21 DICEMBRE 2014: Nº 1100 “Auguri di Buon Natale!” Carissimi Ragazzi, dopo un’attesa fervida, che ha visto i più in gamba tra voi prepararsi con la preghiera e con l’amore ai poveri, ecco: siamo giunti a Natale! Ed è consuetudine, in questa occasione, scambiarsi gli auguri e spesso non sappiamo perche! Noi Cristiani, scambiandoci gli auguri, non facciamo che richiamare delle certezze su cui fondiamo la salvezza della nostra vita. Sarà opportuno sottolineare meglio alcuni aspetti. Subiamo in questi giorni due tipi di tentazioni: - la tentazione delle cose: per cui moltissime persone ragionano così: «più roba ho, più Natale faccio», ed è tutto un correre e un agitarsi per accumulare beni terreni, dimenticando che non sono altro che «una danza di moscerini in un raggio di sole artificiale» (A. Blanchet) - la tentazione della vanità: per cui si escogitano i motivi più impensati pur di mettersi in mostra e farsi notare. E magari si va anche alla Messa di Mezzanotte non tanto per adorare il Cristo del Presepio che si fa Carne e Sangue sull’Altare, ma per sfoggiare gli ultimi aggeggi che non hanno niente da spartire con la «stalla» di Betlemme! Un Ambasciatore Ateniese - dice la storia si presentò con i capelli visibilmente tinti ad Archidamo, re di Sparta; questi lo ammonì: «che potrà dire di vero costui che porta in capo la menzogna?» Chissà se il Signore penserà la stessa cosa, osservando le persone in Chiesa nel giorno di Natale? ? A Betlemme, Gesù risponde a queste due tentazioni: - con la povertà: il padrone di tutto, viene al mondo con niente e neppure con quei piccoli conforti di cui ogni bambino può godere quando nasce. Nessuno di noi ebbe un Natale così sprovveduto! «Non c’era neanche un buco in tutta Betlemme per ricoverare Maria e Giuseppe! Più che le carte, non avevano in regola il portafoglio, ragion per cui gli usci se ne stettero sprangati. Tutti gli usci!» (don Mazzolari). E così il Creatore del mondo, viene alla luce in una stalla: una greppia gli fa da culla e alcuni animali lo riscaldano con il loro fiato. - con umiltà: se c’era uno che aveva tutti diritti per vantarsi di tante cose, era proprio Lui! Invece non lo fa! Questo bambino fasciato di povertà è anche avvolto nel nascondimento, come del resto gran parte della sua vita. Quasi per ammonirci: «ma perché ti metti continuamente sul piedistallo, quando non sei niente e quello che hai è frutto del mio Amore?». ? A Betlemme anche noi ci inginocchiamo: - distaccandoci dalle cose: «non accumulate tesori sulla terra, ove la ruggine e il tarlo li consumano e dove i ladri li dissotterrano e li rubano; accumulate invece tesori nel cielo» (Mt. 6,19). L’invito del Battista del «fare a metà» dovremmo recarlo concretizzato non solo ai piedi del Bambino, ma per tutta la vita. Un ragazzo in gamba non si interessa dei poveri solo in Avvento, ma se li trascina dietro come un tormento: come si fa a stare tranquilli quando Cristo continua a soffrire nell’esistenza di tante povere creature? - distaccandoci da noi stessi: più sei grande, più bisogna che t’abbassi per trovare grazie davanti al Signore» (Is 3,18) Nessuno, perché più intelligente o meglio dotato degli altri, mantenga barriere o steccati nei confronti dei suoi amici. Ci sono già i grandi che si intestardiscono a fare questo, non devono essere i ragazzi a seguire il loro esempio poco edificante! «Distaccarsi da noi stessi» vuol dire diventare sempre «disponibili verso gli 1 altri» con il criterio dello scomparire: «se il chicco di grano caduto sotto terra non muore, non porta frutto» (Gv) E il vantaggio che ne deriva sarà un toccare più da vicino il Cielo: «l’umiltà è come una bilancia: più ci si abbassa da un lato e più ci si innalza dall’altro» (Curato d’Ars). Manteniamoci «piccoli» se vogliamo che il Regno di Dio rimanga alla nostra portata e la nostra vita non si esaurisca in un fallimento: «l’umiltà è una penombra che diventa luce. La superbia è una luce che diventa tenebra» (T. Pellizzari) Con questi pensieri e con