Guida al Laboratorio di Fisica per Scienze Naturali Lorenzo Zaninetti [email protected] Dipartimento di Fisica Generale Edizione III 5 maggio 2016 ii Introduzione Queste note vogliono essere un compendio alla fisica connessa con le esperienze del Laboratorio per Scienze Naturali. Si ringrazia Silvia Alessio che ha fornito nell’ aa 2002/2003 alcune note sull’ esperienze della distanza focale e del reticolo di diffrazione. iii CAPITOLO 0. INTRODUZIONE iv Indice Introduzione iii 1 Probabilità e statistica 1.1 Momenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Retta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1 2 2 Misure di lunghezze 2.1 Uso del nonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 5 3 La molla 9 3.1 Molle multiple . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3.1.1 Molle in parallelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3.1.2 Molle in serie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 4 Pendolo Semplice 15 5 Velocita limite 5.1 Stokes . . . . . . . 5.2 Eqn. diff. Stokes . 5.3 Esecuzione Stokes . 5.4 Newton . . . . . . 5.5 Eqn. diff. Newton . . . . . 19 19 20 22 23 23 . . . . . . 25 26 27 29 30 30 32 A Unità di misura A.1 I sistemi mks . . A.2 Il sistema cgs . . A.3 Nota sulla caloria A.4 Il sistema tecnico A.5 Il sistema SI . . . A.6 Prefissi nel SI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INDICE INDICE B Dati 35 B.1 Costanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 B.2 Tabelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 C Matematica C.1 Derivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C.1.1 Polinomi e potenze . . . . . . . . . . C.1.2 Esponenziali e funzioni logaritmiche . C.1.3 Funzioni trigonometriche . . . . . . . C.1.4 Funzioni Iperboliche . . . . . . . . . C.1.5 Altre Funzioni . . . . . . . . . . . . . C.2 Integrali indefiniti . . . . . . . . . . . . . . . C.2.1 Polinomi e potenze . . . . . . . . . . C.2.2 Funzioni esponenziali e logaritmiche . C.2.3 Funzioni Trigonometriche . . . . . . C.2.4 Funzioni Iperboliche . . . . . . . . . C.2.5 Funzioni cicliche . . . . . . . . . . . C.2.6 Radici Quadrate . . . . . . . . . . . C.3 Integrali generalizzati . . . . . . . . . . . . . C.4 Taylor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C.5 Trigometria . . . . . . . . . . . . . . . . . . C.5.1 Triangolo retto -Definizioni . . . . . . C.5.2 Formule ridotte . . . . . . . . . . . . C.5.3 Identità . . . . . . . . . . . . . . . . C.5.4 Somme e Differenze . . . . . . . . . . C.5.5 Angolo doppio e metà . . . . . . . . C.5.6 Altre formule . . . . . . . . . . . . . C.5.7 Cambiamenti . . . . . . . . . . . . . C.5.8 Funzioni trigometriche inverse . . . . C.6 Alfabeto greco . . . . . . . . . . . . . . . . . vi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 39 39 40 40 41 41 42 42 42 43 43 44 44 45 47 47 47 47 48 48 48 49 49 50 51 Capitolo 1 Probabilità e statistica 1.1 Momenti Se gli elementi di un campione hanno la tendenza a raggrupparsi attorno ad un valore particolare può essere utile rappresentare l’ insieme da pochi numeri che sono i momenti; il più importante è il valor medio, N 1 X xj x= N j=1 , (1.1) che stima il valore centrale. Un altro importante valore è la varianza empirica N 1 X 2 s = (xj − x)2 , (1.2) N − 1 j=1 collegata ovviamente alla deviazione standard empirica √ s = s2 . (1.3) In alcuni casi, tipo distribuzione di Lorentz, la deviazione standard non esiste perchè tende ad infinito; bisogna allora ricorrere ad uno stimatore più robusto che è la deviazione assoluta N 1 X |xj − x| . ADEV (x1 .......xN ) = N j=1 (1.4) Questa definizione è stata poco adoperata dagli statistici per il fatto che essendo un valore assoluto i teoremi sono difficilmente provabili. 1 1.2. RETTA CAPITOLO 1. PROBABILITÀ E STATISTICA Abbiamo poi i momenti di ordine superiore che sono in realtà poco usati; sono in genere numeri adimensionali mentre ricordiamo che il valor medio e deviazione standard empirica sono dimensionali. Abbiamo quindi che la asimmetria è cosı̀ definita N 1 Xh x j − x i 3 skew(x1 ....xN ) = N j=1 s , (1.5) dove s è la deviazione standard empirica. Un valore positivo della asimmetria significa che abbiamo una coda che si estende verso i valori positivi e negativo viceversa. Un altro parametro importante è la curtosi N h n1 X xj − x i4 o Kurt(x1 ....xN ) = −3 . (1.6) N j=1 s Ricordiamo che questo parametro nel caso di una distribuzione Gaussiana vale 0. Una maniera per calcolare la varianza che minimizza gli errori di arrotondamento è l’ algoritmo a due passi: prima il calcolo di x e poi quello di s2 N N i2 o 1 hX 1 nX 2 . (xj − x) − (xj − x) s (x1 ....xN ) = N − 1 j=1 N j=1 2 (1.7) La seconda somma è zero nel caso in cui x è esatto altrimenti corregge gli errori di arrotondamento del primo termine. 1.2 Retta Qui si illustra come, date due serie di datix ey e l’ errore relativo alla variabile y ,al fine di stabilire eventuali relazioni di tipo lineare tra di esse, vengono calcolati: 1. valor medio: N 1 X xi x̄ = N i=1 N 1 X yi ȳ = N i=1 2 (1.8) (1.9) CAPITOLO 1. PROBABILITÀ E STATISTICA 1.2. RETTA 2. deviazione standard: v u u sx = t v u u sy = t N 1 X (xi − x̄)2 N − 1 i=1 (1.10) N 1 X (yi − ȳ)2 N − 1 i=1 (1.11) 3. coefficienti della retta di regressione (coef. angolare b e intercetta a): PN (xi − x̄)(yi − ȳ) b = i=1 (1.12) PN 2 (x − x̄) i i=1 a = ȳ − bx̄ (1.13) 4. errore sui coefficienti error(b) = error(a) = sP N i=1 (yi s P N − a − bxi )2 P 2 (N − 2) N i=1 (xi − x̄) i=1 (yi (1.14) − a − bxi )2 1 x̄2 (1.15) + PN 2 (N − 2) N (x − x̄) i=1 i 5. coefficiente di correlazione r di Pearson PN (xi − x̄)(yi − ȳ) r = qP i=1 PN N 2 2 i=1 (xi − x̄) i=1 (yi − ȳ) (1.16) 6. Valore di χ2 N X (yi − a − bxi ) 2 χ (a, b) = σi i=1 2 3 (1.17) 1.2. RETTA CAPITOLO 1. PROBABILITÀ E STATISTICA 4 Capitolo 2 Misure di lunghezze In questa sezione ci occuperemo della più semplice delle esperienze: misurare delle lunghezze con un calibro. Prima però dobbiamo capire come funziona il nonio. 