13 novembre 2015

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Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.
I consumi pro-capite degli italiani
I consumi pro-capite delle famiglie
italiane per alcune tipologie di beni e
servizi
(euro; valori correnti pro-capite)
(euro; valori correnti pro-capite; anno 2014)
18.000
450
17.084
17.000
16.361
16.000
350
15.000
300
14.000
200
12.000
100
10.000
50
9.000
0
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
13 novembre
2015
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
[email protected]
171
150
11.000
39
283
250
13.000
8.000
397
400
89
57
Libri
Apparecchi
telefonici
Istruzione
Servizi telefonici
Cura della
persona
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
La ripresa dell’economia italiana prosegue, trainata dai consumi. Questi
miglioramenti devono, però, essere valutati alla luce di quanto accaduto negli
ultimi sette anni. La recessione ha cambiato le abitudini di spesa delle famiglie.
Nel 2014, ogni italiano ha speso in media poco più di 16.300 euro, con un
risparmio di oltre 700 euro rispetto al 2011, risultato di una riduzione delle
quantità acquistate di oltre l’8%. Sono stati tagliati i consumi di alimentari,
abbigliamento e arredamento.
Guardando la composizione dei consumi, emergono alcune particolarità. Nel
2014, ogni italiano ha speso in media 541 euro per “tabacco e narcotici”, 4 euro in
più di quanto ha destinato alle spese sanitarie. Dall’inizio della crisi, le quantità
acquistate di apparecchi telefonici sono aumentate del 135%, mentre il numero
dei libri comprati è sceso di oltre un quarto.
13 novembre 2015
Dentro la ripresa, il ruolo dei consumi in Italia
P. Ciocca  06-47028431 – [email protected]
La ripresa dell’economia italiana prosegue. I consumi, dopo aver sofferto
durante la seconda recessione, sperimentano una crescita costante, sebbene
ancora moderata. Questi miglioramenti devono, però, essere valutati alla luce di
quanto accaduto negli ultimi sette anni.
La recessione ha, infatti, cambiato le abitudini di spesa degli italiani. Le famiglie
hanno iniziato un processo di razionalizzazione, che ha interessato sia il valore
complessivo della spesa sia la composizione in termini di beni e servizi.
Nel 2014, nonostate un leggero recupero, i consumi si sono fermati poco sotto i
995 miliardi di euro, circa il 2% in meno del 2011. Ogni italiano ha speso in media
poco più di 16.300 euro, con un risparmio di oltre 700 euro rispetto a tre anni
prima, risultato di una riduzione delle quantità acquistate di oltre l’8%.
Estendendo l’analisi a tutta la crisi, la flessione dei consumi pro-capite reali sale
oltre l’11%. Sono stati tagliati i consumi di prodotti alimentari, quelli per la salute,
come pure quelli per l’abbigliamento e l’arredamento.
Guardando la composizione dei consumi, emergono alcune criticità nella scelta
dei beni e servizi da acquistare, risultato delle difficoltà mostrate dalle famiglie
italiane nel reindirizzare abitudini consolidatesi negli anni della crescita. Nel
2014, ogni italiano ha, ad esempio, speso in media 541 euro per “tabacco e
narcotici”, 4 euro in più di quanto ha destinato alle spese sanitarie. Dall’inizio
della crisi, le quantità acquistate di apparecchi telefonici sono aumentate del
135%, mentre il numero dei libri comprati è stato tagliato di oltre un quarto. Nel
2007, le famiglie italiane nel loro complesso spendevano per libri e istruzione un
importo pari al 64% di quanto destinavano alla cura della persona; nel 2014,
siamo scesi intorno al 57%.
Il recupero dei consumi dietro la ripresa dell’economia italiana
La ripresa dell’economia italiana prosegue. Nel III trimestre 2015, il Pil in termini reali è
aumentato dello 0,2%, in moderato rallentamento rispetto ai mesi precedenti. I dati
sulle componenti della crescita sono fermi alla prima metà dell’anno, ma aiutano a
capire quali siano i principali fattori a guidare questa fase di sviluppo. I consumi delle
famiglie, ad esempio, dopo aver sofferto fortemente durante la seconda recessione,
stanno sperimentando una crescita costante, sebbene ancora moderata.