questi inviti spirituali mi accingo a vivere il Natale 2014. Vorrei tanto che i miei ragazzi facessero la stessa cosa e che tutto l’Oratorio respirasse un’aria di bontà nuova, frutto di un cammino comune verso Betlemme, prostrati davanti a Colui che tutto può! Questi sono i miei auguri di «Buon Natale»: per voi Ragazzi e anche per i Vostri genitori. Con Gesù nel cuore, i passi della nostra vita saranno meno pesanti e la gioia non faticherà ad illuminare il nostro cammino! (da “32 Lettere di un prete” ai suoi ragazzi e amici oratoriani) “ Un presepio per ed ucare” fare il presepio non è un gioco da bambini! Fare il presepio è costruire uno straordinario “Trattato visivo di pedagogia”. No, non scriviamo sopra le righe! Abbiamo tutte le carte in regola per provare che il presepio racchiude in sé alcuni pilastri fondamentali dell’arte di educare. l Intanto il presepio evoca emozioni e gioie intense. Preparare il presepio in famiglia, tutti insieme, è un’esperienza di vita affettiva, di calore umano che non ha riscontri in nessun’altra attività, come, ad esempio, nel giocare, nel biciclettare.... In una società sempre più fredda come la nostra, un sussulto di sentimenti è, immediatamente, uno dei primi benefici del presepio! Il presepio sveglia il lato buono che dorme in ogni uomo, l anche nel più slabbrato! Solo chi è mite, come san Francesco, chi è in pace con se stesso, può fare il presepio. Ancora. Il presepio riconcilia la famiglia, oggi sempre più l disgregata. Non basta. Il presepio può rappresentare una scuola di l bellezza. Il che non è poco: il bello è l’introduzione al buono! Li avete contati? Quattro preziosi contributi pedagogici nascosti nel presepio! Ma andiamo più a fondo. Il presepio ricorda una nascita, una nascita assoluta: quella di Cristo. Dunque il presepio tiene viva l’idea del “venire alla luce”, idea oggi troppe volte dimenticata con pesanti conseguenze negative. Stelle di Natale l “Ho ancora nostalgia del presepe. Con mia sorella ed i suoi figli, ogni anno, partecipo alla preparazione di un presepe in tutto simile a quello di casa mia”. (Renzo Arbore) “Se c’è un sogno che coltivo, questo sogno è di entrare l nella memoria dei miei figli associato all’immagine di un Natale di tenerezza e di amore” (Vittorio Gassman). “Natale è più che un racconto: è una carezza, è un l abbraccio, è un sorriso, è un cibo” (Luigi Santucci) Un giorno un’insegnate, durante la lezione sulle l invenzioni moderne, domandò ai bambini: Chi di voi mi sa dire qualcosa di importante che non esisteva cinquant’anni fa?”. Un piccolo alzò la mano ed esclamò: “Io”! Risposta perfetta! I bambini sono importanti! Dio stesso ha iniziato da bambino! Il primo ministro inglese Winston Churchill (18741965) era solito dire che “non vi è, per nessuna comunità, investimento migliore che mettere latte nei bambini”! Aveva ragione il poeta cileno Pablo Neruda (1904-73) a dire che “è per nascere che siamo nati!”. Sulla stessa linea era lo psicanalista tedesco Erich Fromm (1900-80) q u a n d o sottolineava che “il primo compito della vita è dare alla luce se stesso!”. Insomma, il Natale è un invito a crescere: a pensare di più, ad amare di più, a volere di più.... Attenzione! Il bello del presepio sta qui: non solo ricorda il dovere di nascere, ma indica anche quali sono i segreti della nostra vera nascita umana. Tutti sanno che sono i Valori che fanno diventare “grande” l’uomo e non solo “grosso”. Ebbene, basta entrare anche nel più semplice presepio di carta pesta per scoprire una manciata di Valori: l il valore delle cose semplici, l il valore dell’essenziale, l il valore del silenzio, l il valore della pace, l il valore della gioia, l il valore della tenerezza. A questo punto nessuno darà più dell’esagerato ad uno dei più impegnati ed intelligenti sacerdoti del secolo scorso, don Primo Mazzolari (1890-1959) quando un giorno ha detto a tutto il mondo: “Se la Terra vorrà avere uomini giusti, se vorrà avere uomini giusti, se vorrà avere uomini che sentono la fraternità, bisogna che non dimentichiamo la strada del presepio”. Davvero: il presepio va protetto, va difeso, va valorizzato! Il noto regista Ermanno Olmi (1931) è sempre stato affezionato al presepio (”il primo spettacolo della mia vita!”). Ogni anno, immancabilmente, lo costruiva in casa con la moglie Loredana e con i figli. Un anno, quando ormai questi erano grandi, per vedere come avrebbero reagito, disse con aria indifferente: “Stavolta lasciamo perdere: non lo facciamo il presepio, al massimo un alberello di Natale!”