2.1 Uso del nonio Nell’ apprezzare la posizione di un indice scorrevole lungo una scala graduata, come accade misurando uno spessore con un calibro, avviene quasi sempre che l’ indice indichi una posizione intermedia fra due tratti incisi sulla scala e quindi si debba valutare una frazione dell’ intervallo minimo della graduazione. Nell’ esempio della figura 2.1, l’ indice I inciso sulla parte scorrevole NN indica una posizione fra il tratto 26 ed il tratto 27 della scala S ed occorre valutare la distanza x fra il tratto 26 e l’ indice I . A tale scopo sulla parte scorrevole NN è incisa una graduazione ausiliaria che costituisce propriamente il nonio ( da Nonius, nome latinizzato di Pedro Nuñes che lo inventò). La lunghezza di n intervalli del nonio ricopre n-1 intervalli della scala; quindi se a è la lunghezza di un intervallino di quest’ ultima, un intervallino del nonio a. Nella figura 2.1, 10 intervalli del nonio corrispondono è lungo n−1 n a 9 intervalli del regolo graduato. L’ indice I corrisponde allo zero del nonio. Per una posizione qualsiasi, i tratti incisi su NN non sono allineati con quelli della scala eccettuato uno che vi corrisponde se non esattamente almeno con buona approssimazione. Nella figura 2.1 il settimo tratto di NN è allineato con il tratto adiacente inciso sul regolo. Supponiamo che fra I zero del nonio e tale tratto vi siano k intervallini. 5 2.1. USO DEL NONIO CAPITOLO 2. MISURE DI LUNGHEZZE Figura 2.1: Nonio decimale Scrivendo la lunghezza ka (vedi figura 2.1) in due modi diversi si ha x+k n−1 a = ka , n (2.1) dalla quale si ricava k a , (2.2) n Quindi la lunghezza x è i k -ennesimi di a. Nel caso della figura 2.1, se 7 mm e perciò l’ indice I indica la posizione 26.7 mm. a= 1mm, è x = 10 Il nonio dei calibri usualmente è diviso in 20 intervalli corrispondentemente a 19 mm della graduazione,quindi consente l’ apprezzamento del 1 mm=0.05mm. 20 Per maggiori dettagli consultare il libro del [Bussetti 1967] . Riportiamo in Figura 2.2 una fotografia di un calibro di laboratorio. ELABORAZIONE DATI SU PC. Per quanto riguarda i dati possiamo adoperare il programma GAUSS, che, analizzando le varie lunghezze, compie alcune operazioni di statistica, produce una divisione in classi e confronta la distribuzione osservata con quella Gaussiana. x= 6 CAPITOLO 2. MISURE DI LUNGHEZZE 2.1. USO DEL NONIO Figura 2.2: Foto di un calibro di laboratorio 7 2.1. USO DEL NONIO CAPITOLO 2. MISURE DI LUNGHEZZE 8 Capitolo 3 La molla La lunghezza naturale di una molla non sollecitata sia l0 (parte a della figura 3.1). Appendiamo un peso w che allungherà la molla di una lunghezza l ( parte b della figura 3.1 A causa dello sforzo dovuto al peso una forza di richiamo viene originata nella molla che cerca di tornare nella posizione di partenza. Tramite la legge di Hooke questa forza è proporzionale alla distanza l ( la lunghezza di cui si è allungata la molla): F = kl , (3.1) . Riportiamo nella dove k > 0 è la costante della molla espressa in N m tabella 3.1 alcuni parametri tipici delle molle presenti in laboratorio. La forza agente verso il basso è la forza peso della massa attaccata alla molla. Se la molla è sulla superficie della terra, allora F=mg. Poichè la molla è in equilibrio la forza diretta verso il basso eguaglia la Tabella 3.1: Parametri della molla costante della molla N m−1 Carico max in N lunghezza in cm diametro in cm 3 10 25 32 2 5 5 10 9 15 12 12 35 3 1 1.5 35 CAPITOLO 3. LA MOLLA Figura 3.1: Schema della molla forza verso l’ alto : kl = mg . (3.2) Dalla formula precedente è già possibile dedurre un primo valore di k k= mg l . (3.3) Sia y=0 la posizione di equilibrio della molla con il peso w attaccato ad essa. Se la molla con questo peso attaccato è allungata di un ulteriore distanza y le seguenti forze agiranno sulla molla : • una forza verso l’alto dovuta alla tensione della molla che adesso è k(l+y) • una forza diretta verso il basso dovuta al peso w eguale ad mg L’ equazione del moto diventa: d2 y m 2 = mg − k(l + y) = mg − kl − ky . (3.4) dt Grazie alla situazione di equilibrio precedente l’equazione si semplifica ulteriormente : d2 y (3.5) m 2 = −ky . dt 10 CAPITOLO 3. LA MOLLA 3.1. MOLLE MULTIPLE Questa è l’equazione dell’oscillatore la cui soluzione è y = Acos(ωt + ω1 ) , dove ω = q k m (3.6) . Il periodo di tale moto oscillatorio vale: 2π T = = 2π ω r m k . (3.7) La relazione che connette la costante k con il periodo T vale k = 4π 2 m T2 , (3.8) e questa è pure la seconda definizione di k. Dalle equazioni (3.3) e (3.8) è possibile ricavare il valore della costante g che rappresenta la gravità a Torino quando le masse sono uguali l4π 2 (3.9) g= 2 . T L’attrezzatura di laboratorio è riportata nella Figura 3.2. 3.1 Molle multiple Le molle possono essere in parallelo o in serie. 