STANDARD OF PRACTICE Emorragia gastrointestinale inferiore Alessandro CASADEI, Leonardo SAMPERI, Enrico RICCI UO Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Ospedale GB Morgagni AUSL - Forlì L e emorragie gastrointestinali inferiori (EGI) sono definite storicamente come un sanguinamento che origina distalmente rispetto al legamento di Treitz; poiché le emorragie provenienti dal piccolo intestino differiscono da quelle coliche dal punto di vista della presentazione, della gestione e degli outcomes, prenderemo in esame esclusivamente i sanguinamenti che originano dal rettocolon e con caratteri di acuzie (non saranno pertanto considerate le forme croniche, intermittenti o continue, manifeste o occulte) (1). Le EGI acute, che costituiscono circa il 20% di tutti gli eventi emorragici gastrointestinali, si manifestano classicamente con ematochezia (talora i sanguinamenti del colon destro possono estrinsecarsi con melena); peraltro il 15% dei pazienti con ematochezia presenta un sanguinamento del tratto digestivo superiore (2). EZIOLOGIA DELLA EGI Le principali cause delle EGI, non sempre ben identificabili all’esordio e con ampie variazioni percentuali legate a provenienza geografica, età, comorbidità, farmaci assunti, comprendono: diverticolosi (32-67%), angiodisplasie (6-17%), ischemia intestinale (6-12%), emorroidi (2-11%), neoplasie e polipi (3-13%), sanguinamento post resezione endoscopica (1-8%), ulcera solitaria del retto (1-7%), cause più rare quali malattie infiammatorie intestinali, proctiti attiniche, varici del retto e Dieulafoy (in circa il 10% dei casi l’eziologia rimane sconosciuta mentre nel 40% sono possibili più fonti di sanguinamento) (1). Circa l’80-85% delle EGI tende ad arrestarsi spontaneamente e la gran parte presenta outcomes favorevoli con tassi di mortalità intraospeda- liera < 5%; i tassi di ospedalizzazione, la morbilità e la mortalità tendono ad aumentare nei pazienti anziani ed in quelli con comorbidità ed in trattamento con FANS, antiaggreganti ed anticoagulanti (3). VALUTAZIONE INIZIALE DEL PAZIENTE La gestione del paziente con EGI si basa su alcuni punti: a) stabilizzazione emodinamica, b) identificazione della fonte del sanguinamento, c) emostasi, d) profilassi del risanguinamento. L’anamnesi, l’esame obiettivo e gli esami bioumorali, comprendenti anche i tests emocoagulativi, risultano indispensabili per stabilire la severità del sanguinamento, la stratificazione del rischio, condizionante il timing delle manovre diagnostico terapeutiche in quanto circa il 15% di questi pazienti trae notevole vantaggio da un approccio il più precoce possibile, e le ipotesi eziologiche; un contemporaneo adeguato supporto del circolo risulta imprescindibile (4). Gli studi riguardanti i fattori di rischio sono in minor numero rispetto alle emorragie alte e le principali variabili indicative di una prognosi infausta (Tabella 1) (3-5). La presenza di instabilità emodinamica, soprattutto nei pazienti epatopatici ed in quelli con pregressa ulcera peptica od in trattamento con antiaggreganti o anticoagulanti, e di elevati valori di azotemia e creatinina, dovrebbe suggerire la possibilità di un sanguinamento alto con conseguente indicazione al posizionamento di un sondino nasogastrico (SNG) ed alla eventuale successiva gastroscopia; poiché una negatività alla aspirazione tramite SNG presenta un VPN del 64% con una scarsa sensibilità (42%-84%) e specificità (54%-91%) GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 13 Tabella 1 Tabella 1 Principali fattori di rischio di outcome sfavorevole nei pazienti con EGI. Fattore di rischio Odds ratio 95% CI Creatinina > 150 micromoli 10.3 2.4-43.5 Ht iniziale < 35% 6.3 2.2-16.7S Alterazione parametri vitali dopo 1 ora 4.3 1.4-12.5 Età > 60 anni 4.2 1.8-10.0 Abbondante quantità di sangue alla esplorazione rettale 3.9 1.2-13.2 Frequenza cardiaca > 100 battiti/minuto 3.7 1.8-7.6 Sanguinamento rettale rosso vivo 3.5 1.7-7.1 Pressione