Ipersensibilità Reazione indesiderata (provoca danneggiamento e alle volte morte) prodotta dal normale sistema immunitario. Il contatto con l’antigene provoca: 1. induzione di una risposta immunitaria per proteggere i tessuti; 2. reazioni che possono danneggiare i tessuti. Riconosce due fasi: 1. sensibilizzazione; 2. scatenante. Le reazioni di ipersensibilità vengono classificate in 4 tipi: dal tipo I al III sono anticorpo-mediate e si sviluppano velocemente; il IV tipo è cellulo-mediata (linfociti T e macrofagi) ed è una reazione ritardata. Sono quindi basate sul tipo di anticorpi e cellule coinvolti. Una particolare malattia può basarsi su più di un tipo di ipersensibilità. In molte forme, diversi tipi si presentano simultaneamente. Tipo TipoI Tipo II Tipo III Tipo IV Mediatore immunologico IgE IgG, IgM IgG, IgM Linfociti T sensibilizzati Meccanismo Rilascio mediatori Citotossico Immunocomplessi Ipersensibilità ritardata Esempio Anafilassi Anemia emolitica Glomerulonefrite Tubercolosi Ipersensibilità di Tipo I (immediata) Si verifica in secondi o minuti da che un animale sensibilizzato viene ri-esposto allo stesso antigene . È nota anche come immediata o anafilattica. Frequenti localizzazioni sono: 1. cute → orticaria, eczemi; 2. occhi → congiuntivite; 3. naso-faringe → rinorrea, rinite; 4. tessuto broncopolmonare → asma; 5. tratto gastrointestinale → gastroenterite. Le reazioni possono causare da piccoli inconvenienti alla morte. L’Ag assorbito si lega con IgE specifiche legate a mastociti tessutali o a basofili e eosinofili circolanti innescando il rilascio di mediatori preformati e stimolando la sintesi e la secrezione di altri mediatori. Questi mediatori stimolano reazioni infiammatorie acute e causano i sintomi e le lesioni associate con la reazione di ipersensibilità. Le più comuni reazioni di ipersensibilità di tipo I riflettono la distribuzione tessutale di mastociti; dato che le maggiori concentrazioni di mastociti si hanno in cute, apparato respiratorio e apparato gastro-enterico, questi sono i più colpiti. Le IgE prodotte in risposta a certi antigeni o allergeni (1) si legano ad essi (2) mediante la loro frazione Fab (Fragment Antigen Binding). Le IgE hanno elevata affinità per i loro recettori posti sulla superficie dei mastociti, eosinofili e basofili. Una successiva esposizione allo stesso antigene promuove il legame tra la frazione Fc (Frazione cristallizzabile) delle IgE e i recettori posti sulle membrane delle cellule sopracitate (3). Il legame crociato IgE Fc-recettore è fondamentale per l’attivazione (6) dei mastociti e la loro degranulazione (4, 5 e 7). I tessuti comunemente coinvolti riflettono la distribuzione dei mastociti, che sono cellule derivate dal midollo osseo e si reperiscono vicino ai vasi ematici, nervi e sotto gli epiteli (cute, sistema gastro-intestinale e respiratorio). I mastociti hanno granuli citoplasmatici contenenti amine vasoattive. Le IgE prodotte in risposta all’iniziale esposizione all’Ag, si legano prontamente con il frammento Fc ai mastociti tissutali, eosinofili e basofili. L’emivita delle IgE circolanti è 2 giorni; delle legate 11-12 giorni. La sensibilità è geneticamente determinata. Il termine atopia si riferisce alla predisposizione a sviluppare reazioni di ipersensibilità di I tipo localizzate. Individui atopici tendono ad avere: 1. alti livelli sierici di IgE; 2. elevati numeri di TH2 producenti IL-4. 