Agenzia Castel di Sangro Piazza Plebiscito, 36 tel. 0864/845175 fax 0864/204280 www.noi1848.it L’EDITORIALE LA DOMENICA DEL VILLAGGIO di Vittorio Di Guilmi Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Questa perla, consegnataci sei secoli prima di Cristo dal maestro e padre del taoismo Lao Tzu, bene riassume la domenica ecologica andata in scena lo scorso 9 ottobre a Castel di Sangro. Andiamo con ordine. Per la prima volta la città aderisce alla campagna di Legambiente che dal 1993 porta il nome di “Puliamo il Mondo”, edizione nostrana di “Clean Up the World”, ovvero il più grande appuntamento di volontariato ambientale in tutto il mondo. L’iniziativa non fatica a trovare il plauso dell’associazionismo locale, delle attività commerciali, della scuola (che partecipa il sabato con un evento dedicato) e di tanti semplici cittadini. Alla fine se ne conteranno un centinaio. Tra loro si confondono persino rappresentanti dell’opposizione, con i consiglieri comunali di Progetto Comune e i simpatizzanti che si riuniscono attorno all’omonima associazione. Tutti d’accordo per una volta, tutti uniti sotto un’unica bandiera e tutti animati dal medesimo obiettivo: restituire decoro alla villa comunale e al tratto urbano del fiume Zittola. L’operazione scatta alle prime luci del mattino. Particolarmente ingente è il lavoro che l’esercito di volontari impegnati sul fronte Zittola si trova ad affrontare: negli anni la vegetazione è cresciuta in maniera incontrollata, nell’alveo albergano abitualmente pantegane, abbondano rifiuti di ogni genere e in alcuni tratti l’odore è seriamente nauseabondo. L’intervento si esaurisce nella mattinata, il fiume acquista un aspetto finora sconosciuto e all’ora di pranzo arrivano i primi bilanci. Tra chi loda lo spirito dei volontari e chi fa la conta dei rifiuti asportati, c’è anche chi piange qualche salice e chi contesta le modalità di intervento, giudicate troppo estreme. A finire nel mirino di ambientalisti e professoroni sono proprio le “maniere forti” dell’azione di bonifica. Sembra infatti che l’opera di ripulitura sia stata troppo invasiva nei confronti dell’ambiente fluviale. Qualcuno parla addirittura di “scempio ambientale”, minacciando azioni legali. Forse eccessivo. Di certo c’è che ai volontari che hanno rinunciato alla loro domenica mattina per il tanto agognato “bene comune” il pranzo sarà andato di traverso. Quella che poteva essere la festa del volontariato si è trasformata così nella sagra della polemica. Polemica non pretestuosa, siamo certi, ma figlia di una profonda sensibilità e una altrettanta conoscenza della materia. Domenica sera il bilancio diventa finalmente più complessivo. Il fiume è abbisognevole di una manutenzione ordinaria sinora mai effettuata, lo spirito d’iniziativa va sempre ammirato e incoraggiato, al prossimo giro i volontari saranno preventivamente educati e poi potranno azionare la scure bonificatrice. Sempre se avranno ancora voglia. [email protected] Testata giornalistica dell’Associazione Progetto Comune, Castel di Sangro Anno I, Numero 5 - Settembre / Ottobre 2016 - Copia a distribuzione gratuita Diciotto mesi di Progetto Comune di Daniele Marinelli Quando diciotto mesi fa, dopo una combattuta partita elettorale, ebbe inizio la storia politico-amministrativa del gruppo di Progetto Comune, ai nostri concittadini promettemmo fondamentalmente due cose. La prima: restare uniti, entrando in completa sintonia con i bisogni e le aspettative dei castellani per essere pronti, alla prima occasione utile, a subentrare alla sgangherata maggioranza di Caruso. La seconda: lavorare senza risparmio, dentro e fuori il consiglio comunale, con una opposizione determinata e senza sconti, dinamica e propositiva, imponendo all’amministrazione comunale una pressione concreta e palpabile, come poche volte era accaduto in passato. Ricevuto un mandato molto forte dai cittadini che avevano scelto la squadra di Fioritto, abbiamo voluto interpretare il ruolo dell’opposizione con il senso di responsabilità di una forza di governo, scongiurando il rischio che potesse prevalere il sentimento di frustrazione che è spesso inevitabile destino di una minoranza. Digerita la realtà di un consiglio comunale opaca cornice dell’individualismo di Caruso, abbiamo scelto di lavorare pancia a terra, nell’esclusivo interesse della città. Innanzitutto sulla trasparenza della “cosa pubblica”, spingendo l’aula consiliare ad adottare un regolamento per la trasmissione in streaming delle proprie sedute e ottenendo la costituzione di una commissione su sanità e sociale. Grazie anche al sostegno delle associazioni e dei cittadini, abbiamo poi ottenuto importanti successi, come è accaduto sul tema della salvaguardia del verde pubblico, dove è stata scongiurata una sostanziale privatizzazione della villa comunale. Come è accaduto in occasione della bonifica della discarica abusiva rinvenuta nei pressi del fiume Sangro, una vicenda che ci aveva spinti fino all’estrema decisione di inoltrare un esposto alla magistratura. Più spesso, tuttavia, è