sistolica < 115 mm Hg 3.0 2.2-4.1 Alterazione dello stato di vigilanza 3.2 1.5-6.8 Sanguinamento continuo 3.1 2.4-4.1 Principali fattori di rischio di outcome sfavorevole nei pazienti con EGI nel predire una emorragia alta, alcuni Autori preferiscono eseguire direttamente la gastroscopia in urgenza senza posizionamento del sondino (6). GESTIONE DELLA EMODINAMICA E DELLE ALTERAZIONI COAGULATIVE Qualsiasi intervento diagnostico/terapeutico deve essere preceduto da una stabilizzazione emodinamica del paziente attraverso una adeguata infusione endovenosa di fluidi; l’impiego delle emotrasfusioni con globuli rossi concentrati (GRC) è volto a mantenere i valori di Hb al di sopra di 7-8 g/dl (valori di 9 g/dl sono assolutamente consigliabili in caso di emorragie massive, importanti comorbidità quali vasculopatie cerebrali e cardiache ed in caso di latenza nella effettuazione delle manovre emostatiche) (7). La maggior parte degli studi che valuta l’utilizzo dei fluidi nelle emorragie digestive riguarda gli eventi alti ed anche se un apporto intensivo di liquidi sembra ridurre la mortalità, la necrosi miocardica e la durata di degenza presso unità di cure intensive, purtutta- 14 via esistono molte controversie riguardo ai tempi, alla quantità ed alle caratteristiche organolettiche delle infusioni (non significativi vantaggi dei colloidi rispetto ai cristalloidi) e specifiche strategie circa l’impiego delle emotrasfusioni in presenza delle EGI non sono state sviluppate (7). Nel caso in cui i valori INR siano compresi entro il range terapeutico (1.5-2.5) è possibile eseguire una emostasi endoscopica antecedente o concomitante l’utilizzo dei farmaci volti a contrastare l’azione dei TAO (l’efficacia terapeutica ed il rischio di risanguinamento non appaiono modificati rispetto ai pazienti con INR < 1.5), viceversa in presenza di un INR > 2.5 la normalizzazione dei valori coagulativi deve sempre precedere l’emostasi (8,9). Nei pazienti con severe EGI necessitanti di emostasi endoscopica occorre mantenere i valori piastrinici nell’ordine di 50 x 109/l e quindi può rendersi necessario l’utilizzo di concentrati piastinici che, unitamente al plasma, possono essere utilizzati anche in caso di ripetute trasfusioni di GRC (tradizionalmente più di 10 unità di GRC entro 24 ore o ≥ 3 unità di GRC in 1 ora) (10). I nuovi anticoagulanti orali (NAO) si associano ad un aumentato rischio di emorragie gastrointesti- GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 IL RUOLO DELLA COLONSCOPIA La preparazione intestinale La colonscopia, eseguita invariabilmente dopo adeguata stabilizzazione emodinamica del paziente, rappresenta la procedura diagnostica e terapeutica di scelta in quasi tutti i casi di EGI; una preparazione intestinale adeguata costituisce un aspetto imprescindibile e determina un’accuratezza diagnostica della metodica variabile dal 48 al 90% (5,10). Una indagine endoscopica urgente senza preparazione o con precaria toilette del viscere non appare assolutamente indicata; infatti in questi casi la percentuale di intubazione del cieco risulta essere bassa (55-70%), la localizzazione della sede sanguinamento, soprattutto se diverticolare, può essere estremamente difficoltosa, con conseguente impossibilità di trattamento, ed il rischio di complicanze maggiore (1). Anche una metodica di preparazione basata sull’esclusivo utilizzo di tre successivi clisteri da 1 litro associati ad un sistema di lavaggio colico a pompa ed all’impiego di un device con aspirazione meccanica del contenuto intestinale non è risultata efficace (al momento questa tecnica viene raccomandata solo come supporto ad una adeguata preparazione orale) (2,14,15). La colonscopia dovrebbe essere eseguita a distanza di 1-2 ore dal termine di un’a- deguata preparazione intestinale con 4-6 litri di polyethylene glicol (PEG) o soluzioni analoghe da assumersi in 3-4 ore; utilizzando questa modalità di clearance intestinale l’accuratezza