3.1.1 Molle in parallelo Ambedue le molle toccano il punto di azione e il livello di compressione , l , sarà uguale per entrambe. La forza sul blocco Fb sarà Fb = F1 + F2 = −k1 l − k2 l = −(k1 + k2 )l , (3.10) che significa una costante della molla equivalente ,keq , del tipo keq = k1 + k2 11 . (3.11) 3.1. MOLLE MULTIPLE CAPITOLO 3. LA MOLLA Figura 3.2: L’esperimento della molla 12 CAPITOLO 3. LA MOLLA 3.1.2 3.1. MOLLE MULTIPLE Molle in serie Supponiamo che la posizione di equilibrio sia l2 Fb = −keq l2 . (3.12) Per continuare dobbiamo definire il punto di equilibrio fra le due molle l1 Fb = −k1 l1 + k2 (l2 − l1 ) . (3.13) Essendo che all’ equilibrio la forza fra le molle è 0 possiamo risolvere per l1 k2 l1 = l2 , (3.14) k1 + k2 e quindi k1 k2 Fb = −( )l2 , (3.15) k1 + k2 ovverosia k1 k2 , (3.16) keq = k1 + k2 che può essere scritta come 1 1 1 = + keq k1 k2 13 . (3.17) 3.1. MOLLE MULTIPLE CAPITOLO 3. LA MOLLA 14 Capitolo 4 Pendolo Semplice Il pendolo semplice di lunghezza l, con un peso di massa m è visualizzato nella Figura 4.1 ed è soggetto ad un moto oscillatorio. La forza che produce il moto è la forza di richiamo gravitazionale che agisce nella direzione tangente all’ arco del moto e vale m g sin(θ) dove θ è l’angolo di oscillazione. La seconda legge del moto di Newton dice che F =m dv = −m gsin(θ) , dt (4.1) e quindi dv = −g sin(θ) . dt La distanza s che percorre la massa sull’ arco vale s = lθ , (4.2) (4.3) e quindi dθ dv d2 θ v=l (4.4) , =l 2 . dt dt dt Dalle equazioni precedenti otteniamo la seguente equazione differenziale del secondo ordine d2 θ (4.5) l 2 + g sin(θ) = 0 . dt Questa è un equazione differenziale non lineare che sfruttando lo sviluppo in serie di Taylor sin(θ) = θ − 15 θ3 + ... 3! (4.6) CAPITOLO 4. PENDOLO SEMPLICE Figura 4.1: Il pendolo semplice 16 CAPITOLO 4. PENDOLO SEMPLICE θ3 θ5 d2 θ + g ... = 0 . (4.7) l 2 +gθ−g dt 3! 5! Quindi per angolo piccoli possiamo linearizzare l’equazione precedente ottenendo d2 θ l 2 +gθ = 0 , (4.8) dt oppure d2 θ g + θ=0 . (4.9) dt2 l Ma questa è l’equazione dell’ oscillatore d2 θ + ω2 θ = 0 , 2 dt (4.10) dove g , l e quindi il periodo, T0 , delle oscillazioni vale s l T0 = 2π . g ω2 = (4.11) (4.12) Nel caso in cui θ non sia piccolo la risoluzione non lineare dell’equazione (4.5) richiede gli integrali ellittici. La soluzione non lineare per il periodo, T, è 9 (sin (1/2 θmax))4 T 2 = 1 + 1/4 (sin (1/2 θmax)) + T0 64 dove θmax è l’ampiezza iniziale in radianti. Figura 4.2 riporta la soluzione numerica del rapporto dell’ ampiezza massima in radianti. 17 , (4.13) T T0 funzione CAPITOLO 4. PENDOLO SEMPLICE Figura 4.2: Periodo normalizzato 18 T T0 Capitolo 5 Velocita limite Le forze di attrito nei fluidi si dividono come forze proporzionali alla velocità, regime di Stokes, oppure come forze proporzionali al quadrato della velocità, regime di Newton. 5.1 Stokes Le condizioni di partenza considerate da Stokes furono la presenza di una sfera immersa in un fluido e sottoposta ad una forza di gravità Fg Fg = m g , (5.1) dove: m è la massa e g l’ accelerazione gravitazionale. La sfera è tuttavia sottoposta anche all’attrito del fluido viscoso, Fd , che è dato da: Fd = −6πηrv , (5.2) dove η è la viscosità, r il raggio della sfera, v la velocità del fluido rispetto alla sfera, il segno è negativo perchè l’attrito del fluido ha direzione opposta alla forza di gravità. Infine la sfera è sottoposta anche all’azione della spinta di Archimede, FA , dato che è immersa in un fluido: FA = −ρf gV (5.3) dove ρf è la densità del fluido, g l’ accelerazione gravitazionale, V il volume del corpo immerso ed il segno è negativo perchè la spinta di Archimede ha direzione opposta alla forza di gravità. 19 5.2. EQN. DIFF. STOKES CAPITOLO 5. VELOCITA LIMITE In condizioni di equilibrio l’accelerazione è nulla e quindi: 6πηrv = mg − ρf gV 6πηrv = ρs V g − ρf gV 6πηrv = V g(ρs − ρf ) , (5.4) con ρs densità della sfera e V volume della sfera. Il volume della sfera V è 4πr3 V = (5.5) 3 e sostituendo si ha: 4πr3 (ρs − ρf )g 3 2r2 (ρs − ρf )g 3ηv = 3 2r2 v= (ρs − ρf )g . 9η 6πηrv = (5.6) La somma vettoriale (che tiene conto dei versi delle forze) di queste tre forze è sempre nulla e permette di ottenere la formula della legge di Stokes, dalla quale si ricava la velocità della sfera in condizioni di equilibrio raggiunto. La viscosita sarà quindi 2r2 (ρs − ρf )g η= 9v oppure η= mg 6rπv , , (5.7) (5.8) dove m è la massa della sfera. 5.2 Eqn. diff. Stokes La pallina si trova in un fluido (per es. aria). Essa è soggetta alla forza peso, alla spinta di Archimede (che pero’ è trascurabile nel caso in cui la densità del fluido sia molto inferiore a quella della pallina). Una volta in moto la pallina è sottoposta alla forza di attrito viscoso proporzionale alla velocità F v = −γv 20 , (5.9) CAPITOLO 5. VELOCITA LIMITE 5.2. EQN. DIFF. STOKES Se vale la legge di Stokes allora γ = 6ηR, dove R è il raggio della pallina. Il moto avviene tutto verticalmente e quindi fissando l’ asse y delle coordinate orientato positivo verso l’ alto avremo, come risultante delle forze: X Fy = −mg + FA − γv , (5.10) dove m = ρs V e V è il volume della pallina, mentre ρs è la densità della pallina. La forza di Archimede è FA = ρf l V g , dove ρf l è la densità del fluido. Per la seconda legge della dinamica possiamo scrivere ma = m dv = −mg + FA − γv dt , (5.11) e dividendo per la massa FA γ dv = −g + − v dt m m , (5.12) i due termini costituiti dal campo gravitazionale g e dalla spinta di Archimede sono due termini costanti e possono essere espressi da un singolo parametro che possiamo definire campo gravitazionale efficace ge , che sarà uguale a g nel caso che la spinta di Archimede sia trascurabile, ma che, nel caso la spinta di Archimede sia non trascurabile mi definirà una costante da moltiplicare per la massa della pallina per avere il valore della forza costante che agisce su di essa ge = g − FA ρf l = g(1 − ) . m ρs (5.13) Da qua si vede per esempio che se ρf l > rhos la forza efficace sarà diretta verso l’ alto. Inseriamo il tempo caratteristico 4πR3 ρs 2R2 ρs m = = τ= γ 3(6πηR) 9η . (5.14) L’ equazione del moto (5.12) si può quindi scrivere come dv v + = −ge dt τ . (5.15) Questa è un’ equazione differenziale del primo ordine a variabili separabili. Imponendo v(0)=0 otteniamo t v(t) = −ge τ (1 − e− τ ) . 