Il recupero dei consumi trova spiegazione nel miglioramento delle condizioni del
mercato del lavoro. Negli ultimi due anni, sono stati creati più di 400mila nuovi
occupati, evidenziando anche una graduale ricomposizione verso forme contrattuali più
stabili. Le famiglie italiane sembrano essere tornate a guardare al futuro con maggiore
ottimismo, grazie anche ad un orientamento meno restrittivo della politica fiscale e a
condizioni sui mercati finanziari particolarmente espansive. L’indice di fiducia elaborato
dall’Istat è aumentato, raggiungendo i valori più alti degli ultimi quindici anni.
Tutti questi miglioramenti devono, però, essere valutati alla luce degli sviluppi degli
ultimi sette anni. La recessione ha cambiato radicalmente le abitudini di spesa delle
famiglie. Ripercorrere quanto accaduto diviene, dunque, opportuno per cercare di
immaginare quali protrebbero essere i futuri sviluppi, avendo bene in mente
l’importanza dei consumi per le prospettive dell’economia italiana.
2
13 novembre 2015
I consumi delle famiglie italiane nella
formazione del Pil
La fiducia delle famiglie italiane
(numero indice)
(valori concatenati; dati destagionalizzati; I trim.
2008=100)
120
102
101
115
100,0
100
110
99
98
105
97
100
96
95
95
94
93
93,1
92,3
85
gen-15
gen-14
gen-13
gen-12
gen-11
gen-10
gen-09
gen-08
gen-07
gen-06
gen-05
gen-04
gen-03
gen-02
80
gen-01
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
90
gen-00
I 2015
II 2014
III 2013
IV 2012
I 2012
II 2011
III 2010
IV 2009
I 2009
II 2008
III 2007
IV 2006
I 2006
II 2005
III 2004
IV 2003
I 2003
II 2002
III 2001
IV 2000
I 2000
92
93,4
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Consumi: poca istruzione, molta cura della persona
Nella prima parte degli anni Duemila, le famiglie italiane avevano accresciuto in
maniera significativa i consumi, passando da 760 miliardi di euro spesi nel 2000 a 960
nel 2007. Superata la prima parte della crisi, i consumi erano tornati a crescere,
raggiungendo i 1.000 miliardi di euro nel 2011.
I consumi delle famiglie italiane per
tipologia di bene e servizio
I consumi delle famiglie italiane per
tipologia di bene e servizio
(miliardi di euro; valori correnti; % del totale; anno
2014)
(valori correnti; var. % 2014/2011)
Beni e servizi vari;
99; 10%
Alberghi e
ristoranti; 97; 10%
Istruzione; 10; 1%
Alimentari e
bevande non
alcoliche; 141;
14%
Bevande alcoliche,
tabacco,narcotici;
42; 4%
Vestiario e
calzature; 61; 6%
Ricreazione e
cultura; 66; 7%
Comunicazioni; 23;
2%
Trasporti; 119;
12%
Sanità; 33; 3%
Abitazione, acqua,
elettricità, gas ed
altri combustibili;
242; 25%
Mobili,
elettrodomestici e
manutenzione
della casa; 61; 6%
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Abitazione
5,2
Bevande alc., tabacco,narcotici
4,5
Istruzione
2,2
Alberghi e ristoranti
1,5
Sanità
-1,8
Totale
-1,9
Alimentari e bevande non alcoliche
-2,3
Trasporti
-4,4
Ricreazione e cultura
-8,5
Vestiario e calzature
-8,9
Mobili, elettrodo. e manutenzione casa
-11,1
Comunicazioni
-13,9
-20
-15
-10
-5
0
5
10
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Lo scoppio della seconda recessione ha, però, radicalmente cambiato lo scenario. Le
famiglie hanno iniziato un processo di razionalizzazione della spesa, che ha
interessato sia il valore complessivo, che nel 2014, nonostante il recupero rispetto
all’anno recedente, è risultato del 2% più basso di quello del 2011, sia la composizione
in termini di prodotti e servizi consumati.