prevalsa la volontà dell’amministrazione. Il gruppo di Caruso, come è noto, possiede il mandato democratico e i numeri per imporre le proprie scelte. Quando abbiamo cercato di accendere i riflettori sui problemi della Pro Loco, per esempio, la nostra idea di costituire una commissione consiliare è stata rispedita al mittente. Si trattava probabilmente di un tema troppo scottante per poterne condividere i contorni con l’opposizione. Lo stesso inevitabile destino è toccato alla proposta sul “baratto amministrativo”, affossata dalla maggioranza senza alcun approfondimento. Responsabilità del Sindaco e dei suoi sono anche la contestatissima scelta del nuovo presidente della CdS Servizi, la delibera sulla ricapitalizzazione dei debiti della società – pesantemente rovesciata sulle spalle dei cittadini – così come larga parte delle varianti urbanistiche discusse e approvate in consiglio comunale. Dall’avvio della legislatura abbiamo poi messo in campo un pressing incessante sul tema della riscossione dei canoni e degli affitti – tipico e grossolano specchio dell’ormai nota politica dei due pesi e delle due misure – su Bocche di Forli e sulla delicata partita delle residenze. Su (segue a pag. 3) Un momento della manifestazione “Maggio in Rosa” STINCHI DI SANTO di Fred e Barney 2148 – Commedia tragica a puntate. Quarta e ultima parte. Nelle puntate precedenti: l’esilio, l’atterraggio alieno, le vittime. Il sindaco clonato minimizza. Popolo diffidente, alieni annoiati. Pace fatta con campionati intergalattici di sci. Gruppo di mariachi incenerito, il raggio laser crea un cratere, il sindaco vede la Sua piscina, a Sua imperitura memoria. Dannazione. Accidenti a quando ho preso da quel contrabbandiere questi maledetti occhiali a realtà aumentata. Avevo promesso che sarei restato qui, nel mio confortevole esilio, senza impicciarmi di ciò che fosse successo a valle e invece niente. Non ho resistito. E ora mi è toccato sentire anche questo. Gli alieni inceneriscono, spadroneggiano, riducono mezza pianura a uno spaventoso cratere e quel dannato piccoletto che fa? Ci ricava una piscina, per la gioia della gente che ora lo porta in trionfo. Non ne sbaglia una. Chiamo mio figlio e gli porgo gli occhiali. “Sono tuoi, te li regalo. Svegliami tra una settimana”. Steso nel mio giaciglio, sento ancora le grida di gioia del mio ragazzo, quando cado in un sonno profondo, privo di sogni. Due mesi che non metto il naso fuori. Dormo. Mi sveglio, mangio. Dormo, mi sveglio, mi lavo, mangio. Dormo. “Papà, corri! Oggi inaugurano la piscina! Questi occhiali sono fantastici!” Mi giro dall’altra parte: “Ti ho detto di lasciarmi dormire”. “Dai papà! La madrina della manifestazione è quell’attrice australiana che tanto ti piaceva, cioè non lo so, sarà anche il suo clone, ma papà, è bellissima!”. Mi alzo di scatto e gli strappo gli occhiali. “Non è roba per bambini, questa!”. Mi ero dimenticato di come si vedesse tutto così bene con questi aggeggi. Lei è stupenda, il battito delle sue ciglia increspa l’acqua della piscina. Rimango dieci minuti a rimirarla invidiando i miei ex concittadini, che le sono così vicini. C’è la folla delle grandi occasioni. La gente si accalca, suda, sgomita. Lui, il solito istrione: dispensa sorrisi, battute, pacche sulle spalle. La gente lo acclama, ascolta il suo discorso in un silenzio quasi religioso, poi esplode in un boato. Pare che il sindaco abbia promesso un tuffo spettacolare, dopo il discorso. Lo seguo con curiosità. Bisogna ammetterlo, non ne sbaglia proprio una. E’ In piedi sul trampolino. Fascia tricolore e costume olimpionico. Gesticola, s’infervora, incanta la folla. Poi stringe il sigaro tra i denti, allarga le braccia, molleggia e parte. Neanche tanto male, come tuffo. La gente grida, salta, esulta, poi si getta sul buffet. Solo io continuo a guardare l’acqua della piscina che pian piano si acquieta, fino a tornare piatta. Solo io mi accorgo che nessuno riemerge. Un minuto. Due. Tre. Mi giro e vedo i ragazzi che giocano, a pochi metri da me, ignari di tutto. Faccio un cenno a mio figlio, che si è fermato e guarda il mio viso aprirsi in un sorriso. “Di’ alla mamma di preparare le valigie”, gli faccio. “Si torna a casa”. Lui corre. Che cazzo di storia. Tre clonazioni, e poi scordarsi di non saper nuotare. FINE REFERENDUM Sì o no, basta che... di Arduino Capanna È già da un po’ che ho deciso cosa votare, al referendum del 4 dicembre prossimo. Ma non ve lo dirò in queste righe, e se avete deciso di leggermi solo per saperlo potete tranquillamente voltar pagina, risparmiarvi la fatica e chiedermelo direttamente, magari davanti a una buona birra. Le connotazioni notoriamente trasversali di questa testata mi impediscono di farlo, non per divieto, ma per semplice buon senso. Però ho già deciso. L’ho fatto informandomi e leggendo attentamente quelle che di solito vengono chiamate, in maniera semplice e intuitiva, le ragioni del sì e del no. Basta digitare questa semplice frase per far sì che la rete ci restituisca, in 0,49 secondi o anche meno se avete