21 (5.16) 5.3. ESECUZIONE STOKES 5.3 CAPITOLO 5. VELOCITA LIMITE Esecuzione Stokes Elenchiamo la strumentazione disponibile • Becker graduato • Liquido di cui si vuole determinare il coefficiente di viscosità • Bilancia elettronica per la misura del peso del corpo immerso • Palmer per la misura del diametro del corpo • Cronometro per la misura del tempo di caduta • Metro per la misura della distanza percorsa dal corpo Riportiamo l’esecuzione dell’esperienza. Le misure preliminari da eseguire sono: • Misurare con la bilancia elettronica il peso medio dei pallini di piombo (sensibilità della bilancia 0,1g) • Misurare con il palmer il diametro medio dei pallini e ricavarne il raggio medio (sensibilità del palmer 0,01mm) • Misurare i segmenti ∆xi (i=1,2,3) in cui è suddiviso il becker (sensibilità del metro 0,01 m) Dobbiamo adesso verificare il moto rettilineo uniforme dei pallini • Ciascuno sperimentatore misure il tempo ti impiegato dal pallino a percorrere il segmento ∆xi • Calcolare il tempo medio impiegato dal corpo a percorrere ciascuno dei tre segmenti e ricavarne la velocità media • Verificare che entro il margine di errore le tre velocità sono uguali tra loro Calcoliamo adesso la velocità limite ed il coefficiente di viscosità: • Misurare il tempo impiegato dal pallino a percorrere il segmento complessivo di lunghezza ∆x dato dalla somma dei singoli segmenti ∆xi 22 CAPITOLO 5. VELOCITA LIMITE 5.4. NEWTON • Calcolare il tempo medio e la velocità media (coincidente con la velocità limite ) • Determinare il valore del coefficiente di viscosità η con il relativo errore 5.4 Newton Una prima forza nel regime di Newton per un oggetto che cade è la forza di gravità Fg Fg = m g , (5.17) dove: m è la massa e g l’ accelerazione gravitazionale. La seconda forza è la resistenza idraulica, Fb , che è data da: Fb = −bv 2 , (5.18) dove b è il coefficiente di resistenza idraulica che vale 1 b = ρCx A , 2 (5.19) dove Cx è il coefficiente di resistenza aerodinamica, A è l’area interessata e ρ è la densità del fluido nel quale avviene la caduta. La seconda legge del moto di Newton è m a = Fg + Fb = m g − bv 2 , (5.20) ed essendo che alla velocità limite l’accelerazione è zero otteniamo la velocità terminale r 2mg . (5.21) v= ρCx A Riportiamo nella tabella 5.1 alcuni valori di velocità limite per oggetti che cadono nell’ aria. 5.5 Eqn. diff. Newton La seconda legge del moto di Newton vale m dv = Fg + Fb = m g − bv 2 dt 23 , (5.22) 5.5. EQN. DIFF. NEWTON CAPITOLO 5. VELOCITA LIMITE Tabella 5.1: Valori numerici osservati per la velocità limite Oggetto massa area paracadutista 75 kg 0.7 m2 chicco grandine .48 g .79 cm2 pioggia 0.034 g .13 cm2 velocità 60 m/s 14 m/s 9 m/s e la soluzione di questa equazione differenziale è r r 2mg g ρCx A tanh t . v= ρCx A 2m q g ρCx A Dato che limt→∞ tanh t =1 otteniamo 2m v= 24 r 2mg ρCx A . (5.23) (5.24) Appendice A Unità di misura Nei vari sistemi di unità di misura esistenti la scelta delle unità di misura è completamente arbitraria, ma deve rispettare certi criteri di convenienza e di praticità, quale per esempio di adottare unità che non siano nè troppo grandi nè troppo piccole da imporre poi nei calcoli l’ uso di troppi prefissi, di multipli o sottomultipli; questo criterio non è però strettamente applicabile, in quanto molto spesso si deve tener conto della possibilità di costruire un campione dell’ unità adottata. Premettiamo alla trattazione dei sistemi di unità di misura una serie di definizioni. Un sistema di unità di misura si dice completo quando in esso è definito un numero di unità di grandezze fondamentali sufficiente a rappresentare quantitativamente tutti i fenomeni osservabili. Un sistema di unità di misura si dice assoluto quando le unità in esso adottate sono invariabili in ogni tempo e luogo e sono definite teoricamente senza alcun riferimento a definizioni sperimentali. Le unità di un tale sistema vengono dette assolute. Un sistema di unità di misura si dice coerente quando il prodotto o il quoziente di più unità di tale sistema forniscono una nuova unità il cui valore è sempre unitario. Un sistema di unità di misura si dice decimale quando i multipli ed i sottomultipli delle sue unità sono scelti secondo le potenze del 10. Un sistema di unità di misura si dice razionalizzato quando i coefficienti numerici che compaiono nelle leggi vengono scelti in modo che l’ irrazionale π appaia soltanto in formule relative a configurazioni circolari, sferiche o cilindriche e non in quelle relative a configurazioni piane; 25 A.1. I SISTEMI MKS APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA Figura A.1: Foto del metro campione nel laboratorio Figura A.2: La barra di platino-iridio utilizzata come campione del metro dal 1889 al 1960. la razionalizzazione si rende in particolar modo necessaria nell’ unità dell’ elettromagnetismo. Per maggiori dettagli consultare [Fazio 1995] . A.1 I sistemi mks Il sistema mks trae il proprio nome dalle iniziali delle tre unità di misura delle grandezze meccaniche in esso adottate: il metro (m) per la lunghezza, il kilogrammo (kg) per la massa e il secondo (s) per gli intervalli di tempo. Riportiamo in Figura A.1 una fotografia del metro campione esistente in laboratorio ed in Figura A.2 la barra campione del metro depositata presso l’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure a Sevres, in Francia. Il chilogrammo è la massa di un particolare cilindro di altezza e diametro pari a 0,039 m di una lega di platino-iridio depositato presso 26 APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA A.2. IL SISTEMA CGS Figura A.3: Foto del kilogrammo campione l’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure a Sevres, in Francia, vedi Figura A.3. Tale sistema è ovviamente incompleto, assoluto e razionalizzato. Dato che esso non poteva descrivere tutte le grandezze, mancando