. Al che i figli - il ragazzo con la barba e la ragazza donna subito reagirono: “Eh, no! Il presepio si fa, non si può non fare!”. Il presepio si fa, non si può non fare: è troppo prezioso! Salverà non solo il Natale cristiano, ma anche i più alti valori del vero umanesimo. (PINO PELLEGRINO) 2 “ . . . i n p re p a ra z i o n e a l Na ta l e ! ” Domenica 21 dicembre LUNEDI 22 DICEMBRE “6ª Domenica d’Avvento” S. Messa (def.ti fam. RODOLFI ed EVOLTI) Leggeremo e commenteremo il Vangelo di Luca 1,26-38 (=”l’annunzio a Maria”) ore 8 (a S. Giacomo) S.Messa (secondo l’intenzione di una mamma) ore 8.45 S. Messa (def.ta BROGIOLI CARLOTTA) ore 10 S. Messa dei Ragazzi (def.ta FRIGO TERESA) ore 11.15 S. Messa “per tutta la Comunità” ore 18 Il “GRUPPO UOMINI” ricorda i propri defunti! ore 7 ore 7 CATTANEO ANGELO ANGARONI ADRIANO BORGHI DIONIGI BORGHI DEFENDENTE BORGHI RINO BORGHI TARCISIO CARNELLI GIUSEPPE COLOMBO LUIGI COLOMBO EGIDIO CRISTIANINI LORIS FANNI GIUSEPPE CHIODINI GIUSEPPE CARNELLI MARIO PAGANI FERDINANDO FRIGO GIUSEPPE GHIRIMOLDI RENATO GHIRIMOLDI RINO PEDROTTI ORESTE PINI GIUSEPPE PIGOZZI FELICE PIGOZZI RENATO PISCITELLI ANGELO VANZULLI LODOVICO VANZULLI PAOLO VOLONTERI SERAFINO BORGHI RENZO BORGHI GINO GARBELLI GIANPIERO ore 15 “Vesperi” e “Benedizione Eucaristica” ore 16.15 “Battesimi” (= GABRIELE, EMMA JHERARD SEBASTIAN) ore 18 S. Messa (def.to QUARTI DIONIGI; def.ta MERLINO ANGELA) ore 7 ore 8.30 (Rut 3,8-18; Lc 1,67-80) S. Messa (per l’intenzione di una mamma) S . M e s s a ( d e f . t i PA L M I R A , N ATA L E , ROSAMARIA e RENATO) S. Messa (def.ti GARBELLI VITTORIO e ANGELO; def.to GHIRIMOLDI JACOPO) MARTEDI 23 dicembre ore 8.30 ore 18 (Rt 4,8-22; Lc 2,1-5) S. Messa (def.ti CIANCIO VITTORIA, VACIRCA FRANCESCO e LOPREIATO RAFFAELE) S. Messa (def.ti CHECCHI ANGELO, PIGOZZI ROSA, FELICE e RINO; def.ti CASTIGLIONI MARIA, BONZINI GIUSEPPE e FERNANDO) S. Messa (def.ta PAGANI SONIA) MERCOLEDI 24 dicembre (nelle ore vespertine, inizia il “Tempo di Natale”) ore 8.30 S. Messa (per le vocazioni sacerdotali e religiose) ore 18 S. Messa (per tutti i bambini che quest’oggi nasceranno nel mondo!) ore 21 “S. Messa di NATALE per gli ORATORI” (def.to MONTANI PIERERCOLE) ore 22 “AUGURI di NATALE” (presso l’Oratorio Maschile) “Un silenzio accogliente!” La Parola prende corpo nella fanciulla di Nazaret grazie all’incontro di due silenzi. Il silenzio di Dio e il silenzio della creatura. Il silenzio della Vergine rappresenta una specie di breccia attraverso cui la Parola entra in lei, si incorpora in lei, prende possesso di tutto il suo essere. E’ nella profondità del silenzio, infatti, che la Parola attinge la propria forza creatrice, e può esplicare la propria fecondità. Il silenzio non può esistere senza la Parola (di cui è come il recipiente naturale; o, se preferiamo, il silenzio è il filo che non può vibrare se non è attraversato dalla corrente). Ma anche la Parola esiste in quanto c’è uno spazio di silenzio che la accoglie, le dà pienezza di significato, incidenza reale, possibilità di compiere ciò per cui è stata mandata (Is 55,11). Maria offre a Dio, al suo Verbo, tutto il silenzio di cui è capace. Il silenzio, anzi, è per lei capacità totale, smisurata. Ossia, attitudine a ricevere, a contenere. La madre si rivela all’altezza della missione che le viene affidata, perché, da quando il Signore, attraverso l’angelo, comincia a parlare, la sua serva comincia a tacere. Anzi, aveva già iniziato molto prima.... Le sue parole