1 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Esempi di ipersensibilità di I tipo: 1. rinite allergica; 2. febbre da fieno; 3. asma bronchiale; 4. orticaria; 5. atopia; 6. anafilassi. Anafilassi sistemica (shock) → penicillina, vaccini. Allergia al latte → nelle bovine Jersey. L’α-caseina del latte, in caso di ritardata mungitura entra nel circolo a causa dell’aumento di pressione intra-mammaria. Nel circolo viene riconosciuta come elemento estraneo e stimola la risposta anticorpale. Se si verifica un altro ritardo nella mungitura la α-caseina stimola la reazione scatenante (da comparsa di lesioni urticariodi cutanee, a edemi multifocali, a shock e morte). Reazioni di ipersensibilità di tipo I c.d. bifasiche Reazione scatenante immediata che avviene entro minuti dalla degranulazione dei mastociti seguita da una c.d. reazione tardiva dopo 8-12 ore. La reazione immediata è caratterizzata da: 1. aumento permeabilità vascolare (vasodilatazione, congestione e edema); 2. contrazione del muscolo liscio. È mediata da istamina rilasciata dai granuli dei mastociti e da PGD2, LTB4, LTC4 e PAF (fattore attivante piastrine) rapidamente sintetizzati dopo attivazione dei mastociti. La reazione tardiva è caratterizzata da infiltrato infiammatorio ricco di eosinofili, neutrofili e linfociti T; è causata da mediatori sintetizzati e rilasciati dai mastociti attivati e includono: leucotrieni e citochine. Le lesioni sono: edema imponente, contrazione muscolo liscio e accumulo tessutale di neutrofili, basofili, eosinofili e linfociti T che promuovono l’amplificazione e la permanenza della risposta di fase tardiva, senza il bisogno di una riesposizione all’antigene. L’accumulo di eosinofili e cellule T H2 è importante per la perpetuazione della reazione tardiva, dato che: 1. le cellule TH2 promuovono la sintesi di IgE aggiuntive; 2. gli eosinofili attivati sintetizzano LTC4 e PAF. Inoltre, la degranulazione degli eosinofili nei siti di infiammazione promuove il rilascio di “major basic protein” e “eosinophilic cationic protein”, che promuovono l’ulteriore degranulazione dei mastociti e dei basofili e sono tossiche per gli epiteli. Esempi di reazioni di I tipo bifasiche: 1. atopia canina → è una dermatite molto pruriginosa. Particolarmente colpiti: Cairn Terrier, West Highland White Terrier, Setter (Inglesi e Irlandesi), Dalmata, Boxer, Labrador; esposizione per via epidermica (lesioni simili alla dermatite da contatto); 2 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html 2. atopia felina → si manifesta come prurito lesionale e non. Importanti le allergie alimentari e le allergie alle pulci. Lesioni associate: complesso granuloma eosinofilico, otite esterna; 3. ipersensibilità respiratoria → COPD, asma felina. Ipersensibilità II tipo Fenomeno caratterizzato da reazioni citolitiche, mediate da anticorpi (IgG o IgM), e aventi come effettori: 1. il complemento; 2. l’ADCC. Le reazioni di ipersensibilità di II tipo rappresentano l’evenienza negativa sulle cellule dei meccanismi effettori rivolti verso i microrganismi patogeni. Anche per queste reazioni si distinguono una fase sensibilizzante ed una scatenante. L’ipersensibilità di II tipo è alla base delle reazioni indesiderate che si registrano: 1. nelle trasfusioni di sangue incompatibile; 2. nelle malattie c.d. da isoimmunizzazione materno-fetale: a) eritroblastosi fetale; b) isoeritrolisi neonatale; 3. nelle anemie → agranulocitosi, trombocitopenie autoimmunitarie, o conseguenti ad antigeni esogeni (farmaci, parassiti). Trasfusione di sangue incompatibile I globuli rossi hanno Ag di superficie che caratterizzano i gruppi sanguigni; nell’uomo il più noto è il sistema AB0. Gli antigeni dei gruppi sanguigni hanno la caratteristica di contenere epitopi che sono molto comuni in natura, quindi anche se non è presente l’antigene sull’eritrocita è molto facile avere l’anticorpo anti Ag nel sangue pur non avendo mai ricevuto una trasfusione. Ad esempio il fenotipo AA o A0 avrà Ab-anti-B; BB o B0 avrà Ab-anti-A; 00 potrà avere sia Ab-anti-A che anti-B; AB è tollerante verso gli epitopi e non potrà produrre Ab. Trasfusione compatibile: 1. da 00 a 00 o AB o A0 o B0 o AA o BB; 2. da AB a AB; 3. da A0 o AA a A0 o AA o AB; 4. da B0 o BB a B0 o BB o AB. Trasfusione incompatibile: 1. da AB o A0 o B0 o AA o BB a 00; 2. da AB a A0 o AA o BB o B0; 3. da A0 o AA a B0 o BB; 4. da B0 o BB a A0 o AA. La conseguenza di una trasfusione incompatibile è: 1. agglutinazione di emazie nel microcircolo 2. emolisi intravasale con: a) emoglobinemia; b) emoglobinuria; c) ittero. 