scarica la tua copia digitale del quinto numero

Agenzia Castel di Sangro
Piazza Plebiscito, 36
tel. 0864/845175
fax 0864/204280
www.noi1848.it
L’EDITORIALE
LA DOMENICA
DEL VILLAGGIO
di Vittorio Di Guilmi
Fa più rumore un albero che cade che
una foresta che cresce. Questa perla,
consegnataci sei secoli prima di Cristo
dal maestro e padre del taoismo Lao
Tzu, bene riassume la domenica ecologica andata in scena lo scorso 9 ottobre
a Castel di Sangro. Andiamo con ordine. Per la prima volta la città aderisce
alla campagna di Legambiente che
dal 1993 porta il nome di “Puliamo il
Mondo”, edizione nostrana di “Clean
Up the World”, ovvero il più grande
appuntamento di volontariato ambientale in tutto il mondo. L’iniziativa
non fatica a trovare il plauso dell’associazionismo locale, delle attività commerciali, della scuola (che partecipa il
sabato con un evento dedicato) e di
tanti semplici cittadini. Alla fine se ne
conteranno un centinaio. Tra loro si confondono persino rappresentanti dell’opposizione, con i consiglieri comunali di Progetto Comune
e i simpatizzanti che si riuniscono attorno all’omonima associazione. Tutti d’accordo per una volta, tutti uniti
sotto un’unica bandiera e tutti animati dal medesimo obiettivo: restituire
decoro alla villa comunale e al tratto
urbano del fiume Zittola. L’operazione scatta alle prime luci del mattino.
Particolarmente ingente è il lavoro
che l’esercito di volontari impegnati
sul fronte Zittola si trova ad affrontare: negli anni la vegetazione è cresciuta in maniera incontrollata, nell’alveo
albergano abitualmente pantegane,
abbondano rifiuti di ogni genere e in
alcuni tratti l’odore è seriamente nauseabondo. L’intervento si esaurisce
nella mattinata, il fiume acquista un
aspetto finora sconosciuto e all’ora di
pranzo arrivano i primi bilanci.
Tra chi loda lo spirito dei volontari
e chi fa la conta dei rifiuti asportati,
c’è anche chi piange qualche salice e
chi contesta le modalità di intervento,
giudicate troppo estreme. A finire nel
mirino di ambientalisti e professoroni
sono proprio le “maniere forti” dell’azione di bonifica. Sembra infatti che
l’opera di ripulitura sia stata troppo
invasiva nei confronti dell’ambiente
fluviale. Qualcuno parla addirittura
di “scempio ambientale”, minacciando azioni legali. Forse eccessivo. Di
certo c’è che ai volontari che hanno
rinunciato alla loro domenica mattina per il tanto agognato “bene comune” il pranzo sarà andato di traverso.
Quella che poteva essere la festa del
volontariato si è trasformata così nella sagra della polemica. Polemica non
pretestuosa, siamo certi, ma figlia di
una profonda sensibilità e una altrettanta conoscenza della materia.
Domenica sera il bilancio diventa finalmente più complessivo. Il fiume è
abbisognevole di una manutenzione
ordinaria sinora mai effettuata, lo
spirito d’iniziativa va sempre ammirato e incoraggiato, al prossimo giro
i volontari saranno preventivamente
educati e poi potranno azionare la
scure bonificatrice. Sempre se avranno ancora voglia.
[email protected]
Testata giornalistica dell’Associazione Progetto Comune, Castel di Sangro
Anno I, Numero 5 - Settembre / Ottobre 2016 - Copia a distribuzione gratuita
Diciotto mesi di Progetto Comune
di Daniele Marinelli
Quando diciotto mesi fa, dopo una
combattuta partita elettorale, ebbe
inizio la storia politico-amministrativa del gruppo di Progetto Comune,
ai nostri concittadini promettemmo fondamentalmente due cose.
La prima: restare uniti, entrando in
completa sintonia con i bisogni e le
aspettative dei castellani per essere
pronti, alla prima occasione utile, a
subentrare alla sgangherata maggioranza di Caruso. La seconda: lavorare senza risparmio, dentro e fuori il
consiglio comunale, con una opposizione determinata e senza sconti,
dinamica e propositiva, imponendo
all’amministrazione comunale una
pressione concreta e palpabile, come
poche volte era accaduto in passato.
Ricevuto un mandato molto forte dai
cittadini che avevano scelto la squadra di Fioritto, abbiamo voluto interpretare il ruolo dell’opposizione con
il senso di responsabilità di una forza
di governo, scongiurando il rischio
che potesse prevalere il sentimento di
frustrazione che è spesso inevitabile
destino di una minoranza. Digerita
la realtà di un consiglio comunale
opaca cornice dell’individualismo di
Caruso, abbiamo scelto di lavorare
pancia a terra, nell’esclusivo interesse
della città.
Innanzitutto sulla trasparenza della “cosa pubblica”, spingendo l’aula
consiliare ad adottare un regolamento per la trasmissione in streaming
delle proprie sedute e ottenendo
la costituzione di una commissione su sanità e sociale. Grazie anche
al sostegno delle associazioni e dei
cittadini, abbiamo poi ottenuto importanti successi, come è accaduto
sul tema della salvaguardia del verde
pubblico, dove è stata scongiurata
una sostanziale privatizzazione della
villa comunale. Come è accaduto in
occasione della bonifica della discarica abusiva rinvenuta nei pressi del
fiume Sangro, una vicenda che ci aveva spinti fino all’estrema decisione di
inoltrare un esposto alla magistratura.