l’ unità di misura di una grandezza fondamentale elettrica o magnetica, ne sono state fatte successive estensioni introducendo una quarta unità: a seconda che la quarta grandezza fondamentale fosse la carica elettrica (unità di misura: coulomb , C), la resistenza elettrica (unità di misura: ohm , Ω) o intensità di corrente elettrica (unità di misura: Ampere , A ) vennero introdotti i tre sistemi mksC, mksΩ ed mksA. In pratica l’ ultimo, completato con le tre unità di temperatura (kelvin, K ), di intensità luminosa (candela, cd ) e di quantità di sostanza (mole, mol ), è quello che va sotto il nome di Sistema Internazionale. Le unità dei tre sistemi mksC, mksΩ ed mksA sono perfettamente coincidenti in quanto esse differiscono l’ uno dall’ altro soltanto per la scelta della grandezza elettrica fondamentale da associare alle tre grandezze meccaniche. A.2 Il sistema cgs È un sistema assoluto basato sull’ adozione delle tre grandezze meccaniche fondamentali (lunghezza, massa, intervallo di tempo ), cui sono associate rispettivamente come unità di misura: il centimetro (cm), il 27 A.2. IL SISTEMA CGS APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA grammo (g) e il secondo (s), dalle cui iniziali esso trae il nome. Esso fu proposto su suggerimento di Lord Kelvin dall’ Associazione Britannica per il Progresso delle Scienze (1873 ) e adottato nel 1881 al I Congrsso Internazionale di Elettricità. Tale sistema è incompleto, in quanto non comprende grandezze elettriche nè magnetiche ed è perciò adatto solo per la rappresentazione di fenomeni meccanici. L’ estensione alla rappresentazione dei fenomeni elettromagnetici è stata fatta con l’ adozione dei sistemi cgses (elettrostatico ) e cgsem (elettromagnetico) ai quali rimandiamo. L’ unità di velocità è il cm/s; l’ unità di accelerazione, il cm /s2 , detta anche gal (Gal). L’ unità di forza è la dina (simbolo dyn ), definita come quella forza che, applicata ad un corpo di massa 1 g , gli conferisce un ’ accelerazione di 1 cm /s2 nella stessa direzione di applicazione della forza; per la seconda legge della dinamica (F = ma ) avremo perciò 1 dyn = 1 g 1cm/s2 . (A.1) L’ unità di lavoro è l ’ erg , definito come il lavoro compiuto dalla forza di 1 dyn per spostare un corpo di 1 cm nella stessa direzione di applicazione della forza; per la definizione di lavoro sarà perciò 1 erg = 1 dyn 1cm . (A.2) L’ erg è anche l’ unità di misura dell ’ energia nel sistema cgs. L’ unità di misura della potenza è ergs; quella della massa volumica g/cm3 ; quella della pressione, sarà dyn/cm2 , chiamata anche baria. L’ unità di quantità di moto , g cm /s; l’ unità di momento meccanico , dyn cm; l ’ unità di momento della quantità di moto (o momento angolare ) erg s; l’ unità di portata di volume , cm3 /s, mentre quello di portata di massa è g/s. L’ unità di viscosità dinamica , dalla legge di Newton che definisce il coefficiente di viscosità η (F =−η A dv/dx), risulta essere g / (cm s ), chiamata poise (P), mentre l’ unità di viscosità cinematica ν, definita dalla relazione: ν = η/ρ, con ρ massa volumica del fluido, è cm2 /s, chiamata stokes (St). Per quanto riguarda i fenomeni termici, il sistema cgs adotta altre due unità, il grado Celsius ( 0 C) per la temperatura e la caloria (cal) per la quantità di calore. La caloria (o piccola caloria è invece definita come la quantità di calore che si deve fornire alla massa di 1 g di acqua distillata per portarne la temperatura da 14.5 a 15.5 0 C. Pertanto nel sistema cgs l’ unità di calore specifico sarà cal/ (g 0 C); l’ unità di capacità termica , cal / 0 C; l’ unità di calore latente, cal/ g; 28 APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA A.3. NOTA SULLA CALORIA l’ unità di conduttività termica , dalla legge di Fourier che definisce il coefficiente di conduttività termica [λ = (δQ)/A(dT /dx)], è cal/(s cm 0 C ). L’ unità dei vari potenziali termodinamici, che si identificano con delle energie è l’ erg. Il sistema cgs utilizza tre unità supplementari comuni ad altri sistemi metrici, che sono: • il radiante (rad), unità di angolo piano; • lo steradiante (sr), unità di angolo solido; • la mole (mol), unità di quantità di sostanza. Per la loro definizione ufficiale si rimanda il lettore ad uno dei prossimi paragrafi. A.3 Nota sulla caloria In effetti la caloria è oggi un’ unità poco usata, in quanto si tende a sostituirla con l’ erg o con il joule e ciò in base alla ormai acquisita nozione che il calore è una forma di energia interna dei corpi e quindi misurabile in unità di energia. Sono state proposte dal 1934 ad oggi vari tipi di caloria: la caloria a 15 0 C, ovvero quella definita nel paragrafo precedente, tale che: 1 cal15 = (4.1855 ± 0.0005)J , (A.3) adottata nel 1934 dall’ Unione Internazionale di Fisica Pura e Applicata e successivamente anche dal Comitato Internazionale Pesi e Misure nel 1960; chiamata anche piccola caloria o grammo caloria ; la caloria termochimica , definita come: 1 caltc = 4.184 J ; (A.4) la caloria internazionale , adottata nel 1956 alla 5a Conferenza Internazionale sulle Proprietà dei Vapori e definita come: 1 calIT = 4.1868 J ; (A.5) quest’ ultimo valore è quello oggi più comunemente usato, anche se la direttiva CEE del 27 luglio 1976 ha vietato l’ uso di tutto le calorie a partire dal 1 gennaio 1978. 