Il peso della crisi appare evidente guardando quanto accaduto nel comparto
dell’abbigliamento e in quello dei mobili, elettrodomestici e gestione della casa. Nel
2011, le famiglie spendevano quasi 55 miliardi di euro per i vestiti e poco più di 10 per
le scarpe. Nel 2014, siamo scesi a 60 miliardi complessivi, una flessione vicina al 10%.
3
13 novembre 2015
Un taglio superiore all’11% ha, invece, interessato la spesa nel comparto
dell’arredamento e gestione della casa, passata da 68 a 61 miliardi. La riduzione ha
riguardato tutti i singoli comparti, con l’esclusione dei servizi domestici, che hanno visto
il valore della spesa crescere di più di un quarto negli ultimi sette anni, avvicinandosi ai
17 miliardi ed arrivando ad assorbire quasi il 2% del totale dei consumi.
Una maggiore prudenza ha interessato anche i trasporti, sebbene nel 2014 si sia
assistito ad un moderato recupero. La spesa è scesa da 125 miliardi di euro nel 2011 a
119 nel 2014. Ha pesato principalmente il brusco calo nell’acquisto di mezzi di
trasporto, da 35 miliardi nel 2007 a 22 nel 2013, per poi salire leggermente a 23 nel
2014. Le uscite per i combustibili si sono ridotte negli ultimi due anni, mentre le altre
spese di esercizio, comprendenti quelle per la manutenzione si sono stabilizzate
intorno ai 39 miliardi.
Le difficoltà della crisi, in particolare durante la seconda recessione, hanno indotto le
famiglie italiane a rivedere la spesa anche in quei comparti generalmente considerati
meno sensibili agli andamenti del reddito, come gli alimentari e la sanità.
Tra il 2011 e il 2014, le famiglie hanno tagliato di oltre 3 miliardi di euro la spesa per
alimentari e bevande non alcoliche, stabilizzandola poco sopra i 140 miliardi, con un
peso sul totale leggermente superiore al 14%. I risparmi hanno riguardato tutti i
prodotti, con l’esclusione del pane e cereali e del latte, formaggi e uova, che hanno
vissuto una sostanziale stabilità, assorbendo rispettivamente 24 e 19 miliardi. Tagli
intorno al 10% sono stati, invece, registrati per il pesce e per gli olii e i grassi, mentre la
spesa per la carne, che assorbe oltre 30 miliardi, è stata ridotta di quasi il 3%.
I consumi delle famiglie italiane di
prodotti alimentari
I consumi delle famiglie italiane per
alcune tipologie di prodotti e servizi
(valori correnti; var. % 2014/2011)
Latte, formaggi e uova
(miliardi di euro; valori correnti)
30
0,9
Pane e cereali
25
0,4
Bevande non alcoliche
20
-1,5
Vegetali
15
-2,1
Carne
-2,7
Frutta
-3,3
Pesce
-8,4
2014
2013
Giornali e cancelleria
2012
2011
2010
2009
2008
2007
Libri
2006
Cura della persona
2005
Comunicazioni
2004
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
3
2003
1
2002
-1
2001
-3
2000
-5
1999
-7
1998
-9
6
3
1997
-11
5
1996
-13
10
0
-11,2
-15
10
1995
Olii e grassi
24
23
Istruzione
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Meno ampio, ma comunque importante, il risparmio nelle spese sanitarie, scese di
quasi il 2% negli ultimi tre anni, con cali che hanno investito l’acquisto di medicinali e i
servizi sia ambulatoriali sia ospedalieri.
