Acquariforum
Crostacei
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venerdì 06 luglio 2007
Ultimo aggiornamento venerdì 06 luglio 2007
I crostacei comprendono circa 40.000 specie, le dimensioni variano da qualche millimetro a 3 metri In grande
maggioranza sono animali acquatici marini ma sono numerose pure le specie d’acqua dolce e perfino specie
completamente terrestri (granchi del cocco)
Fanno parte del phyllium Artropodi, che vuol dire con zampe articolate e sono muniti di un carapace, ossia una
protezione esterna del proprio corpo.
Sono divisi in 6 classi: brachiopoda, remipedia, cephalocarida, maxillopoda, ostracoda, malacostraca, quest'ultima
classe raccoglie i crostacei più conosciuti.
Vi è una grande varietà di forme del corpo, ma il capo presenta una certa uniformità.
Hanno un paio di occhi composti e cinque paia di appendici.
Come per altri artropodi, il successo dei crostacei è legato alle modificazioni delle appendici ed all'esoscheletro articolato
che favorisce una certa adattabilità a diverse situazioni ambientali.
Il capo di tutti i crostacei è composto da cinque paia di appendici: le antennule, le antenne, le mandibole, le mascelle, le
massille.
Le antennule (prime antenne) sono accompagnate dalle antenne (seconde antenne).
Le antenne hanno varie funzioni quali: ricezione sensitiva, locomozione, alimentazione.
Il terzo paio di appendici del capo sono le mandibole che fiancheggiano o ricoprono la bocca, sono generalmente
robuste e corte, vengono usate come la bocca per la masticazione, la triturazione o per filtrazione.
Dopo le mandibole vi sono due paia di appendici masticatrici addizionali, le mascelle (prime mascelle) e le massille
(seconde mascelle).
Sono dotati di occhi composti posizionati sul capo (occhi sessili) o su peduncoli mobili.
Il tronco è composto da una serie di segmenti separati e presentano gradi di specializzazione e modificazioni diverse
secondo la specie.
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L’esoscheletro
I crostacei sono rivestiti di una dura corazza, l’esoscheletro.
Questo è composto di proteine chitina e sali minerali.
Se da una parte uno scheletro esterno offre vantaggi di protezione e sostegno e agevola la locomozione
dell’animale, dall’altra non consente il suo accrescimento, per crescere devono liberarsi del vecchio
carapace e formare un nuovo rivestimento.
Tale fenomeno è detto muta
Il ciclo della muta
Si riconoscono quattro diversi stadi:
1.La pre-muta: è la fase preparatoria in cui il crostaceo smette di nutrirsi e rimuove dal vecchio esoscheletro il calcio, in
questo stadio lo strato di cellule posto sotto l’esoscheletro si stacca e comincia a produrre il nuovo involucro, la
fine delle pre-muta culmina con la fessurazione del carapace.
2.La muta: il crostaceo gonfia il proprio corpo mediante l’assorbimento di acqua e sguscia fuori dal vecchio
esoscheletro aiutandosi con movimenti degli arti. L’animale in questa fase è rivestito da una cuticola molle, è una
fase delicata perché senza protezione.
3.La post-muta:l’esoscheletro si distende e si mineralizza prelevando il calcio dai depositi in precedenza costituiti.
Terminato il processo il crostaceo riprende ad alimentarsi
4.L’inter-muta:continua ad alimentarsi accumulando materiale proteico e sali minerali, l'animale ritorna attivo.
Gli stadi della muta sono regolati da ormoni
Sviluppo larvale
I sessi sono separati ma alcune specie sono ermafrodite, altre si riproducono tramite partenogenesi.
I maschi di alcune specie devono aspettare la muta delle femmine, quando la corazza è morbida per permettere l’
accoppiamento.
La quasi totalità dei crostacei incuba le uova sino alla schiusa, altre specie fra cui molti decapodi liberano le uova
fecondate direttamente in acqua, altre specie ancora rilasciano le uova facendole aderire a un substrato.
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La maggior parte dei crostacei trascorrono un periodo larvale natante e planctonico, la larva viene chiamata nauplius.
Nel corso di mute successive e con aggiunte di segmenti la larva prende il nome di zoea, quando tutte le appendici si
sono formate il giovane crostaceo prende il nome di postlarva, dopo altre mute l'animale assume le caratteristiche
dell'adulto.
