ARPA Rivista N. 5 e 6 settembre-dicembre 2007 Esselunga, la sicurezza è un lavoro di squadra Muovendo milioni di “pezzi” distribuiti su quasi 20.000 prodotti, i rischi per la sicurezza alimentare sono enormi. A questo Esselunga presta la massima attenzione, in particolare i ventisette “scienziati” che sono impegnati a tempo pieno in azienda per assicurare qualità e sicurezza dei prodotti. È stretto il rapporto di collaborazione con i veterinari e gli esperti delle Asl. Ringrazio innanzitutto Arpa per il gentile invito a esprimere il mio modo di vedere sui diritti dei consumatori in relazione alla nostra funzione di distributori. Non sono uno scienziato né un “esperto” e, dunque, il mio dire può essere soltanto quello di chi il mestiere lo fa, il negoziante lo ha fatto per passione. La distribuzione al dettaglio di prodotti alimentari è un servizio e il primo diritto del cliente, secondo me, è quello di avere un buon servizio. Dunque, il dovere da parte di noi distributori, di darlo. Dovere non sempre propriamente assolto. L’assiomatico concetto del diritto di ottenere un buon servizio da chi te lo deve dare si traduce, quindi, in una quantità – forse neppure definibile – di cose. Al centro del servizio sta il negozio, il punto di vendita, come oggi lo chiamano, e dunque da una sintetica visione del negozio e della sua funzione si può immaginare il livello di servizio. Il negozio deve essere neat, chiaro, semplice, pulito, ben illuminato, ben condizionato, possibilmente scintillante. La sua dimensione commisurata al mercato che deve servire ma anche all’assortimento che deve accogliere. http://www.esselunga.it/, Azienda Il lay-out, cioè la distribuzione dei reparti e i relativi arredi per l’esposizione dei prodotti – banchi refrigerati, scaffali, tavoli – disposto e disegnato in modo tale da facilitare la spesa del cliente e il rifornimento (o il servizio) da parte degli addetti: dunque semplice, facilmente comprensibile e praticabile, così da non perdere tempo. Funzionale a questa fondamentale esigenza del cliente è poi la presenza di ampi parcheggi sotterranei comodamente accessibili. Il personale gentile, possibilmente sorridente, incline al servizio. È bello sapere che molte clienti hanno la “loro” cassiera, da un’altra non vanno, e sentire il direttore del negozio parlare con affetto della tal signora. Ho chiuso una recente conferenza stampa ricordando il vecchio motto della British Airways, ormai perduto: “to fly, to serve”. Volare, servire: chi non sia preso da questa passione, non faccia, per favore, il negoziante. Naturalmente il negozio, per dare un buon servizio, deve, per definizione, essere “ben rifornito”. Questo non è sempre facile ed è impossibile senza una ferrea centralizzazione: pronto rifornimento, alte rotazioni, basso livello dello stock, sono l’irrinunciabile risultato della centralizzazione e di una 69 logistica da “Formula Uno”. Per inciso, vorrei notare che ciò comporta delle rigidità, non consente aperture di negozi qua e là, magari a mille chilometri di distanza, come taluni “esperti” ci accusano proprio adesso di non fare. Altro diritto del consumatore è la freschezza dei prodotti deperibili o prodotti freschi, che dir si voglia. Di acquistare, ad esempio, domani a Verbania una lattuga raccolta oggi in Puglia. E qui andiamo nel difficile, ma non nell’impossibile; per noi è la prassi. Certamente il metodo non basta, occorre gente eccezionale, la gente di Esselunga. Il cliente ha poi il diritto di trovare i prodotti tradizionali della sua terra assieme a una decente offerta innovativa che vada dal prodotto esotico alle “puntarelle”, meraviglia del nostro meridione che dieci anni fa a Milano neppure si sapeva che esistesse. Dei prezzi è inutile parlare, ça va sans dire. Così come è inutile parlare del rispetto delle norme, sia quelle afferenti alla sicurezza e alla salubrità dei prodotti, che quelle concernenti il punto di vendita e l’ambiente circostante. Verde compreso, laddove possibile. La sicurezza dei prodotti è, però, fra tutti, il primo dei diritti del cliente. Muovendo milioni di “pezzi” distribuiti su quasi 20.000 prodotti, i rischi sono enormi. A questo tutti prestiamo la massima attenzione e, particolarmente, i ventisette “scienziati” che, nello stretto ambito aziendale, dedicano all’ “assicurazione qualità” tutto il loro tempo. Sovente supportati in questo loro compito dai veterinari e dai dottori delle Asl. Gli americani, coloro che introdussero in Italia il seme del supermarketing, ci insegnarono una cosa fondamentale: la scatoletta ammaccata o quella arrugginita va scartata, sullo scaffale non deve stare. Non tanto perché nessuno poi la comprerebbe, ma perché un “pezzo” non “a posto” in vendita non deve andare. Da lì il principio basilare, che vale ancor più per i prodotti freschi: mai mettere o lasciare in vendita ciò che non compreresti tu stesso. Questo è un principio sacrosanto che dovrebbe essere alla base dell’operare di ogni dettagliante. Dell’ovvietà del mio scritto mi scuso, ma son cose che troppo spesso vedo trascurare nella pratica. Bernardo Caprotti Esselunga spa