Auguri di Buon Natale! - sanpietroepaologerenzano.it

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21 DICEMBRE 2014: Nº 1100
“Auguri di Buon Natale!”
Carissimi Ragazzi,
dopo un’attesa fervida, che ha visto i più in gamba tra voi prepararsi con la preghiera e
con l’amore ai poveri, ecco: siamo giunti a Natale! Ed è consuetudine, in questa
occasione, scambiarsi gli auguri e spesso non sappiamo perche!
Noi Cristiani, scambiandoci gli auguri, non facciamo che richiamare delle certezze
su cui fondiamo la salvezza della nostra vita. Sarà opportuno sottolineare meglio
alcuni aspetti.

Subiamo in questi giorni due tipi di tentazioni:
- la tentazione delle cose: per cui moltissime persone ragionano così: «più
roba ho, più Natale faccio», ed è tutto un correre e un agitarsi per
accumulare beni terreni, dimenticando che non sono altro che «una danza di
moscerini in un raggio di sole artificiale» (A. Blanchet)
- la tentazione della vanità: per cui si escogitano i motivi più impensati pur di
mettersi in mostra e farsi notare. E magari si va anche alla Messa di
Mezzanotte non tanto per adorare il Cristo del Presepio che si fa Carne e
Sangue sull’Altare, ma per sfoggiare gli ultimi aggeggi che non hanno
niente da spartire con la «stalla» di Betlemme!
Un Ambasciatore Ateniese - dice la storia si presentò con i capelli
visibilmente tinti ad Archidamo, re di Sparta; questi lo ammonì: «che
potrà
dire di vero costui che porta in capo la menzogna?»
Chissà se il Signore penserà la stessa cosa, osservando le persone in
Chiesa nel giorno di Natale?
?
A Betlemme, Gesù risponde a queste due tentazioni:
- con la povertà: il padrone di tutto, viene al mondo con niente e neppure con quei
piccoli conforti di cui ogni bambino può godere quando nasce. Nessuno di noi ebbe
un Natale così sprovveduto!
«Non c’era neanche un buco in tutta Betlemme per ricoverare Maria e Giuseppe! Più
che le carte, non avevano in regola il portafoglio, ragion per cui gli usci se ne
stettero sprangati. Tutti gli usci!» (don Mazzolari). E così il Creatore del mondo,
viene alla luce in una stalla: una greppia gli fa da culla e alcuni animali lo riscaldano
con il loro fiato.
- con umiltà: se c’era uno che aveva tutti diritti per vantarsi di tante cose, era proprio
Lui! Invece non lo fa! Questo bambino fasciato di povertà è anche avvolto nel
nascondimento, come del resto gran parte della sua vita. Quasi per ammonirci:
«ma perché ti metti continuamente sul piedistallo, quando non sei niente e quello che
hai è frutto del mio Amore?».
?
A Betlemme anche noi ci inginocchiamo:
- distaccandoci dalle cose: «non accumulate tesori sulla terra, ove la ruggine e il tarlo
li consumano e dove i ladri li dissotterrano e li rubano; accumulate invece tesori nel
cielo» (Mt. 6,19).
L’invito del Battista del «fare a metà» dovremmo recarlo concretizzato non solo ai
piedi del Bambino, ma per tutta la vita. Un ragazzo in gamba non si interessa dei
poveri solo in Avvento, ma se li trascina dietro come un tormento: come si fa a stare
tranquilli quando Cristo continua a soffrire nell’esistenza di tante povere creature?
- distaccandoci da noi stessi: più sei grande, più bisogna che t’abbassi per trovare
grazie davanti al Signore» (Is 3,18) Nessuno, perché più intelligente o meglio dotato
degli altri, mantenga barriere o steccati nei confronti dei suoi amici. Ci sono già i
grandi che si intestardiscono a fare questo, non devono essere i ragazzi a seguire il
loro esempio poco edificante!
«Distaccarsi da noi stessi» vuol dire diventare sempre «disponibili verso gli
1
altri» con il criterio dello scomparire:
«se il chicco di grano caduto sotto
terra non muore, non porta frutto»
(Gv) E il vantaggio che ne deriva sarà
un toccare più da vicino il Cielo:
«l’umiltà è come una bilancia: più ci
si abbassa da un lato e più ci si innalza
dall’altro» (Curato d’Ars).
Manteniamoci «piccoli» se vogliamo
che il Regno di Dio rimanga alla
nostra portata e la nostra vita non si
esaurisca in un fallimento: «l’umiltà è
una penombra che diventa luce. La
superbia è una luce che diventa
tenebra» (T. Pellizzari)
Con questi pensieri e con questi
inviti spirituali mi accingo a vivere
il Natale 2014. Vorrei tanto che i
miei ragazzi facessero la stessa cosa
e che tutto l’Oratorio respirasse
un’aria di bontà nuova, frutto di un
cammino comune verso Betlemme,
prostrati davanti a Colui che tutto
può!