non si sovrappongono a quelle del Figlio, non creano alcuna interferenza abusiva. Lei produce il silenzio, per permettere alla Parola di manifestarsi. Perché la Parola acquisti la massima irradiazione e risonanza. (da “Ad ogni giorno la sua luce” di ALESSANDRO PRONZATO) 3 “Mentre il silenzio fasciava la terra” Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso, tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio. La creazione ti grida in silenzio, la profezia da sempre ti annuncia, ma il mistero ha ora una voce, al tuo vagito il silenzio è più fondo. E pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti, il cuore ascolti quest’unico Verbo che ora parla con voce di uomo. A te, Gesù, meraviglia del mondo, Dio c h e v i v i n e l c u o re dell’uomo, Dio nascosto in carne mortale, a te l’amore che canta in silenzio. (Padre David Maria Turoldo) Not te d i Na ta l e ! Quanno..... Quanno nascette Ninno a Betlemme, era nott’e pareva miezo juorno. Maje le stelle-lustre e belle se vedèttero accossì: e’a cchiù lucente, jette a chiammà li Magge a ll’Uriente. Sant’Alfonso de’ Liguori “Un Dio bambino che si fa coprire di baci” La Vergine guarda il Bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore ansioso che è comparso una volta soltanto sul viso umano. Perché il Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere. L’ha portato in grembo per nove mesi, gli offrirà il seno, e il suo latte diventerà il sangue di Dio. Qualche volta la tentazione è così grande da fargli dimenticare Dio. Lo stringe fra le braccia e dice: «Bambino mio». Ma in altri momenti rimani interdetta e pensa: lì c’è Dio, e viene presa da un religioso orrore per quel Dio muto, per quel bambino che incute timore.... Questo Dio è mio figlio. E’ fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la mia, mi assomiglia. E’ Dio e mi assomiglia. Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e ride. E’ in uno di questi momenti che dipingerei Maria se fossi pittore. ore 23.15 “VEGLIA di PREGHIERA” ore 24 S. Messa di MEZZANOTTE, celebrata da Mons. MARIO BONSIGNORI “Natale” Per noi della vecchia generazione, pure disincantati da guerre e relativi dopoguerra, nonché da altre esperienze, il traguardo sentimentale d’ogni anno rimane il Natale. Natale è per noi la tappa annuale del lungo e duro cammino: l’albero frondoso all’ombra del quale, usciti dalla strada assolata e polverosa, ci fermiamo un istante per raccogliere le nostre idee, i nostri ricordi, e per guardarci indietro. E sono assieme a noi i nostri cari: i vivi e i morti. E nel nostro Presepino d’ogni Natale rinasce, col Bambinello, la speranza in un mondo migliore. (Giovannino Guareschi) (Jean Paul Sartre, filosofo ateo) “Bambino Gesù” Natale! Guardo il presepe scolpito, dove sono i pastori appena giunti alla povera stalla di Betlemme. Anche i Re Magi nelle lunghe vesti salutano il potente Re del mondo. Pace nella finzione e nel silenzio dalle figure di legno: ecco i vecchi del villaggio e la stella che risplende, e l’asinello di colore azzurro. Pace nel cuore di Cristo in eterno; ma non v’è la pace nel cuore dell’uomo. Anche con Cristo, e son venti secoli, il fratello si scaglia sul fratello. Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri? (Salvatore Quasimodo) Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli! accarezza il malato e l’anziano! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dall’intolleranza. Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato. Sei Tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni. Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia (Giovanni Paolo II) 4 “ E d è Na ta l e ! ” giovedi 25 dicembre “SANTO NATALE” S. Messa (per tutti gli “Ammalati”) Leggeremo e commenteremo il Vangelo di Luca 2,1-14 (=”per la pace nel mondo”) ore 8 (a S. Giacomo) S. Messa (”per la pace nel mondo”) ore 8.45 S. Messa (def.to GIANNI ERMANNO) ore 10 S. Messa dei Ragazzi (def.ti fam. BIANCHI, MONZA e PINI; def.ti CRIBIU’ GIUSEPPINA, PORRO MARIO e BERTO GIOVANNA) ore 11.15 S. Messa Solenne (def.to BONI PIERO) ore 18 S. Messa (def.to CERIANI FIORENZO) ore 7 Giuseppe e il pastore Quella notte d’inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po’ di carbone o una fascina di legna. Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca, scorse in un campo un bagliore di fuoco. corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro. Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiunse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo. Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli». Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: «Prendine quanti ne vuoi», disse. Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele. Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?». Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c’erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia. Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa. Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento. Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all’amore. DIO CI VUOLE INCONTRARE Il racconto è un invito a lasciare cadere la cattiveria e l’indifferenza che ci riempie il cuore. Guardiamo alla grotta di Betlemme come al luogo dell’incontro di Dio con l’uomo: «Dio ha tanto amato gli uomini da mandare il suo Figlio Gesù, perché chi crede in Lui abbia la vita eterna». La pace verrà Se tu credi che un sorriso è più forte di un’arma, Se tu credi alla forza di una mano tesa, Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide, Se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo, Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore, Se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l’altro, allora.... LA PACE VERRA’ Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore, Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino, Se l’ingiustizia che colpisce gli altri ti rivolta come quella che subisci tu, Se per te lo straniero che incontri è un fratello, Se tu sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore, Se tu sai accettare che un altro, ti renda un servizio, Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora.... LA PACE VERRA’ Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta, Se tu sai cantare la gioia degli altri e dividere la loro allegria, Se tu sai accogliere il misero che ti fa perdere tempo e guardarlo con dolcezza, Se tu sai accogliere e accettare un fare diverso dal tuo, Se tu credi che la pace è possibile, allora... LA PACE VERRA’ Charles de Foucauld 5 O t tava d i Na ta l e ! venerdi 26 dicembre “SANTO STEFANO” ore 7 S. Messa (def.ti FERRARO NICOLA e CARMELA) Leggeremo e commenter e m o i l Va n g e l o d i Giovanni 15,18-22 (=”se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me!”) N.B.: quest’oggi è “SOSPESA” la celebrazione della S. Messa nella Chiesetta di San Giacomo ore 8.45 S. Messa (def.ti fam. PIGOZZI, RESTELLI, FRANCHI AMBROGINA e Suor GIUSEPPINA) ore 10 S. Messa dei Ragazzi (def.ti MORETTI MARIO, FRANCHI ROSA e MARIA) ore 11.15 S . M e s s a ( d e f . t i V O L O N T E R I G I N O , ANGARONI CARLO e TERESA) ore 18 S. Messa (def.ti FECOLA REALINO) “Doccia scozzese” ! Tutti sanno cos’è la doccia scozzese. Soprattutto quelli che l’hanno fatta almeno una volta nella vita. Te la ricordi? Inizia con un vigoroso scroscio di acqua calda, ottima in questo periodo. Poi, quando meno te lo aspetti, parte un getto di acqua fredda su tutto il corpo che ti paralizza per qualche interminabile secondo. Oggi è la festa di santo Stefano e la liturgia funziona esattamente come una doccia scozzese. Ancora intenti a intonare nenie natalizie e ad addentare l’ultimo boccone di pandoro ricoperto al cioccolato, leggiamo che: “Si alzarono a discutere con Stefano... gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio... si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo” (At 6,9-12; 7,57-58) ! L’ultima nota natalizia ci esce dalla gola stonata e a ! Sabato 27 dicembre ore 8.30 ore 11 ore 18 “San Giovanni