presentazione O ggi è sempre più sentita l’esigenza che ogni istituzione pubblica renda conto delle attività svolte, dei risultati conseguiti e dell’impiego di risorse, in modo che la comunità di riferimento sia in grado di valutarne l’operato rispetto alla missione istituzionale. Lo strumento del bilancio sociale appare oggi lo strumento più adeguato a disposizione delle istituzioni pubbliche per rispondere ad una tale esigenza di informazione e trasparenza. Il presente volume costituisce un primo importante passo del cammino verso il bilancio sociale del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze, che mette in risalto quanto questa istituzione sia profondamente impegnata nell’opera di educare l’intera collettività ai fondamentali valori culturali di cui sono portatori i beni naturalistici. Si tratta di una ampia descrizione delle attività svolte dal Museo di Storia Naturale nel corso degli ultimi due anni, completata da qualche indicatore che permette di apprezzare compiutamente e con immediatezza alcuni dei risultati più significativi conseguiti. Un sincero ringraziamento va a tutti coloro che con impegno e passione hanno operato nelle attività descritte nel presente volume, con la certezza che con il sostegno di tutti sarà possibile rendere il Museo di Storia Naturale un punto di riferimento sempre più autorevole nella nostra città e nel mondo intero. Alberto Tesi introduzione P arlare del bilancio sociale di un museo, in un momento in cui si assiste a una crisi economica globale che produce pesanti ricadute anche sul settore della cultura, è un atto necessario e doveroso. Non si tratta, infatti, di un documento di intenti né di un documento programmatico, bensì di una revisione critica dell’assetto organizzativo ed operativo della struttura e, dato ancor più importante, di una disamina delle attività e dei risultati che, nella fattispecie, il Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze è stato in grado di conseguire nel corso degli ultimi due anni. Questa sintesi è utile per tutti i soggetti con cui il Museo interagisce: Enti territoriali e Ministeri, Istituzioni e Associazioni, Imprese e Cittadini. Tutti indistintamente chiamati a concorrere alla conservazione di un patrimonio collettivo, tutti perennemente sollecitati a sostenere lo sviluppo di un’Istituzione Culturale di straordinario prestigio e tradizione. Ed è proprio per questo che abbiamo ritenuto importante “rendicontare” la nostra attività a tutto il corpo sociale, nella piena consapevolezza che il senso di appartenenza della collettività alle proprie istituzioni può svilupparsi solo attraverso un processo di condivisione totale degli obiettivi e dei risultati. È la partecipazione alla vita dei musei che concorre a mantenere i musei sempre vivi. E la partecipazione non può sussistere se non si sviluppano scelte in grado di trasmettere i valori di cui i musei sono portatori e detentori. Ma il museo non deve essere un simulacro di cultura o un muto testimone di una memoria collettiva: il museo può e deve diventare protagonista della vita culturale delle nostre città. Dunque, siccome il museo appartiene alla collettività, ecco come, attraverso un virtuoso sillogismo, la collettività potrà riappropriarsi dei valori essenziali della cultura: soprattutto attraverso i musei. Giovanni Pratesi nota metodologica Q uesto documento rappresenta per il Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze il primo passo per arrivare, già nei prossimi anni, alla redazione del Bilancio Sociale. Per la sua stesura, il gruppo di lavoro ha tenuto presente, fra i diversi standard elinee guida esistenti in ambito internazionale e nazionale, le proposte formulate dai seguenti organismi: • Commissione Aziende Non Profit del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), Il Bilancio Sociale nelle Aziende Non Profit: principi generali e Linee Guida per la sua adozione, 2004; • Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (G.B.S.), La rendicontazione sociale per le aziende non profit, Documento di ricerca n. 