Il progetto di creare un «Ecomuseo diffuso» nel vasto territorio del

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SISTEMA MUSEALE ECOMUSEO DEL CASENTINO
[C. BORGIOLI]
Il progetto di creare un «Ecomuseo diffuso» nel vasto territorio del Casentino nasce nel 1996, quando la
locale Comunità montana, la Provincia di Arezzo e tutti i Comuni dell'area interessata manifestarono
l'intenzione di coordinare una serie di iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale
casentinese1. Venne quindi costituito un Comitato Scientifico, deputato alla ricognizione del territorio e delle
risorse esistenti nonché all'ideazione della struttura complessiva dell'Ecomuseo e alla predisposizione del
relativo progetto di fattibilità.
Data la complessità e l'eterogeneità dei possibili temi da sviluppare offerti dal comprensorio, il Comitato
Scientifico arruolò esperti di diverse discipline: antropologia e storia delle tradizioni popolari, storia toscana
medievale, moderna e contemporanea, biologia, archeologia, scienza dell'educazione2. Sulla base delle
indagini svolte sul campo vennero quindi individuati sei «sistemi» coincidenti con altrettante tematiche elette
come rappresentative delle tradizioni, della storia locale e del contesto naturale: «sistema della civiltà
castellana», «sistema del bosco», «sistema dell'acqua», «sistema manifatturiero», «sistema agricolopastorale»¸«sistema dell'archeologia».
I sei sistemi sono stati poi organizzati integrando i percorsi nel territorio a strutture museali e centri di
documentazione realizzati già durante la seconda metà degli anni Novanta, in seno al progetto
dell'Ecomuseo.
In quattro anni furono infatti istituiti o riallestiti: il Museo del Bosco e della Montagna (Stia), il Museo del
Carbonaio (Cetica – Castel San Niccolò), il Museo della Civiltà Castellana (Castel San Niccolò), il Museo
della Castagna (Raggiolo Ortignano Raggiolo), il Museo Archeologico del Casentino (Partina Bibbiena), il
Museo del Contrabbando e della Polvere da Sparo (Chitignano), il Museo della Musica (Talla), il Museo
dell’Acqua (La Nussa Capolona), il Museo della Casa Contadina (Castelnuovo – Sabbiano), il Centro di
Documentazione “G.G. Gualberto Miniati”(Poppi)3.
1
Delibera della Giunta Esecutiva della Comunità montana del Casentino del 12/12/1996 n. 1112, Ecomuseo
del Casentino – Affidamento incarico per progetto di fattibilità.
2
La spesa complessiva relativa alla redazione del progetto dell'Ecomuseo fu sostenuta dalla Provincia di
Arezzo in misura del 35% mentre il restante 65% fu a carico della Comunità montana. Si veda quanto
espresso in narrativa nella delibera della Giunta esecutiva della Comunità montana del Casentino del
11/07/1996, Programma di interventi nei settori delle attività e dei beni culturali di cui alla LR 14/1995 per
l'anno 1996.
3
Si
veda
la
voce
«Informazioni
e
servizi»
nel
sito
ufficiale
dell'Ecomuseo:
http://www.ecomuseo.casentino.toscana.it/
Il progetto dell'Ecomuseo della seconda metà degli anni Novanta fu coordinato dalla Prof.ssa G.C.Romby
della Facoltà di Architettura di Firenze, la quale ne presiedette anche il comitato scientifico.
1
Il sistema dell'Ecomuseo del Casentino si profila dunque attualmente come un sistema territoriale articolato
in sei sottosistemi tematici. Di questi alcuni hanno una delimitazione territoriale specifica, altri si
organizzano su tutto il comprensorio della Comunità montana.4
Il Sistema della civiltà castellana interessa tutti i comuni della valle ed ha come obiettivo la valorizzazione
degli insediamenti fortificati eretti a presidio di strade e valichi, ponti e mercatali o a protezione degli antichi
confini feudali. Tali strutture sono state individuate come esempi di insediamenti peculiari del territorio del
Casentino in quanto storicamente definibile «terra di confine». A questo tipo di emergenze architettoniche
diffuse nelle valle, come i castelli di Poppi, Romena e Porciano, sono stati collegati il Museo della Civiltà
Castellana di Castel San Niccolò ed il Museo della Musica di Talla.
