migranti e meno istruite avrebbe probabilmente aumentato la percentuale di intervistate confuse dalla pubblicità. Sarebbero necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio la risposta alla pubblicità delle migranti e delle donne meno istruite. CONCLUSIONI La nostra ricerca conferma che la pubblicità delle formule di proseguimento, e in effetti di qualsiasi altro sostituto del latte materno, può tradursi in una promozione come line extension di prodotti che la legge non permette di pubblicizzare. Questo è potenzialmente dannoso in quanto potrebbe ridurre i tassi e la durata dell’allattamento, o per lo meno frenarne la crescita. Questo tipo di messaggi pubblicitari dovrebbe, a nostro parere, essere soggetto a requisiti e restrizioni di gran lunga maggiori rispetto a quelle attualmente in uso nella maggior parte dei Paesi. Conflitto di interesse: nessuno *Membri del Gruppo di Ricerca sulle formule di proseguimento Chiara Barbiero, Claudia Carletti, Adriano Cattaneo, Alessandra Knowles, Marcella Montico, Paola Pani, IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste; Margherita Locatelli, Stefania Conti, Edda Pellegrini, Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo; Valentina Mutti, Antonella Nespoli, Università di Milano Bicocca, Milano; Cecilia Guidetti, Istituto di Ricerca Sociale, Milano; Maria Enrica Bettinelli, Costanza De Gioia, Miriam Lelli, Rita Mascheroni, ASL, Milano; Irene Cetin, Paola Pileri, Ospedale Universitario Luigi Sacco, Milano; Margherita Guidetti, Università di Modena e Reggio Emilia; Rita Gatti, Grazia Pompilio, Valentina Ortenzi, Laura Stronati, ASL, Ancona; Angela Giusti, Istituto Superiore di Sanità, Roma; Antonietta Spadea, Iolanda Rinaldi, ASL Roma A, Roma; Laura Galluzzo, Patrizia Vadacca, Simona Sarta, Emilio Piccione, Università di Roma Tor Vergata, Roma; Sergio Conti Nibali, ASL, Messina; Rosamaria Crisafulli, Roberto Conti Nibali, Francesco Corrado, Ospedale Universitario, Messina; Monica Garraffa, Maria Di Pasquale, Maria Caterina Gallo, Associazione Le Balate, Palermo. Indirizzo per corrispondenza: Paola Pani e-mail: [email protected] MESSAGGI CHIAVE ! Le pubblicità, legali, di latte di proseguimento o di crescita sono percepite da molte donne incinte e da molte madri come pubblicità di latte di formula 1. ! La pubblicità delle formule di proseguimento, e di qualsiasi altro sostituto del latte materno, può tradursi in una promozione di prodotti che la legge non permette di pubblicizzare. ! Questo tipo di messaggi pubblicitari dovrebbe essere soggetto a requisiti e restrizioni di gran lunga maggiori rispetto a quello attualmente in uso nella maggior parte dei Paesi. Bibliografia 1. American Academy of Pediatrics Section on Breastfeeding. Breastfeeding and the use of human milk. Pediatrics 2012;129:827-41. 2. Ministero della salute. Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno. Gazzetta ufficiale n. 32 del 7 febbraio 2008, Roma, 2008. 3. Società Italiana di Neonatologia. 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