una connessione più veloce della mia, oltre 4 milioni di pagine. Non è semplice a questo punto decidere quali leggere e ci tocca fare un po’ di cernita, cercando di capire quali siano le fonti più autorevoli o perlomeno quelle più equilibrate. Un lavoro difficile, a volte certosino. Ma la maggior parte di noi davanti a simili difficoltà sbuffa, si abbatte e decide di infischiarsene. E si affida, producendo danni incalcolabili, ai maggiori dispensatori di verità oggi conosciuti: i Social Networks. In questo modo il referendum costituzionale è divenuto terreno fertile per propagatori di notizie-bufala, denigratori, cacciatori di clic e novelli inquisitori. Panorama desolante quello che domina sulle bacheche di Facebook o che sfringuella per l’aere in centinaia di tweet. Badate bene, non mi riferisco ai sostenitori del No, e tantomeno agli strenui paladini del Sì. Mi riferisco, e questo l’avrete già capito, a entrambi. Da qualche raro pulpito ogni tanto si leva, quasi timidamente, una voce pacata che da un parte o dall’altra tenta di spiegare con toni sommessi, ma con cognizione di causa, le proprie ragioni. Ma resta inascoltata, travolta da un mare in tempesta di insulti, urla scomposte e minacce di inenarrabili iatture che, pare, colpiranno il paese in caso della vittoria dell’uno o dell’altro fronte. Negli anni della mia giovinezza ricordo temi referendari di grande spessore sociale e ad altissima partecipazione di popolo. Ricordo battaglie sanguinose, nel nome del sì o del no, basate però su un confronto civile, fatto di argomenti. Ora si lotta a colpi di notizie quasi sempre improbabili, talvolta palesemente false. Il referendum, uno dei pochi mezzi ancora a nostra disposizione per conservare almeno l’illusione di poter cambiare le regole, è un qualcosa già di per sé (segue a pag. 3) COSE NOSTRE Terremoti ed etica pubblica (e privata) di Alfredo Fioritto I recenti e disastrosi terremoti hanno riaperto le solite discussioni che accompagnano tutte le catastrofi. Si potevano evitare? Chi sono i responsabili? Come si possono ridurre i danni? Ormai, purtroppo a intervalli brevi, ricominciamo come se fossimo all’anno zero. Dimentichiamo in fretta. Solo sette anni fa abbiamo pianto i morti dell’Aquila ma abbiamo dimenticato che viviamo in una zona altamente sismica e che, quindi, dobbiamo imparare a convivere con un fenomeno naturale. Il tema della prevenzione e della gestione delle emergenze è complicato e tornerò ad affrontarlo anche nel prossimo numero del giornale. Volevo, però, affrontare un aspetto più generale ma che è strettamente connesso agli eventi sismici: il collegamento tra terremoti e corruzione. “ Negli ultimi trent’anni l’83% circa delle morti causate dai terremoti è localizzato in paesi anormalmente corrotti ” In un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature dal titolo “La corruzione uccide” (N. Ambraseys, R. Bilham, Corruption kills, Nature, 13 January 2011, vol. 469, 153), gli autori hanno studiato private sia a quelle realizzate dai il rapporto tra i decessi dovuti agli soggetti pubblici o finanziate da eventi sismici e il livello di corru- sovvenzioni pubbliche. zione dei paesi. Il risultato appare Lo studio di Ambraseys e Bilham quasi scontato ma il dato è, co- coinvolge anche l’Italia, che nelle munque, significativo: negli ultimi classifiche di Trasparency Intertrent’anni l’83% circa delle morti national è lontana dagli altri paecausate dai terremoti, nell’intero si europei e si colloca nelle parti pianeta, è localizzato in paesi a norma l mente corrotti. Le ragioni sono evidenti: a livello mondiale l’industria delle costruzioni, una delle più ricche sul pianeta, è ritenuta essere “il segmento più corrotto dell’economia globale”. La corruzione può prendere le forme di mazzette per sovvertire i risultati di collaudi o di procedimenti autorizzatori, può essere il risultato di operazioni nascoste per ridurre Paesi e vittime del terremoto dall’inizio del secolo scorso (fonte: statista.com) i costi di costruzione attraverso l’uso di materiali più basse della classifica. A tal sità: quindici studenti sono stati scadenti o per evitare l’applicazio- proposito non si può fare a meno uccisi dal crollo. Le indagini in ne di specifiche norme costruttive di ricordare due eventi, peraltro questo caso hanno mostrato come o di sicurezza. È evidente, poi, ancora oggetto di processi, in cui si fosse proceduto a lavori di riche quando si parla di industria hanno perso la vita oltre quaranta strutturazione che avevano indedelle costruzioni si fa riferimento giovani studenti. Durante il terre- bolito alcune strutture portanti sia alle costruzioni realizzate dai moto che ha coinvolto il Molise e dell’edificio. Non si tratta, forse, Rischio sismico: la nostra situazione di Diego Carnevale Mai come in questo periodo la sicurezza degli edifici è al centro dell’attenzione di tutti ed il timore legato al terremoto è un pensiero fisso per molti di noi. Il patrimonio edilizio italiano è per gran parte vetusto e quasi tutto il territorio nazionale