diagnostica, secondo alcuni Autori, risulta compresa tra il 75 ed il 100%, l’efficacia della emostasi è pari al 34% ed il rischio di complicanze molto basso (0.30.6%) (1, 5, 10). Circa 1/3 dei pazienti non tollera le rapide modalità di toilette indicate, anche se l’impiego dei procinetici può facilitare lo svuotamento gastrico riducendo la nausea ed il vomito, e necessita pertanto del posizionamento di un SNG per consentire una adeguata preparazione (il SNG appare indicato soprattutto nei pazienti ad alto rischio con sanguinamento attivo) (6). Nel corso della colonscopia la toilette del viscere deve essere molto accurata, la valutazione delle pareti coliche deve avvenire tanto in salita quanto in retrazione, per la possibile intermittenza del sanguinamento, ed il superamento della valvola ileociecale con studio dell’ultima ansa ileale risulta imprescindibile per escludere una sede più prossimale della fonte emorragica (5,10). standard of practice nali con un OR per tutti i sanguinamenti pari a 1.45 (CI 95%, 1.07-1.97); peraltro non esistono evidenze universalmente condivise sulla gestione di questi farmaci in caso di emorragie digestive (11,12). Un periodo di washout, raccomandato per le procedure in elezione, può non essere possibile in caso di importanti sanguinamenti o in presenza di un rischio tromboembolico elevato; inoltre a differenza dei TAO gli usuali test di coagulazione non possono essere utilizzati non riflettendo il reale stato coagulativo ed il conseguente grado di sicurezza della manovra terapeutica (12). Ne consegue come nei pazienti in trattamento con anticoagulanti appare indispensabile valutare i rischi di un sanguinamento persistente o di una tromboembolia connessi da un lato con la mancata sospensione del farmaco e dall’altro con l’interruzione terapeutica e l’eventuale utilizzo di antidoti; in questi casi appare consigliabile un approccio personalizzato e multidisciplinare coinvolgente svariati specialisti tra cui il cardiologo, il neurologo, il gastroenterologo e l’ematologo (10,13). Il timing della colonscopia La resa diagnostica e terapeutica della colonscopia nelle EGI è maggiore di quella di qualsiasi altra tecnica, comprese quelle radiologiche, e le complicanze sono rare; nonostante ciò vi è una sostanziale incertezza circa il timing ottimale di questa metodica (14, 16). L’ASGE e l’ACG raccomandano che i pazienti con EGI severe siano valutati con colonscopia entro 24 ore dall’accesso in ospedale dopo una rapida preparazione intestinale ma il timing ottimale risulta controverso in diversi studi condotti nei paesi occidentali ed alcuni Autori sottolineano come gli outcome clinici (resa diagnostica, risanguinamento, trattamento chirurgico urgente, durata dell’ospedalizzazione) potrebbero essere migliori nel caso in cui l’endoscopia fosse effettuata entro 12 ore (2, 5, 6, 10, 14, 17). Un recentissimo lavoro retrospettivo ha evidenziato come l’esecuzione della colonscopia urgente sia sicura, consenta la terapia endoscopica attraverso la identificazione delle fonti di sanguinamento e riduca la durata delle ospedalizzazioni; peraltro non sembra ridurre la mortalità e può aumentare il rischio di risanguinamento (18). Da tutti questi dati della letteratura, in parte anche contraddittori, risulta pertanto chiaro come siano necessari trial numericamente validi, prospettici e possibilmente multicentrici, per determinare il GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 15 Tabella 2 - Timing della colonscopia nei pazienti con EGI Tabella 2 Pazienti ad alto rischio clinico con segni e sintomi di sanguinamento attivo Stabilizzazione emodinamica, preparazione intestinale rapida, colonscopia urgente entro 12-24 ore (eventualmente in emergenza) Pazienti ad alto rischio clinico con segni e sintomi di sanguinamento attivo in trattamento con TAO Colonscopia quando INR < 2.5; utilizzare concentrati del complesso protrombinico (CCP) o plasma fresco concentrato (PFC); vitamina K ev per