3 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Isoimmunizzazioni c.d. materno-fetali Sono malattie emolitiche che si manifestano nel feto (uomo) o nel neonato (animali) in conseguenza del trasferimento di Ab materni anti-eritrociti del feto/neonato. Eritroblastosi fetale Avviene nell’uomo come conseguenza di incompatibilità tra antigeni eritrocitari del feto (ereditati dal padre) e il sistema immunocompetente della madre. La sensibilizzazione si realizza in una gravidanza in cui madri Rhconcepiscono figli Rh+. In gravidanze successive, se concepiranno di nuovo figli Rh+, possono trasmettere al feto, per via transplacentare, anticorpi anti fattore Rh. In questa evenienza il feto nasce con i postumi di crisi emolitiche subite in utero. Normalmente il fattore Rh è distribuito con 85% di Rh + e 15% di Rh-. Si rileva però, rispetto a quanto atteso, una bassa frequenza del fenomeno (effetto dose e protezione da incompatibilità AB0). Isoeritrolisi neonatale Interessa cavalli, bovini, suini, ovi-caprini come conseguenza di incompatibilità tra antigeni eritrocitari del feto (ereditati dal padre) e il sistema immunocompetente della madre. La placenta di queste specie non consente il passaggio di anticorpi, per cui la trasmissione avviene dopo la nascita con il colostro. I soggetti colpiti presentano sintomatologia riferibile ad una crisi emolitica. Negli animali la fase sensibilizzante è dovuta a vaccini (peste suina, anaplasmosi del bovino, aborto virale del cavallo). Nel cavallo è più frequente (0,05-2%) che nelle altre specie: 1. circa 14% delle gravidanze sono incompatibili; 2. emorragie placentari verso fine gravidanza; 3. a rischio madri negative per l’antigene A; 4. 8-10% nei muletti (Ag eritrocitari dell’asino non posseduti dalla cavalla). Una figliata di gattini con isoeritrolisi neonatale. Osservare i nasi itterici e il sanguinamento della coda del gattino bianco. La zampa di un gattino con isoeritrolisi neonatale. Notare il livello di ittero. Il gatto, in linea generale, ha due gruppi sanguigni: A e B (anche se, raramente, c’è anche un terzo gruppo, AB, che è una combinazione dei due gruppi precedenti). Le proteine dei globuli rossi sono A in un gruppo e B nell’altro. In effetti, anche se le proteine sulla superficie dei globuli rossi dei tipi A e B sono solo leggermente diverse, naturalmente, il sistema immunitario è in grado di rilevare queste piccole differenze. 1. 2. 3. 4. 5. 4 Gruppi sanguigni negli animali: bovini: 11; pecora: 7; maiale: 15; cavallo: 7; cane: 8. http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Ipersensibilità III tipo Processo che coinvolge: antigene; anticorpo; complemento; leucociti; piastrine. I complessi immuni si formano per il legame Ag-Ab in circolo o in situ (Ab circolanti si legano a Ag-self o Agesterni legati ai tessuti). Gli immunocomplessi che si formano in circolo sono generalmente rimossi da cellule fagocitarie e catabolizzati a prodotti finali inermi; però quelli di piccole e medie dimensioni tendono ad evadere la fagocitosi. 1. 2. 3. 4. 5. Siti di deposizione Sono governati per lo più da caratteri anatomici e fisiologici dei tessuti. Gli immunocomplessi si accumulano in aree deputate alla filtrazione: vasi, glomeruli, membrane sinoviali, plessi coroidei. La lesione da IC non risulta dalla deposizione fisica nei tessuti, ma dall’attivazione del complemento e risposte innescate. Patogenicità degli Ab circolanti La patogenicità degli Ab circolanti è in rapporto al numero di Ab e Ag e al tipo di Ab coinvolti. Gli IC formatisi in eccesso di Ab tendono a essere grandi e insolubili e sono rapidamente rimossi dai fagociti (non responsabili di lesioni). Gli IC formatisi in eccesso di Ag sono generalmente troppo piccoli per essere intrappolati nei filtri fisiologici e non sono in grado di attivare il complemento. Gli IC formatisi in lieve eccesso di Ag sono da piccoli a intermedi e sono dotati del maggiore potere patogeno perché rimangono intrappolati nei filtri. Gli anticorpi responsabili della reazione sono in