29 A.4. IL SISTEMA TECNICO A.4 APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA Il sistema tecnico Chiamato anche sistema degli ingegneri o sistema gravitazionale , è un sistema metrico, non assoluto, non coerente e incompleto che assume come grandezze fondamentali la lunghezza, la forza e gli intervalli di tempo e adotta come unità di misura rispettivamente il metro, il kilogrammo-forza (o kilogrammo-peso ) e il secondo. Il kilogrammo-forza (kgf) è definito come quella forza che, applicata a un corpo massa 1 Kg, gli imprime un’ accelerazione pari a quella di gravità campione, fissata in 9.80665 m/s2 . Sarà, come è facile ricavare: 1 Kgf = 9.80665N . (A.6) In tale sistema di conseguenza, l’ unità di massa è un’ unità derivata; essa viene indicata con um e vale 9.80665 kg. L’ unità di lavoro e di energia è il kilogrammetro (kgf m, più raramente kgm ), definito come 1 Kgf 1 m e pari a 9.80665 J. L’ unità di potenza è il kgf m/s, del quale è molto usato un multiplo chiamato cavallo vapore (CV), definito esattamente come 75 kgf m/s = 735.499 W. L’ unità di pressione è il Kgf /m2 , corrispondente al millimetro d’ acqua (mmH2 O). Pe ricavare i fattori di conversione fra le unità tecniche e le corrispondenti unità degli altri sistemi basta tener presente che 1 Kgf = 9.80665 N, 1 um = 9.80665 kg, che si ricavano entrambe dalla seconda legge della dinamica, se si ricorda che mentre la forza di 1 N accelera la massa di 1kg accelerazione di 1m/s2 , la forza di 1 kgf le imprime invece un’ accelerazione di 1 m/s2 , la forza di 1 kgf le imprime invece un’ accelerazione di 9.80665 m/s2 . A.5 Il sistema SI La XI Conferenza Generale di Pesi e Misure, tenutasi a Parigi dall’ 11 al 20 ottobre 1960, considerata la Risoluzione 6a della X CGPM, con la quale essa ha adottato le sei unità che devono servire di base per l’ istituzione di un sistema pratico di misura per le relazioni internazionali, considerata la Risoluzione 3a adottata dal Comitato Internazionale Pesi e Misure nel 1956, considerate le Raccomandazioni adottate dal CIPM 30 APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA A.5. IL SISTEMA SI nel 1958, concernenti l’ abbreviazione del nome di questo sistema e i prefissi per la formazione dei multipli e sottomultipli delle unità. DECIDE: 1. Il sistema metrico fondato sulle sei unità di misura base di cui sopra è designato con il nome di Sistema Internazionale di Unità 2. L’ abbreviazione internazionale di detto sistema e SI Il Sistema Internazionale, adottato con il documento della XI CGPM di cui sopra e completato dalla XIV CGPM (1971), alla XV CGPM (1975), alla XVI CGPM (1979 ) e alla XVII CGPM (1983) con alcune nuove adozioni e modifiche di precedenti definizioni, è fondato sulla adozione di sette grandezze fondamentali: le quattro del sistema mksA razionalizzato, o sistema Giorgi, e cioè la lunghezza , la massa, gli intervalli di tempo, l’ intensità luminosa e la quantità di sostanza. Le corrispondenti unità di misura vengono cosı̀ definite: lunghezza: il metro (m) ovvero la distanza percorsa nel vuoto dalla luce nell’ intervallo di tempo di (1 / 299 792 458 ) s . massa: il kilogrammo (kg) ovvero la massa del prototipo di platinoiridio, depositato presso il Bureau International des Poids et Mesures, nei sotteranei del padiglione di Breteuil, a Sevres. tempo: il secondo(s), ovvero la durata di 9 192 631 770 oscillazioni della radiazione emessa dall’ atomo di Cesio 133 ( 133 Cs) nello stato fondamentale 2S1/2 nella transizione dal livello iperfine F=4, M=0 al livello iperfine F=3, M=0. corrente elettrica: l’ Ampere (A), ovvero la corrente elettrica costante che, fluendo in due conduttori rettilinei, paralleli, indefinitamente lunghi, di sezione circolare trascurabile, posti a distanza di 1 m nel vuoto, determina fra essi una forza di 2 10−7 N per metro di conduttore. temperatura: il Kelvin (k), ovvero la frazione di 1 /273.16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell’ acqua. intensità luminosa: la candela (cd) è l’ intensità luminosa in una data direzione di una sorgente che emette una radiazione monocromatica di frequenza 540 ·1012 Hz e la cui intensità energetica in tale direzione è di (1/683) W/sr. 31 A.6. PREFISSI NEL SI APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA sostanza: la mole (mol), ovvero la quantità di sostanza di un sistema che contiene tante unità elementari quanti sono gli atomi in 0.012 Kg di carbonio 12 ( 12 C). Accanto alle sette unità fondamentali vengono definite nel SI due unità supplementari, il radiante e lo steradiante: angolo piano: il radiante (rad), ovvero quell’ angolo piano con il vertice nel centro della circonferenza che sottende un arco di lunghezza uguale al raggio. angolo solido: lo steradiante (sr) ovvero quell’ angolo solido con il vertice nel centro della sfera che sottende una calotta sferica la cui area è uguale a quella di un quadrato con lati uguali al raggio della sfera. A.6 Prefissi nel SI Questi prefissi (vedi tabella A.1) sono adoperati per indicare multipli o sottomultipli delle unità di base, eccetto che per le unità di massa che sono formate applicando il prefisso al simbolo g: esempio Mg e non kkg e mg e non µkg .Solamente un singolo prefisso è permesso . Usate ns piuttosto che mµs , pF piuttosto che µµF ,GW piuttosto che kMW . 