è a rischio sismico. I circa 5.000 kmq della provincia dell’Aquila ricadono per metà in zona a rischio elevato e per l’altra metà in zona a rischio medio. Cioè nella sola provincia aquilana oltre 130.000 abitazioni ricadono in zone a rischio sismico elevato. Un numero enorme, considerando che si parla di un territorio con circa 300.000 abitanti, cioè appena lo 0,5% della popolazione italiana. Castel di Sangro ricade in una zona a rischio sismico elevato, per il quale la normativa prevede coefficienti e parametri particolarmente caute- “ I circa 5.000 kmq della provincia dell’Aquila ricadono per metà in zona a rischio elevato ” lativi nella progettazione degli edifici. I frequenti terremoti alle quali è esposta l’Italia hanno portato ad un’evoluzione della normativa sulle costruzioni in zona sismica che oggi si distingue tra le più avanzate nel contesto internazionale. Ma questa riguarda i nuovi edifici. Il problema sono invece quelli esistenti. Teniamo conto che le prime, vere, norme antisismiche risalgono al 1974 e che queste, con tutti i loro limiti, hanno garantito un importante cambiamento nell’approccio progettuale ed una la Puglia nel 2002, la scuola elementare di San Giuliano di Puglia è crollata uccidendo ventisette persone tra alunni e maestri. In questo caso le indagini e un primo processo hanno evidenziato come l’edificio fosse stato oggetto di ristrutturazioni e sopraelevazioni successive. Durante il terremoto del 2009 a L’Aquila è crollata la Casa dello Studente che ospitava molti studenti della locale univer- consapevolezza del pericolo connaturato al territorio del nostro Paese. Quindi il problema principale riguarda gli edifici realizzati dagli anni In quello stesso edificio sono state recentemente effettuate prove di carico sui solai che hanno evidenziato l’adeguatezza degli stessi a sostenere i carichi verticali agenti sulla struttura. L’edificio delle scuole medie è invece chiuso da più di sette anni. All’indomani del terremoto aquilano dell’aprile 2009, i sopralluoghi all’uopo pianificati mostrarono cedimenti e lesioni che obbligarono le autorità ad emettere un’ordinanza di inagibilità della struttura. Venne commissionata Il rischio sismico in Abruzzo (www.regione.abruzzo.it) all’Università di Napoli una “valu’50 fino agli anni ’70. tazione del livello di sicurezza” dalla Il patrimonio pubblico castellano, quale emerse che il sistema strutturaper la gran parte, è stato costruito le della scuola non è in grado di far negli anni ’50 del secolo scorso. L’o- fronte né alle azioni di natura statispedale è stato ed è ancora oggetto di ca né a quelle sismiche, suggerendo interventi di miglioramento sismico all’amministrazione comunale di vadelle strutture per i quali la Regione, lutare la possibilità di seguire strade tramite il Comune, non ha lesinato alternative all’adeguamento sismico investimenti rinforzando quella che dell’edificio, stante la notevole entità tutti auspichiamo non rimanga una dell’intervento di adeguamento, gli vuota cattedrale nel deserto. alti costi di costruzione, la vetustà L’edificio delle elementari è invece dell’edificio e i pessimi materiali imstato interessato – una decina di anni piegati. Cioè il fabbricato che aveva fa – da un intervento di adeguamen- ospitato generazioni di ragazzi non to sulla scorta di un Piano Straor- era in grado di garantire le prestadinario seguito al terremoto di San zioni minime di legge nemmeno per i Giuliano di Puglia del 2002. Venne normali carichi gravanti sulla struttudemolito l’ultimo piano del corpo a ra, figuriamoci cosa avrebbe potuto valle e si consolidarono travi e pilastri provocare un terremoto! Da allora esistenti per garantire il rispetto del- – da quasi otto anni – i ragazzi sono le prestazioni richieste dalle norme. ospitati nei locali del “Liberatore” con i problemi e i sacrifici del caso e forse nei prossimi mesi, finalmente, si darà inizio ai lavori per la realizzazione del Campus scolastico. Per il momento è finanziato solo il plesso destinato alle scuole medie e si spera di poter attingere ad altri finanziamenti per realizzare anche le strutture della scuola elementare. Arriviamo al Municipio. Nel 2014 la Giunta regionale delibera il finanziamento per il miglioramento sismico dell’edificio per 1.785.000 euro. Tale intervento viene inserito nell’elenco delle opere finanziabili grazie (!) alla preoccupante vulnerabilità sismica del fabbricato, particolarmente significativa nella porzione su piazza Patini. L’amministrazione comunale ha optato per l’intervento di miglioramento sismico ed il progetto, che porterà nei prossimi mesi all’esecuzione delle opere, contempla l’innalzamento della sicurezza strutturale sino all’80% di quanto richiesto per l’adeguamento. Ciò significa che la sicurezza del fabbricato aumenterà di molto rispetto ad oggi ma non arriverà a garantire le prestazioni che la legge richiede per un edificio “adeguato”. Per ottenere tale miglioramento verranno eseguite diverse opere delle quali la più evidente consisterà nella sostituzione della pesante