Facoltà: Scienze politiche Cattedra: Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico Prof. Marica Spalletta INFORMAZIONE E SPORT TRA ORGANIZZAZIONE E NARRAZIONE. UN’ANALISI COMPARATA DI GIRO E TOUR Simone Buccarelli Matr.057132 1 L’Italia è il paese dell’arte, del mare e della buona cucina ma anche il paese dei campioni del mondo di calcio e dei sessanta milioni di commissari tecnici, della Ferrari, del Giro e di Coppi e Bartali. Lo sport riveste una certa importanza, ieri come oggi, rappresentando in molti casi l’Italia oltre i propri confini e, cosa che ci interessa di più, accompagnando spesso le giornate degli italiani. Giornali, radio, tv, e negli ultimi anni internet, hanno riempito sempre di più i loro spazi con notizie sportive, fino al giungere di queste, sul finire del secolo scorso, col rappresentare l’informazione di maggior interesse per il popolo dei lettori 1 . Il giornalismo sportivo è sempre strettamente connesso ai cambiamenti politici e culturali della società. Ecco che allora agli albori della sua storia, nella seconda metà del diciannovesimo secolo, tratterà quasi esclusivamente di ginnastica, per poi occuparsi del ciclismo, attorno al quale cresce l’interesse agli inizi del Novecento, fino ad arrivare poi ai giorni nostri, al predominio del “pallone” su giornali e notiziari sportivi. Merita particolare attenzione all’interno di questo sviluppo la nascita del Giro d’Italia, perché legata come pochi eventi sportivi, o forse come nessuno, alla società italiana ed al suo sviluppo, e soprattutto al più importante quotidiano sportivo italiano: la Gazzetta dello Sport. Nata nel 1896 dalla fusione dei periodici “Il Ciclista” e “La Tripletta”, la “Rosea” sin dai primi anni di vita si adopera in diversi modi per favorire la crescita dello sport in Italia. Oltre a darne ovviamente notizia, è impegnata nell’organizzazione di manifestazioni sportive: gare podistiche, incontri di scherma e corse ciclistiche. La prima di queste fu la “Gran fondo”, nel 1902, poi Giro di Lombardia e Milano-Sanremo. Il ciclismo è lo sport del momento ed occupa la quasi totalità del giornale. Il 24 agosto del 1 Stando al numero di copie vendute dei quotidiani. 2 1908 la Gazzetta lancia il Giro d’Italia, in programma nel maggio successivo. In cento anni le edizioni della “corsa rosa” saranno novantuno. È su quest’aspetto del giornalismo sportivo che si concentra la nostra analisi. L’aspetto dei giornali-organizzatori, capaci di innescare un meccanismo di creazione dell’evento e racconto dell’evento stesso, che funge allo stesso tempo da promozione sia per la manifestazione che per il giornale. Come viene trattata la propria corsa dalla Gazzetta dello Sport? E come avviene dunque questo meccanismo? Prenderemo in esame l’aspetto dello stile utilizzato nel racconto degli eventi e l’aspetto dei temi trattati, delineando una sorta di gerarchia all’interno delle notizie sportive e, più in generale, cercando di valutare lo spazio concesso all’evento in questione all’interno del giornale, a partire dalla prima pagina. Obiettivo è, oltre quello di capire che importanza rivesta il ciclismo oggi in Italia, confrontare il caso del Giro d’Italia con quello dell’altra manifestazione ciclistica dal grande riscontro di pubblico: il Tour de France, il termine di paragone perfetto. Studieremo allora allo stesso modo la cronaca degli eventi legati alla corsa francese sulla Gazzetta, misurando così il peso dell’una e dell’altra corsa. Il confronto prenderà poi una piega più interessante, “internazionale”, se alla nostra analisi delle pagine del quotidiano italiano affianchiamo uno studio del quotidiano sportivo francese “L’Équipe”, che tante analogie possiede con la “Gazzetta”. Si tratta infatti dell’organizzatore del Tour de France, dal quale cento anni fa proprio la Gazzetta prese esempio per dare vita alla sua corsa. De L’Équipe analizzeremo gli stessi aspetti presi in considerazione per lo studio della Gazzetta, vedendo quindi come la corsa più importante del mondo catalizzi l’attenzione di un Paese intero (L’Équipe è l’unico quotidiano sportivo francese), e riuscendo 3 inoltre a percepire l’importanza che all’estero si conferisce al “nostro” Giro, confrontandola con come invece sia vissuto in casa. È quindi un confronto incrociato e su più fronti. Un confronto tra i giornali, tra le corse, e tra le corse sui giornali, “patron” e “stranieri”. L’aspetto che da rilievo all’analisi è proprio l’essere, da parte dei due quotidiani presi in esame, da sempre organizzatori delle due manifestazioni ciclistiche. Prima di arrivare