10, 2009; • Agenzia per le ONLUS, Linee guida per la redazione del bilancio sociale delle Organizzazioni Non Profit - scheda 31: I musei -, 2010 Unitamente ad esse, ha considerato le indicazioni contenute negli standard museali e nei regolamenti emanati in vari Paesi. Il modello adottato si ispira allo standard GBS, ma non ne accoglie tutte le indicazioni per più motivi. Anzitutto, perché è difficile sintetizzare in modo efficace i tanti aspetti gestionali di una realtà complessa, quale è il Museo di Storia Naturale, e coglierne le specificità. Inoltre, perché è opportuno selezionare significative misure di performance per integrare le informazioni disponibili, di natura prevalentemente finanziaria. Questo documento si articola in quattro parti: • Identità e governance • Dimensione finanziaria • Relazione sociale • Miglioramento continuo Complessivamente, esse forniscono una ampia descrizione delle attività istituzionali svolte, completata da qualche indicatore che consente di apprezzare con immediatezza alcuni risultati conseguiti. La finalità è quella di offrire l’occasione per conoscere il Museo e le sue Sezioni e di apprezzare l’impegno, differenziato nei contenuti, ma profuso con continuità, nella realizzazione della missione. Soprattutto, “Il cammino verso il bilancio sociale” vuole testimoniare la volontà di comunicare gli aspetti rilevanti della performance del museo ai suoi stakeholder primari e segnare l’avvio di un dialogo con ciascuno di essi, dialogo che si auspica divenga una preziosa occasione di confronto e di valutazione. Barbara Sibilio In cammino verso il Bilancio Sociale 2008-2009 A cura di Barbara Sibilio e Giovanni Pratesi Gruppo di lavoro Luca Bartolozzi, Luca Bindi, Elisabetta Cioppi, Piero Cuccuini, Matteo Dell’Edera, Luciano di Fazio, Gabriele Gentilini, Giacomo Matteini, Chiara Nepi, Francesca Papini, Luisa Poggi, Alberto Romolini, Alba Scarpellini, Monica Zavattaro Hanno collaborato Susanna Giorgi, Gianella Graziani, Alessandra Lombardi, Giancarla Torrente Crediti Fotografici Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze Impostazione grafica Francesca Papini, Alba Scarpellini Revisione grafica Maria Cristina Andreani Parte Terza Relazione sociale Parte Prima Identità e governance La storia del Museo e delle sue sezioni Le collezioni La missione I principi La visione del museo L’assetto istituzionale La struttura organizzativa Le attività del Museo La mappatura degli stakeholder 8 13 26 27 28 29 30 31 32 Parte Seconda Dimensione finanziaria Consuntivo 2009 entrate – uscite Prospetto delle entrate effettive al netto degli scostamenti in base alle fonti di provenienza Prospetto delle spese effettive al netto degli scostamenti in base alla loro destinazione Confronto entrate/uscite effettive con l’anno 2008 Analisi dei proventi biglietteria e bookshop: periodo 2006-2009 36 Interazione con gli stakeholder Il personale I finanziatori del museo I fornitori di servizi esternalizzati59 I visitatori del museo Territorio e iniziative del Museo 52 54 60 84 Le sezioni del Museo: la struttura, il personale, le collezioni, le attività e i risultati della ricerca scientifica Antropologia e Etnologia Geologia e Paleontologia Mineralogia e Litologia Botanica Orto Botanico “Giardino dei Semplici” Zoologia “La Specola” 100 104 108 112 116 120 39 42 43 45 Parte Quarta Il miglioramento continuo Obiettivi e interventi di Miglioramento continuo 124 Antropologia e Etnologia Il Museo Nazionale di Antropologia e Etnologia, oggi sezione del Museo di Storia Naturale, fu fondato da Paolo Mantegazza nel 1869 ed ebbe la sua prima sede in via Ricasoli. Il Museo, in un primo tempo, era composto solo da una raccolta paleontologica proveniente dall’Isola d’Elba e pochi reperti osteologici raccolti in Argentina. Vi confluirono anche le collezioni etnografiche già custodite alla Specola; le collezioni antropologiche aumentarono in consistenza grazie al contributo di molte istituzioni italiane mentre con le spedizioni scientifiche arrivarono in Museo nuove raccolte etnografiche. Nel 1889 