maggioranza IgM e IgG. Reazioni da complessi immuni: 1. locali → fenomeno di Arthus; 2. generalizzate → malattia da siero. Fenomeno di Arthus Per deposizione in situ di IC. L’Ag sembra possa essere totalmente innocuo da solo o in molti casi rimane non conosciuto. Gli Ag più coinvolti sono: 1. Ag ripetutamente inalati → IC depositati a vari livelli dell’albero bronchiale e negli alveoli (alveolite allergica estrinseca del bovino; inalazione di spore di Micropolyspora faeni causa di polmonite interstiziale); 2. Autoantigeni → frequentemente implicati sono quelli che si legano con autoanticorpi (Lupus erythematosus sistemico); 3. Ag causa di malattie infettive persistenti: a. dermatite cronica da stafilococco; b. peritonite infettiva felina; c. leucemia felina; d. malattia del visone aleutino; e. peste suina africana; f. peste suina classica; g. malrosso; h. epatite infettiva del cane; i. malattia di Lime; j. anemia infettiva del cavallo. Localmente (cute) si manifesta una reazione edematoso-emorragica seguita da necrosi. La lesione tissutale è dovuta ad una microvasculite. I complessi immuni si formano nella parete vasale: 1. attivano il complemento: a. richiama neutrofili (C5a, C567); b. attiva meccanismi istaminergici dei mastociti (iperemia-edema); 2. stimolano l’attività di macrofagi (IL-1, TNF-, PAF): a. intensificano l’espressione di selectine sull’endotelio; b. richiamano neutrofili. 5 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html I neutrofili richiamati, ed in minore misura i macrofagi, liberano sostanze nocive per i tessuti (proteasi, radicali liberi, ossido nitrico) e sono responsabili della microvasculite e delle emorragie. Alla microvasculite segue microtrombosi con conseguente necrosi del tessuto. Il fenomeno di Arthus ha come principali effettori i neutrofili e il tempo di insorgenza è 3-8 ore. Malattia da siero Si manifesta (oggigiorno raramente) a seguito di grandi q di siero iperimmune eterologo (generalmente equino) in soggetti a seguito di esposizione al virus della rabbia o al tetano. È quindi la conseguenza negativa della somministrazione di sieri iperimmuni o comunque di forti quantità di antigene. I sintomi sono sistemici (febbre, tumefazione dei linfonodi, dolorabilità articolare, albuminuria) con prevalenza delle conseguenze renali (glomerulonefrite). La reazione immunitaria non riconosce organi-bersaglio, ma le lesioni derivano dalla deposizione di immunocomplessi. La reazione è largamente mediata dal complemento. I neutrofili sono i principali responsabili del danno. Fenomeno di Sanarelli-Schwartzman Mostra somiglianza con il fenomeno di Arthus, ma se ne differenzia per il meccanismo patogenetico e perché è una reazione sistemica. Il fenomeno sperimentale si manifesta a 12-24 ore dalla seconda inoculazione di endotossine ( E. coli, Serratia marcescens, Salmonella). I soggetti muoiono a causa di necrosi corticale renale conseguente a microtrombosi glomerulare e emorragie intestinali per coagulopatia da consumo. Il fenomeno non ha una base immunologica e può essere provocato anche da una seconda inoculazione di endotossine diverse da quelle della prima sensibilizzazione (c.d. reazione parallergica). Le due somministrazioni (sensibilizzante e scatenante) devono però essere vicine (12-24 ore). Nel fenomeno di Sanarelli Schwartzman cooperano due eventi: 1. ipercoagulabilità con microtrombosi del microcircolo, prima (necrosi); 2. ipocoagulabilità da iperconsumo, poi (emorragie). Malattie spontanee in cui il danno tissutale è dovuto ad un fenomeno S-S: necrosi corticale bilaterale nell’infezione da Haemophilus del suino. Ipersensibilità di IV tipo o ritardata Sostenuta, e trasmessa passivamente, da cellule (risposta cellulo-mediata). Il danno tissutale è indotto da una reazione infiammatoria innescata da linfociti sensibilizzati ed attivati in risposta ad un antigene. Il limite tra reazione immunitaria (utile) e immunopatologica (ipersensibilità IV tipo) non è sempre facilmente delineabile (due diversi effetti