copertura attuale, superficialmente “ Per il municipio sarebbe stato più opportuno optare per un intervento di demolizione e ricostruzione del fabbricato ” realizzata negli anni ’70. Si sostituirà la copertura attuale con una nuova struttura leggera in legno lamellare. Inoltre sono previsti altri interventi atti ad aumentare la sicurezza di un edificio di importanza strategica destinato alle funzioni di protezione civile nei casi di emergenze e calamità. di corruzione nel senso più tecnico cui fa riferimento il codice penale e, comunque, sono i processi a qualificare i comportamenti che hanno contribuito a determinare i crolli; ma certamente i due episodi gettano una luce sinistra sulle procedure amministrative che sono alla base degli episodi. Purtroppo siamo abituati a dimenticare presto gli effetti disastrosi delle catastrofi. Dovremmo, invece, imparare a pensare alla sicurezza delle abitazioni come a una priorità. Ci troviamo alla vigilia della discussione sul nuovo Piano Regolatore Generale del Comune. Dobbiamo pretendere che il piano individui le aree edificabili dopo un’attenta microzonazione sismica: le nuove costruzioni devono essere costruite su terreni che il piano regolatore ha individuato “ Purtroppo siamo abituati a dimenticare presto gli effetti disastrosi delle catastrofi ” come sicuri (o più sicuri di altri). Devono, poi, essere attentamente applicate le norme tecniche per le costruzioni in zona sismica; deve essere prevista la localizzazione di vie e di zone sicure; devono essere individuati i centri di raccolta in caso di calamità. In conclusione, non dobbiamo perdere l’occasione del nuovo piano per rendere più sicuro il nostro territorio. [email protected] Sarebbe forse stato più opportuno optare per un intervento di demolizione e ricostruzione del fabbricato, che il bando stesso esplicitamente contemplava. Certo in tale ipotesi il Comune sarebbe stato tenuto alla copertura della differenza economica rispetto all’intervento di miglioramento. Ma sarebbe stato possibile razionalizzare gli spazi esistenti recuperandone una quantità non trascurabile, e consentendo una migliore fruizione degli stessi. In luogo cioè di un miglioramento della struttura che verrà ottenuto con l’intervento progettato, la Città avrebbe avuto un municipio nuovo di zecca, pienamente rispettoso della normativa antisismica, con maggiori superfici utilizzabili e magari anche un aspetto migliore. Ormai i giochi sono fatti e tutti siamo comunque favorevoli all’esecuzione dei lavori, tenendo sempre gli occhi aperti. Le considerazioni e il buonsenso suggeriscono quindi che è di fondamentale importanza prestare la massima attenzione alla prevenzione dal rischio sismico oltre a favorire la massima divulgazione del Piano Comunale di Emergenza. Si può e si deve inoltre pensare, al pari di quanto fatto per favorire il risparmio energetico, ad una premialità volumetrica e/o tributaria, da aggiungersi a quanto verrà deciso in ambito nazionale, per i privati che intendano migliorare o adeguare gli edifici di proprietà. Meglio prevenire che curare, come diceva una saggia pubblicità di alcuni anni fa; è necessario che anche le istituzioni locali favoriscano in tutti i modi tali interventi, non potendo farsene interamente carico lo Stato, considerando che stime prudenziali parlano di cifre intorno ai 100 miliardi di euro solo per mettere in sicurezza le abitazioni private che ricadono nelle aree a rischio sismico elevato. [email protected] PIANETA SCUOLA ASSOCIAZIONE Scuola e territorio: un legame indissolubile di Raffaella Dell’Erede Siamo a novembre e finalmente nelle scuole abbiamo gli insegnanti. Tutti. È stato un inizio molto difficile a causa di un procedere convulso per le nomine che ha visto la convocazione di insegnanti appartenenti a graduatorie diverse, con destinazioni in certi casi assolutamente inaccettabili, considerando l’età media e lo stipendio per- cepito e le distanze che in alcuni (e nemmeno pochi) casi hanno superato i 500 chilometri. Tutto ciò ha affaticato il lavoro delle scuole, costrette spesso a porre rimedio a situazioni assurde, con classi che hanno visto per la prima volta gli insegnanti di alcune discipline dopo un mese dall’inizio dell’anno scolastico. Dobbiamo invece ringraziare: i docenti, specialmente quelli del posto, i quali con senso di responsabilità si sono messi a disposizione per sopperire le mancanze; il personale di segreteria, allo stremo per la girandola di convocazioni cui è stato obbligato; la dirigenza, sempre attenta. Da cosa è scaturito tutto ciò? Probabilmente dalle immissioni in ruolo seguite alla legge 107/2015, la cosiddetta legge sulla “Buona Scuola” e che noi insegnanti abbiamo ribattezzato la legge sulla “Scuola alla buona”. Le immissioni in ruolo (fra vincitori di concorso, organico “potenziato”, insegnanti di sostegno da definire) partite già dalla primavera scorsa, hanno fatto sì che la tempistica dell’anno scolastico non venisse assolutamente presa in considerazione, a favore di un “arruolamento” convulso, fatto con criteri