evangelista” (1 Gv 1,1-10; Gv 21,19-24) S. Messa (per le anime del Purgatorio) “Matrimonio” di BONZINI MARIA e DIANA DANIELE S. Messa (def.ta GIANNI MARCO; def.ta CARUGATI AMELIA; def.ti GIORGETTI MARIO, BUSNELLI PEPPINO e LIVIA, ALBERIO GIOVANNI) “La collina delle croci” Stefano è il primo fiore reciso dalla pianta nascente della Chiesa. Un martirio che lascia increduli ed esterrefatti perché attuato non da furfantelli di periferia, né da atei irriducibili, ma da uomini di religione, da autentici esperti del mestieri. Il sangue versato da Stefano è un inno d’amore a Gesù e un attestato alla verità del Vangelo. Stefano ha testimoniato la buona Novella in grado estremo, ed ha accolto la croce di Gesù come salario. Una gragnola di pietre gli verranno scagliate addosso con rabbia inusitata. Ma Stefano saprà sorridere fino alla fine, memore del messaggio del Maestro: «Chi perde la vita per causa mia e del Vangelo la troverà» (Mt 10,39). Un destino insanguinato quello di Stefano. Una sorte riservata a tanti altri discepoli di Gesù. Venti secoli di cristianesimo sono testimoni muti di inenarrabile violenza messa in atto contro la fede in ogni angolo della Terra: dalla Roma imperiale alla Cina, dal Giappone alla Spagna, dalla Russia alla Germania, dal Sudan al Burundi. La violenza continua ad abbattersi contro inermi fedeli che vivono in aree di minoranza. ! qualcuno va di traverso lo spumante. Mi ha sempre colpito che, subito dopo il Natale del Signore, giorno tradizionalmente dedicato alle poesie ottimistiche per i bambini e al sentirsi tutti più buoni, ci venga proposta una pagina tanto cruda della storia dei primi cristiani. E questo non è un caso. Esprime il desiderio di Dio che noi non dimentichiamo che la nascita del suo Figlio non fu una passeggiata tra i campi in fiore e che l’accoglienza di quel messaggio di amore e speranza implica una scelta di campo talvolta costosa. Come fu per Stefano. La doccia scozzese serve a mettere in moto una buona circolazione del sangue. L’alternativa del caldo e del freddo rimette in funzione l’organismo assopito. Allo stesso modo, la doccia scozzese della vicenda di Stefano, primo martire per Cristo, ci fa bene alla salute. Ci scrosta di dosso illusorie favolette e ci richiama alla dinamicità di una fede vissuta e talvolta combattuta, come lotta contro la mediocrità e il compromesso. contro gli accomodamenti e le apparenze. Spero faccia bene anche a te, oggi. (da “In cammino - Natale 2014” EDB) Gesù non ha inventato la croce. L’ha incontrata lungo la strada della vita. Egli però, l’ha ribrevettata, innestando in essa un germe d’amore. Così, il patibolo diventa un messaggio d’amore. La storia dell’umanità è testimone silenziosa di milioni di croci senza volto. Sono croci grigie e prive di speranza. Sono, talvolta, croci intollerabili e maledette che ingenerano angoscia o, nel migliore dei casi, rassegnazione. Solo la croce di Gesù è foriera di vita. La croce è ostacolo per quanti vivono ripiegati su se stessi. Rimane un simbolo muto per chi non è disposto a viverla in solidarietà con Cristo e i fratelli di sventura, E’ assurdità per chi esige la soluzione automatica di tutti i problemi senza prestare un contributo di condivisione. Dall’alto del Calvario Gesù invita a mettere tutte le croci in linea con la sua, per consentire che ogni goccia del dolore umano non vada perduta, ma acquisti senso compiuto. 6 “ Na ta l e : u n ge sto d i c a r i t à ! ” «La cosa più tormentosa per una madre è il sentir questo ritornello: Mamma voglio del pane!... Mamma, ho fame!... Quando non ho nulla da dare ai miei figli, mi sento quasi impazzire» (da una “testimonianza di P. Gauthier”). «Presso la fontana della Vergine, una bambina frugava nell’immondizia di una pattumiera per riempire il suo sacchetto con qualche mondatura: E’ una orfanella, lo fa per i suoi fratellini -, spiegò un ragazzo del luogo, per scusarsi con i pellegrini imbarazzati di vedere tale spettacolo al villaggio di Maria e Gesù» (sempre da P. Gauthier) Sosteniamo