Questi sono i miei auguri di «Buon
Natale»: per voi Ragazzi e anche per
i Vostri genitori. Con Gesù nel cuore,
i passi della nostra vita saranno meno
pesanti e la gioia non faticherà ad
illuminare il nostro cammino!
(da “32 Lettere di un prete”
ai suoi ragazzi e amici oratoriani)
“ Un presepio per ed ucare”
fare il presepio non è un gioco da bambini!
Fare il presepio è costruire uno straordinario “Trattato
visivo di pedagogia”.
No, non scriviamo sopra le righe! Abbiamo tutte le carte in
regola per provare che il presepio racchiude in sé alcuni
pilastri fondamentali dell’arte di educare.
l
Intanto il presepio evoca emozioni e gioie intense.
Preparare il presepio in famiglia, tutti insieme, è
un’esperienza di vita affettiva, di calore umano che non ha
riscontri in nessun’altra attività, come, ad esempio, nel
giocare, nel biciclettare....
In una società sempre più fredda come la nostra, un sussulto
di sentimenti è, immediatamente, uno dei primi benefici del
presepio!
Il presepio sveglia il lato buono che dorme in ogni uomo,
l
anche nel più slabbrato!
Solo chi è mite, come san Francesco, chi è in pace con se
stesso, può fare il presepio.
Ancora. Il presepio riconcilia la famiglia, oggi sempre più
l
disgregata.
Non basta. Il presepio può rappresentare una scuola di
l
bellezza.
Il che non è poco: il bello è l’introduzione al buono!
Li avete contati?
Quattro preziosi contributi pedagogici nascosti nel
presepio! Ma andiamo più a fondo.
Il presepio ricorda una nascita, una nascita assoluta:
quella di Cristo.
Dunque il presepio tiene viva l’idea del “venire alla luce”,
idea oggi troppe volte dimenticata con pesanti conseguenze
negative.
Stelle di Natale
l
“Ho ancora nostalgia del presepe. Con mia sorella ed i
suoi figli, ogni anno, partecipo alla preparazione di un
presepe in tutto simile a quello di casa mia”.
(Renzo Arbore)
“Se c’è un sogno che coltivo, questo sogno è di entrare
l
nella memoria dei miei figli associato all’immagine di
un Natale di tenerezza e di amore” (Vittorio
Gassman).
“Natale è più che un racconto: è una carezza, è un
l
abbraccio, è un sorriso, è un cibo” (Luigi Santucci)
Un giorno un’insegnate, durante la lezione sulle
l
invenzioni moderne, domandò ai bambini: Chi di voi
mi sa dire qualcosa di importante che non esisteva
cinquant’anni fa?”. Un piccolo alzò la mano ed
esclamò: “Io”!
Risposta perfetta!
I bambini sono importanti! Dio stesso ha iniziato da
bambino!
Il primo ministro inglese Winston Churchill (18741965) era solito dire che “non vi è, per nessuna
comunità, investimento migliore che mettere latte nei
bambini”!
Aveva ragione il
poeta cileno Pablo
Neruda (1904-73)
a dire che “è per
nascere che siamo
nati!”.
Sulla stessa linea
era lo psicanalista
tedesco Erich
Fromm (1900-80)
q u a n d o
sottolineava che “il
primo compito
della vita è dare
alla luce se
stesso!”.
Insomma, il Natale
è un invito a
crescere: a pensare
di più, ad amare di
più, a volere di
più....
Attenzione!
Il bello del presepio sta qui: non solo ricorda il dovere di
nascere, ma indica anche quali sono i segreti della nostra
vera nascita umana.
Tutti sanno che sono i Valori che fanno diventare “grande”
l’uomo e non solo “grosso”.
Ebbene, basta entrare anche nel più semplice presepio di
carta pesta per scoprire una manciata di Valori:
l
il valore delle cose semplici,
l
il valore dell’essenziale,
l
il valore del silenzio,
l
il valore della pace,
l
il valore della gioia,
l
il valore della tenerezza.
A questo punto nessuno darà più dell’esagerato ad uno dei
più impegnati ed intelligenti sacerdoti del secolo scorso,
don Primo Mazzolari (1890-1959) quando un giorno ha
detto a tutto il mondo: “Se la Terra vorrà avere uomini
giusti, se vorrà avere uomini giusti, se vorrà avere uomini
che sentono la fraternità, bisogna che non dimentichiamo
la strada del presepio”.
Davvero: il presepio va protetto, va difeso, va
valorizzato!