32 APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA A.6. PREFISSI NEL SI Tabella A.1: Tabella dei prefissi f attore pref isso simbolo f attore pref isso simbolo f attore pref isso simbolo f attore pref isso symbolo 101 deka da 10−1 deci d 2 −2 10 hecto h 10 centi c 3 −3 10 kilo k 10 milli m 6 −6 10 mega M 10 micro µ 9 −9 10 giga G 10 nano n 12 −12 10 tera T 10 pico p 15 −15 10 peta P 10 f emto f 18 −18 10 exa E 10 atto a 21 −21 10 zetta Z 10 zepto z 24 −24 10 yotta Y 10 yocto y 33 A.6. PREFISSI NEL SI APPENDICE A. UNITÀ DI MISURA 34 Appendice B Dati B.1 Costanti Presso l’ I.M.G., alla quota di 239 m sul livello del mare ( a circa 2.5 m sotto il livello stradale ), il valore di g è misurato nel 2006 g = 9.805341970m s−2 (B.1) Una variazione di un metro, sulla quota verticale, porta ad una variazione di 3 parti sulla settima cifra significativa. Se ci fosse un dislivello di circa +/- 10 m ( tra IMG e IFG) si potrebbe aver dei dubbi sul 4. Per maggiori dettagli consultare [?] . Concludendo forse basta 9.8053............................. La costante di gravitazione universale vale invece: G = 6.67428(67) 10−11 m3 kg −1 s−2 (B.2) le cifre fra parentesi danno l’ incertezza ad una 1-deviazione standard nelle ultime cifre ( ovverosia 0.00067 ) l’ incertezza in parti per milione è: 128 ppm Per maggiori dettagli consultare [Cohen 1996] . La costante di Boltzmann vale k = 1.38 10−23 joule/ K (B.3) k = 1.381 0−14 erg/ 0 C (B.4) 35 B.2. TABELLE APPENDICE B. DATI Tabella B.1: Tabella dei calori specifici Sostanza cp [cal/(g 0 C] a 250 Acqua Alluminio Benzolo Rame Mercurio P iombo V etro Zolf o N aCl Glicerina N eon Aria 0.998 0.215 0.409 0.0925 0.0033 0.031 0.20 0.178 0.204 0.57 0.246 0.24 Riportiamo la costante dei gas perfetti R: B.2 R = 8.314 joule/(mole K) (B.5) R = 8.314107 erg/(mole K) (B.6) R = 0.08206 litri atm/(mole K) (B.7) Tabelle 36 APPENDICE B. DATI B.2. TABELLE Tabella B.2: Tabella della conduttività termica Sostanza K [cal/(cm sec Argento Rame P iombo Mercurio Sughero lana di roccia acqua legno di larice 0 C)] a 250 0.98 0.92 0.08 0.02 0.0001 0.0001 410−5 910−4 Tabella B.3: Tabella del modulo di Young Materiale dimensioni Acciaio − AST M − A36 Alluminio V etro Calcestruzzo Legno − douglas Osso P olistirene Densità Modulo di Y oung Limite di rottura Kg/m3 7860 2710 2190 2320 525 1900 1050 109 N/m2 200 70 65 30 13 9 3 37 106 N/m2 400 110 50 40 50 170 48 B.2. TABELLE APPENDICE B. DATI Tabella B.4: Tabella delle Viscosità ; a Peso medio (S.A.E. 30) Sostanza viscosità (N s/m2 ) Glicerina (20 0 C) Olio lubrif icante da motorea (0 0 C) Olio lubrif icante da motorea (20 0 C) Sangue (37 0 C) Acqua (20 0 C) Acqua (90 0 C) Benzina (20 0 C) Aria (20 0 C) CO2 (20 0 C) 1.5 0.11 0.03 4.010−3 1.010−3 0.3210−3 2.910−4 1.810−5 1.510−5 Tabella B.5: Tabella del valori a e b dei gas Gas Ar CO2 He N2 H2O O2 SO2 a[litri2 atm/mole2 ] b[litri/mole] 1.345 3.592 0.034 1.390 5.464 1.360 6.714 38 3.2210−2 4.2610−2 2.3710−2 3.9110−2 3.0410−2 3.1810−2 5.6310−2 Appendice C Matematica C.1 Derivate Sotto troverete alcune tabelle di funzioni reali e la loro corrispondente derivata. Regole di Base della derivazione f (x) f (x) + g(x) f (x)g(x) f (x) , g 6= 0 g(x) f (g(x)) f −1 (x) C.1.1 df (x) = f ′ (x) dx f ′ (x) + g ′ (x) f ′ (x)g(x) + f (x)g ′ (x) f ′ (x)g(x) − f (x)g ′ (x) g(x)2 ′ f (g(x))g ′(x) 1 f ′ (f −1 (x)) Polinomi e potenze f (x) c∈R xr √ x |x| f ′ (x) 0 rxr−1 1 √ 2 x x |x| = |x| x Dominio di applicazione x∈R x∈R x>0 x 6= 0 39 C.1. DERIVATE C.1.2 APPENDICE C. MATEMATICA Esponenziali e funzioni logaritmiche f (x) exp(x) = ex ax ln x xx C.1.3 f ′ (x) exp(x) = ex ax ln a 1 x xx (1 + ln x) Dominio di applicazione x∈R x∈R x>0 x>0 Funzioni trigonometriche f (x) sin x cos x tan x f ′ (x) cos x − sin x sec2 x Dominio di applicazione x∈R x∈R π x 6= nπ + , n ∈ Z 2 cot x − csc2 x x 6= nπ, n ∈ Z π sec x sec x tan x x 6= nπ + , n ∈ Z 2 csc x − csc x cot x x 6= nπ, n ∈ Z 1 √ arcsin x |x| < 1 1 − x2 1 arccos x − √ |x| < 1 1 − x2 1 arctan x x∈R 1 + x2 40 APPENDICE C. MATEMATICA C.1.4 C.1. DERIVATE Funzioni Iperboliche f (x) sinh x cosh x tanh x coth x sech x csch x f ′ (x) Dominio di Applicazione cosh x x∈R sinh x x∈R 2 sech x x∈R 2 − csch x x 6= 0 − sech x tanh x x∈R − csch x coth x x 6= 0 1 √ arsinh x x 6= 0 x2 +1 1 √ arcosh x |x| > 1 x2 −1 1 artanh x −1 < x < 1 1−x2 1 arcoth x |x| > 1 1−x2 C.1.5 Altre Funzioni f (x) f ′ (x) Dominio di Applicazione 2 2 √ e−x Erf x x∈R π 1 Li x x>1 ln x Si x sinc x x∈R 1 gd x x∈R cosh x 1 gd−1 x |x| < π2 cos x Hn (x) 2nHn−1 (x) x∈R 41 C.2. INTEGRALI INDEFINITI C.2 APPENDICE C. MATEMATICA Integrali indefiniti Qui‘ sotto troverete alcune funzioni reali ed il loro corrispondente integrale. C.2.1 Polinomi e potenze Z f (x) n x for n 6= −1 x−1 |x|n for n 6= −1 |x|−1 C.2.2 f (x) dx xn+1 +C n+1 ln |x| + C x|x|n +C n+1 x ln |x| +C |x| Funzioni esponenziali e logaritmiche Z f (x) ex f (x) dx ex + C ekx kx e for k 6= 0 +C kx a ax for a > 0 +C ln a ln x x ln x − x + C 2 (ln x) x[(ln x)2 − 2 ln x + 2] + C 1 Li x + C ln x ln(ln x) x ln ln x − Li x + C Dove la versione Euleriana del logaritmo integrale (in Latino logarithmus integralis) è definita come Li x = Z 0 42 x dt ln t . APPENDICE C. MATEMATICA C.2.3 C.2. INTEGRALI INDEFINITI Funzioni Trigonometriche f (x) Z f (x) dx cos x sin x + C sin x − cos x + C cot x ln | sin x| + C tan x − ln | cos x| + C sec x ln | sec x + tan x| + C csc x − ln | csc x + cot x| + C 1 x ln tan + C sin x 2 2 sec x tan x + C 2 csc x − cot x + C sec x tan x sec x + C csc x cot x − csc x + C 1 arctan x + C 1 + x2 1 √ arcsin x + C 1 − x2 C.2.4 Funzioni Iperboliche f (x) Z f (x) dx cosh x sinh x + C sinh x cosh x + C tanh x ln(cosh x) + C coth x ln | sinh x| + C 2 sech x tanh x + C 2 csch x − coth x + C sech x tanh x − sech x + C csch x coth x − csch x + C 43 C.2. INTEGRALI INDEFINITI C.2.5 APPENDICE C. MATEMATICA Funzioni cicliche f (x) arccos x arcsin x arccot x arctan x arcsec x C.2.6 Z f (x) dx √ x arccos x − √ 1 − x2 + C x arcsin x + √ 1 − x2 + C x arccot x + ln √1 + x2 + C x arctan x − ln √ 1 + x2 + C x arcsec x − ln(x + x2 − 1) + C Radici Quadrate f (x) √ x √ x2 + 1 √ x2 − 1 1 √ x2 + 1 1 √ x2 − 1 Z f (x) dx 2 √ x x+C 3 √ x 2 1 x + 1 + arsinh x + C 2 2 1 x√ 2 x − 1 − arcosh x + C 2 2 arsinh x + C arcosh x + C (x > 1) • La costante C denota una costante arbitraria rappresentata da un numero reale ; Li è l’ integrale logaritmico. • Notate che le tavole possono essere usate solo quando ’integrale c̀ontinuo sul dominio di integrazione. Notate ad esempio il seguente calcolo errato Z1 −1 1 x ln |x| = 1 ln |1| − −1 ln | − 1| = 0 − 0 = 0 |x|−1 dx = |x| −1 |1| | − 1| Il calcolo è incorretto perchè |x|−1 non è continuo a x = 0. 