Quando non teniamo a freno il nostro sistema immunitario: le malattie infiammatorie croniche Aperitivo Scientifico a cura di Vincenzo Barnaba e Angela Santoni Libreria Assaggi 9 giugno 2015 ore 19:30 Il sistema immunitario svolge le sue funzioni principalmente a livello degli organi linfatici (linfonodi, milza, midollo osseo) e di vari tessuti ed organi (cute, intestino, fegato, apparato respiratorio, tratto urogenitale…), che rappresentano la prima linea di difesa in risposta ai patogeni esterni che potrebbero potenzialmente invadere il nostro organismo. L’abilità di tali barriere immunologiche contro patogeni infettivi è determinata dall’enorme numero di cellule linfatiche normalmente residenti in tali organi. In condizioni normali, tutte queste sentinelle immunitarie non inducono risposte proinfiammatorie, e sono indirizzate principalmente a indurre o mantenere tolleranza piuttosto che immunità, allo scopo di garantire la sopravvivenza degli organi stessi e quindi dell’individuo. La normale tendenza pro-tollerogenica di organi o tessuti come cute, apparato respiratorio, e asse intestino-fegato può essere rivoluzionata dalla presenza di infezioni (batteriche, fungine o virali) o citochine infiammatorie (vedi malattie autoimmuni o infezioni). A questo punto cellule natural killer e linfociti T riconosceranno e uccideranno i patogeni invasori, e promuoveranno l’amplificazione dell’infiammazione attraverso la produzione di citochine e il reclutamento di altre cellule pro-infiammatorie, come neutrofili o eosinofili (a seconda dell’organo colpito). Parallelamente a questa formidabile task force, durante lo sviluppo del sistema immunitario si sono selezionati una serie di meccanismi omeostatici indirizzati a sopprimere e terminare le risposte immunitarie che hanno con successo eliminato un dato patogeno. Qualora un particolare patogeno sia stato capace di eludere le risposte immunitarie iniziali e abbia stabilito uno stato di infezione cronica (come nel caso dell’infezione da HIV o da virus dell’epatite B o C) oppure nel caso di un processo autoimmune, vedremo che gli stessi meccanismi omeostatici saranno impegnati a regolare finemente le risposte immunitarie tanto allo scopo di controllare la diffusione sistemica del patogeno persistente quanto allo scopo di limitare un eccessivo danno infiammatorio/immunopatologico del tessuto infettato o colpito dal processo autoimmune. Questo fine compromesso tra ospite e patogeno persistente o processo autoimmune permette di mantenere uno stato di basso livello di infiammazione cronica che garantisce la sopravvivenza a lungo termine dell’individuo e quindi della specie umana. Il costo di tutto ciò, a lungo andare, può essere lo sviluppo di tumori o gravi deficit funzionali d’organo (rene, fegato, cuore, cervello…) in diversi individui, che tuttavia risultano irrilevanti per la sopravvivenza della specie. www.istitutopasteur.it