alla parte di analisi è opportuno percorrere le tappe che hanno segnato il giornalismo sportivo in Italia, prestando particolare attenzione alla storia del giornale su cui poi ci concentreremo, “La Gazzetta dello Sport”. Il primo capitolo traccia quindi la storia del giornalismo e dei giornali, e ci serve anche per comprendere come e quando il ciclismo è entrato a far parte della “agenda setting” della stampa italiana e come questa abbia modificato nel tempo, anche grazie all’avvento dei nuovi media, il suo modo di dare informazioni e quindi la sua funzione. Un paragrafo è dedicato anche alle statistiche sul “popolo dei lettori”, che ci mostrano le vendite dei quotidiani sportivi confrontate con il resto della stampa italiana, dandoci così una dimensione del fenomeno “sport in Italia”. Come il ciclismo sia nato e come la sua storia sia intrecciata con quella dei giornali è invece quello che si prefissa di mettere in luce il capitolo successivo che, partendo dalla nascita della bicicletta e analizzando l’organizzazione delle prime corse e di quelle che ci interessano di più, Giro e Tour, mettendo in luce soprattutto lo sviluppo parallelo e conseguente di giornali e ciclismo, giunge a mostrare anche lo sviluppo dello sport sui media, radio e televisione, che hanno affiancato la stampa nel racconto degli eventi e che hanno contribuito a modificarne lo stile e a garantire sempre maggiori attenzioni alle manifestazioni sportive, perché fonte di interesse del pubblico. 4 L’analisi comparata dei due quotidiani ci porta a conclusioni che in parte lo studio del percorso storico del giornalismo sportivo italiano ci aveva già suggerito. In Italia il ciclismo non è lo sport più seguito, essendo inavvicinabile il primato del calcio, ma rientra in quella categoria di discipline che nell’arco di un anno presentano delle ricorrenze, delle date particolari, che le proiettano in prima pagina sui quotidiani, sportivi e non. Questo è chiaro quando andiamo a vedere che collocazione e che spazio viene riservato alla più importante corsa ciclistica del mondo su “La Gazzetta dello Sport”. A meno che in Maglia gialla non si trovi un corridore italiano, Rinaldo Nocentini nell’edizione di quest’anno, difficilmente il Tour de France avrà poco più di un ritaglio in prima pagina e due pagine scarse a centro giornale. L’evento che rappresenta quella ricorrenza particolare di cui parlavamo prima per quanto riguarda il ciclismo italiano è soprattutto il Giro d’Italia. È durante le tre settimane di corsa rosa che il ciclismo si appropria della prima pagina del suo giornale, la “Gazzetta”, e di ampio spazio al suo interno, rappresentando un’anomalia rispetto al resto dell’anno. Un’anomalia dovuta a un evento sportivo, è questo che caratterizza ancora il ciclismo rispetto ad altri sport. La notizia è rimasta negli anni comunque il gesto sportivo. È difficile ancora oggi trovare notizia di qualcosa che sia diverso dalla descrizione di un’impresa in una tappa, da un duello con il rivale di sempre o dalla disfatta del favorito. Così da Coppi e Bartali ad oggi, i protagonisti lo sono esclusivamente “in corsa”, ed è la corsa a fare notizia e a questa sarà data attenzione. Ce ne accorgiamo prendendo in esame gli argomenti trattati quando viene presentato il Giro o quando se ne racconta l’esito finale. Prima si parla dei favoriti della vigilia, delle caratteristiche del percorso o delle novità tra i partecipanti. Dopo si raccontano i 5 momenti più emozionanti, si presta attenzione alle dichiarazioni del vincitore e si cerca di capire cosa ha sbagliato chi non ha fatto bene nella corsa. La corsa. è questa comunque al centro della discussione. La nostra analisi ci mostra come lo sia anche oltre confine. In Francia la forza e la notiziabilità del gesto sportivo “ciclistico” è ancora più forte, marcando una differenza rispetto alla gerarchia delle notizie italiana. Qui infatti nelle famose tre settimane di corsa il Tour la fa da padrone assoluto sul suo quotidiano, “L’Équipe”, a mio avviso per due motivazioni fondamentali. che risiedono rispettivamente nella corsa stessa e nella tradizione giornalistica francese. Il Tour è la corsa ciclistica per eccellenza, la più seguita al mondo e la prima a essere stata “inventata”, con una tradizione ultracentenaria fatta di grandi nomi del ciclismo e di grandi montagne. Sono proprio anche le montagne, e quindi i percorsi, ad aver reso di tale rilevanza questa tradizione. Alpi e Pirenei, e perché no Massiccio Centrale, si scambiano collocazione e funzioni lungo le tre settimane, caratterizzando la corsa ogni