Il Sistema del Bosco riguarda i comuni di Ortignano-Raggiolo, Castel San Niccolò, Chitignano e Stia e si
propone di offrire una lettura completa delle diverse specificità del manto boschivo del Casentino, dalle
foreste di conifere e di faggi ai castagneti; contemporaneamente il sistema promuove la conoscenza del
bosco come risorsa diversamente usata dall'uomo nel corso dei secoli. Al percorso sono pertanto associati il
Museo della castagna di Raggiolo, il Museo del carbonaio di Cetica, il Museo della polvere da sparo e del
contrabbando di Chitignano, l'itinerario della Polveriera dell'Inferno, il Museo del bosco e della montagna di
Stia, il Laboratorio didattico di Ortignano. Il Sistema dell'acqua coinvolge tutti i comuni ed è incentrato
sulla presenza del fiume Arno e del suo utilizzo storico come risorsa per il lavoro. Al Museo dell'acqua di
Capolona sono quindi correlati mulini, ferriere, gualchiere, idrovie, ponti ed ogni altra attestazione
conservatasi del rapporto tra lavoro dell'uomo e risorse idriche del territorio.
Il Sistema agricolo pastorale ha il suo centro nel Museo della Casa Contadina di Subbiano al quale sono
collegati nello stesso percorso, dedicato al lavoro contadino e pastorale, diverse tipologie di insediamento
presenti nella zona. L'idea centrale del sistema, che si sviluppa nell'intero comprensorio, è quella di mostrare
come il tipo di lavoro svolto da una comunità ed il suo rapporto con l'ambiente abbia originato insediamenti
abitativi diversi e come questo abbia inciso nel paesaggio, caratterizzato ad esempio da case isolate o piccoli
villaggi nelle zone collinari e sulle pendici del Casentino, ove predominava la conduzione diretta di campi di
estensione limitata, oppure dai grandi casolari di fondo valle, legati al lavoro mezzadrile.
Il Sistema manifatturiero è diffuso su tutta la regione del Casentino e collega le attestazioni conservatesi
delle attività produttive che hanno storicamente caratterizzato il territorio: i distretti lanieri legati alla
produzione del noto «panno casentino», i setifici, le ferriere, le botteghe di fabbri e maniscalchi, le officine
per la lavorazione della pietra e della polvere da sparo.
Il Sistema dell'archeologia è formato dal Museo archeologico di Partina e dai numerosi siti archeologici
visitabili, tra i quali quelli di Castel Focognano, Poppi, Pratovecchio, Stia e Bibbiena. Alle testimonianze
etrusche (siti di Socana, Lago degli Idoli, Masseto) si affiancano un centinaio di siti romani dei quali più
4
Cfr. voce «Informazioni e servizi», <http://www.ecomuseo.casentino.toscana.it>
2
della metà riferibili ad insediamenti abitativi singoli e a piccoli villaggi (ville e vici) collocati lungo l'antico
asse viario di collegamento tra il Casentino e le valli limitrofe5.
Nel 1997 vengono siglati i primi accordi tra gli enti interessati a partecipare al Sistema mentre nel 2000 fu
stipulata la prima convenzione6.
Le indagini condotte sul territorio necessarie alla prima fase di sviluppo dell'Ecomuseo del Casentino, dettero
impulso anche alla pubblicazione di guide di alcune delle strutture museali, di quaderni didattici correlati alle
tematiche dei sistemi e di altri studi attinenti le discipline legate agli itinerari. L'obiettivo dichiarato
dall'Ecomuseo è documentare, valorizzare e conservare la «memoria storica» del Casentino, nei suoi aspetti
materiali ed immateriali, attraverso lo studio e la promozione della conoscenza del patrimonio demo-etnoantropologico, archeologico e storico del territorio. Sono promosse in particolare attività di catalogazione, di
ricerca e pubblicazione, di didattica e di documentazione audio-visiva mirate alla creazione di una «Banca
della Memoria» dedicata al Casentino.