Il noto regista Ermanno Olmi (1931) è sempre stato
affezionato al presepio (”il primo spettacolo della mia
vita!”). Ogni anno, immancabilmente, lo costruiva in casa
con la moglie Loredana e con i figli. Un anno, quando
ormai questi erano grandi, per vedere come avrebbero
reagito, disse con aria indifferente: “Stavolta lasciamo
perdere: non lo facciamo il presepio, al massimo un
alberello di Natale!”.
Al che i figli - il ragazzo con la barba e la ragazza donna subito reagirono: “Eh, no! Il presepio si fa, non si può
non fare!”.
Il presepio si fa, non si può non fare: è troppo prezioso!
Salverà non solo il Natale cristiano, ma anche i più alti
valori del vero umanesimo.
(PINO PELLEGRINO)
2
“ . . . i n p re p a ra z i o n e a l Na ta l e ! ”
Domenica 21 dicembre
LUNEDI 22 DICEMBRE
“6ª Domenica d’Avvento”
S. Messa (def.ti fam. RODOLFI ed EVOLTI)
Leggeremo e commenteremo il Vangelo di Luca
1,26-38 (=”l’annunzio a Maria”)
ore 8
(a S. Giacomo) S.Messa (secondo l’intenzione di
una mamma)
ore 8.45 S. Messa (def.ta BROGIOLI CARLOTTA)
ore 10
S. Messa dei Ragazzi (def.ta FRIGO TERESA)
ore 11.15 S. Messa “per tutta la Comunità”
ore 18
Il “GRUPPO UOMINI” ricorda i propri defunti!
ore 7
ore 7
CATTANEO ANGELO
ANGARONI ADRIANO
BORGHI DIONIGI
BORGHI DEFENDENTE
BORGHI RINO
BORGHI TARCISIO
CARNELLI GIUSEPPE
COLOMBO LUIGI
COLOMBO EGIDIO
CRISTIANINI LORIS
FANNI GIUSEPPE
CHIODINI GIUSEPPE
CARNELLI MARIO
PAGANI FERDINANDO
FRIGO GIUSEPPE
GHIRIMOLDI RENATO
GHIRIMOLDI RINO
PEDROTTI ORESTE
PINI GIUSEPPE
PIGOZZI FELICE
PIGOZZI RENATO
PISCITELLI ANGELO
VANZULLI LODOVICO
VANZULLI PAOLO
VOLONTERI SERAFINO
BORGHI RENZO
BORGHI GINO
GARBELLI GIANPIERO
ore 15
“Vesperi” e “Benedizione Eucaristica”
ore 16.15 “Battesimi” (= GABRIELE, EMMA JHERARD
SEBASTIAN)
ore 18
S. Messa (def.to QUARTI DIONIGI; def.ta
MERLINO ANGELA)
ore 7
ore 8.30
(Rut 3,8-18; Lc 1,67-80)
S. Messa (per l’intenzione di una mamma)
S . M e s s a ( d e f . t i PA L M I R A , N ATA L E ,
ROSAMARIA e RENATO)
S. Messa (def.ti GARBELLI VITTORIO e
ANGELO; def.to GHIRIMOLDI JACOPO)
MARTEDI 23 dicembre
ore 8.30
ore 18
(Rt 4,8-22; Lc 2,1-5)
S. Messa (def.ti CIANCIO VITTORIA, VACIRCA
FRANCESCO e LOPREIATO RAFFAELE)
S. Messa (def.ti CHECCHI ANGELO, PIGOZZI
ROSA, FELICE e RINO; def.ti CASTIGLIONI
MARIA, BONZINI GIUSEPPE e FERNANDO)
S. Messa (def.ta PAGANI SONIA)
MERCOLEDI 24 dicembre
(nelle ore vespertine, inizia il “Tempo di Natale”)
ore 8.30 S. Messa (per le vocazioni sacerdotali e religiose)
ore 18
S. Messa (per tutti i bambini che quest’oggi
nasceranno nel mondo!)
ore 21
“S. Messa di NATALE per gli ORATORI” (def.to
MONTANI PIERERCOLE)
ore 22
“AUGURI di NATALE” (presso l’Oratorio
Maschile)
“Un silenzio accogliente!”
La Parola prende corpo nella fanciulla di Nazaret grazie
all’incontro di due silenzi. Il silenzio di Dio e il silenzio della
creatura. Il silenzio della Vergine rappresenta una specie di
breccia attraverso cui la Parola entra in lei, si incorpora in lei,
prende possesso di tutto il suo essere.
E’ nella profondità del silenzio, infatti, che la Parola attinge la
propria forza creatrice, e può esplicare la propria fecondità.
Il silenzio non può esistere senza la Parola (di cui è come il
recipiente naturale; o, se preferiamo, il silenzio è il filo che non
può vibrare se non è attraversato dalla corrente).
Ma anche la Parola esiste in quanto c’è uno spazio di silenzio
che la accoglie, le dà pienezza di significato, incidenza reale,
possibilità di compiere ciò per cui è stata mandata (Is 55,11).