Più spesso, tuttavia, è prevalsa la volontà dell’amministrazione. Il gruppo
di Caruso, come è noto, possiede il
mandato democratico e i numeri per
imporre le proprie scelte. Quando
abbiamo cercato di accendere i riflettori sui problemi della Pro Loco, per
esempio, la nostra idea di costituire
una commissione consiliare è stata rispedita al mittente. Si trattava probabilmente di un tema troppo scottante
per poterne condividere i contorni
con l’opposizione. Lo stesso inevitabile destino è toccato alla proposta
sul “baratto amministrativo”, affossata dalla maggioranza senza alcun
approfondimento.
Responsabilità
del Sindaco e dei suoi sono anche la
contestatissima scelta del nuovo presidente della CdS Servizi, la delibera
sulla ricapitalizzazione dei debiti della società – pesantemente rovesciata
sulle spalle dei cittadini – così come
larga parte delle varianti urbanistiche discusse e approvate in consiglio
comunale. Dall’avvio della legislatura abbiamo poi messo in campo un
pressing incessante sul tema della
riscossione dei canoni e degli affitti –
tipico e grossolano specchio dell’ormai nota politica dei due pesi e delle
due misure – su Bocche di Forli e sulla delicata partita delle residenze. Su
(segue a pag. 3)
Un momento della manifestazione “Maggio in Rosa”
STINCHI DI SANTO
di Fred e Barney
2148 – Commedia tragica a puntate. Quarta e ultima parte.
Nelle puntate precedenti: l’esilio, l’atterraggio alieno, le vittime. Il sindaco clonato minimizza. Popolo diffidente, alieni
annoiati. Pace fatta con campionati intergalattici di sci. Gruppo di mariachi incenerito, il raggio laser crea un cratere, il
sindaco vede la Sua piscina, a Sua imperitura memoria.
Dannazione. Accidenti a quando ho preso da quel contrabbandiere questi maledetti occhiali a realtà aumentata.
Avevo promesso che sarei restato qui, nel mio confortevole esilio, senza impicciarmi di ciò che fosse successo a valle
e invece niente. Non ho resistito. E ora mi è toccato sentire anche questo. Gli alieni inceneriscono, spadroneggiano,
riducono mezza pianura a uno spaventoso cratere e quel dannato piccoletto che fa? Ci ricava una piscina, per la gioia della gente che ora lo porta in trionfo. Non ne sbaglia una. Chiamo mio figlio e gli porgo gli occhiali. “Sono tuoi,
te li regalo. Svegliami tra una settimana”. Steso nel mio giaciglio, sento ancora le grida di gioia del mio ragazzo,
quando cado in un sonno profondo, privo di sogni. Due mesi che non metto il naso fuori. Dormo. Mi sveglio, mangio. Dormo, mi sveglio, mi lavo, mangio. Dormo. “Papà, corri! Oggi inaugurano la piscina! Questi occhiali sono
fantastici!” Mi giro dall’altra parte: “Ti ho detto di lasciarmi dormire”. “Dai papà! La madrina della manifestazione
è quell’attrice australiana che tanto ti piaceva, cioè non lo so, sarà anche il suo clone, ma papà, è bellissima!”. Mi
alzo di scatto e gli strappo gli occhiali. “Non è roba per bambini, questa!”. Mi ero dimenticato di come si vedesse
tutto così bene con questi aggeggi. Lei è stupenda, il battito delle sue ciglia increspa l’acqua della piscina. Rimango
dieci minuti a rimirarla invidiando i miei ex concittadini, che le sono così vicini. C’è la folla delle grandi occasioni.
La gente si accalca, suda, sgomita. Lui, il solito istrione: dispensa sorrisi, battute, pacche sulle spalle. La gente lo
acclama, ascolta il suo discorso in un silenzio quasi religioso, poi esplode in un boato. Pare che il sindaco abbia promesso un tuffo spettacolare, dopo il discorso. Lo seguo con curiosità. Bisogna ammetterlo, non ne sbaglia proprio
una. E’ In piedi sul trampolino. Fascia tricolore e costume olimpionico. Gesticola, s’infervora, incanta la folla. Poi
stringe il sigaro tra i denti, allarga le braccia, molleggia e parte. Neanche tanto male, come tuffo. La gente grida,
salta, esulta, poi si getta sul buffet. Solo io continuo a guardare l’acqua della piscina che pian piano si acquieta, fino
a tornare piatta. Solo io mi accorgo che nessuno riemerge. Un minuto. Due. Tre. Mi giro e vedo i ragazzi che giocano, a pochi metri da me, ignari di tutto. Faccio un cenno a mio figlio, che si è fermato e guarda il mio viso aprirsi in
un sorriso. “Di’ alla mamma di preparare le valigie”, gli faccio. “Si torna a casa”. Lui corre.
Che cazzo di storia. Tre clonazioni, e poi scordarsi di non saper nuotare.
FINE
REFERENDUM
Sì o no, basta che...
di Arduino Capanna
È già da un po’ che ho deciso cosa
votare, al referendum del 4 dicembre prossimo. Ma non ve lo dirò
in queste righe, e se avete deciso
di leggermi solo per saperlo potete tranquillamente voltar pagina,
risparmiarvi la fatica e chiedermelo direttamente, magari davanti a
una buona birra. Le connotazioni
notoriamente trasversali di questa
testata mi impediscono di farlo,
non per divieto, ma per semplice
buon senso. Però ho già deciso.