Mantegazza creò il Museo Psicologico. Nel 1891 il Museo di Antropologia e Etnologia e incorporò le collezioni del “Museo Indiano”, fondato da Angelo de Gubernatis, che fino ad allora aveva avuto sede in Piazza San Marco negli attuali locali del Rettorato dell’Università. Nel 1924 le collezioni furono trasferite nell’attuale sede di Palazzo Nonfinito, edificio rinascimentale progettato da Bernardo Buontalenti nel 1593 per conto della famiglia Strozzi. Per tutto il XX secolo La Sezione di Antropologia ha continuato ad incrementare il proprio patrimonio scientifico grazie a nuove spedizioni scientifiche e alle donazioni di studiosi e viaggiatori, come Galileo Chini e Fosco Maraini. Geologia e Paleontologia Il primo nucleo delle collezioni di vertebrati fossili fu riunito da Filippo Nesti nella prima metà XIX secolo. I reperti provenivano prevalentemente dal bacino fluvio-lacustre del Valdarno superiore. La fama delle collezioni fu amplificata da George Cuvier che, in occasione del suo viaggio in Toscana, visitò il Museo. Nel 1845 fu acquisita dal Museo la collezione paleontologica del naturalista fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti, dalla quale proviene l’ammonite trovata, ai primi del ‘700, dal botanico Pier Antonio Micheli nella pietraforte della collina di Bellosguardo. Intorno al 1880 le raccolte paleontologiche lasciarono Via Romana per Piazza San Marco. L’edificio di Via La Pira, che ospita oggi le collezioni paleontologiche e il settore geologico del Dipartimento di Scienze della Terra, fu portato a termine nel 1921, dopo un recupero durato quaranta anni. Sul cornicione interno al cortile è ancora leggibile la scritta “Regio Museo di Geologia e Paleontologia”, affiancata da un lato dalla croce di Savoia e dall’altro dal Giglio di Firenze. Completano il fregio decorazioni con crani di orsi e conchiglie che richiamano le collezioni paleontologiche ospitate dall’edificio. Mineralogia e Litologia Nel 1880 le collezioni mineralogiche lasciarono Via Romana per la nuova sede di Piazza San Marco, ricavata dalle vecchie scuderie reali. Il trasferimento avvenne sotto la guida del direttore Giuseppe Grattarola. Il “Museo e Laboratorio di Mineralogia” fu inaugurato il 4 ottobre 1881 in occasione del Congresso Geologico Internazionale di Bologna. Gli ambienti espositivi erano molto più ampi degli attuali, ma le successive esigenze di spazio per i nuovi laboratori di ricerca hanno portato a diverse ristrutturazioni fino a giungere, nel 1973, a disporre di soli 380 mq rispetto agli oltre 2000 mq iniziali. Con l’Istituzione dell’Università (1924), il Museo perde la sua autonomia, divenendo un’appendice dell’Istituto di Mineralogia, fino alla riunificazione (1984), prima su base federativa poi effettiva, del Museo di Storia Naturale. Nella delicata fase di riunificazione, fondamentale è stata l’opera del Professore Curzio Cipriani. Nel 2008 sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo allestimento concluso nel dicembre 2009. Il percorso museale è stato riorganizzato con grandi vetrine, pannelli informativi e video. Innovative animazioni didattiche e multimediali completano l’esposizione delle collezioni di minerali, rocce e gemme. Zoologia “La Specola” La sezione si trova in quella che fu la sede dell’”Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale” fondato, nel 1775, dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Il nome “La Specola” deriva dall’ Osser­ vatorio Astronomico che vi fu costruito negli anni ottanta del ‘700. Il Palazzo subì un’ importante trasformazione tra il 1839 e il 1841 con la costruzione, al primo piano, della “Tribuna di Galileo”. Progettata dall’architetto Giuseppe Martelli per volere del Granduca Leopoldo II di Lorena, la Tribuna fu inaugurata in occasione del Terzo Congresso degli Scienziati Italiani. Il primo direttore del Museo fu il chimico e fisiologo roveretano Felice Fontana, già docente a Pisa, che arricchì note­volmente le collezioni e la biblioteca con lunghi viaggi all’estero e organizzò il Museo sia a livello di