Maria offre a Dio, al suo Verbo, tutto il silenzio di cui è
capace. Il silenzio, anzi, è per lei capacità totale, smisurata.
Ossia, attitudine a ricevere, a contenere.
La madre si rivela all’altezza della missione che le viene
affidata, perché, da quando il Signore, attraverso l’angelo, comincia a parlare, la sua serva
comincia a tacere. Anzi, aveva già iniziato molto prima....
Le sue parole non si sovrappongono a quelle del Figlio, non creano alcuna interferenza abusiva.
Lei produce il silenzio, per permettere alla Parola di manifestarsi. Perché la Parola acquisti la
massima irradiazione e risonanza.
(da “Ad ogni giorno la sua luce”
di ALESSANDRO PRONZATO)
3
“Mentre il silenzio
fasciava la terra”
Mentre il silenzio fasciava
la terra e la notte era a
metà del suo corso, tu sei
disceso, o Verbo di Dio, in
solitudine e più alto
silenzio. La creazione ti
grida in silenzio, la
profezia da sempre ti
annuncia, ma il mistero ha
ora una voce, al tuo vagito
il silenzio è più fondo.
E pure noi facciamo
silenzio, più che parole il
silenzio lo canti, il cuore
ascolti quest’unico Verbo
che ora parla con voce di
uomo. A te, Gesù,
meraviglia del mondo, Dio
c h e v i v i n e l c u o re
dell’uomo, Dio nascosto in
carne mortale, a te l’amore
che canta in silenzio.
(Padre David Maria
Turoldo)
Not te d i Na ta l e !
Quanno.....
Quanno nascette Ninno a Betlemme,
era nott’e pareva miezo juorno.
Maje le stelle-lustre e belle
se vedèttero accossì:
e’a cchiù lucente,
jette a chiammà li Magge a ll’Uriente.
Sant’Alfonso de’ Liguori
“Un Dio bambino
che si fa coprire di baci”
La Vergine guarda il Bambino. Ciò che
bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore
ansioso che è comparso una volta soltanto sul viso
umano. Perché il Cristo è suo figlio, carne della
sua carne e sangue delle sue viscere. L’ha portato
in grembo per nove mesi, gli offrirà il seno, e il suo
latte diventerà il sangue di Dio. Qualche volta la
tentazione è così grande da fargli dimenticare Dio.
Lo stringe fra le braccia e dice: «Bambino mio».
Ma in altri momenti rimani interdetta e pensa: lì
c’è Dio, e viene presa da un religioso orrore per
quel Dio muto, per quel bambino che incute
timore.... Questo Dio è mio figlio. E’ fatto di me, ha
i miei occhi, la forma della sua bocca è la mia, mi
assomiglia. E’ Dio e mi assomiglia. Nessuna
donna ha mai potuto avere in questo modo il suo
Dio per sé sola, un Dio bambino che si può
prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio
caldo che sorride e respira, un Dio che si può
toccare e ride. E’ in uno di questi momenti che
dipingerei Maria se fossi pittore.
ore 23.15 “VEGLIA di PREGHIERA”
ore 24
S. Messa di MEZZANOTTE, celebrata
da Mons. MARIO BONSIGNORI
“Natale”
Per noi della vecchia generazione, pure disincantati da guerre e
relativi dopoguerra, nonché da altre esperienze, il traguardo
sentimentale d’ogni anno rimane il Natale.
Natale è per noi la tappa annuale del lungo e duro cammino:
l’albero frondoso all’ombra del quale, usciti dalla strada assolata e
polverosa, ci fermiamo un istante per raccogliere le nostre idee, i
nostri ricordi, e per guardarci indietro. E sono assieme a noi i
nostri cari: i vivi e i morti.
E nel nostro Presepino d’ogni Natale rinasce, col Bambinello, la
speranza in un mondo migliore.
(Giovannino Guareschi)
(Jean Paul Sartre, filosofo ateo)
“Bambino Gesù”
Natale! Guardo il presepe scolpito, dove
sono i pastori appena giunti alla povera stalla di
Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti salutano il
potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio dalle figure
di legno: ecco i vecchi del villaggio e la stella
che risplende, e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno; ma non v’è
la pace nel cuore dell’uomo. Anche con
Cristo, e son venti secoli, il fratello si scaglia
sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino che
morirà poi in croce fra due ladri?
(Salvatore Quasimodo)
Asciuga, Bambino Gesù,
le lacrime dei fanciulli!
accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei Tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace
all’intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo
e di ogni famiglia.
Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia
(Giovanni Paolo II)
4
“ E d è Na ta l e ! ”
giovedi 25 dicembre
“SANTO NATALE”
S. Messa (per tutti gli “Ammalati”)
Leggeremo e commenteremo il Vangelo di Luca 2,1-14 (=”per la
pace nel mondo”)
ore 8
(a S. Giacomo) S. Messa (”per la pace nel mondo”)
ore 8.45 S. Messa (def.to GIANNI ERMANNO)
ore 10
S. Messa dei Ragazzi (def.ti fam. BIANCHI, MONZA e PINI;
def.ti CRIBIU’ GIUSEPPINA, PORRO MARIO e BERTO
GIOVANNA)
ore 11.15 S. Messa Solenne (def.to BONI PIERO)
ore 18
S. Messa (def.to CERIANI FIORENZO)
ore 7
Giuseppe e il pastore
Quella notte d’inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente
qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato
di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po’
di carbone o una fascina di legna.
Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni
ricerca, scorse in un campo un bagliore di fuoco. corse verso di esso. Un
gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio
pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il
lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro. Giuseppe non fece una mossa per
scansarlo, ma prima che lo raggiunse il bastone deviò la traiettoria e cadde a
terra innocuo.
Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto:
per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo
al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli».
Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva
niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: «Prendine quanti
ne vuoi», disse.
Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo
mantello come se fossero nocciole o mele.
Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?».
Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c’erano Maria e
il bambino adagiato sulla fredda paglia.
Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire
qualche cosa.
Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe
perché avvolgesse il bambino.
In quel momento i suoi occhi
si aprirono e vide gli angeli e
la gloria di Dio che
circondava la mangiatoia
dove il bambino sorrideva
contento.
Il pastore si inginocchiò
tutto felice perché aveva
capito che in quella notte il suo
cuore si era aperto all’amore.
DIO CI VUOLE INCONTRARE
Il racconto è un invito a lasciare cadere la cattiveria e l’indifferenza che ci
riempie il cuore. Guardiamo alla grotta di Betlemme come al luogo
dell’incontro di Dio con l’uomo: «Dio ha tanto amato gli uomini da
mandare il suo Figlio Gesù, perché chi crede in Lui abbia la vita eterna».
La pace verrà
Se tu credi che un sorriso è più forte di
un’arma,
Se tu credi alla forza di una mano tesa,
Se tu credi che ciò che riunisce gli
uomini è più importante di ciò che li
divide,
Se tu credi che essere diversi è una
ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai scegliere tra la speranza o il
timore,
Se tu pensi che sei tu che devi fare il
primo passo piuttosto che l’altro,
allora.... LA PACE VERRA’
Se lo sguardo di un bambino disarma
ancora il tuo cuore,
Se tu sai gioire della gioia del tuo
vicino,
Se l’ingiustizia che colpisce gli altri ti
rivolta come quella che subisci tu,
Se per te lo straniero che incontri è un
fratello,
Se tu sai donare gratuitamente un po’
del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro, ti renda
un servizio,
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere
ad esso un pezzo del tuo cuore, allora....
LA PACE VERRA’
Se tu credi che il perdono ha più valore
della vendetta,
Se tu sai cantare la gioia degli altri e
dividere la loro allegria,
Se tu sai accogliere il misero che ti fa
perdere tempo e guardarlo con
dolcezza,
Se tu sai accogliere e accettare un fare
diverso dal tuo,
Se tu credi che la pace è possibile,
allora... LA PACE VERRA’
Charles de Foucauld
5
O t tava d i Na ta l e !
venerdi 26 dicembre
“SANTO STEFANO”
ore 7
S. Messa (def.ti
FERRARO NICOLA e
CARMELA)
Leggeremo e commenter e m o i l Va n g e l o d i
Giovanni 15,18-22
(=”se il mondo vi odia,
sappiate che prima di voi
ha odiato me!”)
N.B.: quest’oggi è
“SOSPESA” la celebrazione della S. Messa
nella Chiesetta di San
Giacomo
ore 8.45 S. Messa (def.ti fam.
PIGOZZI, RESTELLI, FRANCHI AMBROGINA
e Suor GIUSEPPINA)
ore 10
S. Messa dei Ragazzi (def.ti MORETTI MARIO,
FRANCHI ROSA e MARIA)
ore 11.15 S . M e s s a ( d e f . t i V O L O N T E R I G I N O ,
ANGARONI CARLO e TERESA)
ore 18
S. Messa (def.ti FECOLA REALINO)
“Doccia scozzese”
! Tutti sanno cos’è la doccia scozzese. Soprattutto quelli
che l’hanno fatta almeno una volta nella vita. Te la ricordi?
Inizia con un vigoroso scroscio di acqua calda, ottima in
questo periodo. Poi, quando meno te lo aspetti, parte un
getto di acqua fredda su tutto il corpo che ti paralizza per
qualche interminabile secondo.
Oggi è la festa di santo Stefano e la liturgia funziona
esattamente come una doccia scozzese.