Tutte queste fasi possono essere diverse da specie a specie
I GRANCHI D’ACQUA DOLCE
I granchi sono crostacei decapodi (a dieci zampe) brachiuri (con la piccola coda), hanno il corpo diviso in due
parti:cefalotorace (capo + torace) e addome.
Il cefalotarace è ricoperto da un'unica piastra chitinosa che è il carapace.
Il capo è munito di un apparato boccale masticatore, due mandibole e due paia di mascelle non molto evidenti.
Gli occhi sono sostenuti da un peduncolo e possono essere ritratti in due cavità orbitali del cefalotorace.
Da quest'ultimo si dipartono anche gli arti, in numero di cinque per parte.
Il primo paio porta robuste chele che servono per difesa e predazione, mentre le altre quattro paia hanno funzioni
locomotorie.
L'addome delle femmine è provvisto di una tasca per l'incubazione delle uova e il trasporto dei piccoli.
I granchi possono vivere da 3 a 12 anni.
I Generi esotici
Genere Uca-Famoso granchio tipico di zone di mangrovie, adatto maggiormente per acque salmastre e classificato con
numerose specie
Genere Sesarma- originario del sud-est asiatico, dimensioni 4 -5 cm, adatto per acque salmastre.
Genere Cardisoma- originari del centro e sud America, dimensioni da 20 a 30 cm.
Genere Gercarcinus- originari dell’arcipelago indonesiano, dimensione 20 cm
Generi Potamonautes e Platyphelpusa-originari del laghi e fiumi interni africani, dimensione 20 cm.
e inoltre la specie della Nuova Zelanda Amarinus Lacustris, il piccolo sesarmidae Varuna Litterata presente in acque
dolci e salmastre dell'areale asiatico, sempre in areale sud-est asiatico troviamo i generi Geothelphusa, Malayopotamon,
Eriocheir, Demanietta. Gli originali e curiosi granchi del genere Aegla della zona argentino-cilena.
foto by Winter
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La specie italiana
Avete letto bene “la specie” perché di una unica specie si tratta, il Potamon fluviatiles.
Il granchio di fiume è un animale raro e forse ulteriormente rarefatto dagli eventi (inquinamento, cementificazioni,
modifiche dell'habitat) che negli ultimi decenni hanno causato un progressivo degrado della maggior parte dei corsi
d'acqua italiani.
A ciò si aggiunge, in parecchie regioni, un'indiscriminata e illegale raccolta a scopo alimentare.
Il carapace di questo crostaceo è lungo 35-45 mm. Si nutre di detriti vegetali trovati sul fondo acquatico, raschia le alghe
che ricoprono il substrato, preda rane, girini e vari invertebrati.
Scavano buche nel fango in cui si rifugiano nelle ore di inattività.
Gli accoppiamenti avvengono tra maggio e ottobre in acqua quasi mai nei pressi delle tane.
Tra luglio e ottobre le femmine incubano le uova per 40 giorni nella camera formata ripiegando l'addome sullo sterno.
I piccoli dopo la schiusa delle uova rimangono sotto l'addome della madre per 10 giorni prima di disperdersi nel fiume.
Le femmine spesso si avventurano lungo i bordi dei canali e sono più attive del maschio.
I GAMBERI e GAMBERETTI D'ACQUA DOLCE
Anche i gamberi sono decapodi (con 10 zampe) macruri (dalla grande coda).
Questi sono ciò che nel linguaggio comune chiamiamo gamberi, gamberetti, etc.. sono circa 600 le specie che vivono o
frequentano le acque dolci o salmastre.
I macruri hanno il corpo suddiviso in due parti: un cefalotorace (capo + torace), coperto da un carapace rigido, da cui
originano le 5 paia di arti principali, di solito 4 paia di zampe e 1 di chele.
Nel capo vi sono moltissimi organi di senso: occhi composti, sferici e montati su peduncoli e mobilissimi che vedono tutto
attorno a sé e antenne con terminazioni sensoriali (tattili, olfattive).
La parte anteriore del capo si allunga in un rostro la cui forma può essere utile per l'identificazione della specie.