Uno dei temi principali su cui lavora l'Ecomuseo è l'incontro ed il dialogo tra diverse generazioni, al fine di
recuperare conoscenze tecniche e tradizioni artigiane tipiche del contesto territoriale. Viene inoltre
incoraggiata ogni occasione di confronto tra visitatori esterni e popolazione residente, identificando in
quest'ultima il soggetto deputato alla conservazione dell'identità e dei valori specifici del territorio.
Per queste attività, per il coordinamento e la promozione, l'Ecomuseo si è dotato di un centro di sistema che è
stato individuato nel CRED (Centro Risorse Educative e Didattiche della Comunità Montana del Casentino).
Il CRED nasce nel 1996 dalla precedente Banca Intercomunale degli audiovisivi del Casentino, attiva dal
1988, e si configura come un servizio della Comunità montana, la quale ne fornisce la struttura
amministrativa. All'interno dell'Ecomuseo il CRED gestisce percorsi didattici ed attività per la fruizione delle
strutture, rivolgendosi in modo particolare alle scuole ed alla popolazione residente anche attraverso corsi,
produzione e divulgazione di documentazione multimediale7.
I musei che compongono il sistema sono di fatto gestiti da associazioni locali mediante convenzioni
sottoscritte con gli enti locali proprietari delle strutture. Tale pratica viene palesemente promossa nel
Regolamento stesso del Sistema, stilato ed approvato nel 20048. Con questo documento in particolare è stata
definita la struttura dell'Ecomuseo ed i suoi organi, che sono− oltre al citato centro servizi − il Comitato
consultivo e quello scientifico. Il Comitato consultivo può definirsi come l'espressione dei soggetti
appartenenti al sistema, componendosi dei rappresentanti di questi; ha il compito di nominare il coordinatore
5
<http://www.ecomuseo.casentino.toscana.it/>, si veda anche la scheda dedicata all'Ecomuseo del Casentino
in <http://www.ecomusei.net/>
6
Delibera della Giunta esecutiva della Comunità montana del Casentino del 21/11/2000 n. 113 (modificato
con Delibera della Giunta esecutiva della Comunità montana del 12/12/2000).
7
<http://www.casentino.toscana.it/cred/>
8
Regolamento del sistema museale Ecomuseo del Casentino. Approvato dal Consiglio della Comunità
Montana nella seduta n. 53 del 25 giugno 2004 e dagli enti partecipanti al sistema. Il Regolamento è
pubblicato
sul
sito
istituzionale
del
settore
musei
della
Regione
Toscana.
<http://www.cultura.toscana.it/musei/standard/regolamento/casentino.shtml>
3
del sistema ed approva le linee di intervento, i progetti speciali, i programmi pluriennali ed il bilancio
annuale di previsione. I consulenti scientifici hanno invece la funzione di verificare le linee di intervento e di
ricerca scelte per il sistema9.
Per la realizzazione del sistema sono state utilizzate risorse relative ai finanziamenti europei d’iniziativa
comunitaria Leader10. Attualmente i principali canali di finanziamento dell'Ecomuseo sono i contributi dei
Comuni aderenti, dell'Ente capofila, ovvero della Comunità montana, della Provincia di Arezzo e delle
associazioni locali, per le quali però i contributi possono essere intesi anche come prestazione di servizio;
l’Ecomuseo partecipa inoltre ai bandi per i co-finanziamenti regionali finalizzati a determinati progetti.
Ogni anno il piano esecutivo di gestione viene elaborato dal Centro servizi e sottoposto alla approvazione del
della Giunta esecutiva della Comunità montana11.