Ancora intenti a intonare nenie natalizie e ad addentare
l’ultimo boccone di pandoro ricoperto al cioccolato,
leggiamo che:
“Si alzarono a discutere con Stefano... gli piombarono
addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al
Sinedrio... si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo
trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo” (At
6,9-12; 7,57-58)
! L’ultima nota natalizia ci esce dalla gola stonata e a
!
Sabato 27 dicembre
ore 8.30
ore 11
ore 18
“San Giovanni evangelista”
(1 Gv 1,1-10; Gv 21,19-24)
S. Messa (per le anime del Purgatorio)
“Matrimonio” di BONZINI MARIA e DIANA
DANIELE
S. Messa (def.ta GIANNI MARCO; def.ta
CARUGATI AMELIA; def.ti GIORGETTI
MARIO, BUSNELLI PEPPINO e LIVIA,
ALBERIO GIOVANNI)
“La collina delle croci”
Stefano è il primo fiore reciso dalla pianta nascente della
Chiesa. Un martirio che lascia increduli ed esterrefatti perché
attuato non da furfantelli di periferia, né da atei irriducibili, ma
da uomini di religione, da autentici esperti del mestieri. Il
sangue versato da Stefano è un inno d’amore a Gesù e un
attestato alla verità del Vangelo. Stefano ha testimoniato la
buona Novella in grado estremo, ed ha accolto la croce di Gesù
come salario. Una gragnola di pietre gli verranno scagliate
addosso con rabbia inusitata. Ma Stefano saprà sorridere
fino alla fine, memore del messaggio del Maestro: «Chi perde
la vita per causa mia e del Vangelo la troverà» (Mt 10,39).
Un destino insanguinato quello di Stefano. Una sorte
riservata a tanti altri discepoli di Gesù. Venti secoli di
cristianesimo sono testimoni muti di inenarrabile violenza
messa in atto contro la fede in ogni angolo della Terra: dalla
Roma imperiale alla Cina, dal Giappone alla Spagna, dalla
Russia alla Germania, dal Sudan al Burundi. La violenza
continua ad abbattersi contro inermi fedeli che vivono in
aree di minoranza.
!
qualcuno va di traverso lo spumante.
Mi ha sempre colpito che, subito dopo il Natale del
Signore, giorno tradizionalmente dedicato alle poesie
ottimistiche per i bambini e al sentirsi tutti più buoni, ci
venga proposta una pagina tanto cruda della storia dei
primi cristiani.
E questo non è un caso. Esprime il desiderio di Dio che noi
non dimentichiamo che la nascita del suo Figlio non fu
una passeggiata tra i campi in fiore e che l’accoglienza di
quel messaggio di amore e speranza implica una scelta di
campo talvolta costosa. Come fu per Stefano.
La doccia scozzese serve a mettere in moto una buona
circolazione del sangue. L’alternativa del caldo e del
freddo rimette in funzione l’organismo assopito. Allo
stesso modo, la doccia scozzese della vicenda di Stefano,
primo martire per Cristo, ci fa bene alla salute. Ci scrosta
di dosso illusorie favolette e ci richiama alla dinamicità di
una fede vissuta e talvolta combattuta, come lotta contro la
mediocrità e il compromesso. contro gli accomodamenti e
le apparenze. Spero faccia bene anche a te, oggi.
(da “In cammino - Natale 2014”
EDB)
Gesù non ha inventato la croce. L’ha incontrata lungo la strada
della vita. Egli però, l’ha ribrevettata, innestando in essa un
germe d’amore. Così, il patibolo diventa un messaggio d’amore.
La storia dell’umanità è testimone silenziosa di milioni di
croci senza volto. Sono croci grigie e prive di speranza. Sono,
talvolta, croci intollerabili e maledette che ingenerano angoscia
o, nel migliore dei casi, rassegnazione. Solo la croce di Gesù è
foriera di vita.
La croce è ostacolo per quanti vivono ripiegati su se stessi.
Rimane un simbolo muto per chi non è disposto a viverla in
solidarietà con Cristo e i fratelli di sventura, E’ assurdità per chi
esige la soluzione automatica di tutti i problemi senza prestare
un contributo di condivisione. Dall’alto del Calvario Gesù
invita a mettere tutte le croci in linea con la sua, per
consentire che ogni goccia del dolore umano non vada perduta,
ma acquisti senso compiuto.
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“ Na ta l e : u n ge sto d i c a r i t à ! ”
«La cosa più tormentosa per una madre è il sentir questo ritornello: Mamma voglio del pane!... Mamma, ho fame!... Quando non ho nulla da
dare ai miei figli, mi sento quasi impazzire» (da una “testimonianza di P.
Gauthier”).