Un addome (addome + coda) muscoloso, coperto da placche articolate di esoscheletro. L'addome termina con una pinna
caudale ed è usato per il nuoto (spinto in avanti e sotto il corpo genera una propulsione all'indietro).
Anche l'addome ha appendici varie utilizzate nel nuoto o per portare le uova.
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Le specie più comuni
Astacus leptodactylus-originario dell’est europa, dimensione 12 cm
Cambarellus montezumae-originario dei laghi interni del messico, dimensione 15 cm
Cambarellus shuffeldtii-originario del mississipi, piccolo crostaceo di 2-4 cm
Cambarellus zempoalensis-originario del Messico, dimensione 20 cm
Orconectes limosus- originario del nord-America, dimensione 20 cm
Pacifastacus leniusculus-originario del nord America, dimensione 16 cm
Procambarus alleni-originario della Florida, dimensione 15 cm
Procambarus clarkii- originario del nord-America(Luisiana), dimensione 20 cm
Procambarus cubensis-originario dell’isola di Cuba, dimensione 8 cm
Procambarus milleri-originario del sud.Florida, dimensioni 5 cm
Procambarus llamassi- originario del Messico, dimensione 20 cm
Pontastacus eichwaldi- vive nelle acque salmastre del mar Caspio ma spesso si avventura nei corsi d'acqua limitrofi
(delta del Volga)
Altre specie americane:
Procambarus speculifer, Procambarus immunis, Procambarus fallax, Procambarus bouvieri, Orconetes virilis, Orconetes
immunis, Orconetes ozarkae, Orconetes neglectus, Orconetes luteus, Gambarus geodytes, Gambarellus maculatos.
Le numerose specie australiane e della Nuova guinea del Genere cherax: Cherax quadricarinatus, Cherax destructor,
Cherax preissii, dimensioni 20 cm; Cherax tenuimanus gigante da 40 cm
Australia: dal più grande al più piccolo
Nell’isola di Tasmania ci vive il più grande astice d’acqua dolce e probabilmente si tratta del più grande
crostaceo d’acqua dolce; si tratta dell'Astacopsis gouldi, sembra che il suo peso arrivi fino a 6 kili e con lunghezze
di 40 cm e con artigli di 15 cm.Mentre nella regione del Queensland è presente il genere di astaci più piccoli del mondo
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come il Tenuibranchiurus glypticus che raramente arriva a 3 cm
I gamberi della Nuova Zelanda, Paranephrops planitrons e Paranephrops zealandicus
Le due specie del Madagascar- Astacoides caldwellii e Astacoides betsiloensis
I gamberi brasiliani dei generi Parastacus, Samastacus, Virilastacus e gli asiatici Cambaroides japonico, Cambaroides
similis
Ancora dall'Australia sono i gamberoni del genere Eustacus
Il grande gruppo del genere Macrobrachium, presenti in tutta la regione indo-pacifica, indocina, sud-est asiatico e centrosud americano fra cui le specie: Macrobrachium grandimanus, Macrobrachium lar, Macrobrachium rosenbergii,
Macrobrachium amazonicus, Macrobrachium jelskii, Macrobrachium jamaicensis con dimensioni che variano da 6 a 20
cm
ed inoltre fra i gamberetti:
Atyopsis gabonensis-originarie del Camerum, dimensione 15 cm
Atyopsis spinipes-originarie del sud-est asiatico, dimensione 8 cm
Atyopsis moluccensis-originarie del sud-est asiatico, dimensione 6 cm
Caridina serrata- originarie del sud-est asiatico, dimensione 3 cm
Le caridine e neocaridine- in maggioranza originarie del sud-est asiatico, dimensione 2,5-4,5 cm
Caridina japonica-originarie del Giappone, dimensione 5 cm
Halocaridina rubra-originarie dell'arcipelago hawaiano,dimensione 1 cm.
I generi Micratya, Xiphocaris e Potimirin originari delle isole caraibiche
Logicamente ci sono molte altre specie da prendere in considerazione, questo elenco è chiaramente incompleto.
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Le specie autoctone italiane
Poche sono le specie presenti nel vecchio continente di cui una in Italia: Austropotamobius pallipes (gambero dalle
zampe bianche), varietà italicus, raramente supera i 12 cm di lunghezza totale ed i 90 g di peso.