L’abitazione, principale voce di spesa delle famiglie, è uno dei pochi capitoli ad aver
beneficiato di un aumento anche durante la crisi. Nel 2007, gli italiani vi destinavano
200 miliardi di euro; nel 2014, sono stati superati i 240 miliardi, circa un quarto del
totale. La crescita trova spiegazione principalmente nell’aumento degli affitti, sia quelli
realmente pagati, passati da 18 a 22 miliardi, sia quelli imputati come rappresentazione
del valore attribuito da ciascun proprietario alla propria abitazione, saliti da 118 a 145
miliardi, il 15% del totale. Hanno pesato anche i forti rincari delle utenze. Nel 2007, gli
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13 novembre 2015
italiani pagavano nel complesso 17 miliardi per l’acqua e 40 per l’elettricità e il gas. Nel
2014, sono arrivati rispettivamente a 23 e 45, con un aumento prossimo al 20%.
L’unica voce del capitolo abitazione ad aver sperimentato un taglio è quella legata alla
manutenzione e riparazione, scesa di oltre il 10% tra il 2011 e il 2014.
Un aumento dei consumi ha interessato anche il capitolo delle bevande alcoliche,
tabacco e narcotici. La spesa complessiva ha raggiunto i 42 miliardi di euro, con quella
per “tabacco e narcotici” prossima ai 33, più del 3% del totale dei consumi.
Guardando l’evoluzione dei consumi, colpiscono alcune scelte fatte dagli italiani nel
ripartire le risorse tra i diversi beni e servizi. Durante la crisi, nonostante il calo del
potere d’acquisto, le famiglie hanno, ad esempio, ritenuto opportuno aumentare la
spesa per la cura della persona: nel 2007, venivano destinati 21 miliardi di euro a
barbieri, parrucchieri, saloni di bellezza e altro; nel 2014, queste voci hanno superato
nel complesso i 24 miliardi. Anche la spesa per le comunicazioni, che comprende oltre
i costi per i servizi telefonici anche quelli per l’acquisto degli apparecchi, sebbene si sia
ridotta nel corso degli ultimi anni, si mantiene su livelli elevati, assorbendo più di 23
miliardi. Al contrario, le famiglie italiane hanno continuato a mostrare una scarsa
attenzione per la cultura e la formazione. La spesa per i libri, nonostante fosse già
molto bassa, è stata tagliata in sette anni di circa un quinto, assorbendo solo lo 0,3%
dei consumi totali. La spesa per l’istruzione si è, invece, stabilizzata poco sopra i 10
miliardi, rappresentando l’1% dei valori complessivi. Nel 2007, le famiglie spendevano
per libri e istruzione un importo pari al 64% di quanto destinavano alla cura della
persona; nel 2014, siamo scesi intorno al 57%.
Consumi: più tabacco, meno salute
Per comprendere a fondo quale sia stato l’effetto della crisi sulle abitudini di spesa
delle famiglie è, però, utile passare dai valori aggregati a quelli medi pro-capite. Quello
che rileva non è, infatti, tanto il dato complessivo dei consumi quanto piuttosto l’importo
medio teoricamente a disposizione di ognuno.
I consumi pro-capite degli italiani
I consumi pro-capite degli italiani per
tipologia di bene e servizio
(euro; valori correnti pro-capite)
(valori correnti pro-capite; var. % 2014/2011)
18.000
Abitazione
17.084
17.000
16.361
2,7
Bev. alcol., tabacco,narcotici
2,1
16.000
Istruzione
15.000
Alberghi e ristoranti
14.000
Sanità
-4,1
Totale
-4,2
13.000
-0,2
-0,8
Alimentari e bev. non alcol.
12.000
-4,5
Trasporti
11.000
10.000
Ricreazione e cultura
-10,7
Vestiario e calzature
-11,0
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
Comunicazioni
1996
Mobili e elettrodomestici
8.000
1995
9.000
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
-6,6
-13,1
-15,9
-20
-15
-10
-5
0
5
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Alla metà degli anni Novanta, ogni italiano spendeva in media ogni anno poco più di
10.400 euro. Una crescita costante, interrotta solo da una flessione nel 2009, aveva
portato la spesa pro-capite a superare i 17mila euro nel 2011. Negli ultimi tre anni, il
valore di quanto ciascun italiano destina in media all’acquisto di beni e servizi si è,
5
13 novembre 2015
però, ridotto costantemente, scendendo anche durante il 2014 e posizionandosi poco
sopra i 16.300 euro, con una flessione complessiva superiore al 4%. In tre anni, ogni
italiano ha, dunque, tagliato in media i consumi annuali di oltre 700 euro, con cali in
quasi tutti i capitoli di spesa.