L’ho fatto informandomi e leggendo attentamente quelle che di solito vengono chiamate, in maniera
semplice e intuitiva, le ragioni del
sì e del no.
Basta digitare questa semplice
frase per far sì che la rete ci restituisca, in 0,49 secondi o anche
meno se avete una connessione
più veloce della mia, oltre 4 milioni di pagine. Non è semplice a
questo punto decidere quali leggere e ci tocca fare un po’ di cernita,
cercando di capire quali siano le
fonti più autorevoli o perlomeno
quelle più equilibrate. Un lavoro difficile, a volte certosino. Ma
la maggior parte di noi davanti a
simili difficoltà sbuffa, si abbatte e decide di infischiarsene. E si
affida, producendo danni incalcolabili, ai maggiori dispensatori
di verità oggi conosciuti: i Social
Networks. In questo modo il referendum costituzionale è divenuto
terreno fertile per propagatori di
notizie-bufala, denigratori, cacciatori di clic e novelli inquisitori.
Panorama desolante quello che
domina sulle bacheche di Facebook o che sfringuella per l’aere in
centinaia di tweet. Badate bene,
non mi riferisco ai sostenitori del
No, e tantomeno agli strenui paladini del Sì. Mi riferisco, e questo
l’avrete già capito, a entrambi. Da
qualche raro pulpito ogni tanto si
leva, quasi timidamente, una voce
pacata che da un parte o dall’altra
tenta di spiegare con toni sommessi, ma con cognizione di causa, le
proprie ragioni. Ma resta inascoltata, travolta da un mare in tempesta di insulti, urla scomposte e minacce di inenarrabili iatture che,
pare, colpiranno il paese in caso
della vittoria dell’uno o dell’altro
fronte.
Negli anni della mia giovinezza
ricordo temi referendari di grande spessore sociale e ad altissima
partecipazione di popolo. Ricordo
battaglie sanguinose, nel nome del
sì o del no, basate però su un confronto civile, fatto di argomenti.
Ora si lotta a colpi di notizie quasi
sempre improbabili, talvolta palesemente false. Il referendum, uno
dei pochi mezzi ancora a nostra
disposizione per conservare almeno l’illusione di poter cambiare le
regole, è un qualcosa già di per sé
(segue a pag. 3)
COSE NOSTRE
Terremoti ed etica pubblica (e privata)
di Alfredo Fioritto
I recenti e disastrosi terremoti
hanno riaperto le solite discussioni che accompagnano tutte le
catastrofi. Si potevano evitare?
Chi sono i responsabili? Come
si possono ridurre i danni? Ormai, purtroppo a intervalli brevi,
ricominciamo come se fossimo
all’anno zero. Dimentichiamo in
fretta. Solo sette anni fa abbiamo
pianto i morti dell’Aquila ma abbiamo dimenticato che viviamo
in una zona altamente sismica e
che, quindi, dobbiamo imparare
a convivere con un fenomeno naturale. Il tema della prevenzione
e della gestione delle emergenze è
complicato e tornerò ad affrontarlo anche nel prossimo numero del
giornale. Volevo, però, affrontare
un aspetto più generale ma che è
strettamente connesso agli eventi
sismici: il collegamento tra terremoti e corruzione.
“
Negli ultimi trent’anni l’83%
circa delle morti causate dai
terremoti è localizzato in
paesi anormalmente corrotti
”
In un articolo pubblicato sulla
prestigiosa rivista Nature dal titolo “La corruzione uccide” (N. Ambraseys, R. Bilham, Corruption
kills, Nature, 13 January 2011, vol.
469, 153), gli autori hanno studiato private sia a quelle realizzate dai
il rapporto tra i decessi dovuti agli soggetti pubblici o finanziate da
eventi sismici e il livello di corru- sovvenzioni pubbliche.
zione dei paesi. Il risultato appare Lo studio di Ambraseys e Bilham
quasi scontato ma il dato è, co- coinvolge anche l’Italia, che nelle
munque, significativo: negli ultimi classifiche di Trasparency Intertrent’anni l’83% circa delle morti national è lontana dagli altri paecausate dai terremoti, nell’intero si europei e si colloca nelle parti
pianeta, è localizzato in paesi
a norma l mente
corrotti. Le ragioni sono evidenti:
a livello mondiale
l’industria delle
costruzioni, una
delle più ricche
sul pianeta, è ritenuta essere “il
segmento più corrotto dell’economia globale”. La
corruzione
può
prendere le forme
di mazzette per
sovvertire i risultati di collaudi o
di procedimenti
autorizzatori, può
essere il risultato
di operazioni nascoste per ridurre
Paesi e vittime del terremoto dall’inizio del secolo scorso (fonte: statista.com)
i costi di costruzione attraverso l’uso di materiali più basse della classifica. A tal sità: quindici studenti sono stati
scadenti o per evitare l’applicazio- proposito non si può fare a meno uccisi dal crollo. Le indagini in
ne di specifiche norme costruttive di ricordare due eventi, peraltro questo caso hanno mostrato come
o di sicurezza. È evidente, poi, ancora oggetto di processi, in cui si fosse proceduto a lavori di riche quando si parla di industria hanno perso la vita oltre quaranta strutturazione che avevano indedelle costruzioni si fa riferimento giovani studenti. Durante il terre- bolito alcune strutture portanti
sia alle costruzioni realizzate dai moto che ha coinvolto il Molise e dell’edificio. Non si tratta, forse,
Rischio sismico: la nostra situazione
di Diego Carnevale
Mai come in questo periodo la sicurezza degli edifici è al centro dell’attenzione di tutti ed il timore legato
al terremoto è un pensiero fisso per
molti di noi. Il patrimonio edilizio
italiano è per gran parte vetusto e
quasi tutto il territorio nazionale è
a rischio sismico. I circa 5.000 kmq
della provincia dell’Aquila ricadono
per metà in zona a rischio elevato e
per l’altra metà in zona a rischio medio. Cioè nella sola provincia aquilana oltre 130.000 abitazioni ricadono
in zone a rischio sismico elevato.