La colorazione del corpo è bruno-verdastra sul dorso e sui fianchi.
Ventre e arti sono invece biancastri, caratteristica, questa, che è valsa a questa specie il nome di "gambero dai piedi
bianchi" con cui A. pallipes è comunemente noto in molti dei paesi europei compresi nel suo areale.
Animale solitario e territoriale, esso è particolarmente attivo di notte quando va a caccia delle sue prede camminando sul
fondo dei letti dei torrenti con le chele protese in avanti, mentre trascorre la maggior parte del giorno nascosto tra tronchi
e ceppi sommersi, banchi di macrofite, lettiere di foglie e rami, anfratti rocciosi o in tane da lui stesso scavate lungo le
rive.
Il più apprezzato Astacus astacus (gambero dalle zampe rosse), tipico dell'Europa centro-settentrionale ed orientale, è
forse presente solo ai confini orientali, lungo fino a 15 centimetri.
Ha il robusto carapace verde-nero o verde-bruno, con chele corte e robuste e piedi rossicci.
Abita le acque sia correnti che stagnanti nascondendosi sotto i sassi o seppellendosi tra le radici degli alberi presenti
lungo le rive, da queste postazioni scatta per catturare girini e piccoli pesci, si ciba anche di animali morti.
Ma perché è scomparso?
Il calo demografico della popolazione di gambero è iniziato a manifestarsi in maniera massiccia all'inizio degli anni
settanta a causa di una serie di fattori che hanno agito in stretta sinergia.
Le malattie a carattere epidemico sono sempre state indicate come la principale causa di rarefazione dei gamberi.
Ben più pericolosi sono gli effetti dovuti agli inquinamenti meccanici, termici e soprattutto da pesticidi. Queste ultime
sono forme di inquinamento strettamente connesse con una forte presenza umana e conseguente sfruttamento del
territorio per scopi agricoli e industriali.
Le alterazioni e variazioni più o meno brusche e prolungate della temperatura dei corpi idrici sono diretta conseguenza
dell’industrializzazione e vanno a costituire quello che viene definito inquinamento termico.
Sono fenomeni assai frequenti in luoghi dove l’uomo modifica la rete idrografica.Tuttavia sono gli insetticidi a
risultare veramente dannosi per questi animali, in modo particolare per le forme giovanili.
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Altre specie autoctone
Ancora esiste un gamberetto, seppur localizzato in pochi laghi e fiumi indisturbati e incontaminati con molta vegetazione
sommersa, si tratta del Palaeomonetes Antennarius, un gamberetto trasparente ma che facilmente cambia colore, ottimo
divoratore di alghe che sa adattarsi anche in un acquario.
Numeroso ancora il gamberetto di laguna o di acque salmastre il Palaemon adspersus, che spesso viene sospinto dalle
maree per lunghi tratti lungo i fiumi e inoltre il gamberetto Atyaephyra desmaresti che spesso viene confuso con il
Palaemonetes e frequentante gli stessi ambienti di quest'ultimo.
Per avere una visione completa dei crostacei italiani non possiamo citare l'ordine dei Isopodi e dei Anfipodi (Aselle
aquaticum, Gammarus pulex).
Asellidi: hanno il corpo appiattito e a forma di scudo, manca il carapace e i segmenti dell'addome sono fusi tra loro.
Gli Asellidi sono tipici di acque stagnanti e ricche di detriti organici dove prosperano e formano colonie abbondanti,
dimensione 10-15 mm.
Gammaridi: sono colonizzatori di laghi e corsi d'acqua con corrente non eccessiva.
Sono indicatori di qualità e mal sopportano un carico organico eccessivo, sono onnivori, dimensione 10-20 mm.
Le specie alloctone in Italia
La maggior parte delle specie esotiche invece, presentano esigenze molto più ridotte e maggior velocità di accrescimento,
ovvero risultano essere molto più rustiche.
Contrariamente infatti a quanto si osserva nelle specie autoctone, le tre specie alloctone recentemente comparse in
Italia, Astacus leptodactylus, Orconectes limosus e Procambarus clarkii, risultano essere decisamente adattabili a
notevoli variazioni di salinità.