dello stesso meccanismo). La reazione non può venire trasmessa col siero, bensì dai linfociti T. Le cellule coinvolte sono linfociti T, monociti/macrofagi. I linfociti T citotossici (Tc) causano danneggiamento diretto, mentre i linfociti nT helper (T H1) secernono le citochine per l’attivazione dei T citotossici e reclutano e attivano monociti e macrofagi (responsabili del danno). Le principali linfochine coinvolte sono: fattore chemiotattico per i monociti, interleuchina 12( potente attivatore di cellule TH1), interferone-γ, interleuchina 2, TNF. 6 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Tra le reazioni di ipersensibilità di IV tipo si considerano: 1. c.d. “allergia microbica”; 2. dermatite da contatto. Allergia microbica In alcune malattie da agenti infettivi il danno tissutale non è conseguente all’azione patogena dell’agente eziologico ma all’instaurarsi e al perdurare della risposta cellulo-mediata. Gli agenti eziologici in questione hanno la caratteristica di essere resistenti alla fagocitosi dei macrofagi; ne consegue che: 1. l’agente eziologico è sempre presente; 2. il meccanismo effettore sempre stimolato; 3. i mediatori liberati causano accumulo di nuove cellule (effettrici) e del danno tissutale; 4. tipicamente inducono una reazione infiammatoria cronica granulomatosa. Agente eziologico Brucella abortus Corynebacterium pseudotuberculosis Listeria monocytogenes Micobacterium tuberculosis Salmonella typhimurium Rhodococcusequi Blastomices dermatitidis, Cryptococcus neoformans, Histoplasma capsulatum Toxoplasma gondii Leishmaniaspp Trypanosoma cruzi 7 Meccanismo di resistenza Parete cellulare resistente agli enzimi lisosomiali, blocco della fusione fagosoma lisosoma Lipidi della parete cellulare conferiscono resistenza agli enzimi lisosomiali, contiene lipidi tossici per il macrofago Neutralizza i prodotti dello scoppio respiratorio Lipidi della parete cellulare conferiscono resistenza agli enzimi lisosomiali, blocco della fusione fagosoma lisosoma Resistenza dovuta a lipopolisaccaridi della parete È capace di sopravvivere nei fagosomi Capsula difficile da degradare Blocco della fusione fagosoma lisosoma Resistente alla digestione lisosomiale Sfuggono ai fagosomi e sono in grado di vivere liberi nel citoplasma http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Le c.d. intradermoreazioni diagnostiche sfruttano l’esistenza di uno stato di ipersensibilità ritardata verso determinati agenti microbici e consentono di svelare, nell’ospite, lo stato di sensibilizzazione inoculando l’antigene: 1. tubercolina (oggi PPD); 2. malleina; 3. brucellina; 4. Johnneina; 5. istoplasmina, ecc. All’inoculazione dell’antigene segue: 1. un ispessimento locale (accumulo di linfociti e macrofagi, essudazione fibrinosa); 2. eventualmente una linfoadenite regionale(Ag drenati da linfatici e qui proliferazione di linfociti); 3. talvolta una reazione generale (febbre dovuta a IL-1). Dermatite da contatto Un agente sensibilizzante è in grado di indurre una reazione eccessiva del sistema immunocompetente. Alcuni hanno bisogno di essere attivati dal metabolismo della cute prima di diventare sensibilizzanti. L’agente si combina con cellule immunitarie della cute (cellule del Langerhans), che poi lasciano la cute e si spostano ai linfonodi. Nei linfonodi reagiscono con un’altra cellula immunitaria (linfocita T) che si riproduce e produce cellule memoria per l’agente specifico. Dopo la sensibilizzazione, un successivo contatto provoca il riconoscimento dell’Ag e la moltiplicazione dei l.T. Abbiamo quindi rilascio di istamina e innesco di processo infiammatorio. La seconda fase si può manifestare dopo ore o giorni e si denomina “ritardata”. 