esposizione sia di servizi. Intorno al 1880, dopo il trasferimento in Piazza San Marco delle collezioni di Geologia e Paleonto­logia, Mineralogia e Litologia e Botanica, anche l’Istituto Botanico del Museo fu spostato presso il Giardino dei Semplici. A ”La Specola” rimasero le collezioni zoologiche, tra le maggiori d’Italia, e le cere anatomiche. Dal 2001 è aperto al pubblico il Salone degli Scheletri, un ampio e suggestivo locale situato al piano terra, dove è conservata la maggior parte dei reperti osteologici, soprattutto mammiferi, posseduti dal Museo. Dopo un sapiente recupero, nel novembre del 2009, ha riaperto al pubblico il Torrino sede originaria dell’Osservatorio Astronomico. Botanica L’incremento delle collezioni vegetali del Museo avvenne con l’arrivo di Filippo Parlatore a Firenze nel 1842. Dopo anni di grande sviluppo, alla morte di Parlatore (1877), la Sezione attraversò momenti di crisi e di stasi. Sotto la direzione di Teodoro Caruel, iniziò il trasloco delle collezioni botaniche da Via Romana a Piazza San Marco. Nel 1914, gli erbari occupavano il primo piano dell’edificio, mentre tutte le altre collezioni: ancillari, prodotti vegetali e modelli erano collocati al secondo piano. Con il continuo e costante incremento delle collezioni, gli spazi dedicati all’ostensione e alla didattica persero a poco a poco la loro importanza, fin quasi a scomparire. Le collezioni storico-artistiche delle cere botaniche furono riposte in armadi chiusi e gli straordinari dipinti di nature morte, alcuni dei quali opera di Bartolomeo Bimbi, non ebbero più la visibilità che meritavano. Gli erbari, al contrario, assunsero sempre più importanza per la ricerca scientifica. Negli anni ’60 del XX secolo fu riallestita una sala al secondo piano dedicata all’ostensione e alla didattica. Negli ultimi anni, per la cronica mancanza di spazi e per la necessità di adeguare la struttura alle norme di sicurezza, la Sezione di Botanica è visitabile dal pubblico solo su appuntamento. Orto Botanico Il “Giardino dei Semplici” L’Orto venne istituito il 1 dicembre 1545 da Cosimo I dei Medici come Giardino di piante medicinali (i Semplici) ad uso degli studenti di Medicina. E’ il terzo Orto Botanico più antico del mondo dopo quelli di Pisa e Padova. Agli inizi del XVIII secolo Pier Antonio Micheli e, successivamente, il suo allievo Giovanni Targioni Tozzetti trasformarono l’Orto Botanico in un Orto sistematico, recidendo quel legame strettissimo che ancora allora legava la medicina alla botanica. Il Giardino dei Semplici divenne un’istituzione famosa in tutta Europa. L’Accademia dei Georgofili, alla fine del Settecento, ne assunse la gestione ed operò dei cambiamenti radicali destinando ampi spazi alle colture agrarie. Sotto la direzione di Ottaviano Targioni Tozzetti, ai primi del XIX secolo, l’Orto Botanico riacquistò la sua caratteristica di Giardino sistematico. Alla fine dello stesso secolo Teodoro Caruel fece costruire le grandi serre situate su Via Micheli e, sotto la sua direzione, l’Orto fu assegnato al Regio Istituto di Studi Superiori Pratici. Negli anni seguenti, Filippo Parlatore riunì al Giardino dei Semplici le collezioni dell’Istituto Botanico, che aveva sede Via Romana. Intorno al 1925, per rendere visibile il Giardino al pubblico, furono demoliti gli alti muri che lo circondavano dalla parte di Via La Pira e di Via Gino Capponi. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, alcune aiuole dell’Orto furono adibite alla sepoltura dei morti e trascorsero circa dieci anni prima che il Giardino dei Semplici riacquistasse la sua destinazione originaria. Un incontro proficuo per la conservazione della Biodiversità tra il Museo e la grande distribuzione: BATBOX un pipistrello per amico. Il Museo, Antonio Meucci e il Genio Fiorentino Il Museo alla Biennalina - Salone dell’infanzia Progetti e iniziative del Museo in collaborazione con altri musei del territorio Il progetto del Museo per la sostenibilità: le buone pratiche per ridurre i consumi e i rifiuti. Monografie dedicate alle collezioni del Museo