Come visto in precedenza, le voci più penalizzate dalla crisi sono state l’abbigliamento
e l’arredamento. Nel 2014, ogni italiano ha speso in media poco più di 810 euro per i
vestiti e quasi 190 per le scarpe, mentre per l’arredamento si è scesi sotto i 750 euro.
In tre anni, la spesa pro-capite per l’abbigliamento è stata tagliata di oltre il 10%, quella
per l’arredamento di quasi il 20%, con un risparmio medio annuo pari rispettivamente a
120 e 160 euro.
La severità della crisi che ha colpito le famiglie italiane appare ancora più evidente
guardando quanto accaduto nel capitolo degli alimentari e delle bevande analcoliche.
Tra il 2011 e il 2014, ogni italiano ha ridotto in media il valore della propria spesa di
oltre 110 euro, passando da 2.438 nel 2011 a 2.327 nel 2014, una flessione del 4,5%.
Il taglio maggiore ha interessato i consumi di pesce, per i quali nel 2014 sono stati
spesi meno di 170 euro, mentre per la carne si è scesi sotto i 550 euro, con un calo in
tre anni prossimo ai 30 euro. Anche il pane e la pasta sono stati interessati da questa
dinamica, con una flessione del 2%, che ha portato la spesa media annua intorno ai
400 euro. Gli unici prodotti ad aver sperimentato durante gli ultimi anni una sostanziale
stabilità della spesa sono il caffè, il tè e il cacao.
Guardando i valori pro-capite e mettendo insieme alcune voci di spesa emergono con
ancora maggiore chiarezza alcune particolarità nella distribuzione dei consumi tra i
diversi beni e servizi.
I consumi pro-capite degli italiani per
alcune tipologie di prodotti e servizi
I consumi pro-capite delle famiglie
italiane per alcune tipologie di beni e
servizi
(euro; valori correnti pro-capite)
(euro; valori correnti pro-capite; anno 2014)
450
541
537
540
350
300
490
283
250
200
440
171
150
390
100
Tabacco e narcotici
Sanità
50
0
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
340
397
400
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
89
57
Libri
Apparecchi
telefonici
Istruzione
Servizi telefonici
Cura della
persona
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Tra il 2011 e il 2014, la spesa pro-capite per “tabacco e narcotici” è stata aumentata di
quasi il 2% e quella per le bevande alcoliche del 3%, mentre quella sanitaria è stata
tagliata di oltre il 4%, interessando sia la spesa per i farmaci sia quella per i servizi
ambulatoriali ed ospedalieri. Nel 2014, ogni italiano ha speso in media 541 euro per
tabacco e narcotici, 4 euro in più di quanto ha destinato alle spese sanitarie. Durante lo
scorso anno, ciascun italiano ha, inoltre, speso in media quasi 400 euro per la cura
della persona, mentre ha destinato 57 euro all’acquisto di libri e 171 all’istruzione. Non
bisogna, inoltre, dimenticare il capitolo delle comunicazioni. Negli anni, l’importo
destinato a questa tipologia di prodotti e servizi è stato ridotto drasticamente,
6
13 novembre 2015
rimanendo comunque su valori non lontani dai 400 euro medi annui. Nel 2014, ogni
italiano ha, ad esempio, speso 283 euro per i servizi telefonici e quasi 90 per l’acquisto
di apparecchi telefonici. La spesa per i servizi domestici è stata, invece, aumentata di
un quinto, passando da 230 euro nel 2007 a 276 nel 2014.
Più telefoni, meno libri nella vita degli italiani
Dietro i cambiamenti che hanno interessato negli anni il valore della spesa delle
famiglie italiane vi sono, però, sia le decisioni sulle quantità da consumare sia le
variazioni dei prezzi dei diversi beni e servizi. Al netto dell’inflazione, emergono con
maggiore chiarezza i sacrifici che le famiglie italiane sono state chiamate ad affrontare
durante gli anni di crisi, ma divengono anche più evidenti alcune criticità nella scelta di
quali beni o servizi acquistare.