8 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Trapianto Consiste nel trasporto di un organo o di un tessuto da un donatore ad un ricevente Denominazione Relazione tra donatore (D) e ricevente (R) T. autologo o autotrapianto D e R sono lo stesso organismo T. isologo o isotrapianto o omotrapianto singenico D e R sono della stessa specie e singenici (geneticamente uguali) tra loro T. omologo o allotrapianto o omotrapianto D e R sono della stessa specie e allogenici (geneticamente diversi) tra allogenico loro T. eterologo o xenotrapianto D e R sono di specie diversa Omotrapianti singenici e autotapianti sono coronati da successo. Omotrapianti allogenici e xenotrapianti vengono eliminati dalla reazione di rigetto (eccezione per i gemelli sincoriali). Reazione di rigetto del trapianto Ha una base immunitaria (reazione secondaria accelerata) e la risposta immunitaria è diretta verso Ag dell’MHC del donatore non posseduti dal ricevente. È sostenuta dalla reazione cellulo-mediata (almeno nel c.d. rigetto acuto). È l’evento negativo del meccanismo di sorveglianza immunitaria preposto al controllo di cellule infettate da virus o trasformate. Ruolo dei sistemi effettori nel rigetto tutti i meccanismi effettori sono in realtà reclutati, prevale però l’attività citotossica mediata da linfociti T (c.d. forme acute) Nel rigetto iperacuto (entro 48 ore dal trapianto) hanno un ruolo preminente Ab; nel rigetto acuto (7-15 giorni a seconda dei tessuti) ha un ruolo preminente la risposta cellulo mediata; nel rigetto cronico (dopo mesi) hanno un ruolo preminente Ab verso i complessi c.d. minori di istocompatibilità. 9 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Patogenesi della reazione di rigetto La reazione di rigetto iperacuto o acuto è dovuta ad una microtrombosi vasale con conseguente ischemia e necrosi del tessuto o organo trapiantato. La microtrombosi è dovuta a lesioni endoteliali e conseguente attivazione della coagulazione. Le lesioni endoteliali conseguono a: 1. citolisi mediata dal complemento quando Ab si legano a allotipi MHC non self (r. iperacuto e cronico); 2. citolisi mediata da Tc, NK e macrofagi verso allotipi MHC non self (r. acuto). Nel rigetto cronico si sviluppa una infiammazione cronica che porta il tessuto trapiantato ad atrofia sclerotica. I meccanismi effettori non sono diretti solo verso le cellule endoteliali del donatore: verso di esse l’incontro con le cellule immunocompetenti del ricevente è più immediato e le conseguenze più devastanti. Reazione del trapianto contro l’ospite (GVH) Quando vengono trasferite cellule immunocompetenti allogeniche in soggetti immunologicamente immaturi o depressi: 1. i linfociti allogenici riconoscono come non self gli Ag MHC del ricevente; 2. viene indotta una malattia cachettizzante con morte dell’animale. È l’evento negativo del trapianto di midollo osseo. Inoculando linfociti allogenici nel sottocute si provoca un fenomeno infiammatorio acuto (GVH) autolimitante per l’intervento di linfociti propri (soggetto non immunodepresso. 10 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html Immunopatologia: reazioni verso gli elminti Questi organismi si sono adattati al ruolo di parassiti obbligati per cui hanno sviluppato meccanismi di superamento o evasione della risposta immunitaria: cambiamenti di struttura antigenica e variazioni della struttura di membrana. Di conseguenza le infestazioni parassitarie sono di media gravità. La carica infestante è controllata da fattori genetici dell’ospite e dalla natura della risposta verso quei parassiti. La risposta immunitaria verso gli elminti è relativamente inefficace perché: 1. fattori innati influenzanti il decorso di delle infestazioni da elminti (specie, sesso, età): a. influenza di età e sesso → è largamente ormonale; in animali a ciclo stagionale, i parassiti tendono a organizzare il loro ciclo riproduttivo con il loro ospite. Es.: le pecore mostrano un innalzamento primaverile di uova nelle feci coincidente con il parto e l’inizio della lattazione; b. influenza di fattori genetici → superiore resistenza di pecore con emoglobina A alle infestioni da Haemonchus contortus rispetto ai soggetti con emoglobina B; 2. influenza di elminti a diverse fasi di sviluppo all’interno dello stesso ospite → la presenza di adulti nell’intestino