Tra le finalità dell'Ecomuseo espresse nel Regolamento vi è la partecipazione alla Rete museale aretina, che
si occupa della promozione dei musei e dei sistemi museali presenti nel territorio di pertinenza − attraverso la
pubblicazione di guide e di un sito web − e non interferisce quindi di fatto nella gestione del sistema
dell’Ecomuseo12. Nel 2004 è stato sottoscritto un nuovo protocollo d'intesa, firmato da tutti i soggetti
partecipanti all'Ecomuseo, di durata decennale. Il documento ribadisce la partecipazione attiva e «fondante »
delle associazioni che operano a livello comunale ed accoglie quanto espresso nel Regolamento dello stesso
anno.
Attualmente (luglio 2007) il sistema sta riflettendo sulla possibilità di elaborare un nuovo regolamento ed
evolversi verso una forma di organizzazione assimilabile a quella del concetto di «rete museale»; questo
anche conseguentemente al desiderio, manifestato da alcune strutture museali del comprensorio
tipologicamente diverse, di aderire all'Ecomuseo per poter beneficiare dei servizi di coordinamento offerti
dal sistema, come quello della promozione13.
Il bilancio delle attività svolte grazie alla realizzazione dell’Ecomuseo sembra in effetti essere positivo:
grazie alle risorse − economiche e non − aggregatesi attorno al sistema, nel corso di dieci anni sono stati
ripristinati edifici, riallestite o create nuove istruzioni museali, costruiti itinerari ed attivati laboratori per la
conoscenza del patrimonio artistico, storico e demo-etno-antropologico del territorio. Se la gestione delle
singole strutture è affidata a numerose diverse associazioni locali attive sul territorio, i programmi delle
attività comuni sono tuttavia elaborati in maniera unitaria: si riscontra infatti un forte coordinamento
9
Artt. 4-12 del Regolamento cit. 2004
Interventi previsti dal progetto «Ecomuseo del Casentino», Intervento Leader I - GAL Appennino Aretino
n.67. e 67 bis. http://www.cm-casentino.toscana.it/piano/attivita2001/monitoraggio/int341.htm. Per la
realizzazione di percorsi ed itinerari tematici sono stati utilizzati i finanziamenti I.C. Leader II.
11
Artt. 13-14 Regolamento cit. 2004
12
< http://musei.provincia.ar.it/index.asp> Cfr. anche scheda della Rete museale Aretina.
13
Il sistema dunque potrebbe svilupparsi in futuro come una rete di musei del territorio suddivisi in aree
tematiche, all'interno delle quali si andrebbe ad inserire l'originale (ed attualmente esistente) sistema
ecomuseale. Comunicazione orale del CRED – Comunità Montana del Casentino, in data 10 luglio 2007.
10
4
centrale, realizzato dal CRED, ovvero la struttura grazie alla quale si elaborano ed organizzano attività di
tipo sistemico, che appare essere proprio il punto di forza dell’Ecomuseo. L’attività più interessante
dell’Ecomuseo del Casentino ci sembra comunque la promozione della conoscenza del territorio e delle sue
tradizioni rivolta alla popolazione residente: attraverso una ricca documentazione, anche audiovisiva, relativa
ai costumi locali, sono stati realizzati progetti didattici per i quali le scuole costituiscono sia i fruitori che i
soggetti proponenti. In questo contesto le giovani generazioni si confrontano con gli anziani, quali ultimi
detentori di un patrimonio − legato alle tradizioni agro-silvo - pastorali, religiose e folcloristiche − che
rischiava di essere perduto e viene invece in questo modo tramandato grazie alla cosidetta «Banca della
memoria»14. A differenza di altre esperienze sistemiche, più votate all’implementazione del turismo,
l’Ecomuseo si caratterizza dunque per la spiccata vocazione alla promozione della conoscenza del
patrimonio locale, nei suoi aspetti tangibili e non, che vede negli abitanti del comprensorio i primi
destinatari, segnalandosi come esempio virtuoso nel panorama dei sistemi culturali toscani.
14
http://www.casentino.toscana.it/ecomuseo/menu/banca_memo.htm
5
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