Tra il 2011 e il 2014, ciascun italiano ha ridotto in media di oltre l’8% le quantità
consumate. Estendendo l’analisi a tutta la crisi, la flessione sale oltre l’11%.
I consumi pro-capite reali degli italiani
(valori concatenati pro-capite; 2007=100)
I consumi pro-capite reali degli italiani
per tipologia di bene e servizio
(valori concatenati pro-capite; 2007=100; punti
percentuali)
101
Comunicazioni
Abitazione
99
Alberghi e ristoranti
97
Ricreazione e cultura
Istruzione
95
Sanità
93
Totale
Bevande alc., tabacco, narcotici
91
Vestiario e calzature
89
88,7
87
Mobili, elettrodo. e manutenzione casa
Trasporti
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
85
Alimentari e bevande non alcoliche
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
-30
-25
-20
-15 -10
2007-2011
-5
0
2011-2007
5
10
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Il calo delle quantità è apparso rilevante nei trasporti. Nel confronto tra il 2014 e il 2007,
la spesa pro-capite in termini reali si è ridotta di oltre un quarto. Gli acquisti di mezzi di
trasporto, nonostante il miglioramento dello scorso anno, rimangono più di 40 punti
percentuali al di sotto del valore del 2007. Meno intenso è apparso, invece, il calo che
ha interessato le spese d’esercizio dei mezzi di trasporto, come quelle per la
manutenzione, a testimonianza di un nuovo modello di consumo che si è andato
formando, con un più lento ricambio del parco auto e un conseguente aumento del
ricorso ai servizi di manutenzione, mentre i consumi di carburanti si sono ridotti di quasi
un terzo in sette anni. Nel capitolo dei trasporti, il calo delle quantità si è accompagnato
ad un sensibile aumento dei prezzi, che ha colpito in particolare le spese per i servizi di
trasporto, con una crescita prossima al 30%. L’indice dei prezzi relativo ai combustibili,
nonostante il calo degli ultimi due anni, è risultato alla fine del 2014 circa un terzo più
alto di quello del 2007.
L’esigenza di contenere la spesa ha colpito duramente il comparto dell’abbigliamento e
quello dell’arredamento. Gli italiani hanno ridotto la quantità di vestiti e scarpe
acquistate di quasi il 15%, nonostante un andamento dei prezzi alquanto contenuto. Il
calo si è concentrato nella seconda recessione, tra il 2011 e il 2014, mentre una
7
13 novembre 2015
sostanziale stagnazione aveva caratterizzato la prima parte della crisi. Nel comparto
dell’arredamento, la riduzione degli acquisti si è, invece, sviluppata, lungo tutti gli ultimi
sette anni: nel confronto con il 2007, la flessione delle quantità consumate si è
avvicinata al 35% per i mobili e al 25% per gli elettrodomestici.
Di particolare interesse quanto accaduto nel capitolo dell’abitazione. A livello
aggregato, la flessione registrata tra il 2007 e il 2014 nelle quantità consumate risulta
meno intensa di quella rilevata per le altre voci di spesa. Guardando tra le singole
tipologie di beni e servizi emerge, però, come questo andamento sia spiegato
interamente dai maggiori affitti, sia quelli effettivi sia quelli imputati. Al contrario, le
famiglie hanno tagliato di circa il 10% le quantità consumate di acqua, elettricità, gas e
altri combustibili, dovendo in questo caso fronteggiare anche un aumento dei prezzi,
che nel complesso degli ultimi sette anni si è posizionato tra i 20 e i 40 punti
percentuali.