può ritardare lo sviluppo di stadi larvali dello stesso parassita. Es. vitelli infestati da Cysticercus bovis mostrano resistenza verso ulteriori infestioni dello stesso parassita. Immunità acquisita Gli elminti hanno una cuticola spessa di protezione che non può essere penetrata dal complemento o dalle perforine derivate dai linfociti T. Per combattere gli elminti, il sistema immunitario deve ricorrere a cellule (es. eosinofili, mastociti) che possano distruggere la cuticola del parassita o attaccarlo attraverso punti deboli della superficie (orifizi app. digerente). Risposta Immunitaria La prima linea d’azione contro i parassiti è indotta da: eosinofili, macrofagi e citochine della risposta innata (IL 1, IL 6, IL 12 e TNF). I monociti-macrofagi, assieme alle cellule dendritiche presentano sulla loro superficie antigeni di istocompatibilità verso i linfociti T helper CD4+. Sono note come cellule presentanti l’Ag(APC). Anche gli eosinofili possiedono capacità fagocitarie, ma non contengono lisozima. Hanno grandi quantità di fosfatasi acida e diperossidasi. Sono molto efficaci verso i parassiti. Molte infestioni sono associate con i tipici sintomi (eosinofilia, edema, asma e orticaria); elminti che stimolano una risposta di ipersensibilità di Tipo I sono: Ascarissuum (Suini), Strongili,Tenie, Fasciola. Ipersensibilità di Tipo I non è l’unico tipo di immunità innescata dagli elminti: nelle infestioni da platelminti (es. Taeniasolium): 1. le cisti vitali innescano una iperproduzione di IgE (risposta Th2); 2. con la morte della cisti, stimolano una risposta granulomatogena (risposta Th1), cioè una ipersensibilità di Tipo IV (immunità cellulo-mediata). Questo starebbe a significare che una risposta Th1 si verifica quando il parassita non è più in grado di modulare la 11 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html risposta immunitaria dell’ospite. Nella dictiocaulosi polmonare del cavallo sembra che la risposta evocata dai linfociti T helper(TH1) si verifichi una volta che il parassita non sia più in grado di modulare la risposta immunitaria dell’ospite. I Linfociti T sensibilizzati deprimono l’attività degli elminti mediante: 1. lo sviluppo di ipersensibilità ritardata (Tipo IV) → attrae mononucleati nel sito di invasione larvale e rende l’ambiente locale inadatto alla crescita e alla migrazione; 2. Linfociti T citotossici possono causare la distruzione larvale. Nelle infestioni da vermi piatti, dove la ciste cresce all’internodei tessuti, il parassita ha bisogno diproteine per nutrimento: il parassita possiede recettori Fc per le immunoglobuline dell’ospite, ed è possibile che le immunoglobuline costituiscano la fonte proteica per il parassita. Dato che il fluido all’interno delle cisti contiene mitogeni per i linfociti, si suppone che stimolino la produzione dei linfociti che possono essere utilizzati come nutrimento. Quando la ciste muore, si forma un granuloma che tiene i linfociti lontani. Evasione della risposta immunitaria: 1. perdita di potere antigenico: è presumibile che avvenga una selezione naturale (residuano i parassiti a bassa antigenicità); Hemonchus contorto diventa meno antigenico per la pecora (ospite naturale) che per il coniglio (ospite casuale); 2. espressione di antigeni dell’ospite sulla membrana del parassita (es. gruppi sanguigni) → i parassiti possono ridurre la loro antigenicità assorbendo proteine dell’ospite sulla superficie; Fasciola epatica secerne proteasi per la distruzione delle immunoglobuline; 3. variazioni antigeniche → gli antigeni della cuticola delle larve di Trichinella spiralis presentano notevoli differenze tra i vari stadi; Ostertagia ostertagi deprime la risposta di blasti linfocitari; Oesophagostomum radiatum secerne fattori solubili che inibiscono la risposta dei linfociti. 4. immunosoppressione → pecore infettate da H. contortus; induzione di specifiche sostanze che riducono la risposta immunitaria (F. hepatica). 12 http://quizmedicinaveterinaria.altervista.org/index.html