edizione in maniera diversa e sempre avvincente, ferme restando le vette “storiche”, quelle che se non vengono affrontate in un edizione, l’anno dopo non possono mancare: Mont Ventoux, Alpe d’Huez, Galibier. Un percorso dunque più adatto ad una corsa ciclistica di quanto non lo sia quello della nostra penisola, che per intenderci di montagne ne ha parecchie, ma forse tutte troppo vicine fra loro. La seconda motivazione è di ordine storico e risale alla seconda metà dell’Ottocento, negli anni in cui, come abbiamo visto nel secondo capitolo, iniziavano a fiorire le prime corse ciclistiche. Molte di loro, la gran parte, si svolgevano in Francia e, cosa altrettanto importante, venivano raccontate il giorno dopo su riviste specializzate. Il giornalismo sportivo francese nasce con il ciclismo, 6 e questo a sua volta trova subito pubblico e interesse grazie ai giornali. Anche in Italia sarà in parte così, ma con un po’ di ritardo e minor impatto. Si tratterà quasi di un’imitazione di quello che stava avvenendo oltralpe, in primis con il Giro. Una terza motivazione che possiamo aggiungere, per spiegare il successo di pubblico in tutto il mondo e la supremazia della corsa francese su quella italiana, è legata semplicemente a una diversa collocazione temporale, consolidatasi nel corso degli anni: a maggio il Giro, a luglio il Tour. È normale che ai bordi delle strade francesi siano assiepati migliaia di tifosi, non solo abitanti della zona e non solo nel finesettimana. Luglio è un mese che si presta a gite fuori porta, e che in ogni caso vede buona parte dei lavoratori in ferie. Quale miglior occasione per una giornata fuori, del passaggio della carovana del Tour? A maggio difficilmente lungo la settimana vedremmo una grande folla ad accogliere i corridori. Il Tour ha rafforzato la sua tradizione anche grazie a questo, e ogni anno è più bello, più colorato, e ha più fascino anche per questo motivo. Queste sono per linee generali delle differenze tra le due corse che portano a delle differenze anche sui giornali oggetto della nostra analisi, e per quanto concerne proprio l’aspetto più strettamente legato al confronto , un’ulteriore differenza l’abbiamo accennata in precedenza: L’Équipe pone al primo posto la sua corsa, la Gazzetta no. In Italia, il paese di “tutti commissari tecnici” di cui prima, il calcio va bene tutti i giorni. Sul quotidiano francese invece lo spazio riservato al Tour è in media metà dello spazio totale. È la notizia del giorno, ogni giorno. Passando agli aspetti stilistici e tematici attraverso cui vengono raccontate le corse, è invece riscontrabile una certa similarità, soprattutto circa i temi trattati, che sono quelli tipici del ciclismo e che abbiamo citato prima. Gli stili utilizzati dalle due testate differiscono solo leggermente. Gli articoli della Gazzetta ad esempio 7 tendono a essere più brevi, e molte volte ricorrono all’intervista per raccontare sensazioni dei protagonisti o per spiegare situazioni di gara. I titoli sono su entrambe per lo più paradigmatici, che anticipano ciò che poi sarà meglio trattato nell’articolo, e che tendono ad enfatizzare con giochi di parole e citazioni, come si addice a un tipo di giornalismo “meno serio” come quello sportivo. Analogia tra i due giornali si ha quando analizziamo il trattamento riservato “all’altra corsa”, ovvero quando è la Gazzetta a raccontare il Tour e L’Équipe a rendere notizia del Giro. Poco, pochissimo spazio in prima pagina, al massimo due pagine all’interno del giornale. Il ciclismo rispetto a quanto accade nelle “altre” tre settimane è declassato. La differenza di trattamento è evidente sia per la quantità di spazio che per la qualità e l’enfasi con le quali questo spazio è riempito. Ciò è spiegabile in parte guardando ai criteri di notiziabilità, che pongono ai primi posti di importanza la vicinanza della notizia. E allora è comprensibile che in Francia sarà più vicino e notiziabile il Tour e in Italia il Giro, anche per la partecipazione di più ciclisti “di casa”. Poi possiamo addurre che, per quanto riguarda L’Équipe, il maggior prestigio del Tour giustifichi un comportamento così, tendente a privilegiarlo, mentre lo stesso non si potrebbe dire per la Gazzetta, che anzi finirebbe così con lo sminuire questo prestigio. La vera ragione risiede allora probabilmente anche in quel meccanismo di organizzazione dell’evento e promozione dello stesso con la cui spiegazione abbiamo aperto il lavoro, che rende normale per un organizzatore dare ampio spazio al proprio evento, al di là dei pur rilevanti criteri di notiziabilità. 8