Il grande sviluppo che l’acquariofilia ha avuto negli ultimi anni ha indotto ad importare anche gamberi
d’acqua dolce a scopo ornamentale, appartenenti per lo più a specie tropicali facilmente allevabili e assai
rustiche, spesso poi sconsideratamente liberate in fiumi e laghi.
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Da qualche anno a questa parte infatti è facile vedere nei nostri mercati gamberi appartenenti alla specie Astacus
leptodactylus, meglio conosciuto come gambero turco, dalle dimensioni maggiori e dalle rese migliori. A. leptodactylus ha
ormai sostituito le specie nostrane sotto vari aspetti.
Alla taglia maggiore e alla più rapida velocità di accrescimento associa una maggior rusticità rispetto ai gamberi autoctoni.
La durata del suo ciclo riproduttivo non è neppure
paragonabile a quella delle altre specie europee a tal punto che questa specie ha ormai soppiantato A. astacus in molti
corpi idrici europei, per quanto riguarda l’Italia le segnalazioni della sua presenza nelle acque libere sono ancora
poche.
Una specie esotica molto più pericolosa dal punto di vista ecologico è l'Orconectes limosus, cambaride conosciuto come
“gambero americano”.
Ha fatto la sua comparsa in Italia nel 1991 e da allora si sono susseguite altre segnalazioni.
Questo cambaride è stato introdotto accidentalmente in Italia.
Come dice il nome, O. limosus è una specie tipica delle acque a lento corso o lacustri dai fondali melmosi. Vive bene in
ambienti scarsamente ossigenati e ha una buona resistenza agli inquinanti di varia natura.
Il suo habitat naturale è dunque completamente diverso da quello delle specie europee.
Nel 1992 è stata notificata la presenza in acque interne del Procambarus clarkii, il gambero rosso della Louisiana,
probabilmente fuggito da un allevamento sperimentale.
Negli Stati Uniti questo animale e' conosciuto con il nome popolare di "red swamp crawfish" e popola in maniera assai
numerosa gli acquitrini e le paludi della bassa vallata del fiume Mississippi in Louisiana.
Crostaceo dalla livrea inconfondibile (esiste anche una varietà azzurra) e di grandi dimensioni, grande divoratore di piante,
ha dimostrato una adattabilità oltre ogni aspettativa alle condizioni ambientali più diverse.
Pur essendo originario di regioni tropicali si è perfettamente acclimatato tollerando sia il quasi totale prosciugamento dei
corsi acquatici, sia temperature inferiori allo 0 °C cui fa fronte interrandosi sul fondo. Inoltre trova il suo habitat ideale in
acque per lo più acquitrinose, dal momento che è in grado di sfruttare per la respirazione anche l’ossigeno
atmosferico esponendo le branchie all’aria.
P. clarkii è in grado di vivere bene in acque caratterizzate da bassa salinità sopportando per periodi limitati anche valori
prossimi al 20‰, di conseguenza è in grado di colonizzare stagni costieri, lagune e perfino brevi tratti di costa.
A tutt’oggi in Italia non è sfruttato per fini alimentari, ma, fattore ancora più insidioso per quanto riguarda il rischio
di immissione sconsiderata nelle acque libere, incomincia a essere commercializzato a scopi ornamentali grazie alle sue
caratteristiche estetiche e alla facilità di allevamento in acquario
Merita infine citare che negli ultimi anni si assiste con lo sviluppo dell'acquacultura dell'allevamento di altra specie
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esotica in zone vallive salmastre, quale per esempio il Macrobrachium rosenbergii, grosso gamberone esotico che per
l'ingrasso viene spostato di frequente in acque dolci, non è inverosimile prevedere qualche fuga da questi allevamenti
intensivi e ritrovarci fra qualche anno con questa specie nei nostri corsi d'acqua.
Anche i grossi Cherax australiani sono allevati in forma sperimentale in Italia, come pure il Pacifastacus leniusculus detto
il gambero di California, specie di grossa taglia, particolarmente agressivo e con alta fecondità, quest'ultimo sembra già
presente in libertà
Articolo scritto da (Giulio) MisterG
Si ringrazia il sito www.ittiofauna.org per la disponibilità del materiale fotografico, e inoltre si ringrazia per le foto di WinterAle73-Roby68-Lorenzo
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