in certi casi discutibili perché normativamente poco chiari e che ha favorito un ricambio di insegnanti che diventa quasi totale in scuole come la nostra, in un piccolo centro che spesso non è la meta preferita dei docenti, se non di quelli del luogo. Una legge non molto amata dal personale della scuola per diversi motivi che qui non è opportuno ripetere: sono notori e sovente dichiarati da tutti i mass media. Eppure una cosa buona la legge 107 l’ha affermata: all’articolo 1, commi 33-35, introduce un cambiamento importante. Già dallo scorso anno, infatti, per tutte le tipologie di scuola superiore è diventata obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro a partire dal terzo anno; quindi istituti tecnici e professionali ma anche licei: tutti dovranno far svolgere nel triennio ad ogni studente 400 ore di alternanza per le prime due tipologie di scuola e 200 anno, per “ tutteDallole scorso tipologie di scuola superiore è diventata obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro ” per i licei. Inizialmente questa norma ha provocato dubbi per le attività da svolgere soprattutto nei licei, tradizionalmente poco avvezzi o considerati poco attinenti al lavoro pratico. Eppure noi siamo partiti, già lo scorso anno, raccogliendo l’esperienza del plesso del Liberatore e dell’Ipsia e aggiungendo nuove forze. L’Istituto Patini-Liberatore ha disseminato il suo tesoro, e cioè i suoi studenti, su tutto il territorio. Abbiamo ascoltato i loro desideri, le loro ambizioni e, in considerazione naturalmente dell’indirizzo di studio frequentato, abbiamo cercato un inserimento che fosse il più vicino possibile ai loro talenti, tutelandoli su tutti i fronti. Il territorio è stato setacciato alla ricerca di tutte le professionalità utili e disponibili a far svolgere ai ragazzi un’attività che le affiancasse, per imparare un mestiere ma anche, anzi soprattutto, per far comprendere come ciò che si fa a scuola sarà poi spendibile nella futura vita lavorativa, stabilendo così una connessione che rende l’apprendimento più attraente e responsabile, facendo crescere la motivazione allo studio. La presenza dei nostri ragazzi sul territorio ha inoltre permesso un arricchimento vicendevole: i tanti professionisti, le associazioni, gli enti e le aziende che hanno dato la loro disponibilità ad accoglierli hanno avuto modo di conoscere più da vicino il nostro futuro; gli studenti hanno imparato a conoscere meglio il loro territorio, comprendendone anche le potenzialità, in parte inespresse, e che le loro giovani menti potrebbero rendere, forse, in un giorno non troppo lontano, fatto concreto. Un interscambio fra esperienza e giovinezza, fra competenza e volontà di apprendere, che rende la scuola “del territorio” e il territorio “della scuola”. Un legame forte fra didattica e luogo di appartenenza che aiuta a crescere, facendo acquisire consapevolezza di sé e del posto in cui si vive. La nostra speranza è che questi ragazzi facciano le loro esperienze, di studio e di lavoro, che conoscano altri luoghi e altre situazioni ma che poi tornino qui, ricchi di vita, per aiutarci a far crescere la nostra bellissima terra. Un giorno, non molto tempo fa, uno studente, alla domanda: “Allora, come ti sei trovato? Ritieni valida l’esperienza di alternanza scuola-lavoro che hai vissuto?” risponde: ”Sì. Ho capito che quella è la professione che voglio svolgere da grande”. Soddisfazione. Una di quelle per cui vale davvero la pena lavorare. Progetto Comune forma! di Francesco Mapelli Buone notizie in arrivo per i professionisti del nostro comprensorio. L’associazione Progetto Comune ha messo in cantiere, tra le varie iniziative, anche quella relativa all’organizzazione di eventi formativi accreditati presso i vari ordini professionali. È da ricordare che la normativa che ha regolamentato la formazione obbligatoria degli esercenti professioni ordinistiche ha posto a carico degli stessi l’obbligo di conseguire un determinato ammontare di crediti formativi annui. Conseguimento di crediti che è possibile solo a seguito di iscrizione e partecipazione ai vari corsi online e in loco che i vari enti formativi, con il placet degli ordini professionali, organizzano sul tutto il territorio nazionale. I professionisti del nostro comprensorio però sono spesso vittime della maggiore attenzione che viene riservata ai colleghi del comprensorio aquilano e teramano, e si vedono sovente costretti a percorrere svariati chilometri, per assolvere all’obbligo della formazione. Sulla scia di quelle che sono invece le volontà di Progetto Comune, tese a realizzare una serie di servizi sul territorio ca- I nostri professionisti sono “spesso vittime della maggiore attenzione riservata ai colleghi del comprensorio aquilano e teramano ” stellano e comprensoriale, è in programma una serie di eventi formativi accreditati, tesi ad avvicinare la formazione obbligatoria ai professionisti della zona. Nello specifico, si proce- derà all’organizzazione di una giornata formativa, entro la fine dell’anno, dedicata ad avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri, architetti e geometri. [email protected] Sì o no, basta che... (segue da pag. 1) importante. Diventa importantissimo quando riguarda modifiche da apportare alla nostra costituzione. Eppure ne esce oggi vilipeso, quasi violentato nella sua nobile natura da un utilizzo becero di quelli che sono ormai i più diffusi gore per la sua squadra del cuore, esulta. Non c’era? Pazienza. L’importante è il risultato. Allo stesso modo vede una notizia contro il più odiato dei partiti, o dei movimenti politici e la diffonde, senza curarsi se sia vera o falsa, senza mezzi di informazione. Soprattutto, il referendum perde ogni sua valenza nel momento in cui muta i suoi obiettivi, dirottandoli dagli argomenti referendari per dirigerli sulle persone che potrebbero divenire (pia illusione!) ipotetiche vittime sacrificali di un risultato elettorale. È un modo vigliacco di consigliare l’elettore, perché dà per scontato che il popolo sia incapace di comprendere e di decidere da sé. E offensivo, anche. Ma l’elettore, o perlomeno il condivisore compulsivo di post, non lo sa. E quindi clicca, contribuendo a spargere a macchia d’olio notizie false. Lo fa a cuor leggero, perché non si informa. Non è più un elettore, è un tifoso. Vede un ri- curarsi se una simile notizia possa provocare offesa, danno o addirittura morte. Lui clicca, e passa ad altro. Politica, calcio, cronaca, gossip, è tutto un calderone. E io [email protected] Diciotto mesi di Progetto Comune (segue da pag. 1) questi terreni presto torneremo alla carica, con ancora maggiore determinazione. Sul tema della sanità – una partita molto complicata e ancora tutta da giocare – avremmo potuto cavalcare le facili onde della propaganda, ma non avremmo fatto l’interesse dei cittadini. Di fronte all’inconsistenza politica delle amicizie vantate dal Sindaco in Regione Abruzzo, abbiamo scelto invece di caricarci della responsabilità di rappresentare il nostro territorio in un momento estremamente difficile, impegnandoci in un delicato confronto con i vertici regionali. Naturalmente c’è ancora molto da fare, ma dopo diciotto mesi, riannodando i fili di questo percorso, senza tralasciare le iniziative promosse dall’associazione Progetto Comune – “Maggio in Rosa” e “Patini vivo nellla sua Città” su tutte – considerate le importanti e legittime aspettative che esistono nei nostri confronti, questo gruppo è certamente più forte. Non tanto e non solo per l’esperienza acquisita o per i risultati ottenuti, ma soprattutto perché c’è ormai la netta percezione che esista un forte blocco sociale favorevole al cambiamento. Un pezzo importante della città soffia alle nostre spalle per promuovere il rinnovamento dello stile e delle scelte più importanti della politica castellana. Un desiderio che ha rappresentato e rappresenta il vero fondamentale carburante della nostra azione politica. Spesso Caruso ci accusa di avere avvelenato il clima sociale, mettendoci in avviso rispetto ai pericoli che il nostro spirito competitivo determinerebbe. Sindaco, non ce ne voglia, ma è esattamente il rovescio della realtà. Perché il dinamismo sociale e politico di questo gruppo ha prodotto una rinnovata voglia di partecipare, una più forte coscienza civica e una più spiccata capacità di unirsi, senza bandiere, intorno agli obiettivi che vengono individuati come cruciali per l’interesse generale della città. Non è un caso che proprio in questa legislatura siano maturate le condizioni per realizzare iniziative bipartisan – ultima in ordine di tempo la pulizia del fiume Zittola – che hanno dato occasione ai cittadini di dimostrare quel senso di appartenenza che troppe volte in passato è parso sopito. È questa la strada giusta: lo sforzo di disegnare un modello di convivenza e spirito civico che facciano sentire a tutti e ad ognuno, indipendentemente dagli schieramenti, l’orgoglio di essere castellani, e insieme una forte, massiccia spinta al cambiamento, che troverà pieno spazio quando abbandoneremo i banchi dell’opposizione e ci misureremo – con passione e determinazione – con la sfida di amministrare la nostra città. [email protected] “ Non è più un elettore, è un tifoso. Vede un rigore per la sua squadra del cuore, esulta. Non c’era? Pazienza ” lo rimesto, con pochi colpi di mouse o con qualche strusciata di pollice. Facile come bere un bicchier d’acqua. Cosa resta dopo il clic? Poco o niente, ma ce n’è un altro da fare, cambiamo pure argomento. Tanto è un attimo. CODICE PATINI, LE ISTRUZIONI PER L’USO IL DONDOLO [email protected] L’ABBUTARIELLE Differenziamoci di Ladislao Bezpalko Dal 24 ottobre è partito il servizio di raccolta differenziata “porta a porta” dei rifiuti su tutto il territorio comunale. Nonostante qualche piccolo disservizio, normale quando si è all’inizio, la città ha un aspetto diverso, migliore: sono addirittura finalmente scomparsi i fantastici cinque cassonetti posizionati all’inizio di via Porta Napoli che davano il benvenuto ad ogni turista. Il lavoro encomiabile del tecnico