prevenire “rebound coagulopathy” Pazienti ad alto rischio clinico con segni e sintomi di sanguinamento attivo in trattamento con NAO Utilizzare concentrati del complesso protrombinico (CCP) o concentrati del complesso protrombinico attivati (CCP attivati) anche se nessuna linea guida è stata validata Pazienti non ad alto rischio clinico o importanti comorbidità o ad alto rischio clinico senza segni e sintomi di sanguinamento attivo Colonscopia non urgente “next available” dopo adeguata preparazione intestinale Pazienti non ad alto rischio clinico o importanti comorbidità o ad alto rischio clinico senza segni e sintomi di sanguinamento attivo in trattamento con TAO INR < 2.5: vitamina K ev; INR > 2.5: valutare eventuale trattamento con concentrati del complesso protrombinico (CCP) o plasma fresco concentrato (PFC) Pazienti non ad alto rischio clinico o importanti comorbidità o ad alto rischio clinico senza segni e sintomi di sanguinamento attivo in trattamento con NAO Non necessarie misure terapeutiche farmacologiche: differire la colonscopia dopo 24 ore per ottenere la clearance del farmaco (valutare la funzionalità renale) Timing della colonscopia nei pazienti con EGI reale valore della colonscopia in urgenza (6). Il timing della colonscopia nella EGI, con valutazione anche di eventuali contemporanei trattamenti con TAO e NAO, è riassunto nella Tabella 2 (5,19). Le tecniche di emostasi endoscopica Anche se il trattamento endoscopico ottimale non risulta ancora completamente definito, questa modalità di emostasi risulta essere assai efficace (emostasi immediata 50-100%) e gravata da scarse complicanze (0.3-1.3%) (14). Il trattamento endoscopico dovrebbe essere eseguito in caso di stigmate endoscopiche ad alto rischio emorragico quali sanguinamento attivo, spurting o oozing, vaso visibile, coagulo adeso; in caso di mancato trattamento il risanguinamento si verifica rispettivamente nell’83%, 60% e 43% delle stigmate indicate (20). Gli studi a disposizione non sono particolarmente numerosi e sono in gran parte retrospettivi, case reports o prospettici non randomizzati numericamente ridotti; pertanto la scelta della tecnica di emostasi, e l’eventuale associazione di metodiche diverse, si basa general- 16 mente sulla causa e sulla sede del sanguinamento, sulla esperienza personale dell’operatore e sul setting locale. Il trattamento endoscopico comprende l’emostasi iniettiva (più comunemente con adrenalina diluita in soluzione salina 1:10000 1:20000, utilizzata in genere come trattamento iniziale per ridurre o arrestare il sanguinamento con miglioramento del campo visivo; per la fugacità della efficacia dovrebbe essere associata alla emostasi termica o meccanica onde ottenere una emostasi completa), quella termica (da contatto: elettrocoagulazione mono o bipolare, heat probe, gravata da un rischio di perforazione nel colon destro di circa il 2.5%; non da contatto: argon plasma coagulation, APC, con coagulazione superficiale < 3 mm e basso rischio di perforazione), quella meccanica (clip through the scope: efficaci nelle lesioni non fibrotiche e nelle soluzioni di continuità mucosa < 1-1.5 cm, sostanzialmente inefficaci nelle ulcere con una larga base fibrotica potendo in questi casi favorire il sanguinamento per traumatismo vascolare; legatura elastica: sistema utilizzato per la legatura endoscopica delle varici esofagee e gravato da rischio di perforazione del viscere per intrappolamento a tutto spessore GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 EGI da diverticoli, angiodisplasie, pregresse polipectomie Le cause più comuni di EGI passibili di trattamento endoscopico sono i diverticoli, le angiodisplasie e le emorragie post polipectomia; cause meno frequenti di impiego della emostasi endoscopica sono rappresentate dalle varici rettali (indicato l’uso del cianoacrilato e del banding), dalle emorroidi (indicata una emostasi termica e meccanica), dal danno da FANS (consigliata