Un numero enorme, considerando
che si parla di un territorio con circa 300.000 abitanti, cioè appena lo
0,5% della popolazione italiana.
Castel di Sangro ricade in una zona
a rischio sismico elevato, per il quale la normativa prevede coefficienti
e parametri particolarmente caute-
“
I circa 5.000 kmq della
provincia dell’Aquila
ricadono per metà in zona
a rischio elevato
”
lativi nella progettazione degli edifici. I frequenti terremoti alle quali
è esposta l’Italia hanno portato ad
un’evoluzione della normativa sulle
costruzioni in zona sismica che oggi
si distingue tra le più avanzate nel
contesto internazionale. Ma questa
riguarda i nuovi edifici. Il problema
sono invece quelli esistenti. Teniamo conto che le prime, vere, norme
antisismiche risalgono al 1974 e che
queste, con tutti i loro limiti, hanno
garantito un importante cambiamento nell’approccio progettuale ed una
la Puglia nel 2002, la scuola elementare di San Giuliano di Puglia
è crollata uccidendo ventisette
persone tra alunni e maestri. In
questo caso le indagini e un primo
processo hanno evidenziato come
l’edificio fosse stato oggetto di ristrutturazioni e sopraelevazioni
successive. Durante il terremoto
del 2009 a L’Aquila è crollata la
Casa dello Studente che ospitava
molti studenti della locale univer-
consapevolezza del pericolo connaturato al territorio del nostro Paese.
Quindi il problema principale riguarda gli edifici realizzati dagli anni
In quello stesso edificio sono state
recentemente effettuate prove di carico sui solai che hanno evidenziato
l’adeguatezza degli stessi a sostenere
i carichi verticali
agenti sulla struttura.
L’edificio
delle scuole medie
è invece chiuso da
più di sette anni.
All’indomani del
terremoto aquilano
dell’aprile
2009, i sopralluoghi
all’uopo
pianificati mostrarono cedimenti e
lesioni che obbligarono le autorità ad emettere
un’ordinanza di
inagibilità della
struttura. Venne
commissionata
Il rischio sismico in Abruzzo (www.regione.abruzzo.it)
all’Università di
Napoli una “valu’50 fino agli anni ’70.
tazione del livello di sicurezza” dalla
Il patrimonio pubblico castellano, quale emerse che il sistema strutturaper la gran parte, è stato costruito le della scuola non è in grado di far
negli anni ’50 del secolo scorso. L’o- fronte né alle azioni di natura statispedale è stato ed è ancora oggetto di ca né a quelle sismiche, suggerendo
interventi di miglioramento sismico all’amministrazione comunale di vadelle strutture per i quali la Regione, lutare la possibilità di seguire strade
tramite il Comune, non ha lesinato alternative all’adeguamento sismico
investimenti rinforzando quella che dell’edificio, stante la notevole entità
tutti auspichiamo non rimanga una dell’intervento di adeguamento, gli
vuota cattedrale nel deserto.
alti costi di costruzione, la vetustà
L’edificio delle elementari è invece dell’edificio e i pessimi materiali imstato interessato – una decina di anni piegati. Cioè il fabbricato che aveva
fa – da un intervento di adeguamen- ospitato generazioni di ragazzi non
to sulla scorta di un Piano Straor- era in grado di garantire le prestadinario seguito al terremoto di San zioni minime di legge nemmeno per i
Giuliano di Puglia del 2002. Venne normali carichi gravanti sulla struttudemolito l’ultimo piano del corpo a ra, figuriamoci cosa avrebbe potuto
valle e si consolidarono travi e pilastri provocare un terremoto! Da allora
esistenti per garantire il rispetto del- – da quasi otto anni – i ragazzi sono
le prestazioni richieste dalle norme. ospitati nei locali del “Liberatore”
con i problemi e i sacrifici del caso e
forse nei prossimi mesi, finalmente, si
darà inizio ai lavori per la realizzazione del Campus scolastico. Per il momento è finanziato solo il plesso destinato alle scuole medie e si spera di
poter attingere ad altri finanziamenti
per realizzare anche le strutture della
scuola elementare.
Arriviamo al Municipio. Nel 2014 la
Giunta regionale delibera il finanziamento per il miglioramento sismico
dell’edificio per 1.785.000 euro. Tale
intervento viene inserito nell’elenco
delle opere finanziabili grazie (!) alla
preoccupante vulnerabilità sismica
del fabbricato, particolarmente significativa nella porzione su piazza
Patini. L’amministrazione comunale
ha optato per l’intervento di miglioramento sismico ed il progetto, che
porterà nei prossimi mesi all’esecuzione delle opere, contempla l’innalzamento della sicurezza strutturale
sino all’80% di quanto richiesto per
l’adeguamento. Ciò significa che la
sicurezza del fabbricato aumenterà
di molto rispetto ad oggi ma non
arriverà a garantire le prestazioni
che la legge richiede per un edificio
“adeguato”. Per ottenere tale miglioramento verranno eseguite diverse
opere delle quali la più evidente consisterà nella sostituzione della pesante copertura attuale, superficialmente
“
Per il municipio sarebbe stato
più opportuno optare per un
intervento di demolizione e
ricostruzione del fabbricato
”
realizzata negli anni ’70. Si sostituirà
la copertura attuale con una nuova
struttura leggera in legno lamellare.