comunale, l’architetto Di Guglielmo, che riempie un vuoto lasciato dalla politica comunale, oltre a dare questo bel colpo d’occhio, sta dando un frutto pregiatissimo, quello della conoscenza partecipata. Grazie ad un gruppo Facebook (“Raccolta Differenziata - Castel di Sangro”), i cittadini possono infatti scambiarsi esperienze, consigli e proporre soluzioni. C’è da dire che anche le lamentele per i piccoli disservizi e per l’aumento del costo del servizio non sono mancate. È bene ricordare che fino allo scorso anno il Comune di Castel di Sangro aveva un livello di raccolta differenziata pari al 20,27% e che, dal 2006 al 2015, il costo del servizio di raccolta dei rifiuti è aumentato circa del 192%, una media del 21,3% all’anno. E pensare che mentre noi contribuivamo in modo notevole alla saturazione della discarica di Bocche di Forli – mentre i nostri amministratori per un millantato risparmio, come confermato dallo stesso ex sindaco in consiglio comunale – cercavano di ritardare il più possibile questo investimento, i comuni della provincia di Caserta raggiungevano un livello di raccolta differenziata pari al 49,1% e cinque comuni della provincia di Salerno figuravano tra i primi dieci comuni ricicloni d’Italia (oltre 80% di raccolta differenziata). Oggi, il costo del servizio di raccolta dei rifiuti è aumentato del 27%. A differenza degli aumenti passati, questo, non è un costo ma un investimento. Un investimento che hanno fatto le future generazioni per noi. Trattiamo bene la nostra terra! Non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli. Direttore responsabile: Vittorio Di Guilmi Proprietario: Associazione Progetto Comune Sede: Via A. D’Aquino, 42 Castel di Sangro (AQ) Registrazione Tribunale di Sulmona n. 1/2015 del 30/10/2015 Stampa: DGPrint Piazza Giustino Fiocca Castel di Sangro (AQ) Redazione: Cristiana La Selva Luisa Tritone Ladislao Bezpalko Arduino Capanna Francesco Mapelli Andrea Rocci Alberto Teti [email protected] Hanno collaborato: Raffaella Dell’Erede Marinella Di Ianni Diego Carnevale Alfredo Fioritto Daniele Marinelli Dario Riccio Questo numero è dedicato a Giancarlo L’isola pedonale è lo spazio urbano all’interno del quale, per un certo numero di ore, è vietata la circolazione dei mezzi, sia privati che pubblici. Nella nostra cittadina è d’uso ormai poterla realizzare per un “ridicolo” tratto: dal quadrivio di via Porta Napoli all’estremità del ponte sul fiume Zittola. Poco più di trecento lunghi metri! In verità la ragione che determina la sua risicata estensione è dovuta al fatto che, se si prolungasse lo spazio descritto verso le piazze Patini e Plebiscito, non sarebbe più consentito l’attraversamento di Castel di Sangro dal sud al nord a coloro che transitano sulle vie XX Settembre e Umberto I. Altro motivo è l’annosa e tenace opposizione degli esercenti le attività commerciali. Abituati da sempre a veder passare le auto di una volta davanti alle loro aziende, hanno difficoltà a recepire il concetto che, con la nevrotica circolazione stradale di oggi, la merce esposta non può essere vista dall’eventuale acquirente. Questi, poverino, non trova il parcheggio davanti alle loro vetrine o a brevissima distanza e procede per andare a fare altrove le sue compere. So bene che la crisi economica imperante limita il desiderio di ogni acquisto e so ancora meglio che la qualità ed il prezzo della merce fanno la migliore promozione per la vendita di essa. Da decenni si discute sulla necessità di evitare l’attraversamento della cittadina ai mezzi, che non hanno alcun interesse alla sosta in essa. La soluzione, se ben ricordo, la si individuò anni or sono. Sarebbe necessario realizzare una fettuccia stradale che dallo spazio intorno alla vecchia stazione della Sangritana si ricongiunga alla superstrada ad ovest del palazzo Murolo, sfiorando la ferrovia. Si è perso tempo e sono nate in quello spazio costruzioni che oggi obbligatoriamente costringono lo spostamento della eventuale realizzanda opera più lontano dall’abitato. Vogliamo aspettare ancora e consentire altre ostacolanti costruzioni? Qualora si avverasse un tale miracolo tutto il centro della nostrra Castello potrebbe diventare la più vera ed ampia isola pedonale. Si svilupperebbe in tutte le direzioni per un raggio dal centro di oltre cinquecento metri. Il nostro gradito ospite - e ne abbiamo giungerebbe qui da noi e, parcheggiando il proprio mezzo a circa trecento metri dal cuore delle nostre piazze, potrebbe raggiungerle senza correre alcun pericolo per i propri bambini. Respirerebbe con essi aria non inquinata dai gas di scarico dei mezzi circolanti. Una vera oasi di benessere e tranquillità. Si risparmierebbe l’ansia di trovare parcheggio, ma più di tutto si avrebbe l’incondizionata libertà di ammirare le belle cose, che noi italiani sappiamo creare ed offrire al pubblico. Troverebbe nella ormai nota Castel di Sangro l’atmosfera serena ed ideale per rinfrancarsi dai crucci vissuti nella sua città d’origine. Quando saremo capaci di rendere più gradevole il nostro habitat? Carlo Fiocca