I consumi di prodotti alimentari delle
famiglie italiane
Le spese per la salute delle famiglie
italiane
(valori concatenati pro-capite; 2007=100)
(var. % 2014/2007)
105
30
19,1
20
16,4
15
95
15,1
9,6
10
5
90
0
85
-5
-10
80
75
25,1
25
100
-15
2007
2008
Pane e cereali
2009
Carne
2010
2011
Pesce
2012
Frutta
2013
2014
Vegetali
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
-20
-11,2
Totale sanità
-14,1
-15,6
Medicinali
Quantià
Servizi ambulatoriali
Servizi ospedalieri
Prezzi
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Al netto della variazione dei prezzi appare ancora più evidente il taglio per quei beni e
servizi considerati generalmente meno sensibili agli andamenti del reddito. Tra il 2007
e il 2014, ciascun italiano ha ridotto di oltre il 15% le quantità consumate di prodotti
alimentari. In questo capitolo di spesa non è emersa una differenza tra la prima e la
seconda parte della crisi: il calo si è sviluppato in maniera costante, andando ad
interessare tutte le singole tipologie di prodotto. Le quantità consumate di pesce e
quelli di olii e grassi sono state tagliate di quasi un quarto, mentre la flessione ha
superato il 15% per il pane e per la carne. Oltre alle difficoltà legate al reddito, le
famiglie hanno dovuto fronteggiare una dinamica dei prezzi che per i prodotti alimentari
è risultata più sostenuta di quella relativa all’intero paniere dei consumi. I rincari
maggiori hanno interessato il caffè, il tè e il cacao, il pesce e il comparto dello
zucchero, marmellata e cioccolato.
Un calo significativo delle quantità consumate è stato registrato anche nel comparto
sanitario, con una flessione che ha superato il 10% nel confronto tra il 2014 e il 2007.
Le famiglie italiane hanno, ad esempio, tagliato le quantità di medicinali acquistate di
quasi il 15%, una flessione simile a quella che ha interessato i servizi ambulatoriali,
mentre quelli ospedalieri, che nella prima parte della crisi avevano beneficiato di un
sensibile aumento, forse risultato di un trasferimento dal comparto privato a quello
pubblico, negli ultimi tre anni hanno subito un calo prossimo al 10%. Anche in questo
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13 novembre 2015
comparto, le famiglie hanno dovuto affrontare un sensibile aumento dei prezzi, con
quelli per i servizi ambulatoriali cresciuti di oltre il 25% tra il 2007 e il 2014.
I consumi pro-capite reali degli italiani
per per alcune tipologie di beni e servizi
L’andamento dei prezzi per alcune
tipologie di beni e servizi
(valori concatenati pro-capite; var. % 2014/2007)
160
(var. % 2014/2007)
60
135,4
140
120
40,3
40
21,3
20
100
80
22,8
8,1
0
60
-20
40
20
-40
0
-20
-40
-11,6
-10,1
-8,6
Utenze: elettricità
e gas
Istruzione
Utenze: acqua
-60
-28,4
Libri
Apparecchi
telefonici
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
-80
-56,2
Apparecchi
telefonici
Libri
Istruzione
Utenze: elettricità Utenze: acqua
e gas
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
L’analisi sulla variazione delle quantità consumate in media da ciascun italiano
conferma le perplessità emerse in precedenza su alcune scelte compiute dalle famiglie
nel destinare le risorse a propria disposizione tra i diversi beni e servizi. In sette anni,
gli italiani hanno, ad esempio, ritenuto opportuno aumentare del 135% le quantità di
apparecchi telefonici acquistati, mentre hanno ridotto di oltre un quarto il numero di libri
comprati. Anche i beni e servizi nel comparto dell’istruzione hanno subito una flessione
che, nel confronto tra il 2014 e il 2007, ha superato il 10%. Tutto questo in un contesto
che ha visto i prezzi dei telefoni sostanzialmente dimezzarsi, quelli dei libri aumentare
di quasi il 10% e quelli relativi al capitolo dell’istruzione crescere di oltre il 20%.
La crisi ha, dunque, portato le famiglie italiane a rivedere tutti i propri comportamenti di
spesa, adeguando le scelte al nuovo contesto che si è andato formando. Sono emersi,
però, anche alcune difficoltà nel reindirizzare abitudini consolidatesi negli anni della
crescita.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.
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