Inoltre sono previsti altri interventi
atti ad aumentare la sicurezza di un
edificio di importanza strategica destinato alle funzioni di protezione civile nei casi di emergenze e calamità.
di corruzione nel senso più tecnico cui fa riferimento il codice penale e, comunque, sono i processi
a qualificare i comportamenti che
hanno contribuito a determinare i
crolli; ma certamente i due episodi
gettano una luce sinistra sulle procedure amministrative che sono
alla base degli episodi. Purtroppo
siamo abituati a dimenticare presto gli effetti disastrosi delle catastrofi. Dovremmo, invece, imparare a pensare alla sicurezza delle
abitazioni come a una priorità.
Ci troviamo alla vigilia della discussione sul nuovo Piano Regolatore Generale del Comune.
Dobbiamo pretendere che il piano
individui le aree edificabili dopo
un’attenta microzonazione sismica: le nuove costruzioni devono
essere costruite su terreni che il
piano regolatore ha individuato
“
Purtroppo siamo abituati
a dimenticare presto
gli effetti disastrosi
delle catastrofi
”
come sicuri (o più sicuri di altri).
Devono, poi, essere attentamente
applicate le norme tecniche per le
costruzioni in zona sismica; deve
essere prevista la localizzazione di
vie e di zone sicure; devono essere
individuati i centri di raccolta in
caso di calamità. In conclusione,
non dobbiamo perdere l’occasione del nuovo piano per rendere
più sicuro il nostro territorio.
[email protected]
Sarebbe forse stato più opportuno
optare per un intervento di demolizione e ricostruzione del fabbricato,
che il bando stesso esplicitamente
contemplava. Certo in tale ipotesi
il Comune sarebbe stato tenuto alla
copertura della differenza economica rispetto all’intervento di miglioramento. Ma sarebbe stato possibile
razionalizzare gli spazi esistenti recuperandone una quantità non trascurabile, e consentendo una migliore
fruizione degli stessi. In luogo cioè
di un miglioramento della struttura
che verrà ottenuto con l’intervento
progettato, la Città avrebbe avuto
un municipio nuovo di zecca, pienamente rispettoso della normativa
antisismica, con maggiori superfici
utilizzabili e magari anche un aspetto migliore. Ormai i giochi sono fatti
e tutti siamo comunque favorevoli
all’esecuzione dei lavori, tenendo
sempre gli occhi aperti.
Le considerazioni e il buonsenso
suggeriscono quindi che è di fondamentale importanza prestare la
massima attenzione alla prevenzione
dal rischio sismico oltre a favorire
la massima divulgazione del Piano
Comunale di Emergenza. Si può
e si deve inoltre pensare, al pari di
quanto fatto per favorire il risparmio
energetico, ad una premialità volumetrica e/o tributaria, da aggiungersi
a quanto verrà deciso in ambito nazionale, per i privati che intendano
migliorare o adeguare gli edifici di
proprietà. Meglio prevenire che curare, come diceva una saggia pubblicità di alcuni anni fa; è necessario che
anche le istituzioni locali favoriscano
in tutti i modi tali interventi, non potendo farsene interamente carico lo
Stato, considerando che stime prudenziali parlano di cifre intorno ai
100 miliardi di euro solo per mettere
in sicurezza le abitazioni private che
ricadono nelle aree a rischio sismico
elevato.
[email protected]
PIANETA SCUOLA
ASSOCIAZIONE
Scuola e territorio: un legame indissolubile
di Raffaella Dell’Erede
Siamo a novembre e finalmente nelle
scuole abbiamo gli insegnanti. Tutti. È
stato un inizio molto difficile a causa
di un procedere convulso per le nomine che ha visto la convocazione di
insegnanti appartenenti a graduatorie
diverse, con destinazioni in certi casi
assolutamente inaccettabili, considerando l’età media e lo stipendio per-
cepito e le distanze che in alcuni (e
nemmeno pochi) casi hanno superato
i 500 chilometri. Tutto ciò ha affaticato il lavoro delle scuole, costrette
spesso a porre rimedio a situazioni assurde, con classi che hanno visto per
la prima volta gli insegnanti di alcune
discipline dopo un mese dall’inizio
dell’anno scolastico. Dobbiamo invece ringraziare: i docenti, specialmente
quelli del posto, i quali con senso di
responsabilità si sono messi a disposizione per sopperire le mancanze; il
personale di segreteria, allo stremo
per la girandola di convocazioni cui
è stato obbligato; la dirigenza, sempre attenta. Da cosa è scaturito tutto
ciò? Probabilmente dalle immissioni
in ruolo seguite alla legge 107/2015, la
cosiddetta legge sulla “Buona Scuola”
e che noi insegnanti abbiamo ribattezzato la legge sulla “Scuola alla buona”.