le “2 iniziative” del nostro “AVVENTO di CARITÀ” ! i “ POVERI dell’UGANDA ” seguiti da “ Padre DAMIANO GUZZETTI” ! L’”INVERNO dei POVERI” di cui si prende cura la “CARITAS PARROCCHIALE” ! - c’è chi da il superfluo: non ci vuole molta fatica a capire quale è il superfluo soprattutto quando abbiamo a cuore di vedere gli altri contenti: «ama il prossimo tuo come te stesso!». «Un cane ti sta molto a cuore; dorate sono le pellicce e i legni preziosi di cui è addobbata la tua casa. L’uomo invece, anzi Cristo, a motivo del cane e dei lussi sopra ricordati, è ridotto ad una fame estrema. L’uomo fatto ad immagine di Dio, va senza decoro a causa della tua crudeltà. Per adornare una poltrona o uno sgabello fai sfoggio d’oro e argento; e un membro di Cristo, una creatura per la quale Cristo discese dal cielo e diede il suo sangue, per l’avarizia tua non ha neppure il cibo necessario» (S. Giovanni Crisostomo). Il superfluo esiste da sempre e va di pari passo con l’ingordigia dell’uomo e può offuscare anche la vita di un ragazzo (conosco molti ragazzi «scontenti» perché “Preghiera nella malattia” O Signore, la malattia ha bussato alla porta della mia vita, mi ha sradicato dal mio lavoro e mi ha trapiantato in un altro mondo, il mondo dei malati. Un’esperienza dura, Signore, una realtà difficile da accettare. Eppure, Signore, ti ringrazio proprio per questa malattia: mi ha fatto toccare con mano la fragilità e la precarietà della vita. Mi ha liberato da tante illusioni. Ora guardo tutto con occhi diversi: quello che ho e che sono non mi appartiene, è un tuo dono. Ho scoperto che cosa vuol dire “dipendere”, avere bisogno di tutto e di tutti, non poter fare nulla da solo. Ho provato la solitudine, l’angoscia, la disperazione, ma anche l’affetto, l’amore, l’amicizia di tante persone. Signore, anche se mi è difficile, ti dico: «Sia fatta la tua volontà»! Ti offro le mie sofferenze, le unisco a quelle di Maria e te le offro con Maria. Ti prego, benedici tutte le persone che mi assistono e tutti quelli che soffrono con me. E, se vuoi, dona la guarigione a me ed agli altri. Amen. Maria, salute degli infermi, prega per noi. Maria, consolatrice degli afflitti, prega per noi. 7 continuamente «accontentati» dai loro genitori su mille cose non necessarie). ! - c’è chi dà anche il necessario: ci sono delle persone che per amore dei poveri sanno dare non solo il superfluo ma anche il necessario. Racconta il Lebret: «Mi trovavo nell’ufficio sindacale dei pescatori di Terranova. Entra un uomo; la sua figura è scolpita a colpi d’ascia; un essere forte e primitivo. Ha perduto la moglie da poco tempo. Vive solo con le sue due bambine. A chi l’osserva dà l’impressione di una forza, di una semplicità primitiva: - La mia causa, com’è andata la mia causa? - Vinta! - dice il segretario - Non si tratta però di gran cosa: 400 franchi... - Bene conservali per i poveri. Eccolo. Ha compiuto senza pensarci un gesto immenso. Quattrocento franchi! Ma è circa la decima parte del guadagno totale di una grande pesca! Ha passato giorni e notti per guadagnarli nella solitudine della sua barca! E quante volte ha rischiato la vita! Quattrocento franchi! conservali per i poveri. Signore, se tra i tuoi piccoli c’è tanta nobile generosità, che cos’è dunque la bontà?». ! - c’è chi non dà niente: mi viene in mente la parabola del ricco epulone che si trova nel Vangelo di S. Luca (16,19-31). Andate a rileggerla e vedrete come va a finire: «l’egoista porta in sé la sua condanna: gli è negato l’amore» (E. Boghen). “CHI DA’ AL POVERO, SEMINA LA PROPRIA IMMORTALITA’! (don Mazzolari) “Visita agli Ammalati” Se ci fossero ancora degli Ammalati che desiderano la visita del Sacerdote, in questo periodo natalizio, lo facciano presente! N.B.: per eventuali informazioni rivolgersi alla Sig.ra ANGELA MERONI (tel. 02.9681423) “BUON NATALE!” “LE SCARPE DI NATALE” C’era una volta una città in cui gli abitanti non si dicevano mai «buongiorno»; nessuno diceva mai «per piacere»; quasi tutti avevano