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La lirica corale
testi
Simonide
1 ``Di diman non v'eÁ certezza'' (16 P.)
2 La loro tomba eÁ un altare (26 P.)
3 Danae in mezzo al mare (38 P.)
S
imoÁnide nacque intorno al 556 a.C. a Iuli, il centro piuÁ importante dell'isola di
Ceo, nelle CõÂcladi. Per un certo tempo visse nell'isola nativa e fu istruttore di cori
a Cartea ed in altre cittaÁ; quindi si recoÁ ad Atene, dove alla morte di PisõÂstrato il suo
potere era passato ai figli Ippia ed Ipparco: quest'ultimo in particolare proseguiva la
politica culturale del padre, circondandosi degli intellettuali piuÁ in vista del tempo,
tra i quali Anacreonte, il musicologo Laso di Ermione e l'ateniese OnomaÁcrito,
studioso di poesia orfica. Nel 514, a seguito dell'uccisione di Ipparco per mano di
Armodio ed AristogõÂtone, Simonide si trasferõÁ in Tessaglia, accettando un invito del
tiranno Scopas a Crannone. Si racconta che durante questo soggiorno sia stato
protagonista di un curioso episodio, ricordato da scrittori greci e romani. Scopas gli
aveva commissionato un epinicio, nel quale egli, secondo il costume della lirica
corale, aveva inserito un'ampia digressione mitica, con un elogio di CaÁstore e
Polluce: per questo il tiranno gli diede solo una metaÁ del prezzo pattuito, invitandolo
a farsi pagare il resto dai suoi Dioscuri. Durante il banchetto in cui si celebrava la
vittoria, due cavalieri si presentarono alla porta, chiedendo del poeta Simonide.
Questi uscõÁ e non trovoÁ nessuno, ma proprio in quel momento crolloÁ il soffitto della
sala, uccidendo Scopas con tutti gli invitati. Allora tutti capirono che i Dioscuri
erano venuti a pagare il loro debito a Simonide. Questi poi, ricordando esattamente
il posto in cui ciascuno si era seduto, riuscõÁ ad identificare i cadaveri irriconoscibili.
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Cantore della vittoria Dopo la morte di Scopas Simonide si trasferõÁ a Larissa presso gli Alevadi,
greca sui Persiani dove ritrovoÁ Anacreonte. TornoÁ quindi ad Atene, in un periodo impreci-
sato tra le due guerre persiane, divenendo amico di TemõÂstocle, uno dei
capi del partito democratico, le cui scelte politiche e militari portarono alla vittoria
di Salamina. Fu allora il cantore del trionfo delle poleis greche sui Persiani: compose
epigrammi funerari per alcuni tra i caduti alle TermoÁpili ed un encomio per
celebrare il valore di tutti quelli che si erano sacrificati in quella battaglia; inoltre
partecipoÁ piuÁ volte alle competizioni ditirambiche, tra le dieci tribuÁ attiche istituite
da ClõÂstene, e riportoÁ diverse vittorie manifestandosi quindi perfettamente a suo
agio nel nuovo clima dell'Atene democratica.
Rapporti coi tiranni PiuÁ tardi, tuttavia, riprese a frequentare le corti dei tiranni: si recoÁ a
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Siracusa, alla corte di Ierone, ricevendo anche importanti missioni politiche, come la mediazione tra Ierone e il tiranno di Agrigento, Terone, un tempo
amici ma che in quel momento erano sull'orlo di uno scontro armato. MorõÁ intorno
al 468 ad ottantanove anni, e fu sepolto ad Agrigento.
Un grande intellettuale Fino a poco tempo fa si conoscevano di Simonide circa 150 frammenti, per
lo piuÁ molto brevi, ma nel 1993 sono state pubblicate per la prima volta
alcune elegie di una certa estensione, che ci consentono una conoscenza piuÁ documentata della sua straordinaria personalitaÁ poetica e culturale. Simonide rappre-
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tale: un uomo non puoÁ evitare di essere vile se eÁ colto da grave sventura;
valente eÁ chi ha fortuna, vile chi non l'ha'' (fr. 542 P.).
Altrove, l'espressione della precarietaÁ della vita non viene assunta per accentuare
la dipendenza dagli deÁi, ma come una caratteristica inevitabile dell'esser uomo,
della quale occorre soprattutto essere consapevoli (fr. 16 P. " Testo 1).
Il lamento di Danae Forse il piuÁ bello tra i frammenti che di lui ci sono giunti eÁ il lamento di
Danae. Questa era figlia di Acrisio, re di Argo: suo padre aveva saputo da
un oracolo che sarebbe stato ucciso da un nipote, e per questo la teneva chiusa
prigioniera in una torre; ma Zeus riuscõÁ a penetrarvi e a possederla. Quando Danae
partorõÁ Perseo, Acrisio la fece rinchiudere in una cassa e gettare in mare (fr. 38 P.
" Testo 3). Qui, rappresentando lo stato d'animo della mitica eroina, Simonide
dimostra tutta la sua concentrazione espressiva, presentando il sentimento in forma
composta e pur lucida, secondo i canoni formali dello stile severo (vedi oltre).
Lingua e stile La poesia di Simonide ha una cifra sostenuta, che utilizza elementi di
poetica arcaica, come le proposizioni nominali, per effetti retorici attentamente studiati; l'espressione della passione eÁ sempre contenuta in una misura
strettamente vigilata e consapevole. Tale equilibrio formale eÁ stato efficacemente
paragonato allo stile severo che segna il passaggio dalla scultura arcaica a quella del
V secolo e in cui, superata l'astratta monumentalitaÁ arcaica, si affrontano i problemi
del naturalismo e del movimento. Testo esemplare puoÁ essere considerato il suo
encomio per i caduti delle Termopili (fr. 26 P. " Testo 2).
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Simonide
Il tema In un frammento dell'encomio di Scopas Simonide delinea un'immagine
della precarietaÁ delle virtuÁ umane di cui sottolinea soprattutto la precarietaÁ: ``... non condidella vita vido il detto di PõÂttaco, che eÁ difficile esser valente. Solo un dio puoÁ essere
La lirica corale
senta infatti una grande figura intellettuale, attiva in un momento di profonde
trasformazioni della societaÁ greca, quando ormai la vecchia aristocrazia andava
perdendo sempre piuÁ il suo prestigio, e il nuovo potere sociale del demos gestiva
direttamente il governo nelle cittaÁ in cui era piuÁ forte, mentre altrove fungeva da
supporto alle splendide tirannidi tessale e siciliane. Non a caso Simonide ebbe ottimi
rapporti sia con la democrazia ateniese sia con i tiranni di Sicilia. In questa situazione, il poeta non eÁ piuÁ una persona ispirata dalle Muse o da Apollo, bensõÁ un
professionista, che fa della sua parola un consapevole strumento celebrativo sia della
gloria dei caduti per la patria, sia degli splendori delle corti dei tiranni, i quali gli
commissionavano i suoi canti. L'accusa di aviditaÁ di denaro che gli fu rivolta a
questo proposito eÁ un fraintendimento moralistico della sua qualitaÁ professionale,
che comprendeva tra i riconoscimenti sociali anche la retribuzione. Un'attivitaÁ
complementare, come la scoperta della mnemotecnica, cioeÁ dell'arte di addestrare
la memoria a trattenere molte notizie, si adatta bene a questa complessa figura di
intellettuale laico.
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