Le immissioni in ruolo (fra vincitori di
concorso, organico “potenziato”, insegnanti di sostegno da definire) partite già dalla primavera scorsa, hanno
fatto sì che la tempistica dell’anno
scolastico non venisse assolutamente
presa in considerazione, a favore di un
“arruolamento” convulso, fatto con
criteri in certi casi discutibili perché
normativamente poco chiari e che ha
favorito un ricambio di insegnanti che
diventa quasi totale in scuole come la
nostra, in un piccolo centro che spesso non è la meta preferita dei docenti,
se non di quelli del luogo. Una legge
non molto amata dal personale della
scuola per diversi motivi che qui non
è opportuno ripetere: sono notori e
sovente dichiarati da tutti i mass media. Eppure una cosa buona la legge
107 l’ha affermata: all’articolo 1, commi 33-35, introduce un cambiamento
importante. Già dallo scorso anno,
infatti, per tutte le tipologie di scuola superiore è diventata obbligatoria
l’alternanza scuola-lavoro a partire
dal terzo anno; quindi istituti tecnici
e professionali ma anche licei: tutti
dovranno far svolgere nel triennio ad
ogni studente 400 ore di alternanza per
le prime due tipologie di scuola e 200
anno, per
“ tutteDallole scorso
tipologie di scuola
superiore è diventata
obbligatoria l’alternanza
scuola-lavoro
”
per i licei. Inizialmente questa norma
ha provocato dubbi per le attività da
svolgere soprattutto nei licei, tradizionalmente poco avvezzi o considerati
poco attinenti al lavoro pratico. Eppure noi siamo partiti, già lo scorso
anno, raccogliendo l’esperienza del
plesso del Liberatore e dell’Ipsia e
aggiungendo nuove forze. L’Istituto
Patini-Liberatore ha disseminato il
suo tesoro, e cioè i suoi studenti, su
tutto il territorio. Abbiamo ascoltato
i loro desideri, le loro ambizioni e, in
considerazione naturalmente dell’indirizzo di studio frequentato, abbiamo cercato un inserimento che fosse il
più vicino possibile ai loro talenti, tutelandoli su tutti i fronti. Il territorio è
stato setacciato alla ricerca di tutte le
professionalità utili e disponibili a far
svolgere ai ragazzi un’attività che le
affiancasse, per imparare un mestiere
ma anche, anzi soprattutto,
per far comprendere come
ciò che si fa a scuola sarà
poi spendibile nella futura
vita lavorativa, stabilendo
così una connessione che
rende l’apprendimento più
attraente e responsabile,
facendo crescere la motivazione allo studio. La presenza dei nostri ragazzi sul
territorio ha inoltre permesso un arricchimento
vicendevole: i tanti professionisti, le associazioni, gli
enti e le aziende che hanno
dato la loro disponibilità
ad accoglierli hanno avuto
modo di conoscere più da
vicino il nostro futuro; gli
studenti hanno imparato
a conoscere meglio il loro
territorio, comprendendone anche
le potenzialità, in parte inespresse, e
che le loro giovani menti potrebbero
rendere, forse, in un giorno non troppo lontano, fatto concreto. Un interscambio fra esperienza e giovinezza,
fra competenza e volontà di apprendere, che rende la scuola “del territorio” e il territorio “della scuola”. Un
legame forte fra didattica e luogo di
appartenenza che aiuta a crescere,
facendo acquisire consapevolezza di
sé e del posto in cui si vive. La nostra
speranza è che questi ragazzi facciano le loro esperienze, di studio e di
lavoro, che conoscano altri luoghi e
altre situazioni ma che poi tornino
qui, ricchi di vita, per aiutarci a far
crescere la nostra bellissima terra. Un
giorno, non molto tempo fa, uno studente, alla domanda: “Allora, come ti
sei trovato? Ritieni valida l’esperienza
di alternanza scuola-lavoro che hai
vissuto?” risponde: ”Sì. Ho capito
che quella è la professione che voglio
svolgere da grande”. Soddisfazione.
Una di quelle per cui vale davvero la
pena lavorare.
Progetto Comune forma!
di Francesco Mapelli
Buone notizie in arrivo per i
professionisti del nostro comprensorio. L’associazione Progetto Comune ha messo in
cantiere, tra le varie iniziative,
anche quella relativa all’organizzazione di eventi formativi
accreditati presso i vari ordini
professionali.
È da ricordare che la normativa
che ha regolamentato la formazione obbligatoria degli esercenti professioni ordinistiche ha posto a carico degli stessi l’obbligo
di conseguire un determinato
ammontare di crediti formativi
annui. Conseguimento di crediti che è possibile solo a seguito
di iscrizione e partecipazione ai
vari corsi online e in loco che i
vari enti formativi, con il placet
degli ordini professionali, organizzano sul tutto il territorio
nazionale. I professionisti del
nostro comprensorio però sono
spesso vittime della maggiore
attenzione che viene riservata
ai colleghi del comprensorio
aquilano e teramano, e si vedono sovente costretti a percorrere
svariati chilometri, per assolvere
all’obbligo della formazione.
Sulla scia di quelle che sono
invece le volontà di Progetto
Comune, tese a realizzare una
serie di servizi sul territorio ca-
I nostri professionisti sono
“spesso
vittime della maggiore
attenzione riservata ai
colleghi del comprensorio
aquilano e teramano
”
stellano e comprensoriale, è in
programma una serie di eventi formativi accreditati, tesi ad
avvicinare la formazione obbligatoria ai professionisti della
zona. Nello specifico, si proce-
derà all’organizzazione di una
giornata formativa, entro la fine
dell’anno, dedicata ad avvocati,
commercialisti, consulenti del
lavoro, ingegneri, architetti e geometri.