paura degli altri e si guardavano sospettosamente. Il capo della polizia non aveva mai abbastanza poliziotti per punire.... La sera, rientravamo tutti a casa correndo e poi sprangavano le porte. Ma c’era Cristina, detta Cricrì. Cricrì aveva i capelli biondi come il sole, gli occhi scintillanti come laghetti di montagna e non pensava mai: «Chissà che cosa dirà la gente». Nella città si facevano molte dicerie sul suo conto. Perché Cristiana aiutava tutti quelli che avevano bisogno di aiuto, consolava i bambini che piangevano e anche i vecchietti rimasti soli, perché accoglieva tutti coloro che chiedevano un po’ di denaro o anche solo qualche parola di speranza. Tutto questo era scandaloso per la città. Non potevano sopportare ulteriormente quel modo di vivere così diverso da loro. E un giorno il commissario con venti poliziotti andò ad arrestare Cricrì. E per essere sicuro che non combinasse altre stranezze, la fece mettere in prigione. Perché era la vigilia di Natale. Natale era una festa, ma molti non sapevano più di chi o che cosa. Sapevano soltanto che in quei giorni si doveva mangiare bene e bere meglio. E soprattutto, la sera della vigilia di Natale, tutti dovevano mettere le proprie scarpe davanti al camino, per trovarle piene di doni il giorno dopo. Una cosa questa che, nella città, facevano tutti, ma proprio tutti. Così fu anche quel Natale. All’alba, tutti guardarono le scarpe, per trovare i loro regali. Ma.... che era successo? Non c’era l’ombra di un regalo. Neanche un torrone o un cioccolatino! E poi... le scarpe! In tutta la città, le scarpe risultavano spaiate. Il commendator Bomboni si trovò con una scarpina da ballo, una vecchia ottantenne aveva una scarpa bullonata da calcio, un bambino di cinque anni aveva una scarpa numero 43, e così di seguito. Non c’erano due scarpe uguali in tutta la città! Allora si aprirono porte e finestre e tutti gli abitanti scesero in strada. Ciascuno brandiva la scarpa non sua e cercava quella giusta. Era una confusione allegra e festosa. Quando i possessori delle scarpe scambiate si trovavano, avevano voglia di ridere e di abbracciarsi. Si vide il commendator Bomboni pagare la cioccolata a una bambina che non aveva mai visto e una vecchietta a braccetto con un ragazzino. Quando però il commissario sentì il gran trambusto che veniva dalla strada, pensò a una rivoluzione e corse a prendere le armi che teneva sul camino. Immediatamente il suo sguardo cadde sulle scarpe che aveva collocato davanti al camino. E anche lui si bloccò, sorpreso. Accanto alla sua pesante scarpa c’era... una pantofola di Cricrì. Stringendo la pantofola in mano, il commissario corse alla prigione. La cella dove AZIONE CATTOLICA Nel ricordare la giornata dell’adesione all’Azione Cattolica, che ogni anno ricorre l’8 dicembre - solennità dell’Immacolata - ognuno ha rinnovato il proprio impegno di fedeltà a questa scelta di cammino a servizio della Chiesa. La “benedizione delle tessere” ci aiuti a non dimenticare l’importanza di essere in ogni occasione testimone gioioso ed amico fraterno. A tutti infiniti auguri di “Buon Natale!” aveva rinchiuso Cricrì era ancora ben chiusa a chiave. Ma la ragazza non c’era. Ai piedi del tavolaccio, perfettamente allineate c’erano l’altra scarpa del commissario e l’altra pantofola. Dal finestrino, protetto da una grossa inferriata, proveniva una strana luce: era bionda e calda come il sole e aveva dei luccichii azzurri, come succede nei laghetti di montagna. E cominciò a capire. (”racconto” di BRUNO FERRERO) “S. CONFESSIONI” Padre DINO e Padre ALBERTO saranno disponibili: LUNEDI 22 = mattino e pomeriggio MARTEDI 23 = mattino, pomeriggio e dopo cena (ore 20.30) MERCOLEDI 24 = mattino e pomeriggio N.B.: arriviamo a Natale con il “CUORE PULITO” presso la Segreteria Parrocchiale sono disponibili le ultime 100 copie di “A CUORE APERTO” il libro scritto da don Filippo in occasione del suo “50° di ORDINAZIONE SACERDOTALE” Visita il sito della tua parrocchia www.sanpietroepaologerenzano.it 8