soprattutto una emostasi iniettiva ed il clipping) e dalle lesioni di Dieulafoy (opportuna una emostasi termica e meccanica). Le emorragie in corso di malattie infiammatorie intestinali, coliti ischemiche e neoplasie sono generalmente non suscettibili di una emostasi endoscopica definitiva e sono trattate con terapia medica ed eventualmente chirurgica (1). Le emorragie diverticolari sono solitamente indolori, arteriose, provenienti dal colletto o dal fondo del diverticolo; il clipping costituisce il trattamento di elezione presentando rispetto alla emostasi termica un minor rischio di danno transparietale e perforazione (la metodica è inoltre più semplice rispetto alla legatura elastica soprattutto nelle sezioni destre del colon) (1, 14, 23). La clip può essere posizionata direttamente sul punto del sanguinamento o sull’orifizio diverticolare in modo da ottenere un tamponamento della emorragia (l’emostasi iniettiva, 0,5-2 ml per iniezione, può essere impiegata a livello del diverticolo o intorno ad esso per rallentare il sanguinamento, migliorare la visibilità, permettere la superficializzazione del fondo e favorire il posizionamento delle clip) (23). Il risanguinamento precoce si verifica molto raramente mentre quello tardivo, dopo 30 giorni, si manifesta in percentuali comprese tra il 17% ed il 24% (14, 23); appare pertanto consigliabile un tatuaggio con inchiostro di china o il posizionamento di una clip, se non già utilizzata per l’emostasi, nelle vicinanze della sede del sanguinamento per facilitarne l’identificazione in caso di risanguinamento (4). La legatura elastica richiede il susseguirsi di una serie di step: identificazione del diverticolo sanguinante, marcatura della sede con clip o tatuaggio, ritiro dello strumento, utilizzo di un gastroscopio o di un colonscopio pediatrico con legatore in sede, legatura della sede del sanguinamento secondo la tecnica del trattamento delle varici esofagee (emostasi 96.3%; considerare il rischio di intrappolamento della sierosa e della muscolare propria nel colon destro, meno frequentemente nel colon sinistro in rapporto al maggiore spessore della parete) (24). (Immagine 1, 2). Le angiodisplasie del colon, comuni negli anziani e nel colon destro ma possibili anche in sede rettale a seguito di radioterapia, si manifestano generalmente con sanguinamento oscuro/occulto ma, soprattutto in caso di trattamenti con anticoagulanti o antiaggreganti, possono determinare EGI; standard of practice della parete con necrosi tissutale) e più recenti tecniche comprendenti l’impiego di spray emostatici ad uso topico (efficaci soprattutto in caso di neoplasie colorettali, ulcera solitaria del retto, proctiti attiniche, ipertensione portale, sanguinamento post polipectomia) e di clip di maggiori dimensioni applicate con tecnica out of the scope (OTSC; ottimi risultati nel sanguinamento post polipectomia); ciascuna di queste tecniche, sia utilizzata singolarmente sia in associazione alle altre, si è dimostrata efficace e sicura nel controllo del sanguinamento (4, 6, 21-22). Immagini 1, 2 Sanguinamento oozing a partenza da diverticolo del sigma. Arresto del sanguinamento con emostasi meccanica (posizionamento di 3 clip). GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 17 Immagine 3 Immagine 4 Angiodisplasia del colon destro. Recidiva di sanguinamento post-polipectomia già trattata con emostasi meccanica (clip); presenza di vaso visibile. in questi casi l’emostasi termica costituisce la metodica di scelta, in particolare secondo la modalità non da contatto, APC, essendo efficace, relativamente facile, sicura, con riduzione della necessità di emotrasfusioni e miglioramento dei livelli di emoglobina (10). Le angiodisplasie localizzate al colon destro e quelle > 10 mm dovrebbero essere sottoposte a lifting con soluzione salina prima del trattamento termico (20-60 W con valori più bassi al colon destro; pulsazioni della durata di 0.5-2 secondi con flusso di argon