[email protected]
Sì o no, basta che... (segue da pag. 1)
importante. Diventa importantissimo quando riguarda modifiche
da apportare alla nostra costituzione. Eppure ne esce oggi vilipeso,
quasi violentato nella sua nobile
natura da un utilizzo becero di
quelli che sono ormai i più diffusi
gore per la sua squadra del cuore,
esulta. Non c’era? Pazienza. L’importante è il risultato. Allo stesso
modo vede una notizia contro il
più odiato dei partiti, o dei movimenti politici e la diffonde, senza
curarsi se sia vera o falsa, senza
mezzi di informazione. Soprattutto, il referendum perde ogni sua
valenza nel momento in cui muta
i suoi obiettivi, dirottandoli dagli
argomenti referendari per dirigerli
sulle persone che potrebbero divenire (pia illusione!) ipotetiche
vittime sacrificali di un risultato
elettorale. È un modo vigliacco
di consigliare l’elettore, perché dà
per scontato che il popolo sia incapace di comprendere e di decidere
da sé. E offensivo, anche.
Ma l’elettore, o perlomeno il condivisore compulsivo di post, non
lo sa. E quindi clicca, contribuendo a spargere a macchia d’olio
notizie false. Lo fa a cuor leggero,
perché non si informa. Non è più
un elettore, è un tifoso. Vede un ri-
curarsi se una simile notizia possa
provocare offesa, danno o addirittura morte. Lui clicca, e passa
ad altro. Politica, calcio, cronaca,
gossip, è tutto un calderone. E io
[email protected]
Diciotto mesi di Progetto Comune (segue da pag. 1)
questi terreni presto torneremo alla
carica, con ancora maggiore determinazione.
Sul tema della sanità – una partita
molto complicata e ancora tutta da
giocare – avremmo potuto cavalcare
le facili onde della propaganda, ma
non avremmo fatto l’interesse dei cittadini. Di fronte all’inconsistenza politica delle amicizie vantate dal Sindaco in Regione Abruzzo,
abbiamo scelto invece di
caricarci della responsabilità di rappresentare
il nostro territorio in un
momento estremamente
difficile, impegnandoci
in un delicato confronto
con i vertici regionali.
Naturalmente c’è ancora
molto da fare, ma dopo
diciotto mesi, riannodando i fili di questo percorso, senza tralasciare le iniziative
promosse dall’associazione Progetto
Comune – “Maggio in Rosa” e “Patini vivo nellla sua Città” su tutte –
considerate le importanti e legittime
aspettative che esistono nei nostri
confronti, questo gruppo è certamente più forte. Non tanto e non solo per
l’esperienza acquisita o per i risultati
ottenuti, ma soprattutto perché c’è
ormai la netta percezione che esista
un forte blocco sociale favorevole al
cambiamento. Un pezzo importante
della città soffia alle nostre spalle per
promuovere il rinnovamento dello
stile e delle scelte più
importanti della politica
castellana. Un desiderio
che ha rappresentato e
rappresenta il vero fondamentale carburante
della nostra azione politica. Spesso Caruso ci accusa di avere avvelenato
il clima sociale, mettendoci in avviso rispetto
ai pericoli che il nostro
spirito competitivo determinerebbe. Sindaco, non ce ne voglia, ma è
esattamente il rovescio della realtà.
Perché il dinamismo sociale e politico di questo gruppo ha prodotto
una rinnovata voglia di partecipare,
una più forte coscienza civica e una
più spiccata capacità di unirsi, senza
bandiere, intorno agli obiettivi che
vengono individuati come cruciali
per l’interesse generale della città.
Non è un caso che proprio in questa
legislatura siano maturate le condizioni per realizzare iniziative bipartisan – ultima in ordine di tempo la
pulizia del fiume Zittola – che hanno
dato occasione ai cittadini di dimostrare quel senso di appartenenza che
troppe volte in passato è parso sopito.
È questa la strada giusta: lo sforzo di
disegnare un modello di convivenza
e spirito civico che facciano sentire a
tutti e ad ognuno, indipendentemente dagli schieramenti, l’orgoglio di
essere castellani, e insieme una forte,
massiccia spinta al cambiamento, che
troverà pieno spazio quando abbandoneremo i banchi dell’opposizione e
ci misureremo – con passione e determinazione – con la sfida di amministrare la nostra città.
[email protected]
“
Non è più un elettore, è un
tifoso. Vede un rigore per
la sua squadra del cuore,
esulta. Non c’era? Pazienza
”
lo rimesto, con pochi colpi di
mouse o con qualche strusciata di
pollice. Facile come bere un bicchier d’acqua. Cosa resta dopo il
clic? Poco o niente, ma ce n’è un
altro da fare, cambiamo pure argomento. Tanto è un attimo.
CODICE PATINI, LE ISTRUZIONI PER L’USO
IL DONDOLO
[email protected]
L’ABBUTARIELLE
Differenziamoci
di Ladislao Bezpalko
Dal 24 ottobre è partito il servizio di raccolta differenziata
“porta a porta” dei rifiuti su tutto il territorio comunale.
Nonostante qualche piccolo disservizio, normale quando
si è all’inizio, la città ha un aspetto diverso, migliore: sono
addirittura finalmente scomparsi i fantastici cinque cassonetti posizionati all’inizio di via Porta Napoli che davano il benvenuto
ad ogni turista.