«Presso la fontana della Vergine, una bambina frugava nell’immondizia
di una pattumiera per riempire il suo sacchetto con qualche mondatura: E’ una orfanella, lo fa per i suoi fratellini -, spiegò un ragazzo del luogo,
per scusarsi con i pellegrini imbarazzati di vedere tale spettacolo al
villaggio di Maria e Gesù» (sempre da P. Gauthier)
Sosteniamo le “2 iniziative”
del nostro “AVVENTO di CARITÀ”
! i “ POVERI dell’UGANDA ” seguiti da “ Padre DAMIANO
GUZZETTI”
! L’”INVERNO dei POVERI” di cui si prende cura la “CARITAS
PARROCCHIALE”
! - c’è chi da il superfluo: non ci vuole molta fatica a capire
quale è il superfluo soprattutto quando abbiamo a cuore di
vedere gli altri contenti: «ama il prossimo tuo come te stesso!».
«Un cane ti sta molto a cuore; dorate sono le pellicce e i legni
preziosi di cui è addobbata la tua casa. L’uomo invece, anzi
Cristo, a motivo del cane e dei lussi sopra ricordati, è ridotto
ad una fame estrema.
L’uomo fatto ad immagine di Dio, va senza decoro a causa
della tua crudeltà.
Per adornare una poltrona o uno sgabello fai sfoggio d’oro e
argento; e un membro di Cristo, una creatura per la quale
Cristo discese dal cielo e diede il suo sangue, per l’avarizia
tua non ha neppure il cibo necessario» (S. Giovanni
Crisostomo).
Il superfluo esiste da sempre e va di pari passo con
l’ingordigia dell’uomo e può offuscare anche la vita di un
ragazzo (conosco molti ragazzi «scontenti» perché
“Preghiera nella malattia”
O Signore, la malattia ha bussato alla porta della mia vita, mi
ha sradicato dal mio lavoro e mi ha trapiantato in un altro
mondo, il mondo dei malati. Un’esperienza dura, Signore, una
realtà difficile da accettare. Eppure, Signore, ti ringrazio
proprio per questa malattia: mi ha fatto toccare con mano la
fragilità e la precarietà della vita. Mi ha liberato da tante
illusioni. Ora guardo tutto con occhi diversi: quello che ho e
che sono non mi appartiene, è un tuo dono. Ho scoperto che
cosa vuol dire “dipendere”, avere bisogno di tutto e di tutti, non
poter fare nulla da solo. Ho provato la solitudine, l’angoscia, la
disperazione, ma anche l’affetto, l’amore, l’amicizia di tante
persone.
Signore, anche se mi è difficile, ti dico: «Sia fatta la tua
volontà»!
Ti offro le mie sofferenze, le unisco a quelle di Maria e te le
offro con Maria.
Ti prego, benedici tutte le persone che mi assistono e tutti quelli
che soffrono con me. E, se vuoi, dona la guarigione a me ed agli
altri. Amen.
Maria, salute degli infermi, prega per noi. Maria,
consolatrice degli afflitti, prega per noi.
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continuamente «accontentati» dai loro genitori su mille cose
non necessarie).
! - c’è chi dà anche il necessario: ci sono delle persone che per
amore dei poveri sanno dare non solo il superfluo ma anche il
necessario. Racconta il Lebret: «Mi trovavo nell’ufficio
sindacale dei pescatori di Terranova. Entra un uomo; la sua
figura è scolpita a colpi d’ascia; un essere forte e primitivo. Ha
perduto la moglie da poco tempo. Vive solo con le sue due
bambine. A chi l’osserva dà l’impressione di una forza, di una
semplicità primitiva:
- La mia causa, com’è andata la mia causa?
- Vinta! - dice il segretario - Non si tratta però di gran cosa: 400
franchi...
- Bene conservali per i poveri.
Eccolo. Ha compiuto senza pensarci un gesto immenso.
Quattrocento franchi! Ma è circa la decima parte del
guadagno totale di una grande pesca! Ha passato giorni e
notti per guadagnarli nella solitudine della sua barca! E quante
volte ha rischiato la vita!
Quattrocento franchi! conservali per i poveri. Signore, se
tra i tuoi piccoli c’è tanta nobile generosità, che cos’è dunque
la bontà?».
! - c’è chi non dà niente: mi viene in mente la parabola del
ricco epulone che si trova nel Vangelo di S. Luca (16,19-31).
Andate a rileggerla e vedrete come va a finire: «l’egoista
porta in sé la sua condanna: gli è negato l’amore» (E.
Boghen).
“CHI DA’ AL POVERO, SEMINA LA PROPRIA
IMMORTALITA’!
(don Mazzolari)
“Visita agli Ammalati”
Se ci fossero ancora degli Ammalati che desiderano la
visita del Sacerdote, in questo periodo natalizio, lo
facciano presente!
N.B.: per eventuali informazioni rivolgersi alla Sig.ra
ANGELA MERONI (tel. 02.9681423)
“BUON NATALE!”