di 1-2.5 l/min) (5). (Immagine 3). Il sanguinamento post polipectomia, immediato o tardivo, a giorni o settimane dalla resezione, riconosce alcuni fattori di rischio: polipi > 20 mm, grosso peduncolo, localizzazione al colon destro, trattamento antitrombotico. Il trattamento endoscopico comprende le clip, sia through che out of the scope, la terapia termica, con o senza utilizzo della emostasi iniettiva, e la legatura elastica; l’utilizzo delle clip dovrebbe essere preferito nei pazienti anziani per il minor rischio di danno parietale rispetto alla terapia termica (5, 10). LA RECIDIVA DI SANGUINAMENTO La percentuale di risanguinamento nelle EGI non è ben definita ma studi randomizzati controllati riportano percentuali del 22% per quello precoce, nel corso della degenza ospedaliera, e del 16% per quello tardivo, successivo alla dimissione; i fattori che possono contribuire a questi eventi sono rappresentati dalle comorbidità, dall’assunzione di farmaci (anticoagulanti, antiaggreganti, FANS), dalla causa del sanguinamento e dal tipo 18 di emostasi iniziale (2, 6). Non esistono studi che valutano direttamente il ruolo della ripetizione di una colonscopia nei pazienti con risanguinamento, precoce o tardivo, ma l’effettuazione della endoscopia, con emostasi se indicato, è fortemente raccomandato; nelle emorragie diverticolari la percentuale di ripetizione della colonscopia per risanguinamento precoce è pari al 20% (in queste situazioni spesso il paziente risulta degente in condizioni di digiuno e di toilette intestinale soddisfacente, in quanto recentemente eseguita, per cui una nuova indagine può essere prontamente effettuata) (23). (Immagine 4). ALTRE METODICHE DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE NON ENDOSCOPICHE L’angiografia mesenterica rappresenta l’indagine di scelta in caso di mancata diagnosi endoscopica o in presenza di un sanguinamento massivo con estrema difficoltà di ripristino dell’equilibrio emodinamico ed effettuazione di una adeguata preparazione intestinale (limite di flusso per la identificazione della sede dell’emorragia 0.5 ml/ min). L’embolizzazione superselettiva è effettuabile in oltre l’80% dei pazienti, con percentuali di emostasi pari a circa l’85% (range 40-100%); le complicanze legate alla metodica, soprattutto la ischemia intestinale, hanno interessato inizialmente circa 1/3 dei pazienti ma lavori più recenti riportano percentuali assai più ridotte (1-4%) con un tasso complessivo di successo tecnico e clinico del 67% (25). GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 negativa per pregressa radioterapia o chirurgia del piccolo intestino, la videocapsula (VCE) dovrebbe essere considerata come indagine di elezione al fine di guidare eventualmente l’enteroscopia device-assisted (DAE). L’accuratezza diagnostica della VCE risulta maggiore in caso di emoglobina <10 g/dl, ripetuti episodi di emorragia, sanguinamento oscuro manifesto e quando l’indagine venga eseguita entro 48-72 ore dal sanguinamento (78% vs 48%) (27). Anche se a tutt’oggi il ruolo della VCE in emergenza non appare ben definito, uno studio ne ha valutato l’impiego in urgenza in 55 pazienti con emorragia severa, dimostrando una capacità di identificare le lesioni sanguinanti nel 67% dei casi (28). Nei pazienti con EGI sottoposti a VCE, l’enteroscopia con doppio pallone presenta una resa diagnostica del 75% (95% CI; 60.1-90.0) che aumenta in caso di emorragia manifesta (29). In caso di sanguinamento massivo in atto, rischio di exitus e fallimento delle metodiche terapeutiche sopra indicate, dovrebbe essere valutata l’op- standard of practice La scintigrafia con emazie radio-marcate presenta il vantaggio della non invasività, dalla possibilità di esecuzione in caso di basso limite di flusso (0.04-0.1 ml/min) e dalla ripetibilità in presenza di sanguinamenti intermittenti, peraltro con percentuali di accuratezza comprese tra il 65 e l’80% (14). L’angiografia-TC multi-detector (MDCT) consente di individuare il sanguinamento attivo con un limite di flusso ematico di 0.3-0.5 ml/min dimostrando una accuratezza diagnostica di circa il 60% (range 25%-95%). L’unico studio prospettico che ha valutato i risultati della MDCT in urgenza nella identificazione del sanguinamento attivo o recente ha riportato una sensibilità del 100%, una specificità del 96%, un VPP del 95% ed un VPN del 100% (26). In presenza di sanguinamento in atto, mancata identificazione di una fonte emorragica colica ed EGDS negativa, è indispensabile una valutazione del piccolo intestino; in questi casi, nei pazienti stabili, senza segni di ostruzione e con anamnesi Tabella 3 Algoritmo diagnostico-terapeutico VALUTAZIONE CLINICA, SEGNI VITALI, ESAMI DI LABORATORIO PAZIENTI AD ALTO RISCHIO Multipli aspetti clinici di alto rischioa, instabilità emodinamica, segni e sintomi di sanguinamento in corso, gravi comorbidità Riempimento volemico e se indicatob, emotrasfusioni Considerare il ricovero in terapia intensiva; escludere una fonte di sanguinamento gastrointestinale superiorec. Non è giustificata l’esecuzione di una colonscopia/sigmoidoscopia senza preparazione EGDS Persiste instabilità emodinamica e intolleranza/ impossibilità alla trattare preparazione intestinal Interventi radiologici (angiografia preceduta da angioTC per la localizzazione) Consulto chirurgico Colonscopia elettiva dopo che il sanguinamento si è risolto Stabilizzazione emodinamica ed assenza di fonte “alta” di sanguinamentoper alla EGDS/SNGc PAZIENTI A BASSO RISCHIO Nessuno o pochi aspetti clinici di alto rischioa, stabilità emodinamica, non sanguinamento in corso o gravi comorbidità Riempimento volemico se necessario con fluidi ed emotrasfusioni Ricovero in un unità di cure non intensive Comparsa di instabilità emodinamica Colonoscopia eseguita entro 24 h dalla comparsa dei sintomi dopo ripristino dell’emodinamica e l’assunzione di 4–6 l di PEG nel corso di 3–4 h fino a quando il flusso fecale è chiaro senza sangue Persistenza di stabilità emodinamica Colonoscopia appena possibile dopo 4–6 l di PEG fino a quando il flusso fecale è chiaro senza sangue Emostasi endoscopica per stigmate ad alto rischio (le modalità di emostasi sono basata sullaì fonte di sanguinamento, localizzazione ed esperinza dell’endoscopista) Ripetere la colonoscopia con emostasi endoscopica per i pazienti con evidenza di sanguinamento ricorrente L’aspirina per la prevenzione cardiovascolare secondaria non dovrebbe essere interrotta, in caso di profilassi primaria dovrebbe essere evitata. Doppie terapie antiaggreganti piastriniche (DTAP) dovrebbero essere ripristinati entro 7 gg. L’aspirina non dovrebbe essere sospesa. Il timing esatto per la riassunzione delle tienopiridine dipende dal rischio cardiovascolare e dall’adeguato controllo del sanguinamento. DTAP non dovrebbero essere discontinuate fino a 90 giorni dopo una sindrome coronarica acuta e 30 giorni dopo uno stenting coronarico. aVedi Tabella 1 per i fattori di rischio. b Trasfusione di emazie concentrate al fine di mantenere Hb ≥ 7 g/dl. Considerare il valore di 9 g/dl di Hb in pazienti con significative comorbidità (soprattutto patologie cardiovascolari ischemiche) o ritardare l’intervento previsto. cEGDS se è alto il sospetto di un sanguinamento da una fonte “alta”, SNG se il sospetto è moderato. d Il SNG facilita la preparazione alla colonscopia in pazienti che sono intolleranti o incapaci di assumere la soluzione e vi è rischio di aspirazione. GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 19 zione chirurgica a patto che questa possa comportare un significativo miglioramento prognostico. La localizzazione della fonte di sanguinamento prima dell’intervento chirurgico è fondamentale per ridurre la morbilità e la mortalità ed evitare resezioni non risolutive; pertanto il trattamento chirurgico dovrebbe essere guidato, ove possibile, da una combinazione di tecniche angiografiche e/o enteroscopia