Il lavoro encomiabile del tecnico comunale, l’architetto Di Guglielmo,
che riempie un vuoto lasciato dalla politica comunale, oltre a dare questo bel colpo d’occhio, sta dando un frutto pregiatissimo, quello della conoscenza partecipata. Grazie ad un gruppo Facebook (“Raccolta
Differenziata - Castel di Sangro”), i cittadini possono infatti scambiarsi
esperienze, consigli e proporre soluzioni.
C’è da dire che anche le lamentele per i piccoli disservizi e per l’aumento
del costo del servizio non sono mancate. È bene ricordare che fino allo
scorso anno il Comune di Castel di Sangro aveva un livello di raccolta
differenziata pari al 20,27% e che, dal 2006 al 2015, il costo del servizio
di raccolta dei rifiuti è aumentato circa del 192%, una media del 21,3%
all’anno.
E pensare che mentre noi contribuivamo in modo notevole alla saturazione della discarica di Bocche di Forli – mentre i nostri amministratori
per un millantato risparmio, come confermato dallo stesso ex sindaco in
consiglio comunale – cercavano di ritardare il più possibile questo investimento, i comuni della provincia di Caserta raggiungevano un livello
di raccolta differenziata pari al 49,1% e cinque comuni della provincia
di Salerno figuravano tra i primi dieci comuni ricicloni d’Italia (oltre 80% di raccolta differenziata).
Oggi, il costo del servizio di raccolta dei rifiuti è
aumentato del 27%. A differenza degli aumenti
passati, questo, non è un costo ma un investimento. Un investimento che hanno fatto le future generazioni per noi. Trattiamo bene la nostra terra!
Non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito
dei nostri figli.
Direttore responsabile:
Vittorio Di Guilmi
Proprietario:
Associazione Progetto Comune
Sede:
Via A. D’Aquino, 42
Castel di Sangro (AQ)
Registrazione Tribunale
di Sulmona
n. 1/2015 del 30/10/2015
Stampa:
DGPrint
Piazza Giustino Fiocca
Castel di Sangro (AQ)
Redazione:
Cristiana La Selva
Luisa Tritone
Ladislao Bezpalko
Arduino Capanna
Francesco Mapelli
Andrea Rocci
Alberto Teti
[email protected]
Hanno collaborato:
Raffaella Dell’Erede
Marinella Di Ianni
Diego Carnevale
Alfredo Fioritto
Daniele Marinelli
Dario Riccio
Questo numero è dedicato
a Giancarlo
L’isola pedonale è lo spazio urbano all’interno del quale, per
un certo numero di ore, è vietata la circolazione dei mezzi, sia
privati che pubblici.
Nella nostra cittadina è d’uso
ormai poterla realizzare per un
“ridicolo” tratto: dal quadrivio
di via Porta Napoli all’estremità del ponte sul fiume Zittola.
Poco più di trecento lunghi metri!
In verità la ragione che determina la sua risicata estensione è
dovuta al fatto che, se si prolungasse lo spazio descritto verso le
piazze Patini e Plebiscito, non
sarebbe più consentito l’attraversamento di Castel di Sangro
dal sud al nord a coloro che
transitano sulle vie XX Settembre e Umberto I. Altro motivo
è l’annosa e tenace opposizione
degli esercenti le attività commerciali. Abituati da sempre
a veder passare le auto di una
volta davanti alle loro aziende,
hanno difficoltà a recepire il
concetto che, con la nevrotica
circolazione stradale di oggi, la
merce esposta non può essere
vista dall’eventuale acquirente. Questi, poverino, non trova
il parcheggio davanti alle loro
vetrine o a brevissima distanza
e procede per andare a fare altrove le sue compere.
So bene che la crisi economica
imperante limita il desiderio di
ogni acquisto e so ancora meglio che la qualità ed il prezzo
della merce fanno la migliore
promozione per la vendita di
essa.
Da decenni si discute sulla necessità di evitare l’attraversamento della cittadina ai mezzi,
che non hanno alcun interesse
alla sosta in essa. La soluzione,
se ben ricordo, la si individuò
anni or sono. Sarebbe necessario realizzare una fettuccia
stradale che dallo spazio intorno alla vecchia stazione della
Sangritana si ricongiunga alla
superstrada ad ovest del palazzo Murolo, sfiorando la ferrovia. Si è perso tempo e sono
nate in quello spazio costruzioni
che oggi obbligatoriamente costringono lo spostamento della
eventuale realizzanda opera più
lontano dall’abitato.
Vogliamo aspettare ancora e
consentire altre ostacolanti costruzioni? Qualora si avverasse
un tale miracolo tutto il centro
della nostrra Castello potrebbe
diventare la più vera ed ampia
isola pedonale. Si svilupperebbe in tutte le direzioni per
un raggio dal centro di oltre
cinquecento metri. Il nostro
gradito ospite - e ne abbiamo giungerebbe qui da noi e, parcheggiando il proprio mezzo a
circa trecento metri dal cuore
delle nostre piazze, potrebbe
raggiungerle senza correre alcun
pericolo per i propri bambini.
Respirerebbe con essi aria non
inquinata dai gas di scarico dei
mezzi circolanti. Una vera oasi
di benessere e tranquillità. Si risparmierebbe l’ansia di trovare
parcheggio, ma più di tutto si
avrebbe l’incondizionata libertà
di ammirare le belle cose, che
noi italiani sappiamo creare ed
offrire al pubblico. Troverebbe
nella ormai nota Castel di Sangro l’atmosfera serena ed ideale
per rinfrancarsi dai crucci vissuti nella sua città d’origine.
Quando saremo capaci di rendere più gradevole il nostro
habitat?
Carlo Fiocca