44 APPENDICE C. MATEMATICA C.3 C.3. INTEGRALI GENERALIZZATI Integrali generalizzati Riportiamo alcuni integrali generalizzati più comuni Z Z ∞ ∞0 0Z √ 2 π 2 e−x dx √ π − 1 k2 e 4 2 2 e−x cos kx dx ∞ 2 e−x π a2 e erfc a dx 2a 2 +x2 a 0 Z ∞ √ R∞ 2 2π 2 sin x dx = 0 cos x dx 4 0 Z ∞ sin ax (sgn a) π2 (a ∈ R) dx x 0 2 Z ∞ sin x π dx 2 x Z 0∞ 1 − cos kx πk dx 2 2 x 0 Z ∞ x−k π dx (0 < k < 1) sin πk x+1 Z 0∞ kx e π (0 < k < 1) dx sin πk x 1+e −∞ Z ∞ cos kx π dx 2ek 2 x +1 0 Z ∞ R ∞ x sin x a cos x π dx = dx (a > 0) 2ea 0 x2+a2 2 2 x +a 0 45 C.3. INTEGRALI GENERALIZZATI Z Z ∞ Z0 APPENDICE C. MATEMATICA sin ax dx x(x2 +1) ∞ π (1 2 − e−a ) √ π 3 e−x x− 2 dx 0 ∞ e−x x3 sin x dx Z ∞0 1 1 − x dx x −1 e xe 0 Z ∞ 2 cos ax − cos ax dx x 0Z ∞ −ax e −e−bx dx x 0 Z ∞ 1 1 dx arcsin − x x 1 Z 1 arctan x √ dx 2 x 1−x 0 Z 1 ln(1+x) dx x 0 Z 1 ln(1−x) dx 2 1 x 2 46 (a > 0) 0 γ γ+ln a 2 ln ab (a > 0) (a > 0, b > 0) 1 + ln 2 − π 2 π 2 √ ln(1+ 2) π2 12 −2 ln 2 APPENDICE C. MATEMATICA C.4 C.4. TAYLOR Taylor Riportiamo lo sviluppo in serie di Taylor intorno allo 0 di alcune funzioni importanti x2 x3 x + + ··· e =1+ + 1! 2! 3! x x3 x5 x7 sin x = − + − + ··· 1! 3! 5! 7! x2 x4 x6 + − + ··· cos x = 1 − 2! 4! 6! x C.5 C.5.1 Trigometria Triangolo retto -Definizioni Considerate il triangolo retto ABC, dove C è l’angolo retto. Quindi : BC opposto sin A = = ipotenusa AB AC adiacente = ipotenusa cos A = AB BC opposto = adiacente tan(A) = AC 1 AB csc A = = = ipotenusa opposto sin A BC AB 1 = = ipotenusa sec A = adiacente cos A AC 1 AC cot A = = = adiacente opposto tan A BC C.5.2 Formule ridotte 1. sin(−x) = − sin x 2. cos(−x) = cos x 3. sin( π2 − x) = cos x 4. cos( π2 − x) = sin x 5. sin( π2 + x) = cos x 6. cos( π2 + x) = − sin x 47 C.5. TRIGOMETRIA APPENDICE C. MATEMATICA 7. sin(π − x) = sin x 8. cos(π − x) = − cos x 9. sin(π + x) = − sin x 10. cos(π − x) = − cos x C.5.3 Identità 1. sin2 x + cos2 x = 1 2. tan2 x + 1 = sec2 x 3. cot2 x + 1 = csc2 x C.5.4 Somme e Differenze 1. sin(α + β) = sin α cos β + sin β cos α 2. sin(α − β) = sin α cos β − sin β cos α 3. cos(α + β) = cos α cos β − sin α sin β 4. cos(α − β) = cos α cos β + sin α sin β 5. tan(α + β) = tan α + tan β 1 − tan α tan β 6. tan(α − β) = tan α − tan β 1 + tan α tan β C.5.5 Angolo doppio e metà 1. sin 2α = 2 sin α cos α 2. cos 2α = cos2 x − sin2 x = 2 cos2 x − 1 = 1 − 2 sin2 x 2 tan α 1 − tan2 α r α 1 − cos α (determinare se è + o - trovando il qua4. sin = ± 2 2 α drante in cui giace) 2 3. tan 2α = 48 APPENDICE C. MATEMATICA C.5. TRIGOMETRIA r 1 + cos α α 5. cos = ± (come sopra) 2 2 6. tan C.5.6 α 1 − cos α sin α = = 2 sin α 1 + cos α Altre formule Considerate un triangolo con lati di lunghezza a, b, e c, ed angoli opposti A, B, e C, rispettivamente. 1. sin2 α = 1 − 2 cos(2α) 2 2. cos2 α = 1 + 2 cos(2α) 2 3. sin A sin B sin C = = (Law of Sines) a b c 4. c2 = a2 + b2 − 2ab cos C (Legge dei coseni) 5. Area del triangolo = 21 ab sin C 6. Area del triangolo = ( Formula di Heron) C.5.7 p s(s − a)(s − b)(s − c), dove s = a+b+c 2 Cambiamenti Definizione 1 (Periodicità). Una funzione f è periodica , se per qualche numero p, f (x + p) = f (x) per tutti gli x nel dominio di f . ⊲ Le funzioni trigonometriche sono tutte periodiche. • sin x, cos x, csc x, e sec x hanno tutte un periodo di 2π. • tan x and cot x hanno periodi di π. ⊲ Se x in sin x, cos x, etc., è moltiplicato per una costante b , il periodo è diviso da quella costante: • sin bx, cos bx, csc bx, e sec bx (b costante) hanno un periodo di • tan bx e cot bx hanno per πb . 49 2π b C.5. TRIGOMETRIA APPENDICE C. MATEMATICA Definizione 2 (Ampiezza ). La magnitudine di una oscillazione (solamente per funzioni che oscillano come seno e coseno) è metà della distanza fra valore massimo e minimo. ⊲ A sin x e A cos x hanno ognuno ampiezza A. C.5.8 Funzioni trigometriche inverse Se f (x) = sin x, allora f −1 (x) = sin−1 x = arcsin x, con −1 ≤ x ≤ 1 Se f (x) = cos x, allora −1 f (x) = cos−1 x = arccos x, con −1 ≤ x ≤ 1 Se f (x) = tan x, allora −1 f (x) = tan−1 x = arctan x, con − π2 ≤ x ≤ π2 50 APPENDICE C. MATEMATICA C.6 C.6. ALFABETO GRECO Alfabeto greco minuscolo α β γ δ ǫ oppure ε ζ η θ oppure ϑ ι κ λ µ ν ξ o π oppure ̟ ρ oppure ̺ σ oppure ς τ υ φ oppure ϕ χ ψ ω maiuscolo nome commenti A alpha B beta bita nel Greco moderno Γ gamma ∆ delta E epsilon Z zeta zita nel Greco moderno H eta ita nel Greco moderno Θ theta thita nel Greco moderno I iota K kappa Λ lambda M mu mi nel Greco moderno N nu ni nel Greco moderno Ξ xi O omicron significa o-minuscolo nel Greco moderno Π pi P rho Σ sigma ς è adoperato solo alla fine delle parole T tau Υ upsilon ipsilon nel Greco moderno Φ phi X chi Ψ psi Ω omega significa o-maiuscolo nel Greco moderno 51 C.6. ALFABETO GRECO APPENDICE C. MATEMATICA 52 Bibliografia [Bussetti 1967] G.Bussetti,“Esercitazioni pratiche di Fisica, quarta edizione, Levrotto & Bella , Torino (1967). [Cohen 1996] E.R. Cohen , “The Physics Quick Reference Guide , AIP Press, Woodbury (NY) (1996) [Fazio 1995] M.Fazio ,“Dizionario e manuale delle unità di misura, terza edizione, Zanichelli , Bologna (1995) [Pescetti 1975] D. Pescetti,“Termodinamica, Piccin Editore,Padova (1975) 53 Indice analitico C R caloria a 15 gradi, 29 internazionale , 29 termochimica , 29 cgs, 27 R-gas, 36 E Esperienza misura di lunghezze, 5 molla, 9 pendolo, 15 velocitaà limite, 19 G g-accurato, 35 G-grande-accurato, 35 S sistema-internazionale, 30 sistema-tecnico, 30 sistemi-misura, 25 T Tabella a-b, 36 costante-molla, 9 cp specifici, 36 K, 36 modulo, 36 viscosità, 36 M mks, 26 momenti, 1 asimmetria, 2 curtosi, 2 dev.-stand.-empirica, 1 deviazione-assoluta, 1 valor-medio, 1 varianza-empirica, 1 N nonio, 5 54