intraoperatoria (IOE) e/o VCE (30). CONCLUSIONI Sono stati pubblicati pochi studi randomizzati riguardanti le EGI e la qualità delle evidenze è piuttosto bassa. Alla luce delle attuali conoscenze nella maggior parte dei pazienti con EGI la colonscopia non urgente, “next available”, risulta appropriata; una colonscopia urgente, entro 24 ore o secondo alcuni Autori anche entro 12 ore, appare indicata nei pazienti con segni e sintomi di sanguinamento attivo o severo, dopo adeguata stabilizzazione emodinamica e toilette intestinale. Le modalità di emostasi endoscopica nel colon non sono ben standardizzate e sono auspicabili ulteriori sviluppi sulla identificazione delle tecniche di emostasi più appropriate in base alle varie possibili cause di emorragia colica e sulla stratificazione del rischio al momento dell’evento emorragico, in relazione alle maggiori difficoltà di eseguire una colonscopia urgente rispetto ad una EGDS urgente. Una valutazione radiologica ed eventualmente chirurgica appare indicata nei pazienti con severi eventi emorragici con impossibilità di emostasi endoscopica o nel caso in cui l’indagine endoscopica non sia stata in grado di identificare l’origine del sanguinamento. La flow chart diagnostico/terapeutica delle EGI è riassunta nella Tabella 3. Bibliografia 1. Barnert J, Messmann H. Diagnosis and management of lower gastrointestinal bleeding. Nat Rev Gastroenterol Hepatol 2009; 6: 637-46. 2. Laine L, Shah A. Randomized trial of urgent vs. elective colonoscopy in patients hospitalized with lower GI bleeding. Am J Gastroenterol 2010; 105: 2636–41. quiz 264;2. 3. Strate LL, Ayanian JZ, Kotler G. et al. Risk factors for mortality in lower intestinal bleeding. Clin Gastroenterol Hepatol 2008; 6: 1004–10. quiz 955. 4. Wong Kee Song LM, Baron TH. Endoscopic management of acute lower gastrointestinal bleeding. Am J Gastroenterol 2008; 103: 1881–7. 20 5. Strate LL, Gralnek IM. 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Take home message - Nei pazienti ad alto rischio clinico e con sanguinamento attivo la colonscopia dovrebbe essere eseguita entro 24 ore dopo stabilizzazione emodinamica ed adeguata toilette intestinale. - La colonscopia urgente entro 12 ore può migliorare le percentuali diagnostiche e terapeutiche ma non determina riduzione del risanguinamento o del ricorso alla chirurgia. - Le stigmate emorragiche possono essere trattate endoscopicamente con efficacia e sicurezza. - Nei pazienti ad alto rischio clinico e con sanguinamento attivo, inadeguata risposta al ripristino emodinamico, EGDS negativa, impossibilità ad eseguire una colonscopia urgente con preparazione intestinale, dovrebbero essere considerati gli approcci radiologici (la MDCT dovrebbe essere considerata la metodica di prima scelta). - L’approccio chirurgico dovrebbe essere considerato in caso di sanguinamento massivo in atto, rischio di exitus e fallimento delle precedenti metodiche terapeutiche. GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 22. Jayaraman V, Hammerle C, Lo SK et al. Clinical application and outcomes of over the scope clip device: initial US experience in humans. Diagn Ther Endosc 2013; 2013: 381873. 11. Holster IL, Valkhoff VE, Kuipers EJ et al. New oral anticoagulants increase risk for gastrointestinal bleeding: a systematic review and metaanalysis. Gastroenterology 2013; 145: 105 – 112. e15. 23. Kaltenbach T, Watson R, Shah J et al. Colonoscopy with clipping is useful in the diagnosis and treatment of diverticular bleeding. Clin Gastroenterol Hepatol 2012; 10: 131–7. 12. Baron TH, Kamath PS, McBane RD. New anticoagulant and antiplatelet agents: a primer for the gastroenterologist. Clin Gastroenterol Hepatol 2014; 12: 187–95. 13. Husted S, Verheugt FW, Comuth WJ. Reversal strategies for NOACs: state of development, possible clinical applications and future perspectives. Drug Saf 2015; 39: 5–13. 14. Strate LL, Naumann CR. 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