“LE SCARPE DI NATALE”
C’era una volta una città in cui gli abitanti non si dicevano mai «buongiorno»;
nessuno diceva mai «per piacere»; quasi tutti avevano paura degli altri e si
guardavano sospettosamente.
Il capo della polizia non aveva mai abbastanza poliziotti per punire.... La sera,
rientravamo tutti a casa correndo e poi sprangavano le porte.
Ma c’era Cristina, detta Cricrì. Cricrì aveva i capelli biondi come il sole, gli occhi
scintillanti come laghetti di montagna e non pensava mai: «Chissà che cosa dirà la
gente». Nella città si facevano molte dicerie sul suo conto. Perché Cristiana aiutava
tutti quelli che avevano bisogno di aiuto, consolava i bambini che piangevano e anche
i vecchietti rimasti soli, perché accoglieva tutti coloro che chiedevano un po’ di
denaro o anche solo qualche parola di speranza.
Tutto questo era scandaloso per la città. Non potevano sopportare ulteriormente
quel modo di vivere così diverso da loro. E un giorno il commissario con venti
poliziotti andò ad arrestare Cricrì. E per essere sicuro che non combinasse altre
stranezze, la fece mettere in prigione. Perché era la vigilia di Natale. Natale era una
festa, ma molti non sapevano più di chi o che cosa. Sapevano soltanto che in quei
giorni si doveva mangiare bene e bere meglio. E soprattutto, la sera della vigilia di
Natale, tutti dovevano mettere le proprie scarpe davanti al camino, per trovarle
piene di doni il giorno dopo. Una cosa questa che, nella città, facevano tutti, ma
proprio tutti. Così fu anche quel Natale.
All’alba, tutti guardarono le scarpe, per trovare i loro regali. Ma.... che era successo?
Non c’era l’ombra di un regalo. Neanche un torrone o un cioccolatino!
E poi... le scarpe! In tutta la città, le scarpe risultavano spaiate. Il commendator
Bomboni si trovò con una scarpina da ballo, una vecchia ottantenne aveva una scarpa
bullonata da calcio, un bambino di cinque anni aveva una scarpa numero 43, e così di
seguito. Non c’erano due scarpe uguali in tutta la città! Allora si aprirono porte e
finestre e tutti gli abitanti scesero in strada. Ciascuno brandiva la scarpa non sua e
cercava quella giusta. Era una confusione allegra e festosa. Quando i possessori
delle scarpe scambiate si trovavano, avevano voglia di ridere e di abbracciarsi.
Si vide il commendator Bomboni pagare la cioccolata a una bambina che non aveva
mai visto e una vecchietta a braccetto con un ragazzino.
Quando però il commissario sentì il gran trambusto che veniva dalla strada, pensò a
una rivoluzione e corse a prendere le armi che teneva sul camino. Immediatamente il
suo sguardo cadde sulle scarpe che aveva collocato davanti al camino. E anche lui si
bloccò, sorpreso. Accanto alla sua pesante scarpa c’era... una pantofola di Cricrì.
Stringendo la pantofola in mano, il commissario corse alla prigione. La cella dove
AZIONE CATTOLICA
Nel ricordare la giornata dell’adesione all’Azione Cattolica, che ogni anno
ricorre l’8 dicembre - solennità dell’Immacolata - ognuno ha rinnovato il
proprio impegno di fedeltà a questa scelta di cammino a servizio della Chiesa.
La “benedizione delle tessere” ci aiuti a non dimenticare l’importanza di essere
in ogni occasione testimone gioioso ed amico fraterno.
A tutti infiniti auguri di “Buon Natale!”
aveva rinchiuso Cricrì era ancora ben
chiusa a chiave.
Ma la ragazza non c’era. Ai piedi del
tavolaccio, perfettamente allineate
c’erano l’altra scarpa del commissario e
l’altra pantofola. Dal finestrino, protetto
da una grossa inferriata, proveniva una
strana luce: era bionda e calda come il
sole e aveva dei luccichii azzurri, come
succede nei laghetti di montagna.
E cominciò a capire.
(”racconto” di BRUNO FERRERO)
“S. CONFESSIONI”
Padre DINO e Padre ALBERTO
saranno disponibili:
LUNEDI 22 = mattino e pomeriggio
MARTEDI 23 = mattino, pomeriggio
e dopo cena (ore 20.30)
MERCOLEDI 24 = mattino e pomeriggio
N.B.: arriviamo a Natale con il
“CUORE PULITO”
presso la Segreteria Parrocchiale
sono disponibili le ultime
100 copie di
“A CUORE APERTO”
il libro scritto da don Filippo
in occasione del suo
“50° di ORDINAZIONE
SACERDOTALE”
Visita il sito della tua parrocchia www.sanpietroepaologerenzano.it
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